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Avamposto
02-08-10, 19:10
La cristianofobia in Italia


di Luca Fantini, il 22 ottobre 2008





Il cristianesimo, tramite la voce di un illustre rappresentante dell’identità ebraica [1], è stato vissuto“come minaccia e rischio reale per l’identità fisica e culturale dell’ebraismo” [2].
Da questo tipo di rapporto conflittuale, il più intenso che sia possibile, si è sviluppata una letteratura polemica giudaica che ha avuto per oggetto la vita di Cristo e le origini del Cristianesimo. Toledoth è un termine che compare nell’ebraico biblico con il doppio significato di “discendenze” o storia. Toledoth Jeshu è quindi una serie di racconti ebraici su Cristo e il Cristianesimo. La produzione delle Toledoth è un processo durato secoli ed un’interpretazione polemica delle vicende di Cristo sarebbe già iniziata durante la sua vita. Si contano più di cento composizioni di Toledoth, la lingua che viene usata nella gran parte di queste è l’ebraico, ma esistono anche versioni in aramaico, giudeo-tedesco, giudeo-spagnolo, giudeo-spagnolo. Esiste una grande versione di materiali, e non possiamo qua riepilogarne tutta la storia, ma dobbiamo precisare la distinzione, tra tre gruppi principali, indicati dal nome di chi, nel testo, giudica Gesù: Pilato (P), Elena (E), Erode (H). Il primo gruppo è quello più antico, il secondo è quello più ampio ed è caratterizzato dalla presenza della regina Elena, l’ultimo gruppo è quello pubblicato in Olanda, a Leiden, nel 1705.
Il rabbino Di Segni è l’apologeta ebreo-italiano di questa tradizione radicalmente cristianofoba.
Ora, più che soffermarsi sull’analisi critica o filologica, è bene specificare che le Toledoth sono uno dei migliori esempi del radicalismo cristianofobo che caratterizza tutt’oggi l’orizzonte essenziale del Giudaismo. Le Toledoth, chiaramente, sono completamente contrassegnate dalla tradizione “spirituale” di demonizzazione-banalizzazione del Mistero del Golgota, Cristo è solitamente identificato con il termine di “Jeshu il malvagio” [3] o “un bastardo figlio di mestruata” [4]; inoltre “quando Miriam (la madre di Gesù, NDC) rimase incinta egli (ossia il marito NDC) per la sua grande vergogna, se ne andò in Babilonia e non fece più ritorno; …Miriam aveva partorito Jeshù ma non era per questo passibile di morte, perché non lo aveva fatto consapevolmente; perché Josef Ben Pandera era un abituale frequentatore di prostitute…..la cosa su Gesù fu risaputa, che era bastardo e figlio di mestruata e che lo avevano condannato a morte..”[5].
Ora, va considerato che concludendo il rabbino Di Segni, sostanzialmente fedele a questa tradizione radicale cristianofoba, chiarifica:

Il rifiuto ebraico di Gesù di una delle più grandi e drammatiche divisioni religiose. Su questo punto l’ebraismo rimane da secoli fermamente convinto. E’ difficile dire cosa sia per gli Ebrei Gesù; è più facile specificare cosa non è….: “Non può essere né Dio, né figlio di Dio nel senso in cui lo si intende nel dogma della Trinità. Una tale concezione è per gli ebrei non solo un sacrilegio o una bestemmia, ma una cosa incomprensibile. Non è neppure un Messia: il Regno dei cieli ( “i giorni del Messia”) non è ancora venuto. Non può essere neppure considerato un profeta…..[6].

Gad Lerner, altro importante rappresentante della comunità ebraica italiana, fece anni fa parlare molto per aver usato espressioni assai dure – alla vigilia del Venerdì Santo – verso la Croce cristiana durante una sua trasmissione televisiva. Nel “Corriere della Sera” del 13 aprile 2001, si soffermerà ancora sull’argomento in modo speciale, ribadendo che la Croce che raffigura il martirio del Cristo è “un orribile strumento di tortura”: “gli arti deformati del supplizio, il sangue intorno ai chiodi, la nudità piagata, la corona di spine” avrebbero provocato nel giovane Lerner turbamento e sconcerto, al punto che il Lerner maturo capirà perché pagani e mussulmani non possano accettare la visione di un Dio che si fa Uomo, sperimenta la Resurrezione tramite la morte e la passione. Anche se addolcisce i toni, la visione è sostanzialmente questa.
Lerner ci spiega che, nelle nostre scuole italiane, questo lutto, nel Venerdì Santo, veniva vissuto “in forme macabre”. Per fortuna, oggi, “tutto questo è acqua passata”.
L’Italia è sempre più “i-ta-lya”. Di cristiano non vi è più nulla. “Acqua passata”. E Messori, subito dopo, si affretta a precisare, forse per non scontentare Lerner (?), che si era soffermato su una presunta discontinuità spirituale tra la Genesi e il Golgota, che esiste una tradizione giudeo-cristiana, nella quale va inserito il dramma cristologico della Crocifissione.
Ma, viceversa, a dispetto di quanto sostengono i cristianofobi, a dispetto di quanto sostiene anche Messori, (ignorando forse l’occulto messaggio “non giudaizzante” di quel Vangelo di Giovanni, che sarà poi fonte massima di ispirazione di Catari, Templari, Fedeli d’Amore) le scolaresche dovrebbero conoscere le origini cristiane. Dovrebbero studiare la “rivoluzione paolina” nient’affatto giudaico-cristiana. Ma totalmente cristica.
Dovrebbero studiare e prendere a modello le prime persecuzioni di cristiani. La prima, non a caso, fu messa in atto dalle autorità giudaiche: il primo martire è il diacono Stefano, di origine ellenista, che fu ucciso verso l’anno 36.; la seconda fu opera di Erode Agrippa I, che regnò sulla Giudea e la Samaria dal 41 al 44, periodo in cui fece decapitare l’apostolo Giacomo, fratello di Giovanni. In quella circostanza, come ci racconta il libro degli Atti, l’apostolo Pietro venne liberato dal carcere per un intervento miracoloso (cf. At 12,1-19).
Il libro degli Atti narra ancora, in diversi luoghi, dell’avversità cristianofoba nutrita dai Giudei. Quando si formarono in Italia le prime comunità cristiane, le prime le avremo a Roma e Pozzuoli, molto spesso le persecuzioni romane verso i Cristiani erano accompagnate da denuncie e indicazioni fatte da Giudei [7].
Tutto questo dovrebbe appartenere alla spiritualità europea. E dovrebbe essere patrimonio consolidato nelle nostre generazioni.
Così come, meriterebbe di essere conosciuto, il pensiero dell’Ebreo Weininger sul Cristo:

Cristo è colui che supera in sé la più profonda negazione, ossia l’ebraismo, creando così l’affermazione massima: il cristianesimo quale estrema antitesi dell’ebraismo. ..Cristo fu ebreo, ma solamente per superare in sé, nel modo più assoluto, l’ebraicità: giacchè chi ha vinto il dubbio più forte è il maggior credente, chi ha saputo elevarsi al di là della negazione più desolata è colui che più di ogni altro conosce l’affermazione….La sua vittoria sull’ebraicità fu ciò che lo fece più ricco di un Buddha, di un Confucio e di tutti gli altri. Cristo è l’uomo più grande perché s’è misurato col maggior avversario [8].

Ma invece la cristianofobia impera in Italia. A iniziare dalle scuole. Anche nel venerdì santo.

Luca Fantini

Fonte : cannocchiale franco colombo blog


Note :

[1] Riccardo Di Segni, Il Vangelo del Ghetto, Roma 1985.

[2] Ivi, pag. 9.

[3] Ad es., pag. 49.

[4] Ivi, pag. 53.

[5] Ivi, pp. 53-54.

[6] Ivi, pp. 222-223.


[7] Al riguardo, si consiglia: M. Susini, Il martirio cristiano esperienza di incontro con Cristo, Bologna 2002.

[8] O. Weininger, Sesso e carattere, Roma 1992, pp. 416-17.


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Segnalato il 23 ottobre 2008 dal Canonico Francesco Peggi




Notizie dalla Terra Santa (http://www.terrasantalibera.org/CristianoFobiaItalia.htm)