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Avamposto
28-07-10, 15:14
da "Fascisti immaginari" - Luciano Lanna e Filippo Rossi

Fascisti di sinistra




«La destra è censura, reazione, bigotteria. E se ho un'appartenenza culturale è più al fascismo che alla destra, che mi fa schifo [...] Il fascismo che ho conosciuto in famiglia è quello libertario, gaudente, generoso. Penso al fascismo rivoluzionario dell'inizio e della fine, quello che non conserva ma cambia, quello socialista e socialisteggiante...»
Idee chiare e sentite quelle del ventottenne Nicolo Accame, giornalista del "Secolo d'Italia" intervistato, insieme a suo padre Giano, nel marzo 1996, da Stefano Di Michele: due fascisti, un padre e un figlio. Idee chiare e sentite che affondano in un diffuso e radicato retroterra esistenziale e culturale. Quello dei cosiddetti «fascisti di sinistra».
Anche quando Alberto Giovannini, giornalista di lungo corso, classe 1912, è stato costretto a definirsi ha dovuto per forza di cose ricorrere a quell'apparente ossimoro: «Io sono stato fascista a modo mio. Era, il nostro, un fascismo di sinistra». E aggiungeva: «Non potevo non avere una certa fedeltà e riconoscenza verso quel regime attraverso il quale io, che ero nessuno, figlio di povera gente, di operai, cominciando col fare il fattorino, ero arrivato a dirigere un quotidiano. Il fascismo mi aveva dato la possibilità di avanzare socialmente. Non lo avevo dimenticato ...».
E quando, a metà degli anni '80, durante la presentazione di una riedizione dello "Scrittore italiano" di Berto Ricci, i dirigenti missini Pinuccio Tatarella e Beppe Niccolai, furono anche loro costretti a definirsi, le due risposte risultarono antitetiche. Più che "di destra", di "centro-destra" si definì Tatarella, ricollegandosi alla tradizione politica che negli anni '50 avevo visto molte città del Mezzogiorno amministrate da coalizioni composte da MSI, destre liberali e monarchiche e DC. Sicuramente "non di destra", anzi "di sinistra", si dichiarò invece Niccolai, riagganciandosi a tutt'altra tradizione. Una tradizione che affondava le sue radici nel Mussolini giacobino, nel socialismo risorgimentale di Pisacane, nel sindacalismo rivoluzionario di Sorel e Corridoni, nelle avanguardie artistiche d'inizio Novecento, nel fascismo sansepolcrista del 1919, nell'interpretazione gentiliana del marxismo...
Se infatti storicamente il fascismo nasce con Mussolini e "Il Popolo d'Italia" tra il 1914 e il 1919 da una scissione del partito socialista, il filosofo cattolico Augusto Del Noce ne ha retrodatato la genesi filosofica al 1899 con la pubblicazione del saggio di Giovanni Gentile su "La filosofia di Marx", che venne considerato da Lenin -nel "Dizionario Enciclopedico russo Granat" del 1915- uno degli studi più interessanti e profondi sull'essenza teoretica del pensatore di Treviri. Del marxismo, Gentile respingeva il materialismo ottocentesco ma ne abbracciava con entusiasmo l'ultramoderna dimensione di «filosofia della prassi», tesa non solo a interpretare il mondo ma a cambiarlo. Stando almeno all'interpretazione delnociana, quindi, il fascismo non sarebbe affatto una negazione del marxismo, ma piuttosto una sua "revisione" che reinterpreta la prassi come spiritualità. Il fascismo si prospetta, insomma, come una rivoluzione "ulteriore" rispetto a quella marx-leninista. D'altro canto, divenuto filosofo ufficiale del fascismo, Gentile ripubblicò il suo libro su Marx nel 1937, nel pieno degli "anni del consenso". E quando, il 24 giugno 1943, pronunciò in Campidoglio il Discorso agli italiani per esortarli a resistere agli anglo-americani, si rivolse espressamente agli ambienti di sinistra presentando il fascismo come «un ordine di giustizia fondato sul principio che l'unico valore è il lavoro». E precisò: «Chi parla oggi di comunismo in Italia è un corporativista impaziente». Lo stesso Lenin, del resto, rivolgendosi nel 1922 al comunista Nicola Bombacci aveva potuto dire: «In Italia c'era un solo socialista capace di fare la rivoluzione: Benito Mussolini».
Nel fascismo di sinistra ci sono davvero tante cose: il percorso politico dello stesso Bombacci, il comunista finito a Salò e appeso con Mussolini a Piazzale Loreto; la covata ribelle dei giovani intellettuali aggregati attorno all'ex anarchico fiorentino Berto Ricci e alla sua rivista "L'Universale"; il "lungo viaggio" dal fascismo al comunismo di tanti intellettuali, da Davide Lajolo a Fidia Gambetti, da Felice Chilanti a Ruggero Zangrandi, da Elio Vittorini a Vasco Pratolini, da Ottone Rosai a Mino Maccari. Fermenti e contraddizioni che hanno indotto lo storico Giuseppe Parlato a dedicare un intero libro alla cosiddetta "sinistra fascista": «Quell'insieme, a volte discorde e contraddittorio, di sentimenti, di posizioni, di prospettive e di progetti che si fondavano sulla persuasione di vivere nel fascismo e attraverso il fascismo una sorta di palingenesi rivoluzionaria, la prima vera rivoluzione italiana dall'unità».
E delle varie anime del fascismo, la "sinistra" fu sicuramente la più vivace. Ancorata al Risorgimento mazziniano e garibaldino, la sinistra fascista cercò di incarnare un progetto che era nato prima del fascismo e che mirava ad oltrepassare la stessa esperienza mussoliniana. E se nei primi tempi essa si tradusse essenzialmente nello squadrismo e nel sindacalismo, verso la metà degli anni '30 -aggregando soprattutto i giovani universitari, gli intellettuali e i sindacalisti - si fece portatrice di un "secondo fascismo" teso a superare la società borghese. Non è un caso che i vari Bilenchi, Pratolini e tutti i giovani intellettuali del cosiddetto "fascismo di sinistra", oltre che in Berto Ricci, trovassero un punto di riferimento nel fascista anarchico Marcello Gallian. «I libri di Gallian -scriveva Romano Bilenchi su "Il Popolo d'Italia" del 20 agosto 1935- sono documenti... E un documento su di un periodo rivoluzionario non creduto compiuto non avrà fine finché tutta la rivoluzione non sia realizzata».
Quest'anima di sinistra conviverà nei vent'anni del regime con altre componenti. E nonostante il suo essere per molti versi un "progetto mancato", marcherà sempre il Ventennio, influendo decisamente sull'identità culturale sia del fascismo che del postfascismo.
Confesserà Bilenchi, diventato comunista dopo la guerra: «Rimasi molto legato a queste idee diciamo così, socialiste... Del fascismo mi colpì il programma, più a sinistra, almeno a parole e almeno agli inizi, di quello degli altri... Poi ho conosciuto Berto Ricci, una persona seria, onesta e simpatica. Era un anarchico, filosovietico, ed era entrato nel partito fascista convinto di partecipare a una rivoluzione proletaria».
Del resto, già nel 1920, Marinetti aveva scritto: «Sono lieto di apprendere che i futuristi russi sono tutti bolscevichi... Le città russe, per l'ultima festa di maggio, furono decorate da pittori futuristi. I treni di Lenin furono dipinti all'esterno con dinamiche forme colorate molto simili a quelle di Boccioni, di Balla e di Russolo. Questo onora Lenin e ci rallegra come una vittoria nostra».
E resta agli atti che il 16 novembre 1922, proprio con un intervento alla Camera di Mussolini presidente del Consiglio, l'Italia fu il primo dei paesi occidentali a dichiararsi disponibile al riconoscimento internazionale dell'Unione Sovietica. Un'apertura che, almeno fino alla guerra di Spagna, non verrà mai meno. Nel giugno 1929, Italo Balbo, in una delle sue celebri trasvolate dall'Italia approdò a Odessa nell'URSS, e lì venne accolto con un picchetto d'onore. E il 4 dicembre 1933, Mussolini ricevette ufficialmente a Palazzo Venezia il ministro degli esteri russo Maxim Litvinov: da tre mesi i due paesi avevano sottoscritto un patto d'amicizia e l'occasione rafforzò ulteriormente le buone relazioni.
Erano gli anni in cui il filosofo Ugo Spirito arrivava a teorizzare -nel convegno di Studi corporativi di Ferrara del 1932- la «corporazione proprietaria» che prevedeva di fatto l'abolizione della proprietà privata, e in cui pullulavano le pubblicazioni addirittura filosovietiche, tra le quali un libro di Renzo Bertoni, che, reduce da una permanenza nell'Unione Sovietica, pubblicava nel 1934 un libro intitolato addirittura "Il trionfo del fascismo nell'URSS", sulla cui copertina si vedeva uno Stalin con la mano aperta e in una didascalia si leggeva: «Stalin saluta romanamente la folla».
Poi, la guerra di Spagna, la seconda guerra mondiale e la repubblica di Salò. E proprio quest'ultima scatena vivaci discussioni tra Mussolini e Hitler. Per il dittatore tedesco quell'esperienza doveva chiamarsi «Repubblica fascista italiana». Mussolini, invece, senza più obblighi compromissori con la monarchia e gli ambienti conservatori, avrebbe preferito «Repubblica socialista italiana», tornando in qualche modo alle suggestioni sansepolcriste. Ma di quell'aggettivo che puzzava di sovversione e di marxismo Hitler non volle sentirne parlare. E alla fine si accordarono su Repubblica Sociale Italiana. E sia pure ridotto a "sociale", la parola socialista tornava nel lessico dei fascisti. Tanto da emozionare il socialista della prima ora ed ex comunista Nicola Bombacci -colui che aveva fatto adottare il simbolo della falce e martello ai comunisti italiani- e a farlo riappacificare con Mussolini: «Duce -gli scrive l'11 ottobre 1943- sono oggi più di ieri totalmente con Voi. Il lurido tradimento re-Badoglio che ha trascinato purtroppo nella rovina e nel disonore l'Italia, Vi ha però liberato di tutti i componenti pluto-monarchici del '22. Oggi la strada è libera e a mio giudizio si può percorrere sino al traguardo socialista».
In uno degli articoli scritti poco prima di essere ucciso dai partigiani, il giornalista Enzo Pezzato -redattore capo a Salò di "Repubblica fascista"- scrisse: «Il Duce ha chiamato la Repubblica "sociale" non per gioco: i nostri programmi sono decisamente rivoluzionari, le nostre idee appartengono a quelle che in regime democratico si chiamerebbero "di sinistra"».
E nei giorni del crepuscolo di Salò, Mussolini confiderà al giornalista socialista Carlo Silvestri: «Il più grande dramma della mia vita si produsse quando non ebbi più la forza di fare appello alla collaborazione dei socialisti e di respingere l'assalto dei falsi corporativi. I quali agivano in verità come procuratori del capitalismo... Tutto quello che accadde poi fu la conseguenza del cadavere di Matteotti che il 10 giugno 1924 fu gettato fra me e i socialisti per impedire che avvenisse quell'incontro che avrebbe dato tutt'altro indirizzo alla politica nazionale».
Sull'esperienza della RSI, Enrico Landolfi ha scritto che non fu un unicum: «Fu, viceversa, una sfaccettatissimo prisma, un fenomeno pluralistico. Tanto vero che fu in essa presente quasi tutto lo spettro dottrinario e politico». Landolfi sottolinea la presenza al suo interno di esponenti della stessa sinistra antifascista disposti a collaborare per l'attuazione del cosiddetto "Manifesto di Verona": oltre a Bombacci e a Carlo Silvestri, Edmondo Cione, Germinale Concordia, Pulvio Zocchi, Walter Mocchi e Sigfrido Barghini. Accanto a loro, c'era soprattutto a Salò una vasta «aggregazione più coerentemente e conseguentemente rivoluzionaria, socializzatrice, popolare-nazionale, libertaria. Disponibile, inoltre, quest'ultima, e anzi fautrice, del dialogo con l'antifascismo, proclive alla più ampia democratizzazione della Repubblica, decisa a resistere alle interferenze e alle rapine naziste, inequivocabilmente antiborghese e anticapitalista». E anche per questo, Landolfi ha titolato un suo libro sulla RSI: "Ciao, rossa Salò". Quella "rossa repubblica" che Bombacci salutò per l'ultima volta, prima che i partigiani lo fucilassero, con le parole: «Viva Mussolini! Viva il socialismo!».
Nell'immediato dopoguerra il tema del recupero politico, o almeno elettorale, di chi era stato fascista nel Ventennio ma anche nella RSI, interesserà, più o meno scopertamente, anche il PSI e il PCI, i partiti dove troveranno accoglienza molti fascisti di sinistra. Così, nell'agosto 1947, Palmiro Togliatti, che l'anno prima in qualità di ministro di Grazia e Giustizia aveva concesso l'amnistia ai fascisti, sul quotidiano comunista "La Repubblica d'Italia" scriveva: «Non nascondiamo le nostre simpatie per quegli ex fascisti, giovani o adulti, che sotto il passato regime appartenevano a quella corrente in cui si sentiva l'ansia per la scoperta di nuovi orizzonti sociali... Noi riconosciamo agli ex fascisti di sinistra il diritto di riunirsi e di esprimersi liberamente conservando la propria autonomia».
E anche il leader socialista Pietro Nenni, intervistato da "Paese Sera" il primo gennaio 1955, legittimava i fascisti di sinistra: «Da noi la destra esprime soltanto istinti antisociali, di conservazione e di reazione. Tipico il caso dei fascisti che, per inserirsi nella politica reazionaria americana, non hanno esitato a pugnalare ancora una volta il loro capo e a rinnegare l'unico elemento rispettabile della loro tradizione, vale a dire l'opposizione al dominio delle cosiddette plutocrazie». E lo stesso Nenni, se alla vigilia delle elezioni del 1953, aveva aperto le pagine de "l'Avanti!" all'ex direttore fascista de "La Stampa" di Torino, Concetto Pettinato, già nell'immediato dopoguerra aveva favorito la nascita di una rivista -"Rosso e Nero"- con la quale il fascista di sinistra Alberto Giovannini tentava di conciliare le attese fasciste della "rivoluzione incompiuta" con quelle socialiste della "rivoluzione mancata".
In questo clima, un gruppo di fascisti di sinistra si raccoglierà attorno alla rivista quindicinale "Il Pensiero Nazionale" diretto dallo scrittore e giornalista già repubblichino Stanis Ruinas. Verranno definiti «fascisti-comunisti», «comun-fascisti», «camicie nere di Togliatti» e «fascisti rossi», definizione quest'ultima che dopo qualche esitazione finiranno anche per accettare. Ma il "rosso" di questi fascisti non fu necessariamente quello del PCI, ma un rosso più articolato, più complesso, più variegato. Tanto che, persino nella sua componente più incline alla linea di Botteghe Oscure, vi fu una divisione tra il gruppetto che volle entrare -ed entrò- nel PCI e gli altri che preferirono restare indipendenti. Dopo il '53, il gruppo de "Il Pensiero Nazionale" si avvicinerà ai socialisti, ai socialdemocratici e alla sinistra cattolica, finendo per gravitare nell'orbita del presidente dell'Eni Enrico Mattei e del suo nazionalismo democratico e mediterraneo. Ma non mancheranno rapporti e scambi con gli esponenti della sinistra fascista interni al MSI.
Leader riconosciuto della sinistra missina delle origini fu indiscutibilmente Giorgio Pini: giornalista vicino a Mussolini prima e durante la RSI, sarà assiduo collaboratore de "Il Pensiero Nazionale" a partire dal 1954, dopo che, nell'aprile del '52, abbandona il MSI e, nel '53, si interrompe il legame da lui non gradito tra la rivista e il partito comunista. Ma in realtà tutti gli anni '50 hanno registrato contatti e confronti, anche pubblici, tra i giovani comunisti e i giovani dirigenti missini, soprattutto negli anni del dibattito sull'ingresso dell'Italia nella NATO. E nel 1958, lo stesso Palmiro Togliatti arrivò a difendere la cosiddetta «operazione Milazzo» che, in Sicilia, realizzò l'alleanza amministrativa tra il MSI e il PCI.
In un intervento alla Camera, il 9 dicembre, il leader comunista disse: «Le convergenze che si sono determinate hanno dato luogo, anche qui, alle solite inette arguzie sul comunista e sul missino che si stringono la mano, si abbracciano e così via. Si tratta di un problema di fondo che deve essere riconosciuto e apprezzato in tutto il suo valore, daremo il contributo attivo a che passi in avanti vengano compiuti». D'altra parte, anche dopo la fuoriuscita di Giorgio Pini dal MSI -ancora lontano dal diventare il partito della "destra nazionale"- al suo interno rimase e fu sempre attiva una vasta e articolata presenza di "fascisti di sinistra": Ernesto Massi, Bruno Spampanato, Diano Brocchi, Giorgio Bacchi, Roberto Mieville, Domenico Leccisi, Giuseppe Landi, Ugo Clavenzani e Beppe Niccolai... E lo stesso Giorgio Almirante, prima di diventare segretario del partito e di lanciare la "grande destra", fu per molti anni un esponente di punta della sinistra interna.
Ernesto Massi, grande studioso di geopolitica, professore all'Università Cattolica di Milano e vicesegretario nazionale del MSI dal 1948 al 1952, esce dal partito nel 1957 per tentare esperimenti politici autonomi. Fino al 1965 anima con Giorgio Pini un «Comitato di iniziativa per la sinistra nazionale». E solo dopo il fallimento del "Partito Nazionale del Lavoro" -che pure nel 1958 si presenta alle elezioni politiche in cinque circoscrizioni- e l'esaurirsi, nel 1963, della sua rivista "Nazione Sociale", tornerà nel 1972 a riavvicinarsi al MSI attraverso l'Istituto di studi corporativi.
Nel 1963, comunque, mentre si chiudeva l'esperienza di "Nazione Sociale", nasceva a Roma "L'Orologio" diretto da Luciano Lucci Chiarissi, una rivista e un laboratorio che riproponeva la tradizione del "fascismo di sinistra" in termini nuovi e molto più attenti all'evoluzione degli scenari italiani ed internazionali. Lucci Chiarissi, nato ad Ancona nel 1924, era stato volontario a Salò, aveva militato nell'immediato dopoguerra nel movimento clandestino dei FAR (Fasci di azione rivoluzionaria), e si era sempre sentito appartenente a una "sinistra nazionale". "L'Orologio" tentava di uscire dalla strada del "rancore eterno" e del nostalgismo fine a se stesso, contestando non solo il MSI micheliniano, ma anche i gruppi extraparlamentari come "Ordine nuovo" e "Avanguardia nazionale". Spiegava Lucci Chiarissi: «Annibale non è alle porte e comunque non lo è a causa del centro-sinistra». E "L'Orologio", che aveva lanciato il tema della riappropriazione delle "chiavi di casa", sostenne De Gaulle contro il Patto Atlantico e nella guerra dei "sei giorni" si schierò dalla parte dei paesi arabi contro l'imperialismo israeliano. «"L'Orologio" -ha scritto Giuseppe Parlato- individuò nel capitalismo e nell'imperialismo americano un pericolo maggiore di quello sovietico per la cultura e la politica italiana... E a differenza di tutti gli altri fogli neofascisti, "L'Orologio" assunse immediatamente una posizione nettamente a favore dei vietnamiti e della loro lotta per l'indipendenza».
Sono gli anni in cui accanto -e spesso a fianco- di tanti gruppi extraparlamentari di destra, sorgono anche gruppi extraparlamentari ispirati al "fascismo di sinistra". Così, la sezione italiana della Giovane Europa di Jean Thiriart titolava «Per un socialismo europeo» un documento fiorentino del 1968. E così, nel 1967, nasceva la "Costituente nazionale rivoluzionaria", fondata da Giacomo De Sario: classe 1927, ex segretario della federazione giovanile socialdemocratica ed ex dirigente della Giovane Italia. Con un simbolo rosso e nero, «rosso per la socialità, nero per la nazione», quel movimento -tra i cui esponenti di spicco c'erano i giovani Massimo Brutti e Massimo Magliaro, l'uno futuro dirigente del PCI e poi dei DS, l'altro diventerà capo ufficio stampa di Almirante e poi giornalista RAI- si faceva conoscere attraverso un periodico: "Forza Uomo", settimanale di lotta con redazioni a Roma, Milano, Varese e Brindisi. Il primo numero andò in edicola il 10 agosto 1969. Tra i riferimenti culturali c'erano Mazzini e Pisacane, Corridoni e Gentile, Mussolini e i futuristi.
Nel solco della stessa tradizione si collocava la "Federazione Nazionale Combattenti della RSI", di cui nel '70 divenne presidente Giorgio Pini. Nel discorso di insediamento, Pini condannava l'atteggiamento dei fascisti che «sbandano verso la destra conservatrice e autoritaria, totalitaria, in ibrido connubio coi monarchici e coi più retrivi gruppi confessionali», invitando inoltre a respingere «il fanatico occidentalismo di destra pervenuto fino alla servile esaltazione di Nixon, il bombardatore del Vietnam», e condannando «ogni collusione coi regimi militari e liberticidi dei colonnelli greci, del generale Franco, sacrificatore della nobile Falange di José Antonio Primo de Rivera, del regime ottusamente conservatore, classista e colonialista di Lisbona, di quelli razzisti del Sud Africa e della Rhodesia». In quegli anni la Federazione faceva uscire a Roma una serie di pubblicazioni -il quindicinale "Fnc-RSI notizie", il mensile "Corrispondenza repubblicana", il trimestrale "Azimut" e il foglio giovanile "Controcorrente"- di cui erano animatori Romolo Giuliana e P. F. Altomonte (sigla quasi pseudonima con la quale si firmava l'artista futurista Principio Federico Altomonte).
Scoppiato il '68, sia la "Fnc-RSI" sia "Forza Uomo" sia "L'Orologio" si schierano naturalmente con la contestazione. "L'Orologio", anzi, appoggiò la protesta giovanile anche sul piano organizzativo, dando vita ai "Gruppi dell'Orologio" e fornendo sostanza culturale alla trasformazione in senso "rivoluzionario" di alcuni ambienti di matrice neofascista. E dopo la fine e la diaspora di quell'esperienza, il loro animatore, Luciano Lucci Chiarissi, fonderà l'associazione politico-culturale "Italia e Civiltà" che, nei primi anni '80, si farà promotrice di una serie di incontri pubblici sul nuovo "socialismo tricolore" attivato dalla svolta craxiana.
Dentro o fuori il MSI, quindi, una certa tradizione non è mai morta. E quella che potremmo chiamare l'ultima incarnazione di un "sinistra" scaturita dall'universo neofascista, si esprimerà a metà degli anni '70 con presupposti e riferimenti inediti. Questa volta si trattava di un fenomeno più generazionale ed esistenziale che ideologico in senso stretto. A prenderne atto, nel gennaio 1979, fu Giorgio Galli su "Repubblica" parlando di «fascisti in camicia rossa». Figli degli anni '70, questi nipotini inconsapevoli di Berto Ricci e Nicolino Bombacci, rivelavano un percorso parallelo a quello che, sull'altro versante, andavano conducendo i coetanei della "nuova sinistra". E Galli ne metteva in luce alcuni «elementi diversi da quelli consueti» e, in particolare, l'aspirazione a sintonizzare ed aggregare «la protesta antisistema dei giovani, dei disoccupati, del sottoproletariato».
Si trattava di un vasto fermento giovanile emerso in quegli anni e che si poteva cogliere attraverso pubblicazioni come "La Voce della Fogna" e "Linea", in cui comparivano argomenti e toni inediti per la precedente pubblicistica neofascista. Si introducevano temi nuovi, come l'attenzione ai diritti civili e alle tematiche ambientaliste. "Nucleare? Dieci volte no", si leggeva sul secondo numero di "Linea". E sempre sulle pagine di quella rivista apparivano la prima vera inchiesta sui "Verdi" tedeschi, l'apertura di un dibattito sulla liberalizzazione della droga, e pagine e pagine sui nuovi bisogni e sulla condizione giovanile. Emergeva, soprattutto, il quadro di un ambiente caratterizzato da una linea libertaria, garantista, antistatalista, ambientalista, antioccidentalista e, addirittura, con venature regionaliste e antiproibizioniste.
«Sfondare a sinistra», era il titolo di un articolo di Marco Tarchi che, sul terzo numero di "Linea", lanciava in grande stile un'espressione destinata ad avere successo. Già nel '76, del resto, lo stesso Tarchi era stato autore di un documento del "Fronte della gioventù" toscano in cui, esaminando le cause della sconfitta elettorale, si invitava a «sfondare a sinistra»: molti elettori -era la tesi di Tarchi- avevano votato per il PCI non perché comunisti, «ma perché spinti da un'ansia di cambiamento, e disgustati dal modo di gestire la cosa pubblica instaurato dalla DC e dai suoi alleati».
Questa componente giovanile troverà la sua identità soprattutto nell'esperienza dei Campi Hobbit. E paradossalmente, tra il 1976 e il 1982, individuerà il proprio referente all'interno del MSI in quel Pino Rauti che pure, nei decenni precedenti, era stato il campione dell'ala tradizionalista e di matrice evoliana del neofascismo. Come ha scritto lo storico Pasquale Serra, «nella seconda metà degli anni '70 Rauti rovescia lo schema del suo precedente ragionamento: da un lato, infatti, egli individua come fonte privilegiata il fascismo italiano (il fascismo della sintesi) e non più il nazismo o i fascismi "minori", come era invece avvenuto nei decenni precedenti, e dall'altro riporta il fascismo alle sue origini di sinistra».
E questi orientamenti, sino agli anni '80, si esprimeranno anche in alcune esperienze di amministrazione locale, dove il MSI governerà insieme al PCI e al PSI. Così nel 1987, durante una tribuna politica, Giorgio Almirante fu messo in imbarazzo da un giornalista che gli chiedeva lumi su quanto avveniva a Furci Siculo, un centro del messinese dove il missino Carmelo Briguglio era il vicesindaco di una giunta rosso-nera.
La sintesi e la summa di tutta questa tradizione -da "L'Universale" al "socialismo tricolore", dall'adunata di piazza San Sepolcro ai Campi Hobbit- potrebbe essere rappresentata dalla figura politica e umana di Beppe Niccolai: fascista di sinistra da sempre, deputato missino per tre legislature, intellettuale, giornalista, uomo politico e, soprattutto, "uomo di carattere" per dirla col suo maestro Berto Ricci. Nato a Pisa il 26 novembre 1920, combattente sul fronte africano, prigioniero di guerra nel "Fascists' Criminal Camp" di Hereford nel Texas. Appena tornato in Italia, il 27 settembre 1948, scrive una lettera-documento sulla lacerazione della sua generazione al suo vecchio amico Romano Bilenchi che in quegli anni, seguendo la strategia dell'attenzione togliattiana, si occupava sul "Nuovo Corriere" del dialogo con i fascisti. E l'amicizia tra Niccolai e Bilenchi durerà per tutta la vita. Da deputato missino, Niccolai non ebbe poi remore a elogiare il Vietnam vittorioso sull'imperialismo americano. Per molti anni stretto collaboratore di Giorgio Almirante, ne divenne il principale antagonista nei primi anni '80 quando ebbe il coraggio di «farsi del male» e di avviare una coraggiosa autocritica, che pretendeva da tutto il partito una riflessione altrettanto sincera.
Niccolai sollecitava una rilettura degli errori compiuti nei confronti della contestazione giovanile, verso i nuovi fermenti culturali e, soprattutto, in tema di politica estera. «Beppe -ha ricordato Altero Matteoli- "scavava" nei personaggi che incontrava nella sua quotidiana lettura. E per ognuno esaltava la parte che lo aveva particolarmente colpito. Carlo Pisacane: lo affascinava la sua vicenda, la sua morte, il suo sacrificio. Nicolino Bombacci: Beppe era convinto che il fascismo, per il rivoluzionario romagnolo, fosse una rivoluzione da compiere. Berto Ricci: il carattere, il coraggio civile. E infine Italo Balbo: la morte ha colpito Beppe mentre "scavava" nella vita, nell'azione e nel pensiero del grande ferrarese».
All'inizio degli anni '80, Niccolai trasforma Berto Ricci in una vera e propria "bandiera": e lo fa nel momento stesso in cui il MSI comincia a stargli sempre più stretto e l'esigenza di un rinnovamento lo porta a cercare, nel passato, un riferimento dalla grande capacità fascinatrice. E in questo percorso non può che incontrarsi, naturalmente, con alcuni giovani della generazione dei "fascisti in camicia rossa". Nel 1984 -e quella fu l'unica opposizione alla leadership almirantiana al quattordicesimo Congresso missino svoltosi a Roma- presenterà il documento "Segnali di vita", che verrà sottoscritto entusiasticamente dalle componenti giovanili e creative del partito. Nel 1985, in occasione della crisi di Sigonella, Niccolai fece approvare dal Comitato centrale del MSI un ordine del giorno di sostegno a Craxi, in nome dello "scatto" di orgoglio nazionale. D'altra parte, come spiegò dopo la sua morte lo stesso Tatarella in una riunione del Comitato centrale missino, Niccolai voleva fare del MSI una sorta di «laburismo nazionale»: era, insomma, un autentico uomo di sinistra e, in prospettiva, sognava una convergenza strategica tra il MSI e la sinistra italiana.
Una posizione minoritaria, quella di Niccolai: quasi eretica, fortemente combattuta, ma in grado di pensare una politica capace di cogliere le onde lunghe della storia italiana. Nel 1987, resta memorabile il suo discorso al Congresso di Sorrento. Con cui, in nome di Nicolino Bombacci, invitava alla ricomposizione delle "scissioni socialiste". In quegli anni con la sua rivista "L'Eco della Versilia", sarà il punto di riferimento più forte per il dissenso interno e i tentativi di dialogo con l'esterno. E quando morirà a Pisa, il 31 ottobre del 1989, lascerà il testimone al suo collaboratore viareggino Antonio Carli. "L'Eco" cambierà nome trasformandosi in "Tabula Rasa". E intorno alla rivista si raccolgono Gianni Benvenuti e Pietrangelo Buttafuoco, Umberto Croppi e Beniamino Donnici, Vito Errico e Fabio Granata, Luciano Lanna e Peppe Nanni... Sono l'ultima covata di una vecchia tradizione. Che a tratti si profila con la forza di mito. E a tratti, invece, con l'instabilità di un'illusione ottica. Ma che ha avuto il pregio di non rimanere mai ristretta all'interno di un partito, e men che meno di una corrente. Sprigionando energie e intuizioni che hanno comunque influito sui percorsi politici e culturali di tutto il postfascismo.


Luciano Lanna e Filippo Rossi

da "Fascisti immaginari"

Vallecchi, 2003 - Vallecchi casa editrice Firenze Futurismo italiano (http://www.vallecchi.it)


Fascisti di sinistra (http://www.beppeniccolai.org/fascisti_di_sinistra.htm)

Avamposto
28-07-10, 15:18
Per approfondire:



http://www.quota33.com/catalog/images/558f4057c6baeba07b1ef7a0eef7c0af.jpg



La sinistra fascista - Storia di un progetto mancato
( Il Mulino )

Prezzo: €14.00



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Autore: Giuseppe Parlato

Pagine: 404

Anno: 2008

Collana: Storica paperbacks

"Uno dei migliori e più approfonditi risultati della nuova storiografia e un contributo di primo piano allo studio della galassia fascista" (Francesco Perfetti)

Questo volume porta alla luce la più inquieta fra le diverse e non di rado conflittuali anime del fascismo: la cosiddetta sinistra fascista. Parlato identifica i tratti salienti del mosaico di idee, valori e umori che ne costituisce l'identità, seguendo il "fiume carsico" della sinistra fascista oltre la fine del Ventennio, fin dentro gli anni Settanta. Un forte spirito antiborghese e anticapitalistico, un'idea della politica come rivoluzione, l'obiettivo di una democrazia popolare totalitaria di radice rousseauiana caratterizzano questo fascismo che ha le sue origini nel sindacalismo rivoluzionario d'anteguerra, e il suo habitat nelle strutture sindacali e nelle organizzazioni giovanili universitarie. Con la seconda guerra mondiale i fascisti di sinistra scelsero spesso sponde opposte: alcuni rimasero fedeli al proprio essere fascisti, altri al proprio essere rivoluzionari ed entrarono nel partito comunista, dove occuparono anche posti di prestigio.

Giuseppe Parlato è professore di Storia contemporanea alla Libera Università S. Pio V di Roma, dove è attualmente rettore. Con il Mulino ha pubblicato anche "Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia, 1943-1948" (2005).

Avamposto
28-07-10, 15:20
Altra recensione al volume "La Sinistra Fascista - Storia di un progetto mancato" di G. Parlato -




La sinistra fascista

Giuseppe Parlato
il Mulino, pagg.406, Euro 23,24

Questo pregevole saggio di Giuseppe Parlato (docente della Libera Università "San Pio V" di Roma) traccia un profilo storico della Sinistra fascista, che, delle varie "correnti" del Fascismo, fu la più vivace e la più coesa.
Intorno alla metà degli anni Trenta, la Sinistra fascista si fece portatrice di un "nuovo Fascismo" volto a superare definitivamente la società borghese e il capitalismo. Il mito del lavoro e del lavoratore, l'umanesimo del lavoro di Giovanni Gentile, il progetto di socializzazione di Cianetti, la nascita dell'intellettuale militante, le pulsioni rivoluzionarie nella Repubblica Sociale Italiana e, infine, le sofferte evoluzioni della Sinistra nazionale nel secondo dopoguerra costituiscono le tappe principali di questo percorso, che l'Autore ricostruisce accuratamente.
Fortemente ancorata al Risorgimento mazziniano e garibaldino, la Sinistra fascista - che trovò nel sindacato e nei giovani universitari i principali punti di riferimento - volle incarnare un progetto che era nato assai prima del Fascismo e che mirava a oltrepassare tale esperienza.
Il fascino che essa seppe esercitare su numerosi intellettuali e, per contro, le difficoltà di esprimersi in una proposta politica concreta, sia durante il Regime fascista sia soprattutto nel dopoguerra, dipesero dall'ambizione di considerarsi non soltanto una delle anime del Fascismo ma anche una componente, eretica ma effettiva, della Sinistra italiana.
Fra gli esponenti della Sinistra fascista, ci sembra doveroso ricordare Stanis Ruinas, il quale, con la rivista "Il Pensiero Nazionale", nel dopoguerra si collocò a fianco del Partito comunista italiano, "in una posizione - sottolinea Parlato - di difesa del bagaglio ideologico del fascismo rivoluzionario, fortemente ostile alla sinistra missina ma con frequenti, anche se burrascosi, contatti con la sinistra storica dei Pini e dei Pettinato".



LA SINISTRA FASCISTA (http://www.archiviostorico.info/Rubriche/Librieriviste/recensioni/sinistrafascista.htm)

Avanguardia
28-07-10, 15:21
Io possiedo "LA rivoluzione in camicia nera", di Paolo Buchignani, edito dalla Mondadori, un libro molto bello, perchè entra nel vivo dei sentimenti e delle inquietudini dei fascisti di sinistra, oltre che essere bello, ci fa capire cosa poteva essere fatto meglio e dove si è mancato e perchè.

Etrvsco
28-07-10, 15:36
Io possiedo "LA rivoluzione in camicia nera", di Paolo Buchignani, edito dalla Mondadori, un libro molto bello, perchè entra nel vivo dei sentimenti e delle inquietudini dei fascisti di sinistra, oltre che essere bello, ci fa capire cosa poteva essere fatto meglio e dove si è mancato e perchè.

di Buchignani ottima anche la biografia di Gallian e i "Fascisti Rossi", storia del Pensiero Nazionale di Ruinas.

Avamposto
28-07-10, 15:41
di Buchignani ottima anche la biografia di Gallian e i "Fascisti Rossi", storia del Pensiero Nazionale di Ruinas.


Letto appena uscito molti anni fa. I Fascisti Rossi e' la storia di una autentica eresia rivoluzionaria: una scommessa che non poteva riuscire (un po' come quella di Nicola Bombacci) ma pur sempre un tentativo nell'immediato dopoguerra di portare i fascisti su posizioni di socialismo nazionale.

Gran bel libro e grande figura quella di un Ruinas (anche se non ho apprezzato troppo il precedente "Pioggia sulla Repubblica" per il suo acceso anti-germanesimo).

Spetaktor
28-07-10, 20:00
Letto appena uscito molti anni fa. I Fascisti Rossi e' la storia di una autentica eresia rivoluzionaria: una scommessa che non poteva riuscire (un po' come quella di Nicola Bombacci) ma pur sempre un tentativo nell'immediato dopoguerra di portare i fascisti su posizioni di socialismo nazionale.

Gran bel libro e grande figura quella di un Ruinas (anche se non ho apprezzato troppo il precedente "Pioggia sulla Repubblica" per il suo acceso anti-germanesimo).

Ruinas nel dopo-guerra non tentò di portare i fascisti su posizioni di socialismo nazionale, per come oggi viene considerato.
Tentò una vera e propria trasmigrazione filo-sovietica e comunista dei fascisti.
Non a caso, trovò sostanziale appoggio dal PCI di Togliatti e dalla CGIL.

Avamposto
28-07-10, 20:18
Ruinas nel dopo-guerra non tentò di portare i fascisti su posizioni di socialismo nazionale, per come oggi viene considerato.
Tentò una vera e propria trasmigrazione filo-sovietica e comunista dei fascisti.
Non a caso, trovò sostanziale appoggio dal PCI di Togliatti e dalla CGIL.

E ci volevi tu a dirmelo? Guarda quel libro l'ho letto molto tempo prima di te, meglio di te e soprattutto non ho alcun bisogno di farmelo spiegare da te.

Sei una presenza assolutamente sgradita. Non voglio ripetertelo piu' Evita di entrare qua dentro. Grazie

Il tuo post sull'altro 3d e' da considerarsi provocazione e per questo l'ho cancellato. Non rispondere a questo messaggio perche' non ho alcuna intenzione di avere alcun dialogo con te.

Passo e chiudo

Avamposto

Spetaktor
28-07-10, 20:45
E ci volevi tu a dirmelo? Guarda quel libro l'ho letto molto tempo prima di te, meglio di te e soprattutto non ho alcun bisogno di farmelo spiegare da te.

Sei una presenza assolutamente sgradita. Non voglio ripetertelo piu' Evita di entrare qua dentro. Grazie

Il tuo post sull'altro 3d e' da considerarsi provocazione e per questo l'ho cancellato. Non rispondere a questo messaggio perche' non ho alcuna intenzione di avere alcun dialogo con te.

Passo e chiudo

Avamposto

Ma perchè scrivi (e moderi) su un forum e non vuoi avere il dibattito?
Guarda che in questo post non ho minimamente provocato, ho solo detto la mia.

Avamposto
28-07-10, 21:14
Spetaktor tu non sei gradito.

Chiaro e semplice.

Altro da aggiungere non ho.

Avamposto

Stalinator
28-07-10, 21:37
Lo posseggo anche io, e devo dire che è interessante. L'esperienza di Stanis Ruinas va inquadrata come una sorta di "ritorno a casa" su termini nuovi dei fascisti di sinistra nel Partito Comunista. E' interessante notare come la spaccatura all'interno del Fascismo sia sostanzialmente riproposta all'interno dei reduci della RSI, divisi nella FNCRSI e nell UNCRSI.
La questione è semplicemente dottrinaria o c'è dell'altro?

Majorana
28-07-10, 21:41
Lo posseggo anche io, e devo dire che è interessante. L'esperienza di Stanis Ruinas va inquadrata come una sorta di "ritorno a casa" su termini nuovi dei fascisti di sinistra nel Partito Comunista. E' interessante notare come la spaccatura all'interno del Fascismo sia sostanzialmente riproposta all'interno dei reduci della RSI, divisi nella FNCRSI e nell UNCRSI.
La questione è semplicemente dottrinaria o c'è dell'altro?



Era una condizione forzata dal particolare momento storico-politico.

Dire che la casa dei fascisti era tra i co-fautori della distruzione dell'Europa e, quindi, del mondo è una vera e propria bestemmia.

Stalinator
28-07-10, 21:43
Era una condizione forzata dal particolare momento storico-politico.

Dire che la casa dei fascisti era tra i co-fautori della distruzione dell'Europa e, quindi, del mondo è una vera e propria bestemmia.

Ho chiesto altro.... chiedevo a voi esperti sul tema: questa divisione che ha contraddistinto tutto il periodo del Fascismo e che nel libro viene evidenziata nello scontro tra apparato della seconda ora e GUF/sansepolcristi, è solo di natura ideologica o c'è dell'altro?

Majorana
28-07-10, 21:45
Ho chiesto altro.... chiedevo a voi esperti sul tema: questa divisione che ha contraddistinto tutto il periodo del Fascismo e che nel libro viene evidenziata nello scontro tra apparato della seconda ora e GUF/sansepolcristi, è solo di natura ideologica o c'è dell'altro?


C'è sempre dell'altro...

Etrvsco
28-07-10, 21:53
Ho chiesto altro.... chiedevo a voi esperti sul tema: questa divisione che ha contraddistinto tutto il periodo del Fascismo e che nel libro viene evidenziata nello scontro tra apparato della seconda ora e GUF/sansepolcristi, è solo di natura ideologica o c'è dell'altro?

fu di natura ideologica e strategica (regime).
esempio ne fu il ribelle gallian.

come dici tu l'apparato fu una delle rovine del regime anche se
e' ovvio che un regime si sarebbe dovuto evolvere in qualche maniera e non poteva rimanere confinato ai rivoluzionismi pur appassionati della prima ora.
il fascismo gentiliano poteva essere una buona mediazione.

la migrazione da rsi a pci fu un dato di fatto, soprattutto in chiave antiamericana.
ho rispetto per quegli uomini e non rinnegarono mai il fascismo
questo va detto.

pci e ruinas si avvicinarono nel momento in cui il pci venne trombato dal governo filoamericano e in un momento in cui gli ex fascisti repubblicani avevano il bisogno di far sentire la propria voce.

sulle contiguita' ideologiche in quel dato momento lascio a voi il commento.

saluti

Stalinator
28-07-10, 21:56
fu di natura ideologica e strategica (regime).
esempio ne fu il ribelle gallian.

come dici tu l'apparato fu una delle rovine del regime anche se
e' ovvio che un regime si sarebbe dovuto evolvere in qualche maniera e non poteva rimanere confinato ai rivoluzionismi pur appassionati della prima ora.
il fascismo gentiliano poteva essere una buona mediazione.

la migrazione da rsi a pci fu un dato di fatto, soprattutto in chiave antiamericana.
ho rispetto per quegli uomini e non rinnegarono mai il fascismo
questo va detto.

pci e ruinas si avvicinarono nel momento in cui il pci venne trombato dal governo filoamericano e in un momento in cui gli ex fascisti repubblicani avevano il bisogno di far sentire la propria voce.

sulle contiguita' ideologiche in quel dato momento lascio a voi il commento.

saluti

E' un caso unico nel mondo. Lo stesso Gentile aveva riletto in modo interessante Marx anni e anni prima. C'era già in nuce un discorso del genere, poi tramontato per eventi più imponenti?
Nel MSI chi c'era? E' vero che molti missini non erano reduci della Rsi?

Majorana
28-07-10, 22:01
E' un caso unico nel mondo. Lo stesso Gentile aveva riletto in modo interessante Marx anni e anni prima. C'era già in nuce un discorso del genere, poi tramontato per eventi più imponenti?
Nel MSI chi c'era? E' vero che molti missini non erano reduci della Rsi?


L'MSI era formato dalle quinte-seste fila, molti non furono nemmeno fascisti prima, il meglio del fascismo fu trucidato dagli infami-servi del sistema.
L'MSI è stata la più grande sciagura che sia mai esistita in questo paese ai nostri danni.

Stalinator
28-07-10, 22:05
L'MSI era formato dalle quinte-seste fila, molti non furono nemmeno fascisti prima, il meglio del fascismo fu trucidato dagli infami-servi del sistema.
L'MSI è stata la più grande sciagura che sia mai esistita in questo paese ai nostri danni.

Ah ho capito

Etrvsco
28-07-10, 22:05
E' un caso unico nel mondo. Lo stesso Gentile aveva riletto in modo interessante Marx anni e anni prima. C'era già in nuce un discorso del genere, poi tramontato per eventi più imponenti?
Nel MSI chi c'era? E' vero che molti missini non erano reduci della Rsi?

il libro di Parlato su questo e' illuminante.
consiglio la lettura a tutti.

ricordiamoci che c'era ancora la volante rossa a giro, erano anni difficili.
Msi della prima ora era gia' una quinta colonna filoccidentale.
per questo mi affascina la figura di ruinas, anche se per onor del vero, ritengo lui in buona fede, e pajetta/togliatti in malafede.
i fascisti repubblicani piu' genuini era chiaro che si potessero rispecchiare in questo movimento.

sul fascismo gentiliano parleremo piu avanti altrimenti andiamo fuori tema.

gli articoli su PN di quel tempo sono qualcosa di eccezionale storicamente.
se si pensa che sono fatti in epoca di guerra fredda.

Avamposto
28-07-10, 22:19
Lo posseggo anche io, e devo dire che è interessante. L'esperienza di Stanis Ruinas va inquadrata come una sorta di "ritorno a casa" su termini nuovi dei fascisti di sinistra nel Partito Comunista. E' interessante notare come la spaccatura all'interno del Fascismo sia sostanzialmente riproposta all'interno dei reduci della RSI, divisi nella FNCRSI e nell UNCRSI.
La questione è semplicemente dottrinaria o c'è dell'altro?



La questione piu' che altro Stalinator e' un'altra: a uno che scrive frasi come "se vedi un punto nero spara a vista: o e' un prete o un fascista! su altri forum come hai fatto tu (per conferma Majorana potra' domandare a Lupo) ...che cazzo gliene frega?

Vai a scrivere gli slogan antifascisti su Eurasiatisti e togli anche tu il disturbo.

Grazie


Avamposto

Stalinator
28-07-10, 22:22
La questione piu' che altro Stalinator e' un'altra: a uno che scrive frasi come "se vedi un punto nero spara a vista: o e' un prete o un fascista! su altri forum come hai fatto tu (per conferma Majorana potra' domandare a Lupo) ...che cazzo gliene frega?

Vai a scrivere gli slogan antifascisti su Eurasiatisti e togli anche tu il disturbo.

Grazie


Avamposto

Io non ho mai scritto una cosa del genere. Questa è pura calunnia.

Majorana
28-07-10, 22:25
La questione piu' che altro Stalinator e' un'altra: a uno che scrive frasi come "se vedi un punto nero spara a vista: o e' un prete o un fascista! su altri forum come hai fatto tu (per conferma Majorana potra' domandare a Lupo) ...che cazzo gliene frega?

Vai a scrivere gli slogan antifascisti su Eurasiatisti e togli anche tu il disturbo.

Grazie


Avamposto


Eppure mi sembra strano che uno come Stalinator abbia scritto una frase del genere, ma se non erro me ne parlò anche Lupo.
Questo genere di cose me lo sarei aspettato solo da qualche ragazzino sfigato e brufoloso di tredici anni con la maglietta del Che e la mente devastata dalla propaganda dei soliti balordi.

Mi farebbero piacere due righe di Stalinator in merito a questa cosa.

Stalinator
28-07-10, 22:26
Eppure mi sembra strano che uno come Stalinator abbia scritto una frase del genere, ma se non erro me ne parlò anche Lupo.
Questo genere di cose me lo sarei aspettato solo da qualche ragazzino sfigato e brufoloso di tredici anni con la maglietta del Che e la mente devastata dalla propaganda dei soliti balordi.

Mi farebbero piacere due righe di Stalinator in merito a questa cosa.

Ma vi siete impazziti??? :paura: Ma che state a dì? :conf:

Majorana
28-07-10, 22:26
Io non ho mai scritto una cosa del genere. Questa è pura calunnia.


Lo spero, spero che si stiano sbagliando, non mi sembri il solito comunardo sessantottino.

Stalinator
28-07-10, 22:29
Lo spero, spero che si stiano sbagliando, non mi sembri il solito comunardo sessantottino.

Ma che cazzo di forum avete aperto? Come vi permettete di trattare a pesci in faccia chiunque arrivi che non sia una SS? Su che basi poi? Io sono pure moderatore in uno dei forum di questa sezione e mi metto a scrivere ste stronzate? Ma avete bevuto? Su Eurasisti mi metto a scrivere gli slogan da antifà? :paura:

Avamposto
28-07-10, 22:30
Stalinator per il momento sei invitato a non frequentare questo forum

Appena chiariremo con Lupo questa cosa (lui mi ha assicurato che e' andata cosi' come ho scritto e se e' vero allora mi spiace ma non c'e' spazio per te qua dentro) con Majorana decideremo.

Per me potresti anche scrivere. Ho visto che sei intervenuto educatamente quindi non sei un problema in quanto tale (tu non altri forumisti).

Ma qualora risultasse vero che hai scritto una frase del genere sappi che per il sottoscritto (immagino anche per Majorana) non c'e' spazio per te su questo forum.

Penso comprenderai da solo che si tratta di un forum estremamente difficile e "caldo"....sotto osservazione.

Non lo vogliamo invaso da marxistume vario sia leninista, stalinista o di altra fazione.

Grazie

Avamposto

Majorana
28-07-10, 22:31
Ma che cazzo di forum avete aperto? Come vi permettete di trattare a pesci in faccia chiunque arrivi che non sia una SS? Su che basi poi? Io sono pure moderatore in uno dei forum di questa sezione e mi metto a scrivere ste stronzate? Ma avete bevuto? Su Eurasisti mi metto a scrivere gli slogan da antifà? :paura:


Ma guarda, io ho risposto a quanto ha scritto Avamposto, non ne so nulla in merio, sono lieto se tu non l'hai mai scritta una cretinata simile.

Avamposto
28-07-10, 22:32
Ripeto se non e' vero niente (occorrera' sentire cos'ha da dire Lupo in merito) sei libero di intervenire rispettando ovviamente comunque la linea del forum e non superando i limiti del tollerabile

Avamposto

Majorana
28-07-10, 22:32
Stalinator per il momento sei invitato a non frequentare questo forum

Appena chiariremo con Lupo questa cosa (lui mi ha assicurato che e' andata cosi' come ho scritto e se e' vero allora mi spiace ma non c'e' spazio per te qua dentro) con Majorana decideremo.

Per me potresti anche scrivere. Ho visto che sei intervenuto educatamente quindi non sei un problema in quanto tale (tu non altri forumisti).

Ma qualora risultasse vero che hai scritto una frase del genere sappi che per il sottoscritto (immagino anche per Majorana) non c'e' spazio per te su questo forum.

Penso comprenderai da solo che si tratta di un forum estremamente difficile e "caldo"....sotto osservazione.

Non lo vogliamo invaso da marxistume vario sia leninista, stalinista o di altra fazione.

Grazie

Avamposto


Fedele alla linea.

Stalinator
28-07-10, 22:34
Stalinator per il momento sei invitato a non frequentare questo forum

Appena chiariremo con Lupo questa cosa (lui mi ha assicurato che e' andata cosi' come ho scritto e se e' vero allora mi spiace ma non c'e' spazio per te qua dentro) con Majorana decideremo.

Per me potresti anche scrivere. Ho visto che sei intervenuto educatamente quindi non sei un problema in quanto tale (tu non altri forumisti).

Ma qualora risultasse vero che hai scritto una frase del genere sappi che per il sottoscritto (immagino anche per Majorana) non c'e' spazio per te su questo forum.

Penso comprenderai da solo che si tratta di un forum estremamente difficile e "caldo"....sotto osservazione.

Non lo vogliamo invaso da marxistume vario sia leninista, stalinista o di altra fazione.

Grazie

Avamposto

Guarda per quel che mi riguarda semmai sono io che del tuo complottume paranoico-giudeo-massonico non so che farmene. Io ho solo fatto delle domande di natura storiografica in base a un libro che ho comprato anni fa.
Se questo forum non è nemmeno aperto al servizio più naturale che dovrebbe svolgere (diffondere e informare), allora penso che dovevate fondare una setta.
Io su Eurasisti penso di scrivere cose MOLTO più sensate e impegnative di uno slogan. Ho 25 anni non 16.

Avamposto
28-07-10, 22:38
E allora? Io ne ho 46 di anni, faccio politica da quando ne avevo 14 e la paccottaglia comunista-marxistoide-stalinistico-leninista non ce la voglia qua sopra....

Poi possiamo anche parlare di Socialismo Nazionale e di Ruinas.... ma ....con Marx non c'entra niente (e neppure con Lenin e assai poco con Stalin)

Ti saluto Stalinator.

Avamposto

Stalinator
28-07-10, 22:39
E allora? Io ne ho 46 di anni, faccio politica da quando ne avevo 14 e la paccottaglia comunista-marxistoide-stalinistico-leninista non ce la voglia qua sopra....

Poi possiamo anche parlare di Socialismo Nazionale e di Ruinas.... ma ....con Marx non c'entra niente (e neppure con Lenin e assai poco con Stalin)

Ti saluto Stalinator.

Avamposto

Ma non c'entra.. Voi mi state accusando di cose che non ho mai scritto.. Ma chi è sto Lupo? Il capo tribù? In base alle farneticazioni di qualcuno di voi io non dovrei scrivere? Ma che forum è? Siete matti? Mai vista una cosa del genere...

Etrvsco
28-07-10, 22:48
Eppure mi sembra strano che uno come Stalinator abbia scritto una frase del genere, ma se non erro me ne parlò anche Lupo.
Questo genere di cose me lo sarei aspettato solo da qualche ragazzino sfigato e brufoloso di tredici anni con la maglietta del Che e la mente devastata dalla propaganda dei soliti balordi.

Mi farebbero piacere due righe di Stalinator in merito a questa cosa.

nulla
non c'e' verso finire un discorso.

vi chiedo ma avete verificato con un semplice "cerca" ?
gira anche su google
:conf:

e faccio una domanda ai moderatori.
ma come facciamo a portare avanti il forum se ogni 2 post c'e' una sorta di pulizia etnica ?
altrimenti tra 3 gg ci ritroviamo i soliti 4 coglioni al bar a parlare con chi ?

stavamo parlando in 2 e nessuno interveniva.

rimango perplesso.

grazie per la risposta

saluti

Avamposto
28-07-10, 23:01
Per Stalinator: Lupo e' un vecchio forumista, molto apprezzato dalla moderazione e anche dall'Amministrazione per la sua serieta', pacatezza e correttezza morale e politica.

Domani chiariremo ogni cosa.

Per Etrusco: non preoccuparti. Ti assicuro che le "pulizie etniche" di cui parli sono tutte a fin di bene per eliminare prima che sia tardi intrusioni o presenze inopportune.

La moderazione e' concorde.

Dobbiamo creare e creeremo il miglior forum di Politicainrete: per farlo abbiamo pero' bisogno di delineare una chiara, univoca e organica linea ideologica, culturale e politica.

Vorremmo fare di questo forum uno spazio di formazione ideologica per i piu' giovani.

E per fare questo dobbiamo assolutamente, soprattutto questo primo periodo, eliminare provocatori e presenze inopportune. Vedrai Etrusco che quella che tu chiami "pulizia etnica" servira' ad evitare il ripetersi di certe esperienze gia' viste altrove nel recente passato.

Grazie per la vostra cortese attenzione.

Avamposto

Malaparte
29-07-10, 03:15
Praticamente questo forum è la copia sputata di Etnonazionalismo volkisch, con gli stessi matti.

Avamposto
29-07-10, 12:28
Aristocle ma a te cosa interessa sputare sentenze se neanche hai firmato per l'apertura di questo forum?

Questo e' il forum Socialismo Nazionale.

La linea politico-ideologica e culturale ce l'hai davanti.

Nessuno ti obbliga ad approvarla come a disapprovarla.

Ti piace intervieni e partecipi alle discussioni.

Non ti piace puoi sempre evitare contestazioni o polemiche di sorta standone fuori.

Chiaro e semplice direi....

Avamposto

Gianky
29-07-10, 17:34
Sono un moderato per natura, ma mi sembra di ravvisare dei tentativi da parte di qualcuno di sabotare il forum appena iniziato.

Sono completamente dalla parte della moderazione, non si tratta di fare "pulizia etnica", si tratta solamente di vedere se si tratta di fare discorsi costruttivi o distruttivi. Mi sembra che qualcuno voglia sabotare questo forum, facendo perdere la pazienza ai moderatori e agli altri forumisti.

Avamposto
29-07-10, 17:47
http://forum.politicainrete.net/socialismo-nazionale/72355-linea-della-moderazione.html

msdfli
29-07-10, 17:55
cmq la fatwa è ingiusta.

mi appello al BNP.

Avamposto
29-07-10, 18:01
Informo entrambi (Spetaktor e msdfli) e in modo educato che sono stati messi a conoscenza dei vostri interventi odierni sia il supermoderatore Ronnie che l'Amministrazione.

Altro da aggiungere e da dirvi non ho.

Se avete intenzione di farci chiudere il forum potete semplicemente scordarvelo.



Il problema di entrambi e' solo uno : BUONA EDUCAZIONE E RISPETTO DELLE REGOLE



Avamposto

Combat
29-07-10, 18:04
Sono un moderato per natura, ma mi sembra di ravvisare dei tentativi da parte di qualcuno di sabotare il forum appena iniziato.

Sono completamente dalla parte della moderazione, non si tratta di fare "pulizia etnica", si tratta solamente di vedere se si tratta di fare discorsi costruttivi o distruttivi. Mi sembra che qualcuno voglia sabotare questo forum, facendo perdere la pazienza ai moderatori e agli altri forumisti.

Ultima mi sei simpatico e ti reputo uno in gamba... guarda come questi fanno dire cose finte ai forumisti... ti avevo detto che questi moderatori tutto hanno meno che socialismo nazionale....

Il socialismo ha una storia precisa... non tutti possono considerarsene eredi...non c'è niente di male ci mancherebbe semplicemente NON SONO SOCIALISTI.

Avamposto
29-07-10, 18:16
Combat ma a te chi siamo noi, cosa siamo noi e di cosa scriviamo e ci occupiamo noi cosa interessa?

Vengo forse su Eurasiatisti a disturbare?

Hai mai letto un mio post sul vostro forum?

Vengo a mettere in discussione forse la linea che vi siete scelti o la moderazione che avete deciso?

NO!

E allora fate altrettanto per cortesia.

Dimostrate di essere quello che vorreste apparire (persone serie e politicamente impegnate) lasciandoci gestire come meglio riteniamo e come vogliamo il forum SOCIALISMO NAZIONALE.

Tu Combat non hai neanche firmato la richiesta di apertura di questo forum come non lo ha fatto Spetaktor, siete due moderatori anziani di PIR le regole dovreste conoscerle.

Noi rispettiamo ed intendiamo rispettare le regole di Politicainrete.

Noi intendiamo mantenere la nostra autonomia nel momento in cui, assieme a Majorana che e' l'altro moderatore, decidiamo la linea del forum Socialismo Nazionale.

Semplice, chiaro e molto molto facile da capire.


Avamposto

Spetaktor
29-07-10, 18:43
Informo entrambi (Spetaktor e msdfli) e in modo educato che sono stati messi a conoscenza dei vostri interventi odierni sia il supermoderatore Ronnie che l'Amministrazione.

Altro da aggiungere e da dirvi non ho.

Se avete intenzione di farci chiudere il forum potete semplicemente scordarvelo.



Il problema di entrambi e' solo uno : BUONA EDUCAZIONE E RISPETTO DELLE REGOLE



Avamposto


Quando ci spiegherai dove e come abbiamo infranto le regole te ne saremo grati.
A meno che l'unica regola sia: Avamposto DEVE postare migliaia di articoli. E chi lo contraddice è cancellato.

agaragar
29-07-10, 18:48
I fascisti di sinistra in italia si chiamano comunisti :giagia:


anche se non sono molto convinto che siano di sinistra :59:

msdfli
29-07-10, 18:55
in 2000 post non ho MAI offeso nessuno.




Noi invitiamo tutti coloro i quali si riconoscono nel Socialismo Nazionale a costruire questa casa comune con senso di responsabilita' politica, educazione e nel rispetto delle Leggi della Repubblica Italiana (ricordo a tutti che la mattina di lunedi' compariva in alto un avviso riportante la Legge Mancino).

Grazie per la vostra attenzione

Avamposto

http://forum.politicainrete.net/socialismo-nazionale/72442-la-menzogna-del-xx-secolo-lolodogma.html

Avamposto
29-07-10, 19:03
Al forumista msdfli

ecco perche' non sei un ospite desiderato in alcun caso assieme a quell'altro.

Lo dimostri con questo tuo ultimo post.

La discussione in rilievo e' sul Revisionismo Storico.

C'e' un articolo, art. 21, della Costituzione Italiana che autorizza chiunque ad esprimere la propria opinione.

In Italia esiste ancora, grazie a Dio, la liberta' di parola.

Anche sui fatti piu' controversi e discutibili della storia della seconda guerra mondiale.

Credo sia legittimo dibattere anche di e sulle tesi revisioniste (ma immagino che tu non lo avrai neanche aperto quel 3d ne' probabilmente ti sarai preso la briga di leggere il primo articolo che si richiama espressamente alla Convenzione di Ginevra ed al diritto della liberta' di espressione).

A te dispiace?

Problemi tuoi.

Vedi di risolverteli possibilmente altrove che qui resti una persona estremamente sgradita e - se insisti - anche sgradevole.


Avamposto

Avamposto
29-07-10, 19:17
Le leggi ci sono....le rispettiamo!

C'erano anche a Weimar.... saltarono!

Vedremo poi cosa decideranno Ronnie e l'Amministrazione sul tuo comportamento odierno.



Avamposto

Majorana
29-07-10, 21:28
La libertà di parola non è una legge. Semmai un principio.


http://forum.politicainrete.net/socialismo-nazionale/72355-linea-della-moderazione.html

Majorana
02-08-10, 23:00
3d riaperto.

Etrvsco
07-07-12, 17:17
Ruinas nel dopo-guerra non tentò di portare i fascisti su posizioni di socialismo nazionale, per come oggi viene considerato.
Tentò una vera e propria trasmigrazione filo-sovietica e comunista dei fascisti.
Non a caso, trovò sostanziale appoggio dal PCI di Togliatti e dalla CGIL.


assolutamente errato.
si può evincere tranquillamente dal libro di Buchignani o è sufficiente fare come chi (il sottoscritto per esempio) possiede una vasta collezione
del Pensiero Nazionale.

Il fatto che Ruinas ricevesse qualche aiuto dal PCI non sta a significare che fosse filosovietico, ma semmai antimperialista e antiamericano, di diretta derivazione RSI.

Ruinas filosovietico non lo è mai stato.