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Majorana
02-08-10, 01:18
La mappa del nuovo ordine mondiale del secondo dopoguerra

PROPOSTA PER RI-ORGANIZZARE IL MONDO DOPO LA VITTORIA DEGLI ALLEATI

Pubblicata a Philadelphia agli inizi del 1942, questa “Bozza della Mappa del Nuovo Mondo Post-guerra”, creata da Maurice Gomberg, mostra una proposta per ri-organizzare il mondo dopo la vittoria degli Alleati sulle forze dell’Asse. Il titolo si riferisce ad un “Nuovo Ordine Mondiale”, un concetto vago, le cui molte definizioni spesso si contraddicono tra loro. Al centro del NOM, comunque, c’è sempre la nozione che un piccolo gruppo di individui, istituzioni, industrie e/o nazioni potenti debbano condurre il mondo nella giusta direzione (cioè verso “l’unificazione”). Questo potrebbe andare contro la volontà del mondo (e quindi fatto di nascosto, almeno in alcune versioni della storia nel NOM), ma in fin dei conti è per il suo bene.

Uno dei più recenti riferimenti al NOM da parte di un’eminente personalità politica è stato quello del Presidente degli USA George Bush (padre), il quale ha usato esplicitamente il NOM per riferirsi agli obiettivi statunitensi nel mondo del post-guerra fredda. Il termine ha una discendenza molto più antica della Guerra Fredda, o anche delle due Guerre Mondiali. Alcuni potrebbero anche affermare – e così ci perdiamo in qualche modo nel campo della teoria della cospirazione – che risalga addirittura ai Romani, come è attestato dalla citazione (modificata) del poeta romano Virgilio sul retro del Grande Sigillo degli USA e (in modo significativo o meno, dal 1935) sul retro delle banconote: Novus Ordo Seclorum – letteralmente: “Nuovo Ordine delle Epoche”.

In un contesto moderno, fu l’imperialista inglese Cecil Rhodes (che diede nome alla Rhodesia) il primo a proporre l’imposizione di un governo internazionale federale da parte dell’Impero Britannico e degli USA. Il Presidente americano Wilson Woodrow fu ispirato da un concetto simile nel delineare il suo piano per una Lega delle Nazioni in seguito alla Prima Guerra Mondiale. Anche la maggior parte dei regimi fascisti degli anni ’20, ’30 e ’40 del XX secolo proposero una sorta di NOM – di fatto, molti dicevano di essere loro stessi il “Nuovo Ordine”. H.G. Wells – quello de “La Guerra dei Mondi” – scrisse “The Open Conspiracy” [“La Cospirazione Aperta”, ndt] (1928) in cui descrive il suo sforzo al fine di riportare gli intellettuali all’idea di una Democrazia Sociale Mondiale, e “The New World Order” [“Il Nuovo Ordine Mondiale”, ndt] (1940) in cui espone dettagliatamente come sarà necessaria una generazione di lotte per sconfiggere gli avversari di un tale governo globale.

http://www.globalresearch.ca/articlePictures/map1942world1600.jpg

Da questa panoramica approssimativa, si potrebbe essere allo stesso modo concludere in grandi linee che un Governo Mondiale Unico era il più benevolo esito previsto da una visione mondiale ottimista, positivista, socialista e/o imperialista (o, in alcuni casi, nazionalsocialista), una sorta di Nuova Gerusalemme secolare, il migliore dei mondi possibili. La morte del comunismo, che come ideale si è esaurito molto prima del suo impero, può essere vista come l’argomento fondamentale contro questa filosofia. Si può condurre un cavallo all’acqua, ma non si può dividere quella risorsa in modo equo con gli altri cavalli. La filosofia dell’uomo non è: “lavora il più possibile, consuma solo il necessario”, ma: “lavora il minimo indispensabile, consuma il più possibile”. Karl Marx sconfitto da Gordon Gekko.

E tuttavia, l’ottimismo persiste – e cos’altro potrebbe fare? A fronte dei continui sforzi per migliorare il mondo, per “unificarlo”, i gruppi, le istituzioni e le intenzioni che si oppongono ai filo-NOM si sono fusi in una miriade di teorie, la maggior parte delle quali di natura cospirativa (direi che è così, essendo al servizio del Gruppo Bilderberg), ognuna delle quali sventola la bandiera della libertà (per quelli di mentalità secolare) o della religione (per quelli che vedono l’avvicinarsi della fine dei tempi per mano di gente del calibro del Segretario Generale dell’ONU Ban-Ki Moon). Questo è il punto in cui un’osservazione deve limitarsi a denominare alcune delle tante configurazioni cospirative che sono sospettate di gestire il Nuovo Ordine Mondiale. Scegli ciò che preferisci, e crea la tua personale cospirazione: gli Illuminati, i massoni, il Council on Foreign Relations [Consiglio sulle Relazioni Estere, ndt], gli ebrei, il Gruppo Bilderberg, il G-8, i nazisti, l’accordo di Bretton-Woods, gli elicotteri neri, la collusione USA-alieni, la lobby sionista in combutta con i neo-conservatori americani, quelli che voglio “mischiare i geni” e diluire la razza bianca, il casato dei Windsor, l’Anticristo, una cabala di società multinazionali, rettili extraterrestri, l’ONU...

Non so se Maurice Gomberg, di cui non è reperibile on line quasi nessuna informazione, fosse un rettile extraterrestre, ma aveva sicuramente un cognome ebraico, che lo renderebbe allo stesso modo sospetto in alcuni circoli. Non si sa molto di più su di lui; è stato anche suggerito che questa mappa fosse una contraffazione nazista, per indurre in America il terrore di una presa di potere mondiale da parte del comunismo. Ma credo sia più sicuro supporre che questa mappa fosse un tentativo zelante, al di fuori dei summenzionati benevoli sentimenti socialisti, per proporre una riorganizzazione del mondo che ponesse fine alla guerra una volta per tutte, e portasse “pace perpetua, libertà, giustizia, sicurezza e ricostruzione del mondo”. O almeno lasciate che questa sia la nostra ipotesi di studio nel valutare questa mappa. I blocchi principali di questo Nuovo Ordine Mondiale dovevano essere:

Nel piè di pagina della mappa superiore si legge quanto segue:

Gli Stati Uniti d’America (USA): gli Stati Uniti, il Canada, tutti gli stati dell’America Centrale e dei Caraibi, la maggior parte delle isole dell’Atlantico (incluse Groenlandia e Islanda), la maggior parte delle isole del Pacifico, Taiwan, Hainan, le Filippine e diverse isole ora Indonesiane, compresa Sulawesi; questo doveva essere il potere dominante del mondo, dal punto di vista militare e non solo.

L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS): i Sovietici dovevano essere ricompensati con Persia (Iran), Mongolia, Manciuria, Finlandia, e tutta l’Europa orientale, che di conseguenza avrebbe fatto parte del Blocco Orientale (esclusa l’Albania, ma incluso lo stato ribelle della Yugoslavia, socialista ma anti-sovietico); tutti questi stati dovevano semplicemente diventare membri dell’URSS. L’Austria e gran parte della Germania, sebbene “in quarantena”, vengono mostrate nella sfera sovietica.

Gli Stati Uniti del Sud America (USSA): include tutti gli stati dell’America Meridionale, con le tre Guiane come singolo stato costituente e le isole Falkland come parte dell’USSA.

L’Unione delle Repubbliche Africane: (UAR): tutta l’Africa come una federazione di repubbliche.

Le Repubbliche Federate Arabe (AFR): ricopre l’Arabia Saudita e tutti gli altri stati che occupano la penisola araba, più gli odierni Siria e Iraq.

Le Repubbliche Federate dell’India (FRI): gli odierni Afghanistan, Pakistan, India, Nepal, Bhutan, Bangladesh e Birmania (Myanmar).

Le Repubbliche Unite della Cina (URC): una federazione che include tutte le parti delle odierne Cina, Corea, l’ex colonia francese dell’Indocina (ora Vietnam, Laos e Cambogia), Tailandia e Malesia.

Gli Stati Uniti della Scandinavia (USS): Norvegia, Svezia, Danimarca.

Gli Stati Uniti d’Europa (USE): il Benelux, la Renania tedesca, la Francia, la Svizzera, la Spagna, il Portogallo e l’Italia.

Ed infine il Commonwealth Britannico delle Nazioni (BCN), che comprendono Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda, Sri Lanka, Madagascar e la maggior parte dell’Indonesia.

Le entità più piccole includono l’Eire (l’intera Irlanda), la Grecia (inclusa l’Albania), la Turchia (esclusa la parte europea), l’”Ebraicolandia” (la Terra Santa e la Giordania) ed il Giappone. I tre stati dell’asse (Germania, Italia e Giappone) dovevano restare “in quarantena” fino a che non fosse stato possibile riammetterli nella famiglia delle nazioni.

Probabilmente il sig. Gomberg prese spunto per la sua mappa dal presidente americano Franklin D. Roosvelt, il cui discorso sulle “Quattro Libertà ed un Ordine Morale” (dal suo Stato dell’Unione al 77° Congresso) riporta, prima di sottolineare la sua personale visione (in fondo alla mappa):

“Gli USA, con la cooperazione delle Democrazie dell’America Latina, il Commonwealth Britannico delle Nazioni e l’URSS, assumono il comando mondiale per stabilire un Nuovo Ordine Morale per la pace perpetua, la giustizia, la sicurezza e la ricostruzione del mondo”.

“LA NOSTRA POLITICA SARA’ COME SEGUE:

1. Noi, gli Stati Uniti d’America, in collaborazione con i nostri alleati, per via della nostra sicurezza nazionale e nell’interesse della moralità internazionale, siamo determinati nello schiacciare e distruggere definitivamente il potere militare degli aggressori dell’Asse ed i loro satelliti senza badare a spese, sforzi e tempo necessari per raggiungere questo obiettivo.

2. Il vecchio ordine mondiale di oppressione coloniale, sfruttamento dei domini, imperialismo rivale e l’equilibrio mercenario del potere diplomatico; le maestà, i dittatori, le minoranze privilegiate, i monopolisti plutocratici e simili parassiti sociali; l’ordine corrotto responsabile del cataclisma mondiale odierno, che mette in pericolo la nostra sicurezza nazionale ed il processo di pace, non dovranno mai più insorgere.

3. Un Nuovo Ordine Morale Mondiale per la pace perpetua e la libertà deve essere stabilito alla vittoria finale della presente guerra.

4. Per ragioni storiche, struttura economica, geografia favorevole e benessere dell’umanità, gli USA devono, in maniera altruista, assumere il comando del nuovo e democratico ordine mondiale stabilito.

5. Per ridurre l’onere e lo spreco criminale delle spese sugli armamenti in tutto in mondo, gli USA, in collaborazione con l’America Latina, il Commonwealth Britannico delle Nazioni e l’URSS dovranno impegnarsi nel garantire la pace alle nazioni, che verranno permanentemente disarmate e demilitarizzate dopo la conclusione della presente guerra.

6. In modo da poter effettivamente prevenire, nel compimento dei nostri obblighi, la possibilità di un ritorno di un altro cataclisma mondiale, l’invincibilità degli USA come potere militare, navale e aereo, dovrebbe essere il principale prerequisito.

7. Considerando oggettivamente la strategia e la nostra invulnerabilità, è imperativo che gli USA debbano ottenere la rinuncia al controllo dei loro possedimenti da tutti i Poteri stranieri dell’emisfero occidentale, le acque circostanti e gli avamposti strategici delle isole, come delineato nella mappa allegata.

8. Considerata la difesa emisferica, nello spirito e tradizione della nuova Dottrina Monroe di solidarietà emisferica e della politica del “Buon Vicino”, gli USA con il consenso delle Repubbliche dell’America Latina dovrebbe ottenere il controllo ed i diritti al protettorato dei territori rinunciati.

9. Per rafforzare la nostra posizione nei Caraibi, che è di ovvia importanza per la difesa emisferica, ai nostri vicini dell’America Centrale e delle Indie occidentali devono essere offerti tutti gli incentivi possibili per facilitare la loro entrata come stati alla pari degli USA, come delineato nella mappa.

10. Per fortificare l’unità politico-economica dell’emisfero occidentale, gli USA devono promuovere ed assistere l’unificazione dell’America Meridionale in democratici, organizzati e federati “Stati Uniti del Sud America”.

11. I territori liberati della Guiana inglese, francese ed olandese dovranno essere riorganizzati come stato unico dell’USSA.

12. Tutte le Potenze dovranno rinunciare al controllo delle loro colonie, i mandati ed i possedimenti insulari strategici in ogni parte del mondo.

13. Il Commonwealth Britannico delle Nazioni, seconda in importanza come potenza militare e navale che coopera con gli USA in un patto vincolante per la pace, dovrà mantenere ed acquisire controllo su tali territori, basi per la sicurezza della pace e avamposti strategici sulle isole essenziali per il mantenimento della pace mondiale e della libertà, come delineato dalla mappa.

14. L’URSS, la terza Potenza militare in importanza che coopera con gli USA per la libertà ed il mantenimento della pace, dovrebbe acquisire il controllo delle aree liberate e disorganizzate adiacenti e quelle della Germania-Austria, che vanno rieducate ed infine reincorporate come repubbliche alla pari dell’URSS, come delineato approssimativamente nella mappa.

15. Deve essere organizzata una Lega delle Nazioni mondiale, con poteri di arbitrato e supervisione.

16. Deve essere organizzata una Corte Mondiale con poteri punitivi del boicottaggio assoluto, quarantena, assedio ed occupazione della polizia internazionale, contro i trasgressori della legge della moralità internazionale.

17. Gli USA, con la stretta cooperazione degli USSA, il Commonwealth Britannico, l’URSS e la Lega Mondiale delle Nazioni, devono promuovere ed assistere l’unificazione dei territori abbandonati e delle aree al momento debolmente divise in repubbliche democratiche ben organizzate ed assolutamente demilitarizzate, come approssimativamente sulla mappa.

18. Le zone conosciute come Olanda, Belgio, Lussemburgo, Svizzera, Francia, Spagna, Corsica, ed infine l’Italia e le isole della Sardegna e della Sicilia, dovranno essere unificate come demilitarizzate e federate negli “Stati Uniti d’Europa”.

19. Le aree conosciute come Svezia, Norvegia, Danimarca e le isole Spitsbergen dovranno essere unificate come demilitarizzate e federate negli “Stati Uniti della Scandinavia”.

20. Il continente dell’Africa dovrà essere riorganizzato e unificato come demilitarizzato e federato nella “Unione delle Repubbliche Africane”.

21. Le aree dell’Arabia Saudita, Libano, Iraq, Hijaz, Aden e Oman, dovranno essere unificate come unione demilitarizzata nelle “Repubbliche Federate Arabe”.

22. Le aree conosciute come India, inclusi Afghanistan, Baluchistan, Nepal, Bhutan e Birmania dovranno essere unificate come demilitarizzate nelle “Repubbliche Federate dell’India”.

23. Le aree conosciute come Cina, Mongolia interna, Tibet, Tailandia, Malesia, Indocina e Corea, dovranno essere unificate come demilitarizzate e federate nelle “Repubbliche Unite della Cina”.

24. Le aree conosciute come Grecia, Macedonia, Albania, Creta, Dodecaneso e le isole adiacenti nel Mar Egeo dovranno essere unificate come demilitarizzate nelle “Repubbliche Federali della Grecia”.

25. Le aree conosciute come Eire e Irlanda del Nord dovranno essere unificate come repubbliche demilitarizzate ed indipendenti dell’ “Eire”.

26. L’area della Terra Santa degli antichi ebrei, oggi conosciuta come Palestina e Cis-Giordania, e le regioni adiacenti richieste come delineato nella mappa, per ragioni storiche e per la necessità imperativa di alleviare il problema dei rifugiati nel post guerra, dovranno essere unificate come repubbliche demilitarizzate in “Ebraicolandia” [“Hebrewland” N.d.r.].

27. L’area conosciuta come Turchia Europea, adiacente ai Dardanelli, il mare di Marmora ed il Bosforo, per ragioni oggettive di strategia di pace dovranno essere poste sotto il controllo congiunto dell’URSS e della Turchia.

28. L’area conosciuta come Turchia dovrà essere una repubblica indipendente demilitarizzata della “Turchia”.

29. Tutti i problemi relativi a scambio, trasferimento e rimpatrio delle popolazioni dovranno essere amministrati della Lega Mondiale delle Nazioni.

30. Gli autori criminali di questa orrenda guerra, nonché i loro complici, dovranno essere assicurati alla giustizia e sottoposti ad una punizione indimenticabile.

31. Tutti i soggetti del Giappone e tutte le persone di origine giapponese di dubbia lealtà dovranno essere espulse dall’intero emisfero occidentale, i protettorati dell’USA e gli avamposti insulari strategici e le loro proprietà confiscate a favore delle necessità di ricostruzione del post-guerra.

32.Tutti i soggetti della Germania e dell’Italia e tutte le persone di origine italiana o tedesca riconosciuti come sostenitori attivi del nazismo o del fascismo dovranno essere trattati in egual modo.

33. L’immigrazione italiana, tedesca e giapponese verso l’emisfero occidentale, i suoi protettorati ed avamposti insulari dovrà essere fermata indefinitamente.

34. Tutte le persone di origine tedesca nella Prussia orientale e la Renania dovranno essere trasferite nella Germania interna e le regioni permanentemente de-prussianizzate.

35. Tutte le persone di origine tedesca, italiana e giapponese dovranno essere permanentemente espulse dai loro territori ormai conquistati ed i loro beni confiscati in favore delle necessità di costruzione del post guerra.

36. Per depurare le popolazioni degli aggressori dell’Asse sconfitti dall’intossicazione da chauvinismo militare; per effettuare la rimozione e la distruzione delle loro potenziali istituzioni militari; per recuperare il bottino accumulato e per ri-educarli per la loro eventuale partecipazione nella Famiglia delle Nazioni, le aree della Germania-Austria, Italia e Giappone dovranno essere ermeticamente ed indefinitamente messe in quarantena ed amministrate da Governatori designati e soggette a supervisione da parte della Lega Mondiale delle Nazioni.

37. Tutte le risorse, quelle industriali e la forza lavoro delle aree in quarantena dovranno essere impiegate nelle necessità di ricostruzione e ristorazione del post-guerra.

38. Per ridurre il potere numerico dei paesi aggressori, come vantaggio militare potenziale, nelle zone in quarantena dovrà essere organizzata ed impiegata una Polizia per il Controllo della Popolazione.

39. Nel Nuovo Ordine Morale Mondiale che cerchiamo di stabilire, accanto alle libertà politiche essenziali, sono imperativi i seguenti cambiamenti fondamentali nell’economia:

(a) Nazionalizzazione di tutte le risorse naturali ed equa distribuzione a tutte le nazioni… ovunque nel mondo;
(b) Nazionalizzazione del sistema bancario internazionale, degli investimenti esteri, delle ferrovie e degli impianti energetici… ovunque nel mondo;
(c) Nazionalizzazione di tutti gli stabilimenti per la produzione di armamenti di tutte le potenze militari;
(d) Controllo federale del commercio estero e della navigazione;
(e) Costituzione di un sistema monetario mondiale comune;
(f) Limitazione mondiale dei tassi di interesse ad un massimo del 2%;

40. Per mantenere la vittoria ed il comando del nostro lavoro democratico unito… il cui scopo non è la vendetta lo sfruttamento, ma la libertà e la sicurezza di tutte le nazioni per un progresso pacifico... alla conclusione di questa guerra, l’unificato “Comando Supremo della Guerra delle Nazioni Unite” dovrà essere riconosciuto e trasformato in un “Consiglio Supremo Militare ed Economico” permanente in collaborazione con la Lega Mondiale delle Nazioni per la costruzione nel post-guerra e per far valere la pace nel mondo.

41. Il “Consiglio Supremo Militare ed Economico” dovrà eleggere i Governatori che amministreranno le arre in quarantena fino alla oro eventuale libertà per buona condotta.

Dobbiamo dunque combattere fino alla vittoria assoluta per poter avviare i nostri propositi”.

Titolo originale: "The Post War II New World Order Map: A Proposal to Re-arrange the World after an Allied Victory"

Fonte: Strange Maps | Big Think (http://strangemaps.wordpress.com)

Majorana
02-08-10, 01:24
Imperialismo americano: 60 anni per un nuovo ordine mondiale
Jacopo Barbarito – tratto da “Rinascita” - www.rinascita.info

Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti – coadiuvati o meno dai propri alleati – si sono messi immediatamente all’opera per la creazione di un “mondo nuovo”, un nuovo sistema di stati, di potenze e di rapporti internazionali che garantisse la propria supremazia. Nacque così un progetto – ispirato a quello dell’ormai estinto nemico nazionalsocialista forse? – teso al raggiungimento di tale obiettivo. Nonostante la presenza del rivale sovietico, la “piovra a stelle e strisce” non si è mai fermata e, dal 1989 in poi, ha allungato ancor più i suoi tentacoli. Molti dei piani statunitensi sono andati in porto, basti pensare al mondo economico, militare ed energetico, ove attualmente incontriamo sempre la presenza egemone nordamericana. Non basterebbe un’intera enciclopedia per riassumere le tappe di questa progressiva conquista ed espansione. Quello su cui voglio far soffermare l’attenzione del lettore, sono i modi in cui alcuni di questi processi si sono potuti realizzare.

Modi disumani, violenti, repressivi, ingerenti. I dati che seguono fanno ormai parte della storia: sarebbe assurdo negarli e solo pochi sciocchi o ciechi – magari volutamente – si ostinano a volerli mistificare. Abbiamo voluto riportare solo cifre sicure (omettendo gli eventi di questi ultimi anni che, purtroppo, sono in continua evoluzione), nella speranza che l’elenco non debba essere aggiornato. Queste cifre, questi eventi, non hanno colori politici. Sono semplicemente numeri, che documentano gli interventi degli USA nella politica nazionale, il sovvertimento di regolari elezioni, la pianificazione di colpi di stato, lo scatenamento di guerre e la fomentazione di odi intestini. Non vengono risparmiati gli stessi statunitensi. Tutto in nome del profitto, del potere. Questi sono solo numeri, ma dietro questi numeri ci sono milioni di uomini, che hanno avuto la sfortuna di veder cambiato il proprio destino da una ristretta elite di politici, banchieri, militari e affaristi senza scrupoli. Costoro vedono in ogni uomo solo una pedina di scambio: consumatori, lavoratori, pedoni di una grande scacchiera. Per noi, invece, l’uomo ha in sé tante caratteristiche che convivono alla perfezione: da quella economica, a quella politica, a quella guerriera a quella religiosa. Ma forse questo è troppo anche per loro

Interventi USA nel mondo: bombardamenti

Cina 1945-6
Corea 1950-3 (Guerra di Corea)
Guatemala 1954
Indonesia 1958
Cuba 1959-61
Guatemala 1960
Vietnam 1961-73
Congo 1964
Laos 1964-73
Perù 1965
Cambogia 1969-70
Guatemala 1967-69
Grenada 1983
Libano 1983-84
Libia 1986
El Salvador anni ‘80
Nicaragua anni ‘80
Iran 1987
Panama 1989
Iraq 1991-2002
Kuwait 1991
Somalia 1993
Bosnia 1994-5
Sudan 1998
Afghanistan 1998
Jugoslavia 1999
Afghanistan 2001-200?
Iraq 2003-200?

Utilizzo di armi non convenzionali

Uranio impoverito utilizzo nella guerra del Golfo 1991 e in Jugoslavia 1999, Afghanistan 2001-200?
Bombe a grappolo utilizzo in Laos 1965-73, Vietnam 1961-73, Cambogia 1969-70, Jugoslavia 1999, Afghanistan 2001-200?, Iraq 2003-200?

Aggressioni chimiche e batteriologiche su paesi stranieri

Bahamas anni ‘40-50 esperimento: segreto di stato
Canada 1953 esperimento: diffusione di solfuro di zinco-cadmio sulla città di Winnipeg
Cina e Corea anni ‘50 attacco batteriologico, bombardamenti con napalm
Corea anni ‘60 cospargimento dell’erbicida diossinico Agente Orange
Vietnam anni ‘60-70 cospargimento dell’erbicida diossinico Agente Orange, bombardamenti con Napalm
Laos anni ‘70 utilizzo del gas nervino Sarin (CBU-15 o GB)
Panama anni ‘40-’90 svariati test di Agent Orange, Iprite, VX, Sarin, Cianuro di Idrogeno e altri gas nervini ed erbicida
Cuba anni ‘50-60 probabile diffusione di zanzare portatrici di febbri dengue e febbre emorragica poi effettivamente verificatesi, contaminazione dello zucchero, contaminazione di allevamenti di tacchini con il morbo di Newcastle, contaminazione degli allevamenti di maiali con virus della febbre del maiale africano, diverse contaminazioni delle coltivazioni


Appoggio ad aggressioni chimiche e batteriologiche di altri paesi

Egitto anni ‘60 addestramento e supporto all’attacco con gas venefici sullo Yemen
Sudafrica anni ‘70 addestramento e supporto
Iraq 1984-89 addestramento ed esportazione dei progetti e delle attrezzature necessarie a produrre virus e batteri e installarli su testate missilistiche, nonchè degli stessi virus e batteri Bacillus Antracis (Antrace), Clostridium Botulinum (Botulino), Hitoplasma Capsulatum, Brucella Melitensis, Clostridium Perfringens , Clostridium Tetani (Tetano)

Test chimici sulla popolazione interna

New York 1950 test per provocare epidemia di ruggine dei cereali
San Francisco 1957 test di attacchi batteriologici di Bacillus globigii e Serratia marcescens
Minneapolis 1953 test di rilasci di zinco-cadmio
St. Louis 1953 test di rilasci di zinco-cadmio
Washington DC 1953 test di rilasci di zinco-cadmio
Florida 1955 test di epidemia di pertosse
Florida 1956-58 test di diffusione di zanzare
New York City 1956 test di irrorazione nella metropolitana del Bacillus subtilis variant niger
Chicago 1960 test di irrorazione nella metropolitana del Bacillus subtilis variant niger
Sperimentazioni dirette su persone migliaia di esperimenti di sostanze chimiche e batteriologiche, agenti nervini, radiazioni nucleari, droghe su persone parzialmente inconsapevoli

Tortura

Grecia anni ‘40-’70 CIA: addestramento e attrezzature per la tortura
Iran anni ‘50-’79 CIA: costituzione e addestramento alla tortura del SAVAK (servizio segreto)
Germania anni ‘50 tortura direttamente praticata dalla CIA
Vietnam anni ‘60-’70 tortura direttamente praticata dalla CIA e dall’Esercito
Bolivia 1967 CIA: supervisione e addestramento
Uruguay anni ‘60-’70 CIA e Agenzia internazionale per lo sviluppo: addestramento
Brasile anni ‘60 CIA e Agenzia internazionale per lo sviluppo: addestramento
Guatemala anni ‘60-’90 CIA: addestramento e attrezzature
El Salvador anni ‘80 CIA: addestramento e attrezzature
Honduras anni ‘80 CIA ed Esercito: addestramento, attrezzature e ‘operatività’
Panama anni ‘90 tortura direttamente praticata dall’Esercito USA

Sovvertimento delle elezioni in paesi stranieri

Filippine anni ‘50
Libano anni ‘50
Indonesia 1955
Vietnam 1955
Guyana 1953-64
Giappone 1958-anni ‘70
Nepal 1959
Laos 1960
Brasile 1962
Repubblica Dominicana 1962
Guatemala 1963
Bolivia 1966
Cile 1964
Portogallo 1975
Australia 1974
Giamaica 1976
Panama 1984, 1989
Nicaragua 1984, 1990
Haiti 1987-88
Bulgaria 1990-91
Albania 1991-92
Russia 1996
Mongolia 1996
Bosnia 1998

Ingerenze in paesi stranieri

Cina 1949-51 addestramento, logistica, organizzazione, reclutamento a sostegno dei nazionalisti di Chaing Kai-Shek nella guerra civile contro Mao
Francia 1947-50 ostacolata la presenza politica e sindacale dei comunisti tramite finanziamenti, consulenze, addestramento ai socialisti e ai sindacati non comunisti e ricorrendo ad operazioni segrete dirette e tramite gli indipendentisti corsi
Isole Marshal 1946-1958 trasferita la popolazione per consentire i numerosissimi test di bombe nucleari
Italia dal 1947 finanziamento della Democrazia Cristiana e organizzazione dell’apparato politico e propagandistico per influenzare l’elettorato
Grecia 1947-9 intervento decisivo nella guerra civile a favore dei neofascisti e organizzazione dell’agenzia per la sicurezza interna, KYP
Filippine 1945-53 combattimento diretto contro le forze di sinistra Huk e pilotaggio delle elezioni fino alla dittatura di Ferdinando Marcos
Corea 1945-53 soppressione delle organizzazioni popolari precedentemente alleate e sostegno alle forze conservatrici precedentemente collaborazioniste con i giapponesi
Albania 1949-53 tentativo di organizzare il rovesciamento del governo comunista
Europa Occidentale anni ‘50-’70 costituzione dell’organizzazione segreta Stay Behind, finanziamento da parte della CIA tramite fondazioni e istituzioni a favore di partiti, riviste, agenzie di stampa, sindacati, gruppi studenteschi, associazioni di giuristi e avvocati
Iran 1953 rovesciamento di Mossadeq
Guatemala dal 1953 rovesciamento del governo, istituzione e protezione di un governo filo Usa responsabile di 200 mila vittime
Costarica 1955, 1970 tentativi di rovesciare Figueres
Medioriente 1956-8 tentativi di rovesciamento del governo siriano, pressioni sui governi di Libano e Giordania, sbarco di 14 mila soldati in Libano, cospirazione per rovesciare Nasser
Indonesia 1957-8 tentativi di rovesciare Sukarno
Haiti 1959 uso di forze armate USA per fermare la rivolta contro il dittatore Duvalier
Guyana 1953-64 rovesciamento di Jagan
Iraq 1958-63 organizzazione del colpo di stato contro Kassem
Cambogia 1955-73 assassini politici, organizzazione del rovesciamento di Sihanouk, sostegno a Pol Pot e ai khmer rossi
Laos 1957-73 organizzazione di colpi di stato nel 1958, 59 e 60; costituzione della milizia clandestina
Thailandia 1965-73 invio di consiglieri militari per il mantenimento della dittatura e per la repressione della popolazione civile e della guerriglia; finanziamento, armamento e addestramento della polizia e dell’esercito
Ecuador 1960-63 estromissione del leader Josè Velasco
Congo/Zaire 1960-65 e 77-78 estromissione ed assassinio del premier Patrice Lumumba; sostegno all’insediamento e al mantenimento della dittatura Mobutu
Francia Algeria anni ‘60 appoggio all’insurrezione dell’OAS, per impedire che De Gaulle concedesse l’indipendenza all’Algeria; tentativo poi abortito della CIA di assassinare De Gaulle
Brasile 1961-64 approvazione e supporto del colpo di stato contro Joao Goulart; sostegno della dittatura militare
Perù 1965 eliminazione di formazioni di guerriglieri ad opera dell’esercito americano
Repubblica Domenicana 1963-65 sostegno al rovesciamento del governo Bosch e invio di 23 mila soldati per sedare la rivolta contro i golpisti
Cuba dal 1959 quarant’anni di attacchi terroristici, attentati dinamitardi, invasioni militari sanzioni, embargo, isolamento ed assassini
Indonesia 1965 sostegno all’insediamento della dittatura Suharto e consegna ai militari indonesiani della lista di 5000 nomi di comunisti da eliminare
Ghana 1966 colpo di stato appoggiato dalla Cia per rovesciare Nkrumah
Uruguay 1969-72 addestramento e organizzazione della repressione contro i Tupamaros
Cile 1964-73 sabotaggio della campagna elettorale di Allende nel 1964, destabilizzazione del governo Allende dal 1970 e sostegno al colpo di stato e alla dittatura Pinochet
Grecia 1967-74 attiva collaborazione della CIA e delle forze armate USA al colpo di stato
Sudafrica anni ‘70-’80 intensa collaborazione della CIA con i servizi segreti per la repressione dell’African National Congress e per la cattura di Mandela; violazione dell’embargo sulle armi verso il Sudafrica disposto dall’ONU
Bolivia 1964-75 aiuto della CIA e del Pentagono nel rovesciamento del governo Paz; conduzione da parte della CIA dell’operazione di eliminazione di Che Guevara
Australia 1972-75 USA e Inghilterra riescono a far allontanare dal governo il premier laburista Whitlam
Iraq 1972-75 Gli USA dispongono ingenti aiuti militari agli oppositori Kurdi per indebolire l’Iraq coinvolto nella guerra con l’Iran, tranne ritirare loro ogni aiuto nel momento in cui gli USA approvarono il riavvicinamento Iran-Iraq
Portogallo 1974-6 destabilizzazione del governo nato dalla rivoluzione dei garofani e intimidazione della popolazione fino al successo dei candidati appoggiati e finanziati dalla CIA
Timor Est 1975-99 sostegno del governo degli USA all’invasione da parte dell’Indonesia e del successivo genocidio attuato nei confronti della popolazione
Angola anni ‘60-’80 Il governo USA entra in sostegno di una delle parti in causa nella guerra civile, inducendo l’URSS a sostenere l’altra parte; la guerra provocherà più di 500 mila morti
Giamaica 1976 tentativo di impedire la rielezione di Manley
Honduras anni ‘80 invio di migliaia di soldati per sostenere le operazioni antiguerriglia in Salvador e Guatemala e per servire come centro di addestramento e rifornimento per i contras del Nicaragua; stretto controllo sulla politica interna honduregna da parte dei diplomatici americani
Nicaragua 1978-90 sostegno attivo alla guerriglia dei contras, oppositori del neogoverno sandinista; interferenza massiccia nelle elezioni del 1980 che videro la sconfitta dei sandinisti
Filippine anni ‘70-’90 finanziamenti e sostegno alla stabilizzazione del governo responsabile di repressioni, miseria e torture
Seychelles 1979-81 coinvolgimento della CIA in un tentativo di invasione
Yemen del Sud 1979-84 sostegno aiuti e addestramento alle forze paramilitari che miravano a far cadere il governo
Corea del Sud 1980 attivo sostegno al governo di Chun responsabile della repressione della contestazione studentesca, sfociata nell’uccisione di duemila persone
Grenada 1979-83 destabilizzazione e invasione dell’isola per il rovesciamento di Maurice Bishop
Suriname 1982-84 organizzazione di un invasione poi abortita da parte della CIA
Libia 1981-89 abbattimento di due aerei libici nello spazio aereo libico, bombardamento della residenza di Gheddafi, tentativi di assassinio del leader, sanzioni economiche
Isole Fiji 1987 organizzazione del colpo di stato Rabuka contro il governo Bavrada
Panama 1989 invasione di Panama con centinaia di civili uccisi e migliaia di feriti ufficialmente per catturare l’ex alleato, il dittatore Noriega, in realtà per intimidire il Nicaragua alla vigilia delle elezioni
Afghanistan 1979-92 massiccio sostegno ai Talebani opposti al governo laico filosovietico
El Salvador 1980-92 coinvolgimento effettivo di truppe americane nei combattimenti della guerra civile, finanziamenti per 6 mld di dollari alle forze filo regime
Haiti 1987-94 sostegno alla dittatura Duvalier e condizionamento del governo Aristide
Bulgaria 1990-91 finanziamento per 1,5 mld di dollari al partito di opposizione; organizzazione da parte dell’organizzazione USA NED di sommosse popolari per rovesciare il risultato delle elezioni fino alle dimissioni del governo
Albania 1991-2 organizzazione da parte del NED del rovesciamento del risultato delle elezioni fino alle dimissioni del governo
Somalia 1993 intervento diretto delle truppe americane contro il ‘signore della guerra’ Aidid, volto in realtà a ripristinare il controllo delle compagnie americane sui campi petroliferi
Jugoslavia 1999 bombardamenti sulla Serbia per consentire la secessione del Kosovo dalla Federazione Jugoslava
Iraq 1991-2002 bombardamenti per 40 giorni e notti sull’iraq pari a 80.000 tonnellate di esplosivo, tra cui molti con uranio impoverito; un milione di bambini morti in dieci anni a causa delle sanzioni economiche e della distruzione delle infrastrutture; continuano le ‘missioni’ da parte di USA e Gran Bretagna, in attesa dell’attacco finale
Perù 1990-2000 sostegno tramite consulenza e addestramento militare, fornitura di armamenti e finanziamenti al governo repressivo Fujimori, responsabile di violazione dei diritti umani e uso della tortura
Messico 1994-1998 addestramento finanziamento e approvvigionamento di armi alle forze paramilitari e ai servizi segreti opposti agli zapatisti
Colombia 2002 terzo paese destinatario di aiuti militari americani, centinaia di militari USA presenti nel paese, invio di armi, coordinamento e addestramento dell’esercito e delle forze paramilitari opposte alle FARC, sostegno al governo responsabile di violazione dei diritti umani e di tortura

Jacopo Barbarito

Imperialismo americano: 60 anni per un nuovo ordine mondiale (http://www.disinformazione.it/imperialismo_americano.htm)

Majorana
02-08-10, 01:37
Il Nuovo Ordine Mondiale nelle parole del Generale Mini

http://sites.etleboro.com/files/upload/Mini.jpg

Le parole del Generale Fabio Mini, ex comandante della Missione della Kfor in Kosovo, nell'intervista rilasciata alla redazione di Rinascita Balcanica. Un'analisi forte e pragmatica delle manipolazioni mediatiche, politiche e militari subite dagli Stati dei Balcani, nel quadro più vasto e terribile dell'imposizione del potere della Nato e delle strutture di potere sovranazionali. "Le strutture che manovrano gli Stati e fanno i propri interessi non sono sempre invisibili. Anzi, quelli che manipolano e calpestano appartengono in maggioranza a strutture che sono invisibili soltanto a chi non vuole vedere", dichiara il Generale Mini.

I Governi occidentali hanno esercitato molte pressioni per dare agli albanesi del Kosovo uno Stato. Eppure, la dichiarazione di indipendenza di Pristina specifica che resta in vigore la risoluzione 1244 dell'ONU, tale che il potere di fatto continua a rimanere nelle mani della missione internazionale. La stessa missione europea si trova ora in una situazione di impasse dopo che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha confermato la permanenza della UNMIK in territorio kosovaro. È possibile affermare dunque, secondo lei, che sia stato concesso solo un contentino agli albanesi del Kosovo per raggiungere invece altri scopi?
Non direi che si tratta di un contentino. Ritengo che sia stato fatto un grosso regalo a quanti, albanesi e non albanesi, volevano smantellare l’attuale ordine giuridico mondiale che si fonda sul principio della sovranità degli stati e sulla unica competenza delle Nazioni Unite nella gestione della sicurezza internazionale. La dichiarazione unilaterale non avrebbe nessun significato pratico se non fosse seguita dai riconoscimenti degli Stati e questo sta avvenendo da parte di quelli che da tempo vogliono delegittimare le Nazioni Unite seguiti a ruota da altri Paesi impotenti di fronte alle pressioni . La 1244 è stata violata da coloro che hanno proclamato l’indipendenza ma ancor di più da chi gliel’ha scritta. E non sono stati i kosovari. Il fatto che tutti dicano che la risoluzione rimane in vigore serve solo a mascherare la premeditazione della violazione. Il potere non è nelle mani della Unmik, che oggi è più debole che mai e non passerà nelle mani né dell’Europa né dei kosovari. Resta nelle mani dei provocatori e dei profittatori di qualsiasi parte che hanno interessi illeciti che solo uno stato illecito può garantire. Resta nelle mani di quelli che fregandosene di tutti i kosovari e della loro dignità vogliono usare il Kosovo come il grimaldello per forzare il quadro di legittimità sul quale si fonda tutto il sistema politico mondiale attuale.

Generale Mini, nella sua intervista al Corriera della Sera, lei ha dichiarato che "il nuovo Stato del Kosovo conviene solo ai clan", in quanto "sarà un porto franco per il denaro che arriva dall'Est". Secondo lei, dunque, è possibile affermare che vi sono delle strutture invisibili dietro gli Stati che manipolano e calpestano le Carte Costituzionali per raggiungere i propri scopi?
Tra i profittatori di un quadro di legalità violata ci sono le parti politiche, quelle economiche e, non ultime, quelle criminali. Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio ma il Kosovo è uno dei tanti esempi di sovrapposizione di questi interessi. Le strutture che manovrano gli Stati e fanno i propri interessi non sono sempre invisibili. Anzi, quelli che manipolano e calpestano appartengono in maggioranza a strutture che sono invisibili soltanto a chi non vuole vedere. Chi ha occhi per vedere ed un cervello proprio per giudicare può individuare strutture e persone con nome e cognome. Di esse si sa cosa fanno e perché. Si conoscono le sedi e le attività. Non è necessario pensare soltanto all’occulto o all’esoterico o ai soliti servizi segreti deviati per scoprire trame illecite e destabilizzanti, basta consultare documenti e dati pubblici, conti correnti, connessioni d’affari e soprattutto basta avere memoria: le persone coinvolte sono quasi sempre le stesse o i loro cloni.

Oggi assistiamo ad una vera e propria "guerra fredda" all'interno delle Nazioni Unite. Secondo lei, le divisioni e le pressioni interne sono la prova che si cerca di cancellare l'Onu, per rafforzare la Nato o creare altre strutture sovranazionali?
Da quasi vent’anni è in atto un tentativo di stabilire un Nuovo Ordine Internazionale. Il modello della globalizzazione economica avrebbe dovuto guidare quello di un nuovo quadro istituzionale. Alla fine della guerra fredda ci si è resi subito conto che le Nazioni Unite dovevano essere riformate per adeguare la sicurezza e i rapporti internazionali ai nuovi rapporti di forze. Il modello che sembrava ineluttabile era quello unipolare con gli Stati Uniti alla guida e a guardia del mondo in maniera diretta e indiretta attraverso degli organi delegati: i cosiddetti vice sceriffi. L’Australia si è assunta questo ruolo in Asia, Israele in Medio Oriente e la Nato in Europa. In particolare, la Nato ha ricevuto anche il compito di impedire la nascita di una forza di sicurezza europea e di guidare l’espansione occidentale ad est approfittando della debolezza russa. Gli Stati Uniti si sono riservati il ruolo dominante in tutto il mondo ed hanno assunto come priorità strategiche il contenimento economico e militare della Cina e l’abbattimento di tutti i regimi islamici autocratici detentori delle enormi risorse petrolifere.
In questo progetto i Balcani dovevano essere assimilati e questo poteva essere fatto essenzialmente smembrando la Jugoslavia. Laddove l’assimilazione non fosse stata possibile, i Balcani dovevano essere ribalcanizzati frazionandone i territori, limitandone la sovranità, la libertà e il progresso economico e lasciando chi si opponeva nel limbo o nel caos. Per quanto possa sembrare assurdo questo progetto all’inizio non aveva una connotazione imperialistica, ma rispondeva al genuino desiderio degli Stati Uniti di imporre, dopo la Guerra Fredda, un assetto più governabile e gestibile. Quando però si parla di interessi statunitensi, si parla essenzialmente di una politica di potenza e non di semplice solidarietà. Una politica in minima parte guidata dal governo e quasi totalmente asservita a logiche e lobby economico industriali. I risultati sono stati evidenti proprio con i Balcani e il Kosovo in particolare. Non è stato fatto nulla per impedirne lo sfaldamento e per evitare il ritorno dei nazionalismi più disumani. Le stesse persone che hanno condotto le varie guerre balcaniche sono le stesse che hanno addestrato e alimentato le bande paramilitari, che hanno dato vita a dei mostri giuridici, che hanno imposto trattati ineguali e che hanno alimentato il caos plaudendo alle cosiddette indipendenze su base etnica.
Se il progetto ha avuto “successo” nei Balcani e nell’Europa orientale, è stato meno fortunato nelle espansioni in Russia, Medio Oriente e Asia. La Russia si è ripresa più presto di quanto la Nato si aspettasse, il terrorismo islamico ha trasformato le guerre in Medioriente e in Asia Centrale in ostacoli insormontabili e pozzi senza fondo. Il presunto alleato di ferro in Asia, il Pakistan di Musharraf si è dimostrato vulnerabile mentre la Cina e l’India non intendono assolvere un ruolo marginale.
La lotta quindi non è “fredda” e non si limita ai corridoi ovattati dell’Onu. E’ guerra aperta che vede gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e qualche alleato volontario o involontario contro tutto il sistema giuridico che giustifica gli attuali equilibri. Il Kosovo è una delle tante battaglie, come quelle mai sopite del Tibet, del Xinjiang, del Caucaso, dell’Iran, della Korea, di Taiwan e così via.

Il Presidente Giorgio Napolitano ha dichiarato che occorre istituire un "Nuovo Ordine Mondiale" per combattere il terrorismo e risolvere le controversie internazionali. A che tipo di struttura crede si riferisca il Presidente?
Penso che si riferisca ad una rivitalizzazione dell’Onu in chiave multilaterale con più paesi chiamati a gestire la sicurezza internazionale. E’ un progetto che ha senso solo se i paesi designati a guidare la sicurezza mondiale rappresentano posizioni diverse, se sono autonomi, se hanno opinioni proprie giustificate da interessi collettivi e dalla ricerca della pace e dello sviluppo umano e se hanno il coraggio di sostenerle e difenderle. Oggi solo Cina e Russia sembrano avere alcune di queste capacità nei confronti della posizione dominante degli Stati Uniti, ma fanno già parte di questo consesso che dimostra tutta la sua inefficienza e non sembrano molto impegnate nella ricerca della pace e dello sviluppo umano. Non credo che l’Onu in via di fallimento possa essere la base del rafforzamento multilaterale e la tendenza generale riscontrabile nei Balcani e nel resto del mondo è proprio per la sua completa delegittimazione. Per questo penso che fino a quando non cambiano le condizioni di equilibrio e non si sviluppa nei paesi civili la coscienza della propria autonomia, l’idea del multilateralismo e della solidarietà internazionale è destinata ad essere un auspicio senza fondamento pratico.

Dopo la dichiarazione unilaterale dell'Indipendenza del Kosovo, crede che anche l'Italia potrebbe avere gli stessi problemi nei confronti dei movimenti independentisti? Ma soprattutto, crede che la questione del Kosovo metta in discussione la sovranità degli Stati?
Il regime di sovranità degli stati è stato messo in ginocchio non tanto dalla dichiarazione d’Indipendenza ma dall’accordo di alcuni Stati di riconoscerla come legittima. Oggi qualsiasi paese deve prenderne atto e temerne le conseguenze. Non si tratta soltanto di salvaguardare l’integrità degli stessi Stati ma quella di garantire un quadro di riferimento globale corretto e giuridicamente ineccepibile. Nessun Stato al mondo oggi può più ritenersi sovrano perché il quadro giuridico che lo garantiva è stato violentato. Quindi è vero che gli Sati che hanno movimenti di secessione come l’Italia sono i primi ad essere in pericolo di vere e proprie destabilizzazioni, ma è anche vero che nessun Stato al mondo ha più riferimenti certi di legittimità. La legge del più forte o di chi grida e minaccia di più non è sufficiente a sostituire il quadro alterato. Per quanto siano forti e potenti, tutti gli Stati hanno vulnerabilità che possono metterli nelle mani di ricattatori e di sfruttatori. Gli stessi Stati Uniti sono oggi ostaggio di molti pseudo alleati e di tutti gli avversari che li costringono ad un dissanguamento continuo di uomini, mezzi, risorse, prestigio e credibilità.

Secondo quanto affermato dall'Ambasciatrice serba a Roma, Sanda Raskovic-Ivic, l'Italia nel giro di due anni ha cambiato radicalmente la sua posizione nei confronti del Kosovo, negando così il suo sostegno alla Serbia. Perché questo cambiamento?
L’Italia di questi ultimi dieci anni appartiene al novero dei paesi a sovranità limitata. Non ha mai voluto esprimere una politica propria in ambito Nato ed è tranquillamente passata da un sostegno agli interessi collettivi a quello degli interessi del più forte. Non ha voluto o potuto esprimere un forte appoggio neppure per l’Europa e di fatto quando si è trattato di scegliere tra l’unità europea e l’acquiescenza nei confronti degli interessi americani ha sempre optato per quest’ultima. Il sostegno alla Serbia, se mai c’è stato, non poteva più proseguire di fronte alle pressioni americane. E’ una triste realtà che viene resa drammatica dal fatto che la politica di acquiescenza finora adottata non ha portato alcun vantaggio né all’Italia né all’Europa. Non ha neppure portato benefici agli stessi Stati Uniti che dovendo ricorrere alla forza e all’arroganza non hanno fatto altro che perdere credibilità e autorevolezza.

Stando agli ultimi dati rilevati, da quando si è insediata in Kosovo la missione internazionale dell'ONU, il traffico di droga e di armi, nonché le rappresaglie e le discriminazioni razziali nei confronti del popolo serbo, sono notevolmente aumentati. Allo stesso modo, sono aumentati anche i casi di corruzione tra le classi politiche. Come spiega questi dati? Ma soprattutto che modello di democrazia cerchiamo di esportare?
La spiegazione sta nella errata interpretazione da parte della Nato e della Unmik della sicurezza del Kosovo. Per anni si è ritenuto che le minacce alla sicurezza del Kosovo venissero dalle forze armate serbe. Abbiamo passato 4 anni a controllare i sentieri da possibili infiltrazioni dell’esercito serbo e intanto si permettevano i traffici illeciti e le corruzioni interne. Quando da comandante di Kfor ho cercato di spostare l’attenzione sulle vere minacce sono stato ascoltato da tutti i miei superiori anche statunitensi, ma guardato con diffidenza dai burocrati della politica Nato che pensavano che volessi intromettermi nei loro affari. Purtroppo nella Nato non comandano i generali sul campo ma i burocrati e i generali da corridoio.
Così ho faticato molto a convincere la Nato che la sicurezza del Kosovo non dipendeva da quanti carri armati serbi si muovevano intorno a Rudare, ma dalla crescita della criminalità, dalla corruzione, dall’inefficienza, dalla discriminazione etnica, dal mancato rilancio dell’economia, dal mancato rispetto delle minoranze, dalla parzialità della ricostruzione e della giustizia, dalla politica fallimentare dei ritorni dei rifugiati e del ripristino dei diritti di proprietà e, infine, dal rifiuto assoluto, quasi maniacale, di autorizzare il dialogo tra Unmik, Kfor e Belgrado. Sono riuscito a fare qualcosa per riequilibrare le percezioni, ma non mi sono mai fatto illusioni sulla capacità di imprimere un vero cambiamento. In realtà ero consapevole di costituire io stesso una vera e propria minaccia al sistema di omertà che tendeva a nascondere i molti insuccessi per non confessare le responsabilità.
Non mi è dispiaciuto svolgere questo ruolo perché mi ha dato modo di impegnarmi per tutto il popolo del Kosovo e per il rispetto delle regole. Sono ancora oggi convinto che il sistema democratico non si possa esportare né imporre con la forza, l’adulazione o il ricatto. Ogni nazione se lo deve costruire giorno per giorno stabilendo una legalità che salvaguardi la civiltà, l’umanità e gli interessi della collettività e non soltanto quelli della maggioranza. La democrazia intesa solo come diritto di voto non serve a niente se i candidati da eleggere sono imposti dall’esterno o se hanno ancora le mani sporche di sangue e il fucile fumante. La stessa democrazia della maggioranza è la forma più debole, perché più di altre si avvicina alla dittatura della maggioranza che tende sempre a soffocare i diritti dei deboli.
Nei Balcani in questi ultimi vent’anni abbiamo invece assistito a proposte di democrazia zoppa e di prevalenza etnica. Tra le difficoltà nel proporre un modello multietnico e collaborativo non ho trovato solo la diffidenza dei burocrati e la palese ostilità di quelle poche centinaia di kosovari albanesi che si vedevano minacciati da un sistema di legalità. Ho trovato resistenza anche da parte di molti serbi ai quali ogni ammissione di responsabilità o concessione di diritti alla popolazione k-albanese sembrava una sconfitta. In particolare ho notato l’atteggiamento ostile di alcuni rappresentanti della chiesa serbo-ortodossa del Kosovo. E spesso ho pensato che non avessero alcun interesse per i kosovari, ma che stessero combattendo con le stesse armi del nazionalismo e dell’estremismo che rinfacciavano ai propri avversari. Se la situazione è precipitata è stato anche per questo atteggiamento di chiusura al dialogo che è stato un grande favore a coloro che volevano infliggere il colpo mortale alla Serbia e che volevano mortificare tutto il popolo kosovaro sostenendolo in un'operazione di delegittimazione dell’ordine mondiale. I kosovari, e mi riferisco ai due milioni di individui per bene appartenenti ad ogni etnia, non meritano di entrare nella storia degli Stati come fuorilegge.

Come lei sa bene, dopo i bombardamenti del 1999, il Kosovo è stato teatro di speculazioni ancora oggi non chiare. Una di queste è il giallo legato alla miniera della Trepca, che è stata data in concessione a società occidentali e successivamente chiusa perché causava un grande inquinamento. Cosa può dirci lei della strana controversia della miniera della Trepca?
Posso solo parlare di quello di cui sono stato testimone. Il complesso della Trepca era un gioiello di produzione, ma un esempio negativo di rispetto per l’ambiente e per le persone. La lavorazione dello zinco elettrolitico che a Mitrovica aveva uno degli impianti più avanzati era finita per la distruzione delle grandi vasche provocata da un improbabile guasto proprio durante il primo periodo di controllo di Kfor. Durante il sopralluogo che ho fatto personalmente dopo tre anni dall’evento ho ricavato l’impressione che si fosse trattato di un sabotaggio. Qualcuno non voleva che gli impianti potessero aiutare il Kosovo a risollevarsi. Albanesi o Serbi? Non lo so, ma non escluderei neppure le responsabilità di qualche trafficante internazionale. I depositi avevano montagne di concentrato di piombo e zinco che stavano per essere cedute per quattro soldi. Il reparto di costruzione delle batterie era condotto da quattro operai sdentati che, pur essendo più giovani di me di vent’anni, sembravano miei nonni: tanta era stata la devastazione fisica a contatto con acidi e piombo.
Il curatore della fabbrica, un tedesco molto efficiente, tentava di convincere Unmik a mantenere il sussidio per i seimila operai serbi e seimila albanesi che non avevano più lavoro. Molti di questi a cinquant’anni avevano il fisico completamente distrutto e non potevano affrontare alcuna riconversione produttiva. Avevano diritto ad una pensione anticipata e ad un risarcimento per i danni fisici subiti durante gli anni di miniera. Unmik si rifiutava perfino di continuare a dare un sussidio di pochi euro. La Trepca per me rimane l’esempio di una cattiva gestione ambientale e di sicurezza del lavoro prebellica, di una inutile vendetta durante la guerra e di un massacro umanitario ed economico dopo la guerra. Per molti altri è e sarà un grande affare.

Come spiega il fatto che Bernard Kouchner, Presidente dell'Organizzazione Médécins Sans Frontières e regista del documentario sui "campi di stupro" della Bosnia, rivelatosi poi un evidente falso, sia divenuto responsabile della Missione ONU in Kosovo e poi Ministro degli Esteri francese?
Evidentemente non tutti credono alle cosiddette prove inconfutabili. Non tutti sono capaci di produrle e non tutti sono ascoltati alla stessa maniera quando le producono in sede internazionale. La politica è piena di queste sorprese. Per dimostrare le bugie e le nefandezze degli altri bisogna però fare ammenda delle proprie. Non si può neppure pensare che i crimini degli altri giustifichino i propri. Chi vuole accusare deve prima liberarsi dei propri pesi morali e materiali. Kouchner si era distinto per il suo impegno umanitario. A chi vedeva nel dramma del Kosovo soltanto la dimensione umanitaria della popolazione albanese e non vedeva le strumentalizzazioni e l’uso deliberato della “bomba umanitaria”, Kouchner sembrava il più adatto ad intervenire. In effetti i suoi provvedimenti di emergenza in Kosovo sono stati adeguati ed efficaci.
Purtroppo, come quasi tutti i suoi successori e molti comandanti di Kfor, non è riuscito ad acquistare una visione equilibrata e oggettiva dei problemi. Proprio nel suo periodo sono avvenuti i più efferati episodi di contropulizia etnica e la sua amministrazione ha aiutato l’assunzione del potere da parte di capi UCK che oggi sono definiti da un k-albanese molto noto, come Pacolli, come “poco presentabili”. L’attività di Kouchner come Ministro degli esteri è influenzata dall’appartenenza ad un governo di destra ed è ancora molto segnata dai vecchi pregiudizi formati in maniera molto comprensibile negli anni d’impegno umanitario. Lo dimostra nei Balcani, ma anche nell’interventismo militare in Iran, in Africa e in Asia. Quando dal campo sanitario e umanitario è passato a quello politico forse ci abbiamo rimesso tutti. Lui compreso.

A distanza di anni, vogliamo ricordare la famosa strage di Racack del 1999, durante la quale persero la vita circa 45 kosovari, preceduta nei giorni precedenti dallo scontro tra l'UCK e l'esercito serbo. Allora, il Capo della Missione OSCE in Kosovo, William Walker, richiamò l'attenzione dei giornalisti affinchè documentassero il "genocidio" compiuto dall'esercito serbo. Eppure, un agente dei servizi segreti francesi, Henri Brunel, affermò che in quell'occasione i corpi furono portati lì intenzionalmente, per "inscenare" una strage che non era avvenuta. Cosa pensa lei di quest'episodio, dopo anni di esperienza nei Balcani?
Quando nel 2000 ho assunto la carica di Capo di Stato Maggiore del Comando della Nato del Sud Europa che aveva la responsabilità di tutte le operazioni nei Balcani ho voluto studiare e approfondire le tappe fondamentali che avevano portato alla guerra della Nato alla Serbia. Racack è stato l’episodio che ha fatto fallire i colloqui di Rambouillet e quindi ha avuto il primo posto nella mia attenzione. Quasi tutte le versioni ufficiali erano da un lato reticenti e dall’altro ideologicamente deviate. Ho poi avuto modo di verificare sul terreno molte delle incongruenze che comunque alcune fonti internazionali avevano denunciato. Mi sono convinto che il massacro era stato inscenato, ma questo non mi meraviglia. In guerra anche i morti combattono. Non mi meraviglia neppure che l’ambasciatore Walker e il suo vice abbiano avallato immediatamente l’ipotesi dell’eccidio. Bastava vedere il curriculum di Walker e l’identità dei suoi verificatori per stabilire che il loro interesse non era né verificare né prevenire né testimoniare la verità: dovevano soltanto creare le premesse per un esito già scontato.
Ciò che mi ha meravigliato è stata la reticenza del team di patologi investito del caso dall’Unione Europea. La dottoressa Helena Ranta, dentista, a capo del team di esperti finlandesi pur non avendo alcun elemento oggettivo ha avallato immediatamente e pubblicamente la tesi dell’eccidio. Non si sa se abbia mai depositato la relazione ufficiale delle autopsie. Fatto sta che i risultati ufficiali degli esami vengono pubblicati dai suoi colleghi J. Rainio, K. Lalu, A. Penttila nel 2001 su una rivista di patologia medica canadese (Forensic Science International). I risultati delle autopsie non forniscono alcuna prova che si sia trattato di un eccidio, anzi il tipo di ferite, le armi usate, i vestiti, le condizioni dei corpi, la mancanza di spari ravvicinati e di mutilazioni intenzionali (alcuni corpi si presentavano senza arti o senza testa per danni causati post mortem da animali selvatici o randagi), tutto conduce alla conclusione che le vittime sono state uccise in un periodo da 10 giorni a un mese prima del ritrovamento, in varie parti del territorio e in diverse condizioni. Questa documentazione passa ovviamente inosservata. Nel 2002 quando mi reco a Racack gli stessi soldati finlandesi che controllano la zona mi raccontano ancora la storiella dell’eccidio e si dicono fieri che sia stato un team di dottori finlandesi a denunciarlo. Potenza della propaganda!

Come lei sa, i bombardamenti della Nato nel 1999 si concentrarono nel territorio del Kosovo utilizzando una tipologia di armi evidentemente destinata a colpire infrastrutture e grandi strutture economiche, e non l'esercito o le bande armate. È stato così definito un "bombardamento umanitario" anche se è stato danneggiato soprattutto il territorio. Perché secondo lei è stato pianificato questo tipo di attacco?
L’intento dei bombardamenti non era quello di salvare la popolazione dalle rappresaglie e dalla pulizia etnica che comunque erano state fatte dalle forze serbe e soprattutto dalle bande paramilitari che forse neppure Milosevic era in grado di controllare. I bombardamenti erano una punizione. Sia in Kosovo che in Serbia l’idea era quella di operare una distruzione strutturale che fiaccasse la volontà di resistenza serba e che provocasse danni permanenti o per lo meno duraturi all’apparato produttivo. Dal punto di vista prettamente militare una settimana di bombardamenti sui centri di comando e controllo e sulle formazioni meccanizzate e corazzate sarebbe stata più che sufficiente a mettere fuori uso le minacce più serie. Ma anche questo non era lo scopo. Si pensava inizialmente ad una occupazione militare del Kosovo e ad un intervento di terra che avrebbe dovuto seguire i bombardamenti aerei, ma la Nato si rese subito conto che un contingente di 60000 uomini come era l’ARRC dislocato in Macedonia non avrebbe assicurato una vittoria indolore di fronte ad una eventuale resistenza serba militare e paramilitare.
Era anche stato ipotizzato l’utilizzo delle formazioni UCK in veste di fanteria della Nato, ma anche questo era visto con molto scetticismo da quanti nella Nato (ed erano molti) non si fidavano affatto dell’UCK. L’unica soluzione rimaneva perciò la distruzione sistematica e ripetuta delle risorse della Serbia. In questo quadro i bombardamenti sono durati ben 78 giorni con una spesa di otto miliardi di dollari e le forze serbe non sono state cacciate da nessuno. Hanno accettato di ritirarsi con le proprie armi e, a Kumanovo, la Nato ha riconosciuto ai serbi quello che era stato rifiutato a Rambouillet e che aveva provocato il fallimento dei negoziati: la sovranità della Serbia sul Kosovo. La Nato non è tuttavia riuscita ad evitare che le bande UCK procedessero alla contropulizia etnica nei confronti dei serbi del Kosovo. E questa è stata la prima vera sconfitta sul piano militare e umanitario.

Lo Stato italiano ha oggi riconosciuto i danni subiti dall'esercito italiano a causa del bombardamento all'uranio impoverito. Allo stesso tempo è stata presentata all'ONU un progetto di risoluzione che porti a riconoscere anche i danni subiti dalla popolazione colpita. Secondo lei, vi sarà mai un reale risarcimento per i civili? E se si, quali implicazioni si avrebbero?
Nonostante le varie prese di posizione ufficiali in Italia si stenta ancora a riconoscere la causalità fra uranio impoverito e molte patologie tumorali. Per molti casi di possibile correlazione ce ne sono tanti altri che non sono correlabili perché le vittime non sono mai neppure state in teatri operativi. Io ho più volte espresso il parere che le patologie tumorali subite dai militari debbano comunque avere il riconoscimento di dipendenza da una causa di servizio. Non possiamo penalizzare i casi correlabili perché ce ne sono di non correlabili. Se questo vale per i militari deve a maggior ragione valere per le popolazioni civili che hanno subito gli effetti dell’uranio e comunque di tutti gli interventi armati o le conseguenze sull’ambiente e la salute degli interventi armati. Penso che si riuscirà a stabilire questo principio e spero che non si limiti solo al caso dell’uranio impoverito. Ci sono decine di patologie e di danni genetici che si provocano anche per l’inquinamento ambientale indotto dalle distruzioni di fabbriche, raffinerie e depositi chimici. Ci sono intere generazioni perdute per molti motivi. Ciò che invece vedo molto più difficile è che ci sia qualcuno che se ne assuma la responsabilità e che paghi.

Rinascita Balcanica

etleboro italia: Il Nuovo Ordine Mondiale nelle parole del Generale Mini (http://etleboro.blogspot.com/2008/04/il-nuovo-ordine-mondiale-nelle-parole.html)

Freikorp88
01-07-12, 09:59
Questa carta geopolitica degli alleati dimostra chiaramente la loro intenzione di spartirsi il pianeta e creare le condizioni per sottomettere, come poi fu dopo il 45, l'Europa alle volontà di vendetta dei due imperialismi dell'Est (comunismo sovietico) e dell'Ovest (capitalismo americano).

Perfetto! Vedo che avete le idee chiare su come è stato costruito il mondo moderno: sulla negazione del diritto dei popoli europei alla loro sovranità nazionale e continentale, sullo sfruttamento dei loro territori e sulla militarizzazione e occupazione tanto a Est come a Ovest del sacro suolo europeo.