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Majorana
28-07-10, 17:26
ADOLF HITLER – UN CANDIDATO MANCATO AL PREMIO NOBEL

Se c’è qualcuno che meritava il Premio Nobel per la Pace, questo era Adolf Hitler.

La Polonia fu incoraggiata ad attaccare la Germania dalle promesse dell’Ambasciatore Britannico Sir Howard William Kennard e dell’Ambasciatore Francese Leon Noel.

Promisero incondizionatamente che l’Inghilterra e la Francia sarebbero arrivate in aiuto immediato alla Polonia in caso di guerra con la Germania; quindi non importava ciò che facesse la Polonia per provocare la Germania, in quanto aveva l’assicurazione da parte di Inghilterra e Francia.

Forte di questa garanzia, la Polonia iniziò a comportarsi crudelmente. Inoltre Kennard e Noel lusingarono la Polonia facendole credere di essere una grande potenza. Come un detto cinese dice: “Puoi lusingare un uomo a tal punto da convincerlo a saltare giù dal tetto “. Essi sabotarono gli sforzi di quei dirigenti politici polacchi che volevano una politica di amicizia con la Germania (1).

La Polonia impartì il primo colpo ed Hitler annunciò: “Dall’alba di oggi, stiamo rispondendo al fuoco“ mentre parlava al Reichstag il 1° Settembre 1939. “Rispondere al fuoco “ non è un termine usato da un aggressore (2). Quando Hitler attaccò, Donald Day disse che la Polonia aveva avuto ciò che si meritava. Nessuno dei paesi confinanti con la Polonia se ne dispiacque. La Polonia aveva condotto una politica di terrore. I cittadini di origine tedesca che vivevano sul suolo tedesco che fu ceduto alla Polonia alla fine della Prima Guerra Mondiale in base al Trattato di Versailles, furono maltrattati in modo tale che 2 milioni di loro abbandonò la regione per andare in Germania o altrove (3). Furono cacciati da quella che fu la loro patria molto tempo prima della Prima Guerra Mondiale.

Leon Degrelle, un giovane leader politico belga degli anni 30 e che in seguito si unì alla più battagliera unità combattente di Hitler, le Waffen SS, con oltre 400.000 volontari composti da europei non tedeschi, disse: “Di tutti i crimini della Seconda Guerra Mondiale, non si sente mai parlare dei rudi massacri che avvennero appena prima della guerra. Migliaia di uomini tedeschi, donne e bambini furono massacrati in modi orribili da facinorosi istigati dalla stampa. Hitler decise di fermare questo macello e irruppe per andare in soccorso “ (4). I ragazzi tedeschi, quando erano fatti prigionieri dai polacchi, venivano castrati (5).

William Joyce, soprannominato Lord Haw Haw dalla propaganda britannica, divenne cittadino tedesco e parteggiò per la causa tedesca. Egli descrisse le condizioni dei tedeschi che vivevano in Polonia in seguito al Trattato di Versailles:

“Gli uomini e le donne tedesche venivano cacciati come bestie selvagge per le strade di Bromberg. Quando venivano catturati, venivano mutilati e fatti a pezzi dalla folla polacca. Ogni giorno il massacro aumentava. Migliaia di tedeschi partivano dalle loro case in Polonia con solo i vestiti addosso. Inoltre non vi era alcun dubbio che l’esercito polacco stesse preparando i piani per il massacro di Danzica. Nelle notti tra il 25 ed il 31 Agosto 1939, ci furono, oltre a innumerevoli attacchi a civili di sangue tedesco, ben 44 atti perfettamente autenticati di violenza armata contro tedeschi e loro proprietà. Nella notte del 31 Agosto un gruppo di disperati polacchi occuparono la stazione di trasmissioni radiofoniche tedesche di Gleiwitz. A meno che le truppe tedesche fossero entrate subito, era chiaro che nessun uomo, donna o bambino di sangue tedesco all’interno del territorio polacco poteva aspettarsi di evitare la persecuzione o la morte (6)”.

A causa degli atti atroci commessi dalla Polonia nei confronti del popolo tedesco, Hitler disse all’Ambasciatore Britannico Sir Neville Henderson, il 25 Agosto 1939; “Le provocazioni della Polonia sono diventate intollerabili “ (7).

Quindi fu la Polonia a colpire per prima e non la Germania. Il primo colpo fu importante per gli Stati Uniti nella sua guerra col Giappone. Diede agli USA il diritto e la giustificazione di fare ciò che era necessario per sconfiggere i giapponesi. Ma la Germania non aveva questo diritto con la Polonia nemmeno dopo che questa ebbe sferrato il primo colpo. Quale persona di buon senso, se conoscesse i veri avvenimenti nella situazione polacca, potrebbe biasimare Hitler per il suo attacco di risposta alla Polonia? Questa meritava esattamente ciò che la Germania le stava rendendo in contropartita. Non appena Hitler iniziò a proteggere il popolo tedesco all’interno della Polonia, egli era pronto a cessare le ostilità ed iniziare le trattative di pace.

Il principe Strdza racconta:

“Solo poche ore dallo scoppio delle ostilità fra la Germania e la Polonia, Mussolini, rinnovando i suoi sforzi per la pace, propose a tutte le potenze interessate un’immediata sospensione delle azioni belliche e l’immediata convocazione di una conferenza fra le grandi potenze, alla quale avrebbe partecipato anche la Polonia. Le proposte di Mussolini furono sollecitamente accettate da tutti i governi interessati, tranne che dalla Gran Bretagna “. (8)

Prima che la guerra scoppiasse, l’Ambasciatore britannico a Berlino, Sir Neville Henderson, il 30 Agosto 1939, disse nel suo rapporto finale circa le basi proposte dalla Germania per le trattative:

“Quelle proposte dopo tutto non sono irragionevoli “.

Anche Pierre e Renee Gosset, nel loro libro totalmente anti-tedesco, intitolato Hitler, affermano:

“Fu una proposta estremamente moderata. Era infatti un’offerta che nessun statista alleato avrebbe potuto rifiutare in buona fede “ (9).

Nel Gennaio 1941 Hitler fece enormi sforzi per arrivare ad un accordo di pace con l’Inghilterra, facendo offerte generose. Egli offrì, se l’Inghilterra avesse assunto un atteggiamento neutrale, di ritirarsi da tutto il territorio francese, di lasciare l’Olanda e il Belgio, di evacuare la Norvegia e la Danimarca e di sostenere le industrie francesi ed inglesi comperando i loro prodotti. La sua proposta aveva altri punti favorevoli per l’Inghilterra e l’Europa Occidentale. Ma i leaders inglesi non volevano la pace. Volevano la guerra. Non festeggiarono forse la loro dichiarazione di guerra ridendo, scherzando e bevendo birra ? (10).

Hitler permise agli inglesi di evacuare Dunkerque.

Egli non voleva combattere contro l’Inghilterra. Il generale tedesco Blumentritt spiegò perché Hitler permise agli inglesi di fuggire:

“Hitler ci stupì parlando con ammirazione dell’impero inglese, nella necessità della sua esistenza e della civilizzazione che la Gran Bretagna aveva portato nel mondo.

Egli fece notare, con una scrollata di spalle, che la creazione dell’impero fu raggiunta per mezzo di sistemi spesso duri, ma “dove ci sono cantieri c’è polvere“. Egli paragonò l’impero britannico alla chiesa cattolica affermando che erano entrambi elementi essenziali di stabilità nel mondo. Disse che tutto ciò che lui chiedeva all’Inghilterra era il riconoscimento tedesco sul continente europeo. La restituzione delle colonie tedesche sarebbe stato auspicabile ma non essenziale ed avrebbe perfino offerto il suo sostegno militare all’Inghilterra se questa fosse stata coinvolta in qualsiasi genere di problema, ovunque. “ (11).

L’affermazione di Blumentritt non è la sola nota in merito alle speranze di pace e di amicizia di Hitler con l’Inghilterra. Il celebre esploratore svedese Sven Hedin fece osservare la scompiglio che creò in Hitler il rifiuto inglese di accettare le suo offerte di pace: Hitler “riteneva di aver ripetutamente teso la mano della pace e dell’amicizia agli inglesi ma che questi ogni volta gli rispondevano con un pugno in un occhio “.

Hitler disse: “La sopravvivenza dell’impero inglese è negli interessi della Germania perché se l’Inghilterra perdesse l’India, noi non ci guadagneremmo niente “ (12).

Harry Elmer Barnes afferma che Hitler perse la guerra perché era troppo buono.

Mentre la teoria della diabolicità di Hitler è generalmente accettata, ci sono persone molto bene informate che asseriscono che egli portò se stesso e la Germania alla rovina perché troppo tenero, generoso e onorevole, piuttosto che duro e senza pietà. Esse puntano alle seguenti considerazioni: egli fece una vera e propria offerta di pace all’Inghilterra il 25 Agosto 1939; permise agli inglesi di salvarsi a Dunkerque onde incoraggiare la Gran Bretagna a fare la pace e tutto questo gli costò più tardi la guerra in Nord Africa; non riuscì ad occupare tutta la Francia, a prendere tutto il Nord Africa e a dividere l’impero inglese. Perse la Battaglia d’Inghilterra non volendo adottare la selvaggia barbarie militare che ebbe un ruolo fondamentale nella vittoria Alleata.

Egli ritardò il suo attacco alla Russia ed offrì a Molotov ampie concessioni nel Novembre del 1940 per mantenere la pace fra la Russia e la Germania. Perse la guerra con la Russia ritardandone l’invasione in seguito al suo impegno di tirare fuori dai guai Mussolini nel suo stupido attacco alla Grecia. Infine dichiarò guerra agli Stati Uniti per mantenere la parola data al Giappone il quale aveva già dimostrato di non meritare una tale lealtà e considerazione da parte di Hitler (13).

La dettagliata descrizione di David Irving circa la stima di Hitler per la Gran Bretagna conferma ciò che altri avevano già detto circa l’intenzione di Hitler di non aggredire l’Inghilterra:

“Per 20 anni Hitler aveva sognato un’alleanza con l’Inghilterra. Fino a guerra inoltrata egli rimase attaccato a questo sogno con la vana e ridicola tenacità di un amante che non vuole ammettere di non essere corrisposto. Come disse Hitler al Magg. Quisling il 18 Agosto 1940: dopo aver fatto una proposta dietro l’altra agli inglesi circa la riorganizzazione dell’Europa, mi trovo ora costretto contro la mia volontà a combattere questa guerra contro l’Inghilterra.”

Questa era il dilemma con il quale Hitler si confrontava in quell’estate. Egli esitò a schiacciare gli inglesi. Non intendeva impegnarsi a programmare un’invasione. Addirittura tenne alla briglia la Luftwaffe e proibì ogni attacco su Londra, pena la corte marziale.

Il bombardamento a tappeto di Londra, che i suoi consiglieri strategici Raeder, Jodl e Jeschonnek gli sottomisero, fu sempre respinto con una ragione dietro l’altra non plausibile. Sebbene il suo staff aveva l’ordine di esaminare ogni posizione britannica periferica, come Gibilterra, Egitto e Canale di Suez, per la loro vulnerabilità ad un attacco, al cuore dell’impero britannico fu concesso di continuare a battere, senza essere disturbato finchè non fu troppo tardi.

In quei mesi un assistente militare udì Hitler urlare rabbiosamente al telefono della Cancelleria:

“Non abbiamo alcun interesse a distruggere l’Inghilterra. Siamo completamente incapaci di raccoglierne l’eredità”, riferendosi all’impero; e parlò di conseguenze devastanti nel caso l’impero fosse crollato (14).

Il 2 Marzo 1940, Hitler disse al Sottosegretario di Stato Sumner Welles:

1 – che era sempre stato a favore del disarmo ma che non ricevette alcun appoggio né dalla Francia, né dall’Inghilterra;

2 – che era a favore del libero commercio internazionale;

3 – che la Germania non aveva altro obiettivo che quello di far ritornare il popolo tedesco nei territori che furono storicamente loro;

4 – che non aveva alcun interesse a controllare popoli non tedeschi e che non aveva alcuna intenzione di interferire nella loro indipendenza;

5 – che voleva la restituzione delle colonie che furono rubate alla Germania col Trattato di Versailles (15)

Churchill voleva la guerra, Churchill era un criminale di guerra. Churchill non voleva la pace. Egli voleva che la guerra durasse il più a lungo possibile.

In una lettera inviata a Stalin, il 1° Gennaio 1944, Churchill disse:

“Non abbiamo mai pensato alla pace, nemmeno in quell’anno quando eravamo completamente isolati ed avremmo potuto fare la pace senza troppe conseguenze per l’Impero Britannico e quindi a Vostre spese. Perché dovremmo pensarci ora quando la vittoria si sta avvicinando per noi tre? “(16).

Questa è addirittura una confessione di Churchill che conferma che Hitler non volle mai la guerra con l’Inghilterra.

Churchill, nel suo discorso alla Guildhall nel Luglio del 1943 affermò con estrema semplicità:

“Siamo entrati in guerra di nostra spontanea volontà, senza che venissimo direttamente attaccati “ (17).

Quando Churchill partì da Londra per incontrare Roosevelt ad una conferenza in Québec nella tarda estate del 1943, un giornalista chiese se avesse intenzione di offrire condizioni di pace alla Germania. Churchill rispose: “Santo cielo, no! Accetterebbero immediatamente “ (18). Così la guerra continuò dall’Agosto 1943 a Maggio 1945, per altri 22 mesi solo perché non furono offerte condizioni di pace.

Churchill voleva che l’Inghilterra entrasse in guerra con la Germania fin dal 1936 (19).

Roosevelt era un criminale di guerra. Egli voleva la guerra e voleva che la Seconda Guerra Mondiale durasse il più a lungo possibile.

Hitler ed il popolo tedesco non volevano la guerra ma Roosevelt la voleva e si diede da fare affinché essa scoppiasse. La voleva per motivi politici. Jesse Jones, un membro del gabinetto di Roosevelt per cinque anni, afferma: “Al di là delle sue ripetitive affermazioni circa il suo odio per la guerra, egli propendeva ad entrarci poiché ciò gli avrebbe assicurato un terzo mandato “ (20).

Mentre il presidente ripeteva che non voleva la guerra e non intendeva inviare corpi militari in Europa, i segretari della Marina e del Dipartimento di Guerra, Knox e Stimson, denunciarono la legislazione di neutralità in discorsi e dichiarazioni pubbliche e sostennero l’intervento americano nella Battaglia dell’Atlantico. In qualità di membri del gabinetto essi non avrebbero potuto farlo senza il consenso del presidente (21).

Quando la stampa riportò le parole di Frank Knox che dicevano: “La sola speranza di pace per gli Stati Uniti è quella di battere la Germania “, Franklin Delano Roosevelt non lo biasimò. (22).

Il Dr. Milton Eisenhower, il fratello del Generale Eisenhower, disse: “Il Presidente Roosevelt ritenne necessario far entrare il paese in guerra per salvare le sue politiche sociali “ (23).

Clare Booth-Luce stupì molte persone dicendo alla Convenzione del Partito Repubblicano del 1944 che Roosevelt aveva mentito al paese per entrare in guerra.

Tuttavia, dopo aver provato che tale dichiarazione era vera, i sostenitori di Roosevelt cessarono di negarla, anzi la lodarono affermando che fu obbligato a mentire per salvare il suo paese, l’Inghilterra e il mondo. (24).

Il repubblicano Hamilton Fish fece il primo discorso al Congresso l’8 Dicembre 1941, chiedendo la dichiarazione di guerra contro il Giappone. Nel suo libro: Franklin Delano Roosevelt, l’altra facciata della medaglia, Fish dice che oggi si vergogna di quel discorso e che se avesse saputo ciò che Roosevelt stava facendo per provocare l’attacco giapponese, egli non avrebbe mai chiesto una dichiarazione di guerra (25). Fish disse che Roosevelt fu la principale scintilla che accese la miccia della guerra sia in Europa che nel Pacifico (26).

La vera politica di Roosevelt fu rivelata quando i tedeschi riuscirono ad esaminare i documenti polacchi e trovarono negli archivi di Varsavia “ i dispacci degli ambasciatori polacchi a Washington e a Parigi che misero allo scoperto gli sforzi di Roosevelt di trascinare la Francia e l’Inghilterra nella guerra. Nel Novembre 1938, William C. Bullitt, suo personale amico ed ambasciatore a Parigi, aveva indicato ai polacchi che il desiderio del Presidente era di fare arrivare la Germania e la Russia ad uno scontro, dopodichè le nazioni democratiche avrebbero attaccato la Germania per costringerla alla sottomissione. Nella primavera del 1939 Bullitt disse che Roosevelt era determinato a partecipare alla guerra non dall’inizio ma di entrarvi alla fine (27).

Oliver Lyttelton, dirigente industriale britannico al tempo di guerra, era indubbiamente in buona fede quando dichiarò: “L’America non fu mai veramente neutrale. Non vi erano dubbi sulle sue simpatie e sarebbe un travestimento della storia asserire che gli Stati Uniti furono costretti alla guerra. L’America provocò i giapponesi a tal punto che questi furono costretti ad attaccare. “ (28)

I giapponesi chiesero la pace prima del lancio delle bombe atomiche e MacArthur consigliò di negoziare sulla base delle aperture giapponesi. Ma Roosevelt spazzò via i suoi consigli con la seguente nota: “ MacArthur è il nostro più grande generale ed il nostro peggiore politico “. (29)

Queste affermazioni raccontano l’intera storia della Seconda Guerra Mondiale dall’inizio alla fine.

La guerra fu iniziata per mantenere Roosevelt nel suo incarico e fu mantenuta per molto più tempo di quanto fosse necessario. Sarebbe potuta finire in qualsiasi giorno a partire dal 1943 in poi.

Mentre i soldati americani combattevano per portare a fine il conflitto, i maggiori leader politici americani facevano tutto il possibile per continuare il conflitto per ragioni politiche.

Hitler aveva solo un obiettivo per quel che riguarda le sue relazioni con le altre nazioni. Quell’obiettivo era la pace. Il 17 Maggio 1933, Hitler si rivolse al Reichstag in questo modo circa le sue intenzioni:

“La Germania è perfettamente pronta a smantellare il suo intero apparato militare ed a distruggere le sue rimanenti armi se le nazioni confinanti faranno la stessa identica cosa. La Germania è disposta a rinunciare a qualsiasi tipo di armamento aggressivo se le nazioni armate, dal canto loro, distruggeranno i loro armamenti entro un determinato periodo e se il loro uso verrà messo al bando da una convenzione internazionale. La Germania è comunque preparata a rinunciare ad armamenti offensivi se il resto del mondo farà la stessa cosa. La Germania è disposta ad aderire a qualsiasi patto solenne di non aggressione in quanto non ritiene di attaccare nessuno ma solamente di acquisire sicurezza “ (30).

Nessuna delle “ democrazie amanti della pace “ tenne in considerazione l’offerta di Hitler. La sola ragione per la quale a Re Edoardo non fu permesso di rimanere sul trono britannico, fu la sua nota posizione che fintanto che egli rimaneva Re, l’Inghilterra non avrebbe fatto la guerra alla Germania.

Hitler si espresse in questo modo circa i vantaggi che la Germania avrebbe avuto dalla guerra:

“Una guerra europea potrebbe essere la fine di tutti i nostri sforzi anche se dovessimo vincere, perché la scomparsa dell’Impero Britannico sarebbe una tragedia alla quale non si potrebbe riporre alcun rimedio “ (Michael McLaughlin, For Those Who Cannot Speak (per quelli che non possono parlare), pag. 10).

Basandoci su quanto sopra esposto, ad Hitler dovrebbe essere attribuito il Premio Nobel per la Pace postumo. Egli non fu la causa della Seconda Guerra Mondiale e non volle alcuna guerra. Era un uomo di pace e lavorò per essa ogni giorno che poté.

NOTE FINALI:

1. Donald Day, Onward Christian Soldiers, 68-9. Day era l’unico corrispondente del Chicago Tribune nell’Europa nordorientale prima e durante la Seconda Guerra Mondiale.
2. Michael McLaughlin, For Those Who Cannot Speak, 9.
3. Onward Christian Soldiers, 55
4. The Journal of Historical Review, Inverno 1982, 454-5
5. Fish Hamilton, FDR, The Other Side of the Coin, 86
6. Twilight Over England, 125-6
7. The Suicide of Europe (memorie del Principe Michel Sturdza, ex Ministro degli Esteri romeno)
8. Ibid., 145
9. Idib., 11

10. McLaughlin, op cit., 10

11. Harry Elmer Barnes, Perpetual War for Perpetual Peace, 162. L’ultima frase nel paragrafo appena citato dovrebbe mettere fine a qualsiasi pretesa che Hitler voleva conquistare il mondo.

12. David Irving, Hitler’s War, versione in brossura, Avon History, 236

13. The Barnes Trilogy, sezione “Revisionismo e Lavaggio del Cervello”, 33

14. Irving, op cit., 236

15. Charles Callan Tansill, Back Door to War, 577

16. Udo Walendy, The Methods of Reeducation, 3

17. James Martin J., The Saga of Hog Island, 42

18. James Martin J., Revisionist Viewpoints, 75

19. Francis Neilson, The Churchill Legend, 350

20. Jesse Jones H. con Edward Angly, Fifty Billions Dollars: My Thirteen Years with the RFC 1932-1945, New York: the Macmillan Company, 1951, 260

21. Fehrenbach, T.F., F.D.R.’s Undeclared War 1939 to 1941, Pag. 135, 189

22. Udo Walendy, The Methods of Reeducation, 3

23. Conrad Grieb, American Manifest Destiny and the Holocaust, 124-5

24. Walendy, op cit., 3

25. Ibidem, 144

26. Ibidem, 149

27. Irving, op. cit., 235

28. The Saga of Hog Island, op. cit., 63

29. William Henry Chamberlain, America’s Second Cruisade, 219

30. Francis Neilson, The Churchill Legend, 278

http://www.gruppoartistico.it/public/press/?p=2752

Majorana
28-07-10, 17:28
ESTRATTO DEL DISCORSO DI HITLER AL REICHSTAG

28 Aprile 1939

(1a PARTE)

Credo sia una buona notizia per milioni e milioni di uomini che io sia riuscito, grazie anche all’acume e al senso di responsabilità dei nostri avversari, a scongiurare un conflitto e a trovare la soluzione a un problema che rappresentava un pericolo per tutta l’Europa Centrale.

Il fatto che questa soluzione sia in contrasto con l’Accordo di Monaco non ha alcun fondamento, poiché lo stesso Accordo ammetteva l’esistenza di altri problemi legati alla questione della Cecoslovacchia che dovevano essere affrontati e risolti successivamente. Non possiamo certamente essere rimproverati per il fatto che le parti coinvolte si siano rivolte all’Italia e alla Germania e non alle Quattro Potenze, né possiamo essere ritenuti responsabili della scomparsa della Cecoslovacchia come Stato.

Era infatti facilmente intuibile che, essendo venuto meno il problema etnico, la Germania avrebbe comunque protetto i suoi storici interessi di natura politica ed economica.
Solo il futuro ci rivelerà se la soluzione trovata dalla Germania sia da considerarsi giusta o sbagliata, ma non certo gli Inglesi che la criticano solo perché non è stata preventivamente sottoposta alla loro approvazione. Del resto neanche la soluzione adottata nell’Irlanda del Nord è stato sottoposta all’approvazione della Germania. È bene comunque sottolineare che la Boemia e la Moravia non hanno nulla a che vedere con il Patto di Monaco.

Non riesco veramente a capire come l’Accordo raggiunto a Monaco tra il sig. Chamberlain e me possa riferirsi a questo caso dal momento che la questione della Cecoslovacchia non fu affatto risolta dal Protocollo di Monaco. Esso stabiliva che qualora le parti interessate non avessero raggiunto un accordo si sarebbero rivolte alle Quattro Potenze che avrebbero dovuto incontrarsi nuovamente dopo la scadenza dei tre mesi per nuove consultazioni in merito. Le parti interessate però non si sono affatto appellate alle Quattro Potenze ma solo alla Germania e all’Italia e senza che né l’Inghilterra né la Francia sollevassero obbiezioni di sorta.

L’accordo raggiunto tra me e Chamberlain non riguarda questo problema ma solo le relazioni tra Inghilterra e Germania che avrebbero dovuto essere oggetto di successive consultazioni condotte nello spirito dell’Accordo di Monaco e dell’Accordo Navale Anglo-Tedesco.

Se l’accordo con Chamberlain dovesse essere applicato ad ogni futura iniziativa Tedesca di natura politica, allora anche l’Inghilterra non potrebbe fare un passo, sia in Palestina che altrove, senza consultarsi preventivamente con la Germania. È ovvio che noi non vogliamo questo, così come non desideriamo che altri lo pretendano da noi. Ora, se il sig. Chamberlain trae da ciò la conclusione che l’Accordo di Monaco debba considerarsi nullo, non mi resta che prenderne atto e agire di conseguenza.

Durante tutta la mia attività politica ho sempre sostenuto l’idea di allacciare uno stretto rapporto d’amicizia e di collaborazione con l’Inghilterra. Il desiderio di raggiungere questo obbiettivo deriva non solo dalle origini razziali dei nostri due popoli, ma anche dal fatto di aver constatato quale importanza riveste per tutta l’umanità l’Impero Britannico.

Sono stato sempre convinto, al di là di ogni dubbio, che l’esistenza di questo Impero rappresenti un valore inestimabile per la vita culturale ed economica di tutta l’umanità. So perfettamente che la Gran Bretagna ha conquistato i propri territori coloniali con la forza e spesso con la brutalità, ma so anche che nessun altro impero è stato costruito altrimenti. La storia non considera i metodi ma i risultati che tali metodi consentono di ottenere.

Ora, non c’è alcun dubbio che il popolo Anglo-Sassone abbia portato a termine una grandiosa opera di colonizzazione tale da suscitare in me una sincera ammirazione. Il pensiero di distruggerla non potrebbe che essere considerato puro vandalismo. Questo sincero rispetto per l’impresa compiuta dagli Inglesi non può però farmi dimenticare gli impegni assunti nei confronti del mio popolo. Ritengo impossibile raggiungere una duratura amicizia tra il popolo Tedesco e quello Anglo-Sassone se non si riconoscono i reciproci interessi che per gli Inglesi sono rappresentati dalla conservazione dell’Impero Britannico e per i Tedeschi dalla libertà e dalla salvaguardia del Reich.

Un autentico rapporto di amicizia tra queste due Nazioni è raggiungibile solo attraverso la reciproca considerazione. Il popolo Inglese domina un grande Impero costruito quando la Germania era purtroppo debole. Anche la Germania ha avuto un grande Impero! Essa dominava l’Occidente allora pervaso da lotte sanguinose e contrapposizioni di carattere religioso, ma a causa di conflitti interni la potenza e la grandezza del suo Impero diminuirono gradatamente fino a cadere in un profondo letargo.

Ma quando sembrava che questo vecchio Impero avesse ormai raggiunto la sua fine, germogliò il seme della rinascita. Da Brandenburgo e Prussia sorse una nuova Germania, quella del Secondo Reich e successivamente si è sviluppato finalmente il Reich del Popolo Tedesco. Spero che il popolo Inglese sia consapevole del fatto che noi non abbiamo il minimo complesso di inferiorità nei suoi confronti. La nostra storia passata non lo consente!

L’Inghilterra ha dato al mondo molti grandi uomini, ma la Germania in questo non le è stata da meno. L’immane sforzo compiuto nel corso di tre secoli per salvare il nostro popolo dalla distruzione è costato il sacrificio di tante vite umane; un sacrificio molto più grande di quello che altri popoli hanno dovuto sopportare per affermare la propria esistenza.

Se la Germania, sempre attaccata, non è stata in grado di difendere il suo territorio e per questo costretta a sacrificare molte delle sue province, ciò è dipeso principalmente dal suo scarso peso politico e dalla conseguente impotenza nei confronti delle altre Nazioni! Quella particolare situazione è stata ampiamente superata! Noi Tedeschi non ci sentiamo minimamente inferiori agli Inglesi! La nostra autostima è grande tanto quanto la loro! Nella storia del nostro popolo, lunga circa duemila anni, ci sono fatti e avvenimenti che ci riempiono d’orgoglio.

In Inghilterra non possono comprendere questo nostro convincimento perché guardano alla Germania come ad uno Stato vassallo, rendendo così inutili i nostri sentimenti d’amore e di amicizia per quella Nazione. Noi non ci dispereremo per questo, ma confidando nella nostra forza e in quella dei nostri amici, troveremo la strada e i mezzi necessari per salvaguardare la nostra indipendenza senza per questo rinunciare alla nostra dignità.

Ho ascoltato la dichiarazione del Primo Ministro Britannico secondo la quale le assicurazioni date dalla Germania risulterebbero inaffidabili. Date le circostanze e dopo questa dichiarazione, non possiamo più aspettarci dall’Inghilterra quella collaborazione che avrebbe senso soltanto in una atmosfera di fiducia reciproca. Quando la Germania è diventata Nazional Socialista, gettando così le basi della sua rinascita, nel perseguire la mia ferma politica di amicizia verso l’Inghilterra ho volontariamente proposto di ridurre gli armamenti navali Tedeschi. Questa mia proposta poneva però la condizione che Germania e Inghilterra non entrassero più in guerra tra loro. Questa volontà è tuttora viva in me.

Devo tuttavia constatare che la politica dell’Inghilterra non lascia alcun dubbio sul fatto che questa mia volontà non sia più condivisa da Londra dove al contrario prevale l’opinione secondo la quale qualunque sia il conflitto in cui un domani la Germania dovesse essere coinvolta, la Gran Bretagna si schiererebbe sempre e comunque contro di essa.

Questo significa che da parte Inglese viene data per certa una guerra contro la Germania. Sono profondamente rammaricato del fatto che questa spiacevole situazione sia nata per effetto dell’unica rivendicazione che ho avanzato e che continuerò ad avanzare e cioè la restituzione delle nostre colonie. Ho sempre chiaramente sostenuto che questa mia richiesta non sarebbe mai stata causa di conflitto armato e che gli Inglesi, per i quali quelle colonie non hanno alcun valore, avrebbero un giorno capito la situazione della Germania e avrebbero considerato l’amicizia con il Reich più importante di quei territori che non danno loro alcun reale profitto, ma che per la Germania sono di vitale importanza.

A parte questo, comunque, non ho mai sostenuto rivendicazioni che potessero interferire sugli interessi Britannici o che rappresentassero un pericolo per l’Impero. Ho sempre avanzato richieste che fossero contenute entro i limiti dettati dalle esigenze di spazio vitale per la Germania. Poiché oggi il Governo e la stampa Inglese sostengono che la Germania deve essere comunque contrastata in qualsiasi circostanza, vengono a cadere i presupposti sui quali era basato il Trattato Navale Anglo-Tedesco.

Ho pertanto deciso di inviare oggi stesso una comunicazione in tal senso al Governo Britannico. Qualora lo stesso Governo Britannico intendesse riaprire i negoziati con la Germania su questo specifico problema, nessuno sarebbe più felice di me.

1939 - Estratto del Discorso di Hitler al Reichstag il 28 Aprile (1a Parte) (http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/hitler_reichstag21.htm)

Majorana
28-07-10, 17:28
ESTRATTO DEL DISCORSO DI HITLER AL REICHSTAG

28 Aprile 1939

(2a PARTE)

Non c’è molto da dire riguardo alle relazioni Tedesco-Polacche. Anche in questo caso il Trattato di Pace di Versailles ha intenzionalmente inflitto alla Germania una ferita profonda. Lo strano modo con il quale è stato delineato il Corridoio per dare l’accesso al mare alla Polonia, ha di fatto impedito il raggiungimento di un’intesa tra la stessa Polonia e la Germania. Come ho già sottolineato più volte, questo è il problema più doloroso per la Germania anche se non ho mai cessato di sostenere che il diritto dello Stato Polacco ad avere uno sbocco sul mare non può essere ignorato.

Come principio generale applicabile a questa come ad altre situazioni simili, le Nazioni che la Provvidenza ha destinato o condannato a vivere fianco a fianco, dovrebbero evitare di rendersi l’esistenza ancora più difficile senza che ve ne sia motivo. Il compianto Maresciallo Pilsudski era della mia stessa opinione e fu proprio per questo che cercò di rasserenare l’atmosfera delle relazioni Tedesco-Polacche concludendo un Accordo con il quale la Germania e la Polonia si impegnavano vicendevolmente a rinunciare a considerare la guerra come strumento per risolvere le proprie divergenze.

Questo accordo prevedeva una sola condizione che fu in pratica una concessione fatta alla Polonia, e cioè che i Patti di Mutua Assistenza già stipulati in precedenza dai Polacchi, come quello sottoscritto con la Francia, non sarebbero stati influenzati dall’accordo con la Germania. Era però ovvio che questa condizione riguardava i Patti sottoscritti precedentemente all’accordo e non a quelli che potevano essere conclusi successivamente.

È comunque un fatto che l’Accordo Tedesco-Polacco abbia notevolmente attenuato la tensione in Europa. Ciononostante, tra Germania e Polonia è rimasta aperta una questione che presto o tardi dovrà essere risolta: Danzica!

Danzica è una città tedesca che desidera appartenere alla Germania, ma purtroppo esistono degli accordi con la Polonia che ci sono stati imposti dai dittatori della Pace di Versailles. La Società delle Nazioni, che da allora non ha fatto altro che sollevare problemi, è ora rappresentata nella città da un Alto Commissario che incidentalmente è un uomo di straordinario tatto. Ma il problema di Danzica dovrà in ogni caso essere affrontato, al più tardi dopo la graduale estinzione di questa calamitosa istituzione internazionale.

Io considero la soluzione di questo problema indispensabile per garantire la stabilità e la definitiva rimozione di ogni elemento di tensione in Europa. Questa tensione non può essere eliminata attraverso le agitazioni di insani guerrafondai, ma annullando le vere cause che la determinano.

Dopo aver affrontato nei mesi scorsi innumerevoli discussioni sul problema di Danzica, ho presentato una concreta proposta al Governo Polacco che intendo ora sottoporre alla vostra attenzione in modo che possiate giudicare voi stessi se non rappresenti la più grande concessione che si possa immaginare per garantire la pace in Europa. Come ho precedentemente accennato, ritengo indispensabile che la Polonia abbia uno sbocco sul mare e ho di conseguenza tenuto in considerazione questa necessità. Io non sono uno statista democratico ma Nazional Socialista e quindi realista.

Considero tuttavia doveroso far presente al Governo di Varsavia che come la Polonia desidera uno sbocco sul mare, così la Germania ha bisogno di avere accesso alle sue province situate ad Est. Questi sono tutti problemi di difficile soluzione, ma la Germania non ne è responsabile; lo sono piuttosto gli impostori di Versailles che con la loro malvagità e avventatezza, hanno piazzato 100 barili di polvere intorno all’Europa muniti di miccia a lenta combustione. Questi problemi non possono essere risolti con idèe antiquate ma con nuovi metodi.

Lo sbocco al mare della Polonia e una strada Tedesca attraverso il Corridoio, ad esempio, non hanno nessun tipo di rilevanza militare, ma hanno un’importanza esclusivamente economica e psicologica. Assegnare un’importanza militare ad una strada di questo genere significa ignorare completamente la tattica e la strategia militare.

In seguito a queste considerazioni ho sottoposto al Governo Polacco le seguenti proposte:

(1) Danzica tornerà a far parte del Reich Tedesco come Città Libera.

(2) Alla Germania dovranno essere concesse una strada ed una ferrovia attraverso il Corridoio aventi entrambe lo status di extraterritorialità come lo stesso Corridoio.

In cambio la Germania è pronta a:

(1) Riconoscere alla Polonia ogni diritto economico su Danzica.

(2) Assicurare alla Polonia un porto franco a Danzica con accesso al mare completamente libero.

(3) Considerare definitivi gli attuali confini tra la Germania e la Polonia.

(4) Concludere con la Polonia un patto di non aggressione della durata di 25 anni, cioè oltre la durata della mia vita.

(5) Garantire l’indipendenza dello Stato Slovacco dalla Germania, dall’Ungheria e dalla Polonia che in pratica significa la rinuncia ad ogni egemonia Tedesca su questo territorio.

Il Governo Polacco ha respinto la mia proposta dichiarando di essere pronti soltanto a:

(1) Negoziare la questione relativa alla nomina del sostituto per la carica di Commissario della Società delle Nazioni.

(2) Prendere in considerazione le richieste tedesche relativamente al transito attraverso il Corridoio.

Sono profondamente amareggiato da questo incomprensibile atteggiamento del Governo Polacco che da solo non sarebbe così preoccupante se non fosse accompagnato da un altro fatto ancor più grave e cioè che la Polonia, come la Cecoslovacchia un anno fa, sotto la pressione di una mendace campagna internazionale, ritenga necessario chiamare alle armi le proprie truppe, nonostante la Germania non abbia compiuto finora alcun atto di ostilità nei suoi confronti.

È una situazione estremamente spiacevole e i posteri un giorno giudicheranno se è stato sensato e giusto rifiutare le proposte da me avanzate. Il mio è stato un tentativo per risolvere una questione intimamente sentita dal popolo Tedesco, attraverso un compromesso vantaggioso per entrambi i Paesi. Sono assolutamente convinto che in questa situazione la Polonia non sia affatto disposta a dare, ma sia pronta soltanto a ricevere, senza rendersi conto che Danzica non diventerà mai Polacca.

La presunta intenzione di attaccare da parte della Germania, inventata dalla stampa internazionale, ha spinto il Governo Polacco a sottoscrivere un impegno con l’Inghilterra in base al quale la Polonia, in determinate circostanze, sarebbe obbligata a prendere le armi contro la Germania in caso di conflitto tra la stessa Germania e un’altra qualsiasi Potenza Europea. Quest’obbligo è in netto contrasto con l’accordo sottoscritto a suo tempo da me e dal Maresciallo Pilsudski che prevedeva che la Polonia mantenesse inalterati i soli impegni assunti in precedenza con la Francia e dei quali peraltro eravamo a conoscenza.

Sottoscrivere successivamente nuovi accordi di questo tipo con altri Paesi non è consentito dai termini del Patto di non aggressione stipulato tra noi e i Polacchi. Se lo fosse stato non lo avrei mai firmato perché non avrebbe avuto senso lasciare aperta la possibilità per uno dei contraenti di assumere unilateralmente impegni di aiuto reciproco con un numero illimitato di partner.

Considero quindi risolto l’Accordo firmato tra me e il Maresciallo Pilsudski, essendo stato unilateralmente infranto dalla Polonia!
Ho già inviato una comunicazione in tal senso al Governo Polacco. Tuttavia, posso ribadire che questa decisione non modificherà il mio atteggiamento nei confronti dei problemi che vi ho appena illustrato. Qualora il Governo Polacco desiderasse proporre alla Germania nuovi accordi , sarò lieto di discuterli, ma naturalmente a condizione che tali accordi impegnino entrambe le parti in ugual misura. La Germania è assolutamente disponibile a sottoscrivere e a rispettare eventuali intese future.

1939 - Estratto del discorso di Hitler al Reichstag del 28 Aprile (2a Parte) (http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/hitler_reichstag13.htm)

Majorana
28-07-10, 17:30
MEMORANDUM DEL GOVERNO TEDESCO AL GOVERNO POLACCO
28 Aprile 1939

Il Governo Tedesco ha preso atto della dichiarazione Polacco-Britannica relativa alle trattative recentemente intercorse tra la Polonia e la Gran Bretagna. Secondo tale dichiarazione, tra il Governo Polacco e quello Britannico è stata raggiunta un’intesa preliminare, da tradursi a breve in un accordo definitivo, che prevede l’aiuto reciproco nel caso in cui sia minacciata, direttamente o indirettamente, l’indipendenza di uno dei due Stati.

Il Governo Tedesco ritiene di conseguenza doveroso comunicare al Governo Polacco quanto segue:

1. Quando nel 1933, dopo l’uscita della Germania dalla Società delle Nazioni, il Governo Nazional Socialista ha iniziato a riformare la politica tedesca, il suo primo obbiettivo è stato quello di consolidare le relazioni Tedesco-Polacche. Il Cancelliere del Reich Tedesco e il vecchio Maresciallo Pilsudski concordarono la decisione di risolvere le questioni aperte tra i due Stati attraverso intese dirette, abbandonando di fatto i metodi politici del passato.

2. Attraverso l’incondizionata rinuncia all’uso della forza, si è costruita una garanzia di pace tesa ad aiutare i due Stati nel difficile compito di risolvere tutti i problemi politici, economici e culturali nel rispetto dei reciproci interessi. Questo principio, contenuto nella Dichiarazione Tedesco-Polacca del 26 Gennaio 1934 in forma vincolante per entrambi, ha dato vita ad una fase completamente nuova nei rapporti tra Germania e Polonia e la storia politica degli ultimi cinque anni ne ha dimostrato l’efficacia. Il 26 Gennaio di quest’anno, quinto anniversario della firma di quella dichiarazione, ne è stata pubblicamente ribadita l’importanza, enfatizzando la volontà comune di continuare ad aderire nel tempo a quei principi stabiliti nel 1934.

3. L’Accordo che è stato ora concluso tra il Governo Polacco e quello Britannico è in netto ed aperto contrasto con le solenni dichiarazioni rilasciate alcuni mesi fa. Il Governo Tedesco prende atto, con sorpresa e stupore, di questo improvviso cambiamento di rotta nella politica estera Polacca. A prescindere dalle modalità con le quali è stato finalizzato, il nuovo Accordo Polacco-Britannico è un regolare patto di alleanza che, sia in senso generale che più specificatamente per l’attuale situazione delle relazioni politiche internazionali, è chiaramente ed esclusivamente diretto contro la Germania. Dagli impegni conseguentemente assunti dal Governo Polacco, appare del tutto evidente che la Polonia intende prendere attivamente parte ad un eventuale conflitto tra la Germania e la Gran Bretagna in caso di aggressione nei confronti della stessa Germania, anche se tale conflitto non influisse in alcun modo sui suoi interessi nazionali. Ciò rappresenta un duro colpo al principio della rinuncia all’uso della forza stabilito nella dichiarazione del 1934.

4. La contraddizione tra la Dichiarazione Tedesco-Polacca e l’Accordo Polacco-Britannico è comunque ben più ampia. La Dichiarazione del 1934 intendeva rappresentare una base per ricomporre tutte le divergenze sorte tra i due Paesi, attraverso un dialogo diretto tra Berlino e Varsavia e senza alcuna interferenza esterna, indipendentemente dalle situazioni o complicazioni internazionali. Naturalmente essa presupponeva una assoluta fiducia e lealtà reciproca.

5. Il Governo Polacco, con la sua recente decisione di concludere un’alleanza contro la Germania, lascia chiaramente intendere di preferire una promessa di aiuto da parte di una terza Potenza alla garanzia di pace offerta dal Governo Tedesco. In seguito a questa decisione il Governo Tedesco si vede costretto ad assumere che il Governo Polacco intenda al momento rinunciare al tentativo di trovare una soluzione ai problemi esistenti tra i due paesi attraverso amichevoli trattative, abbandonando così il sentiero tracciato nel 1934 che avrebbe dovuto condurre a riformare radicalmente le relazioni tra Germania e Polonia.

6. In questa situazione il Governo Polacco non può appellarsi al fatto che la dichiarazione congiunta del 1934 prevedesse che gli obblighi precedentemente sottoscritti da Germania e Polonia con terze Potenze non sarebbero stati annullati e che conseguentemente il Trattato di Alleanza tra la Polonia e la Francia potesse rimanere in vigore. Il Governo Tedesco ha accettato questa clausola consapevole del fatto che i potenziali pericoli derivanti dall’Alleanza Franco-Polacca venissero gradualmente rimossi in virtù degli amichevoli rapporti tra la Germania e la Polonia instaurati in seguito alla Dichiarazione del 1934. L’attuale Accordo di Alleanza con l’Inghilterra, che è entrato in vigore cinque anni dopo l’ufficializzazione della Dichiarazione del 1934, non può in nessun caso essere paragonato all’Alleanza Franco-Polacca tuttora in essere. Con questa nuova alleanza il Governo Polacco ha subordinato se stesso alla politica attualmente in atto in Europa, che mira all’accerchiamento della Germania.

7. Il Governo Tedesco, da parte sua, non ritiene di aver compiuto alcuna azione tale da giustificare un simile cambiamento nella politica Polacca. Ogni volta che se ne è presentata l’occasione esso ha fornito, sia pubblicamente che in colloqui riservati, le più ampie assicurazioni sulla propria volontà di considerare fondamentale lo sviluppo di relazioni amichevoli tra la Germania e la Polonia e ha dimostrato di rispettare gli interessi Polacchi in ogni decisione assunta in politica estera. È stato proprio per questa volontà che l’azione intrapresa a Marzo dalla Germania per la pacificazione dell’Europa Centrale non ha inciso negativamente in alcun modo, secondo l’opinione del Governo del Reich, sugli interessi Polacchi, ma al contrario, ha portato alla creazione di una frontiera Polacco-Ungherese definita dal Governo di Varsavia un importante obbiettivo politico. Inoltre il Governo Tedesco ha dato inequivocabili segnali circa la propria disponibilità a discutere amichevolmente con il Governo Polacco tutti i problemi che potessero sorgere in seguito alle mutate condizioni politiche dell’Europa Centrale.

8. Con uguale amichevole spirito, il Governo Tedesco ha tentato di risolvere anche un’altra questione attualmente in sospeso tra la Germania e la Polonia; quella relativa a Danzica. Che questo problema richieda una soluzione è innegabile sia da parte Tedesca che da parte Polacca. Per lungo tempo, in passato, il Governo Tedesco si è sforzato di convincere Varsavia che una soluzione equa per salvaguardare gli interessi di entrambi i Paesi fosse certamente possibile e che la rimozione degli ultimi ostacoli avrebbe aperto la strada ad una collaborazione politica tra Germania e Polonia con prospettive di sviluppo molto interessanti. In questo senso il Governo Tedesco non si è limitato a considerazioni di carattere generale, ma nel Marzo di quest’anno ha proposto al Governo Polacco un’intesa amichevole basata sul ritorno di Danzica nel Reich e sulla richiesta di una autostrada e di una ferrovia, entrambe con status di extra-territorialità, che colleghino la Prussia Orientale al Reich.

9. In cambio, il Reich si impegna a riconoscere il Corridoio Polacco e le attuali frontiere orientali della Polonia; a concludere con la Polonia un Patto di non aggressione della durata di 25 anni; a mantenere inalterati gli attuali interessi economici della Polonia a Danzica e a trovare un’intesa sui restanti problemi economici e di comunicazione derivanti dal rientro di Danzica nel Reich. Allo stesso tempo il Governo Tedesco è pronto a dichiarare la propria disponibilità a rispettare gli interessi Polacchi garantendo l’indipendenza della Slovacchia.

10. Nessuno, tra coloro che conoscono la situazione di Danzica e del Corridoio e i problemi ad essa connessi, potrà obbiettivamente negare che il contenuto di queste proposte rappresenti il minimo che si possa ragionevolmente chiedere da parte Tedesca per salvaguardare gli interessi irrinunciabili della Germania. Tuttavia il Governo Polacco ha dato una risposta, espressa in forma di controproposta, che nella sua essenza manca completamente di considerazione nei confronti del punto di vista Tedesco ed equivale di fatto ad un rifiuto delle proposte presentate. Il Governo Polacco inoltre, ha dimostrato la propria indisponibilità ad iniziare amichevoli colloqui con il Governo Tedesco decidendo, in modo inaspettatamente drastico, la parziale mobilitazione del suo esercito. Con questi ingiustificati provvedimenti il Governo Polacco ha reso chiaro ed evidente il significato e l’obbiettivo dei negoziati con il Governo Britannico, aperti immediatamente dopo aver rifiutato le nostre proposte. Il Governo Tedesco non considera necessario rispondere alla parziale mobilitazione Polacca con contromisure di carattere militare, ma non può tuttavia trascurare la decisione presa da Varsavia e si vede di conseguenza costretto, sebbene con rammarico, a dichiarare quanto segue:

(1) Il Governo Polacco non intende approfittare dell’opportunità offerta dal Governo Tedesco né per raggiungere un’intesa sulla questione di Danzica e salvaguardare definitivamente le frontiere tra la Polonia e il Reich, né per rafforzare le amichevoli relazioni tra i due Paesi. Il Governo Tedesco pertanto considera rifiutate le proprie proposte, avanzate proprio per raggiungere i sopraccitati obbiettivi.

(2) Il Governo Polacco ha assunto con un altro Stato obblighi politici che non sono compatibili con lo spirito, il significato e il contenuto della Dichiarazione congiunta Tedesco-Polacca del 26 Gennaio 1934, rendendola arbitrariamente e unilateralmente nulla.

11. Malgrado questa necessaria dichiarazione, il Governo del Reich non intende modificare il proprio atteggiamento nei confronti di eventuali future relazioni tra la Germania e la Polonia. Qualora il Governo Polacco intendesse procedere ad una intesa con la Germania attraverso un nuovo Trattato, il Governo Tedesco sarebbe disponibile a discuterlo e a sottoscriverlo a condizione che sia chiaramente ed inequivocabilmente vincolante per entrambe le parti.

1939 - Memorandum del Governo Tedesco a quello Polacco (http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/memo_tedesco14.htm)

Majorana
28-07-10, 17:30
LETTERA DI NEVILLE CHAMBERLAIN A HITLER
22 Agosto 1939

Vostra Eccellenza sarà già informata di alcuni provvedimenti presi dal Governo di Sua Maestà e annunciati questa sera sia dalla stampa che dalla radio.

E’ opinione del Governo di Sua Maestà che l’adozione di tali provvedimenti si renda necessaria sia per i movimenti militari che vengono segnalati ai confini della Germania, sia perché sembra che l’Accordo Russo-Tedesco recentemente annunciato, venga considerato da Berlino un evento in seguito al quale l’intervento della Gran Bretagna in difesa della Polonia non rappresenterebbe più un’eventualità da prendere in considerazione. Non potrebbe essere commesso errore più grave! Qualunque sia la natura di quell’Accordo, esso non potrà influenzare in alcun modo gli impegni che il Governo di Sua Maestà ha assunto verso la Polonia.

E’ stato da più parti affermato che se il Governo di Sua Maestà avesse assunto una posizione più netta nel 1914, la grande catastrofe della guerra avrebbe potuto essere evitata. Indipendentemente dalla veridicità di questa affermazione, il Governo di Sua Maestà è fermamente deciso ad evitare che in questa circostanza si ripeta una tale tragica eventualità.

Nel caso dovesse accadere l’irreparabile, il Governo di Sua Maestà è pronto ad impiegare, senza esitazioni, tutte le forze di cui dispone e sarebbe impossibile prevedere, una volta aperte le ostilità, quale potrebbe essere l’esito finale del conflitto. Sarebbe una pericolosa illusione ritenere che la guerra, qualora scoppiasse, avrebbe breve durata anche nel caso in cui si ottenessero rapidamente dei successi parziali.

Dopo aver reso estremamente chiara la nostra posizione, desidero ribadire la mia convinzione che una guerra tra i nostri due Paesi si rivelerebbe per entrambi una grave calamità e sono assolutamente certo che né il nostro popolo né il vostro la desiderano. Non vedo nulla nei contrasti sorti tra la Germania e la Polonia che non possa e non debba essere risolto senza ricorrere alla forza se solo si riuscisse a ricreare quel clima di fiducia decisamente diverso da quello che oggi sembra invece prevalere.

Noi siamo stati e saremo sempre pronti a dare il nostro contributo per creare le condizioni necessarie a far svolgere questi negoziati e risolvere quei problemi che possono influenzare il futuro delle relazioni internazionali, compresi quelli relativi a questioni di nostro reciproco interesse.

Nell’attuale clima di tensione, la strada del dialogo è ovviamente irta di difficoltà, ma più a lungo questa tensione durerà, più sarà difficile far prevalere la ragione. Queste difficoltà potrebbero comunque essere mitigate, se non addirittura rimosse, se entrambe le parti addivenissero ad una tregua evitando polemiche e provocazioni reciproche.

Se si realizzasse questa tregua, durante la quale si potessero esaminare ed analizzare le cause delle divergenze come ad esempio il trattamento delle minoranze etniche, sarebbe lecito sperare di riuscire ad organizzare quei negoziati diretti tra Germania e Polonia attraverso i quali appianare ogni contrasto (con l’aiuto di un intermediario neutrale se entrambe le parti lo ritenessero utile).

Devo però far presente che la sottile speranza di successo di questi negoziati è affidata alla volontà dei governi coinvolti di accettare la condizione che gli eventuali accordi raggiunti vengano garantiti da altre Potenze. Il Governo di Sua Maestà è pronto, qualora gli venisse richiesto, ad assumersi questa responsabilità.

Devo confessare che al momento attuale non vedo altra via per evitare all’Europa la catastrofe della guerra. Tenendo presente le gravi conseguenze che l’umanità potrebbe dover sopportare per le azioni dei propri Governanti, sono sicuro che Vostra Eccellenza valuterà con la massima attenzione queste mie considerazioni.

Sinceramente vostro,
NEVILLE CHAMBERLAIN (Primo Ministro del Governo di Sua Maestà Britannica)

1939 - Lettera di Chamberlain a Hitler del 22 Agosto (http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/chamberlain_hitler56.htm)

Majorana
28-07-10, 17:31
RISPOSTA DI HITLER ALLA LETTERA DI CHAMBERLAIN DEL 22 AGOSTO 1939
Berlino, 23 Agosto 1939

Vostra Eccellenza,

L’Ambasciatore Britannico mi ha appena consegnato la lettera con la quale Vostra Eccellenza, a nome del Governo di Sua Maestà, intende richiamare la mia attenzione su una serie di punti da Lei definiti di grande importanza.

Mi permetta di risponderLe nel modo seguente:

1. La Germania non ha mai cercato lo scontro con l’Inghilterra e non ha mai interferito negli interessi inglesi, anzi al contrario per anni si è sempre sforzata sfortunatamente invano, di allacciare con essa rapporti di amicizia. Per raggiungere questo obbiettivo ha volontariamente accettato limitazioni ai propri interessi in Europa, difficilmente tollerabili da un punto di vista strettamente politico.

2. Il Reich Tedesco, come ogni altro Stato, ha determinati particolari interessi ai quali non può assolutamente rinunciare. Questi interessi non vanno oltre i limiti stabiliti dalla storia, ma rappresentano dei prerequisiti economicamente vitali. Alcuni di questi hanno assunto e assumono tuttora un significato politico e psicologico che nessun Governo Tedesco può ignorare.
Il primo è rappresentato dalla città di Danzica e dal relativo Corridoio. Diversi uomini di stato, storici e letterati anche Inglesi, erano ben consci di questo problema almeno fino a pochi anni fa. Vorrei aggiungere che tutti quei territori che fanno parte dei suddetti interessi tedeschi e in particolare quelle terre che sono tornate a far parte del Reich 18 mesi fa, da oltre mille anni devono il loro sviluppo culturale non agli Inglesi, ma esclusivamente ai Tedeschi.

3. La Germania è pronta a dirimere la questione di Danzica e del Corridoio attraverso negoziati basati su una proposta di grande e leale generosità. Le dichiarazioni rilasciate dall’Inghilterra sulla mobilitazione tedesca contro la Polonia, le asserzioni riguardanti presunte intenzioni aggressive nei confronti della Romania, dell’Ungheria etc. e le cosiddette dichiarazioni di garanzia successivamente rilasciate, hanno di fatto raffreddato nei Polacchi, forti di questa copertura, la volontà di negoziare sulla base di proposte gradite anche alla Germania.

4. L’incondizionata promessa fatta dall’Inghilterra alla Polonia di aiutarla in qualsiasi circostanza, indipendentemente dalle cause di un possibile conflitto, potrebbero essere interpretate da quest’ultima come un incoraggiamento a scatenare un’ondata di spaventoso terrorismo contro il milione e mezzo di cittadini tedeschi che vivono attualmente in territorio Polacco. Le atrocità che da allora si commettono in quel paese sono terribili per coloro che devono subirle e intollerabili per una grande potenza come il Reich Tedesco che si vorrebbe rimanesse passivo spettatore di questi avvenimenti. La Polonia si è resa colpevole di numerose violazioni degli obblighi che aveva nei confronti di Danzica; ha avanzato richieste con carattere di ultimatum e iniziato un lento processo di strangolamento economico della città.

5. Il Governo Tedesco ha pertanto informato il Governo Polacco che non è disposto ad accettare passivamente questa situazione. Esso non tollererà oltre future richieste con carattere di ultimatum, non consentirà il protrarsi delle persecuzioni contro le minoranze tedesche e si opporrà allo strangolamento di Danzica condotto attraverso misure di carattere economico, come la recente istituzione dei blocchi doganali. Non è inoltre disposto a subire altri atti di provocazione diretti contro il Reich. A parte questo, la questione di Danzica e del Corridoio deve essere comunque risolta e lo sarà.

6. Vostra Eccellenza mi informa a nome del Governo Britannico, che sarete obbligati a correre in aiuto della Polonia nel caso in cui ci fosse un intervento militare da parte della Germania. Prendo atto di questa Sua affermazione ma Le assicuro che essa non influirà sulla determinazione con la quale il Governo Tedesco intende salvaguardare gli interessi del Reich descritti al Paragrafo 5 di questa lettera. Condivido con Lei la certezza di prevedere una lunga guerra qualora questa scoppiasse. La Germania, se attaccata dall’Inghilterra, si farà trovare preparata e risoluta. Ho già dichiarato più di una volta di fronte al popolo Tedesco e al mondo intero, che non possono esserci dubbi sulla determinazione del nuovo Reich a sopportare ogni sorta di sofferenze e tribolazioni, per quanto lunghe esse potranno essere, piuttosto che sacrificare gli interessi nazionali e il proprio onore.

7. Il Governo del Reich prende atto del fatto che il Governo Britannico ha intenzione di adottare misure di mobilitazione che secondo quanto si evince dalla Sua lettera, sono chiaramente dirette solo contro la Germania. Viene anche ribadito che la Francia si comporterà in modo analogo. Poiché la Germania non ha mai avuto l’intenzione di adottare misure militari contro Inghilterra e Francia, se non quelle a carattere difensivo, ribadendo più volte che non intende attaccare nè ora nè in futuro sia l’Inghilterra che la Francia, ne consegue che questa iniziativa di mobilitazione militare, Signor Primo Ministro, rappresenta una chiara minaccia diretta contro il Reich. Informo pertanto Vostra Eccellenza che qualora queste misure militari venissero rese esecutive, ordinerò immediatamente la mobilitazione delle forze armate tedesche.

8. La decisione di affrontare pacificamente i problemi Europei non spetta alla Germania, ma a coloro che dal Diktat di Versailles in poi si sono ostinatamente opposti ad ogni revisione di quel Trattato. Soltanto un significativo cambiamento nell’atteggiamento delle Potenze responsabili di ciò potrà produrre una reale e positiva svolta nelle relazioni tra Inghilterra e Germania. Ho lottato tutta la vita per l’amicizia Anglo-Tedesca, ma il comportamento adottato finora dalla diplomazia Britannica ha dimostrato la inutilità di questi miei tentativi. Se in futuro ci saranno segnali di cambiamento in questo senso, nessuno ne sarà più felice di me.

ADOLF HITLER

Majorana
28-07-10, 17:32
TELEGRAMMA DI F. M. SHEPHERD A LORD HALIFAX*
Danzica, 23 Agosto 1939

Invio la traduzione del Decreto emesso dal Senato di Danzica il 23 Agosto.

DECRETO

Articolo 1.
Il Gauleiter di Danzica è il Capo dello Stato (Staatsoberhaupt) della Città Libera.

Articolo 2.
Questo Decreto entra in vigore oggi, 23 Agosto 1939.

**************

Segue la traduzione delle lettere datate 24 Agosto dal Presidente del Senato Artur GREISER al Gauleiter di Danzica, Albert FORSTER, e la risposta di quest'ultimo.

(1) Da Artur GREISER a Albert FORSTER:

Il Senato, nel corso della seduta di ieri, ha approvato una risoluzione secondo la quale Lei è stato nominato, con effetto immediato, Staatsoberhaupt della Città Libera di Danzica. Oggi inoltre è stato redatto e firmato un decreto che rende operativa tale risoluzione. In seguito a questi due atti ufficiali del Governo, la Costituzione di Danzica viene pertanto modificata in tal senso. Il Senato mi ha autorizzato a chiederLe di accettare immediatamente questa nomina che in questi ultimi difficili ma meravigliosi decisivi giorni testimoni l’unità tra il Partito e lo Stato, spesso messa in discussione ma che in realtà è sempre esistita.

(2) Risposta di Albert FORSTER:

Ho preso atto del contenuto della Vostra lettera del 24 Agosto, dell’allegato Decreto relativo alla nomina dello Staatsoberhaupt della Città Libera di Danzica, nonché della risoluzione approvata dal Senato il 23 Agosto 1939. Oltre a svolgere la mia funzione di Capo del N.S.D.A.P. del distretto di Danzica sono naturalmente pronto, in questi giorni così decisivi per la città, ad assumere anche la responsabilità di Capo dello Stato. Con questo Decreto, emesso il 23 Agosto 1939, è stata ufficialmente sancita una realtà che di fatto esisteva già dal 1933, cioè da quando il Nazional Socialismo è salito al potere.

SHEPHERD (Console Generale Britannico a Danzica)

* Ministro degli Esteri del Governo Britannico

1939 - Telegramma di Shepherd ad Halifax del 26 Agosto (http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/shepherd_halifax62.htm)

Majorana
28-07-10, 17:33
LETTERA DI M. CHODAKI AL SENATO DI DANZICA
Varsavia, 24 Agosto 1939

Nota inviata dai Polacchi al Senato di Danzica, in risposta al Decreto del 23 Agosto 1939

Il Consigliere di Stato, Signor BOETTCHER, ha oggi informato il Consigliere del Commissariato Generale Polacco della risoluzione approvata dal Senato di Danzica, confermata dagli organi di stampa, con la quale si conferiscono al Gauleiter Albert FORSTER la carica e le funzioni di Capo dello Stato della Città Libera (Staatsoberhaupt).

Rivolgendomi al Senato di Danzica, che secondo quanto stabilito dalla Costituzione della Città Libera rappresenta l’Istituzione che esercita la suprema autorità in tutto il territorio, pronuncio a nome del mio Governo la seguente dichiarazione:

"Il Governo Polacco considera priva di fondamento giuridico la risoluzione con la quale il Senato della Città Libera istituisce una nuova funzione dello Stato, non prevista da alcuna norma Costituzionale, alla quale le attuali Autorità Istituzionali di Danzica dovrebbero essere subordinate. Il Governo Polacco si riserva il diritto di assumere una appropriata posizione in merito. Occorre tuttavia ricordare alle Autorità della Città Libera che il Governo Polacco ha già diffidato più volte e nel modo più fermo il Senato dall’adottare la politica del “fatto compiuto”, avvertendolo delle gravi conseguenze che ciò comporterebbe e la cui responsabilità ricadrebbe esclusivamente sulle Autorità di Danzica."

M. CHODAKI (Commissario Generale Polacco a Danzica)

1939 - Lettera di Chodaki al Senato di Danzica il 24-8-1939 (http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/polonia_senato63.htm)

Majorana
28-07-10, 17:34
INCONTRO TRA SIR N. HENDERSON E HITLER

25 Agosto 1939

Verbale dell'incontro del 25 Agosto 1939 tra HITLER e l'Ambasciatore Britannico a Berlino, Sir Nevile HENDERSON, e da questi trasmesso al Primo Ministro CHAMBERLAIN.


Il Führer ha iniziato dichiarando che l’Ambasciatore Britannico, al termine dell’ultimo colloquio, ha dato corpo alla speranza che nonostante tutto un accordo tra la Germania e l’Inghilterra potrebbe ancora essere possibile. Egli (il Führer) ha perciò riflettuto ancora una volta sulla situazione e desidererebbe muoversi nei confronti dell’Inghilterra con la stessa decisione con la quale ha concluso il recente accordo con l’URSS. La seduta della Camera dei Comuni di ieri con i discorsi tenuti dal Sig. Chamberlain e da Lord Halifax, hanno spinto il Führer ad incontrare nuovamente l’Ambasciatore Britannico. L’ affermazione secondo cui la Germania tenderebbe a conquistare il mondo è secondo lui ridicola. L’Impero Britannico abbraccia 40 milioni di chilometri quadrati, la Russia 19, l’America quasi 10, mentre la Germania conta meno di 600,000 km2 e da questi numeri al Führer risulta abbastanza chiaro chi vuole realmente conquistare il mondo.

Il Führer rilascia all’Ambasciatore Britannico la seguente comunicazione:

1. Le attuali provocazioni della Polonia sono diventate intollerabili e non fa alcuna differenza sapere chi ne è personalmente responsabile. Se il Governo Polacco continua a negare le proprie responsabilità, significa che non è in grado di esercitare alcuna influenza sulle autorità militari che ad esso sono subordinate. La scorsa notte sono avvenuti ventuno incidenti di frontiera, ma da parte tedesca si è mantenuta la più assoluta calma nonostante che tutti gli incidenti siano stati provocati dai Polacchi. Se il Governo Polacco dichiara che non ne è responsabile vuol dire che non è più in grado di controllare la propria gente.

2. In ogni caso la Germania è determinata ad eliminare queste condizioni Macedoni dalle proprie frontiere orientali e lo farà non solo per ristabilire l’ordine, ma anche nell’interesse della pace in Europa.

3. Il problema di Danzica e del Corridoio deve essere risolto. Il Primo Ministro Britannico ha tenuto un discorso che non è stato affatto orientato ad indurre la Germania a modificare il proprio atteggiamento. Quel discorso potrebbe solo portare ad una terribile guerra che si rivelerebbe ancor più sanguinosa di quella del ’14-’18, anche se a differenza di quella la Germania non dovrà combattere su due fronti. L’accordo con la Russia è stato raggiunto senza condizioni e comporta un cambiamento radicale nella politica estera del Reich. La Russia e la Germania non combatteranno più tra loro e gli accordi raggiunti renderanno il Reich economicamente sicuro qualora la guerra durasse molto a lungo.

Il Führer ha chiesto un’intesa Anglo-Tedesca poiché secondo lui una guerra tra l’Inghilterra e la Germania porterebbe vantaggi solo alla Germania e nessuno all’Inghilterra.

Il Führer ha dichiarato che il problema Tedesco-Polacco deve essere risolto e lo sarà. Presenterà quindi all’Inghilterra una nuova ampia ed esauriente offerta di pace. Egli è un uomo dalle grandi decisioni ed in questo caso saprà dimostrarsi grande anche nell’azione. Egli riconosce l’Impero Britannico ed è pronto ad impegnarsi personalmente affinché continui ad esistere e a mettere a disposizione degli Inglesi la potenza del Reich Tedesco alle seguenti condizioni:

(1) Che le richieste coloniali avanzate dalla Germania, peraltro limitate e quindi negoziabili pacificamente, siano soddisfatte.

(2) Che non venga chiesto alla Germania di cancellare gli impegni assunti nei confronti dell’Italia così come la Germania non chiede all’Inghilterra di rinunciare ai propri obblighi verso la Francia.

Il Führer desidera inoltre enfatizzare l’irrevocabile decisione della Germania di non entrare mai più in conflitto con la Russia. Egli è pronto a concludere accordi con l’Inghilterra i quali, come è stato già sottolineato, non solo garantirebbe il riconoscimento da parte della Germania dell’esistenza dell’Impero Britannico, ma assicurerebbe all’Impero stesso l’appoggio Tedesco ovunque sia necessario.

Il Führer sarebbe anche disposto ad accettare una ragionevole limitazione degli armamenti che sia in linea con la nuova situazione politica e che risulti economicamente sostenibile. Infine il Führer ribadisce che una modifica dei confini occidentali della Germania non rientra nei suoi programmi. Le fortificazioni che vi sono state costruite spendendo svariati miliardi, rappresentano la definitiva frontiera del Reich.

Egli afferma che se il Governo Britannico prenderà in seria considerazione queste proposte, esse potrebbero rivelarsi una benedizione sia per la Germania che per l’Impero Britannico, ma se le respingesse sarebbe la guerra e in questo caso la Gran Bretagna non ne uscirebbe affatto rafforzata, come ha dimostrato l’ultimo conflitto.

Il Führer ha ripetuto ancora una volta che egli è un uomo dalle decisioni “ad infinitum” alle quali egli stesso si sente legato e che questa è la sua ultima offerta. Immediatamente dopo aver risolto la questione Tedesco-Polacca, egli riprenderà i contatti con il Governo Britannico.

1939 - Incontro tra Henderson e Hitler il 25 Agosto (http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/hitler_henderson68.htm)

Majorana
28-07-10, 17:35
RISPOSTA BRITANNICA ALLE COMUNICAZIONI DI HITLER DEL 23 E 25 AGOSTO

28 Agosto 1939

Il Governo di Sua Maestà ha ricevuto il messaggio inviatogli dal Cancelliere Tedesco attraverso l’Ambasciatore Britannico a Berlino e lo ha esaminato con la dovuta attenzione.

1. Il desiderio del Cancelliere di considerare l’amicizia come base fondamentale delle relazioni tra la Germania e l’Impero Britannico è pienamente condiviso dal Governo di Sua Maestà il quale è altresì convinto che tra i due Paesi potrebbe essere raggiunta una duratura intesa foriera di notevoli benefici per entrambi.

2. Il messaggio del Cancelliere affronta due importanti questioni: le divergenze esistenti tra la Germania e la Polonia e le relazioni tra la Germania e la Gran Bretagna. In riferimento a queste ultime, il Governo di Sua Maestà rileva che il Cancelliere Tedesco avanza alcune proposte che a determinate condizioni, sarebbe pronto a discutere con il Governo Britannico per raggiungere un’intesa globale tra i due Paesi. Queste proposte sono naturalmente illustrate in forma molto generica e richiederebbero una definizione più precisa, ma il Governo di Sua Maestà è pronto a considerarle, con qualche precisazione supplementare, come base di dialogo e qualora le divergenze tra la Germania e la Polonia fossero pacificamente ricomposte, è disposto a discuterle alla prima occasione con la ferma volontà di raggiungere un accordo.

3. La condizione che il Cancelliere Tedesco pone è che ci sia innanzitutto una soluzione delle controversie tra la Germania e la Polonia. Una condizione che trova la piena approvazione da parte del Governo di Sua Maestà ma che dipende, ovviamente, dalla natura di tale soluzione e dal metodo che si intende seguire per raggiungerla. Su questi punti, dei quali nel messaggio non vi è cenno alcuno ma la cui importanza non può essere considerata secondaria dal Cancelliere, il Governo di Sua Maestà ritiene che un’intesa sia essenziale affinché la situazione evolva positivamente. Il Governo Tedesco si renderà certamente conto che il Governo di Sua Maestà ha degli obblighi verso la Polonia che intende onorare. Il Governo Britannico non potrebbe pertanto accettare alcun beneficio derivante da un eventuale accordo con la Germania che compromettesse l’indipendenza di uno Stato al quale ha promesso protezione.

4. E’ opinione del Governo di Sua Maestà che una soluzione ragionevole per ricomporre i contrasti tra la Germania e la Polonia potrebbe e dovrebbe essere trovata attraverso un accordo tra i due Paesi. Tale accordo dovrebbe salvaguardare gli interessi vitali della Polonia dei quali lo stesso Cancelliere Tedesco, nel suo discorso del 28 Aprile scorso, ha riconosciuto l’importanza. Come peraltro affermato dal Primo Ministro nella sua lettera del 22 Agosto al Cancelliere Tedesco, il Governo di Sua Maestà considera ciò essenziale per il buon esito delle trattative. Dovrà in ogni caso essere previsto che gli eventuali accordi raggiunti siano poi garantiti da altre Potenze e il Governo di Sua Maestà è pronto, qualora gli venisse richiesto, a dare il proprio contributo affinché queste garanzie siano rispettate.

Secondo il Governo di Sua Maestà, il prossimo passo da compiere dovrebbe essere l’apertura di un confronto diretto tra il Governo Tedesco e quello Polacco basato sui principi sopra descritti e cioè la salvaguardia degli interessi vitali della Polonia e la garanzia internazionale che tuteli il rispetto degli accordi raggiunti. Il Governo Britannico ha già ricevuto assicurazione dal Governo Polacco sulla propria disponibilità ad aprire un dialogo su queste basi e spera che il Governo Tedesco faccia altrettanto. Se, come il Governo di Sua Maestà si augura, si giungesse ad un accordo in questo senso, potrebbe aprirsi il negoziato tra la Germania e la Gran Bretagna per raggiungere quella larga intesa che entrambi i Paesi auspicano.

5. Il Governo di Sua Maestà concorda con il Cancelliere Tedesco che uno dei principali pericoli della crisi Tedesco-Polacca è rappresentato dal trattamento riservato alle minoranze etniche. L’attuale stato di tensione, i ripetuti incidenti di frontiera, le notizie relative ai maltrattamenti subiti dalle minoranze etniche e la esasperata propaganda, rappresentano un costante pericolo per la pace. E’ quindi estremamente urgente adottare provvedimenti per impedire che questi incidenti si ripetano e che circolino notizie incontrollate in modo da individuare, in assenza di reciproche provocazioni, ogni possibile soluzione pacifica. Il Governo di Sua Maestà è fiducioso che entrambi i Governi coinvolti condividano queste considerazioni.

6. Il Governo di Sua Maestà ha sempre sostenuto di voler assumere un atteggiamento estremamente chiaro relativamente alle divergenze Tedesco-Polacche e confida nel fatto che il Cancelliere Tedesco non pensi che a causa degli obblighi assunti verso la Polonia, esso non abbia la volontà di usare tutta la sua influenza per raggiungere una soluzione soddisfacente per tutti. Il Governo di Sua Maestà ritiene essenziale il raggiungimento di un accordo, non solo per le positive conseguenze che ne deriverebbero, ma anche per le più ampie intese di cui il Cancelliere Tedesco ha parlato con tanta convinzione.

7. Non è necessario ribadire in questa lettera i vantaggi derivanti da una soluzione pacifica rispetto alla decisione di risolvere i problemi attraverso la forza delle armi le cui conseguenze sono già state chiaramente illustrate dal Primo Ministro nella lettera inviata al Cancelliere il 22 Agosto e che lo stesso Cancelliere certamente condivide. D’altra parte il Governo di Sua Maestà, notando con interesse il riferimento alla limitazione degli armamenti che appare nel messaggio del Cancelliere, ritiene che se si troverà una soluzione pacifica il mondo potrà fiduciosamente rinunciare ai preparativi di guerra e tornare a svolgere le più normali pacifiche attività.

8. Una giusta ricomposizione delle divergenze tra la Germania e la Polonia possono aprire la strada alla pace mondiale, mentre un eventuale fallimento delle trattative potrebbe distruggere le speranze di un’intesa tra Germania e Gran Bretagna, costringendo i due Paesi ad intraprendere una guerra che rischierebbe di coinvolgere il mondo intero. Una tale eventualità sarebbe una calamità senza precedenti nella storia.


1939 - Risposta del Governo Britannico a Hitler del 28 Agosto (http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/risposta_granbretagna74.htm)

Majorana
28-07-10, 17:36
RISPOSTA DI HITLER ALLA LETTERA DEL GOVERNO BRITANNICO DEL 28
AGOSTO 1939
Consegnata nelle mani di Sir N. Henderson* la sera del 29 Agosto 1939

L’Ambasciatore Britannico a Berlino ha doverosamente posto all’attenzione del Governo di Sua Maestà alcune mie considerazioni che hanno le seguenti finalità:

1. Ribadire ancora una volta la volontà del Governo del Reich di raggiungere un reale accordo Anglo-Tedesco basato sulla cooperazione e l’amicizia reciproca.

2. Diradare ogni dubbio sul fatto che tale accordo possa essere raggiunto rinunciando agli interessi vitali della Germania e alle sue richieste basate sul senso umano di giustizia e sulla difesa della dignità nazionale e dell’onore del nostro popolo.

Il Governo Tedesco ha rilevato con soddisfazione, sia nella risposta del Governo Britannico che nelle parole del suo Ambasciatore, la disponibilità a migliorare le relazioni tra la Germania e l’Inghilterra e a svilupparle ed ampliarle nella direzione indicata dallo stesso Governo Tedesco.

In relazione a ciò, il Governo Britannico è ugualmente convinto che l’eliminazione della tensione Tedesco-Polacca, diventata ormai insopportabile, sia il pre-requisito indispensabile per raggiungere tale obbiettivo.

Fin dall’Autunno dello scorso anno e più recentemente nel Marzo di quest’anno, sono state presentate al Governo Polacco delle proposte sia scritte che verbali che nel rispetto dell’amicizia che ci lega alla Polonia, offrivano una serie di possibili soluzioni ai problemi esistenti e che potevano ritenersi accettabili da entrambe le parti. Il Governo Britannico è perfettamente al corrente del fatto che il Governo Polacco le ha respinte dopo averle inizialmente considerate convenienti. Allo stesso tempo questo rifiuto è stato preso a pretesto per giustificare l’adozione di misure militari che da allora si sono sempre più intensificate.

La Polonia è in stato di effettiva mobilitazione già dalla metà del mese scorso, accompagnando questa iniziativa con una serie di abusi commessi a Danzica su istigazione delle stesse autorità Polacche e minacciando la città con una serie di pretese avanzate in forma di ultimatum. La chiusura delle frontiere, realizzata inizialmente con provvedimenti doganali e successivamente con misure militari che hanno di fatto ridotto significativamente il traffico mercantile di Danzica, è stata imposta con l’obbiettivo di annullare politicamente e distruggere economicamente la comunità di lingua tedesca della città.

A tutto ciò si sono aggiunte barbariche azioni di maltrattamento e altre forme di persecuzione nei confronti dei numerosi cittadini di etnia tedesca residenti in Polonia, inclusa la loro eliminazione fisica o il loro allontanamento alle più crudeli condizioni. Questa situazione è inaccettabile per una Grande Potenza e costringe la Germania, dopo mesi di passiva attesa, a compiere i passi necessari per salvaguardare i propri legittimi interessi. Il Governo Tedesco ritiene che la situazione che si è venuta a creare non è più tollerabile e non può quindi essere trattata con indifferenza.

Le richieste Tedesche relativamente a questo territorio sono conformi a ciò che prevede la revisione del Trattato di Versailles, ossia il ritorno di Danzica e del Corridoio alla Germania e il diritto all’esistenza dei cittadini di etnia tedesca che vivono nei territori che rimarranno alla Polonia.

Il Governo Tedesco rileva con soddisfazione che il Governo Britannico, in linea di principio, è convinto che una qualche soluzione deve essere trovata per uscire dalla situazione che si è venuta a creare e che non possono esserci dubbi sul fatto che per trovarla non rimangono settimane o giorni, ma forse solo ore.

Occorre tenere in debita considerazione che in qualsiasi momento potrebbero verificarsi degli incidenti che la Germania non potrebbe ormai continuare a tollerare.

Mentre il Governo Britannico ritiene ancora che questa grave situazione possa essere risolta attraverso negoziati diretti, il Governo Tedesco sfortunatamente non condivide più questa convinzione. Abbiamo invano tentato di imbarcarci in questi negoziati di pace che il Governo Polacco ha però sdegnosamente rifiutato adottando le sopradescritte misure di carattere militare.

Il Governo Britannico annette molta importanza ai seguenti due fatti:

(1) che il pericolo di un imminente conflitto armato sarebbe scongiurato da negoziati diretti che dovrebbero svolgersi il più presto possibile,

(2) che il diritto all’esistenza dello Stato Polacco dovrebbe essere politicamente ed economicamente salvaguardato da garanzie internazionali.

In merito a ciò il Governo Tedesco dichiara quanto segue:

Sebbene scettico sull’esito favorevole dei negoziati, il Governo Tedesco è comunque pronto ad accettare la proposta Inglese di ricorrere a contatti diretti. Ciò esclusivamente per effetto della dichiarazione scritta inviataci dal Governo Britannico in base alla quale anch’esso desidera sottoscrivere un patto di amicizia secondo le linee generali illustrate all’Ambasciatore Inglese. In questo modo il Governo Tedesco desidera dare al Governo e alla nazione Britannica, una prova di sincerità sulle reali intenzioni della Germania di allacciare un duraturo rapporto di amicizia con il Regno Unito. Il Governo del Reich ritiene comunque doveroso sottolineare al Governo Britannico che nel caso di una revisione territoriale in Polonia, non potrà impegnarsi in garanzie di alcun tipo senza la partecipazione e l’approvazione dell’URSS. Nell’avanzare queste proposte, il Governo Tedesco ribadisce di non aver mai avuto alcuna intenzione di ledere gli interessi vitali della Polonia, né di porre in discussione l’esistenza di uno Stato Polacco indipendente. Il Governo Tedesco conseguentemente accetta l’offerta del Governo Britannico di esercitare la propria influenza per assicurare l’invio a Berlino di un emissario Polacco dotato di pieni poteri, per Mercoledì 30 Agosto 1939. Il Governo Tedesco elaborerà immediatamente delle proposte per una accettabile soluzione della crisi e le sottoporrà al Governo Britannico, se possibile prima dell’arrivo del plenipotenziario Polacco.

* Ambasciatore del Governo Britannico a Berlino

1939 - Risposta di Hitler al Governo Britannico del 29 Agosto (http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/hitler_governobritannico78.htm)

Avamposto
28-07-10, 17:36
http://eternity.xhost.ro/hitler.jpg

Majorana
28-07-10, 17:37
RISPOSTA DEL GOVERNO BRITANNICO ALLA LETTERA DI HITLER DEL 29
AGOSTO 1939
Consegnata da Sir N. Henderson a von Ribbentrop alle 24:00 del 30 Agosto 1939

1. Il Governo di Sua Maestà apprezza l’amichevole riferimento al desiderio espresso attraverso la dichiarazione contenuta nella risposta del Governo Tedesco di raggiungere un’intesa Anglo-Tedesca e l’affermazione relativa all’influenza che questo desiderio ha esercitato sulla politica della Germania.

2. Il Governo di Sua Maestà condivide questo desiderio di migliorare le relazioni tra la Gran Bretagna e la Germania, ma non può legare il raggiungimento di questo obbiettivo al sacrificio degli interessi di altri Paesi amici. Il Governo Britannico comprende pienamente che il Governo Tedesco non può sacrificare gli interessi vitali della Germania, così come comprende che il Governo Polacco non possa sacrificare quelli della Polonia. Il Governo di Sua Maestà ritiene tuttavia, che gli interessi di entrambi i Paesi non siano tra loro incompatibili.

3. Il Governo di Sua Maestà rileva con soddisfazione che il Governo Tedesco accetta la proposta Britannica di allacciare contatti diretti con il Governo Polacco.

4. Il Governo di Sua Maestà rileva altresì la disponibilità del Governo Tedesco ad accettare, in linea di principio, la condizione che qualsiasi accordo raggiunto sia protetto da garanzie internazionali. La decisione relativa ai Paesi che avranno la responsabilità di garantire il rispetto degli eventuali accordi sarà presa successivamente e il Governo di Sua Maestà spera che il Governo Tedesco, per evitare inutili perdite di tempo, si attivi rapidamente per ottenere l’assenso dell’URSS, il cui coinvolgimento come garante non è mai stato messo in discussione dal Governo Britannico.

5. Il Governo di Sua Maestà nota inoltre che il Governo Tedesco accetta la posizione del Governo Britannico sull’indipendenza e gli interessi vitali della Polonia.

6. Il Governo di Sua Maestà esprime qualche riserva sulle particolari richieste avanzate dal Governo Tedesco contenute nella lettera del 29 Agosto. Il Governo Britannico registra che il Governo Tedesco sta elaborando delle proposte per una possibile soluzione e non nutre alcun dubbio sul fatto che tali proposte saranno attentamente esaminate durante i negoziati per stabilire la loro compatibilità con le condizioni fondamentali che il Governo di Sua Maestà ha indicato e che in linea di principio il Governo Tedesco ha dichiarato di essere pronto ad accettare.

7. Il Governo di Sua Maestà informerà subito il Governo Polacco sul contenuto della risposta del Governo Tedesco. Le modalità per allacciare i primi contatti e organizzare i negoziati dovranno essere ovviamente concordate con urgenza tra i Governi di Germania e Polonia, ma il Governo Britannico ritiene irrealistico il tentativo di stabilire contatti entro oggi.

8. Il Governo di Sua Maestà si rende pienamente conto della necessità di accelerare l’inizio del negoziato e condivide le apprensioni del Cancelliere per la mobilitazione dei due eserciti che si fronteggiano. Il Governo Britannico pertanto, sollecita urgentemente entrambe le parti ad impegnarsi affinché durante i negoziati non intraprendano alcuna azione militare di aggressione. Il Governo di Sua Maestà è sicuro di ottenere tale impegno da parte del Governo Polacco se il Governo Tedesco farà altrettanto.

9. Il Governo di Sua Maestà suggerisce inoltre di individuare per Danzica un provvisorio modus vivendi al fine di prevenire qualsiasi incidente che potrebbe rendere molto più difficili le relazioni Tedesco-Polacche.


1939 - Risposta del Governo Britannico del 30 Agosto a Hitler (http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/uk_hitler89.htm)

Majorana
28-07-10, 17:38
DIRETTIVA No.1 DI HITLER SULLA CONDUZIONE DELLA GUERRA
Berlino, 31 Agosto 1939
COMANDO SUPREMO DELLE FORZE ARMATE

1. Ora che tutti i tentativi politici per risolvere pacificamente l’intollerabile situazione creatasi alla frontiera Orientale sono falliti, ho deciso di ricorrere alla forza.

2. L’attacco alla Polonia deve essere portato a termine secondo il programma previsto dal “Piano Bianco”, ma con alcune variazioni riguardanti l’Esercito che nel frattempo ha quasi completato il suo schieramento. Attribuzione degli incarichi e obbiettivi operativi rimangono inalterati.

Data dell’attacco: 1 Settembre 1939

Ora dell’attacco: 4:45 del mattino

Le operazioni militari a Gdynia, alla Baia di Danzica e al Ponte di Dirschau scatteranno alla stessa data e alla stessa ora.

3. Sul versante Occidentale è importante che la responsabilità di aprire le ostilità venga lasciata all’Inghilterra e alla Francia. Per il momento possibili isolate violazioni delle frontiere dovranno essere fronteggiate localmente.

La neutralità dell’Olanda, Belgio, Lussemburgo e Svizzera, avendo dato loro ampie assicurazioni, dovrà essere scrupolosamente rispettata.

La frontiera occidentale della Germania non dovrà essere varcata senza mio ordine.

Tale disposizione dovrà essere applicata anche in caso di eventuali azioni di guerra condotte in mare.

4. Nel caso in cui l’Inghilterra e la Francia aprissero le ostilità contro la Germania, i reparti della Wehrmacht dislocati sul fronte occidentale dovranno tenere ferme le proprie truppe il più a lungo possibile in modo da favorire una rapida e vittoriosa conclusione delle operazioni militari contro la Polonia. In ogni caso riservo a me stesso la facoltà di decidere il momento di passare all’attacco.

L’Esercito presidierà la frontiera ad Ovest preparandosi a prevenire un eventuale aggiramento da Nord nel caso in cui le Potenze Occidentali attraversassero i territori del Belgio o dell’Olanda.

La Marina condurrà attacchi contro le navi mercantili dirette in Inghilterra. L’Aviazione ha il compito prioritario di prevenire eventuali attacchi all’Esercito Tedesco da parte delle Forze Aeree Inglesi e Francesi.

Nel condurre la guerra contro l’Inghilterra dovranno essere approntati dalla Luftwaffe i piani operativi per la distruzione dell'industria bellica britannica e delle navi che trasportano rifornimenti e truppe inglesi verso la Francia.

Deve essere sfruttata ogni opportunità per sferrare attacchi efficaci su unità navali Britanniche, specialmente corazzate e portaerei. Mi riservo di decidere eventuali attacchi su Londra. Piani dettagliati dovranno essere approntati per condurre attacchi sul suolo Britannico, tenendo presente che successi parziali ottenuti con forze insufficienti dovranno essere evitati.

ADOLF HITLER

Majorana
28-07-10, 17:38
DISCORSO DI HITLER AL REICHSTAG
1 Settembre 1939

Per anni abbiamo sofferto la tortura del Diktat di Versailles che è diventato per noi ormai intollerabile. Danzica era ed è una città Tedesca. Il Corridoio di Danzica era ed è in Germania. Entrambi questi territori devono il loro sviluppo culturale esclusivamente al popolo Tedesco. Danzica è stata però separata dalla Germania e il Corridoio annesso alla Polonia. Come avviene in altri territori Tedeschi dell’Est, le minoranze Tedesche che vi vivono sono maltrattate nel modo più angoscioso. Negli anni 1919 e 1920 più di 1,000,000 di persone di sangue Tedesco sono state costrette a lasciare la madre patria.

Ho tentato più volte con mezzi pacifici di proporre la revisione dell’iniquo Trattato ed è una menzogna affermare che volevamo ottenerla con la costrizione. Quindici anni prima che il Partito Nazional Socialista salisse al potere c’è stata l’opportunità di concretizzare questa revisione con accordi ed intese pacifiche.

Non una ma più volte ho assunto personalmente l’iniziativa di formulare proposte per modificare questa intollerabile situazione, ma come sapete sono state tutte rifiutate. Erano proposte di limitazione degli armamenti e se necessario, perfino di disarmo; proposte per limitare la produzione di armi e per eliminare certi metodi di guerra moderna. Voi conoscete le proposte che ho presentato per sostenere la necessità di ristabilire la sovranità della Germania sui territori Tedeschi e sapete anche dei tentativi senza fine che ho intrapreso per trovare una soluzione pacifica al problema dell’Austria e più tardi a quello dei Sudeti, della Boemia e della Moravia. E’ stato tutto vano!

Non è ammissibile chiedere di risolvere pacificamente un problema e allo stesso tempo rifiutare ogni proposta di soluzione avanzata in questo senso. Non è neanche possibile affermare che chi si assume la responsabilità di realizzare questa revisione guardando ai propri interessi, trasgredisce la legge, poiché per noi il Diktat di Versailles non rappresenta affatto la legge. La firma su quel Trattato ci è stata estorta puntandoci una pistola alla testa e con la minaccia della fame per milioni di persone. E ora questo documento con la nostra firma estorta con la forza, viene solennemente proclamato legge!

Ho anche tentato di risolvere il problema di Danzica, del Corridoio etc. etc. proponendo una pacifica discussione tra le parti. Che il problema dovesse essere risolto era chiaro, ma per noi era altrettanto evidente che le potenze occidentali non avevano alcun interesse a risolverlo rapidamente. Per noi questo problema non ha un’importanza secondaria e non la può avere per coloro che ne soffrono.

Nel corso dei miei colloqui con i rappresentanti del Governo Polacco ho discusso le idée che vi ho illustrato durante il mio ultimo discorso al Reichstag. Nessuno potrebbe affermare che questa è una inammissibile procedura o una indebita pressione. Ho semplicemente formulato delle proposte e devo ancora una volta ripetere che non c’è nulla di più leale e ragionevole di quelle proposte. Vorrei dire questo al mondo; soltanto io sono stato in grado di fare quelle proposte, nonostante fossi consapevole che esse avrebbero incontrato l’opposizione di milioni di Tedeschi. Quelle proposte sono comunque state rifiutate! Non solo hanno risposto con la mobilitazione, ma hanno intensificato il terrore e la pressione contro i nostri compatrioti e condotto un lento strangolamento economico, politico e nelle ultime settimane anche militare, della città di Danzica.

La Polonia non era disposta né a risolvere la questione del Corridoio in modo equo, né ad ottemperare ai suoi obblighi nei confronti delle minoranze etniche.
Devo qui affermare inequivocabilmente che i Tedeschi hanno rispettato questi obblighi; le minoranze che vivono in Germania non sono perseguitate. Nessun Francese che vive nel territorio della Saar può sostenere di essere oppresso, torturato o privato dei suoi diritti. Nessuno può affermare una cosa simile!

Per quattro mesi mi sono limitato ad osservare con calma gli sviluppi della situazione sebbene non abbia mai cessato, soprattutto negli ultimi giorni, di dare avvertimenti sui pericoli che si stavano creando. Tre settimane fa ho informato l’Ambasciatore Polacco che qualora la Polonia avesse continuato ad inviare a Danzica note in forma di ultimatum e non avesse posto fine alle inique misure doganali che stavano distruggendo l’economia della città, il Reich non sarebbe rimasto a guardare. Ho cercato di dissipare ogni dubbio sul fatto che la Germania di oggi non ha nulla in comune con quella del passato e che se qualcuno affermasse il contrario ingannerebbe se stesso.

Si è tentato di giustificare la persecuzione nei confronti dei cittadini di etnia Tedesca con il fatto che essi avrebbero commesso atti di provocazione. Io non so in cosa consisterebbero queste provocazioni compiute da donne e bambini, ma una cosa sicuramente so e cioè che nessuna grande Potenza può con onore assistere passivamente a questi eventi.

Ho compiuto l’ultimo sforzo accettando una proposta di mediazione presentata dal Governo Britannico secondo la quale Germania e Polonia si sarebbero dovute incontrare per tornare a discutere.

Ho accettato quella proposta e ho elaborato una serie di punti da porre in discussione che peraltro vi sono noti. Per due giorni interi insieme al mio Governo, abbiamo aspettato di sapere se fosse possibile per il Governo Polacco inviare o meno un plenipotenziario. Ieri sera ci hanno informato, attraverso il loro Ambasciatore, che stavano ancora considerando se e in quale misura erano in grado di accettare la proposta Britannica. Inoltre il Governo Polacco ci ha fatto sapere che avrebbe informato della propria decisione prima la Gran Bretagna.

Se il Governo Tedesco e il suo Capo tollerassero pazientemente tale trattamento, allora la Germania meriterebbe di scomparire dalla scena politica europea. E’ inoltre un grave errore interpretare il mio amore per la pace e la mia pazienza come segno di debolezza o addirittura di codardia. Ieri sera ho quindi deciso di informare il Governo Britannico che date le circostanze, non colgo nessun segno di buona volontà nel comportamento del Governo Polacco tale da dimostrare che esso desideri realmente condurre un serio negoziato.

Questi tentativi di mediazione sono purtroppo falliti perché nel frattempo ci è giunta come risposta l’improvvisa mobilitazione dell’esercito Polacco e la recrudescenza di atrocità commesse nei confronti di cittadini Tedeschi. Ciò si è ripetuto ancora ieri sera. Recentemente vi sono stati ventuno incidenti di frontiera in una notte e ieri sera ne sono avvenuti quattordici di cui tre molto gravi. Ho quindi deciso di usare con i Polacchi la stessa lingua che negli ultimi mesi essi hanno usato con noi. Questo atteggiamento da parte del Reich non cambierà!

Gli altri Stati Europei comprendono solo in parte la nostra posizione. Vorrei qui ringraziare soprattutto l’Italia che ci ha sempre sostenuto, ma voi comprenderete che per portare avanti questa battaglia non possiamo chiedere l’aiuto di un paese straniero. Noi la porteremo a termine autonomamente. Gli Stati neutrali ci hanno assicurato di mantenere la loro neutralità così come noi ci siamo impegnati a rispettarla.

Quando gli uomini di stato occidentali dichiarano che ciò influisce sui loro interessi posso solo rammaricarmi di tale affermazione, ma essa non può farmi recedere neanche per un momento dal compiere il mio dovere. Cosa si vuole di più? Ho solennemente assicurato, e lo ripeto, che non intendiamo chiedere nulla a questi Stati Occidentali nè mai lo chiederemo. Ho dichiarato inoltre che la frontiera tra la Francia e la Germania è definitiva.

Ho ripetutamente offerto la nostra amicizia e se necessario la più completa cooperazione alla Gran Bretagna, ma questa disponibilità non può essere unilaterale; deve trovare un eguale riscontro dall’altra parte. La Germania non ha interessi presenti e futuri di alcun tipo in Occidente e quindi ad Ovest la frontiera del Reich è immutabile. Nel dare questa assicurazione siamo profondamente sinceri e finché altri manterranno la loro neutralità noi la rispetteremo scrupolosamente.

Sono particolarmente felice di potervi parlare di un evento importante. Tutti voi sapete che la Russia e la Germania sono governate da due differenti dottrine politiche. Vi è solo un punto che doveva essere chiarito e lo è stato; e cioè che la Germania non ha alcuna intenzione di esportare il suo credo politico in Russia così come la Russia non ha alcuna intenzione di esportare il proprio in Germania. Non vedo più quindi alcun motivo di conflitto fra noi poiché su questo principio siamo entrambi d’accordo.

Ogni conflitto tra i due popoli si tradurrebbe in un vantaggio per altri e abbiamo perciò deciso di sottoscrivere un patto che esclude per sempre ogni ricorso alla violenza tra noi. Esso ci impone l’obbligo di consultarci preventivamente su alcune questioni Europee, rende possibile la cooperazione economica e soprattutto assicura la pace tra le due Potenze. Qualsiasi tentativo da parte Occidentale per modificare questo patto sarà destinato al fallimento.

Vorrei qui dichiarare che questa decisione politica è di grande importanza per il futuro. Russia e Germania si sono combattute durante la Grande Guerra ma ciò non avverrà una seconda volta. A Mosca questo Patto è stato salutato con entusiasmo esattamente come lo è stato da noi. Sottoscrivo parola per parola il discorso pronunciato da Molotov, Commissario agli Esteri Russo.

Sono determinato a risolvere (1) la questione di Danzica; (2) la questione del Corridoio; e (3) trovare il modo di migliorare le relazioni tra la Germania e la Polonia per assicurare ad entrambe una coesistenza pacifica. Sono fermamente deciso a lottare fino a quando l’attuale Governo Polacco non sarà disposto a perseguire insieme a noi questi obbiettivi o finché un altro Governo Polacco sarà pronto a farlo. Intendo eliminare dalle frontiere Tedesche questa situazione di incertezza e questa atmosfera da guerra civile. Farò in modo che al confine Orientale ci sia la pace esattamente come alle altre nostre frontiere.

Per ottenere ciò prenderò le necessarie misure che non siano in contraddizione con le proposte che ho rese note dal Reichstag al resto del mondo; vale a dire che non condurrò una guerra contro donne e bambini. Ho ordinato quindi alla nostra Aviazione di limitare i propri attacchi ad obbiettivi esclusivamente militari. Qualora il nemico pensi di avere carta bianca nel combattere con altri metodi, riceverà una risposta che lo ammutolirà.

Questa notte per la prima volta, soldati dell’esercito regolare Polacco hanno aperto il fuoco all’interno del nostro territorio. Dalle 5.45 di questa mattina abbiamo risposto al fuoco nemico e d’ora in poi risponderemo alle bombe con le bombe! Chiunque ricorra ai gas tossici subirà lo stesso trattamento! Chiunque eluda le regole di guerra può solo aspettarsi che ci comporteremo allo stesso modo. Continuerò a lottare, non importa contro chi, fino a quando non sarà garantita la sicurezza del Reich e il rispetto dei suoi diritti.

Per sei anni ho lavorato per la ricostruzione delle forze armate di difesa della Germania e sono stati spesi per questo molti miliardi di Marchi. Ora esse sono ad un livello che non trova paragone con quello esistente nel 1914. La mia fede in esse è incrollabile. Se ora chiedo sacrifici al popolo Tedesco e se necessario ogni sacrificio, ho il diritto di farlo poiché anch’io oggi sono pronto a compierli.

Non ho chiesto a nessun Tedesco di fare più di quanto io stesso non sia stato pronto a fare durante questi quattro anni. Per i Tedeschi non ci saranno privazioni alle quali io stesso non mi sottoporrò. La mia vita d’ora in poi apparterrà più che mai al mio popolo. Da oggi sarò il primo soldato del Reich Tedesco. Ho indossato ancora una volta quell’uniforme, la più sacra e cara per me, e non la toglierò finché la vittoria non sarà certa.

Qualunque cosa dovesse accadermi, il mio successore sarà il Camerata Göring e qualunque cosa dovesse accadere a Göring, il successore sarà il Camerata Hess. Avete quindi il dovere di riservare ad essi la stessa lealtà e la stessa cieca obbedienza che assicurate a me. Qualora accadesse qualcosa al Camerata Hess, allora verrà convocato il Senato che sceglierà al suo interno il mio più degno e coraggioso successore.

Come Nazional Socialista e come soldato Tedesco mi accingo a combattere questa battaglia con cuore indomito. La mia vita non è stata altro che una continua lotta per il mio popolo e per la Germania. C’è una sola parola d’ordine per questa lotta: "fede in questo popolo" e una sola parola non ho mai voluto imparare: "la resa"!

A coloro che temono di dover affrontare tempi duri, ricordo che una volta un Re Prussiano, con uno stato ridicolmente piccolo, si oppose ad una forte coalizione e dopo tre guerre alla fine uscì vincitore perché quello Stato possedeva quel cuore indomito di cui noi oggi abbiamo bisogno. Vorrei perciò informare il mondo che un Novembre 1918 non si ripeterà mai più nella storia della Germania. Così come io sono pronto in qualunque momento a rischiare la mia vita, chiedo a tutti i Tedeschi di comportarsi allo stesso modo.

Chiunque pensi di potersi opporre direttamente o indirettamente a questo impegno nazionale, crollerà. Non abbiamo nulla a che fare con i traditori e siamo tutti fedeli ai nostri vecchi principi. Non è importante che noi viviamo, ma è essenziale che il nostro popolo viva, che la Germania viva! Il sacrificio che ci viene chiesto non è più grande di quello compiuto da molte altre generazioni. Se formeremo una comunità strettamente legata da un solenne giuramento, pronti ad affrontare qualunque avversità, risoluti a non arrenderci mai, allora la nostra volontà ci permetterà di superare ogni difficoltà. Vorrei chiudere con una frase che pronunciai quando iniziai la battaglia per il potere: “Se la nostra volontà sarà tanto forte da non essere vinta dalla fatica e dalla sofferenza, allora la potenza della Germania prevarrà.”

ADOLF HITLER

Majorana
28-07-10, 17:39
LETTERA DI JOACHIM VON RIBBENTROP CONSEGNATA A SIR NEVILE HENDERSON
3 Settembre 1939

Lettera del Governo Tedesco al Governo Britannico, consegnata da Joachim von Ribbentrop all'Ambasciatore di Sua Maestà a Berlino, Sir Neville Henderson, alle ore 11:20 del 3 Settembre 1939, in risposta alla perentoria nota Britannica consegnata a Berlino alle ore 9:00 dello stesso giorno.

Il Governo Tedesco ha ricevuto l'ultimatum del 3 Settembre 1939 da parte del Governo Britannico e ha l'onore di rispondere quanto segue:

1. Il Governo e il popolo Tedesco rifiutano di ricevere, accettare e tanto meno adempiere alle richieste avanzate in termini di ultimatum dal Governo Britannico.

2. Già da molti mesi alla nostra frontiera orientale regna lo stato di guerra. Dal momento in cui il Trattato di Versailles ha ridotto in pezzi la Germania, ogni iniziativa pacifica di accordo intrapresa dal Governo Tedesco è stata rifiutata. Il Governo Nazionalsocialista, sin dal 1933, ha tentato ripetutamente di rimuovere dai negoziati di pace qualsiasi condizionamento derivante dalle ingiustizie di quel Trattato e il Governo Britannico è stato tra quelli che per intransigenza, hanno svolto un ruolo determinante nel frustrarne ogni tentativo di revisione. Senza l'intervento del Governo Britannico sarebbe stato certamente possibile trovare tra la Germania e la Polonia una soluzione ragionevole e giusta per entrambe le parti. La Germania non ha mai avuto l'intenzione nè la pretesa di annientare la Polonia. Il Reich ha chiesto soltanto la revisione di quegli articoli del Trattato di Versailles che già al momento della loro formulazione erano stati definiti da molti statisti, intollerabili per una grande Nazione e in contrasto con gli interessi economici dell'Europa Orientale. Gli stessi statisti Britannici definirono il Diktat imposto alla Germania, un Trattato contenente il germe di guerre future. Il desiderio dei Governi tedeschi e in special modo del nuovo Governo Nazionalsocialista, era quello di eliminare tale pericolo. La responsabilità di avere impedito questa revisione è da addebitarsi interamente alla politica adottata dal Governo Britannico.

3. Il Governo Britannico, caso unico nella storia, ha concesso al Governo Polacco la libertà di intraprendere contro il Reich qualunque azione che ritenesse opportuna assicurando in ogni caso alla Polonia il sostegno militare qualora la Germania si fosse difesa da attacchi di qualsiasi natura o avesse reagito alle provocazioni. Il regime di terrore instaurato dai Polacchi contro i Tedeschi che vivono nei territori che furono strappati alla Germania, ha assunto proporzioni intollerabili. La città libera di Danzica, in violazione di ogni norma di legalità, è stata prima annientata economicamente con misure doganali restrittive e successivamente soggetta a blocco militare che interrompendo ogni via di comunicazione con l’esterno, l’ha strangolata. Tutte queste violazioni dello Statuto di Danzica, ben noto al Governo Britannico, sono state tollerate e coperte dall'assegno in bianco dato al Polonia. Il Governo del Reich, profondamente turbato dalle sofferenze della popolazione tedesca, tormentata e trattata in modo disumano, è tuttavia rimasto spettatore paziente per cinque mesi senza mai compiere alcuna azione contro la Polonia ma limitandosi ad avvisare il Governo di Varsavia che ciò che stava accadendo sarebbe diventato alla lunga intollerabile e che la Germania avrebbe soccorso quelle popolazioni nel caso in cui non fosse stato dato loro alcun tipo di aiuto. Il Governo Britannico era ed è a conoscenza di questa situazione. Sarebbe stato facile per Londra ricorrere alla sua grande influenza su Varsavia per esortare il Governo Polacco ad esercitare la giustizia ed ottemperare ai suoi obblighi. Il Governo Britannico non lo ha fatto. Al contrario, enfatizzando il suo impegno ad aiutare la Polonia in qualsiasi circostanza, ha incoraggiato il Governo Polacco a continuare nella sua azione criminale che sta minacciando la pace in Europa. E' con questo spirito che il Governo Britannico ha rifiutato la proposta del Signor Mussolini che avrebbe potuto ancora salvare la pace, nonostante il fatto che il Governo Tedesco avesse dichiarato la propria disponibilità ad accettarla. Il Governo Britannico ha quindi sulle sue spalle l’intera responsabilità delle sofferenze che molti popoli saranno costretti a sopportare.

4. Dopo che tutti gli sforzi condotti per trovare una soluzione pacifica sono stati resi vani dall'intransigenza del Governo Polacco, protetto com'è dall'Inghilterra, e in presenza da mesi di condizioni da guerra civile alla frontiera orientale del Reich che si sono gradualmente sviluppate in aperti attacchi in territorio tedesco senza che il Governo Britannico avesse nulla da obiettare, il Governo Tedesco è determinato a porre fine a questa minaccia intollerabile per una grande Potenza. Per raggiungere questo scopo, dopo che è stata sabotata ogni altra possibilità di revisione del Trattato, verranno utilizzati tutti i mezzi di cui la Germania dispone per difendere la pace, la sicurezza e l'onore dei Tedeschi. Il Governo Tedesco non intende, indipendentemente dagli obblighi Britannici nell'Est Europeo, sopportare condizioni identiche a quelle che osserviamo in Palestina che è sotto protezione britannica. Il popolo Tedesco non intende soprattutto permettere di essere maltrattato dai Polacchi.

5. Il Governo Tedesco respinge pertanto i tentativi di costringere la Germania, attraverso richieste con carattere di ultimatum, a ritirare le sue truppe schierate in difesa del Reich e ad accettare un atto di profonda ingiustizia. La minaccia secondo la quale, qualora non accettassimo l'ultimatum, la Gran Bretagna entrerà in guerra contro la Germania, corrisponde all'intenzione proclamata nel corso gli anni passati da numerosi politici Britannici. Il Governo del Reich ha ribadito innumerevoli volte al popolo Inglese quanto il popolo Tedesco desiderasse instaurare con esso rapporti di stretta amicizia. Se il Governo Britannico ha finora sempre rifiutato queste offerte di amicizia rispondendo ora con una esplicita minaccia di guerra, la colpa non può essere ascritta al popolo Tedesco e al suo Governo, ma esclusivamente all'Esecutivo Britannico e a coloro che per anni hanno predicato la distruzione e lo sterminio dello stesso popolo Tedesco. La Germania e il suo Governo non intendono dominare il mondo come la Gran Bretagna, ma sono determinati a difendere la propria libertà e la propria indipendenza. Con l'ultimatum comunicatoci per ordine del Governo Britannico dal Sig. King-Hall, prendiamo atto dell'intenzione di distruggere il popolo Tedesco più di quanto non sia già stato fatto attraverso il Trattato di Versailles e risponderemo adeguatamente ad ogni atto di aggressione contro di noi, con le stesse armi e nella stessa forma.

Joachim von RIBBENTROP

1939 - Lettera di Ribbentrop al Governo Britannico del 3 Settembre (http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/ribbentrop_uk119.htm)

Majorana
28-07-10, 17:40
SETTANT'ANNI DOPO, HITLER VOLEVA DAVVERO LA GUERRA?

DI PATRICK J. BUCHANAN
vdare.com

Il primo settembre del 1939, settant'anni fa, l'esercito tedesco attraversava la frontiera polacca. Il 3 settembre, la Gran Bretagna dichiarava guerra.

Sei anni dopo erano morti 50 milioni di cristiani ed ebrei. La Gran Bretagna era a pezzi e in bancarotta, la Germania un cumulo di rovine fumanti. L'Europa era stata la scena del più brutale conflitto conosciuto all'uomo e i civili avevano subito orrori peggiori che i soldati.

Nel maggio 1945, le orde dell'Armata Rossa avevano già occupato tutte le maggiori capitali dell'Europa centrale: Vienna, Praga, Budapest, Berlino. Cento milioni di cristiani erano sotto il dominio della più barbara tirannia della storia: il regime bolscevico del più grande dei terroristi, Iosif Stalin.

Quale causa poteva giustificare tali sacrifici?



La guerra tra Germania e Polonia era scaturita da un alterco per una cittadina grande come Ocean City, MD, in estate. Danzica, tedesca per il 95%, era stata separata dalla Germania a Versailles in violazione del principio di autodeterminazione enunciato da Woodrow Wilson. Persino i leader britannici pensavano che la città dovesse essere restituita.

Perché Varsavia non negoziò con Berlino che stava lasciando intravedere l’offerta di un territorio, a mo’ di risarcimento, in Slovacchia? Il motivo è che i Polacchi avevano ricevuto garanzia da parte della Gran Bretagna che, se la Germania avesse attaccato, la Gran Bretagna e il suo impero sarebbero venuti in soccorso della Polonia.

Ma perché la Gran Bretagna avrebbe concesso una simile garanzia non richiesta ad una combriccola di colonnelli polacchi, dando loro il potere di trascinarla in una seconda guerra con la più potente nazione in Europa?

Danzica valeva una guerra? Diversamente dai sette milioni di abitanti di Hong Kong ceduti a Pechino dai Britannici contro il loro volere, gli abitanti di Danzica chiedevano a gran voce di riunirsi alla Germania.

Ecco la risposta: la garanzia non riguardava Danzica, e neanche la Polonia. Riguardava l’imperativo morale e strategico di “fermare Hitler!” dopo che questi aveva dimostrato, stracciando l’Accordo di Monaco e con esso la Cecoslovacchia, di essere alla conquista del mondo. E a questa bestia nazista non lo si poteva permettere.

Se vero, sarebbe un punto convincente. Gli Americani, dopo tutto, erano pronti ad usare le bombe atomiche per tenere l’Armata Rossa lontana dalla Manica. Ma dove sono le prove che Hitler – le cui vittime fino al marzo del 1939 ammontavano ad una piccola percentuale di quelle del generale Pinochet o di Fidel Castro – era alla conquista del mondo?

Dopo Monaco nel 1938, la Cecoslovacchia effettivamente si frantumò e separò. Eppure si consideri cosa è stato delle sue parti.

I Tedeschi dei Sudeti ritornarono sotto il governo tedesco come desideravano. La Polonia si annesse la piccola e contestata regione di Teschen, dove vivevano migliaia di Polacchi. Gli ancestrali territori ungheresi nel sud della Slovacchia furono restituiti all’Ungheria. La Germania garantiva piena indipendenza agli Slovacchi. Quanto ai Cechi, essi si rivolsero a Berlino per ottenere lo stesso trattamento degli Slovacchi, ma Hitler insistette affinché accettassero un protettorato.

Ora, si può certo disprezzare quanto fu fatto, ma in che modo la spartizione della Cecoslovacchia prova la spinta hitleriana verso la conquista del mondo?

Ecco la replica: se la Gran Bretagna non avesse concesso la garanzia e non fosse entrata in guerra, dopo la Cecoslovacchia sarebbe stato il turno della Polonia, poi della Russia, poi della Francia, poi della Gran Bretagna, poi degli Stati Uniti.

Adesso parleremmo tutti tedesco.

Ma se Hitler era alla conquista del mondo – Gran Bretagna, Africa, Medio Oriente, Stati Uniti, Canada, Sud America, India, Asia, Australia – perché dedicò tre anni alla costosissima costruzione del Siegfried Stellung per proteggere la Germania dalla Francia? Perché iniziò la guerra senza navi di superficie, né trasporti per le truppe e con solo ventinove sommergibili oceanici? Come si conquista il mondo con una marina militare che non è in grado di uscire dal Mar Baltico?

Se voleva il mondo, perché Hitler non fece costruire bombardieri strategici, anziché bimotori Dornier e Heinkel che dalla Germania non potevano raggiungere neppure la Gran Bretagna?

Perché permise che l’esercito britannico lasciasse Dunkerque?

Perché offrì la pace ai Britannici, due volte dopo la caduta della Polonia, e di nuovo dopo la caduta della Francia?

Perché, quando cadde Parigi, Hitler non pretese la flotta francese, come gli Alleati pretesero ed ottennero la flotta del Kaiser? Perché non pretese le basi nella Siria controllata dalla Francia per attaccare Suez? Perché implorò Benito Mussolini di non attaccare la Grecia?

Il motivo è che Hitler voleva terminare la guerra nel 1940, quasi due anni prima di quando i treni cominciarono i loro viaggi verso i campi.

Con la Polonia Hitler non aveva mai voluto la guerra, ma un’alleanza come quelle che aveva con la Spagna di Francisco Franco, l’Italia di Mussolini, l’Ungheria di Miklos Horthy e la Slovacchia di padre Jozef Tiso.

Di fatto, perché volere la guerra quando nel 1939, con l’eccezione della Francia, era circondato da vicini alleati, amici o neutrali? E aveva messo una croce sopra l’Alsazia, perché riconquistarla significava entrare in guerra contro la Francia e ciò avrebbe significato la guerra contro la Gran Bretagna, il cui impero egli ammirava e che aveva sempre cercato come alleato.

Nel marzo 1939, Hitler non aveva confini con la Russia. Come poteva allora invadere la Russia?

Winston Churchill aveva ragione quando la chiamò "La guerra inutile", la guerra che potrebbe dimostrarsi il colpo mortale alla nostra civiltà.

Patrick J. Buchanan (non necessita di presentazioni)
Fonte: www.vdare.com
http://www.vdare.com/buchanan/090831_hitler.htm
31.09.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ORIANA BONAN


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6253

Majorana
28-07-10, 17:41
Colonnello russo incolpa la Polonia per aver iniziato la seconda guerra mondiale

Un articolo scientifico pubblicato giovedì scorso sul sito del Ministero della Difesa russo ha incolpato la Polonia di aver iniziato la seconda guerra mondiale (http://www.washingtonpost.com/wp-dyn...060402281.html<... ).
Il detto articolo non costituisce una dichiarazione ufficiale da parte del governo ma l’autore è il colonnello Sergei Kovalyov, direttore delle attività di ricerca dell’Istituto di Storia Militare del Ministero della Difesa. Il portavoce del Ministero, colonnello Alexander Drobyshevsky, ha detto che gli articoli scientifici pubblicati sul sito del Ministero non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Ministero.
L’articolo, intitolato “Finzioni e Falsificazioni nella valutazione del ruolo dell’Unione Sovietica alla vigilia della seconda guerra mondiale”, racconta come alla vigilia dell’invasione della Polonia da parte della Germania, avvenuta il 1 Settembre del 1939, Hitler chiese che la Polonia cedesse il controllo di Danzica e del corridoio di terra tra la Germania e l’attuale Kaliningrad. “Chiunque abbia studiato la storia della seconda guerra mondiale senza pregiudizi sa che laguerra iniziò a causa del rifiuto della Polonia di soddisfare le richieste dellaGermania”, ha scritto. Kovalyov ha definito tali richieste “assolutamente ragionevoli”. Ha osservato: “La stragrande maggioranza dei residenti di Danzica , tagliati fuori dalla Germania dal Trattato di Versailles, erano tedeschi che desideravano sinceramente la riunificazione con la loro madrepatria storica”. "

"In occasione dell’anniversario della seconda guerra mondiale: Dietro le quinte della guerra tra la Germania e la Polonia di Sergej Brezkun.

La guerra tra la Germania e la Polonia è stata la prima fase della seconda guerra mondiale. In realtà, potrebbe darsi benissimo che l'ultima fase del conflitto che, divenendo in seguito globale, si tramutò nella seconda guerra mondiale, non fu causata dai motivi che resero inevitabili gli sviluppi, ma solo perché tale era l’interesse del mondo anglo-sassone.
L'Occidente, naturalmente, convenientemente sostiene che l'URSS condivideva la responsabilità della seconda guerra mondiale con la Germania. La famigerata risoluzione del 3 luglio 2009 dell’OCSE riflette il concetto, ma in realtà l'Europa e gli Stati Uniti stanno semplicemente spostando la colpa sugli altri.
Si dovrebbe tenere a mente che la Gran Bretagna e la Francia estesero le garanzie formali di sicurezza alla Polonia, ma, come è risultato in seguito -, fin dall'inizio non avevano alcuna intenzione di sostenerla con alcuna azione. Washington, nel frattempo, rafforzava l'idea di Varsavia che la Polonia fosse in grado di resistere, senza un più ampio sistema europeo di sicurezza collettiva.
Essendo in gran parte una formalità, il 3 settembre 1939 la dichiarazione di guerra alla Germania, da parte della Gran Bretagna e della Francia, tuttavia portò la guerra tra la Germania e la Polonia a livello pan-europeo. Gli Stati Uniti spinsero attivamente la Gran Bretagna e la Francia a sfidare la Germania, e quindi la guerra divenne velocemente mondiale.
Per quanto riguarda l'URSS, la verità è che non aveva niente a che fare con tutta questa storia.

Il conflitto che alla fine culminò nella seconda guerra mondiale è stato provocato dal disaccordo su Danzica e il corridoio polacco, che era in realtà l'unico grave problema rimasto sul panorama politico in Europa, nella primavera del 1939.
Col trattato di Versailles, Danzica, un’antica città polacco-tedesca la cui popolazione, nel XX secolo, era quasi interamente tedesca da secoli, fu proclamata Città Libera di Danzica, un quasi-stato sotto l'egida della Società delle Nazioni. Il territorio tedesco era attraversato dal Corridoio polacco che collegava la Polonia al mare e separava la Prussia orientale dal resto della Germania. Questa configurazione imposta dagli alleati della prima guerra mondiale era intrinsecamente esplosiva, e non solo violava gli interessi della Germania, ma ha presentato una minaccia per l'Europa e il mondo intero in quanto ha letteralmente programmato il conflitto futuro.
Lloyd George scrisse nel 25 marzo 1919, nel Memorandum di Fontainebleau:
"se essa [la Germania] ritiene che sia stata trattata ingiustamente nella pace del 1919, troverà i mezzi per esigere la giusta punizione dai suo conquistatori ... Il mantenimento della pace allora dipenderà dall’inesistenza di cause di esasperazione che attizzino lo spirito di patriottismo, di giustizia o di fair play per ottenere il risarcimento ... Per queste ragioni, pertanto, sono fortemente contrario al trasferimento di tedeschi dal dominio tedesco al controllo di qualche altra nazione, e che eventualmente può essere aiutata. Non riesco a concepire una causa maggiore di una futura guerra, diversa da quella del popolo tedesco, che ha certamente dimostrato di essere una delle razze più vigorose e potenti del mondo, che verrebbe circondato da una serie di piccoli Stati, molti dei quali costituiti da popoli che non hanno mai istituito in precedenza un governo stabile da se stessi [un riferimento implicito alla cechi e polacchi - S. Brezkun], ma ciascuno di essi ospitano grandi masse di tedeschi, che chiedono a gran voce il ricongiungimento con la loro terra natia. La proposta della commissione polacca, che vorrebbe porre 2.100.000 tedeschi sotto il controllo di un popolo di religione diversa e che non ha mai dimostrato una capacità di auto-governo stabile in tutta la sua storia, a mio giudizio, porterà prima o poi a una nuova guerra nell'Europa Orientale".
La Polonia ha ostinatamente rifiutato di prendere in considerazione eventuali modifiche rispetto allo status quo, e neppure ha cercato di offrire serie garanzie di mantenerle, come per il paese, l'unica garanzia realistica poteva essere basata su un trattato trilaterale che coinvolgeva non solo la Gran Bretagna e Francia, ma anche l'URSS. La Polonia non ha consentito il dispiegamento delle truppe sovietiche nel caso di un attacco tedesco, ed ha anche respinto la richiesta dell'Unione Sovietica, che potenzialmente avrebbe agito come suo alleato, di avere concesso il diritto all’uso di basi aeree. Si può citare come prove documentale il messaggio inviato dal ministro degli Esteri polacco, J. Beck, all’ambasciatore Polacco in Francia, Lukasiewicz, il 20 agosto 1939 (a soli 10 giorni dallo scoppio della guerra), in cui affermava che la Polonia non aveva trattati militari di qualsiasi tipo con l'Unione Sovietica e non aveva alcuna intenzione di firmare dei trattati del genere.
La posizione di Varsavia paralizzò i colloqui sulle questioni militari tra l'Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia, che si aprirono a Mosca il 12 agosto 1939. In realtà, le posizioni dei partner dell'Unione Sovietica - Gran Bretagna e Francia - non furono molto più costruttive. Gli "Alleati" hanno portato al tavolo delle trattative un'opzione alternativa - una guerra comune contro la Germania - con condizioni tali che l'Unione Sovietica avrebbe dovuto sopportarne circa l’80-90% del peso.
Nel frattempo la Germania chiese con decisione che Varsavia affrontasse il problema del corridoio polacco senza indugio, per esempio, attraverso un referendum con la supervisione a livello internazionale. Il Piano di Berlino era che la Germania ottenesse il diritto di costruire o una galleria o una strada extraterritoriale che la collegasse alla Prussia orientale, nel caso in cui la maggioranza della popolazione del corridoio avesse preferito rimanere sotto il controllo polacco. In caso contrario, la Polonia avrebbe avuto il diritto alle comunicazioni extraterritoriale con il porto di Gdynia e Danzica, quest'ultima doveva essere annessa alla Germania.


Guidata da Londra e Parigi - e, indirettamente, da Washington - il governo polacco continuava a respingere l'offerta della Germania.

I veri responsabili, che si trovavano dall’altro lato dell'Oceano Atlantico, avevano necessità della guerra, e non della pace. Il loro schema era di lasciare che questa piccola guerra evolvesse in quella tra Germania e Unione Sovietica.
Nel complesso, né Stalin né l’URSS avevano alcun motivo per abbracciare la guerra, e il 23 agosto 1939 l'Unione Sovietica e la Germania hanno firmato il Patto di non aggressione a Mosca che, tra l'altro, era basato sul Trattato di neutralità sovietico-tedesco del 1926, prorogato da Hitler nel 1933, e ancora efficace nel 1939.


Vorrei citare due valutazioni del Patto.

Il primo di P. N. Miljukov, un membro di spicco del Partito Democratico Costituzionale russo, che aveva prestato servizio nel 1917 come ministro degli Esteri nel periodo del governo provvisorio post-zarista. Disse: "Per quanto riguarda l'accordo tra Hitler e Stalin sulla neutralità della Russia - le democrazie occidentali, qualora decidano di combattere la Germania, prenderanno la decisione su base volontaria già dopo la firma del patto sovietico-tedesco del 23 agosto... È possibile immaginare che un qualsiasi russo voglia che la Russia, non ancora riarmata, accetti l'intero onere della guerra con il potente esercito di Hitler? Qual è la colpa di Stalin in quelle circostanze? Optare per la neutralità, e quindi guadagnare tempo? Ovviamente il patto non era diretto contro le democrazie, e se un giorno la mappa del mondo apparirà molto diverso da quello che ci aspettavamo, dovranno rimproverare se stessi e non l'URSS..."
Il seguente è un estratto del messaggio cifrato inviato a Parigi dall'ambasciatore francese a Mosca: "L’accordo del 23 agosto non è quel colpo insidioso per la Polonia e per noi, che la Germania spera che sia".
Quest'ultima era assolutamente vera. È altrettanto vero che il patto tedesco-sovietico ha reso impossibile per la Gran Bretagna e la Francia agire a tradimento nei confronti della Russia e la Polonia fu costretta ad esercitare una misura di realismo. Purtroppo, divenne presto chiaro che la Polonia e il realismo erano fondamentalmente dei fenomeni eterogenei...
La Polonia indipendente crollò anche prima di quanto chiunque, tra cui Hitler, poteva aver progettato. Dal punto di vista razionale, la sua scomparsa rese la garanzia d’"indipendenza" della Gran Bretagna e della Francia, una volta presentata a quello stato senza speranze, del tutto priva di senso, e sembrò arrivato il momento di iniziare le consultazioni di pace per disinnescare il conflitto. Tuttavia, Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania il 1° settembre 1939.
L'intera sequenza degli eventi fu accuratamente programmata in anticipo dall’"Elite d'oro" internazionale e, naturalmente, non esisteva alcuna possibilità di pace tra Gran Bretagna e Francia da un lato, e la Germania, dall'altra. Vale la pena notare però, che la guerra che la Gran Bretagna e la Francia combatterono contro la Germania, non aveva praticamente causato alcun decesso fino alla primavera del 1940, e rimase nella storia con il nome de "la strana guerra".

Traduzione di Alessandro Lattanzio."

"Ecco una parte della documentazione che getta una nuova luce sul patto di non aggressione ,tra III° Reich e URSS, dell'agosto 1939.


Il Patto di non aggressione tedesco-sovietico


GLI USA PROGETTANO LA GUERRA INTESTINA DELL’EUROPA




(…) Sarebbe desiderio degli Stati democratici che là in Oriente scoppiasse un conflitto bellico fra il Reich tedesco e la Russia. Poiché il potenziale delle forze dell’Unione Sovietica non è finora noto, potrebbe avvenire che la Germania, allontanandosi troppo dalla sua base, venisse condannata a una guerra lunga e debilitante. Allora soltanto gli Stati democratici, come opina Bullitt [ambasciatore degli USA in Francia, ndr], attaccherebbero la Germania e la costringerebbero a una capitolazione. Alla mia domanda se gli Stati Uniti prenderebbero parte a una simile guerra, egli mi rispose: “Indubbiamente sì, ma solo quando Inghilterra e Francia avranno attaccato per prime!” Lo stato d’animo negli Stati Uniti è, come disse, di fronte al nazismo e hitlerismo così teso, che già oggi regna fra gli americani una psicosi simile a quella della dichiarazione di guerra dell’America alla Germania nel 1917.

Da: (Dal Rapporto dell’ambasciatore polacco a Washington, conte Jerzy Potocki, del 21 novembre 1939; cit. secondo Documenti polacchi concernenti la preistoria della guerra. Prima serie, Berlino 1940)

(…) Dalla conversazione con Bullitt ricavai l’impressione che egli abbia ricevuto dal Presidente Roosevelt una precisa definizione del punto di vista adottato dagli Stati Uniti in considerazione dell’attuale crisi europea. (…) Il contenuto di queste direttive, che Bullitt mi elencò nel corso del colloquio durato mezz’ora, è il seguente:

1. Un ravvivamento della politica estera sotto la direzione del Presidente Roosevelt, il quale condanna drasticamente e inequivocabilmente gli Stati totalitari.

2.

I preparativi della guerra da parte degli Stati Uniti, per mare, per terra e nell’aria, che vengono spinti con ritmo accelerato e ingoiano l’immensa somma di un miliardo e duecentocinquanta milioni di dollari.
3.

La risoluta intenzione del Presidente che Francia e Inghilterra pongano fine a qualunque politica di compromesso con gli Stati totalitari. Non devono entrare con essi in alcuna discussione, che possa avere per scopo un qualunque spostamento territoriale.
4.

Una garanzia morale che gli Stati Uniti abbandoneranno la politica isolazionistica e saranno pronti, nel caso di una guerra, a intervenire attivamente a fianco dell’Inghilterra e della Francia. L’America è disposta a mettere a loro disposizione tutte le sue risorse finanziarie e tutte le sue provviste di materie prime.

Da: (Dal Rapporto dell’ambasciatore polacco a Washington, conte Jerzy Potocki, del 16 gennaio 1939; cit. secondo Documenti polacchi concernenti la preistoria della guerra. Prima serie, Berlino 1940)


IL PATTO DI NON AGGRESSIONE

(…) Reali divergenze d’interessi fra la Germania e l’URSS non sussistono. Gli spazi vitali della Germania e dell’URSS si toccano, ma non si urtano nei loro bisogni neutrali. Manca quindi a priori ogni motivo di una tendenza aggressiva di un paese contro l’altro. La Germania non ha mire aggressive di alcun genere contro l’URSS. Il governo del Reich è d’avviso che fra il Mar Baltico e il Mar Nero non esista alcun problema che non possa essere regolato a soddisfazione dei due paesi. Si tratta qui di problemi quali: Mare Baltico, Stati Baltici, Polonia, questioni sud-orientali, ecc. A prescindere da ciò, la collaborazione politica dei due paesi non potrebbe non essere utile. Questo si riferisce anche all’economia tedesca e sovietica che s’integrano a vicenda in ogni senso. (…) L’inasprimento delle relazioni tedesco-polacche, provocato dalla politica inglese, come altresì l’incitamento inglese alla guerra e le conseguenti ricerche d’alleanza, rendono necessaria una rapida chiarificazione dei rapporti tedesco-russi. (…)

Da: (Ordine telegrafico di Ribbentrop all’ambasciatore tedesco a Mosca, 14 agosto 1939)



Al cancelliere del Reich signor A. Hitler.

Ringrazio per la lettera. Spero che il patto tedesco-sovietico di non aggressione apporterà un serio miglioramento delle relazioni politiche fra i nostri due paesi. I popoli dei nostri paesi hanno bisogno di reciproche relazioni amichevoli. Il proposito del governo tedesco di concludere un patto di non aggressione crea la base per la liquidazione delle tensioni politiche e per il ristabilimento della pace e della collaborazione fra i nostri due paesi. Il governo sovietico mi ha incaricato di comunicarvi che è d’accordo con l’arrivo del signor von Ribbentrop a Mosca il 23 agosto.

Da: (Lettera di I. V. Stalin ad A. Hitler, 21 agosto 1939)


VON RIBBENTROP AL CREMLINO

Ero conscio della particolare responsabilità di quella missione, avendo io stesso proposto al Fuehrer di fare il tentativo di un’intesa con Stalin. Era in genere possibile un compromesso dei mutui interessi? A quel tempo le missioni militari inglese e francese a Mosca trattavano ancora col Cremlino circa l’ideato patto militare. Per quanto stava in me avrei fatto di tutto per conseguire un accordo. Erano questi i pensieri che mi agitavano quando il nostro aereo si stava avvicinando a Mosca, dove accanto alle bandiere dell’Unione Sovietica sventolavano quelle del Reich. Fummo ricevuti dal nostro ambasciatore conte Schulenburg e dall’ambasciatore russo Potemkin. Dopo aver passato in rivista una compagnia d’onore delle forze aeree sovietiche, il cui atteggiamento e aspetto facevano senza dubbio una buona impressione, guidati da un colonnello russo ci recammo all’ex ambasciata austriaca, dove alloggiai durante il mio soggiorno a Mosca. (…) Dopo un breve e formale saluto ci sedemmo in quattro intorno a un tavolo: Stalin, Molotov, Schulenburg ed io. (…) Al principio del colloquio esternai il desiderio della Germania di porre le relazioni tedesco-sovietiche sopra un nuovo piano, e di trovare un accordo degli interessi in tutti i campi, volendo intenderci con la Russia per lunghissimo tempo. Ricordai a tale proposito il discorso di Stalin tenuto in primavera, nel quale a nostro avviso aveva espresso propositi analoghi. (…) Parlò Stalin, breve e conciso, senza spendere molte parole; ma ciò che disse era chiaro, inequivocabile e mostrava, come mi sembrò, pure da parte sua il desiderio di giungere a un compromesso e a un’intesa con la Germania. (…) La risposta di Stalin era tanto positiva che, dopo la prima spiegazione fondamentale, nella quale fu constatata la reciproca buona disposizione a concludere un patto di non aggressione, si poté passare subito alla parte materiale della delimitazione dei mutui interessi ed in ispecie alla crisi polacco-tedesca. Durante le trattative regnò un’atmosfera favorevole, benché i russi fossero conosciuti quali diplomatici duri. Le sfere d’interessi nei paesi situati fra la Germania e l’Unione Sovietica furono circoscritte. La Finlandia, la più gran parte degli Stati baltici, come altresì la Bessarabia, vennero dichiarati appartenenti alla sfera sovietica. Per il caso dello scoppio di un conflitto tedesco-polacco che, data la situazione vigente non sembrava escluso, fu convenuta una linea di demarcazione. (…)

Stalin si alzò per tenere un breve discorso, nel quale parlò di Hitler come dell’uomo che sempre aveva straordinariamente ammirato. Con parole molto amichevoli espresse la speranza che con i trattati testé conclusi si sarebbe avviata una nuova fase delle relazioni tedesco-sovietiche. (…) Stalin m’aveva fatto sin dal primo momento del nostro incontro una forte impressione: era un uomo di grande levatura. Il suo modo d’esprimersi freddo, quasi asciutto, eppure così preciso, e la durezza, ma altresì l’ampiezza di vedute nel condurre le trattative, mostravano che la sua fama non era immeritata. Il corso delle mie discussioni e conversazioni con Stalin mi procurò un chiaro concetto della forza e potenza di quest’uomo, il cui cenno era diventato un ordine fino nel più lontano villaggio dell’immensa Russia, e che era riuscito a fondere i duecento milioni d’individui del suo regno, come nessuno era stato in grado di farlo.

Da: (Joachim von Ribbentrop, Fra Londra e Mosca, Bocca, Roma 1954, pp. 220-225)


I RESPONSABILI DELLO SCOPPIO DELLA GUERRA

(…)
a) non è stata la Germania ad attaccare la Francia e l’Inghilterra, bensì la Francia e l’Inghilterra hanno attaccato la Germania, assumendosi la responsabilità della guerra in corso;
b) dopo l’inizio delle ostilità, la Germania si è rivolta alla Francia e all’Inghilterra con proposte di pace, appoggiate dall’Unione Sovietica, perché essa ha sempre ritenuto, e continua a ritenere, che una rapida cessazione della guerra alleggerirebbe in modo radicale la situazione dei popoli e dei paesi tutti;
c) i circoli governativi dell’Inghilterra e della Francia hanno brutalmente respinto sia le proposte di pace della Germania che i tentativi dell’Unione Sovietica intesi a ottenere quanto prima la cessazione del conflitto.
Questi sono i fatti.
Che cosa possono contrapporre a questi fatti i politici da café-chantant dell’agenzia Havas?

Da: (I. V. Stalin, “Pravda”, 30 novembre 1939)"

Colonnello russo incolpa la Polonia per aver iniziato la seconda guerra mondiale : Auschwitz ....il Golgota della Holocaustianità (http://auschwitz.myblog.it/archive/2009/10/19/colonnello-russo-incolpa-la-polonia-per-aver-iniziato-la-sec.html)

Majorana
28-07-10, 17:42
CHI INIZIO' LA II GUERRA MONDIALE? (RELOADED)


“La Seconda Guerra Mondiale viene combattuta in difesa dei fondamenti dell’ebraismo”
(Rabbi Felix Mendlesohn, Chicago Sentinel, 8 ottobre 1942)

“Non neghiamo e non abbiamo timore di confessare che questa guerra è la nostra guerra e che viene condotta per la liberazione del popolo ebraico... Più forte di tutti gli altri fronti messi insieme è il nostro fronte, quello degli ebrei. Non solo stiamo offrendo a questa guerra il nostro supporto finanziario, su cui è fondata l’intera produzione bellica, non solo stiamo impegnando il nostro pieno potere propagandistico, che costituisce l’energia morale che consente alla guerra di proseguire. La garanzia della vittoria ha per fondamento essenziale l’indebolimento delle forze nemiche, nel distruggerli nel loro stesso paese, nel fare resistenza dall’interno. Noi siamo i cavalli di Troia nella fortezza nemica. Migliaia di ebrei che vivono in Europa rappresentano il principale fattore nella distruzione del nostro nemico. Dunque, il nostro fronte è un dato di fatto ed è il più prezioso dei contributi alla vittoria”

(Chaim Weizmann, Presidente del Congresso Ebraico Mondiale, capo dell’Agenzia Ebraica e poi Presidente d’Israele, discorso del 3 dicembre 1942 a New York).

CHI INIZIO' LA II GUERRA MONDIALE? (RELOADED) - Gianluca Freda BLOGGHETE!! (http://blogghete.blog.dada.net/post/621519/CHI+INIZIO%27+LA+II+GUERRA+MONDIALE+%28RELOADED)

Majorana
28-07-10, 17:45
La Dichiarazione di guerra ebraica alla Germania Nazionalsocialista

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Il Boicottaggio Economico del 1933


Articolo tratto dalla: The Barnes Review, Genn./Febbr. 2001, pag. 41-45 – Vol. 7

Molto tempo prima che il governo di Hitler iniziasse a restringere i diritti degli ebrei tedeschi, i dirigenti della comunità ebraica mondiale dichiararono formalmente guerra alla “ Nuova Germania “ in un momento in cui il governo americano e perfino i leaders ebraici tedeschi chiedevano di essere cauti nel trattare col nuovo regime hitleriano.

Poche persone conoscono i fatti di quel singolare evento che contribuì allo scoppio di quella che viene conosciuta come la Seconda Guerra Mondiale e cioè la dichiarazione di guerra contro la Germania da parte dell’ebraismo internazionale appena dopo l’ascesa di Hitler al potere e ben prima che fossero attuate misure ritorsive o sanzioni contro gli ebrei da parte del governo tedesco.

L’edizione del DAILY EXPRESS di Londra del 24 Marzo 1933 spiegava come i dirigenti dell’ebraismo, insieme a potenti interessi ebraici internazionali, avessero lanciato un boicottaggio della Germania con il preciso scopo di mettere in ginocchio la già precaria economia tedesca nella speranza di abbattere il nuovo regime di Hitler. Fu solo allora che la Germania rispose di conseguenza. Se vogliamo dire la verità, fu la dirigenza internazionale ebraica, e non il Terzo Reich, a sparare effettivamente il primo colpo nella Seconda Guerra Mondiale...

L’autorevole procuratore di New York Samuel Untermyer fu uno dei principali sobillatori nella guerra contro la Germania, descrivendo la campagna ebraica nient’altro che una “ guerra santa “.

La guerra economica dichiarata alla Germania dalla dirigenza ebraica non solo portò a determinate ritorsioni da parte del governo tedesco ma mise le basi per un’alleanza politico-economica poco conosciuta fra il regime di Hitler e i leaders del movimento sionista che speravano che le tensioni fra i tedeschi e gli ebrei avrebbero portato ad una massiccia emigrazione verso la Palestina.

In breve, il risultato fu un’alleanza tattica fra i nazisti ed i fondatori dell’odierno stato di Israele. Un evento che molti oggi preferirebbero venisse dimenticato.

A tutt’oggi si crede in genere (in modo non corretto) che quando Adolf Hitler fu nominato cancelliere della Germania nel Gennaio del 1933, il governo tedesco diede il via a politiche per reprimere gli ebrei tedeschi, incluso il loro rastrellamento per essere chiusi in campi di concentramento e lanciare una campagna di terrore e violenza contro la locale popolazione ebraica.

Mentre vi furono in Germania sporadici episodi di violenza contro gli ebrei dopo che Hitler salì al potere, questi non furono ne approvati ne incoraggiati.

La verità è che i sentimenti anti-ebraici in Germania (o in altre parti in Europa) non erano una novità.

Come tutti gli storici ebraici affermano con fervore, disordini anti-semiti a vari livelli erano onnipresenti nella storia europea.

In ogni caso, agli inizi del 1933, Hitler non era il leader indiscusso della Germania e nemmeno aveva il totale comando delle forze armate. Hitler era una figura di rilievo in un governo di coalizione ma era ben lontano dall’essere lui stesso il governo in persona. Questo fu il risultato di un processo di consolidamento che si sarebbe verificato più tardi.

Persino l’Associazione Centrale Ebraica tedesca, conosciuta come Verein, contestò l’affermazione (fatta da alcuni leaders ebraici al di fuori della Germania) che il nuovo governo avrebbe deliberatamente provocato insurrezioni anti-ebraiche.

Il Verein emise un comunicato nel quale affermava che “ le autorità responsabili di governo (cioè il regime di Hitler) sono inconsapevoli della minacciosa situazione “, dicendo inoltre: “ non crediamo che i cittadini tedeschi nostri amici si lasceranno coinvolgere nel commettere eccessi contro gli ebrei “.

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Nonostante ciò, i dirigenti ebraici negli Stati Uniti e in Gran Bretagna determinarono che era necessario lanciare una guerra contro il governo di Hitler.
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Il 12 Marzo 1933 il Congresso Ebraico Americano annunciò una protesta di massa al Madison Square Gardens per il 27 Marzo. A quell’epoca il comandante in capo dei veterani di guerra ebrei chiese un boicottaggio americano delle merci tedesche. Nel frattempo, il 23 Marzo, 20.000 ebrei protestarono nella New York’s City Hall mentre altre proteste furono inscenate fuori dalle linee navali della North German Lloyd e della Hamburg-American Shipping Co.

Boicottaggi economici ebbero luogo contro le merci tedesche in vendita nei negozi di New York City.

Secondo il DAILY EXPRESS di Londra del 24 Marzo 1933, gli ebrei avevano già lanciato il loro boicottaggio contro la Germania ed il suo governo eletto. Il titolo recitava: “ Judea Declares War on Germany – Jews of All the World Unite – Boycott of German Goods – Mass Demonstrations “ (il giudaismo dichiara Guerra alla Germania – ebrei di tutto il mondo unitevi – boicottaggio delle merci tedesche – dimostrazioni di massa).

L’articolo descriveva una prossima “guerra santa” e continuava implorando gli ebrei di ogni parte di boicottare le merci tedesche ed intraprendere dimostrazioni di massa contro gli interessi economici tedeschi. Secondo il DAILY EXPRESS:

Tutto l’Israele sparso nel mondo si sta unendo per dichiarare una guerra economica e finanziaria alla Germania. La comparsa della svastica come simbolo della nuova Germania ha fatto tornare in vita il vecchio simbolo di guerra di Giuda. Quattordici milioni di ebrei sparsi in tutto il mondo sono raccolti insieme come in un’unica persona per dichiarare guerra contro i persecutori tedeschi e i loro discepoli.

Il commerciante ebreo lascerà la sua casa, il banchiere la sua borsa valori, il mercante i suoi affari ed il mendicante il suo umile cappello per unirsi nella guerra santa contro il popolo di Hitler.

Il quotidiano diceva che la Germania “ stava ora affrontando un boicottaggio internazionale del suo commercio, delle sue finanze e della sua industria. A Londra, new York, Parigi e Varsavia, gli uomini d’affari ebrei sono uniti per proseguire la crociata economica “.

L’articolo diceva: “ si stanno facendo preparativi a livello mondiale per organizzare dimostrazioni di massa “ e inoltre riportava: “ la vecchia e riunita nazione d’Israele si affianca alle nuove e moderne armi per vincere la sua antica battaglia contro i suoi persecutori “.

Ciò può essere veramente considerato come “ il primo colpo sparato nella Seconda Guerra Mondiale “.

In uno stato d’animo simile, il giornale ebraico NATSCHA RETSCH scrisse:

La guerra contro la Germania verrà intrapresa da tutte le comunità, conferenze e congressi ebraici, da ogni singolo individuo ebreo. In tal modo la guerra contro la Germania ravviverà e promuoverà i nostri interessi che richiedono che la Germania venga completamente distrutta.

Il pericolo per noi ebrei risiede in tutto il popolo tedesco, sia come nazione che come singoli individui. Esso deve essere reso inoffensivo per sempre. In questa guerra noi ebrei dobbiamo partecipare e ciò con tutta la forza e la potenza che abbiamo a nostra disposizione.

E’ degno di nota comunque il fatto che l’Associazione Sionista di Germania emanò un telegramma il 26 Marzo 1933 rifiutando molte delle affermazioni fatte contro i nazionalsocialisti definendole “propaganda”, “menzognere” e “sensazionali”.

Infatti la fazione sionista aveva tutte le ragioni per assicurare il mantenimento dell’ideologia nazionalsocialista in Germania. Klaus Polkehn, scrivendo nel Journal of Palesatine Studies (I Contatti Segreti: Sionismo e Germania Nazista, 1933-1941; JPS v. ¾, primavera/estate 1976), sostiene che l’atteggiamento moderato dei sionisti era dovuto al loro interesse acquisito nel vedere la vittoria finanziaria del nazionalsocialismo da obbligare l’immigrazione in Palestina. Questo fatto poco conosciuto avrebbe finalmente giocato un ruolo importantissimo nelle relazioni fra la Germania nazista e gli ebrei.

Nel frattempo il Ministro degli Esteri Konstantin von Neurath si lamentava della “ campagna di diffamazione “ e disse:

Per quanto concerne gli ebrei, posso solo dire che i loro propagandisti all’estero non stanno facendo alcun favore ai loro correligionari in Germania dando al pubblico tedesco, tramite le loro distorte e menzognere notizie circa le persecuzioni e le torture nei confronti degli ebrei, l’impressione di non fermarsi davanti a niente, nemmeno alle bugie e alle calunnie, per combattere l’attuale governo tedesco.

Il novello governo di Hitler stava tentando di contenere la crescente tensione, sia all’interno della Germania che al di fuori. Negli Stati Uniti perfino il Segretario di Stato Cordell Hull telegrafò al Rabbino Stephen Wise del Congresso Ebraico Americano chiedendo prudenza:

Mentre ci fu per un breve tempo un maltrattamento fisico degli ebrei, questa fase può essere considerata terminata a tutti gli effetti. Una stabilizzazione sembra essere stata raggiunta nell’ambito del maltrattamento personale. Voglio sperare che la situazione che ha causato così tanta preoccupazione diffusa in questo paese, ritorni presto normale.

Nonostante ciò, i dirigenti della comunità ebraica si rifiutarono di rallentare. Il 27 Marzo vi furono marce di protesta simultanee al Madison Square Garden, a Chicago, Boston, Philadelphia, Baltimora, Cleveland ed in 70 altre località. La protesta di New York fu trasmessa in tutto il mondo.

La sostanza fu che la “ Nuova Germania “ venne dichiarata essere una nemica degli interessi ebraici e quindi bisognava strangolarla economicamente.

Questo fu PRIMA che Hitler decidesse di boicottare le merci ebraiche.

Fu proprio in risposta a ciò che il governo tedesco annunciò il boicottaggio di un giorno dei negozi tedeschi in Germania il 1° Aprile 1933

Il Ministro della Propaganda tedesco Dr. Joseph Goebbels affermò che, trascorso il giorno di boicottaggio, non vi fossero stati ulteriori attacchi alla Germania, questo sarebbe stato sospeso.

Hitler stesso replicò al boicottaggio ebraico e alle minacce in un discorso del 28 Marzo 1933, quattro giorni dopo la dichiarazione di guerra economica da parte dell’ebraismo mondiale, con queste parole:

Ora che i locali nemici della nazione sono stati eliminati dal Volk (popolo) stesso, ciò che abbiamo atteso a lungo non finirà.

I criminali marxisti e comunisti assieme ai loro istigatori ebraico-intellettuali, che hanno portato con se i loro capitali oltre confine al momento giusto, stanno scatenando una campagna di agitazioni sediziosa e senza scrupoli contro il popolo tedesco nel suo insieme.

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Menzogne e diffamazioni di una perversità da fare accapponare la pelle vengono lanciate contro la Germania. Storie orribili di corpi smembrati di ebrei, occhi strappati dalle orbite e mani amputate stanno circolando col preciso scopo di diffamare il popolo tedesco nel mondo per la seconda volta, proprio come riuscirono a fare nel 1914.
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Questo avvenimento, e cioè che l’ordine di Hitler del 28 Marzo 1933 di boicottaggio fu una diretta risposta alla dichiarazione di guerra economica alla Germania, da parte della dirigenza ebraica mondiale, fu sapientemente omesso dalla storia. Infatti l’ordine di Hitler viene oggi descritto come un puro atto di aggressione ma le circostanze che lo hanno provocato vengono raramente descritte.

Nemmeno Saul Friedlander nella sua estesa panoramica della politica tedesca Nazi Germany and the Jews (La Germania Nazista e gli Ebrei), menziona il fatto che la dichiarazione di guerra ebraica ed il relativo boicottaggio di merci tedesche precedette il discorso di Hitler del 28 Marzo 1933.

I lettori più acuti saranno propensi a chiedere perché Friedlander considerasse questo capitolo storico così irrilevante.

Il fatto era che si trattava dell’ebraismo organizzato come entità politica, e non la comunità ebraica tedesca in se stessa, a sparare il primo colpo nella guerra con la Germania.

La replica tedesca fu difensiva e non offensiva. Se questo fatto fosse ampiamente noto oggi, getterebbe una nuova luce su quei successivi avvenimenti che portarono allo scoppio del conflitto mondiale che seguì.

Per capire la reazione di Hitler alla dichiarazione di guerra ebraica, è vitale comprendere lo stato critico in cui versava a quel tempo l’economia tedesca.

Nel 1933 l’economia tedesca era a soqquadro. Tre milioni di tedeschi erano assistiti dallo stato e vi erano sei milioni di disoccupati. L’iper-inflazione aveva distrutto la vitalità economica della nazione tedesca. Inoltre la propaganda anti-tedesca che imperversava sulla stampa mondiale rafforzò i propositi dei nemici della Germania, specialmente i polacchi ed il loro aggressivo alto comando militare.

I leaders ebraici non stavano bleffando. Il boicottaggio era un atto di guerra non solo in senso metaforico: era un mezzo, ben congegnato, per distruggere la Germania come entità economica, sociale e politica. Lo scopo del boicottaggio ebraico a lungo termine contro la Germania era di portarla alla bancarotta con riguardo alle riparazioni di guerra impostele dopo la Prima Guerra Mondiale e mantenere la Germania demilitarizzata e vulnerabile.

Tale boicottaggio, infatti, fu rovinoso per lo stato tedesco. Studiosi ebraici, come Edwin Black, riportarono che, in risposta al boicottaggio, le esportazioni tedesche furono ridotte del 10% e molti chiedevano il congelamento dei beni tedeschi all’estero (Edwin Black, L’Accordo di Trasferimento – La Storia non raccontata del Patto Segreto fra il Terzo Reich e la Palestina Ebraica, New York, 1984).

Gli attacchi alla Germania non cessarono. La dirigenza mondiale ebraica divenne sempre più aggressiva ed iniziò a smaniare.

Una Conferenza Internazionale del Boicottaggio Ebraico si tenne ad Amsterdam per coordinare la campagna in corso. Venne tenuta sotto gli auspici della Federazione Mondiale Economica Ebraica, della quale fu eletto presidente Samuel Untermyer, il famoso procuratore di new York City e per lungo tempo mediatore del potere politico.

Al suo ritorno negli Stati Uniti, alla vigilia della conferenza, Untermyer rilasciò un discorso alla Radio WABC di new York, una trascrizione del quale fu pubblicato sul The New York Times il 7 Agosto 1933.

L’infiammante oratoria di Untermyer chiamava ad una “guerra sacra” contro la Germania, asserendo che la Germania era impegnata in un progetto per “ sterminare gli ebrei “.

Ecco quanto disse, in parte:

La Germania, da una nazione di cultura, è stata trasformata in un vero e proprio inferno di bestie crudeli e selvagge. E’ perché lo dobbiamo non solo alla nostra progenie perseguitata ma al mondo intero che bisogna colpire in modo tale da liberare l’umanità dal ripetersi di questa incredibile tragedia.

Ora o mai più le nazioni del mondo devono fare causa comune contro il massacro, la fame, l’annientamento, le demoniache torture, la crudeltà e le persecuzioni che vengono inflitte giorno dopo giorno su questi uomini, donne e bambini.

Quando il tutto verrà alla luce. Il mondo avrà davanti un quadro così tremendo nella sua barbara crudeltà che l’inferno della guerra e le presunte atrocità belghe impallidiranno se paragonate a questa campagna diabolica, deliberata, pianificata a sangue freddo e già in parte eseguita per lo sterminio di un popolo fiero, gentile, leale e rispettoso delle leggi.

Gli ebrei sono gli aristocratici del mondo. Da tempo immemorabile essi vengono perseguitati ed hanno visto i loro persecutori andare e venire. Solo loro sono sopravissuti.

E così la storia si ripete, ma ciò non fornisce una ragione perché noi si debba permettere il ritorno all’età buia di quella che una volta era una grande nazione o evitare di salvare queste 600.000 anime dalle torture dell’inferno.

Ciò che proponiamo, ed in tal senso siamo già andati avanti, è di perseguire un puro boicottaggio economico difensivo che mini il regime hitleriano riportando il popolo tedesco alla ragione, distruggendo le loro esportazioni dalle quali dipende la loro esistenza.

Questo è ciò che proponiamo e stiamo già organizzando l’opinione mondiale ad esprimersi nel solo modo in cui la Germania può essere portata alla ragione.

Untermyer raccontò poi ai suoi ascoltatori una storia totalmente fraudolenta sulle circostanze del boicottaggio tedesco e come ebbe origine. Egli proclamò che i tedeschi stavano procedendo verso un piano per “ sterminare gli ebrei “:

Il regime di Hitler si è instaurato e sta perseguendo il suo boicottaggio per sterminare gli ebrei affiggendo manifesti sui negozi ebraici, mettendo in guardia i tedeschi dal commerciare con loro, mettendo in prigione i negozianti ebrei e facendoli camminare a centinaia per le strade sotto lo sguardo delle truppe naziste per il solo crimine di essere ebrei, espellendoli dalle professioni svolte nelle quali molti di loro hanno raggiunto posti di primordine, escludendo i loro figli dalle scuole, gli uomini dai sindacati di categoria, chiudendo loro in faccia ogni via di sviluppo, chiudendoli in campi di concentramento, facendoli morire di fame, torturandoli senza motivo, usando ogni tipo di tortura inumana oltre ogni concezione, fino a suicidio sopravvenuto come unico mezzo di fuga, tutto questo perché sono o i loro avi erano ebrei e col solo scopo di sterminarli.

Untermyer concluse il suo discorso ampiamente menzognero ed isterico dichiarando che con l’aiuto degli “ amici cristiani….pianteremo l’ultimo chiodo nella bara dell’integralismo e del fanatismo…”

Che queste affermazioni contro la Germania fossero state fatte ben prima dell’affermazione circa le camere a gas o del piano per “sterminare” gli ebrei da parte di storici ebraici, la dice lunga sulla natura della campagna di propaganda scatenata contro la Germania.

Tuttavia in questo stesso periodo si videro strani sviluppi prendere forma: la primavera del 1933 fu anche testimone dell’inizio di un periodo di collaborazione fra il governo tedesco ed il movimento sionista in Germania e Palestina per aumentare il flusso di immigranti e capitali ebraico-tedeschi verso la Palestina.

Gli odierni sostenitori dell’Israele sionista e molti storici sono riusciti a mantenere il patto germano-sionista segreto nei confronti del pubblico per decenni e mentre la maggior parte degli americani non ha la minima idea che ci possa essere stata una cooperazione fra la dirigenza nazista ed i fondatori di quello che poi divenne lo stato di Israele, la verità ha cominciato ad emergere.

Il libro dello scrittore dissidente ebreo Zionism in the Age of the Dictators (il Sionismo nell’Era dei Dittatori), pubblicato da una piccola casa editrice e che non ricevette la pubblicità che meritava dai media di “regime” (ossessionati dall’epoca dell’Olocausto), è stato forse lo sforzo maggiore per spiegare questo evento.

In risposta a Brennar e ad altri, la reazione sionista di solito consisteva nel dichiarare che la loro collaborazione con la Germania nazista fu intrapresa col solo scopo di salvare la vita degli ebrei.

Ma la collaborazione fu molto di più perché avvenne in un momento quando molti ebrei ed organizzazioni ebraiche chiedevano il boicottaggio della Germania.

Per i dirigenti sionisti, la presa di potere di Hitler tendeva la mano alla possibilità di far affluire immigrati in Palestina. In precedenza, la maggioranza degli ebrei tedeschi, che si identificavano come tedeschi, avevano poca simpatia per la causa sionista di voler promuovere la raccolta dell’ebraismo mondiale in Palestina. Ma i sionisti si accorgevano che solo l’antisemitismo di Hitler avrebbe spinto gli ebrei tedeschi anti-sionisti nelle braccia del sionismo.

Nel lamentare oggi il così detto “Olocausto” da parte dei sostenitori di Israele (per non parlare degli israeliani stessi), essi tralasciano di menzionare che nel rendere la situazione in Germania difficile per gli ebrei, in collaborazione col nazional-socialismo, faceva parte del piano.

Questa fu la genesi del cosiddetto Accordo di Trasferimento, cioè l’accordo fra gli ebrei sionisti ed il governo nazional-socialista per trasferire l’ebraismo tedesco in Palestina.

Secondo lo storico ebreo Walter Laqueur e molti altri, gli ebrei tedeschi erano ben lontani dall’essere convinti che l’emigrazione verso la Palestina fosse una soluzione. Inoltre, nonostante la maggior parte degli ebrei tedeschi si rifiutava di considerare i sionisti come loro leaders politici, è chiaro che Hitler proteggeva e cooperava coi sionisti allo scopo di implementare la soluzione finale: il trasferimento in massa degli ebrei verso il Medio Oriente.

Edwin Black, nel suo volume The Transfer Agreement (L’Accordo di Trasferimento), Macmillan 1984, affermava che sebbene la maggior parte degli ebrei non voleva affatto emigrare in Palestina, in virtù dell’influenza del movimento sionista all’interno della Germania nazista, la migliore possibilità per un ebreo di lasciare la Germania era quella di andare in Palestina. In altre parole, l’Accordo di Trasferimento decretava che i capitali ebraici potevano solamente andare verso la Palestina.

Quindi, secondo i sionisti, un ebreo poteva lasciare la Germania solo se andava verso levante.

La difficoltà principale dell’Accordo di Trasferimento (o addirittura l’idea di un accordo del genere) era rappresentata dagli inglesi (mandatari delle Nazioni Unite sul protettorato di Palestina) i quali chiedevano, come condizione dell’immigrazione, che ogni immigrato pagasse 1.000 Sterline al suo arrivo ad Haifa o altrove. La difficoltà era che tale valuta era quasi impossibile da ottenere in contanti in una Germania inflazionata e senza liquidità.

Laqueur scrive:

Un’importante banca tedesca congelerebbe i fondi pagati dagli immigrati in conti bloccati per esportatori tedeschi, mentre una banca in Palestina controllerebbe la vendita di merci tedesche in Palestina, mettendo così a disposizione degli immigrati la necessaria valuta straniera in loco. Sam Cohen, co-proprietario della Hanoaiah Ltd. e iniziatore del progetto di trasferimento, fu tuttavia oggetto di lunghe obiezioni da parte della sua gente e alla fine dovette convenire che un tale accordo di trasferimento poteva essere concluso solo ad un livello molto più alto con una banca in proprio anziché con una compagnia privata.

La rinomata Anglo-Palestine Bank a Londra venne chiamata a far parte del progetto di trasferimento e venne creata una fiduciaria per questo fine.

Tutto ciò è di vitale importanza nel trattare i rapporti fra il sionismo ed il nazional-socialismo in Germania negli anni 30. I rapporti non erano solo di comune interesse e di favoritismo politico da parte di Hitler, ma una stretta relazione finanziaria con le famiglie bancarie tedesche ed istituzioni finanziarie.

Black scrive:

Per i sionisti era importante sovvertire il boicottaggio anti-nazista. Il sionismo aveva bisogno di trasferire i capitali degli ebrei tedeschi e le merci erano il solo mezzo disponibile. Ma presto i dirigenti sionisti compresero che il successo della futura economia ebraico-palestinese sarebbe stata intimamente legata alla sopravvivenza dell’economia tedesca. La dirigenza sionista fu quindi costretta ad andare oltre. L’economia tedesca avrebbe dovuto essere salvaguardata, stabilizzata e, se necessario, rinforzata. E fu così che il partito nazista e gli organizzatori sionisti condivisero lo stesso obiettivo di far riprendere l’economia tedesca.

Si poté notare una spaccatura nell’ebraismo mondiale attorno al 1933 e oltre. Innanzitutto c’erano gli ebrei non sionisti (in particolare il Congresso Mondiale Ebraico fondato nel 1933), i quali, da una parte, chiedevano il boicottaggio e l’eventuale distruzione della Germania.

Black evidenzia che molte di queste persone non erano solo a New York e ad Amsterdam ma in buona parte venivano dalla Palestina stessa.

Dall’altra, invece, si può notare l’uso ragionevole di questi sentimenti da parte dei sionisti nella ricerca di un eventuale re-insediamento in Palestina. In altre parole, possiamo dire (Black non ne fa accenno) che il sionismo crede che, siccome gli ebrei si sarebbero diretti verso levante, sarebbe stato necessario un flusso di capitali per far funzionare una nuova economia.

Il risultato fu il convincimento che il sionismo avrebbe dovuto allearsi col nazional-socialismo, così il governo tedesco non avrebbe impedito il flusso di capitali ebraici fuori dal paese.

Ciò servì agli interessi sionisti nel momento in cui gli ebrei alzavano la voce con le loro denunce circa le pratiche messe in atto dai tedeschi contro di essi per spedirli verso levante, ma, dall’altra parte, Laqueur afferma che “ i sionisti divennero motivati a non compromettere l’economia o la valuta tedesca “.

In altre parole, la dirigenza sionista della diaspora ebraica era una dirigenza di sotterfugio e subdola e che solo con l’avvento dell’ostilità tedesca verso l’ebraismo convinse gli ebrei del mondo che l’immigrazione era la sola via d’uscita.

Il fatto è che la fondazione dello stato di Israele non è che una frode. I sionisti non rappresentavano che una piccola minoranza degli ebrei tedeschi nel 1933.

D’altro canto, i padri sionisti d’Israele vollero forti denunce circa le “crudeltà” tedesche nei confronti degli ebrei, mentre allo stesso tempo chiedevano moderazione così il governo nazional-socialista sarebbe rimasto stabile finanziariamente e politicamente. Così il sionismo boicottò il boicottaggio.

Ad ogni buon conto, il governo nazional-socialista fu la cosa migliore che potesse capitare nella storia del sionismo poiché “provò” a molti ebrei che gli europei erano irrimediabilmente anti-ebraici e che la Palestina era l’unica soluzione. Il sionismo arrivò a rappresentare la stragrande maggioranza degli ebrei solamente con l’imbroglio e la cooperazione con Adolf Hitler.

Per i sionisti, sia le denunce delle politiche tedesche verso gli ebrei (per mantenere gli ebrei impauriti), sia il rinvigorimento dell’economia tedesca (per raggiungere l’insediamento finale), erano prioritari per il loro movimento. Ironicamente, oggi i leaders sionisti di Israele si lamentano amaramente dell’orribile ed inumano regime nazional-socialista.

LA DICHIARAZIONE DI GUERRA EBRAICA ALLA GERMANIA NAZIONALSOCIALISTA : OLODOGMA____"Biblioteca" alternativa ad OloCa$h e favola $terminazioni$ta (http://olo-dogma.myblog.it/archive/2009/07/22/la-dichiarazione-di-guerra-ebraica-alla-germania-nazista.html)

Majorana
28-07-10, 17:46
La danza di Danzica

La verità di settant'anni fa e le mistificazioni di oggi

Danzica era città tedesca a statuto speciale sottoposta a controllo polacco. Sobillati dagli anglo-francesi i polacchi si misero a massacrare la popolazione tedesca con intensità sempre crescente. Provocando ed esasperando i tedeschi intendevano attirarli in trappola sicuri come erano di sconfiggerli facilmente e di poter annettere la Prussia Orientale. Dopo mille e mille rinvii, il 1 settembre 1939 la Germania andò a soccorrere Danzica e i cittadini tedeschi. Quarantotto ore dopo, il 3 settembre, Inghilterra e Francia dichiararono guerra alla Germania per la salvaguardia territoriale della Polonia (ma Danzica non era polacca…). Non fecero altrettanto contro l’Urss che pure attaccò la Polonia da est. Dunque la salvaguardia territoriale polacca non c’entrava nulla con la guerra…

La Germania provò in tutti i modi a evitare il degenerare del conflitto o a raggiungere con Londra un accordo di pace che fu sempre rigettato oltremanica.

Benché i tedeschi che cadevano prigionieri dei polacchi venivano orribilmente massacrati (occhi cavati, lingua tagliata) Hitler si rifiutò di far bombardare Varsavia colma di civili e rallentò le operazioni per tre settimane. La sua magnanimità non sortì effetto.

Da: Quel domani che ci appartenne, edizioni Barbarossa, Milano settembre 2005

Oggi ci raccontano, ovviamente, che il 1 settembre scoppiò la Seconda Guerra Mondiale (ma non è vero, scoppiò il 3), che questa fu dichiarata dalla Germania (ma non è vero, fu dichiarata da Francia e Inghilterra ALLA Germania) e che avvenne perché la Germania invase la Polonia (ma non è vero, andò semplicemente in soccorso della popolazione massacrata quotidianamente di una CITTA' TEDESCA che soltanto l'infame trattato di Versailles aveva staccato dalla madre patria).

Poi ci sono altri luoghi comuni campati in aria tipo quello della volontà hitleriana di conquistare e dominare il mondo. Propaganda da quattro soldi made in Chaplin e ovviamente sostenuta dai guerrafondai e dagli usurai che portarono la morte e la devastazione ovunque prima di riuscire ad imporre il sistema internazionale vigente fondato sul Crimine Organizzato e sulla complicità servile con esso delle oligarchie di ogni genere e natura.

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Majorana
28-07-10, 17:47
“ Così parlò Benjamin Freedman “

Pubblichiamo un estratto, di particolare significato, da «Israele, USA, il terrorismo islamico», Maurizio Blondet, EFFEDIEFFE, 2005, pagine 161-171

Così parlò Benjamin Freedman

Uomo d’affari di successo (era il proprietario della Woodbury Soap Co.), ebreo di New York, patriota americano, Benjamin Freedman - che era stato membro della delegazione americana al Congresso di Versailles nel 1919 - ruppe con l’ebraismo organizzato e i circoli sionisti dopo il 1945, accusandoli di aver favorito la vittoria del comunismo in Russia.
Da quel momento, dedicò la vita e le sue ragguardevoli fortune (2,5 milioni di dollari di allora)
a combattere e denunciare le trame dei suoi correligionari (1).
Benjamin Freedman tenne, nel 1961, al Willard Hotel di Washington ad un’influente platea, riunita dal giornale americano Common Sense, il seguente discorso.

«Qui negli Stati Uniti, i sionisti e i loro correligionari hanno il completo controllo del nostro governo.
Per varie ragioni, troppo numerose e complesse da spiegare qui, i sionisti dominano questi Stati Uniti come i monarchi assoluti di questo Paese.
Voi direte che è un’accusa troppo generale: lasciate che vi spieghi quel che ci è accaduto mentre noi tutti dormivamo.

Che cosa accadde?

La Prima Guerra Mondiale scoppiò nell’estate del 1914.
Non sono molti a ricordare, qui presenti.
In quella guerra, Gran Bretagna, Francia e Russia erano da una parte; dalla parte avversa, Germania, Austria-Ungheria e Turchia.
Entro due anni, la Germania aveva vinto quella guerra.
Non solo nominalmente, ma effettivamente.
I sottomarini tedeschi, che stupirono il mondo, avevano fatto piazza pulita di ogni convoglio che traversava l’Atlantico.
La Gran Bretagna era priva di munizioni per i suoi soldati, e poche riserve alimentari, dopo cui,
la prospettiva della fame.
L’armata francese s’era ammutinata: aveva perso 600 mila giovani nella difesa di Verdun sulla Somme.
L’armata russa stava disertando in massa, tornavano a casa, non amavano lo Zar e non volevano più morire.
L’esercito italiano era collassato [a Caporetto].
Non un colpo era stato sparato su suolo tedesco.
Non un solo soldato nemico aveva attraversato la frontiera germanica.
Eppure, in quell’anno [1916] la Germania offrì all’Inghilterra la pace.
Offriva all’Inghilterra un negoziato di pace su quella base, che i giuristi chiamano dello ‘status quo ante’.
Ciò significa: ‘Facciamola finita, e lasciamo tutto com’era prima che la guerra cominciasse’. L’Inghilterra, nell’estate del 1916, stava seriamente considerando quest’offerta.
Non aveva scelta.
O accettava quest’offerta magnanima, o la prosecuzione della guerra avrebbe visto la sua disfatta.
In questo frangente, i sionisti tedeschi, che rappresentavano il sionismo dell’Europa Orientale, presero contatto col Gabinetto di Guerra britannico - la faccio breve perché è una lunga storia,
ma ho i documenti che provano tutto ciò che dico - e dicono: ‘Potete ancora vincere la guerra. Non avete bisogno di cedere. Potete vincere se gli Stati Uniti intervengono al vostro fianco’.

Gli Stati Uniti non erano in guerra allora.

Eravamo nuovi; eravamo giovani; erava

mo ricchi; eravamo potenti.
Essi dissero all’Inghilterra: ‘Noi siamo in grado di portare gli Stati Uniti in guerra come vostro alleato, per battersi al vostro fianco, se solo ci promettete la Palestina dopo la guerra’. […].
Ora, l’Inghilterra aveva tanto diritto di promettere la Palestina ad altri quanto gli Stati Uniti hanno il diritto di promettere il Giappone all’Irlanda. E’ assolutamente assurdo che la Gran Bretagna, che non aveva mai avuto alcun interesse o collegamento con quella che oggi chiamiamo Palestina, potesse prometterla come moneta in cambio dell’intervento americano.
Tuttavia, fecero questa promessa, nell’ottobre 1916 [con la Dichiarazione Balfour, ndr.].
E poco dopo - non so se qualcuno di voi lo ricorda - gli Stati Uniti, che erano quasi totalmente
pro-germanici, entrarono in guerra come alleati della Gran Bretagna.

Dico che gli Stati Uniti erano quasi totalmente filotedeschi perché i giornali qui erano controllati dagli ebrei, dai nostri banchieri ebrei - tutti i mezzi di comunicazione di massa - e gli ebrei erano filotedeschi.

Perché molti di loro provenivano dalla Germania, e anche volevano vedere la Germania rovesciare lo Zar; non volevano che la Russia vincesse.
Questi banchieri ebrei tedeschi, come Kuhn Loeb e delle altre banche d’affari negli Stati Uniti, avevano rifiutato di finanziare la Francia o l’Inghilterra anche con un solo dollaro.
Dicevano: «Finché l’Inghilterra è alleata alla Russia, nemmeno un centesimo!».
Invece finanziavano la Germania; si battevano con la Germania contro la Russia.
Ora, questi stessi ebrei, quando videro la possibilità di ottenere la Palestina, andarono in Inghilterra e fecero l’accordo che ho detto.
Tutto cambiò di colpo, come un semaforo che passa dal rosso al verde.
Dove i giornali erano filotedeschi, […] di colpo, la Germania non era più buona.
Erano i cattivi.
Erano gli Unni.
Sparavano sulle crocerossine.
Tagliavano le mani ai bambini.
Poco dopo, mister Wilson [il presidente Woodrow Wilson, ndr.] dichiarava guerra alla Germania.
I sionisti di Londra avevano spedito telegrammi al giudice Brandeis (2): ‘Lavorati il presidente Wilson. Noi abbiamo dall’Inghilterra quello che vogliamo. Ora tu lavorati il presidente Wilson e porta gli USA in guerra’.
Così entrammo in guerra.
Non avevamo interessi in gioco.
Non avevamo ragione di fare questa guerra, più di quanto non ne abbiamo di essere sulla luna stasera, anziché in questa stanza.
Ci siamo stati trascinati perché i sionisti potessero avere la Palestina.
Questo non è mai stato detto al popolo americano.
Appena noi entrammo in guerra, i sionisti andarono dalla Gran Bretagna e dissero: ‘Bene, noi abbiamo compiuto la nostra parte del patto. Metteteci qualcosa per iscritto come prova che ci darete la Palestina’.
Non erano sicuri che la guerra durasse un altro anno o altri dieci.
Per questo cominciarono a chiedere il conto.
La ricevuta.

Che prese la forma di una lettera, elaborata in un linguaggio molto criptico, in modo che il resto del mondo non capisse di che si trattava.
Questa fu chiamata la Dichiarazione Balfour (3).
[…]
Da qui cominciano tutti i problemi.
[…]
Sapete quello che accadde.
Quando la guerra finì, la Germania andò alla Conferenza di Pace di Parigi nel 1919 [nella delegazione USA] c’erano 117 ebrei, a rappresentare gli Stati Uniti, capeggiati da Bernard Baruch (4).
C’ero anch’io, e per questo lo so.

Che cosa accadde dunque?

Alla Conferenza di Pace, mentre si tagliava a pezzi la Germania e si spezzettava l’Europa per darne parti a tutte quelle nazioni che reclamavano il diritto a un certo territorio europeo, gli ebrei presenti dissero: ‘E la Palestina per noi?’, ed esibirono la Dichiarazione Balfour.

Per la prima volta a conoscenza dei tedeschi.

Così i tedeschi per la prima volta compresero: ‘Ah, era questa la posta! Per questo gli Stati Uniti sono entrati in guerra’.
Per la prima volta i tedeschi compresero che erano stati disfatti, che subivano le tremende riparazioni che gli erano imposte dai vincitori, perché i sionisti volevano la Palestina ed erano decisi ad averla ad ogni costo.
Qui è un punto interessante.
Quando i tedeschi capirono, naturalmente cominciarono a nutrire rancore.

Fino a quel giorno, gli ebrei non erano mai stati meglio in nessun Paese come in Germania.

C’era Rathenau là, che era cento volte più importante nell’industria e nella finanza di Bernard Baruch in questo Paese.
C’era Balin, padrone di due grandi compagnie di navigazione, la North German Lloyd’s e la Hamburg-American Lines.
C’era Bleichroder, che era il banchiere della famiglia Hohenzollern.
Cerano i Warburg di Amburgo, i grandi banchieri d’affari, i più grandi del mondo.
Gli ebrei prosperavano davvero in Germania.
E i tedeschi ebbero la sensazione di essere stati venduti, traditi.
Fu un tradimento che può essere paragonato a questa situazione ipotetica: immaginate che gli USA siano in guerra con l’URSS.
E che stiamo vincendo.
E che proponiamo all’Unione Sovietica: ‘Va bene, smettiamola. Ti offriamo la pace’.
E d’improvviso la Cina Rossa entra in guerra come alleato dell’URSS, e la sua entrata in guerra ci porta alla sconfitta.
Una sconfitta schiacciante, con riparazioni da pagare tali, che l’immaginazione umana non può comprendere.
Immaginate che, dopo la sconfitta, scopriamo che sono stati i cinesi nel nostro Paese, i nostri concittadini cinesi, che abbiamo sempre pensato leali cittadini al nostro fianco, a venderci all’URSS, perché sono stati loro a portare in guerra la Cina contro di noi.
Cosa provereste, allora, in USA, contro i cinesi?
Non credo che uno solo di loro oserebbe mostrarsi per la strada; non ci sarebbero abbastanza lampioni a cui impiccarli.

Ebbene: è quello che provarono i tedeschi verso quegli ebrei.

Erano stati tanto generosi con loro: quando fallì la prima Rivoluzione russa (5) e tutti gli ebrei dovettero fuggire dalla Russia, ripararono in Germania, e la Germania diede loro rifugio.
Li trattò bene.
Dopo di che, costoro vendono la Germania per la ragione che vogliono la Palestina come ‘focolare ebraico’.

Ora Nahum Sokolow, e tutti i grandi nomi del sionismo, nel 1919 fino al 1923 scrivevano proprio questo: che il rancore contro gli ebrei in Germania era dovuto al fatto che sapevano che la loro grande disfatta era stata provocata dall’interferenza ebraica, che aveva trascinato nella guerra gli USA. Gli ebrei stessi lo ammettevano.
[…]
Tanto più che la Grande Guerra era stata scatenata contro la Germania senza una ragione, una responsabilità tedesca.
Non erano colpevoli di nulla, tranne che di avere successo.
Avevano costruito una grande nazione.
Avevano una rete commerciale mondiale.
Dovete ricordare che la Germania al tempo della Rivoluzione francese consisteva di 300 piccole città-stato, principati, ducati e così via.
E fra l’epoca di Napoleone e quella di Bismarck, quelle 300 microscopiche entità politiche separate si unificarono in uno Stato.
Ed entro 50 anni la Germania era divenuta una potenza mondiale.
La sua marina rivaleggiava con quella dell’Impero britannico, vendeva i suoi prodotti in tutto il mondo, poteva competere con chiunque, la sua produzione industriale era la migliore.
Come risultato, che cosa accadde?
Inghilterra, Francia e Russia si coalizzarono per stroncare la Germania […].
Quando la Germania capì che gli ebrei erano i responsabili della sua sconfitta, naturalmente nutrì rancore.
Ma a nessun ebreo fu torto un capello in quanto ebreo.
Il professor Tansill, della Georgetown University, che ha avuto accesso a tutti i documenti riservati del Dipartimento di Stato, ne cita uno scritto da Hugo Schoenfeldt, un ebreo che Cordell Hull inviò in Europa nel 1933 per investigare sui cosiddetti campi di prigionia politica, e riferì al Dipartimento di Stato USA di avere trovato i detenuti in condizioni molto buone.
Solo erano pieni di comunisti.
E una quantità erano ebrei, perché a quel tempo il 98% dei comunisti in Europa erano ebrei.
Qui, occorre qualche spiegazione storica,
Nel 1918-19 i comunisti presero il potere in Baviera per qualche giorno, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht ed altri, tutti ebrei.
Infatti a guerra finita il Kaiser scappò in Olanda perché i comunisti stavano per impadronirsi della Germania e lui aveva paura di fare la fine dello Zar.
Una volta schiacciata la minaccia comunista, gli ebrei ancora lavorarono […] erano 460 mila ebrei fra 80 milioni di tedeschi, l’1,5% della popolazione, eppure controllavano la stampa, e controllavano l’economia perché avevano valuta estera e quando il marchio svalutò comprarono tutto per un pezzo di pane.

Gli ebrei tengono nascosto questo, non vogliono che il mondo comprenda che avevano tradito la Germania e i tedeschi se lo ricordavano.
I tedeschi presero misure contro gli ebrei.
Li discriminarono dovunque possibile.
Allo stesso modo noi tratteremmo i cinesi, i negri, i cattolici, o chiunque in questo Paese che ci avesse venduto al nemico e portato alla sconfitta.
Ad un certo punto gli ebrei del mondo convocarono una conferenza ad Amsterdam.
E qui, venuti da ogni parte del mondo nel luglio 1933, intimarono alla Germania: ‘Mandate via Hitler, rimettete ogni ebreo nella posizione che aveva, sia comunista o no. Non potete trattarci in questo modo. Noi, gli ebrei del mondo, lanciamo un ultimatum contro di voi’.
Potete immaginare come reagirono i tedeschi.
Nel 1933, quando la Germania rifiutò di cedere alla conferenza mondiale ebraica di Amsterdam, Samuel Untermeyer, che era il capo della delegazione americana e presidente della conferenza, tornò in USA, andò agli studios della Columbia Broadcasting System (CBS) e tenne un discorso radiofonico in cui in sostanza diceva:

‘Gli ebrei del mondo dichiarano ora la Guerra Santa contro la Germania. Siamo ora impegnati in un conflitto sacro contro i tedeschi. Li piegheremo con la fame. Useremo contro di essi il boicottaggio mondiale. Così li distruggeremo, perché la loro economia dipende dalle esportazioni» (6).

E di fatto i due terzi del rifornimento alimentare tedesco dovevano essere importati, e per importarlo dovevano vendere, esportare, i loro prodotti industriali.
All’interno, producevano solo abbastanza cibo per un terzo della popolazione.
Ora in quella dichiarazione, che io ho qui e che fu pubblicata sul New York Times del 7 agosto 1933, Samuel Untermeyer dichiarò audacemente che ‘questo boicottaggio economico è il nostro mezzo di autodifesa. Il presidente Roosevelt ha propugnato la sua adozione nella Nation Recovery Administration’, che, qualcuno di voi ricorderà, imponeva il boicottaggio contro qualunque Paese non obbedisse alle regole del New Deal, e che poi fu dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema. Tuttavia, gli ebrei del mondo intero boicottarono la Germania, e il boicottaggio fu così efficace che non potevi più trovare nulla nel mondo con la scritta ‘Made in Germany’.
Un dirigente della Woolworth Co. mi raccontò allora che avevano dovuto buttare via milioni di dollari di vasellame tedesco; perché i negozi erano boicottati se vi si trovava un piatto con la scritta ‘Made in Germany’; vi formavano davanti dei picchetti con cartelli che dicevano ‘Hitler assassino’ e così via.
In un magazzino Macy, di proprietà di una famiglia ebraica, una donna trovò calze con la scritta ‘Made in Germany’
Vidi io stesso il boicottaggio di Macy’s, con centinaia di persone ammassate all’entrata con cartelli che dicevano ‘Assassini’, ‘Hitleriani’, eccetera.
Va notato che fino a quel momento in Germania non era stato torto un capello sulla testa di un ebreo.
Non c’era persecuzione, né fame, né assassini, nulla.
Ma naturalmente, adesso i tedeschi cominciarono a dire: ‘Chi sono questi che ci boicottano, e mettono alla disoccupazione la nostra gente e paralizzano le nostre industrie?’.
Così cominciarono a dipingere svastiche sulle vetrine dei negozi di proprietà degli ebrei […]
Ma sono nel 1938, quando un giovane ebreo polacco entrò nell’ambasciata tedesca a Parigi e sparò a un funzionario tedesco, solo allora i tedeschi cominciarono ad essere duri con gli ebrei in Germania.
Allora li vediamo spaccare le vetrine e fare pestaggi per a strada.
Io non amo usare la parola ‘antisemitismo’ perché non ha senso, ma siccome ha un senso per voi, dovrò usarla.

La sola ragione del risentimento tedesco contro gli ebrei era dovuta al fatto che essi furono i responsabili della Prima Guerra mondiale e del boicottaggio mondiale.
In definitiva furono responsabili anche della Seconda Guerra mondiale, perché una volta sfuggite le cose dal controllo, fu assolutamente necessario che gli ebrei e la Germania si battessero in una guerra per questione di sopravvivenza.
Nel frattempo io ho vissuto in Germania, e so che i tedeschi avevano deciso che l’Europa sarebbe stata comunista o ‘cristiana’: non c’è via di mezzo.
E i tedeschi decisero che avrebbero fatto di tutto per mantenerla ‘cristiana’.
Nel novembre 1933 gli Stati Uniti riconobbero l’Unione Sovietica.
L’URSS stava diventando molto potente, e la Germania comprese che ‘presto toccherà a noi, se non saremo forti».
E’ la stessa cosa che diciamo noi, oggi, in questo Paese.
Il nostro governo spende 83-84 miliardi di dollari per la difesa.
Difesa contro chi?
Contro 40 mila piccoli ebrei a Mosca che hanno preso il potere in Russia, e con le loro azioni tortuose, in molti altri Paesi del mondo.[…]
Che cosa ci aspetta?

Se scateniamo una guerra mondiale che può sboccare in una guerra atomica, l’umanità è finita.
Perché una simile guerra può avvenire?
Il fatto è che il sipario sta di nuovo salendo.
Il primo atto fu la Grande Guerra, l’atto secondo la Seconda guerra mondiale, l’atto terzo sarà la Terza guerra mondiale.
I sionisti e i loro correligionari dovunque vivano, sono determinati ad usare di nuovo gli Stati Uniti perché possano occupare permanentemente la Palestina come loro base per un governo mondiale. Questo è vero come è vero che sono di fronte a voi.
Non solo io ho letto questo, ma anche voi lo avete letto, ed è noto a tutto il mondo.
[…]
Io avevo una idea precisa di quello che stava accadendo: ero l’ufficiale di Henry Morgenthau Sr. nella campagna del 1912 in cui il presidente [Woodrow] Wilson fu eletto.
Ero l’uomo di fiducia di Henry Morgenthau Sr., che presiedeva la Commissione Finanze, ed io ero il collegamento tra lui e Rollo Wells, il tesoriere.
In quelle riunioni il presidente Wilson era a capo della tavola, e c’erano tutti gli altri, e io li ho sentiti ficcare nel cervello del presidente Wilson la tassa progressiva sul reddito e quel che poi divenne la Federal Reserve, e li ho sentiti indottrinarlo sul movimento sionista.
Il giudice Brandeis e il presidente Wilson erano vicini come due dita della mano.
Il presidente Wilson era incompetente come un bambino.
Fu così che ci trascinarono nella Prima guerra mondiale, mentre tutti noi dormivamo.[…]
Quali sono i fatti a proposito degli ebrei?
Li chiamo ebrei perché così sono conosciuti, ma io non li chiamo ebrei.
Io mi riferisco ad essi come ai ‘cosiddetti ebrei’, perché so chi sono.
Gli ebrei dell’Europa orientale, che formano il 92% della popolazione mondiale di queste genti che chiamano se stesse ‘ebrei’, erano originariamente Kazari.
Una razza mongolica, turco-finnica.
Erano una tribù guerriera che viveva nel cuore dell’Asia.
Ed erano tali attaccabrighe che gli asiatici li spinsero fuori dall’Asia, nell’Europa orientale.
Lì crearono un grande regno Kazaro di 800 mila miglia quadrate.
A quel tempo [verso l’800 dopo Cristo, ndr] non esistevano gli USA, né molte nazioni europee […]. Erano adoratori del fallo, che è una porcheria, e non entro in dettagli.
Ma era questa la loro religione, come era anche la religione di molti altri pagani e barbari.

Il re Kazaro finì per disgustarsi della degenerazione del proprio regno, sì che decise di adottare una fede monoteistica - il cristianesimo, l’Islam, o quello che oggi è noto come ebraismo, che è in realtà talmudismo.
Gettando un dado, egli scelse l’ebraismo, e questa diventò la religione di Stato.
Egli mandò inviati alle scuole talmudiche di Pambedita e Sura e ne riportò migliaia di rabbini, aprì sinagoghe e scuole, e il suo popolo diventò quelli che chiamiamo ‘ebrei orientali’.
Non c’era uno di loro che avesse mai messo piede in Terra Santa.
Nessuno!
Eppure sono loro che vengono a chiedere ai cristiani di aiutarli nelle loro insurrezioni in Palestina dicendo: ‘Aiutate a rimpatriare il Popolo Eletto da Dio nella sua Terra Promessa, la loro patria ancestrale, è il vostro compito come cristiani… voi venerate un ebreo [Gesù] e noi siamo ebrei!’.
Ma sono pagani Kazari che si sono convertiti.
E’ ridicolo chiamarli ‘popolo della Terra Santa’, come sarebbe chiamare 53 milioni di cinesi musulmani ‘Arabi’.
Ora, immaginate quei cinesi musulmani a 2.000 miglia dalla Mecca, se si volessero chiamare ‘arabi’ e tornare in Arabia.
Diremmo che sono pazzi.
Ora, vedete com’è sciocco che le grandi nazioni cristiane del mondo dicano: ‘Usiamo il nostro potere e prestigio per rimpatriare il Popolo Eletto da Dio nella sua patria ancestrale’.
C’è una menzogna peggiore di questa?
Perché loro controllano giornali e riviste, la televisione, l’editoria, e perché abbiamo ministri dal pulpito e politici dalla tribuna che dicono le stesse cose, non è strano che crediate in questa menzogna.
Credereste che il bianco è nero se ve lo ripetessero tanto spesso.
Questa menzogna è il fondamento di tutte le sciagure che sono cadute sul mondo.
Sapete cosa fanno gli ebrei nel giorno dell’Espiazione, che voi credete sia loro tanto sacro?
Non ve lo dico per sentito dire…
Quando, il giorno dell’Espiazione, si entra in una sinagoga, ci si alza in piedi per la primissima preghiera che si recita.
Si ripete tre volte, è chiamata ‘Kol Nidre’.

Con questa preghiera, fai un patto con Dio Onnipotente che ogni giuramento, voto o patto che farai nei prossimi dodici mesi sia vuoto e nullo (7).
Il giuramento non sia un giuramento, il voto non sia un voto, il patto non sia un patto.
Non abbiano forza.
E inoltre, insegna il Talmud, ogni volta che fai un giuramento, un voto o un patto, ricordati del Kol Nidre che recitasti nel giorno dell’Espiazione, e sarai esentato dal dovere di adempierli.
Come potete fidarvi della loro lealtà?
Potete fidarvi come si fidarono i tedeschi nel 1916.
Finiremo per subire lo stesso destino che la Germania ha sofferto, e per gli stessi motivi».

E’ la profezia di Benjamin Freedman.
Ci riguarda.

Note:

1) Freedman fondò tra l’altro la «Lega per la pace con giustizia in Palestina», e collaborò con l’americano «Istituto per la revisione storica», il centro promotore di tutto ciò che viene chiamato «revisionismo storico». E’ scomparso nel 1984.

2) Louis Dembitz Brandeis, influentissimo giudice della Corte Suprema, acceso sionista, fu il consigliere molto ascoltato di W. Wilson. Brandeis apparteneva alla setta ebraica aberrante fondata nella Polonia del ‘700 da Jacob Frank: essa predicava che la salvezza si consegue attraverso il peccato. Confronta il mio «Cronache dell’Anticristo».

3) Il 2 novembre 1917 il ministro degli Esteri britannico, lord Arthur Balfour, scrisse a Lord Rotschild una lettera in cui dichiarava: «Il governo di Sua Maestà vede con favore la nascita in Palestina di un focolare nazionale per le genti ebraiche, e userà tutta la sua buona volontà per facilitare il raggiungimento di questo obbiettivo. Si intende che nulla dovrà essere fatto per pregiudicare i diritti civili e religiosi delle esistenti popolazioni non ebraiche in Palestina». Era la «Dichiarazione Balfour», che decretava di fatto la nascita dello Stato d’Israele. Lord Balfour, spiritista e massone, fondatore della Loggia «Quatuor Coronati» (la Loggia-madre di tutte le Massonerie di obbedienza «scozzese») credeva fra l’altro che agevolare il ritorno degli ebrei in Palestina avrebbe accelerato il secondo avvento di Cristo. Il punto è che la terra che Sua Maestà prometteva agli ebrei non era sotto dominio britannico, ma parte dell’impero Ottomano. Per dare attuazione al «focolare ebraico», il governo britannico non esitò a distogliere centinaia di migliaia di soldati dal pericolante fronte europeo, per spedirli alla conquista di Gerusalemme.

4) Bernard Baruch (1876-1964), potente finanziere ebreo, nato in Texas, fu il consigliere privato di sei presidenti, da Woodrow Wilson (1916) a D. Eisenhower (1950). Nella prima come nella seconda guerra mondiale, Baruch promosse la creazione del War Industry Board, l’organo di pianificazione centralizzata della produzione bellica. Di fatto, fu una sorta di «governo segreto» degli Stati Uniti, che praticò ampiamente i metodi del socialismo, compreso il controllo della stampa e il sistema di razionamento alimentare. Dopo la seconda guerra mondiale Baruch e i banchieri ebrei americani gestirono i fondi del Piano Marshall. Ne affidarono la distribuzione a Jean Monnet, loro fiduciario. Secondo le istruzioni ricevute, per dare i fondi, Monnet esigeva la cessione da parte degli Stati europei di sostanziali porzioni di sovranità: così fu creata la Comunità Europea.

5) Si tratta della «rivoluzione dekabrista» del 1905, in realtà un putsch di giovani ufficiali zaristi, tutti ebrei. La comunità ebraica russa la sostenne, e i suoi figli vi parteciparono con inaudita violenza. Futuri capi della successiva rivoluzione bolscevica, come Trotsky e Parvus, furono l’anima dei dekabristi, e dovettero riparare all’estero dopo il fallimento.

6) Freedman allude qui al vero e proprio rito magico di maledizione, detto Cherem o scomunica maggiore, celebrato al Madison Square Garden il 6 settembre 1933. «Furono ritualmente accesi due ceri neri e si soffiò tre volte nello shofar [il corno di ariete], mentre il rabbino B.A. Mendelson pronunciava la formula di scomunica» contro la Germania. Samuel Untermeyer, membro del B’nai B’rith, ripeterà il 5 gennaio 1935 la dichiarazione di embargo totale contro le merci tedesche
«a nome di tutti gli ebrei, framassoni e cristiani» (Jewish Daily Bulletin, New York,
6 gennaio 1935).

7) E’ la preghiera centrale dello Yom Kippur. Eccone la formula: «Di tutti i voti, le rinunce,
i giuramenti, gli anatemi oppure promesse, ammende o delle espressioni attraverso cui facciamo voti, confermiamo, ci impegniamo o promettiamo di qui fino all’avvento del prossimo giorno dell’Espiazione, noi ci pentiamo, in modo che siano tutti sciolti, rimessi e condonati, nulli, senza validità e inesistenti. I nostri voti non sono voti, le nostre rinunce non sono rinunce, e i nostri giuramenti non sono giuramenti». Secondo il rabbino Jacob Taubes, con questa formula il popolo eletto si scioglie dalla comunità del resto del genere umano - dalle sue leggi, dalle sue lealtà alle istituzioni e allo Stato - per dedicarsi solo a Dio. In realtà, il Kol Nidre fonda l’antinomismo radicale della religione ebraica: il «popolo di Dio» non è tenuto ad obbedire ad alcuna norma.
Per Taubes, il popolo ebraico è dunque il popolo dissolutore, il contrario del «kathecon» (Ciò che trattiene l’Anticristo, in San Paolo, ossia il diritto naturale adottato da Roma) (Jacob Taubes,
«La Teologia Politica di San Paolo», Adelphi, pagina 71).

Da: EFFEDIEFFE.com Giornale Online | Direttore Maurizio Blondet - Così parlò Benjamin Freedman

Parole di un ebreo sulla strategia ebraica in Europa (http://www.ladestra.info/?p=2233)

Majorana
28-07-10, 17:48
Storia: 3 Settembre 1939: Iniziava così la Seconda Guerra Mondiale

Riceviamo e pubblichiamo un articolo di un ricercaore dell’istituto storico della RSI:

Francia e Gran Bretagna responsabili della morte dell’Europa

Con le dichiarazioni di guerra degli Imperi francesi e britannico alla Germania del 3 settembre 1939, il Vecchio Continente sprofondava in quello che passò alla storia come il Secondo conflitto mondiale.

Tuttavia, questa data è stata rimossa dai manuali di storia, intenti ad attribuire al Reich la deliberata volontà di scatenare una guerra planetaria dagli esiti apocalittici. E, infatti, oggi nessuno mette in discussione la data del 1° settembre 1939 come data di inizio del quel conflitto.

Ma cosa accadde veramente questo giorno?

Prima ci tolleri il lettore una breve “retrospettiva”. Dopo la conclusione della Prima Guerra Mondiale, la Germania – come gli altri Stati sconfitti – venne duramente punita. La Pace di Versaglia, che provocherà un’instabilità tale da condurre a un secondo conflitto, venne studiata appositamente per garantire l’egemonia dei due Imperi-guida che avevano trionfato, anche a scapito dell’Italia che della coalizione vincente faceva parte.

Francia e Gran Bretagna decisero di punire la Germania e, tra le varie vessazioni imposte al Reich sconfitto, vi fu quella della costituzione della Libera Città di Danzig (Danzica) che de iure spezzava in due la continuità geografica della Germania e de facto permetteva l’incunearsi della Polonia in territorio tedesco, fino al Mar Baltico (all’epoca la Polonia era uno Stato continentale e non aveva accessi al mare).

Il ritorno alla Madre Patria di Danzig fu sempre nell’agenda di tutti i Governi germanici, ma la debolezza dello Stato tedesco e l’incapacità degli “amministratori” della Repubblica di Weimar frustrarono ogni ipotesi di “ritorno”.

Le cose cambiarono con l’avvento al potere del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi, i cui sostenitori si diffusero massicciamente in tutti i territori irredenti del Reich.

Anche a Danzig (95% di popolazione di origine germanica) i nazionalsocialisti ottennero la maggioranza e si schierarono compattamente per il ritorno alla Madre Patria.

Nel 1938, un referendum condotto sotto controllo di osservatori neutrali della Confederazione Elvetica confermò in maniera schiacciante – se ce ne fosse stato il bisogno – il desidero della città tedesca di riunirsi al Reich.

Danzig irredenta per i Germanici divenne un simbolo, come Trieste irredenta lo era stata per gli Italiani.

Ma Francia e Gran Bretagna, che ostacolavano il sorgere della potenza “concorrente”, fecero blocco e si schierarono nettamente contro ogni mutamento dei confini imposti alla Germania dal Trattato di Versaglia.

Nell’ottobre 1938, Hitler chiese palesemente alla Polonia la restituzione di Danzig, ma il Governo polacco, nel timore di perdere il suo unico accesso al mare e forte dell’appoggio internazionale, rifiutò sdegnosamente tutte le offerte germaniche.

Le reiterate proposte tedesche e i continui rifiuti del Governo polacco fecero comprendere che per salvaguardare i diritti del popolo di Danzig l’unica soluzione doveva essere affidata alle armi.

Nell’agosto 1939, il Reich concluse un patto di non aggressione con l’Unione Sovietica, il cui obiettivo era quello di neutralizzare il forte esercito della Polonia con un duplice attacco: da oriente e da occidente. L’URSS, come pegno per il suo intervento, si assicurava addirittura i 2/3 dell’intero territorio polacco!

Il Governo della Polonia, consapevole della situazione, ma ancora sicuro di poter giocare le sue carte, proclamò la mobilitazione generale, respingendo anche l’ultima “ragionevole proposta” – come venne definita dalla Gran Bretagna – della Germania.

Stanche di pazientare e provocate dall’atteggiamento intransigente dei Polacchi, il 1° settembre, le Divisioni tedesche e un contingente della Repubblica Slovacca attaccarono.

Il 3 settembre 1939, Francia e Gran Bretagna utilizzarono questo conflitto “locale” per dichiarare guerra alla Germania, sapendo benissimo di scatenare una guerra mondiale.

Le alte probabilità che nel conflitto potesse essere coinvolta anche l’Italia – legata al Reich dal Patto di Acciaio – fanno ipotizzare che i due Imperi francesi e britannico volessero liquidare non solo la potenza continentale tedesca, ma anche quella italiana, la cui espansione marittima nel Mediterraneo e coloniale in Africa turbavano e irritavano le diplomazie dei due Governi democratici.

Del resto, Francia e Gran Bretagna decisero di attaccare solo la Germania e non l’URSS le cui Armate, dal 17 settembre, “scorazzavano allegramente” in territorio polacco.

Che la “difesa” della Polonia fosse stata solo un pretesto per scatenare una guerra mondiale in funzione anti-germanica e anti-italiana è dimostrato dal fatto che, quando l’URSS richiese formalmente di inghiottire nella sua zona di influenza tutta l’Europa orientale – compresa la Polonia – le “candide vestali” della democrazia britannica e francese accondiscesero al progetto, tradendo altresì i soldati dell’Armata polacca che combattevano valorosamente al loro fianco in Italia nella speranza di tornare un giorno nella loro Polonia, libera da ogni straniero.

La Seconda Guerra Mondiale arriverà ben presto a coinvolgere il Giappone, che nella sua espansione stava travolgendo gli interessi franco-britannici in Asia. Si ricordi che l’Impero del Sol Levante era in guerra “locale” con la Cina fin dal 7 luglio 1937. Strano che anche questa data non venga utilizzata come data di inizio del Secondo conflitto…

Francia e Gran Bretagna fecero molto male i loro conti. L’esercito francese – il più forte del mondo nel 1940 – venne travolto dalle Divisioni corazzate del Reich con una rapidità impressionante, mentre quello inglese – che vantava la Marina da guerra più forte del mondo – dovette ben presto chiedere aiuto ai “cugini” statunitensi.

L’entrata in guerra degli USA – che da tempo aspiravano a un conflitto mondiale per far rientrare la crisi decennale, per eliminare la minaccia giapponese e imporsi come Stato-guida – determinò la svolta.

A essere travolte dallo schiacciante strapotere statunitense, però, non furono solo le Armate dell’Asse, ma anche i sogni di gloria britannici (quelli francesi, orami, erano sepolti da un pezzo).

L’Inghilterra si troverà così a vincere una guerra sapendo di averla persa politicamente.

Questo declinò porterà con sé il crollo dell’intera Europa, oggetto della duplice occupazione sovietico-americana. Quell’occupazione a cui ancor oggi è costretta e che ha la sua chiara espressione nelle centinaia di basi militari statunitensi sparse in tutto il Vecchio Continente e nella farsa delle guerre “umanitarie” per l’“esportazione della democrazia”.

Pietro Cappellari

http://www.agerecontra.it/wordpress/?p=758

Majorana
28-07-10, 17:49
Quel guerrafondaio di Churchill. Chi ha voluto la seconda guerra mondiale?
di Ennio Caretto - 09/07/2008

Fonte: Corriere della Sera [scheda fonte]


Ennio Caretto illustra i nuovi saggi sulla Seconda guerra mondiale pubblicati del filone storiografico revisionista anglosassone. Nicholson Baker e Pat Buchanan si scagliano contro Churchill, accusato di non aver prestato ascolto alle offerte di pace naziste e aver voluto insieme a Roosevelt lo scoppio della Seconda guerra mondiale.
Alla tradizionale teoria dell’appeasement, con cui il primo ministro britannico Chamberlain tra il ‘37 e il ‘39 concesse vasti territori alla Germania pur di mantenere la pace, si aggiungono la denuncia delle atrocità militari commesse dagli alleati e l’accusa di un complotto anglo-statunitense per far iniziare la guerra. Sulle pagine di “Newsweek”, lo storico Christopher Hitchens ribatte a queste accuse rilevandone tutti i punti deboli e chiedendosi cosa sarebbe stata l’Europa se i nazisti non fossero stati sconfitti.

Dalla pubblicazione, oltre quarant’anni fa, de Le origini della Seconda guerra mondiale del grande storico inglese A. J. P. Taylor, la corrente revisionista del più tragico conflitto dell’umanità, anziché indebolirsi si è venuta rafforzando. Ma l’uscita, a tre mesi di distanza l’uno dall’altro, di due libri particolarmente virulenti, soprattutto nei confronti di Sir Winston Churchill, Human smoke del romanziere Nicholson Baker, e The unnecessary war di Pat Buchanan, il repubblicano che per ben due volte ha cercato senza successo la nomination nella corsa verso la Casa Bianca, ha innescato un dibattito rovente. Su Newsweek, che un paio di settimane fa ha dedicato la copertina a Churchill, Christopher Hitchens ha confutato duramente la tesi di Baker e di Buchanan che la Seconda guerra mondiale sia stata una guerra optional e, in qualche misura, immorale anche per colpa degli alleati, e che Churchill — non Hitler — sia stato il primo a volerla insieme con Franklin Delano Roosevelt.
Altri storici conservatori come gli inglesi Alan Clark e John Charmley, ha scritto Hitchens, hanno accusato Churchill di avere ignorato approcci di pace del nemico e accelerato il crollo dell’impero britannico. Tuttavia il conflitto, ha ribattuto con indignazione, «fu e rimane inevitabile e giusto». «Se esiste un’immagine indelebile d’immoralità politica — ha concluso Hitchens — è quella della danza di Neville Chamberlain, che a Monaco consegnò la Cecoslovacchia a Hitler».
Al dibattito ha contribuito il lancio di un documentario tv in tre puntate realizzato e presentato da Niall Ferguson, l’astro emergente della storiografica inglese, secondo cui la Prima e la Seconda guerra mondiale vanno viste non separatamente, ma come un unico conflitto con un ambiguo armistizio in mezzo. Ferguson non demolisce Churchill, di cui tracciò un ritratto eroico nei suoi libri, ma contesta che quello del 1945 «fu il trionfo del bene sul male». Così ci è stato sempre insegnato, ammonisce lo storico, ma è un inganno, moralmente noi non fummo molto migliori del nemico. E cita le stragi dei civili tedeschi nei bombardamenti delle città, i milioni di vittime dello stalinismo, le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. I soldati giapponesi si batterono fino allo stremo, protesta Ferguson, perché temevano tutti di venire uccisi se catturati dagli americani come era già successo. Un’atrocità allora denunciata pubblicamente da Charles Lindbergh, il primo trasvolatore dell’Atlantico, peraltro screditato perché isolazionista e sospettato di simpatie naziste. Human smoke di Baker — sottotitolo: Inizio della Seconda guerra mondiale e fine della civiltà — è un processo a Churchill, che già nella Prima guerra mondiale avrebbe voluto dilaniare Berlino «e il cuore della Germania». Il romanziere imputa al premier inglese ogni sorta di colpe, dall’essere nato come «un guerrafondaio» all’avere riarmato Hitler senza tentare di isolarlo prima e di negoziare con lui poi. Il conflitto fu un complotto angloamericano, tuona Baker, e la storia ufficiale è bugiarda.
The unnecessary war è sulla stessa linea. Come rileva Hitchens, fa perno su sei presupposti errati: che la Germania si trovò assediata e discriminata sia nel 1914 sia nel 1939; che in entrambi i casi l’Inghilterra interferì negli affari dell’Europa; che tutte e due le volte Churchill premette per la guerra; che Roosevelt si lasciò coinvolgere contro il proprio interesse; che i principali beneficiari furono Stalin e Mao; che l’Olocausto fu una conseguenza tanto «del conflitto che s’aveva da evitare» quanto dell’antisemitismo nazista. Questa caduta degli dei — da qualche tempo Roosevelt è criticato persino per il suo nuovo corso economico che salvò gli Stati uniti dalla grande depressione — ha spinto Hitchens a ribattere che la Seconda guerra mondiale «s’aveva da combattere» e «l’orribile prova della soluzione finale del problema ebreo di Hitler deve dissipare ogni dubbio al riguardo». Hitchens ricorda che all’inizio del secolo la Germania perseguì una politica espansionista e negli anni Trenta degenerò in una dittatura che costituì un grave pericolo per tutta l’Europa. E rinfaccia a Buchanan di suggerire che l’Inghilterra e gli Stati Uniti avrebbero fatto meglio ad allearsi a essa contro l’Urss, il vero nemico dell’Occidente. Come esempio «dei suoi folli pregiudizi» Hitchens porta «l’insistenza con cui Buchanan argomenta che Churchill non capì che Hitler era anglofilo, con cui sottolinea le opportunità di pace offerte dal Führer, con cui proclama che egli invase l’Urss per fare cambiare idea al premier inglese». Davvero Buchanan crede, si chiede, che Hitler fosse un politico razionale? [...]
E sulla questione morale l’ultima parola è di Hitchens: «È vero che nel conflitto morirono milioni di persone, spesso in modo orrendo, e che sorsero nuove tirannie in Asia e in Europa. Ma non è miopia? Se Hitler non fosse stato sconfitto, altri milioni di persone sarebbero state massacrate o ridotte in schiavitù. Oggi, invece, dal Portogallo agli Urali, vigono la sovranità popolare e i diritti umani, e il razzismo e il totalitarismo sono sconfessati. L’appeasement con Hitler avrebbe dato un migliore risultato?».

Quel guerrafondaio di Churchill. Chi ha voluto la seconda guerra mondiale?, Ennio Caretto (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=20187)

Majorana
28-07-10, 17:50
“INTERVISTA” ALLO STORICO INGLESE DAVID IRVING

Chi ha dato l’inizio agli attacchi aerei sulle capitali? “Dato che lavoro da quindici anni ad una biografia su Winston Churchill, devo dire che non ci sono dubbi: è stato Winston Churchill che, nell’estate del 1940, ha scatenato volutamente gli attacchi aerei sulle città tedesche. Lo fece per tre motivi: nell’estate del 1940, Churchill divenne Primo Ministro dell’Inghilterra e, a quel tempo, il popolo voleva la pace. Si manifestava per le strade e anche davanti a casa sua. Nessuno capiva il senso di questa guerra. La Polonia non esisteva più, la Francia era stata conquistata, la Germania faceva offerte di pace a condizioni accettabili. Solo che queste offerte di pace furono tenute segrete. Winston Churchill ne era a conoscenza tramite le intercettazioni telefoniche tra l’ambasciatore tedesco e l’ambasciatore inglese a Washington. Fu un giorno memorabile: il 20 luglio del 1940 l’ambasciatore inglese a Washington chiese, di sua iniziativa ed in modo informale, quali fossero le condizioni di pace della Germania. Quale fosse l’offerta di pace tedesca. Hans Thomsen, l’ambasciatore tedesco, inviò questo messaggio in codice: l’ambasciatore inglese vuole sapere quale è la nostra offerta di pace. Il messaggio fu decodificato e Winston Churchill ne conobbe il contenuto. Lo stesso giorno convocò, nella sua casa di campagna, il Maresciallo dell’Aria Sir Charles Portal, comandante delle squadriglie di bombardamento inglesi, e gli chiese: Sir Charles, quando potremmo attaccare Berlino, il più presto possibile, con tutte le nostre forze? A quell’epoca nessuna bomba era stata sganciata né su Londra, né su Berlino, il che significava che nessuno aveva mai attaccato la capitale avversaria. Ma ora Churchill voleva sapere se Berlino poteva essere bombardata il più presto possibile. Sir Charles gli rispose: Signor Primo Ministro siamo in estate … le notti sono troppo brevi e non abbiamo neanche i mezzi per raggiungere Berlino. Bisogna attendere il 1 settembre quando avremo a disposizione i primi quadrimotori Stirling. Churchill gli rispose: Beh, fate tutti i preparativi per una massiccia incursione su Berlino. A questo punto Sir Charles gli fece notare: Ma signor Primo Ministro, noi sappiamo dalle intercettazioni radio che Hitler ha dato ordine di non attaccare Londra e di non effettuare bombardamenti su altre città inglesi. Le faccio notare che, se attacchiamo adesso Berlino, Hitler tornerà sulle sue decisioni e attaccherà Londra. Churchill approvò con la testa. Sarebbe stato molto conveniente per lui che Hitler bombardasse subito Londra”.
Quale fu il pretesto utilizzato da Churchill per ordinare un attacco contro Berlino?
“Il 24 agosto 1940 il suo piano si realizza. Quel giorno, infatti, delle bombe furono sganciate su un quartiere popolare di Londra. Non ci fu nessuna vittima: morì solo qualche gallina … Era successo che un aereo tedesco era finito fuori rotta. L’equipaggio venne processato davanti alla corte marziale tedesca: se ne conoscono i nomi. Ma questo fu una ragione sufficiente perché Churchill, dalla sua residenza di campagna, chiamasse il quartier generale britannico alle 9,10 della mattina successiva (il 25 agosto) dando quest’ordine: Esigo che questa notte attacchiate Berlino con almeno 100 aerei. Il comandante delle squadriglie di bombardamento rifiutò di eseguire l’ordine. Queste cose le sappiamo perché negli archivi inglesi ci sono le trascrizioni di tutte queste telefonate. Il comandante voleva documentare esattamente chi si sarebbe preso la responsabilità di quella storica decisione. Churchill insistette e il comandante gli disse: Per questa notte è previsto un bombardamento sulla fabbrica Utriwerk di Lipsia … ma Churchill rispose: Bisogna bombardare Berlino. E così fu. Soltanto 30 aerei raggiunsero Berlino. Venne sganciata qualche bomba sull’area urbana senza causare vittime. Due sere più tardi (il 27 agosto) Churchill ordinò un nuovo attacco su Berlino. Questa volta Hitler andò di persona nella capitale tedesca: lo sappiamo perché conosciamo esattamente tutti i movimenti di Hitler in quel periodo grazie agli scritti di Goering e del Maresciallo Milch, ai diari dei suoi segretari e di altre personalità eminenti dell’epoca. Hitler andò da Obersalzberg a Berlino per stare vicino al suo popolo nel momento in cui gli inglesi avevano deciso di attaccare la sua capitale.”

Hitler ordinò una rappresaglia contro Londra?

“L’aeronautica tedesca voleva rispondere all’attacco, ma Hitler si rifiutò: No. Nessun bombardamento su Londra. Hitler fece chiamare Ludwig Baisauer, un avvocato, e gli ordinò: Parta immediatamente per Stoccolma. Si metta al più presto in contatto con l’ambasciatore inglese e gli consegni la nostra proposta di pace. Ho letto i documenti in cui vi è scritto che Churchill ordinò all’ambasciatore inglese l’avvocato tedesco. Lo stesso giorno Hitler chiese a Rudolf Hess di prendere contatto con i suoi amici inglesi e di dirgli che i tedeschi volevano la pace.”

Quali erano i termini della proposta di pace tedesca?

“L’offerta di pace era la seguente: la Germania ritirerà le sue truppe dalla Francia, dall’Olanda, dal Belgio, dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia. Chiedo all’Inghilterra solo di avere carta bianca sui paesi dell’Est e, naturalmente, l’annessione delle antiche regioni tedesche. Ecco, in sintesi, quale era la proposta di pace tedesca. Un’offerta generosa, a mio parere. Oggi sappiamo che Hess non prese contatto con gli inglesi fino al 1941. Tutto questo successe il 4 settembre del 1940. Nel frattempo su Berlino c’erano state altre due incursioni (29 e 30 agosto). Lo stesso 4 settembre 1940, Hitler pronunciò il suo famoso discorso al Palazzo dello Sport di Berlino: Questi inglesi … questi pazzi inglesi hanno cominciato a bombardare le nostre città. Negli ultimi giorni i bombardieri inglesi hanno attaccato Berlino per quattro volte. Se gli inglesi attaccheranno ancora una volta una delle nostre città, li ripagherò con la stessa moneta. Se manderanno dieci aerei, io ne manderò cento; se sganceranno cento chili di bombe, io ne farò sganciare centomila Se gli inglesi continueranno ad attaccare le nostre città, allora io distruggerò le loro.” La sera stessa Winston Churchill chiamò il quartier generale inglese e ordinò un nuovo bombardamento su Berlino.”

Quali tipi di bombe furono utilizzate per distruggere Dresda?

“Ognuno dei 244 bombardieri sganciò dalle cinque alle sei tonnellate di bombe ad alto potenziale e incendiarie. Quella notte furono sganciate, più o meno, 750 tonnellate di bombe incendiarie. Non avremmo dovuto usare né le bombe incendiarie, né quelle al fosforo, vietate dalla Convenzione di Ginevra, ma le usammo ugualmente. Ci fu una pioggia di scintille. Le scintille penetrarono attraverso i vetri rotti delle case e appiccarono il fuoco alle tende. Questo non avvenne per caso, ma fu il frutto di un piano diabolico premeditato.”

Perché intercorse un intervallo di due ore tra un attacco e l’altro?

“Questo intervallo di due ore ci fu per due ragioni: la prima perché il fuoco potesse dilagare in proporzioni incontrollabili; e la seconda perché tutte le unità di vigili del fuoco e le ambulanze delle località vicine potessero raggiungere Dresda. A quel punto saremmo intervenuti con un attacco ancora più massiccio. Non è un ipotesi fantastica: è tutto scritto negli ordini delle operazioni. Lo abbiamo fatto di proposito per attirare tutte le squadre antincendio, le ambulanze e ogni unità di soccorso e coinvolgerle nella tragedia”.

Un’azione criminale premeditata?

“Ci furono degli esseri diabolici in uniforme: colonnelli, maggiori e altri che, stando seduti a un tavolo, studiarono il modo più efficace per uccidere il maggior numero di civili. La sera del 25 gennaio del 1945, Winston Churchill telefonò al ministro dell’aviazione per chiedergli in che modo, il comandante delle squadriglie da bombardamento della RAF, intendesse cuocere i tedeschi: quelli che stavano fuggendo da Breslau. Sapete cosa era successo a Breslau? Breslau, in quei giorni, era stata accerchiata dai sovietici e un mare di profughi abbandonava la città cercando di raggiungere Dresda attraverso le campagne. Disse: cuocerli finché non fossero arrostiti … poi gli chiese: che cosa propone? L’obiettivo era uccidere i civili tedeschi.”

Gli aviatori inglesi sapevano che la città era piena di profughi?

“Domandai ai piloti cosa gli era stato detto. Mi risposero che gli avevano parlato dei profughi, ma anche che Dresda era un arsenale: una città dove si fabbricavano armi. Gli avevano parlato di ferrovie, di fabbriche, di armi e che una parte dei quartieri generali tedeschi erano stati spostati a Dresda. Questo è assurdo. Negli archivi inglesi abbiamo trovato, e questo è interessante, il telex che quella notte fu inviato a tutte le basi aeree con le istruzioni per gli equipaggi dei bombardieri. Il telex diceva: lo scopo dell’attacco è quello di colpire il nemico nel punto più debole – e poi nelle istruzioni di volo si precisava: inoltre, lo scopo è quello di mandare un avvertimento ai sovietici perché, quando arrivano, si rendano conto di quello che i nostri bombardieri sono capaci di fare. Tutto questo ci fa vedere l’attacco su Dresda sotto una nuova luce: volevano mostrare ai sovietici cosa erano in grado di fare i nostri bombardieri.”

Quali erano le direttive di Churchill impartite al Comando Bombardieri della RAF?

“Ho incontrato personalmente il Maresciallo dell’Aria Harris, comandante in capo delle squadriglie di bombardamento della RAF. Quando prese il comando, nel febbraio del 1942, aveva in mano le direttive il cui contenuto era, più o meno, questo: Spero, diceva Winston Churchill, che il nuovo comandante in capo delle squadriglie di bombardamento della RAF sia consapevole che i nostri obiettivi, in futuro, non dovranno essere soltanto fabbriche o complessi industriali, ma anche le aree circostanti: le case degli operai e le abitazioni civili. E’ tutto scritto, nero su bianco, negli archivi britannici. Dobbiamo attaccare non solo gli obiettivi militari ma, anche la popolazione civile perché questo incide sul morale, sullo stato d’animo della gente. Oggi questo comportamento viene giudicato come un crimine di guerra. La Convenzione di Ginevra considera un crimine di guerra attaccare la popolazione civile. Winston Churchill firmò, senza esitare, l’ordine di attacco.”

E’ legittimo pensare che Churchill odiasse il popolo tedesco?

“A Jalta, lo abbiamo saputo dagli archivi sovietici, Churchill disse: Fino ad ora siamo riusciti ad uccidere sei / sette milioni di tedeschi … può darsi che riusciremo ad ucciderne un altro milione prima della fine della guerra. Ecco quello che il “rispettabile” Winston Churchill diceva al suo amico Stalin.”

Perché la distruzione di Dresda è stata oggetto di un suo studio approfondito?

“Devo dire che il massacro di Dresda è il dramma della mia vita, perché questo mi ha fatto capire che non si può credere neanche al proprio governo, soprattutto quando è lo stesso governo a scrivere la sua storia.”

Un consiglio a coloro che vogliono avvicinarsi alla Storia?

“Bisogna che ognuno cerchi la verità da solo, che faccia le sue ricerche e si crei una propria opinione. E’ grazie a questa ricerca assidua che ho potuto pubblicare i miei libri e i miei studi storici.”

Dalle memorie del Maresciallo dell’Aria Arthur Harris:

“Dobbiamo dire che, a parte Essen, non abbiamo mai scelto una determinata industria come obiettivo dei bombardamenti. La distruzione degli impianti industriali, per noi, era come una specie di premio. Il nostro vero obiettivo era sempre il centro delle città.”

FONTE: Bomber Offensive, di Arthur Harris - Collins 1947

Intervista a Irving David - FIREWOLF (http://firewolf.megablog.it/item/intervista-a-irving-david)

Majorana
28-07-10, 17:55
Settant'anni dopo - Hitler, voleva davvero la guerra? - di Patrick J. Buchanan

Il primo settembre del 1939, settant'anni fa, l'esercito tedesco attraversava la frontiera polacca. Il 3 settembre, la Gran Bretagna dichiarava guerra.

Sei anni dopo erano morti 50 milioni di cristiani ed ebrei. La Gran Bretagna era a pezzi e in bancarotta, la Germania un cumulo di rovine fumanti. L'Europa era stata la scena del più brutale conflitto conosciuto all'uomo e i civili avevano subito orrori peggiori che i soldati.

Nel maggio 1945, le orde dell'Armata Rossa avevano già occupato tutte le maggiori capitali dell'Europa centrale: Vienna, Praga, Budapest, Berlino. Cento milioni di cristiani erano sotto il dominio della più barbara tirannia della storia: il regime bolscevico del più grande dei terroristi, Iosif Stalin.

Quale causa poteva giustificare tali sacrifici?

La guerra tra Germania e Polonia era scaturita da un alterco per una cittadina grande come Ocean City, MD, in estate. Danzica, tedesca per il 95%, era stata separata dalla Germania a Versailles in violazione del principio di autodeterminazione enunciato da Woodrow Wilson. Persino i leader britannici pensavano che la città dovesse essere restituita.

Perché Varsavia non negoziò con Berlino che stava lasciando intravedere l’offerta di un territorio, a mo’ di risarcimento, in Slovacchia? Il motivo è che i Polacchi avevano ricevuto garanzia da parte della Gran Bretagna che, se la Germania avesse attaccato, la Gran Bretagna e il suo impero sarebbero venuti in soccorso della Polonia.

Ma perché la Gran Bretagna avrebbe concesso una simile garanzia non richiesta ad una combriccola di colonnelli polacchi, dando loro il potere di trascinarla in una seconda guerra con la più potente nazione in Europa?

Danzica valeva una guerra? Diversamente dai sette milioni di abitanti di Hong Kong ceduti a Pechino dai Britannici contro il loro volere, gli abitanti di Danzica chiedevano a gran voce di riunirsi alla Germania.

Ecco la risposta: la garanzia non riguardava Danzica, e neanche la Polonia. Riguardava l’imperativo morale e strategico di “fermare Hitler!” dopo che questi aveva dimostrato, stracciando l’Accordo di Monaco e con esso la Cecoslovacchia, di essere alla conquista del mondo. E a questa bestia nazista non lo si poteva permettere.

Se vero, sarebbe un punto convincente. Gli Americani, dopo tutto, erano pronti ad usare le bombe atomiche per tenere l’Armata Rossa lontana dalla Manica. Ma dove sono le prove che Hitler – le cui vittime fino al marzo del 1939 ammontavano ad una piccola percentuale di quelle del generale Pinochet o di Fidel Castro – era alla conquista del mondo?

Dopo Monaco nel 1938, la Cecoslovacchia effettivamente si frantumò e separò. Eppure si consideri cosa è stato delle sue parti.

I Tedeschi dei Sudeti ritornarono sotto il governo tedesco come desideravano. La Polonia si annesse la piccola e contestata regione di Teschen, dove vivevano migliaia di Polacchi. Gli ancestrali territori ungheresi nel sud della Slovacchia furono restituiti all’Ungheria. La Germania garantiva piena indipendenza agli Slovacchi. Quanto ai Cechi, essi si rivolsero a Berlino per ottenere lo stesso trattamento degli Slovacchi, ma Hitler insistette affinché accettassero un protettorato.

Ora, si può certo disprezzare quanto fu fatto, ma in che modo la spartizione della Cecoslovacchia prova la spinta hitleriana verso la conquista del mondo?

Ecco la replica: se la Gran Bretagna non avesse concesso la garanzia e non fosse entrata in guerra, dopo la Cecoslovacchia sarebbe stato il turno della Polonia, poi della Russia, poi della Francia, poi della Gran Bretagna, poi degli Stati Uniti.

Adesso parleremmo tutti tedesco.

Ma se Hitler era alla conquista del mondo – Gran Bretagna, Africa, Medio Oriente, Stati Uniti, Canada, Sud America, India, Asia, Australia – perché dedicò tre anni alla costosissima costruzione del Siegfried Stellung per proteggere la Germania dalla Francia? Perché iniziò la guerra senza navi di superficie, né trasporti per le truppe e con solo ventinove sommergibili oceanici? Come si conquista il mondo con una marina militare che non è in grado di uscire dal Mar Baltico?

Se voleva il mondo, perché Hitler non fece costruire bombardieri strategici, anziché bimotori Dornier e Heinkel che dalla Germania non potevano raggiungere neppure la Gran Bretagna?

Perché permise che l’esercito britannico lasciasse Dunkerque?

Perché offrì la pace ai Britannici, due volte dopo la caduta della Polonia, e di nuovo dopo la caduta della Francia?

Perché, quando cadde Parigi, Hitler non pretese la flotta francese, come gli Alleati pretesero ed ottennero la flotta del Kaiser? Perché non pretese le basi nella Siria controllata dalla Francia per attaccare Suez? Perché implorò Benito Mussolini di non attaccare la Grecia?

Il motivo è che Hitler voleva terminare la guerra nel 1940, quasi due anni prima di quando i treni cominciarono i loro viaggi verso i campi.

Con la Polonia Hitler non aveva mai voluto la guerra, ma un’alleanza come quelle che aveva con la Spagna di Francisco Franco, l’Italia di Mussolini, l’Ungheria di Miklos Horthy e la Slovacchia di padre Jozef Tiso.

Di fatto, perché volere la guerra quando nel 1939, con l’eccezione della Francia, era circondato da vicini alleati, amici o neutrali? E aveva messo una croce sopra l’Alsazia, perché riconquistarla significava entrare in guerra contro la Francia e ciò avrebbe significato la guerra contro la Gran Bretagna, il cui impero egli ammirava e che aveva sempre cercato come alleato.

Nel marzo 1939, Hitler non aveva confini con la Russia. Come poteva allora invadere la Russia?

Winston Churchill aveva ragione quando la chiamò "La guerra inutile", la guerra che potrebbe dimostrarsi il colpo mortale alla nostra civiltà.

Fonte: VDARE.com Home Page - Welcome!
VDARE.com: 08/31/09 - 70 Years After—Did Hitler Really Want War?

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ORIANA BONAN

Freezer
02-10-10, 19:57
E’ legittimo pensare che Churchill odiasse il popolo tedesco?

“A Jalta, lo abbiamo saputo dagli archivi sovietici, Churchill disse: Fino ad ora siamo riusciti ad uccidere sei / sette milioni di tedeschi … può darsi che riusciremo ad ucciderne un altro milione prima della fine della guerra. Ecco quello che il “rispettabile” Winston Churchill diceva al suo amico Stalin.”


Illuminante , spero che ora churchill abbia ricevuto dall'Altissimo quello che gli spetta :chefico: ....

Majorana
19-06-11, 02:04
http://www.dailymotion.com/video/xgzjy6_quello-che-i-libri-di-storia-non-dicono-su-adolf-hitler_news

Majorana
06-08-11, 20:57
http://www.dailymotion.com/video/xgxvaj_l-olocausto-dei-tedeschi-di-polonia-parte-1_news]Dailymotion - L' Olocausto dei Tedeschi di Polonia (Parte 1) - Actu et Politique



http://www.dailymotion.com/video/xgxxjo_l-olocausto-dei-tedeschi-di-polonia-parte-2_news]Dailymotion - L' Olocausto dei Tedeschi di Polonia (Parte 2) - Actu et Politique

CON LA PALESTINA
09-08-11, 18:30
Grande thread. Ottimo per smascherare tutte la propaganda che da sessant'anni ha cercato di demonizzare Adolf Hitler e il nazionalsocialismo tedesco.

Freikorp88
09-07-12, 16:50
Le menzogne che sono state scritte contro Hitler e la Germania dopo il 45 riempirebbero migliaia di biblioteche eppure, malgrado tutta quest'opera di demonizzazione e le enormità che sono state scritte, quel periodo storico e quella esperienza politica brillano nel firmamento rappresentando il momento probabilmente più alto raggiunto dall'Europa nella sua storia recente.

Il Terzo Reich era perfetto sia sul piano dell'organizzazione socio-economica che su quello ideologico, politico, militare.
La Germania con Hitler riscattò la vergogna di Versailles, riprese il suo posto tra le nazioni europee che all'epoca determinavano la politica internazionale e, tutto ciò, fino al 1939 senza sparare un colpo.

Se non fu geniale quello che ottenne la rivoluzione nazionale tedesca non saprei proprio come altro definirlo.

Grande Majorana! Grandissima discussione.