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18-05-09, 10:52
La religione cattolica è compatibile con una società laica e democratica?

Relazione di Walter Peruzzi al III Congresso di Studi Laici sul Cristianesimo

Montegrotto Terme (Pd), 28 ottobre 2007



Ho proposto per questo intervento un titolo che in certo senso “rovescia” la domanda del convegno. Questo per sottolineare che chiedendoci se Laicismi e religioni possono convivere non intendiamo chiederci se in una società laica ci sia egualmente posto per atei, agnostici, credenti e diversamente credenti. Ciò infatti è pacifico. Il problema su cui ci si interroga è se le religioni, e segnatamente quella cattolica (ma uno stesso discorso vale anche per le altre due religioni monoteiste) possa accettare, in base ai suoi principi, o anche solo “tollerare”, una società laica e democratica.

Dico “in base ai propri principi” in quanto di fatto, in senso tattico, la Chiesa è certamente capace di adattarsi e si è certo adattata alle situazioni più diverse, come mostra un episodio narrato dall’abate Emanuele Barbière in un suo libro del 1906 e riportato da Ernesto Rossi ne Il Sillabo e dopo.

Emanuele Barbière riferisce di un incontro del barone cattolico de Montagnac, vecchio nostalgico dell’assolutismo, con Leone XIII, cui rimproverava l’apertura verso la repubblica. Dopo averlo ascoltato il papa, scrive l’abate, “si alzò, prese fra le sue mani quelle del vecchio soldato del trono e dell’altare, e, avvicinandosi a lui, gli svelò le sue vere intenzioni: - Voi vi ingannate, voi e gli altri, sul mio pensiero; non lo capite nella sua interezza, non sapete seguirlo fino in fondo. L’adesione che i cattolici devono dare alla Repubblica è solo provvisoria. Quel che porta a escludere i cattolici da tutto è il fatto che li si crede monarchici. Quando i cattolici saranno entrati nella Repubblica arriveranno a tutto, alle cariche e ai seggi elettorali; e allora diventeranno i padroni e rovesceranno la Repubblica e la rimpiazzeranno con la Monarchia, se lo desiderano. Perché, capite bene, nessuno desidera quanto me la caduta della Repubblica”. “Una tattica elettorale”, scrive il Barbière, “è in questo modo che Leone XIII si compiaceva di presentare la sua politica”

La Santa Sede, commenta Ernesto Rossi, “ha fatto propria la teoria gesuitica della ‘tesi’ e della ‘ipotesi’... La ‘tesi’ è il regime teocratico perfetto, in cui la religione cattolica è riconosciuta unica religione dello stato.....la ‘ipotesi’ sono i regimi più o meno ‘anticristiani’ esistenti di fatto, ai quali la Chiesa ritiene opportuno fare buon viso per ridurre al minimo la diffidenza dei laici e per mandare ai posti di comando uomini di sicura fede cattolica, che – secondo quanto cinicamente dichiarava Veuillot – reclamino la libertà in base al diritto della civiltà moderna per poterla poi negare in base al diritto canonico”.

Non ci chiederemo, quindi, se la Chiesa può tatticamente convivere con una società laica, ma se in via di principio può farlo o non debba cercare di cancellare per quanto riesce lo stato laico al fine di sostituirvi un regime più o meno totalmente – a seconda dei rapporti di forza – confessionale.

Commentando il discorso fatto nel 2002 da Giovanni Paolo II al Parlamento italiano, nel quale il papa affermava che l’Italia doveva affrontare i problemi del momento presente in base e alla luce del suo patrimonio cristiano, Emanuele Severino, già docente di filosofia teoretica dell’Università cattolica di Milano, allontanato negli anni Settanta perché di idee non ortodosse, rilevava: “Ancora una volta... la Chiesa ha dichiarato che lo Stato può essere vero Stato solo se è guidato dalla verità cristiana. Lo Stato ha il dovere di essere Stato cristiano. Che le preferenze della Chiesa e di gran parte dei movimenti politici cattolici vadano oggi alla democrazia è fuori dubbio. O, propriamente, è indubbio che questa sia oggi la loro intenzione. Ma”, aggiungeva, ponendosi un interrogativo simile a quello di questa relazione, “...fino a che punto la fede cristiana nella sua essenza autentica, è effettivamente conforme o può essere conforme a questa intenzione?... Per la fede cristiana le leggi dello Stato sono buone e devono essere rispettate solo se non negano la verità. ... Ad esempio, uno Stato che ammetta l’aborto, il divorzio, la pianificazione delle nascite non è uno Stato buono e vero...I credenti hanno l’obbligo di modificarlo...Ma...in uno Stato la legge è vera legge solo se la sua violazione implica una sanzione, e cioè solo se tale sanzione" (da una multa, al carcere, alla pena di morte, esemplifica Severino) "è essa stessa una legge dello Stato… Se si segue la logica della fede cristiana, quale è presente di fatto nell’insegnamento della Chiesa cattolica, si giunge dunque alla conturbante conseguenza che tutti coloro che non vivono cristianamente devono essere puniti dallo Stato...Ma ciò... è quanto di meno democratico e più illiberale possa esistere. E ha un nome preciso: ‘teocrazia’”.

E' proprio questo ideale teocratico a sostanziare vedremo, la dottrina della Chiesa almeno dal IV secolo ad oggi.



Il modello del Vecchio Testamento

Per comprendere appieno l’incompatibilità radicale fra teocrazia e laicismo bisogna considerare lo scopo per cui si pretende, per dirla con Giovanni Crisostomo, che "il clero sia più altolocato del re", che non è quello o solo quello di garantire al clero ossequi e privilegi ma è quello di imporre a tutti i cittadini le leggi e gli stili di vita conformi alla religione dominante.

Da questo punto di vista il modello di riferimento esemplare è l’antica società israeliana descritta nella Bibbia, una società governata da Mosè e dai sacerdoti, che danno al popolo leggi direttamente dettate da Dio. Si tratta di una società dove chi crede in un Dio diverso da quello di Mosè viene messo a morte e chi bestemmia questo Dio “vendicativo” e “geloso”, come si autodefinisce lui stesso, viene lapidato. Anche i comportamenti sessuali sono regolati da Dio e le sue leggi in materia sono imposte a tutti i cittadini d’Israele prevedendo spesso, ad esempio per l’adulterio, l’incesto o l’omosessualità, la pena di morte. A Dio spetta pure di stabilire come ci si comporta in guerra: i cittadini sono autorizzati o spinti da Dio a conquistare e distruggere città, a passare a fil di spada i loro abitanti, a tenersi o dedicargli il bottino, sono addirittura castigati se non sterminano chi secondo l’ordine di Dio va sterminato. Gli scambi commerciali o le punizioni per furti ecc. sono anch’esse regolate da Dio.

Quella israeliana è il prototipo di una società in cui coincidono chiesa e stato, legge terrena e legge divina, peccato e reato. E’ l’antitesi di una società laica in cui convivono opinioni diverse e in cui la morale privata di ognuno è distinta dalle leggi statali vincolanti per tutti. E, per incidens, va detto che ancora oggi lo stato d’Israele è uno stato confessionale, anche se non rigido come nell'antichità. Il che rende abbastanza singolare che alcuni strenui sostenitori della laicità dello stato contro papa Ratzinger acclamino lo stato Israele (o quello dei fondamentalisti protestanti statunitensi) come dei modelli di democrazia...

Tornando a noi, è significativo, ai fini del giudizio che dobbiamo dare sulla compatibilità della Chiesa con una società laica, che essa non abbia mai non solo sconfessato ma almeno “storicizzato” le norme morali contenute nel Vecchio Testamento; non abbia mai detto che si tratta di norme con un valore transeunte, legate a un certo tipo di società. Agostino, anzi, riepilogando nella sua opera La sacra scrittura, specchio di vita perfetta, i precetti dati da Dio al popolo ebraico, elenca quelli da noi ricordati, in particolare la pena di morte per l’idolatria, l’adulterio ecc., e afferma che proprio quei precetti, diversamente da quelli sul sabato, o sugli azzimi e sull'uccisione dell'agnello, che hanno perso valore dopo l’avvento di Cristo, si devono rispettare anche nell’era cristiana. poiché “stabiliscono norme per una vita morale conforme alle esigenze della vera religione”.

E i papi del XX secolo non solo affermano l’inerranza della Bibbia sulle questioni di fede e di morale, ma addirittura criticano chi vorrebbe limitarla a questi ambiti. I Libri che la Chiesa tiene per sacri e canonici, disse Pio XII nella Divino afflante spiritus del 1943, “ hanno Dio per autore” e come tali vanno esenti da qualunque errore, sicchè sbagliano quei cattolici che “non si peritarono di restringere la verità della Sacra Scrittura alle sole cose riguardanti la fede e i costumi, e di considerare le rimanenti, sia di scienze naturali sia di storia, come "dette alla sfuggita" e senza alcuna connessione, secondo loro, con le verità di Fede.”


Dal IV secolo all’Alto medioevo

La Chiesa non si è limitata a recepire l’Antico Testamento, bensì ne ha fatte proprie le concezioni e le ha prese ad esempio fin dal IV secolo, cioè fin da quando, ottenuta la libertà di culto, conquistò rapidamente posizioni di privilegio in seno all’impero.

Appena dodici anni dopo l’Editto di Milano, quello stesso imperatore Costantino che aveva affermato “ Ognuno ha il diritto di seguire il culto che preferisce senza essere leso nel suo onore e nelle sue convinzioni.”, aprì i lavori del Concilio di Nicea del 325, da lui presieduto in quanto imperatore cristiano, ordinando “che venga distrutto con le fiamme qualsiasi scritto di Ario… e se qualcuno fosse trovato di avere nascosto un libro composto da Ario e non lo distrugga subito nel fuoco... subisca la pena capitale appena sia scoperto in questo delitto..”

E nel 347 il convertito Firmico Materno esclamava , trovando appunto legittimazione nell'Antico Testamento: “Abbattete, abbattete senza indugio, santissimi imperatori, gli ornamenti dei templi [pagani]. Nel Deuteronomio è stabilita questa legge: Se il tuo fratello, o il tuo figlio, o la tua moglie…ti vuol persuadere dicendoti…: Andiamo e serviamo altri dei….Denuncialo subito ed alza per primo la mano contro di lui per ucciderlo… Se in una delle città che il Signore Dio tuo ti darà per abitarvi sentirai alcuni che dicono: Andiamo e serviamo dèi stranieri…passerai a fil di spada tutti gli abitanti di quella città, la distruggerai…e non sarà più ricostruita per l'eternità.”

Nel provvedimento di Costantino contro Ario e nell’esortazione di Firmico Materno, in continuità quest’ultima con la lezione vetero-testamentaria, troviamo già abbozzato l'ideale teocratico, ossia la convinzione che si debba imporre a tutti i cittadini dell'impero un’unica religione e un'unica morale, quelle cattoliche. Viene così negato radicalmente quel pluralismo religioso e quindi quella laicità che, almeno per questo aspetto, esisteva nell'impero romano e nella società antica, come ha rilevato recentemente in una sua relazione (Dal politeismo al monoteismo) Manacorda.

Nel 380 Teodosio sancì questo regime confessionale dichiarando “Vogliamo che tutte le nazioni che sono sotto nostro dominio, grazie alla nostra carità, rimangano fedeli a questa religione, che è stata trasmessa da Dio a Pietro apostolo” e che gli eretici siano “puniti non solo dalla vendetta divina, ma anche dal potere che la Volontà celeste ci ha accordato”. La religione cattolica diventava la religione dello stato.

All’inizio del 400 Agostino, di fronte al diffondersi dell’eresia donatista in Africa, disse di aver pensato in passato che non si deve imporre la fede con la forza, ma che l’esperienza gli aveva fatto cambiare idea: “la mia città che, prima, era stata tutta con il partito donatista, in seguito è stata ricondotta all’unità cattolica dal timore delle leggi imperiali.” E anche lui si fonda, per legittimare l’azione repressiva contro gli eretici, sul Vecchio Testamento, con cui la Chiesa è ormai più in armonia che con i precetti evangelici: “Cosa dunque Mosè compì o ordinò di tanto crudele”, esclama Agostino, “quando, pieno di santo zelo per il popolo a lui affidato e desideroso che fosse sottomesso all'unico vero Dio... si vendicò con la spada su pochi di loro che Dio stesso, che avevano offeso, ... aveva voluto che venissero assaliti e abbattuti, e così produsse un salutare terrore al presente e sanzionò la regola per il futuro?” E’, in effetti, la regola di cui faranno tesoro gli inquisitori.

Ma già molto prima, nel 385, in base a questa regola, l’imperatore Massimo fece mettere a morte il vescovo spagnolo Priscilliano e i suoi seguaci, accusati dalla Chiesa di eresia. E se molti vescovi si opposero allora a questa azione repressiva, circa mezzo secolo dopo papa Leone Magno giustificò retroattivamente la condanna a morte di Priscilliano dichiarando:“è il potere imperiale che deve intervenire per sopprimere energicamente, come nemici dello stato, il quale si vanta giustamente di essere l'autorità dei cristiani, coloro che disturbano la pace della fede”. Come si vede, nel V secolo, è già definito il ruolo dello stato come braccio secolare, e sono già poste le basi della “santa” inquisizione.

La confessionalità dello stato non ha solo come effetto di imporre a tutti l’unica fede ma anche di imporre una legislazione che si pretende cristiana in molti campi, ad esempio in quello sessuale. Già la Costituzione imperiale dl Costanzo II e Costante I del 342, ad esempio, recepiva la condanna dell’omosessualità decretando “Quando un uomo si sposa a mò di femmina… comandiamo che ...siano assoggettati a pene raffinate quegli infami”. La Costituzione di Teodosio, del 390, puniva “siffatto crimine con la vendetta della fiamma davanti al popolo” e Giustiano, nel Corpus Iuris Civilis, facendo esplicito riferimento alla Bibbia, stabiliva l’identità peccato-reato affermando “Sappiamo.. avendolo appreso dalle Sacre Scritture, quale giusta punizione Iddio abbia inviato a coloro che un tempo abitavano Sodoma…. Notifichiamo ... a tutti coloro che siano consci di aver peccato riguardo a qualcosa di ciò, che se non desisteranno e ... non penseranno alla propria salvezza, per tali empie azioni placando Dio entro la Pasqua si attireranno le più atroci pene”. Leone III l’isaurico nel 739-41 traduceva le condanne ecclesiastiche in pene civili: “Gli impudichi, tanto l’attivo che il passivo, siano puniti con la spada...A coloro che persero la ragione, vale a dire i colpevoli di bestialità, sia tagliato il membro”.

La Chiesa influenzò la legislazione anche in altri campi. Valga un esempio per tutti, la schiavitù dei preti concubinari e dei loro figli, a vantaggio di chiese e monasteri, sancita nell’VIII secolo. “Tutte le figlie e i figli dei chierici”, stabilì il Concilio di Pavia del 1022, presieduto da Benedetto VIII, “che siano nati da donna libera o schiava, da legittima consorte o da concubina… saranno schiavi della Chiesa per l'eternità.” Tale decisione ecclesiastica fu trasformata in legge dello stato con questa significativa sottoscrizione imperiale: “Io, Enrico, Imperator Augustus per grazia di Dio, ho emesso questa legge perenne su consiglio del signor papa Benedetto.”


Il sole e la luna

Ho insistito sui primi secoli cristiani per mostrare che l’idea teocratica e l’intolleranza che ne deriva sono già presenti ben prima del periodo solitamente indicato come quello del trionfo della teocrazia, cioè il periodo fra il 1050 e il 1300, quello che va da Gregorio VII a Innocenzo III e Bonifacio VIII. Mi limito qui a ricordare che in tale periodo furono elaborati e fissati almeno tre concetti importanti, che almeno per certi versi perdurano fino ad oggi..

Rapidamente. 1) l’equazione peccato-reato. Con Innocenzo III e la bolla Vergentis del 1199 l’eresia viene definita crimine di lesa maestà, ossia si formalizza quell’identificazione di ciò che è peccato per la Chiesa con ciò che è reato per lo stato già affiorata, come ho detto, con Giustiniano e che legittimerà persecuzioni e roghi. Il dissenso in materia di fede è un reato e come tale diventa lecito torturare per farlo confessare, pretendere la delazione, punire con la morte l’eretico: se chi falsifica il denaro, dirà Tommaso d’Aquino, merita la morte come non la merita chi falsifica la fede? Questa equazione è un tratto tipico dei regimi teocratici, dall’antico Israele all’attuale regime iraniano al papato del periodo preilluminista ma anche, come vedremo, dei papi del XIX-XXI secolo.per quanto in modo più mascherato, stante il contesto storico-culturale in cui devono agire.

2) La negazione della libertà religiosa. In quest’epoca non si perseguitarono gli eretici ma anche ebrei e musulmani, benché non fossero “costretti” ad abbracciare il cristianesimo, furono repressi o vessati. Gli ebrei furono costretti già dal 1215, con Innocenzo III e il IV Concilio Lateranense, a portare un contrassegno che li distingueva, a non avere servi cristiani, a non fare i medici, a non ricoprire cariche e a subire altre discriminazioni che anticipano la ghettizzazione dell’età moderna. Venne inoltre punito da reiterate bolle papali ogni tentativo di fare proseliti. Nelle Bolla turbato corde, ad esempio, del 1267, Clemente IV prescrive di procedere contro i cristiani convertitisi all’ebraismo come contro gli eretici invocando, se sarà necessario, “l’ausilio del braccio secolare”. Nel 1320 Giovanni XXII ordina di ridurre “in cenere col fuoco il Talmùd”. Nel 1439 il Concilio di Basilea stabilisce “che tutti i vescovi..diano incarico a persone bene istruite nella sacra scrittura di predicare nelle località abitate dai giudei o da altri infedeli…Gli infedeli di entrambi i sessi e in età di capire siano obbligati a ascoltare questa predicazione con la minaccia di proibire loro il commercio con i fedeli o con altre pene opportune”.

Quanto ai musulmani, nel 1312 il Concilio di Vienne dichiarò che “Si risolve in offesa del nome divino e in disonore per la fede cristiana il fatto che in alcune parti del mondo soggette a principi cristiani, dove talora separati, talora frammischiati con i cristiani, abitano i saraceni, i loro sacerdoti…nei loro templi o moschee, dove gli stessi saraceni si radunano per adorarvi il perfido Maometto, invochino ed esaltino ad alta voce da un luogo elevato, in modo che sentano e cristiani e saraceni, il nome dello stesso Maometto". Decise quindi che "non siano ulteriormente tollerati comportamenti simili in offesa della divina maestà" e ingiunse "sotto la minaccia del divino castigo, a tutti e singoli i principi cattolici, nei cui possedimenti i saraceni abitano…di eliminare dalle loro terre tutto ciò…e di curare che anche i loro sudditi facciano altrettanto”. Cis' la Chiesa intende la libertà religiosa. Un passato, come vedremo, che non passa.

3) La plenitudo potestatis. E’ l’elemento-chiave, l'affermazione della superiorità della Chiesa su tutti i potentati terreni. E' ciò che le consentirà di "ordinare" alle autorità civili di reprimere eretici, ebrei o musulmani e di legiferare secondo i "principi cristiani". In questa epoca l'idea e la pratica della supremazia della Chiesa è portata all’estremo. Innocenzo III paragona la Chiesa al sole e lo stato alla luna, nel che c’è ancora una parvenza di autonomia dello stato seppure subordinato, dirà Tommaso d'Aquino, come il corpo all’anima. Intorno al 1250 Innocenzo IV, il papa che autorizzò la tortura come forma di interrogatorio, si spinse più in là, ossia fino a concepire l’imperatore come un semplice “delegato” del "beato Pietro e dei suoi successori" ai quali “Nostro Signore Gesù Cristo ...ha affidato… le redini dell’impero sia terreno che celeste”. E Bonifacio VIII ribadì nel 1302 con la Unam sanctam:“Noi sappiamo dalle parole del Vangelo che in questa Chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale, cioè, ed una temporale… ambedue sono in potere della Chiesa", una va "impugnata dal clero", una "dal re e dai cavalieri ma secondo il comando e la condiscenza del clero”. Come vedremo anche questa dottrina sarà presente a lungo nella Chiesa, per certi versi fino ad oggi. E nel 2003 il segretario di stato Sodano, celebrando Bonifacio, nel VII centenario della morte, lo elogiava “quale convinto e zelante sostenitore della libertà della Chiesa, nei confronti dei potenti della terra” e teorico della "plenitudo potestatis".
Trono e altare

Nei secoli successivi cambia molto in Europa: un cambiamento iniziato già con il fallimento delle pretese di Bonifacio VIII e il trasferimento del papato ad Avignone, alla sua morte, sotto il controllo della monarchia francese. Ma ciò non modificò nella sostanza le posizioni teoriche della Chiesa e la sua inconciliabilità con il pensiero moderno allora in faticosa gestazione.

Il progetto di una Repubblica cristiana retta da un unico imperatore sotto la guida del papa salta per la spinta concomitante dei nascenti stati nazionali, che vanificano l’impero e della riforma che mette fine all’unità religiosa del continente. Ma è un processo lento, che arriverà a compimento, almeno per quanto riguarda l’affermazione di un nuovo modello di stato laico, solo con l’illuminismo e la rivoluzione francese del XVIII secolo.

Durante tutti questi secoli la Chiesa continuò a avere un enorme potere e ad usarlo nelle forme di sempre. Basti pensare che a fine Quattrocento, col Trattato di Tordesillas, il papa poteva presentarsi seppure solo formalmente come padrone del Nuovo Mondo appena scoperto e dividerlo fra Spagna e Portogallo. A inizio Cinquecento il Requerimento, un testo elaborato da giuristi spagnoli per dare una base alla “conquista”, racconta ai nativi che “Dio nostro signore incaricò di tutte queste genti un solo uomo che fu chiamato San Pietro, perché fosse signore e superiore a tutti gli uomini del mondo, a cui tutti obbedissero e perché fosse capo di tutto il lignaggio umano”.

Certo, la metafora del sole e della luna e delle due spade perdono senso in un mondo dove le spade temporali, ossia gli stati, sono ormai molti e alcuni non più cattolici, quindi non più in mano al papa. Così la Chiesa mette da parte il sogno teocratico, nella forma medioevale. Ma lo ripropone in altra forma nei paesi cattolici, come alleanza fra trono e altare. Bolle ed encicliche affermano che tale alleanza è nell'interesse degli stessi troni, al fine di garantirsi la fedeltà dei sudditi. “Giammai”, scrive Clemente XIV ancora nel 1769, “nessuno ha dichiarato guerra alle divine prescrizioni di Cristo, senza turbare, in pari tempo, la tranquillità dei popoli, diminuire l’obbedienza dovuta ai Sovrani e spargere ovunque incertezze.” La Chiesa dunque impegna i sudditi alla fedeltà, i sovrani in cambio dovranno “difendere” le “divine prescrizioni di Cristo”, cioè imporre ai sudditi la religione cattolica, garantire il carattere confessionale dello stato. E’ la nuova edizione della teocrazia medioevale.

Grazie ad essa negli stati cattolici le leggi continuano a essere informate alla morale e alla religione cattolica, continuano le persecuzioni, e la violazione dei diritti umani. Dal XVI secolo l’inquisizione si fa anzi più feroce e sistematica contro eretici, arabi ed ebrei convertiti, ha luogo la ghettizzazione dei secondi, si sviluppa per tre secoli una feroce caccia alle streghe (per verità anche nei paesi protestanti) e soprattutto la repressione cattolica si estende a due nuovi bersagli, frutto del faticoso progresso di quel periodo: la stampa e la scienza.

Il primo "editto bulgaro" contro la stampa è del 1515, appena mezzo secolo dopo la sua nascita, e fu emanato da Leone X nel Concilio Lateranense V: “alcuni”, esso dice “osano stampare e vendere… sia libri tradotti in latino…sia altri, scritti direttamente in latino o in lingua volgare, che contengono errori contro la fede, affermazioni perniciose contrarie alla religione cristiana e lesive della buona fama di persone addirittura rivestite di qualche dignità…Allo scopo dunque di evitare che quello che è stato sanamente inventato per gloria di Dio, il progresso della fede e la diffusione di buoni principi, ottenga l'effetto contrario …stabiliamo e comandiamo che ora e per sempre” tutti i testi si sottopongano a censura. “Chi oserà agire altrimenti, oltre che perdere i libri stampati, che saranno pubblicamente bruciati, oltre il versamento di cento ducati alla fabbrica della basilica del principe degli apostoli a Roma, e alla sospensione per un anno intero della possibilità di esercitare l'arte della stampa, incorrerà nella sentenza di scomunica; infine se persisterà…sarà castigato…con tutti i mezzi legali.”

Così la vecchia identità peccato-reato continua a funzionare e funzionerà con ricadute ancora più pesanti nello stato della Chiesa. Qui il santo papa Pio V, che scriveva a Filippo II a proposito degli eretici “sterminate chi si sottomette e sterminate chi resiste; perseguitate a oltranza, uccidete, ardete, tutto vada a fuoco e a sangue purché sia vendicato il Signore”, emanò nel 1572 un editto in cui chiunque possedesse “Avvisi” (gli antenati del giornale moderno) “contenenti notizie lesive dell'onore di qualcuno... sia tenuto a bruciarli o a consegnarli al nostro figlio cardinal Rusticucci sotto le pene predette... ed anche sotto pene più gravi fino alla pena di morte e alla confisca dei beni”. Non restarono parole. Lo stampatore e scrittore Niccolò Franco fu giustiziato per aver scritto alcune pasquinate contro Pio V e altri subirono nei secoli seguenti la stessa sorte.

Naturalmente lo stato della Chiesa fu il tipico esempio di cosa significhi uno stato confessionale anche per quanto riguarda la legislazione in altri campi, dalla punizione dei bestemmiatori con il taglio della lingua alla pena di morte contro omosessualità, incesto, aborto e, ai tempi di Sisto V, anche l’adulterio. Lo stato della Chiesa riprese la tradizione veterotestamentaria, elogiata nel 1543 dallo stesso Concilio di Trento nel cui Catechismo si definiscono “lecite” le uccisioni che la Bibbia presenta come “volute da Dio”.

L’altro bersaglio fu Galileo. Il caso è troppo noto per insistervi. Ma va sottolineato che la sentenza, approvata dall’infallibile di turno Urbano VIII, dichiara che la proposizione secondo cui “la terra non è nel centro del mondo, ma mobile, è proposizione assurda ed erronea in materia di fede". Ora, poiché la terra non è centro del mondo ma mobile se ne dovrebbe trarre la conseguenza che il papa si è sbagliato e quindi non è infallibile. Ma sappiamo già che egli si è sottratto a questa sgradevole conseguenza affermando di essersi ingerito (come gli capita spesso) in cosa non di sua spettanza. Nonostante questa miserevole scusa e questa topica, appena è comparso l’evoluzionismo il papato ha ripreso la solita manfrina, che continua ancora oggi così come la dottrina cattolica continua ad essere inconciliabile con una concezione laica .

E quando tale concezione, a dispetto della Chiesa, si affermò nell’età dei lumi e della rivoluzione francese, chiamata da Leone XIII “orribile sconvolgimento delle Gallie”, la Chiesa si schierò decisamente contro di essa. Quando Luigi XVI fu ghigliottinato, Pio VI scrisse nell’enciclica Quare lacrymae. “Per la cospirazione di uomini empi è stato condannato a morte il cristianissimo re Luigi XVI… la cosa è stata condotta a termine dall’Assemblea Nazionale senza alcuna autorità e senza alcun diritto. Infatti, abolita la più prestigiosa forma di governo, quella monarchica, essa aveva trasmesso ogni pubblico potere al popolo, il quale non si lascia guidare né dalla ragione, né dal consiglio; non fa distinzione fra il giusto e l’ingiusto... è incostante, facile ad essere ingannato e condotto a tutti gli eccessi; è ingrato, arrogante, crudele”. L’enciclica, che diventa comica là dove elogia “l’indole soave, benefica, clemente” del re defunto e propone di venerarlo come martire perché ucciso in oltraggio alla religione, ebbe un seguito nel discorso del 1874 di Pio IX che affermò: “una piaga orrenda afflige l’umana società e chiamasi suffragio universale”.

Poco prima, nel 1832, Gregorio XVI aveva condannato alcune conquiste essenziali dello stato laico come la libertà di coscienza e di stampa:“Da questa corrottissima sorgente dell’indifferentismo”, aveva scritto nella Mirari vos, ”scaturisce quell’assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza”. E più avanti: “Inorridiamo... nell’osservare quale stravaganza di dottrine ci opprime o, piuttosto, quale portentosa mostruosità di errori si spargono e disseminano per ogni dove” per effetto “di quella pessima, né mai abbastanza esecrata ed aborrita ‘libertà della stampa’”. Le stesse condanne furono replicate in modo ancora più solenne nel 1864 da Pio IX nel Syllabo.



(segue)

La religione cattolica è compatibile con una società laica (http://www.circolorussell.it/index.php?doc=219)

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18-05-09, 10:53
Dal sedicente “progressista” Leone XIII ai tre Pii

Ma quel che più colpisce è che le posizioni fin qui descritte, a loro volta riconducibili a quelle medioevali e veterotestamentarie, si ritrovano pressoché immutate a fine Ottocento e poi ancora nel XX secolo, nonostante esse avessero sempre minor presa su una società ormai permeata dalla cultura illuminista, liberale, poi marxista. Unica novità è che la Chiesa, non avendo più né il potere temporale né i bracci secolari, dovette rinunciare ai roghi e limitarsi all’indice dei libri proibiti. Per il resto, quasi nulla cambia..

Leone XIII, celebrato come papa progressista, si scagliò contro la separazione fra stato e Chiesa ripetendo quanto diceva Innocenzo III e cioè che “Dio volle ripartito in due poteri il governo del genere umano, cioè il potere ecclesiastico e quello civile” visti come l’anima e il corpo. E aggiunge: “L’impero di Cristo non si estende soltanto sui popoli cattolici” ma “tutto il genere umano è sotto la potestà di Cristo”. Prosegue poi affermando, con argomentazioni che ritroviamo oggi riecheggiate da Benedetto XVI: “se le leggi dello stato dovessero essere apertamente in contraddizione col diritto divino...è doveroso resistere ed è colpa ubbidire... perché si pecca anche contro lo stato quando si va contro la religione”. Si ripropone così da altro punto di vista la vecchia identità peccato-reato.

Pio X a sua volta dichiarò “la civiltà non è più da inventare... essa esiste, è la civiltà cattolica.” Anche secondo Pio XI “v’è un istituto divino...che appartiene a tutte le nazioni perché a tutte è superiore... la Chiesa di Cristo”. E altra volta aggiunse: “se c’è un regime totalitario, totalitario di fatto e di diritto, è il regime della Chiesa, perché l’uomo appartiene interamente alla Chiesa...dato che l’uomo è la creatura del buon Dio”. Gli fa eco Pio XII che nel Discorso agli amministratori civili cattolici del 1956 proclama: “A Dio appartengono gli uomini e le cose, le strutture e le istituzioni, i continenti e le nazioni; di Dio sono, quindi, le province e i comuni, e anch’essi... devono ... rendergli il dovuto onore”. E, come aveva spiegato prima Pio XI, quando si dice Dio si intende Chiesa. Queste encicliche, dirà Ernesto Rossi riferendosi in particolare alla Quas primas di Pio XI, avrebbe potuto firmarle Bonifacio VIII.

Da questa concezione di assoluta supremazia della Chiesa sui poteri temporali e sulla società civile, deriva il rifiuto della Chiesa cattolica di essere messa sullo stesso piano delle altre associazioni religiose, di essere ridotta, disse Leone XIII, “alla libertà di vivere secondo il diritto comune a tutti i cittadini”. Che è invece l’abc di una concezione laica. Alla Chiesa non sembra neppure di esistere in una società dove non riceva ad ogni passo ossequi e privilegi.

In quest'epoca fu reiterata la condanna della libertà di coscienza e di culto. “La giustizia e la ragione vietano”, scrisse Leone XIII, “che lo Stato sia ateo o che... conceda la stessa desiderata cittadinanza a tutte le cosiddette religioni, e gli stessi diritti ad ognuna”. Per Pio X: “non esiste vera civiltà senza civiltà morale, e nessuna civiltà morale senza la vera religione: è una verità dimostrata, si tratta di un fatto storico”. Secondo Pio XI: ”La peste della età nostra è il così detto laicismo coi suoi errori e i suoi empi incentivi… Infatti si cominciò a negare l'impero di Cristo su tutte le genti; si negò alla Chiesa il diritto... di ammaestrare... di far leggi, di governare i popoli per condurli alla eterna felicità. E a poco a poco la religione cristiana fu uguagliata con altre religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste”. “La religione cattolica”, disse altra volta riferendosi al Concordato, “è, e sol essa... la religione dello Stato, con le logiche e giuridiche conseguenze… Non è ammissibile che siasi intesa libertà assoluta di discussione… in Stato cattolico, libertà di coscienza e di discussione devono intendersi e praticarsi secondo la dottrina e la legge cattolica:”.

Questi papi ribadirono quindi le consuete condanne della libertà di stampa e di parola. Leone XIII afferma che “La verità e l’onestà hanno il diritto di essere propagate nello Stato... in modo che diventino retaggio comune” mentre “le false opinioni... nonché i vizi che corrompono l’animo e i costumi, devono essere giustamente e severamente repressi dall’autorità”. E Pio XII, nel 1946: “La libertà della stampa, al pari di qualsiasi altra libertà, sia essa di azione, di parola o di pensiero, è limitata; non permette ad un individuo di stampare quel che è errato, quel che si sa esser falso o quel che mira a minare e distruggere la fibra morale e religiosa degli individui”.

Chi stabilirà quali sono le opinioni false e quelle vere il papa non dice. Ma si può immaginare.

Intanto, alla fine del XIX secolo, la Chiesa si trovò a fronteggiare nuovi pericoli, ossia a dover negare nuovi diritti. Innanzi tutto quello a un matrimonio celebrato solo civilmente. Se oggi il papa pur di impedire i pacs arriva a ritenere il matrimonio civile un “modello accettabile”, di cui si serve anche quel sepolcro imbiancato dell'on.le Casini, Leone XIII affermava che, essendo cosa sacra, il matrimonio doveva essere regolato dalla Chiesa (e ciò pretendeva ancora nel 1962 il vescovo di Prato Fiordelli, che denunciò in chiesa come concubini due parrocchiani sposati civilmente). Pio XI riteneva i matrimoni civili “accoppiamenti frutto di cieco istinto”. Tanto meno la Chiesa poteva accettare il divorzio o l'autodeterminazione della donna in materia di aborto. E ancora negli anni Settanta promosse quindi, e perse, due referendum in materia.

Altra frontiera la scuola laica. Leone XIII sostenne “che solo la verità deve informare le menti… Per questo motivo è stretto dovere degli insegnanti svellere l’errore dalle menti e con validi argomenti sbarrare la via alle opinioni fallaci. Pertanto appare del tutto contraria alla ragione” la pretesa “d’insegnare secondo il proprio arbitrio; licenza che il pubblico potere non può accordare”. E Pio XI rivendicava nella Divini illius magistri il diritto della Chiesa di “giudicare quanto possa esser giovevole o contrario all'educazione cristiana... perché ogni insegnamento, al pari di ogni azione umana, ha necessaria relazione di dipendenza dal fine ultimo dell'uomo,- e però non può sottrarsi alle norme della legge divina, di cui la Chiesa è custode, interprete e maestra infallibile” Concludeva che è “contraria ai principi fondamentali dell'educazione la scuola così detta neutra o laica, dalla quale viene esclusa la religione” e vietava ai fanciulli cattolici “la frequenza delle scuole acattoliche, o neutrali, o miste, quelle cioè aperte indifferentemente ai cattolici e agli acattolici” e perfino “quella scuola mista.... dove, pur provvedendosi loro a parte l'istruzione religiosa, essi ricevono il restante insegnamento da maestri non cattolici in comune con gli alunni acattolici”. Unica scuola frequentabile per i cattolici era secondo Pio XI quella dove “tutto l'insegnamento e tutto l'ordinamento della scuola: insegnanti, programmi e libri, in ogni disciplina, siano governati dallo spirito cristiano sotto la direzione e vigilanza materna della Chiesa; una scuola, diceva Pio IX ripetendo una frase di Leone XIII, che “olezzi di cristiana pietà”.

Queste le posizioni della Chiesa cattolica ancora cinquant'anni fa, quando entrava in vigore in Italia l'attuale Costituzione democratica e repubblicana..

.

Contraddizioni e illusioni del Vaticano II

Questa plurisecolare intolleranza della Chiesa che, pur senza i roghi, ancora nel XX secolo non si discostava dalla logica dell'inquisizione, almeno quanto alla pretesa che il cattolicesimo fosse la religione dello stato e informasse le leggi imposte ai cittadini, anche non credenti, parve incrinarsi all'inizio degli anni Sessanta del Novecento, con Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II.

Non è possibile esaminare qui il complesso insieme di cause, dalle spinte del laicato cattolico ai profondi rivolgimenti internazionali, a calcoli tattici, che indussero in settori della gerarchia e nel papa stesso dei ripensamenti. E' certo che in quegli anni si crearono grandi attese nel clero e nel laicato cattolico, nelle donne, nei giovani e anche in molti ambienti laicisti circa la possibilità di una svolta radicale della Chiesa: Altrettanto certo è che si trattò di un’illusione nociva, perché consentì alla Chiesa di recuperare parte del credito che aveva perduto, e le permise di usarlo per avviare di lì a poco quel processo di aperta restaurazione cui stiamo assistendo.

In realtà Giovanni XXIII e il Concilio si limitarono nella più parte dei casi a dichiarazioni d’intenti, a buone intenzioni non seguite da mutamenti concreti. Nulla cambiò per ciò che riguarda la morale sessuale, ribadita e inasprita qualche anno dopo il concilio dalla cosiddetta enciclica sulla pillola di Paolo VI.

Né tanto meno rappresenterà più tardi una svolta effettiva quel colpo di teatro mediatico che fu la richiesta di perdono per le colpe del passato presentata da Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000, ormai in un clima di incipiente restaurazione, soltanto in apparente continuità con lo spirito del concilio,. La domanda di perdono si caratterizza, infatti, per la costante preoccupazione di tenere nettamente distinta la Chiesa, di cui nei secoli “è brillata la santità”, dai “suoi figli”, perfino “uomini di Chiesa”, che “nel pur doveroso impegno di difesa della verità” sarebbero incorsi in peccati di orgoglio, di intolleranza, di acquiescenza alla violenza, che “contraddicono la fede professata e il santo Vangelo”. Mai il papa chiede scusa per il corpus dottrinale che, come abbiamo visto, fu messo in campo dalla Chiesa e da cui le cosiddette colpe necessariamente discendono. Né avrebbe potuto chiedere scusa di questo, senza riconoscere che i papi avevano su molti punti e a lungo insegnato il falso, negando così il carattere infallibile e divino dell'istituzione.

Nella materia che ci interessa, espressione del nuovo clima fu l’enciclica Pacem in terris del 1963, insolitamente ragionevole e pacata nel tono, ma che nei fatti riproponeva in larga misura dottrine tradizionali citando con petulanza, a ogni passo, i papi precedenti, quasi a voler “coprirsi le spalle” nei confronti dei cattolici più diffidenti verso le aperture al mondo contemporaneo.

Il papa diceva di voler lavorare con tutti gli uomini di “buona volontà” per il “bene comune”. Ma pur con queste “rette” intenzioni si muoveva nel solco di una visione teocratica secondo cui il bene comune temporale va perseguito dallo stato e dai cattolici, diceva l’enciclica, “in modo non solo da non porre ostacoli, ma da servire altresì al raggiungimento del... fine ultraterreno ed eterno”. E lo stesso “diritto naturale”, che il papa indicava come terreno d’intesa fra credenti e non credenti, in realtà era quello di cui parla oggi Ratzinger, ossia ciò che è ritenuto tale dai cattolici in quanto si accorda con la loro morale e, come diceva l’enciclica, “con la dottrina sociale della Chiesa e con le direttive della autorità ecclesiastica”. Tocca alla Chiesa infatti, diceva ancora il papa, “il diritto e il dovere non solo di tutelare i principi dell’ordine etico e religioso, ma anche di intervenire autoritativamente presso i suoi figli nella sfera dell’ordine temporale, quando si tratta di giudicare dell’applicazione di quei principi ai casi concreti”. E così siamo daccapo alla favola medioevale del sole e della luna, dell’anima e del corpo, delle due spade.

Unico elemento di frattura reale che il Vaticano II introdusse, unica contraddizione che lasciò in eredità alla Chiesa post conciliare, oltre a una nuova e diversa sensibilità, sicuramente rilevante, sul tema della guerra e dell'obiezione di coscienza, fu la dichiarazione Dignitatis Humane del 1965 che recita: “la persona umana ha diritto alla libertà religiosa... Il diritto della persona umana alla libertà religiosa nell'ordine giuridico della società deve essere riconosciuto in modo che esso costituisca un diritto civile... L’esercizio di questo diritto non può essere impedito”.

Una confessione, ma come sempre implicita per non mettere in crisi l’infallibilità, che la Chiesa ha sbagliato per secoli imponendo ai fedeli di perseguitare gli eretici, di ghettizzare gli ebrei e di fare le crociate contro gli arabi e contro i turchi...


Ritorno al passato. Il cerchio si chiude

Ma anche ammettendo che la Chiesa abbia mutato opinione sulla libertà di religione, come può conciliarsi una società caratterizzata dal pluralismo religioso con l'idea di una società che si vuole impegnata a realizzare, come diceva la Pacem in terris, il bene non solo terreno ma eterno dei cittadini, cioè gli ideali cattolici? Da tale contraddizione si esce solo riducendo la libertà religiosa “degli altri” a un culto tollerato (come al tempo di Innocenzo III o in epoca fascista); mentre solo la religione cattolica informa della sua morale le leggi dello stato. Ed è in questo modo, il solo compatibile con la dottrina plurisecolare, la storia e gli interessi della Chiesa ma inconciliabile con uno stato laico, che stanno cercando di uscire dalla contraddizione i papi del dopo concilio.

Del discorso al Parlamento di Giovanni Paolo II, e della lettura che ne dà Emanuele Severino si à già detto all’inizio di questa relazione. Ma Wojtyla manifestò idee analoghe anche in altre occasioni, come nel 2000, ad esempio, quando celebrò il 1200° anniversario del Sacro Romano Impero indicando come modello di riferimento Carlo Magno e invocando l’inserimento nella Costituzione europea della famose “radici cristiane” non già all’interno di un elenco comprendente anche quelle ottomane, arabe, greche, romane, illuministe ma come elemento ispiratore delle leggi. E che questo fosse il senso, il papa lo aveva chiarito all’Angelus del 20 febbraio 1994 condannando la risoluzione del Parlamento europeo a favore delle unioni di fatto omo e etero in quanto a suo dire legittimava “un disordine morale”. “Il parlamento”, aggiunse,”ha conferito indebitamente un valore istituzionale a comportamenti devianti, non conformi al piano di Dio”. Dal che si evince che uno stato laico per Wojtyla deve imporre a tutti i cittadini leggi “conformi al piano di Dio” cioè a quello che ritiene tale il suo rappresentante in terra…

Dice il Catechismo del 1992, presentato e approvato dallo stesso Wojtyla: “Solo la Religione divinamente rivelata ha chiaramente riconosciuto in Dio, Creatore e Redentore, l'origine e il destino dell'uomo. La Chiesa invita i poteri politici a riferire i loro giudizi e le loro decisioni a tale ispirazione della Verità su Dio e sull'uomo”. Su questa linea mirante a restaurare la confessionalità dello stato italiano e di ipotecare quella della futura Europa, si muove la Chiesa postconciliare. In più, con la consueta doppiezza, pretende di ispirare le leggi relegando nel privato gli altri culti, là dove è, o crede di essere, maggioranza, e al tempo stesso esige, in nome della parità e della libertà religiosa, di non vedersi imporre leggi ispirate da altre religioni, là dove è minoranza. A questo fine usa anche un concetto variabile di “laicità”. Nel 2000, ad esempio, “L’Osservatore Romano” giustificò addirittura la lotta armata dei cattolici contro l’adozione della legge islamica in alcuni stati della Nigeria che erano al 90% musulmani, sostenendo che i cattolici “non possono accettare una legge di natura confessionale… in dispregio della laicità sancita dalla costituzione federale”. In questo caso, dunque, la Chiesa intendeva la laicità con il rigore di un Voltaire. Ma in Italia, lo stesso anno, monsignor Fisichella chiese di vietare il gay pride a Roma in quanto offendeva i credenti. Lo stato laico, spiegò, “ha il dovere di salvaguardare i diritti della maggioranza e la maggioranza a Roma sono i credenti”. Questo "nuova laicità” fu spiegata qualche anno dopo dal patriarca di Venezia Angelo Scola. Egli sostenne che essa non consiste più in un neutrale rispetto dello stato verso le diverse scelte morali dei cittadini, ma nell’appello diretto al popolo: “io dico la mia idea, tu la tua, il popolo giudichi qual è la migliore e lo Stato laico la assuma”. E' facile arguire che secondo tale “laicità a maggioranza” la Chiesa progetta di imporre l’indissolubilità del matrimonio, il divieto di legalizzare le coppie di fatto o l'eutanasia in nome della “democrazia”.

Inutile replicare che non può valere in materia di diritti civili il principio di “maggioranza”. Anzi che lo stato è davvero laico se riconosce e tutela prima di tutto i diritti delle minoranze garantendo loro piena libertà, con l’unico limite di non ledere la libertà e i diritti degli altri. E’ inutile dato che

la Chiesa, refrattaria a ogni logica laica e democratica, se ne serve solo strumentalmente pronta, quando fosse votato a maggioranza il diritto all’eutanasia, a cambiare carte in tavola opponendo la obiezione di coscienza a “maggioranze vestite di democrazia - ma che possono”, come ha detto l’attuale presidente della Cei Bagnasco, deviare da ciò che è bene [secondo la Chiesa] e quindi “diventare ampiamente e gravemente antidemocratiche”. Libertà di coscienza e laicità sono per i papi declinabili nei modi più diversi, a seconda della loro convenienza del momento.

Alla base resta l’idea del diritto della Chiesa cattolica di ispirare il legislatore laico, di esercitare il suo ruolo di “anima” rispetto al “corpo”, come Benedetto XVI enunciò con chiarezza nel Discorso ai vescovi italiani del 18 maggio 2006. Compito della Chiesa, affermò, è “purificare la ragione mediante la proposta delle propria dottrina sociale, argomentata a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano” e ciò non lede la laicità poiché “Una sana laicità dello Stato comporta senza dubbio che le realtà temporali si reggano secondo norme loro proprie, alle quali appartengono però anche quelle istanze etiche che trovano il loro fondamento nell'essenza stessa dell'uomo e pertanto rinviano in ultima analisi al Creatore”. Sono le istanze etiche in base a cui i legislatori cattolici, come ebbe a dire nell’esortazione apostolica del 13 marzo 2007, devono “presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana”.

Si misura qui la rottura e insieme la continuità con Bonifacio VIII. Ammettendo che “le realtà temporali” si reggono su “norme proprie”, la Chiesa riconosce che il potere statuale è un “altro” potere e non un potere “delegato” dal papa ai governanti laici ossia riconosce, senza dirlo perché ne va come al solito dell’infallibilità, di essersi sbagliata e di aver ingannato per secoli i fedeli.

Ma aggiungendo che fra le norme autonome su cui si regge lo stato laico rientrano “istanze etiche che trovano il loro fondamento nell'essenza stessa dell'uomo e pertanto rinviano in ultima analisi al Creatore”, la Chiesa, che di quel Creatore si arroga rappresentante, riesce a mantenere in sostanza la plenitudo potestatis rivendicata da Bonifacio riservando a sé il diritto di stabilire quali sono i grandi “principi etici” e le “leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana” da tradurre in leggi e da imporre a tutti i cittadini (anche di altra o nessuna fede).

Bonifacio VIII, tuttavia, ed è un’altra differenza da rilievo, derivava questa autorità dalle “parole del Vangelo”. Benedetto XVI, invece, volendo imporre la propria morale a una società secolarizzata e plurale, ben diversa da quella su cui regnava Bonifacio VIII, deve contrabbandare le istanze etiche cristiane come valori che “trovano il loro fondamento nell’essenza stessa dell’uomo”, nella “ragione” e nel “diritto naturale” e quindi possono essere imposti a tutti. In questo modo il papa sembrerebbe rinunciare alla religione cattolica come religione di stato, abbandonando anche qui senza ammetterlo, la confessionalità. Ma il "trucco" sta nel fatto che egli mantiene la “presa” sullo stato laico con la gherminella di sottometterlo al diritto naturale come lo intendono i cattolici ossia di sottometterlo, per il tramite del diritto naturale, al cattolicesimo e al papa…

Gli argomenti di Ratzinger sono ovviamente deboli e arroganti. All’esistenza di un diritto e una morale naturali coincidenti, vedi caso, con la morale cattolica, possono far finta di credere i cattolici di stretta osservanza. Ma “sono almeno otto i significati di natura e di diritto naturale”, scrive Rodotà citando Bobbio. Per cui “chi sceglie tra le molte accezioni possibili… chi può parlare in nome della natura”? Il sottinteso è, come si è detto, che spetti a Ratzinger, per diritto divino, farlo.

La ripresa della dottrina teocratica, mai realmente abbandonata, e quindi il tentativo di sostituire la Costituzione con valori di riferimento mutuati dalla Chiesa, trova oggi d'altra parte l’avallo di molti politici genuflessi, non solo cattolici. A chi protesta contro l’ingerenza vaticana si ribatte che la Chiesa ha il diritto di “dire la sua” e di esigere dai politici cattolici “coerenza” con la loro fede. Ma il problema non nasce quando la chiesa “dice la sua” bensì quando la sua consiste nel chiedere allo stato (e nell’ordinare ai politici cattolici) di penalizzare, cioè non legalizzare, unioni diverse dal matrimonio o l’eutanasia,o l’aborto, violando la Costituzione che vuole tutti egualmente garantiti.

Solo pochi cattolici riescono a capire che il legislatore deve fare leggi “giuste” dal punto di vista non della sua privata idea filosofica o religiosa ma della Costituzione, che garantisce pari dignità e diritti a tutti i cittadini. Solo pochi hanno il coraggio di dire, come fece lo storico cattolico Giuseppe Alberigo recentemente scomparso, che “i vescovi possono dire a me credente di regolare i miei rapporti di coppia col sacramento del matrimonio, ma pensare che lo stato debba imporlo ai non credenti – seppure nella forma civile – mi pare assurdo”.

Solo quando la Chiesa cattolica sarà ridotta in Italia a una minoranza della quale i politici abituati a genuflettersi possano infischiarsi, potremo avere uno stato laico. Per questo non basta una lotta contro l’ingerenza politica del Vaticano ma occorre una battaglia ideologico-culturale che porti i giovani e i lavoratori, soprattutto, a capire il carattere immorale, contraddittorio e anacronistico non solo dei comportamenti ma della dottrina cattolica e quindi a distaccarsi da essa.



Walter Peruzzi

La religione cattolica è compatibile con una società laica (http://www.circolorussell.it/index.php?doc=219)

Azel
19-05-09, 10:03
Dal sedicente “progressista” Leone XIII ai tre Pii
Dice il Catechismo del 1992, presentato e approvato dallo stesso Wojtyla: “Solo la Religione divinamente rivelata ha chiaramente riconosciuto in Dio, Creatore e Redentore, l'origine e il destino dell'uomo. La Chiesa invita i poteri politici a riferire i loro giudizi e le loro decisioni a tale ispirazione della Verità su Dio e sull'uomo”. Su questa linea mirante a restaurare la confessionalità dello stato italiano e di ipotecare quella della futura Europa, si muove la Chiesa postconciliare. In più, con la consueta doppiezza, pretende di ispirare le leggi relegando nel privato gli altri culti, là dove è, o crede di essere, maggioranza, e al tempo stesso esige, in nome della parità e della libertà religiosa, di non vedersi imporre leggi ispirate da altre religioni, là dove è minoranza. A questo fine usa anche un concetto variabile di “laicità”. Nel 2000, ad esempio, “L’Osservatore Romano” giustificò addirittura la lotta armata dei cattolici contro l’adozione della legge islamica in alcuni stati della Nigeria che erano al 90% musulmani, sostenendo che i cattolici “non possono accettare una legge di natura confessionale… in dispregio della laicità sancita dalla costituzione federale”. In questo caso, dunque, la Chiesa intendeva la laicità con il rigore di un Voltaire. Ma in Italia, lo stesso anno, monsignor Fisichella chiese di vietare il gay pride a Roma in quanto offendeva i credenti. Lo stato laico, spiegò, “ha il dovere di salvaguardare i diritti della maggioranza e la maggioranza a Roma sono i credenti”. Questo "nuova laicità” fu spiegata qualche anno dopo dal patriarca di Venezia Angelo Scola. Egli sostenne che essa non consiste più in un neutrale rispetto dello stato verso le diverse scelte morali dei cittadini, ma nell’appello diretto al popolo: “io dico la mia idea, tu la tua, il popolo giudichi qual è la migliore e lo Stato laico la assuma”. E' facile arguire che secondo tale “laicità a maggioranza” la Chiesa progetta di imporre l’indissolubilità del matrimonio, il divieto di legalizzare le coppie di fatto o l'eutanasia in nome della “democrazia”.

Inutile replicare che non può valere in materia di diritti civili il principio di “maggioranza”. Anzi che lo stato è davvero laico se riconosce e tutela prima di tutto i diritti delle minoranze garantendo loro piena libertà, con l’unico limite di non ledere la libertà e i diritti degli altri. E’ inutile dato che

la Chiesa, refrattaria a ogni logica laica e democratica, se ne serve solo strumentalmente pronta, quando fosse votato a maggioranza il diritto all’eutanasia, a cambiare carte in tavola opponendo la obiezione di coscienza a “maggioranze vestite di democrazia - ma che possono”, come ha detto l’attuale presidente della Cei Bagnasco, deviare da ciò che è bene [secondo la Chiesa] e quindi “diventare ampiamente e gravemente antidemocratiche”. Libertà di coscienza e laicità sono per i papi declinabili nei modi più diversi, a seconda della loro convenienza del momento.

Walter Peruzzi



Articolo interessantissimo e ben scritto.

Ma in particolare voglio evidenziare il passaggio quotato, che sottolinea la doppiezza di un ente che si spaccia come "gestore della fede e di leggi assolute" ma è in realtà un mero gestore dell'enorme potere conferitogli dalle masse, e le cui posizioni mutano costantemente in base alla convenienza politica.

LEONIDA
19-05-09, 10:11
non dovrebbe essere compatibile.
il regime liberaldemocratico equipara morale e immorale e pertanto non dovrebbe essere compatibile.

Nazzareno
20-05-09, 10:05
L'articolo mi pare un pamphlet, di non eccelso rilievo scientifico. Non perché dica cose inesatte, anzi in molti punti è interessantissimo, ma perché l'analisi che offre mi sembra un po' parziale e superficiale. Innanzitutto, la classica, catastrofica (e voluta?) confusione tra Cristianesimo, Chiesa, clero e Stato della Chiesa. Spesso sottile, ma doverosa, pena lo scadere in considerazioni generiche e demagogiche.
Poi, lo scarso peso dato al ruolo della politica nella storia della Chiesa. Mi riferisco all'uso della religione come instrumentum regni, attuato dagli Stati europei, a cominciare dall'Impero di Costantino, e scendendo fino all'età moderna. Insomma, non si può sempre dire "è colpa dei preti", troppo comodo. E non si può accusare di essere "reazionaria" una religione. Semmai il suo clero, che è cosa ben diversa.
E nell'analizzare le idee politiche e giuridiche dei chierici (da Leone Magno ad oggi), manca il riferimento a quel che costoro avevano/hanno intorno. La bestemmia, nel teocratico stato papale, era punita col taglio della lingua. Negli altri Stati europei, come era punita l'offesa ai re? Non lo so, eh, chiedo, ma sospetto che i sistemi non fossero diversi.
Manca pure il riferimento all'altra metà del cielo, le Chiese orientali (salvo l'accenno a S. Giovanni Crisostomo).
Insomma, tutto questo, e anche il crescendo di frecciatine "ironiche", mi dà l'idea che l'unico scopo di questo intervento fosse quello di dare un supporto scientificheggiante all'asserzione finale, "lottiamo per distruggere il Cristianesimo".

Popolare
20-05-09, 10:33
Articolo interessante. La teocrazia è incompatibile col benessere e la giustizia sociale quanto lo stato ateo, ecco perchè si parla di laicità.

Azel
20-05-09, 11:02
Articolo interessante. La teocrazia è incompatibile col benessere e la giustizia sociale quanto lo stato ateo, ecco perchè si parla di laicità.

Perfettamente d'accordo. Uno stato che vieta la religione è pericoloso quanto uno che la impone.

Lo stato deve essere laico, con il diritto-dovere di studiare Leggi che promuovano la convivenza civile di singoli e gruppi di individui, indipendentemente da razza, religione, morale, etica.

Dove c'è conflitto è necessario porre limiti a chi sconfina, dove non c'è neppure interazione è inutile mettere odiosi paletti.

Nella camera da letto, ad esempio, lo Stato dovrebbe ficcare il naso solo per prevenire o sanzionare abusi: questo uno Stato teocratico non lo potrebbe accettare mai.

testadiprazzo
20-05-09, 11:23
Quando si perde il concetto di Verità..che poi sarebbe di purificazione..le leggi diventano espressione di stati d'animo o di interessi particolari..
e i popoli sono destinati all'estinzione..
Le tre ecologie sono un buon punto di partenza per orizzontarsi..
Ecologia dell'ambiente..del corpo..e della mente..
Non sviluppo bestiale e demenziale..
Peccato che solo l'ambiente ha cittadinanza legislativa mentre le altre ecologie sono avvolte nel mistero..perchè distruggerebbero alla radice il concetto di sviluppo infinito..che è il cedere a impulsi irrazionali e distruttivi..

Nazzareno
20-05-09, 12:09
Innanzitutto, la classica, catastrofica (e voluta?) confusione tra Cristianesimo, Chiesa, clero e Stato della Chiesa. Spesso sottile, ma doverosa.

Prima di "spesso", aggiungere "la distinzione è":D

E concordo con Popolare. Anche se l'intervento di Peruzzi, sotto sotto (ma neanche troppo sotto), punta a cosa diversa dalla laicità.

Shambola
20-05-09, 12:53
Certo che è compatibile (in linea teorica). Qui si parla di società LAICA non di società ANTIRELIGIOSA.Il diritto a professare qualsiasi culto mi pare insindacabile e nessuno lo mette in dubbio.

Quel che scalda gli animi i questi dibattiti è l'ingerenza della religione, non la sua legittimità.
E parlo del Vaticano come dell'Islam, sia chiaro.

O-RATIO
20-05-09, 13:44
L'articolo mi pare un pamphlet, di non eccelso rilievo scientifico. Non perché dica cose inesatte, anzi in molti punti è interessantissimo, ma perché l'analisi che offre mi sembra un po' parziale e superficiale. Innanzitutto, la classica, catastrofica (e voluta?) confusione tra Cristianesimo, Chiesa, clero e Stato della Chiesa. Spesso sottile, ma doverosa, pena lo scadere in considerazioni generiche e demagogiche.
Poi, lo scarso peso dato al ruolo della politica nella storia della Chiesa. Mi riferisco all'uso della religione come instrumentum regni, attuato dagli Stati europei, a cominciare dall'Impero di Costantino, e scendendo fino all'età moderna. Insomma, non si può sempre dire "è colpa dei preti", troppo comodo. E non si può accusare di essere "reazionaria" una religione. Semmai il suo clero, che è cosa ben diversa.
E nell'analizzare le idee politiche e giuridiche dei chierici (da Leone Magno ad oggi), manca il riferimento a quel che costoro avevano/hanno intorno. La bestemmia, nel teocratico stato papale, era punita col taglio della lingua. Negli altri Stati europei, come era punita l'offesa ai re? Non lo so, eh, chiedo, ma sospetto che i sistemi non fossero diversi.
Manca pure il riferimento all'altra metà del cielo, le Chiese orientali (salvo l'accenno a S. Giovanni Crisostomo).
Insomma, tutto questo, e anche il crescendo di frecciatine "ironiche", mi dà l'idea che l'unico scopo di questo intervento fosse quello di dare un supporto scientificheggiante all'asserzione finale, "lottiamo per distruggere il Cristianesimo".

Ovvio che se il compito di ogni cattolico è di lottare per avere uno Stato cattolico, punto e stop. Si troveranno sempre più laici che lotteranno perchè questo non avvenga. E la lotta a volte porta alla distruzione. In uno stato laico, dove ogni relgione e credo è rispettato, e dove il popolo, anche quello cattolico non ha la pretesa di osteggiare gli ideali di chi non appartiene al cattolicesimo, la lotta per la distruzione dell'altro è e rimane superflua.

Azel
20-05-09, 14:56
Certo che è compatibile (in linea teorica). Qui si parla di società LAICA non di società ANTIRELIGIOSA.Il diritto a professare qualsiasi culto mi pare insindacabile e nessuno lo mette in dubbio.

Quel che scalda gli animi i questi dibattiti è l'ingerenza della religione, non la sua legittimità.
E parlo del Vaticano come dell'Islam, sia chiaro.

Mi sa che non hai colto il motivo di questa congetturata incompatibilità, che è nella religione cattolica, non nello stato laico.

La chiesa punta al dominio degli uomini, ergo ad una teocrazia. Ma siccome non ne ha i mezzi, oggi più che in passato, scende a compromesso. E' un po come il comunista o il monarchico che accettano di malavoglia le regole imposte dallo Stato.

Il corollario di questo ragionamento è che la compatibilità non è impossibile, ma che la vera natura di alcune ideologie suggerisce che l'unico modo di renderle compatibili con uno stato laico sia annacquarle un po.

LEONIDA
20-05-09, 15:04
Mi sa che non hai colto il motivo di questa congetturata incompatibilità, che è nella religione cattolica, non nello stato laico.

La chiesa punta al dominio degli uomini, ergo ad una teocrazia. Ma siccome non ne ha i mezzi, oggi più che in passato, scende a compromesso. E' un po come il comunista o il monarchico che accettano di malavoglia le regole imposte dallo Stato.

Il corollario di questo ragionamento è che la compatibilità non è impossibile, ma che la vera natura di alcune ideologie suggerisce che l'unico modo di renderle compatibili con uno stato laico sia annacquarle un po.

Lo Stato non punta al dominio sugli uomini?

O-RATIO
20-05-09, 15:42
Lo Stato non punta al dominio sugli uomini?

Quello auspicato da te, sicuramente!

eq...
20-05-09, 16:38
Ma quando parlate di società democratica, a cosa vi riferite? Ad Atene?

O-RATIO
20-05-09, 16:49
Ma quando parlate di società democratica, a cosa vi riferite? Ad Atene?

Pensi sia anacronistico?

eq...
20-05-09, 16:51
Pensi sia anacronistico?

Penso che non veggo società democratiche, quindi il problema è più che altro teorico. :giagia:

O-RATIO
20-05-09, 16:56
Penso che non veggo società democratiche, quindi il problema è più che altro teorico. :giagia:

Io non veggo comunità che assomiglino alle prime comunità cristiane, anche in questo caso il problema è teorico. :mmm:

eq...
20-05-09, 17:01
Io non veggo comunità che assomiglino alle prime comunità cristiane, anche in questo caso il problema è teorico. :mmm:

A bhè infatti, era solo che mi era venuto il dubbio che si stesse parlando di un problema che riguardava la situazione attuale e non un ipotetico futuro. :giagia:

Platone
20-05-09, 17:06
Ovvio che lo stato democratico sia incompatibile con la religione cattolica, la chiesa guarda ancora ad un modello comunitario vincolato alla Verità epistemicamente intesa, da questo punto di vista vi sono molte più similitudini con la democrazia ateniese che non con quella moderna in cui la verità di una norma e di un principio stanno unicamente nella capacità pratica di attuarli.

Nazzareno
21-05-09, 10:14
Ovvio che se il compito di ogni cattolico è di lottare per avere uno Stato cattolico, punto e stop. Si troveranno sempre più laici che lotteranno perchè questo non avvenga. E la lotta a volte porta alla distruzione. In uno stato laico, dove ogni relgione e credo è rispettato, e dove il popolo, anche quello cattolico non ha la pretesa di osteggiare gli ideali di chi non appartiene al cattolicesimo, la lotta per la distruzione dell'altro è e rimane superflua.

Ma l'intervento del Peruzzi non si propone, in teoria, di parlare della laicità in genere. Esso si domanda se i Cattolici possano vivere in uno stato laico, e mescolando un po' le carte, arriva a dire "no". Non si riferisce solo a quei Cattolici che vorrebbero una teocrazia, ma al Cattolicesimo, o al Cristianesimo, in generale, ed arriva perciò ad asserire che per essere laici bisogna combattere il Cristianesimo. Ma combattere contro le religioni non equivale ad essere laici, anzi.

Azel
21-05-09, 10:43
Ma l'intervento del Peruzzi non si propone, in teoria, di parlare della laicità in genere. Esso si domanda se i Cattolici possano vivere in uno stato laico, e mescolando un po' le carte, arriva a dire "no". Non si riferisce solo a quei Cattolici che vorrebbero una teocrazia, ma al Cattolicesimo, o al Cristianesimo, in generale, ed arriva perciò ad asserire che per essere laici bisogna combattere il Cristianesimo. Ma combattere contro le religioni non equivale ad essere laici, anzi.

Io credo che tu stia male interpretando il saggio in oggetto.

Nel testo si dice che, essendo il fine ultimo della dottrina cattolica l'istituzione di una teocrazia (che per definizione è intollerante verso gli usi e costumi che non sono allineati a quelli religiosi), allora la sua natura è incompatibile con lo stato laico perfetto.

Ma sappiamo tutti che la chiesa da una parte, e lo stato laico imperfetto dall'altra, non si basano sugli assoluti, ma sul compromesso. Così, se da un lato lo stato laico può errare nel compiacere troppo la religione dominante, dall'altro quest'ultima non riuscirà mai ad applicare il 100% della propria strategia ideale.

Insomma, è come dire che il delinquente in senso assoluto è incompatibile con la convivenza civile: verissimo, ma il 99% dei delinquenti compie reati non gravi che possono essere gestiti. Il delinquente incallito al 100% invece non scende a compromessi con la propria natura, ed è quindi incompatibile al 100%.

Bianco e nero sono incompatibili, ma se il bianco di sporca un po, ed il nero si illumina un po, si ottiene una scala di grigi che può entrare in contatto senza troppi problemi, o per lo meno senza incontrare barriere insormontabili.

Nazzareno
21-05-09, 10:51
Nel testo si dice che, essendo il fine ultimo della dottrina cattolica l'istituzione di una teocrazia.

:conf:
Ed è questo il punto che trovo scorretto. Il Cristianesimo non possiede l'equivalente della Sharia islamica, checché ne dica Peruzzi. Dunque lo stato confessionale cattolico è una possibilità, ma non un obiettivo categorico, né è previsto nei Vangeli nulla del genere.
Tanto che i primi pastrocchi tra Fede (non solo Cristiana e Cattolica) e politica nacquero più per spinta della politica, pronta a fare della religione il suo instrumentum regni.

O-RATIO
21-05-09, 11:17
:conf:
Ed è questo il punto che trovo scorretto. Il Cristianesimo non possiede l'equivalente della Sharia islamica, checché ne dica Peruzzi. Dunque lo stato confessionale cattolico è una possibilità, ma non un obiettivo categorico, né è previsto nei Vangeli nulla del genere.

:gratgrat:
Non sembrerebbe:



compito di ogni cattolico è di lottare per avere uno Stato cattolico, punto e stop.


:mmm:

LEONIDA
21-05-09, 11:22
non hai capito che non essendosi una chiara posizione nelle scritture, ci sono cattolici con idee diverse su questo argomento?

:D

Nazzareno
21-05-09, 11:25
:gratgrat:
Non sembrerebbe:



:mmm:

Mi pare che vi faccia comodo ascoltare e prendere in maggior considerazione solo i "falchi", perché così avete la vita e il gioco più facili.

O-RATIO
21-05-09, 11:27
non hai capito che non essendosi una chiara posizione nelle scritture, ci sono cattolici con idee diverse su questo argomento?

:D

dunque quando tu dici: "compito di ogni cattolico è di lottare per avere uno Stato cattolico, punto e stop." forse non è esattamente il volere del tuo Dio! :sofico:

O-RATIO
21-05-09, 11:30
Mi pare che vi faccia comodo ascoltare e prendere in maggior considerazione solo i "falchi", perché così avete la vita e il gioco più facili.

Più che "falchi" li definerei "struzzi" :D, ma fa lo stesso. E comuqnue è palese che senza quegli uccelli probabilmente ci sarebbero discussioni e confronti più costruttivi tra laici e cattolici. :chefico:

O-RATIO
21-05-09, 11:33
Mi pare che vi faccia comodo ascoltare e prendere in maggior considerazione solo i "falchi", perché così avete la vita e il gioco più facili.

E' vero che se qualcosa non è prevista nei Vangeli, è lecito che i cattolici possano avere diverse opinioni?

Nazzareno
21-05-09, 11:35
Direi che dipende da tante variabili, dalla materia in oggetto, etc...
Che facciamo, apriamo qui un dibattito su Scrittura, Tradizione, morale, e altre cosucce simili? Io non sono minimamente in grado, chiedi ad altri...
Ho opinioni mie personali, ma sono, appunto, mie e personali...

Popolare
21-05-09, 11:57
non hai capito che non essendosi una chiara posizione nelle scritture, ci sono cattolici con idee diverse su questo argomento?

:D
oh finalmente almeno te leonida l'hai detto, adesso vallo a spegare a gio ed augustinus visto che il primo confonde il fascismo con la fede cattolica e il secondo è convinto che il Vangelo debba essere una legge dello Stato, anzichè la via della Salvezza.

Popolare
21-05-09, 12:03
Più che "falchi" li definerei "struzzi" :D, ma fa lo stesso. E comuqnue è palese che senza quegli uccelli probabilmente ci sarebbero discussioni e confronti più costruttivi tra laici e cattolici. :chefico:


E' vero che se qualcosa non è prevista nei Vangeli, è lecito che i cattolici possano avere diverse opinioni?
certo che i cattolici possono avere opinioni diverse. C'è chi pensa che i cattolici devono essere per forza fascisti (parlo dei tradizionalisti non dei laici ndr), mentre la maggior parte come me, pensano che la politica, vissuta dal cristiano senza prescindere dai propri valori e in libertà di coscienza, sia cosa distinta dalla fede, nella quale non c'è libertà di coscienza, ma la sola e unica Verità.

O-RATIO
21-05-09, 13:07
certo che i cattolici possono avere opinioni diverse. C'è chi pensa che i cattolici devono essere per forza fascisti (parlo dei tradizionalisti non dei laici ndr), mentre la maggior parte come me, pensano che la politica, vissuta dal cristiano senza prescindere dai propri valori e in libertà di coscienza, sia cosa distinta dalla fede, nella quale non c'è libertà di coscienza, ma la sola e unica Verità.

Magari fossero tutti come te i cattolici!:)

LEONIDA
21-05-09, 13:47
Magari fossero tutti come te i cattolici!:)

e lo credo bene che speri che siano tutti come lui!
cosi potete continuare a fare quello che vi pare!

:D

O-RATIO
21-05-09, 15:01
e lo credo bene che speri che siano tutti come lui!
cosi potete continuare a fare quello che vi pare!

:D

Anche tu potresti fare quello che ti pare, a patto che si rispettino le leggi dello Stato.

LEONIDA
21-05-09, 15:09
Anche tu potresti fare quello che ti pare, a patto che si rispettino le leggi dello Stato.

mica sono un individualista che vive solo nel proprio orticello! io sono qui per portare moralità all'universo intero!

:00025001:

Azel
21-05-09, 15:12
:conf:
Ed è questo il punto che trovo scorretto. Il Cristianesimo non possiede l'equivalente della Sharia islamica, checché ne dica Peruzzi. Dunque lo stato confessionale cattolico è una possibilità, ma non un obiettivo categorico, né è previsto nei Vangeli nulla del genere.
Tanto che i primi pastrocchi tra Fede (non solo Cristiana e Cattolica) e politica nacquero più per spinta della politica, pronta a fare della religione il suo instrumentum regni.

Essendo questa una discussione incentrata sul saggio del Peruzzi, è lecito basarsi su quanto da lui riportato, non trovi?



Dal sedicente “progressista” Leone XIII ai tre Pii

Ma quel che più colpisce è che le posizioni fin qui descritte, a loro volta riconducibili a quelle medioevali e veterotestamentarie, si ritrovano pressoché immutate a fine Ottocento e poi ancora nel XX secolo, nonostante esse avessero sempre minor presa su una società ormai permeata dalla cultura illuminista, liberale, poi marxista. Unica novità è che la Chiesa, non avendo più né il potere temporale né i bracci secolari, dovette rinunciare ai roghi e limitarsi all’indice dei libri proibiti. Per il resto, quasi nulla cambia..

Leone XIII, celebrato come papa progressista, si scagliò contro la separazione fra stato e Chiesa ripetendo quanto diceva Innocenzo III e cioè che “Dio volle ripartito in due poteri il governo del genere umano, cioè il potere ecclesiastico e quello civile” visti come l’anima e il corpo. E aggiunge: “L’impero di Cristo non si estende soltanto sui popoli cattolici” ma “tutto il genere umano è sotto la potestà di Cristo”. Prosegue poi affermando, con argomentazioni che ritroviamo oggi riecheggiate da Benedetto XVI: “se le leggi dello stato dovessero essere apertamente in contraddizione col diritto divino...è doveroso resistere ed è colpa ubbidire... perché si pecca anche contro lo stato quando si va contro la religione”. Si ripropone così da altro punto di vista la vecchia identità peccato-reato.

Pio X a sua volta dichiarò “la civiltà non è più da inventare... essa esiste, è la civiltà cattolica.” Anche secondo Pio XI “v’è un istituto divino...che appartiene a tutte le nazioni perché a tutte è superiore... la Chiesa di Cristo”. E altra volta aggiunse: “se c’è un regime totalitario, totalitario di fatto e di diritto, è il regime della Chiesa, perché l’uomo appartiene interamente alla Chiesa...dato che l’uomo è la creatura del buon Dio”. Gli fa eco Pio XII che nel Discorso agli amministratori civili cattolici del 1956 proclama: “A Dio appartengono gli uomini e le cose, le strutture e le istituzioni, i continenti e le nazioni; di Dio sono, quindi, le province e i comuni, e anch’essi... devono ... rendergli il dovuto onore”. E, come aveva spiegato prima Pio XI, quando si dice Dio si intende Chiesa. Queste encicliche, dirà Ernesto Rossi riferendosi in particolare alla Quas primas di Pio XI, avrebbe potuto firmarle Bonifacio VIII.

Da questa concezione di assoluta supremazia della Chiesa sui poteri temporali e sulla società civile, deriva il rifiuto della Chiesa cattolica di essere messa sullo stesso piano delle altre associazioni religiose, di essere ridotta, disse Leone XIII, “alla libertà di vivere secondo il diritto comune a tutti i cittadini”. Che è invece l’abc di una concezione laica. Alla Chiesa non sembra neppure di esistere in una società dove non riceva ad ogni passo ossequi e privilegi.

In quest'epoca fu reiterata la condanna della libertà di coscienza e di culto. “La giustizia e la ragione vietano”, scrisse Leone XIII, “che lo Stato sia ateo o che... conceda la stessa desiderata cittadinanza a tutte le cosiddette religioni, e gli stessi diritti ad ognuna”. Per Pio X: “non esiste vera civiltà senza civiltà morale, e nessuna civiltà morale senza la vera religione: è una verità dimostrata, si tratta di un fatto storico”. Secondo Pio XI: ”La peste della età nostra è il così detto laicismo coi suoi errori e i suoi empi incentivi… Infatti si cominciò a negare l'impero di Cristo su tutte le genti; si negò alla Chiesa il diritto... di ammaestrare... di far leggi, di governare i popoli per condurli alla eterna felicità. E a poco a poco la religione cristiana fu uguagliata con altre religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste”. “La religione cattolica”, disse altra volta riferendosi al Concordato, “è, e sol essa... la religione dello Stato, con le logiche e giuridiche conseguenze… Non è ammissibile che siasi intesa libertà assoluta di discussione… in Stato cattolico, libertà di coscienza e di discussione devono intendersi e praticarsi secondo la dottrina e la legge cattolica:”.

Questi papi ribadirono quindi le consuete condanne della libertà di stampa e di parola. Leone XIII afferma che “La verità e l’onestà hanno il diritto di essere propagate nello Stato... in modo che diventino retaggio comune” mentre “le false opinioni... nonché i vizi che corrompono l’animo e i costumi, devono essere giustamente e severamente repressi dall’autorità”. E Pio XII, nel 1946: “La libertà della stampa, al pari di qualsiasi altra libertà, sia essa di azione, di parola o di pensiero, è limitata; non permette ad un individuo di stampare quel che è errato, quel che si sa esser falso o quel che mira a minare e distruggere la fibra morale e religiosa degli individui”.

Chi stabilirà quali sono le opinioni false e quelle vere il papa non dice. Ma si può immaginare.

Intanto, alla fine del XIX secolo, la Chiesa si trovò a fronteggiare nuovi pericoli, ossia a dover negare nuovi diritti. Innanzi tutto quello a un matrimonio celebrato solo civilmente. Se oggi il papa pur di impedire i pacs arriva a ritenere il matrimonio civile un “modello accettabile”, di cui si serve anche quel sepolcro imbiancato dell'on.le Casini, Leone XIII affermava che, essendo cosa sacra, il matrimonio doveva essere regolato dalla Chiesa (e ciò pretendeva ancora nel 1962 il vescovo di Prato Fiordelli, che denunciò in chiesa come concubini due parrocchiani sposati civilmente). Pio XI riteneva i matrimoni civili “accoppiamenti frutto di cieco istinto”. Tanto meno la Chiesa poteva accettare il divorzio o l'autodeterminazione della donna in materia di aborto. E ancora negli anni Settanta promosse quindi, e perse, due referendum in materia.

Altra frontiera la scuola laica. Leone XIII sostenne “che solo la verità deve informare le menti… Per questo motivo è stretto dovere degli insegnanti svellere l’errore dalle menti e con validi argomenti sbarrare la via alle opinioni fallaci. Pertanto appare del tutto contraria alla ragione” la pretesa “d’insegnare secondo il proprio arbitrio; licenza che il pubblico potere non può accordare”. E Pio XI rivendicava nella Divini illius magistri il diritto della Chiesa di “giudicare quanto possa esser giovevole o contrario all'educazione cristiana... perché ogni insegnamento, al pari di ogni azione umana, ha necessaria relazione di dipendenza dal fine ultimo dell'uomo,- e però non può sottrarsi alle norme della legge divina, di cui la Chiesa è custode, interprete e maestra infallibile” Concludeva che è “contraria ai principi fondamentali dell'educazione la scuola così detta neutra o laica, dalla quale viene esclusa la religione” e vietava ai fanciulli cattolici “la frequenza delle scuole acattoliche, o neutrali, o miste, quelle cioè aperte indifferentemente ai cattolici e agli acattolici” e perfino “quella scuola mista.... dove, pur provvedendosi loro a parte l'istruzione religiosa, essi ricevono il restante insegnamento da maestri non cattolici in comune con gli alunni acattolici”. Unica scuola frequentabile per i cattolici era secondo Pio XI quella dove “tutto l'insegnamento e tutto l'ordinamento della scuola: insegnanti, programmi e libri, in ogni disciplina, siano governati dallo spirito cristiano sotto la direzione e vigilanza materna della Chiesa; una scuola, diceva Pio IX ripetendo una frase di Leone XIII, che “olezzi di cristiana pietà”.

Queste le posizioni della Chiesa cattolica ancora cinquant'anni fa, quando entrava in vigore in Italia l'attuale Costituzione democratica e repubblicana..


Io in quanto sopra riportato trovo tutte le caratteristiche di una teocrazia. La teocrazia, con lo stato laico e democratico, ha ben poco a che spartire.

Poi, come ho detto, la chiesa si è resa conto di non poter realizzare il suo obiettivo principale (la teocrazia) ed allora si è data un obiettivo di ripiego (controllare quanti più rappresentati della democrazia rappresentativa e delle cariche istituzionali). Devo dire che è stata efficientissima nell'esecuzione della sua strategia di ripiego...

Azel
21-05-09, 15:14
mica sono un individualista che vive solo nel proprio orticello! io sono qui per portare moralità all'universo intero!

:00025001:

L'universo intero mi ha incaricato di consegnarti il seguente messaggio privato: "Grazie per l'interessamento, ma vai a rompere le palle altrove!" :sofico:

McFly
21-05-09, 15:16
GIUDIZIO TRANCHANT: che i cattolici preghino il loro dio, non confondano la politica con le loro superstizioni. Non c'entra nulla. Solo in Itaglia esiste questa sotto cultura medievale, oscurantista e conservatrice. Il vaticano comanda la politica ed i nostri piccoli Volontè, casini ecc prendono ordini dal mons di turno.

Tra l'altro volevo avvertire che questo è un forum laico per laici, non per provocazioni dei superstiziosi col legnetto a forma di più che dal basso dei loro dogmi confondono la realtà con le loro certezze prematurate con scappellamento a destra.

McFly
21-05-09, 15:23
L'universo intero mi ha incaricato di consegnarti il seguente messaggio privato: "Grazie per l'interessamento, ma vai a rompere le palle altrove!" :sofico:

:0001105::2029::2029::2029::2029::2029::2029::2029 :

O-RATIO
21-05-09, 15:24
L'universo intero mi ha incaricato di consegnarti il seguente messaggio privato: "Grazie per l'interessamento, ma vai a rompere le palle altrove!" :sofico:

:postridicolo::postridicolo:

LEONIDA
21-05-09, 15:49
GIUDIZIO TRANCHANT: che i cattolici preghino il loro dio, non confondano la politica con le loro superstizioni. Non c'entra nulla. Solo in Itaglia esiste questa sotto cultura medievale, oscurantista e conservatrice. Il vaticano comanda la politica ed i nostri piccoli Volontè, casini ecc prendono ordini dal mons di turno.

Tra l'altro volevo avvertire che questo è un forum laico per laici, non per provocazioni dei superstiziosi col legnetto a forma di più che dal basso dei loro dogmi confondono la realtà con le loro certezze prematurate con scappellamento a destra.

che brutta cosa la censura! :(

eq...
21-05-09, 15:49
Anche tu potresti fare quello che ti pare, a patto che si rispettino le leggi dello Stato.

Ma ci sono cose che non si possono accettare, per un cattolico il settimo comandamento: "non rubare" è molto importante, quindi il fatto che per i nostri stati il furto in determinate occasioni sia lecito è una grossa violazione della mia libertà.

Mi domando come si possa pensare che sia accettabile un simile compromesso, mi domando voi come facciate ad accettarlo, oltretutto senza poter intervenire come si interverrebbe in democrazia per il fatto che le nostre sono oligarchie elettive.

Boh, non mi capacito proprio. :giagia:

Azel
21-05-09, 16:05
Ma ci sono cose che non si possono accettare, per un cattolico il settimo comandamento: "non rubare" è molto importante, quindi il fatto che per i nostri stati il furto in determinate occasioni sia lecito è una grossa violazione della mia libertà.

Mi domando come si possa pensare che sia accettabile un simile compromesso, mi domando voi come facciate ad accettarlo, oltretutto senza poter intervenire come si interverrebbe in democrazia per il fatto che le nostre sono oligarchie elettive.

Boh, non mi capacito proprio. :giagia:

Si chiama "arte del compromesso".

A volte si scende a compromessi perchè la realizzazione del principio è al di fuori delle nostre reali possibilità (es. impedire l'omicidio: facile a dirsi, impossibile a farsi.)

A volte lo si fa perchè il prezzo da pagare per ottenere il risultato desiderato è troppo alto (es. guerra civile per ottenere dei diritti "superflui" o per lo meno "non abbastanza importanti per rischiare la pelle").

Ovviamente non è che si fa la media dei pensieri di una comunità per decidere certe cose, va un po a culo. Una rivoluzione, ad esempio, ha bisogno di un terreno reso fertile e ricettivo dalle angherie della casta dominante: ma senza un catalizzatore (un grande oratore, un grande personaggio carismatico,, un grande condottiero militare, un grande filosofo, etc...) la rivoluzione non partirà mai.

Tu ed altri potreste aver voglia di lottare duramente per ottenere l'applicazione di certe leggi, ma evidentemente al momento il vostro numero è troppo esiguo per innescare la corrispondente battaglia. E se essa sarà cruenta, tu e molti altri potreste lasciarci le penne, ricorda...

E da qui si torna al compromesso.

O-RATIO
21-05-09, 16:08
Ma ci sono cose che non si possono accettare, per un cattolico il settimo comandamento: "non rubare" è molto importante, quindi il fatto che per i nostri stati il furto in determinate occasioni sia lecito è una grossa violazione della mia libertà.

Mi domando come si possa pensare che sia accettabile un simile compromesso, mi domando voi come facciate ad accettarlo, oltretutto senza poter intervenire come si interverrebbe in democrazia per il fatto che le nostre sono oligarchie elettive.

Boh, non mi capacito proprio. :giagia:

Beh, ma se è per questo di compromessi ne esistono anche nel catechismo cattolico.

Cosa dice il sesto comandamento? :conf:

eq...
21-05-09, 16:29
Si chiama "arte del compromesso".

[CUT]

E da qui si torna al compromesso.

Questo lo capisco, quello che non capisco è come si possa incensare il livello di libertà garantito dagli stati quando oltretutto il compromesso è quasi sempre a favore degli oligarchi, secondo poi non capisco per quale motivo secondo voi gli oligarchi cattolici non dovrebbero influenzare il compromesso, terzo non capisco come la maggioranza delle persone possa accettare una cosa del genere. :boh:

eq...
21-05-09, 16:30
Beh, ma se è per questo di compromessi ne esistono anche nel catechismo cattolico.

Cosa dice il sesto comandamento? :conf:

Bhà, ricominciamo col discorso sull'associazione volontaria? :boh:

Azel
21-05-09, 16:41
Questo lo capisco, quello che non capisco è come si possa incensare il livello di libertà garantito dagli stati quando oltretutto il compromesso è quasi sempre a favore degli oligarchi

Se parti dal concetto che l'oligarca è un appartenente alla classe di individui favoriti dal caso/fortuna/destino/quellochevuoi e che quindi parte da posizione avvantaggiata qualunque sia il tipo di governo, allora comprenderai la necessità di ottenere, attraverso il compromesso, le condizioni migliori al "prezzo" più basso.

Non potrai mai vincere contro chi è stato e viene costantemente favorito dal caso, lui avrà sempre una lunghezza di vantaggio. Se otterrà vantaggi maggiori dei tuoi dal compromesso, poco male. L'importante è che tu ottenga i vantaggi migliori. Uno stato laico e democratico fornisce ai cittadini libertà che monarchie, teocrazie e dittature non danno. Ma chi sta in cima, re, teocrate o oligarca, otterrà sempre molti più fantaggi di chi è alla base della piramide.



secondo poi non capisco per quale motivo secondo voi gli oligarchi cattolici non dovrebbero influenzare il compromesso,

Mai affermato. Trovo ovvi oche un cattolico persegua obiettivi cattolici, i quali possono essere o meno in conflitto con i miei. Io penso che la mia libertà entrerebbe in rotta di collisione col concetto di libertà propugnato dai leader cattolici, quindi li avverso. E' politica, pura e semplice politica.



terzo non capisco come la maggioranza delle persone possa accettare una cosa del genere. :boh:

Ognuno ha i suoi problemi: fino a quando le cose non si fanno davvero difficili, pochi sono disposti a lottare seriamente. Chi è al potere ne approfitta e cerca di ottenere quel che vuole senza grane e spargimento di sangue. A volte però sbaglia valutazione ed esagera, e scoppiano le guerre civili o viene mozzata qualche testa coronata. :sofico:

eq...
21-05-09, 16:51
Non potrai mai vincere contro chi è stato e viene costantemente favorito dal caso, lui avrà sempre una lunghezza di vantaggio. Se otterrà vantaggi maggiori dei tuoi dal compromesso, poco male. L'importante è che tu ottenga i vantaggi migliori. Uno stato laico e democratico fornisce ai cittadini libertà che monarchie, teocrazie e dittature non danno. Ma chi sta in cima, re, teocrate o oligarca, otterrà sempre molti più vantaggi di chi è alla base della piramide.

Non sono certo un fan di monarchie, teocrazie e dittature ma temo che questo pensare che dallo stato laico e democratico si ottengano più vantaggi sia frutto della propaganda dei vincitori e dello sviluppo tecnologico, cioè a pari condizioni tecnologiche non avrei dubbi nell'affermare che si sono stati dei periodi storici in cui le forme di governo garantivano vantaggi estremamente maggiori di quelli forniti dallo stato laico e democratico, che poi ripeto non è affatto democratico.

O-RATIO
21-05-09, 17:00
Bhà, ricominciamo col discorso sull'associazione volontaria? :boh:

Che c'entra adesso l'associazione volontaria con il sesto comandamento? :conf:

eq...
21-05-09, 17:04
Che c'entra adesso l'associazione volontaria con il sesto comandamento? :conf:

C'entra che non me frega un ciufolo dei compromessi delle associazioni volontarie, a me frega solo dei compromessi delle associazioni coercitive in quanto non posso mandare il coercitore a [autocensura].

Potresti evitare che debba ribadire questo concetto tutte le volte? Grazie. :)

Popolare
21-05-09, 17:04
e lo credo bene che speri che siano tutti come lui!
cosi potete continuare a fare quello che vi pare!

:D
perchè se fossimo tutti come te allora forni crematori, esili o rebe del genere? Faranno cosa vogliono come hanno fatto fino ad ora.

McFly
21-05-09, 17:31
che brutta cosa la censura! :(

Ma mica t'ho censurato, :conf: ti ho invitato a non provocare, questo forum si chiama laici e non cattolici o cristiani o credenti o adoratori di legnetti incrociati ecc.

Popolare
21-05-09, 17:41
Ma mica t'ho censurato, :conf: ti ho invitato a non provocare, questo forum si chiama laici e non cattolici o cristiani o credenti o adoratori di legnetti incrociati ecc.

il rispetto dovrebbe valere per tutti, non credi?

McFly
21-05-09, 17:45
mica è un offesa lo dice pure corrado guzzanti che aggiunge: "boh non so, è un portafortuna o un ideogramma cinese, una sorta di più, con un omino sopra che prende il sole"

ho solo citato guzzanti, se qualcuno si è offeso per la propria morale cattolica perbenista se la prenda col figlio del senatore liberale ex bananas

Popolare
21-05-09, 17:48
mica è un offesa lo dice pure corrado guzzanti che aggiunge: "boh non so, è un portafortuna o un ideogramma cinese, una sorta di più, con un omino sopra che prende il sole"

ho solo citato guzzanti, se qualcuno si è offeso per la propria morale cattolica perbenista se la prenda col figlio del senatore liberale ex bananas

beh, allora è vero che manchi di coerenza. qui il perbenismo c'entra poco, è un fatto di rispetto verso la sensibilità dei credenti. Il cattolico non è perbenista, in quanto esige la giustizia quanto la libertà. Se poi hai delle incomprensioni con qualche credente veditela con lui, ma generalizzare è sbagliato.

Nazzareno
21-05-09, 18:53
mica è un offesa lo dice pure corrado guzzanti che aggiunge: "boh non so, è un portafortuna o un ideogramma cinese, una sorta di più, con un omino sopra che prende il sole"

ho solo citato guzzanti, se qualcuno si è offeso per la propria morale cattolica perbenista se la prenda col figlio del senatore liberale ex bananas


A parte il fatto che il mess di benvenuto del forum vieta l'offesa alle religioni come ai non credenti; il discorso di Guzzanti/padre Pizarro ha un senso ben diverso. Non ironizza sui culti cristiani, ma sui chierici che sembrano fare i preti per lavoro, non per fede, bravissimi a parlare di politica, ma di Cristo, chissà.

McFly
21-05-09, 23:08
8Siz6hZ9S0Q

siete ridicoli (come al solito) prendetevela con guzzanti e per cortesia non venite qua a provocare, ma non ce l'avete un vostro forum dove si parla di ideogrammi cinesi?

Popolare
21-05-09, 23:51
8Siz6hZ9S0Q

siete ridicoli (come al solito) prendetevela con guzzanti e per cortesia non venite qua a provocare, ma non ce l'avete un vostro forum dove si parla di ideogrammi cinesi?

ma chi ti provoca? E poi il forum è pubblico, perciò ognuno può scrivere dove vuole :gratgrat:

O-RATIO
22-05-09, 07:55
ma chi ti provoca?

Leonida!
Visto che afferma che lui è qui per portare moralità, come se noi ne fossimo sprovvisti!.

O-RATIO
22-05-09, 08:02
E poi il forum è pubblico, perciò ognuno può scrivere dove vuole :gratgrat:

Non è vero, e dovresti saperlo!


http://forum.politicainrete.net/cattolici-romani/6277-aids-e-chiesa-un-po-di-numeri-per-capire-lidiozia-dei-laicisti-e-delluaar.html

http://forum.politicainrete.net/cattolici-romani/6394-aids-e-chiesa-i-numeri-piu-cattolici-meno-malati-di-aids-piu-laicisti-piu-morti.html

Nazzareno
22-05-09, 10:38
Essendo questa una discussione incentrata sul saggio del Peruzzi, è lecito basarsi su quanto da lui riportato, non trovi?



Io in quanto sopra riportato trovo tutte le caratteristiche di una teocrazia. La teocrazia, con lo stato laico e democratico, ha ben poco a che spartire.

Poi, come ho detto, la chiesa si è resa conto di non poter realizzare il suo obiettivo principale (la teocrazia) ed allora si è data un obiettivo di ripiego (controllare quanti più rappresentati della democrazia rappresentativa e delle cariche istituzionali). Devo dire che è stata efficientissima nell'esecuzione della sua strategia di ripiego...


Azel, continuiamo a non capirci. Leone XIII non è "il Cristianesimo".
Tutto l'intervento si basa sulla confusione, voluta, tra Cristianesimo, clero e Stato della Chiesa, un equivoco costruito con lo scopo di dire non "creiamo uno stato laico", ma "distruggiamo il Cristianesimo", che mi pare cosa giusto un filino differente.
Poi non capisco (o meglio, capisco ma non del tutto): se la Chiesa cerca la teocrazia, sbaglia. Se cambia posizione, sbaglia. Anche i comunisti oggi non parlano più di rivoluzione armata dei proletari, che dovremmo dire? E lo stesso discorso varrebbe per tanti altri movimenti, gruppi, istituti.
Se in Italia c'è un problema laicità-religione, la colpa, per me, è della nostra classe politica senza spina dorsale, che giustifica la sua oziosa presenza in Parlamento inventando grandi casi mediatici (v. la vergognosa teatralizzazione del caso Englaro), per coprire la totale mancanza di idee ed intertesse per i grandi problemi del Paese.


Leonida!
Visto che afferma che lui è qui per portare moralità, come se noi ne fossimo sprovvisti!.

In tal caso, prendetevela con lui.:incav:

Nazzareno
22-05-09, 10:58
Se in Italia c'è un problema laicità-religione, la colpa, per me, è della nostra classe politica senza spina dorsale, che giustifica la sua oziosa presenza in Parlamento inventando grandi casi mediatici (v. la vergognosa teatralizzazione del caso Englaro), per coprire la totale mancanza di idee ed intertesse per i grandi problemi del Paese.


Mi pare poi esattamente quel che dice padre Pizarro, quando dice che la politica è come gli scacchi, "io faccio il bianco, tu fai il nero", e alla domanda "ma non ci sono dei valori dietro?" si gira spaventato...

LEONIDA
22-05-09, 11:08
Leonida!
Visto che afferma che lui è qui per portare moralità, come se noi ne fossimo sprovvisti!.

veramente quando ho scritto "sono qui per portare moralità nell'universo", mi pareva ovvio che si intendesse "sono qui, vivo, su questo pianeta"....e non "sono qui su questo forum"....
non so se qui siete sprovvisti di moralità, ma sicuramente poco provvisti di ragione....:D

Ricky86
22-05-09, 11:15
ma sicuramente poco provvisti di ragione....:D

Detto da un'integralista cristiano poi, ha tutto un valore particolare.

O-RATIO
22-05-09, 11:48
veramente quando ho scritto "sono qui per portare moralità nell'universo", mi pareva ovvio che si intendesse "sono qui, vivo, su questo pianeta"....e non "sono qui su questo forum"....
non so se qui siete sprovvisti di moralità, ma sicuramente poco provvisti di ragione....:D

:postridicolo:

Azel
22-05-09, 13:25
Azel, continuiamo a non capirci. Leone XIII non è "il Cristianesimo".

Il problema qui è che non concordiamo su cosa siano il cristianesimo ed il cattolicesimo.

Per te, da cristiano cattolico, sono paradigmi divini che in quanto tali vengono applicati "al meglio" dagli uomini, che quindi devono addossarsi la colpa dell'imperfetta implementazione, sollevando però il paradigma da ogni responsabilità. Visto che l'ha detto Dio, allora è giusto apriori.

Per me, invece, che considero entrambi il frutto di congetture umane, e di conseguenza disconosco la loro supposta perfezione, la loro interpretazione da questo o da quel "capo di governo" (che voi chiamate papa), diventa a tutti gli effetti "il cristianesimo" o "il cattolicesimo". Se Leone XIII mandava al rogo gli eretici io penso "la chiesa bruciava i dissidenti", non "anvedi quegli stolti che hanno disapplicato la legge divina, avessero fatto ammodo non avrebbero fatto nulla di male".

Che a volte il capo del movimento prenda una strada difforme da quanto teorizzato lo so bene che accada spesso, ma così facendo egli si carica della responsabilità conseguente. Stalin, con i suoi metodi, ha distrutto l'immagine del comunismo agli occhi del mondo, ma in nessuno scritto sul comunismo troverai "manda i dissidenti in Siberia a morire nelle miniere".




Tutto l'intervento si basa sulla confusione, voluta, tra Cristianesimo, clero e Stato della Chiesa, un equivoco costruito con lo scopo di dire non "creiamo uno stato laico", ma "distruggiamo il Cristianesimo", che mi pare cosa giusto un filino differente.

A me pare che tutto l'intervento verta su una tesi (il cattolicesimo ha per obiettivo finale la teocrazia) e procede con degli esempi a riprova della tesi. Ovviamente puoi dissentire, puoi sostenere che quegli episodi rivelino solo la deformazione dell'autentico pensiero cattolico da parte di chi al tempo si trovava a deciderne l'applicazione pratica. O puoi addirittura concordare in toto con quanto asserito dai personaggi citati. E' un tuo diritto.

Io, al contrario, concordo col saggista, in quanto sono convinto che il cattolicesimo sia un'arma politica con la quale assumere e detenere il potere, al pari di fascismo, comunismo, islamismo, etc... Di nuovo, sei libero di dissentire, ci mancherebbe altro.



Poi non capisco (o meglio, capisco ma non del tutto): se la Chiesa cerca la teocrazia, sbaglia. Se cambia posizione, sbaglia. Anche i comunisti oggi non parlano più di rivoluzione armata dei proletari, che dovremmo dire? E lo stesso discorso varrebbe per tanti altri movimenti, gruppi, istituti.

C'è chi auspica il crollo verticale delle religioni; c'è chi come me si augura che scompaiano gradualmente ma inesorabilmente, senza scossoni, come frutto dell'aumento del grado di istruzione medio: in quanto io sono convinto che la superstizione religiosa sia semplicemente figlia della necessità pratica di dare risposte rapide a paure frutto dell'ignoranza.

Ma finchè le religioni esisteranno, saranno da me tollerate senza troppi problemi solo quelle che punteranno a non modificare il modo di vivere di chi non crede nella loro verità. Una chiesa che punta all'istituzione di una teocrazia è, a mio giudizio, lesiva nei miei confronti. Una che invece si limita a fare proseliti e parlare dell'immateriae, senza esercitare profonde ingerenze politiche nella vita dello Stato, è per me assolutamente lecita.

Se poi il proselitismo porterà, per assurdo, ad avere un 99% di cattolici, che prendano pure il potere. Ma fino a quando saranno solo una frazione del tutto, no grazie.

Il punto è: fino a quando eviti di condizionare pesantemente la mia vita, puoi credere a tutto quel che ti pare :)



Se in Italia c'è un problema laicità-religione, la colpa, per me, è della nostra classe politica senza spina dorsale, che giustifica la sua oziosa presenza in Parlamento inventando grandi casi mediatici (v. la vergognosa teatralizzazione del caso Englaro), per coprire la totale mancanza di idee ed intertesse per i grandi problemi del Paese.


Come non darti ragione al 100%. Standing ovation! :52010:

P.S.
Chiedo troppo se ti chiedo di fare un corso accelerato di dialogo e rispetto ad alcuni ferventi cattolici che frequentano queste pagine? Sei una boccata d'aria fresca...

P.S.2
Con il primo post scriptum non intendo ovviamente affermare che fra i laici non esistano rompipalle incapaci di dialogare eh! :sofico:

Nazzareno
22-05-09, 15:38
Io, al contrario, concordo col saggista, in quanto sono convinto che il cattolicesimo sia un'arma politica con la quale assumere e detenere il potere, al pari di fascismo, comunismo, islamismo, etc... Di nuovo, sei libero di dissentire, ci mancherebbe altro.


Difatti dissento...
Tu dici "sia". Io penso "sia stata trasformata":mmm:

Insomma, la differenza tra San Benedetto, o San Francesco da una parte, Casini e Mastella dall'altra, mi pare netta...

Azel
22-05-09, 16:03
Difatti dissento...
Tu dici "sia". Io penso "sia stata trasformata":mmm:

Insomma, la differenza tra San Benedetto, o San Francesco da una parte, Casini e Mastella dall'altra, mi pare netta...

Io non parlo di casini e mastella, ma di benedetto sedicesimo e tutti i suoi predecessori, con la relativa cricca di vescovi arcivescovi e cardinali. Sono loro che decidono cosa è stata e cosa sarà la chiesa.

Nazzareno
22-05-09, 20:10
Io non parlo di casini e mastella, ma di benedetto sedicesimo e tutti i suoi predecessori, con la relativa cricca di vescovi arcivescovi e cardinali. Sono loro che decidono cosa è stata e cosa sarà la chiesa.

Lo so, era un esempio relativo al discorso sui politici sedicenti cattolici, che sono ampiamente corresponsabili di questo clima bellicoso.

McFly
23-05-09, 00:30
Amici di Casini e Mastella basta provocare, qui si discute di laicità.
Amici Laici non alimentate discussioni (flame) con i provocatori di altri forum da noi distanti duemila anni perlomeno. Non voglio più leggere di santi e di religioni qui dentro.

Per favore!

Grazie.

LEONIDA
23-05-09, 10:14
preciso solo che io sono amico di Rauti, Benito e Fiore.

Nazzareno
23-05-09, 11:25
Amici di Casini e Mastella basta provocare, qui si discute di laicità.
Amici Laici non alimentate discussioni (flame) con i provocatori di altri forum da noi distanti duemila anni perlomeno. Non voglio più leggere di santi e di religioni qui dentro.

Per favore!

Grazie.


Chi sarebbero gli amici di Mastella?
Il 3d lo ha aperto O-Ratio, prenditela con lui. Se si aprono 3d sul Cristianesimo, ovvio che si parla di Cristianesimo. Non ho colto quale sia il problema, e a quanto pare nemmeno gli altri forumisti, anche non credenti, l'hanno colto.
Ricordo di nuovo che nel primo 3d del forum, scritto da Supermario, si legge:

Questo spazio è dedicato a tutti quei forummisti, credenti, non credenti,

Se vuoi uno spazio per soli non credenti, basta dirlo, cambiando nome al forum. Poi richiama i tuoi che bazzicano il forum cattolico, semplice, così ognuno torna nel suo orticello (come forse è giusto che sia).

Azel
23-05-09, 11:30
Mi sento di quotare Nazzareno (tranne l'ultima frase).

A me pare che, fino a quando la discusione rimane pacata e corretta, si possa dibattere fra credenti e non credenti.

Ma se qui non si vogliono mischiare le due classi di utenti, considerando che questo ed altri thread simili vedono la partecipazione di molti, allora forse andrebbe creato un forum in cui poter aprire simili discussioni senza problemi.

A me il segregare credenti da un lato e non credenti dall'altro pare una stupidaggine. Le migliori discussioni nascono quando si "scontrano" pareri diametralmente opposti, di che cavolo parli con chi la pensa quasi esattamente come te? :D

Nazzareno
23-05-09, 11:49
Le migliori discussioni nascono quando si "scontrano" pareri diametralmente opposti, di che cavolo parli con chi la pensa quasi esattamente come te? :D

Hai teoricamente ragione. Ma quando i punti di partenza sono troppo diversi, la discussione nasce morta. E' solo utile come prova di civile convivenza.
Gli amici Ortodossi di POL (magari tornassero!), agli atei che li stuzzicavano dicevano "se non credi in Dio sono affari tuoi", poiché la Fede è questione che esula dai sensi e dalla facoltà razionale. Quindi non ci può essere un autentico dialogo tra chi dice che la religione è dovuta alla superstizione e all'ignoranza (sicché i credenti risultano essere tutti degli idioti o dei semplici, più o meno) e chi ritiene che il non credente sia bloccato dai limitati mezzi umani, quali la ragione e i sensi.
Quindi, si possono fare, come dicevo, prove di civile convivenza, non di vero "dialogo". Ecco perché ho scritto l'ultima frase.

Azel
23-05-09, 12:04
Hai teoricamente ragione. Ma quando i punti di partenza sono troppo diversi, la discussione nasce morta. E' solo utile come prova di civile convivenza.
Gli amici Ortodossi di POL (magari tornassero!), agli atei che li stuzzicavano dicevano "se non credi in Dio sono affari tuoi", poiché la Fede è questione che esula dai sensi e dalla facoltà razionale. Quindi non ci può essere un autentico dialogo tra chi dice che la religione è dovuta alla superstizione e all'ignoranza (sicché i credenti risultano essere tutti degli idioti o dei semplici, più o meno) e chi ritiene che il non credente sia bloccato dai limitati mezzi umani, quali la ragione e i sensi.
Quindi, si possono fare, come dicevo, prove di civile convivenza, non di vero "dialogo". Ecco perché ho scritto l'ultima frase.

Io credo che gli utenti di qeusto ed altri forum si ritrovino su queste pagine per leggere punti di vista diversi dal proprio. Pensi davvero che un forum cattolico sarebbe assai frequentato se contenesse solo discussioni di questo tipo?

- "Dio è grande?" Risposte: "Siiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!" "Vivadioooooooooooo!!!" "Ovviooooooooooooooooooo!!!"

Secondo me no.

Idem per un forum laico pieno solo di vari:

- "I credenti sono degli stolti sprovveduti?" Risposte: "Ceeeertooooo!" "Ooooovviooooooooo!!!" "Ma come si faaaaaaaaaaaaaaaa!?!?!?"

Io credo che l'importante sia evitare discussioni del tipo "Chi crede in dio è un idiota?" perché ovviamente non portano a nulla di buono. Ma se si discute di argomenti vasti e complicati, i punti di vista di credenti e non credenti non si trovano necessariamente ad essere contrapposti.

Dopotutto, in un thread del tipo "E' lecito uccidere senza motivi validi?" laici e non laici daranno più o meno la stessa risposta, ma con motivazioni differenti. Dall'analisi delle motivazioni della "parte avversa" nascerà probabilmente qualcosa di buono.

O almeno la speranza è quella. :D

Comunque concordo sul fatto che bisogna, in primo luogo, volere la civile convivenza: se non la si vuole, se si passa il tempo a provocare gratuitamente, allora cessa ogni dialogo e viene meno l'interesse per un confronto che non c'è.

Ricky86
23-05-09, 15:25
Il fatto è che molti integralisti cristiani che frequentano questo forum non vogliono una convivenza civile, vogliono o vorrebbero che tutti ci inchinassimo alla loro fede. E' questo il problema secondo me. Un conto è essere laici (credenti o meno) un conto è essere integralisti (credenti o meno). Se uno è laico può benissimo rispettare se stesso e gli altri,come sarebbe auspicabile, ma se uno è integralista vorrà solamente che l'altro si adatti alle proprie posizioni. La loro accusa più frequente è che siamo noi che vorremmo garantire libertà di fede e di decisone sulla propria vita a tutti che vogliamo che loro si adattino alle nostre posizioni. Perchè, secondo loro, tutti, anche chi non crede, dovrebbe adattarsi alle scelte dei cristiani e alla loro morale. Dunque gente come Leonida che viene qui solamente per dire che ha ragione lui e che tutti noi dovremmo fare solo quello che dice lui, che dialogo vuoi che permetta? Un conto è se arriva un cristiano moderato e laico che, pur essendo felice di credere non pretende che io segua tutte le sue regole religiose.

LEONIDA
23-05-09, 15:29
Il fatto è che molti integralisti cristiani che frequentano questo forum non vogliono una convivenza civile, vogliono o vorrebbero che tutti ci inchinassimo alla loro fede. E' questo il problema secondo me. Un conto è essere laici (credenti o meno) un conto è essere integralisti (credenti o meno). Se uno è laico può benissimo rispettare se stesso e gli altri,come sarebbe auspicabile, ma se uno è integralista vorrà solamente che l'altro si adatti alle proprie posizioni. La loro accusa più frequente è che siamo noi che vorremmo garantire libertà di fede e di decisone sulla propria vita a tutti che vogliamo che loro si adattino alle nostre posizioni. Perchè, secondo loro, tutti, anche chi non crede, dovrebbe adattarsi alle scelte dei cristiani e alla loro morale. Dunque gente come Leonida che viene qui solamente per dire che ha ragione lui e che tutti noi dovremmo fare solo quello che dice lui, che dialogo vuoi che permetta? Un conto è se arriva un cristiano moderato e laico che, pur essendo felice di credere non pretende che io segua tutte le sue regole religiose.

in pratica quindi, vuoi parlare solo con quelli che la pensano come te sul liberalismo e il laicismo....e chi non è d'accordo con te è un coglione...da censurare...

:mmm:

Ricky86
23-05-09, 15:33
in pratica quindi, vuoi parlare solo con quelli che la pensano come te sul liberalismo e il laicismo....e chi non è d'accordo con te è un coglione...da censurare...

:mmm:

No, io non censuro nessuno. Ma se si vuole scambiare idee con qualcuno e magari trovare soluzioni migliori per tutti di sicuro non lo si può fare con gente come te. Vedi di non mettermi in bocca parole che non ho detto. Voi berlusco-cattolici siete bravi a diffamare la gente e a raccontare le falsità.

Popolare
27-05-09, 01:39
Amici di Casini e Mastella basta provocare, qui si discute di laicità.
Amici Laici non alimentate discussioni (flame) con i provocatori di altri forum da noi distanti duemila anni perlomeno. Non voglio più leggere di santi e di religioni qui dentro.

Per favore!

Grazie.

Per carità!!!


preciso solo che io sono amico di Rauti, Benito e Fiore.
Peggio palaia!! :D

Maria Vittoria
27-05-09, 16:07
Qualunque religione è compatibile con una società laica e democratica, se ne rispetta le regole, no?

E d'altra parte, se manca il rispetto delle regole non credo se ne possa attribuire la colpa a un'istituzione, quanto alla singola persona, che dovrà rispondere di eventuali reati.

LEONIDA
27-05-09, 16:12
si ma il punto è che le regole liberali sono regole contro il cattolicesimo.

il cattolicesimo esige una moralità individuale e sociale.

il liberalismo impedisce la moralità sociale, in quanto il liberalismo impedisce leggi cattoliche.

anche la democrazia impedisce le leggi cattoliche, in quanto in democrazia le leggi non le fa la Chiesa ma la tumultuosa volontà popolare.

semplice.

Cuordy
27-05-09, 16:15
si ma il punto è che le regole liberali sono regole contro il cattolicesimo.

il cattolicesimo esige una moralità individuale e sociale.

il liberalismo impedisce la moralità sociale, in quanto il liberalismo impedisce leggi cattoliche.

anche la democrazia impedisce le leggi cattoliche, in quanto in democrazia le leggi non le fa la Chiesa ma la tumultuosa volontà popolare.

semplice.


No Leonida, non è così. Il Concilio Vaticano II ti smentisce.

LEONIDA
27-05-09, 16:20
No Leonida, non è così. Il Concilio Vaticano II ti smentisce.

indicami gli articoli nei quali mi smentisce.

le indicazioni presenti nel catechismo sono largamente ambigue, e ci può stare la mia interpretazione e anche quella dei liberaldemocratici.

E' stato fatto appositamente in maniera cosi ambigua, perché la Chiesa ha dovuto cercare, da un lato di non perdere i cattolici veri, e dall'altro lato di non essere nemica del nuovo nascente ordine politico occidentale.

tuttavia, gia quelle mie semplici spiegazioni al post precedente, sono sufficienti per capire che democrazia e liberalismo vanno contro la moralità sociale cattolica.

Ed è fuor d'ogni dubbio, visto che il significato di democrazia e di liberalismo è limpido come il sole.

Cuordy
27-05-09, 16:24
indicami gli articoli nei quali mi smentisce.

le indicazioni presenti nel catechismo sono largamente ambigue, e ci può stare la mia interpretazione e anche quella dei liberaldemocratici.

E' stato fatto appositamente in maniera cosi ambigua, perché la Chiesa ha dovuto cercare, da un lato di non perdere i cattolici veri, e dall'altro lato di non essere nemica del nuovo nascente ordine politico occidentale.

tuttavia, gia quelle mie semplici spiegazioni al post precedente, sono sufficienti per capire che democrazia e liberalismo vanno contro la moralità sociale cattolica.

Ed è fuor d'ogni dubbio, visto che il significato di democrazia e di liberalismo è limpido come il sole.

Ma noi non dobiamo salvare le leggi o gli stati, ma le anime. :)

LEONIDA
27-05-09, 16:33
Ma noi non dobiamo salvare le leggi o gli stati, ma le anime. :)

questa tua risposta non confuta nulla di quanto ho affermato, però ti risponderò.

è più facile salvare le anime in una società con leggi cattoliche, piuttosto che in una società con leggi atee.

la maggioranza delle persone è molto influenzabile, e poco intelligente, e lasciata moralmente libera si abitua alla ricerca del solo proprio piacere, all'anarchia morale.
il danno del cattivo esempio e questa eccessiva libertà, danneggia anche i cattolici più convinti, in una certa misura.

pertanto, pur rimanendo vero che con l'imposizione non si garantisce la sincerità del rispetto di certe regole, tuttavia le leggi cattoliche sono necessarie.
e proprio per questo i cattolici non sono individualisti, ma la loro religione reclama moralità individuale e sociale.

e proprio per questo la Chiesa per due millenni è stata sempre contraria al liberalismo. perché ben sapeva, conscia delle esperienze sociali precedenti, che il popolo lasciato libero non ha l'intelligenza e la forza morale per capire le regole cristiane e rispettarle.

ti sembra che l'occidente, dopo questi decenni di liberalismo (e neanche troppo spinto) sia diventato più cristiano?

a me pare una fogna in cui vince Satana, la libertà sessuale e l'anarchia morale.

Azel
27-05-09, 17:29
Sottolineo, vista la rarità dell'occasione, il fatto che io e leonida concordiamo sulla risposta al questito posto ad inizio discussione: la religione cattolica è compatibile con la democrazia? No. Fa solo finta di esserlo per convenienza politica. :D

LEONIDA
27-05-09, 17:34
Sottolineo, vista la rarità dell'occasione, il fatto che io e leonida concordiamo sulla risposta al questito posto ad inizio discussione: la religione cattolica è compatibile con la democrazia? No. Fa solo finta di esserlo per convenienza politica. :D

Azel, la Chiesa non fa neanche finta: nel Catechismo non compare nemmeno una volta la parola "democrazia".
sfido chiunque a trovarmi degli articoli del catechismo nel quale si loda la democrazia.

:chefico:

Cuordy
27-05-09, 18:06
Azel, la Chiesa non fa neanche finta: nel Catechismo non compare nemmeno una volta la parola "democrazia".
sfido chiunque a trovarmi degli articoli del catechismo nel quale si loda la democrazia.

:chefico:

Ma si parla di "civilizatio hodierna".

LEONIDA
27-05-09, 18:20
Ma si parla di "civilizatio hodierna".

la Chiesa ha fatto propri alcune conquiste popolari, tutto qui.
nel catechismo la parola democrazia non esiste, e nemmeno si parla di accettazione del liberalismo.
si parla di leggi che devono garantire un certo benessere economico, e di dovere sociale della religione e di debiti limiti (non esplicitati chiaramente) di libertà religiosa.
come scrissi, larga ambiguità.
come ha scritto qualcun altro in un'altra discussione, la Chiesa non può volere qualcosa di diverso da una società cattolica.
e cosi anche ogni singolo cattolico dovrebbe pensare.
tolleranza cristiana si; liberaldemocrazia no.

O-RATIO
28-05-09, 16:50
:mmm:

La Chiesa cattolica in Turchia chiede democrazia dopo l'attentato

ISTANBUL, mercoledì, 30 luglio 2008 (ZENIT.org).- "Alla democrazia non ci sono alternative". È quanto ha dichiarato monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia e presidente della Conferenza Episcopale Turca, all'indomani della strage (diciassette morti) avvenuta domenica scorsa a Istanbul in seguito all'esplosione di due bombe.

In alcune dichiarazioni pubblicate da "L'Osservatore Romano", il Vescovo parla di "sentimenti di apprensione" e ricorda che la Corte costituzionale turca si è riunita per decidere sulla messa al bando del partito di governo Akp, accusato di voler introdurre la legge islamica nel Paese laico a maggioranza musulmana.

"Siamo in attesa della sentenza della Corte costituzionale per sapere quali decisioni prenderà - ha affermato il presule -. Queste bombe hanno un carattere molto evidente, quello di destabilizzare una situazione che è già abbastanza inquieta. È chiaro che un giorno prima del giorno della sentenza, la cosa non può che essere letta in questo modo".

"L'appello che possiamo lanciare noi, vale meno che niente. Anche perché non siamo una realtà così rappresentativa. L'appello comunque è quello di lasciar prevalere la democrazia all'interno di questo Paese", ha aggiunto.

Secondo monsignor Padovese, i problemi che ci sono "sono legati a posizioni di potere. C'è il bisogno di salvaguardare la laicità e al tempo stesso il diritto di dare a questa laicità un'espressione democratica. Una democrazia rappresenta sempre dei rischi ma alla democrazia non ci sono alternative".

"Fino a ora la situazione della Turchia è rimasta in questa immobilità proprio per le forze di potere che si oppongono - ha concluso -. È un po' come un tirare la corda in cui né l'uno e né l'altro riesce mai a prevalere e si rimane sempre a metà strada".

ZENIT - La Chiesa cattolica in Turchia chiede democrazia dopo l'attentato (http://www.zenit.org/article-15149?l=italian)

ma la "democrazia" la vuole o non la vuole la chiesa cattolica??? :conf:

Ricky86
28-05-09, 16:55
La vuole quando è all'opposizione, la nega quando governa. Come tutti i despoti degni di questo nome.

Popolare
01-06-09, 14:18
Sottolineo, vista la rarità dell'occasione, il fatto che io e leonida concordiamo sulla risposta al questito posto ad inizio discussione: la religione cattolica è compatibile con la democrazia? No. Fa solo finta di esserlo per convenienza politica. :D

ma smettiamola per favore, certo che è compatibile!

Cuordy
02-06-09, 15:50
Una domanda potrebbe essere anche questa:

certi laicisti, sono comaptibili con la laicità?

La risposta è certamente no.

Cuordy
02-06-09, 15:51
Qualcuno ha mai sentito parlare della riforma gregoriana e di Innocenzo IV?

edera rossa
02-06-09, 18:28
Qualcuno ha mai sentito parlare della riforma gregoriana e di Innocenzo IV?

Innocenzo IV ? Quello che emanava scomuniche per ragioni di stato e che giiustificò con un'enciclica l'uso della tortura?

LEONIDA
02-06-09, 18:38
Innocenzo IV ? Quello che emanava scomuniche per ragioni di stato e che giiustificò con un'enciclica l'uso della tortura?

non gli dire certe cose, cuordileone crede che il cristianesimo si sia espanso col dialogo pacifico e le buone maniere!!

;)

Cuordy
02-06-09, 18:46
Innocenzo IV ? Quello che emanava scomuniche per ragioni di stato e che giiustificò con un'enciclica l'uso della tortura?

Quello che nel 1100 mise le basi per uno stato laico. :)

edera rossa
03-06-09, 00:35
Quello che nel 1100 mise le basi per uno stato laico. :)

nel 1100? Ma non fu pontefice dal 1243 al 1254?
Ovviamente ho i miei dubbi che gli stati laici si formino con le scomuniche a chi non cede territori allo stato della chiesa.

Azel
03-06-09, 08:36
nel 1100? Ma non fu pontefice dal 1243 al 1254?
Ovviamente ho i miei dubbi che gli stati laici si formino con le scomuniche a chi non cede territori allo stato della chiesa.

Beh, cuordileone ha l'abitudine, attraverso qualche piroetta e capriola mentale, di ricondurre ogni singolo avanzamento della società umana al cristianesimo: scienza, cultura, morale, etica, scoperte del passato e del futuro, tutto per lui ha un'unica fonte, certa ed infallibile.

Hai presente il Grande Fratello di Orwell? Ecco, uguale uguale, a partire dal fatto che entrambi i capi carismatici adorati dai fedeli non esistono. :D

Cuordy
03-06-09, 09:21
Ci sono alcuni punti di questo capitolo che possono servire a soddisfare certi vostri dubbi. Non è stato scritto per risolverli, ma ci sono dei ragionamenti interessanti.

Buona lettura.

Alessandro Manzoni




Osservazioni

sulla morale cattolica





SECONDA PARTE [1819-1820]

III.

Se la Religione conduca alla servilità.



Questa è una delle tacce che più frequentemente le si danno ai nostri giorni. Strana taccia alla Chiesa dei martiri! Lascio da parte che le fu data tante volte la taccia di portare alla sedizione, che questi due rimproveri contraddittòri le sono stati talvolta fatti dagli stessi uomini, perché questi la trovarono in diverse occasioni sempre in opposizione ai loro desideri ingiusti. Aspiranti al potere chiamarono servile quella religione che condannava i mezzi violenti e illegali, per cui volevano impadronirsene, giunti al potere chiamarono indocile quella religione che insegnava che bisogna obbedire a Dio più che agli uomini. Accusando doppiamente la religione questi l'hanno giustificata da tutti gli eccessi. Lascio da parte che una religione che insegna a sprezzare quelle cose di cui gli uomini si valgono per farsi servi gli altri, tende a mantenere ognuno nella libertà e franchezza d'animo necessaria ad ognuno per fare il suo dovere. Ma questa taccia di servilità le vien data perché non si esaminano tutte le sue prescrizioni: basta leggere le Scritture e raccogliere tutto quello che in esse è prescritto, comparare tutte le istruzioni relative alla politica, per vedere che tutte hanno per fine la giustizia, la pace, l'ordine, la moderazione e la magnanimità, la pazienza e il coraggio, e nessuna la servilità. Si consideri tutta la legge cristiana, e risulterà anzi che l'adempimento di molti precetti è incompatibile con essa. Pietro e Giovanni risposero al Sinedrio, che intimava loro di non parlare né insegnare nel nome di Gesù: Se sia giusto dinnanzi a Dio l'ubbidire piuttosto a voi che a Dio, giudicatelo voi (Atti, C. IV, 19). Si rifletta quanti sono questi casi in cui il comandamento degli uomini è opposto a quello di Dio. È proibita dalla legge di Dio ogni cooperazione volontaria all'ingiustizia; ma nei casi difficili in cui bisogna disubbidire a Dio o agli uomini, ci sembra di essere disobbligati da questa proibizione, si cita la necessità, si contrappone la prudenza. Dimodoché pur troppo vogliamo il coraggio soltanto quando è necessario per secondare un'impresa, per tentare un vantaggio, ma soffrir soli, soffrire tranquillamente, e col solo conforto di soffrire per la giustizia, e senza applauso, ci sembra quasi una virtù chimerica, tanto siamo affezionati alla terra! Ma riconosciamo almeno che la religione non porta alla servilità, che essa anzi vuole il coraggio il più raro, il più tranquillo, e che non porta ordinariamente pericoli che a colui che lo mostra; riconosciamo che la servilità è tutta di quella prudenza umana che la religione esclude da tutte le cose dove il dovere è chiaro. L'adulazione è, secondo la legge di Dio, un peccato (se non altro come menzogna), e chi non sa quanti sofismi ha inventato il mondo per giustificarla?
Il mondo giustifica talvolta le cagioni che producono i mali e gli aggravano, e colla gravità dei mali giustifica poi le violenze o le perfidie commesse per liberarsene. Quando Lorenzino de' Medici palpava e assecondava empiamente e vilmente il Duca Alessandro, adduceva in iscusa che era utile l'ingannarlo: infame scusa! e quando poi lo ebbe empiamente e vilmente scannato, si vantò di aver liberata la patria. La religione non ammette ragionamenti contro il precetto; perché il precetto è eterno e universale; chi lo ha posto ha preveduto tutti i casi possibili, e le ragioni che si inventano contro esso non possono essere che ingiuste. I casi straordinari sono anzi quelli in cui bisogna aver più presente la legge, perché appunto gli interessi e le passioni sono più forti allora.
Ma si oppone: se si volesse stare a questi princìpi, che si potrebbe mai fare? Ah! questi princìpi non si seguono, ma intanto che cosa si fa? Ma intanto gli uomini ottengono il fine che si propongono? o non hanno invece per lo più tutti i mali, senza la consolazione di aver fatto il loro dovere?
Insomma quegli che dicono che la religione favorisce il potere ingiusto e violento, si figurino questo potere cinto da uomini religiosi, e pensino se non troverà [esso] ostacoli da tutte le parti. Poiché ad ogni ingiustizia che comanda, troverà una ripulsa; quando interrogherà per avere una approvazione, sentirà invece una verità. Ma, si dice: figurarsi una moltitudine d'uomini che segua fedelmente queste regole, è un sogno. Sia pur così; ma si confessi che questo rimprovero non può stare con l'altro, perché o la dottrina è efficace, opererà effetti conformi al suo spirito, o non lo è, come si accusa di render gli uomini servili? ma si confessi che l'unica censura che si fa alla morale della Chiesa, è ch'ella sia troppo bella e sublime, perché si possa sperare che noi, feccia d'Adamo, siamo tutti per seguirla; si confessi che di tutti i motivi che si ponno inventare per sostituirle un'altra dottrina morale, il più frivolo e assurdo è quello che essa non provegga abbastanza alla dignità umana. Bisogna giudicare una dottrina dalle sue prescrizioni e dagli effetti che produrrebbe se fosse universalmente tenuta: opporre ad una dottrina provata ottima, che gli uomini non la tengono universalmente, che serve? purché non si possa provare che dovrebbero seguirne un'altra. Non serve ad altro che a confermare la verità di questa dottrina, nella quale la frequente trasgressione di essa è tante volte predetta. Basti che se gli uomini si diportassero secondo essa, ne verrebbe il migliore ordine possibile, basti che potrebbero farlo, basti che non lo fanno per motivi che essi stessi condannano, quando si vogliono ridurre ad un principio generale.
A questo si replicherà ciò che è stato ripetuto in tanti scritti, che, essendo appunto il mondo diviso in buoni ed in tristi, la religione assicura il trionfo di questi togliendo ai buoni molti mezzi per combatterli. In questa obbiezione sta il vero punto di opposizione tra la morale del mondo e quella del Vangelo. Il mondo in ultimo propone per fine dell'uomo il conseguimento di alcuni vantaggi temporali; il Vangelo invece, ponendo il premio nell'altra vita, non dà a questa altro scopo che l'adempimento della legge. Ora da Adamo in poi si è sempre veduto che alcuni uomini, sorpassando la legge, hanno procurati a sé molti vantaggi, e ne hanno privati gli altri. A questi talvolta è tolta ogni speranza di ricuperarli, talvolta lo possono con mezzi comandati o consentiti dalla legge divina, talvolta lo potrebbero passando essi pure sopra la legge. Quando si è a questo, la questione si riduce a vedere se non vi siano certe leggi alle quali bisogna sacrificare ogni vantaggio temporale. Fatta la tesi a questo modo, non vi sarà alcuno che non confessi esservene taluna. Se si domanda per esempio se la vita sia da conservarsi a spese dell'onore, tutti gli uomini, son per dire, risponderanno di no. E così si dica di molti altri vantaggi ai quali ognuno converrà doversi rinunciare piuttosto che produrre gravissimi mali. È manifesto adunque che anche il mondo ammette in astratto il principio su cui è fondata la morale della Chiesa, che comanda di patire piuttosto che farsi colpevole. Se le cose che la Chiesa non permette, nemmeno per conservare i propri diritti, sono colpe, essa non farà che applicare un principio vero e riconosciuto. L'utile o il danno non deve stare sulla bilancia quando si voglia pesare la giustizia o l'ingiustizia d'una azione. Chi può sostenere che esista un sistema, in cui si combini sempre l'utile temporale col giusto? Regola generale: tutte le cose che sono contrarie ad una legge riconosciuta, e che si vogliono permesse come eccezioni a questa regola, sono illecite. Col sistema delle eccezioni motivate sul calcolo della utilità, si distrugge ogni idea di morale. Non si deve però lasciare di riflettere che queste infrazioni fatte per un principio di diritto e di virtù (oltreché nessuno può assicurarsi della purità delle sue intenzioni quando si regola pel proprio vantaggio contra la legge), queste infrazioni, dico, sono per lo più non rimedio ai mali esistenti, ma nuovi gravissimi mali, e l'ammetterle in principio sarebbe un togliere ogni forza ai princìpi di morale per cui si mantiene qualche ordine su questa terra. Se per esempio si ammettesse che è lecito il mentire al mentitore, ne verrebbe che la verità non si troverebbe più nemmeno sulle labbra degli uomini onesti. Se riconosciamo che il complesso della morale evangelica porterebbe al miglior ordine, abbiamo tutto il torto nel non volerla noi seguire nella parte che tocca a noi. Se una porzione d'uomini l'abbandona, imitandoli noi non facciamo che allontanare di più quest'ordine. Se quelli che la lodano, che dicono di desiderare di vederla posta in pratica, non sono i primi a seguirla, certo il suo stabilimento sarà sempre un sogno. E se si vede che i motivi che i migliori adducono per francarsi da essa, si riducono a un solo, cioè che nello stato reale della società questo costerebbe troppo, non si potrà cavare la conseguenza, che uomini che temono tanto ogni svantaggio temporale non hanno diritto di parlare di dignità morale, e non è da stupirsi che sieno ben lontani dal sentire quanta ve ne sia in una dottrina tutta fondata sul sacrificio temporale di ciascheduno?
Conchiudiamo che ogni potere ingiusto, per far male agli uomini, ha bisogno di cooperatori che rinuncino ad obbedire alla legge divina, e quindi l'inesecuzione di essa è la condizione più essenziale perché esso possa agire. E che la legge divina predica a tutti gli uomini la giustizia, e se a quelli che la vogliono seguire non propone in molti casi che la pazienza, propone il solo mezzo ch'essi abbiano perla loro felicità, perché tutti gli altri, facendoli rei, li fanno per conseguenza abbietti ed infelici.
E si osservi da ultimo che considerare la pazienza come ina virtù che porti alla debolezza, è un considerarla molto eggermente, perché questa virtù, educando l'animo a superare i mali, lo rende più forte ad affrontarli quando sia necessario per la giustizia; mentre l'insofferenza che trasporta l'uomo alla violenza lo fa poi condiscendente quando vi sia un mezzo di sfuggire i mali, sacrificando il dovere.
Forse si opporrà a queste ragioni che nella Chiesa molti adulatori insegnarono la servilità, e pretesero di consecrarla coll'insegnamento delle Scritture. Pur troppo, ma io m'appello a tutti quelli che sostengono una causa giusta e generosa, e domando loro: sareste voi contenti che la vostra causa fosse giudicata dalle opinioni o esaggerate, o interessate, o fanatiche di alcuni che pretendono difendere la vostra stessa causa? E quando i vostri avversari vi oppongono queste opinioni e questi eccessi, non riclamate voi contro questo giudizio, non dite voi che è dai vostri principi che bisogna giudicarvi? E perché giudicherete la religione dalle mire degli adulatori? Essi hanno detto ai potenti che la religione era loro utile perché favoriva ogni esercizio della loro potenza, mentre dovevano dire ai potenti: che la religione è loro utile perché gli può guidare alla salute, perché posti nella situazione la più pericolosa hanno più d'ogni altro bisogno di guida e di soccorso, perché, oltre la miseria loro propria, la bassezza degli altri cospira ad ingannargli e a perderli.
Tutti siamo pur troppo inclinati a considerare ogni cosa come un mezzo ai desideri nostri temporali, e i potenti hanno pur troppo una tentazione più forte di tutti a questo; quella potenza che tanti esaltano, che tanti invidiano, sembra al più di essi una cosa di tanta importanza che tutto le diventa accessorio, e la religione stessa, cioè la cosa più principale che l'uomo possa concepire, si subordina talvolta nelle loro idee a questo loro idolo. Non è da stupirsi quindi, se adulatori gli abbiano secondati in ciò, se abbiano detto e ripetuto a pochi uomini che sono al pari degli altri strumenti nella mano di Dio, che tutto era per loro, se quella religione che è istituita pel perfezionamento di tutti, per lo stabilimento delle verità morali, per la vittoria dello spirito sulla carne, essi hanno voluto far credere che fosse destinata principalmente a far godere alcuni uomini più tranquillamente di un potere che finisce al sepolcro. Non bisogna stupirsene, ma bisogna esaminare se la religione secondi queste interpretazioni, se quelli che le hanno fatte, rappresentassero sinceramente lo spirito della religione. Se si trova che essi non presentassero mai che alcune parti separate dal gran sistema cristiano, che scelsero per parlarne i tempi in cui queste dottrine potessero portare vantaggi senza pericolo, in cui non incontrassero la contraddizione che di quegli che non possono nulla, che evidentemente rappresentassero la religione come secondaria agli interessi temporali, sarà evidente che non devono essere considerati come i suoi interpreti. Ma perché in grazia di questi dimenticheremo noi la lunga successione di cristiani coraggiosi che seppero non solo astenersi dalla adulazione, ma dire il vero con pericolo? Perché dimenticheremo quei tempi in cui l'adulazione non era più una speculazione di alcuni cortigiani, ma l'entusiasmo di nazioni intere, e nei quali è forza cercare delle prediche e dei libri di pietà per rinvenire una prova di coraggio, per sentire che l'idea della dignità umana non era del tutto perduta?

*Alessandro Manzoni - Osservazioni sulla morale cattolica - parte seconda - cap. 3 (http://www.classicitaliani.it/manzoni/osser2_03.htm)

O-RATIO
03-06-09, 09:23
Beh, cuordileone ha l'abitudine, attraverso qualche piroetta e capriola mentale, di ricondurre ogni singolo avanzamento della società umana al cristianesimo: scienza, cultura, morale, etica, scoperte del passato e del futuro, tutto per lui ha un'unica fonte, certa ed infallibile.

Hai presente il Grande Fratello di Orwell? Ecco, uguale uguale, a partire dal fatto che entrambi i capi carismatici adorati dai fedeli non esistono. :D

:sofico:

Cuordy
03-06-09, 13:50
nel 1100? Ma non fu pontefice dal 1243 al 1254?
Ovviamente ho i miei dubbi che gli stati laici si formino con le scomuniche a chi non cede territori allo stato della chiesa.

Lo fu dal 1195 al 1254.

E io ho i miei di dubbi: chi non sa di chi si parla, sa di cosa si parla. ;)

O-RATIO
03-06-09, 14:27
Lo fu dal 1195 al 1254.

E io ho i miei di dubbi: chi non sa di chi si parla, sa di cosa si parla. ;)

Sembra però che anche tu non sai di chi parli, il 1195 è il suo anno di nascita e non il primo anno di pontificato. :D

Elezione
al pontificato: 25 giugno 1243

Consacrazione: 28 giugno 1243

Fine del
pontificato: 7 dicembre 1254

INNOCENZO IV - SINIBALDO FIESCHI - BIOGRAFIA (http://cronologia.leonardo.it/biogra2/innoc4.htm)

Azel
03-06-09, 14:37
Sembra però che anche tu non sai di chi parli, il 1195 è il suo anno di nascita e non il primo anno di pontificato. :D

Elezione
al pontificato: 25 giugno 1243

Consacrazione: 28 giugno 1243

Fine del
pontificato: 7 dicembre 1254

INNOCENZO IV - SINIBALDO FIESCHI - BIOGRAFIA (http://cronologia.leonardo.it/biogra2/innoc4.htm)

Macché! E' solo uno degli innumerevoli miracoli! Appena nato, e già eletto Papa! Altro che "il piccolo imperatore" del Catai... :crepapelle:

uomo libero
06-06-09, 01:33
Qualunque religione è compatibile con una società laica e democratica, se ne rispetta le regole, no?

E d'altra parte, se manca il rispetto delle regole non credo se ne possa attribuire la colpa a un'istituzione, quanto alla singola persona, che dovrà rispondere di eventuali reati.

Esatto!
La laicità non è essere contro le religioni, ma pretendere che le decisioni siano prese in autonomia dai dettami religiosi o comunque meramente idelogici: lo stalinismo aveva messo al bando le religioni, ma sfido chiunque a dirmi che tale governo fosse laico.

Io sono credente, ma politicamente sono fortemente liberale e laico tanto da poter essere anche anticlericale qualora le scelte del clero dovessero sopraffare quelle di un gruppo democraticamente eletto, e non vedo contraddizione alcuna, perché in tal caso è la chiesa ad andare contro i suoi stessi dettami.

Ricordo infatti agli inquisitori del ventunesimo secolo il concetto di libero arbitrio, ben presente nelle sacre scritture, che rendono la religione non solo non incompatibile col liberalismo, ma lo rendono addirittura auspicabile (la mancanza di possibilità di scelta nell'agire è ciò che distingue l'animale dall'uomo).

La chiesa deve guidare l'anima (e basta), le leggi le deve fare chi viene eletto per farle.

edera rossa
07-06-09, 16:49
Lo fu dal 1195 al 1254.

E io ho i miei di dubbi: chi non sa di chi si parla, sa di cosa si parla. ;)
guarda che eri statu tu a parlare di 1100 ed adesso parli di "dal 1195" , dimenticando che dalla data che citi al 1254b ci furono anche Innocenzo lll , Onorio ll , Gregorio IX e Celestino IV; ovviamente dovrei ritorcerti contro la tua frase successiva. Ma trovo abbastanza divertente che prima parli di 11oo , poi di un papato che sarebbe durato 59 anni nei quali ci furono anche alri 4 papi, ed infine ti permetti di dire che io non saprei di chi parlo e di cosa parlo.:postridicolo::postridicolo:

edera rossa
07-06-09, 16:53
Sembra però che anche tu non sai di chi parli, il 1195 è il suo anno di nascita e non il primo anno di pontificato. :D

Elezione
al pontificato: 25 giugno 1243

Consacrazione: 28 giugno 1243

Fine del
pontificato: 7 dicembre 1254

INNOCENZO IV - SINIBALDO FIESCHI - BIOGRAFIA (http://cronologia.leonardo.it/biogra2/innoc4.htm)

Scusa Ratio se ho voluto ribadire, ma visto che prima aveva parlato di 1100 ho dovuto sottolineare la cosa; e poi suvvia quel "anche" tu, forse, visto che avevo postato le stesse tue date , poteva essere sostituito da un solo tu.

edera rossa
07-06-09, 17:00
Ci sono alcuni punti di questo capitolo che possono servire a soddisfare certi vostri dubbi. Non è stato scritto per risolverli, ma ci sono dei ragionamenti interessanti.

Buona lettura.

Alessandro Manzoni




Osservazioni

sulla morale cattolica





SECONDA PARTE [1819-1820]

III.

Se la Religione conduca alla servilità.



Questa è una delle tacce che più frequentemente le si danno ai nostri giorni. Strana taccia alla Chiesa dei martiri! Lascio da parte che le fu data tante volte la taccia di portare alla sedizione, che questi due rimproveri contraddittòri le sono stati talvolta fatti dagli stessi uomini, perché questi la trovarono in diverse occasioni sempre in opposizione ai loro desideri ingiusti. Aspiranti al potere chiamarono servile quella religione che condannava i mezzi violenti e illegali, per cui volevano impadronirsene, giunti al potere chiamarono indocile quella religione che insegnava che bisogna obbedire a Dio più che agli uomini. Accusando doppiamente la religione questi l'hanno giustificata da tutti gli eccessi. Lascio da parte che una religione che insegna a sprezzare quelle cose di cui gli uomini si valgono per farsi servi gli altri, tende a mantenere ognuno nella libertà e franchezza d'animo necessaria ad ognuno per fare il suo dovere. Ma questa taccia di servilità le vien data perché non si esaminano tutte le sue prescrizioni: basta leggere le Scritture e raccogliere tutto quello che in esse è prescritto, comparare tutte le istruzioni relative alla politica, per vedere che tutte hanno per fine la giustizia, la pace, l'ordine, la moderazione e la magnanimità, la pazienza e il coraggio, e nessuna la servilità. Si consideri tutta la legge cristiana, e risulterà anzi che l'adempimento di molti precetti è incompatibile con essa. Pietro e Giovanni risposero al Sinedrio, che intimava loro di non parlare né insegnare nel nome di Gesù: Se sia giusto dinnanzi a Dio l'ubbidire piuttosto a voi che a Dio, giudicatelo voi (Atti, C. IV, 19). Si rifletta quanti sono questi casi in cui il comandamento degli uomini è opposto a quello di Dio. È proibita dalla legge di Dio ogni cooperazione volontaria all'ingiustizia; ma nei casi difficili in cui bisogna disubbidire a Dio o agli uomini, ci sembra di essere disobbligati da questa proibizione, si cita la necessità, si contrappone la prudenza. Dimodoché pur troppo vogliamo il coraggio soltanto quando è necessario per secondare un'impresa, per tentare un vantaggio, ma soffrir soli, soffrire tranquillamente, e col solo conforto di soffrire per la giustizia, e senza applauso, ci sembra quasi una virtù chimerica, tanto siamo affezionati alla terra! Ma riconosciamo almeno che la religione non porta alla servilità, che essa anzi vuole il coraggio il più raro, il più tranquillo, e che non porta ordinariamente pericoli che a colui che lo mostra; riconosciamo che la servilità è tutta di quella prudenza umana che la religione esclude da tutte le cose dove il dovere è chiaro. L'adulazione è, secondo la legge di Dio, un peccato (se non altro come menzogna), e chi non sa quanti sofismi ha inventato il mondo per giustificarla?
Il mondo giustifica talvolta le cagioni che producono i mali e gli aggravano, e colla gravità dei mali giustifica poi le violenze o le perfidie commesse per liberarsene. Quando Lorenzino de' Medici palpava e assecondava empiamente e vilmente il Duca Alessandro, adduceva in iscusa che era utile l'ingannarlo: infame scusa! e quando poi lo ebbe empiamente e vilmente scannato, si vantò di aver liberata la patria. La religione non ammette ragionamenti contro il precetto; perché il precetto è eterno e universale; chi lo ha posto ha preveduto tutti i casi possibili, e le ragioni che si inventano contro esso non possono essere che ingiuste. I casi straordinari sono anzi quelli in cui bisogna aver più presente la legge, perché appunto gli interessi e le passioni sono più forti allora.
Ma si oppone: se si volesse stare a questi princìpi, che si potrebbe mai fare? Ah! questi princìpi non si seguono, ma intanto che cosa si fa? Ma intanto gli uomini ottengono il fine che si propongono? o non hanno invece per lo più tutti i mali, senza la consolazione di aver fatto il loro dovere?
Insomma quegli che dicono che la religione favorisce il potere ingiusto e violento, si figurino questo potere cinto da uomini religiosi, e pensino se non troverà [esso] ostacoli da tutte le parti. Poiché ad ogni ingiustizia che comanda, troverà una ripulsa; quando interrogherà per avere una approvazione, sentirà invece una verità. Ma, si dice: figurarsi una moltitudine d'uomini che segua fedelmente queste regole, è un sogno. Sia pur così; ma si confessi che questo rimprovero non può stare con l'altro, perché o la dottrina è efficace, opererà effetti conformi al suo spirito, o non lo è, come si accusa di render gli uomini servili? ma si confessi che l'unica censura che si fa alla morale della Chiesa, è ch'ella sia troppo bella e sublime, perché si possa sperare che noi, feccia d'Adamo, siamo tutti per seguirla; si confessi che di tutti i motivi che si ponno inventare per sostituirle un'altra dottrina morale, il più frivolo e assurdo è quello che essa non provegga abbastanza alla dignità umana. Bisogna giudicare una dottrina dalle sue prescrizioni e dagli effetti che produrrebbe se fosse universalmente tenuta: opporre ad una dottrina provata ottima, che gli uomini non la tengono universalmente, che serve? purché non si possa provare che dovrebbero seguirne un'altra. Non serve ad altro che a confermare la verità di questa dottrina, nella quale la frequente trasgressione di essa è tante volte predetta. Basti che se gli uomini si diportassero secondo essa, ne verrebbe il migliore ordine possibile, basti che potrebbero farlo, basti che non lo fanno per motivi che essi stessi condannano, quando si vogliono ridurre ad un principio generale.
A questo si replicherà ciò che è stato ripetuto in tanti scritti, che, essendo appunto il mondo diviso in buoni ed in tristi, la religione assicura il trionfo di questi togliendo ai buoni molti mezzi per combatterli. In questa obbiezione sta il vero punto di opposizione tra la morale del mondo e quella del Vangelo. Il mondo in ultimo propone per fine dell'uomo il conseguimento di alcuni vantaggi temporali; il Vangelo invece, ponendo il premio nell'altra vita, non dà a questa altro scopo che l'adempimento della legge. Ora da Adamo in poi si è sempre veduto che alcuni uomini, sorpassando la legge, hanno procurati a sé molti vantaggi, e ne hanno privati gli altri. A questi talvolta è tolta ogni speranza di ricuperarli, talvolta lo possono con mezzi comandati o consentiti dalla legge divina, talvolta lo potrebbero passando essi pure sopra la legge. Quando si è a questo, la questione si riduce a vedere se non vi siano certe leggi alle quali bisogna sacrificare ogni vantaggio temporale. Fatta la tesi a questo modo, non vi sarà alcuno che non confessi esservene taluna. Se si domanda per esempio se la vita sia da conservarsi a spese dell'onore, tutti gli uomini, son per dire, risponderanno di no. E così si dica di molti altri vantaggi ai quali ognuno converrà doversi rinunciare piuttosto che produrre gravissimi mali. È manifesto adunque che anche il mondo ammette in astratto il principio su cui è fondata la morale della Chiesa, che comanda di patire piuttosto che farsi colpevole. Se le cose che la Chiesa non permette, nemmeno per conservare i propri diritti, sono colpe, essa non farà che applicare un principio vero e riconosciuto. L'utile o il danno non deve stare sulla bilancia quando si voglia pesare la giustizia o l'ingiustizia d'una azione. Chi può sostenere che esista un sistema, in cui si combini sempre l'utile temporale col giusto? Regola generale: tutte le cose che sono contrarie ad una legge riconosciuta, e che si vogliono permesse come eccezioni a questa regola, sono illecite. Col sistema delle eccezioni motivate sul calcolo della utilità, si distrugge ogni idea di morale. Non si deve però lasciare di riflettere che queste infrazioni fatte per un principio di diritto e di virtù (oltreché nessuno può assicurarsi della purità delle sue intenzioni quando si regola pel proprio vantaggio contra la legge), queste infrazioni, dico, sono per lo più non rimedio ai mali esistenti, ma nuovi gravissimi mali, e l'ammetterle in principio sarebbe un togliere ogni forza ai princìpi di morale per cui si mantiene qualche ordine su questa terra. Se per esempio si ammettesse che è lecito il mentire al mentitore, ne verrebbe che la verità non si troverebbe più nemmeno sulle labbra degli uomini onesti. Se riconosciamo che il complesso della morale evangelica porterebbe al miglior ordine, abbiamo tutto il torto nel non volerla noi seguire nella parte che tocca a noi. Se una porzione d'uomini l'abbandona, imitandoli noi non facciamo che allontanare di più quest'ordine. Se quelli che la lodano, che dicono di desiderare di vederla posta in pratica, non sono i primi a seguirla, certo il suo stabilimento sarà sempre un sogno. E se si vede che i motivi che i migliori adducono per francarsi da essa, si riducono a un solo, cioè che nello stato reale della società questo costerebbe troppo, non si potrà cavare la conseguenza, che uomini che temono tanto ogni svantaggio temporale non hanno diritto di parlare di dignità morale, e non è da stupirsi che sieno ben lontani dal sentire quanta ve ne sia in una dottrina tutta fondata sul sacrificio temporale di ciascheduno?
Conchiudiamo che ogni potere ingiusto, per far male agli uomini, ha bisogno di cooperatori che rinuncino ad obbedire alla legge divina, e quindi l'inesecuzione di essa è la condizione più essenziale perché esso possa agire. E che la legge divina predica a tutti gli uomini la giustizia, e se a quelli che la vogliono seguire non propone in molti casi che la pazienza, propone il solo mezzo ch'essi abbiano perla loro felicità, perché tutti gli altri, facendoli rei, li fanno per conseguenza abbietti ed infelici.
E si osservi da ultimo che considerare la pazienza come ina virtù che porti alla debolezza, è un considerarla molto eggermente, perché questa virtù, educando l'animo a superare i mali, lo rende più forte ad affrontarli quando sia necessario per la giustizia; mentre l'insofferenza che trasporta l'uomo alla violenza lo fa poi condiscendente quando vi sia un mezzo di sfuggire i mali, sacrificando il dovere.
Forse si opporrà a queste ragioni che nella Chiesa molti adulatori insegnarono la servilità, e pretesero di consecrarla coll'insegnamento delle Scritture. Pur troppo, ma io m'appello a tutti quelli che sostengono una causa giusta e generosa, e domando loro: sareste voi contenti che la vostra causa fosse giudicata dalle opinioni o esaggerate, o interessate, o fanatiche di alcuni che pretendono difendere la vostra stessa causa? E quando i vostri avversari vi oppongono queste opinioni e questi eccessi, non riclamate voi contro questo giudizio, non dite voi che è dai vostri principi che bisogna giudicarvi? E perché giudicherete la religione dalle mire degli adulatori? Essi hanno detto ai potenti che la religione era loro utile perché favoriva ogni esercizio della loro potenza, mentre dovevano dire ai potenti: che la religione è loro utile perché gli può guidare alla salute, perché posti nella situazione la più pericolosa hanno più d'ogni altro bisogno di guida e di soccorso, perché, oltre la miseria loro propria, la bassezza degli altri cospira ad ingannargli e a perderli.
Tutti siamo pur troppo inclinati a considerare ogni cosa come un mezzo ai desideri nostri temporali, e i potenti hanno pur troppo una tentazione più forte di tutti a questo; quella potenza che tanti esaltano, che tanti invidiano, sembra al più di essi una cosa di tanta importanza che tutto le diventa accessorio, e la religione stessa, cioè la cosa più principale che l'uomo possa concepire, si subordina talvolta nelle loro idee a questo loro idolo. Non è da stupirsi quindi, se adulatori gli abbiano secondati in ciò, se abbiano detto e ripetuto a pochi uomini che sono al pari degli altri strumenti nella mano di Dio, che tutto era per loro, se quella religione che è istituita pel perfezionamento di tutti, per lo stabilimento delle verità morali, per la vittoria dello spirito sulla carne, essi hanno voluto far credere che fosse destinata principalmente a far godere alcuni uomini più tranquillamente di un potere che finisce al sepolcro. Non bisogna stupirsene, ma bisogna esaminare se la religione secondi queste interpretazioni, se quelli che le hanno fatte, rappresentassero sinceramente lo spirito della religione. Se si trova che essi non presentassero mai che alcune parti separate dal gran sistema cristiano, che scelsero per parlarne i tempi in cui queste dottrine potessero portare vantaggi senza pericolo, in cui non incontrassero la contraddizione che di quegli che non possono nulla, che evidentemente rappresentassero la religione come secondaria agli interessi temporali, sarà evidente che non devono essere considerati come i suoi interpreti. Ma perché in grazia di questi dimenticheremo noi la lunga successione di cristiani coraggiosi che seppero non solo astenersi dalla adulazione, ma dire il vero con pericolo? Perché dimenticheremo quei tempi in cui l'adulazione non era più una speculazione di alcuni cortigiani, ma l'entusiasmo di nazioni intere, e nei quali è forza cercare delle prediche e dei libri di pietà per rinvenire una prova di coraggio, per sentire che l'idea della dignità umana non era del tutto perduta?

*Alessandro Manzoni - Osservazioni sulla morale cattolica - parte seconda - cap. 3 (http://www.classicitaliani.it/manzoni/osser2_03.htm)



Alessandro Manzoni firmò e votò per Roma capitale d'Italia e disse che se la mano gli tremò non fu per paura della scomunica pontificia, ma solo per l'età. Egli fu un liberale cattolico, rispettosodell'autonomia dello Stato

Supermario
07-06-09, 20:31
Esatto!
La laicità non è essere contro le religioni, ma pretendere che le decisioni siano prese in autonomia dai dettami religiosi o comunque meramente idelogici: lo stalinismo aveva messo al bando le religioni, ma sfido chiunque a dirmi che tale governo fosse laico.

Io sono credente, ma politicamente sono fortemente liberale e laico tanto da poter essere anche anticlericale qualora le scelte del clero dovessero sopraffare quelle di un gruppo democraticamente eletto, e non vedo contraddizione alcuna, perché in tal caso è la chiesa ad andare contro i suoi stessi dettami.

Ricordo infatti agli inquisitori del ventunesimo secolo il concetto di libero arbitrio, ben presente nelle sacre scritture, che rendono la religione non solo non incompatibile col liberalismo, ma lo rendono addirittura auspicabile (la mancanza di possibilità di scelta nell'agire è ciò che distingue l'animale dall'uomo).

La chiesa deve guidare l'anima (e basta), le leggi le deve fare chi viene eletto per farle.


Parole da incorniciare.

Bravo.

La penso esattamente come te.

edera rossa
08-06-09, 00:18
Parole da incorniciare.

Bravo.

La penso esattamente come te.

molto bello il saggio sulla laicità del compianto Giovanni Ferrara

O-RATIO
08-06-09, 07:33
Scusa Ratio se ho voluto ribadire, ma visto che prima aveva parlato di 1100 ho dovuto sottolineare la cosa; e poi suvvia quel "anche" tu, forse, visto che avevo postato le stesse tue date , poteva essere sostituito da un solo tu.

Hai ragione: "solo lui". :chefico: