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Leggere Diego Fusaro prendendolo sul serio - Linkiesta.it (http://www.linkiesta.it/it/article/2017/02/07/leggere-diego-fusaro-prendendolo-sul-serio/33165/)
Diego Fusaro è un personaggio controverso. Celebre in alcuni ambienti — in alcune bolle, verrebbe da dire — e completamente sconosciuto in altri, Fusaro è uno dei più giovani intellettuali italiani, di lavoro fa il professore di filosofia al San Raffaele di Milano, scrive sul Fatto Quotidiano e La Stampa, fa comparsate televisive abbastanza di frequente e scrive saggi e libri di divulgazione filosofica. Si definisce allievo indipendente di Marx e Hegel e il discorso critico che porta avanti è un gran mischione di argomenti provenienti da fonti appartenenti all'intero arco filosofico politico, da sinistra a destra: Gramsci, Pasolini, Marcuse, Camus e Orwell, ma anche Heidegger, Nietszche, Pound, De Benoist.
L'operazione è di quelle audaci ed è molto insidiosa. E non tanto perché si propone di superare le categorie politiche di sinistra e di destra, ormai messe in discussione quotidianamente, come giusto l'altro giorno hanno fatto sia Le Pen che Macron in Francia, come fa da anni il Movimento 5 Stelle in Italia. È un pensiero insidioso, questo, e lo è perché mette insieme con estrema disinvoltura pezzi contraddittori della filosofia occidentale, arrivando ad assemblare un Frankenstein che ha il corpo di un socialista e la testa di un nazionalista.
Quello che mette in piedi Fusaro è, appunto, un mostro concettuale e contraddittorio: le sue radici sono ben piantate nel socialismo materialista, quello che divide il mondo tra chi ha e chi non ha, e che vede come movimento fondamentale della storia la dialettica servo-padrone, ma la direzione e l'orizzonte verso cui procede non è nient'altro che un nazionalismo reazionario idealista, che non divide il mondo in classi, ma in identità, ovvero non tra chi ha e chi non ha, ma tra chi è e chi non è, una strada lastricata di idee come il ritorno alla sovranità economica, alla geopolitica delle frontiere, alla difesa dell'identità culturale.
Il pot pourri di Fusaro è tanto ampio da aver fatto ripescare a molti suoi interlocutori la definizione di ”rossobruno“, termine che si riferisce a un'area politica che nasce dal sincretismo tra alcuni elementi della destra sociale ed altri della sinistra sociale. Ecco, Fusaro fa un'operazione di quel tipo, riuscendo a far convivere tutto e il contrario di tutto e con questo libro, santificando il pensiero alternativo, fa della ribellione e del dissentire un atto religioso, la cui importanza è nel suo semplice esistere, come la fede, indipendentemente dal movente da cui muove.
È una religione del dissentire quella che emerge da Pensare altrimenti, una religione che sull'apologia della ribellione supera a destra e senza freccia i movimenti no global e l'anarchismo, e che applica al concetto di rivolta e di pensiero alternativo un relativismo elevato a se stesso e, proprio per qursto, va a finire che si avvita su se stesso e capitombola in un pensiero sostanzialmente reazionario: «Condannando preventivamente come blasfemo e immorale ogni atteggiamento non allineato», scrive Fusaro, «anti fascismo e lotta contro l'omofobia diventano, in questo modo, categorie persecutorie con cui silenziare, diffamare e discriminare chiunque non si attenga all'ortodossia, cioè alla sovrastruttura simbolica santificante i reali rapporti di forza, id est, la “struttura” economica del fanatismo del mercato planetario».
Al di là del superamento delle categorie di sinistra e destra, su cui si discute da molto tempo e su cui si continuerà a discutere a lungo, il mistero qui è cercare di capire come fa Fusaro a far convivere con tanta disinvoltura la sua visione del mondo, diviso in due classi contrapposte, con la sua speranza per il futuro, ovvero il ritorno delle identità nazionali. Il mondo del futuro che vorrebbe Fusaro infatti, non è la tipica utopia socialista, quella internazionalista che predica l'alleanza dei subalterni di tutto il mondo.
Al contrario, quello che preconizza il filosofo torinese è un mondo ridiviso in stati nazione in cui l'alleanza non è più quella trasversale, internazionalista e materialista tra i componenti della massa ormai atomizzata e alienata di lavoratori precari, tra chi non ha, ma quella, idealista, costruita sull'idea di identità e di cultura nazionale, quella tutta novecentesca, idealista e identitaria del Popolo, allineato dietro la propria identità culturale, nazionale e nazionalista.
Sono ingredienti molto pericolosi quelli che butta nella padella Fusaro, perché quando si attivano, di solito succede un casino. D'altronde, è proprio da un misto di nazionalismo e socialismo che, nell'ultimo secolo, sono maturati i tre totalitarismi che hanno scritto la storia del Novecento — comunismo, fascismo e nazismo — tre storture ideologiche nel cui DNA c'è un punto in comune: il socialismo capito male e applicato peggio.
C'è un ulteriore aspetto insidioso nel pensiero di Fusaro e deriva da un vizio di forma che sottende tutto il suo discorso e che si chiama semplificazione. Il suo discorso, infatti, pur complicandosi artificialmente grazie a uno stile da tesi di laurea — dall'uso ripetuto e insistente del orribile verbo “adombrare” fino agli incisi in tedesco e in latino — ritorna compulsivamente alla più sintomatica delle semplificazioni, quella che divide il mondo in loro e in noi, una distinzione che Fusaro applica, sempre con la stessa disinvoltura, allo scacchiere geopolitico mondiale, in cui il loro sono la cupola dell'aristocrazia finanziaria e del Nuovo Ordine Mondiale e il noi sono delle non meglio definite masse di lavoratori subalterni, precari e sfruttati, a quello intellettuale italiano, dove il loro è un indistinto panteon composto dal nuovo clero degli intellettuali e dei giornalisti, e il noi è, per l'appunto, il Popolo.
Attenzione, qui nessuno sta scrivendo che nel laboratorio del pensiero politico di Fusaro si stia ricreando per caso il nazionalsocialismo, anche perché non c'è nessun tipo di misticismo, né nessuna apologia della violenza nel discorso di Fusaro. C'è da stare attenti, però. Perché quando si mischiano nella stessa pentola il materialismo socialista e il nazionalismo idealista, anche se le intenzioni sono buone e l'obiettivo è riparare ai torti del mondo, si rischia di prendere una strada che non sappiamo dove porta.
e chi non lo prende sul serio:
https://libernazione.it/linsostenibile-pesantezza-di-diego-fusaro/
Kavalerists
13-05-17, 12:22
Cioè, per i coglionazzi de Linkiesta il pensiero reazionario sarebbe dire :«Condannando preventivamente come blasfemo e immorale ogni atteggiamento non allineato», scrive Fusaro, «anti fascismo e lotta contro l'omofobia diventano, in questo modo, categorie persecutorie con cui silenziare, diffamare e discriminare chiunque non si attenga all'ortodossia, cioè alla sovrastruttura simbolica santificante i reali rapporti di forza, id est, la “struttura” economica del fanatismo del mercato planetario», e non chi quella condanna preventiva attua e di quelle categorie quell'uso fa?
Un bel:facepalmi:per Linkiesta.
Gli altri non li prendo neanche in considerazione.
Credo che comprerò il libro di Fusaro, mi sembra molto interessante.
E in conclusione dico che magari avessimo più intellettuali come Fusaro e meno cialtroni come Linkiesta.
Kavalerists
13-05-17, 12:28
Si può anche leggere Fusaro prendendolo molto sul serio, ma nel modo giusto.
Basta solo sentire un'altra campana.
Diego Fusaro e il coraggio di Pensare altrimenti
La recensione dell’ultimo libro di Diego Fusaro è anche un’occasione per fare i conti con le tante riserve preconcette che in troppi nutrono nei suoi confronti. Un’apologia di uno dei pochissimi filosofi che, riflettendo fuori dal coro del pensiero unico dominante, cercano di svegliare le masse dal sonno del dissenso
di Matteo Fais - 1 marzo 2017
Sarebbe bello potersi serenamente limitare a recensire il nuovo libro di Diego Fusaro, Pensare altrimenti, Einaudi 2017. Purtroppo invece, quando si parla del giovane filosofo, si deve prima di tutto scegliere se prenderne le difese, o condannarlo senza appello. Il suo personaggio, agli occhi della maggior parte della critica, offusca la possibilità di una lettura super partes e scevra da pregiudizi. Si dovrebbe adesso discutere del concetto di dissenso, il grande protagonista, come in un romanzo, della nuova avventura intellettuale raccontata in questo straordinario pamphlet, ma non è possibile, non in prima istanza almeno. Questo in ragione del fatto che, secondo alcuni – direi i soliti noti –, Fusaro non dovrebbe avere diritto di parola. Essendo vittima di ostracismo intellettuale e di una scellerata damnatio memoriae in vita, chi ne parla ha prima di tutto il dovere di affermare a chiare lettere che a questo filosofo deve essere permesso di esprimersi liberamente. La gran massa dei lettori e dei critici militanti ha già emesso la propria condanna come in passato accadde per Pasolini, salvo poi riesumarne il pensiero post mortem. “C’è chi viene al mondo postumo”, del resto, diceva Nietzsche in L’Anticristo. È il destino, a quanto pare, di ogni figura eterodossa e scomoda.
Contro Fusaro si è detto oramai di tutto. La pochezza intellettuale dei suoi detrattori tuttavia è tale che raramente gli si sono viste opporre delle controargomentazioni filosoficamente pregnanti. Essendo fondamentalmente il suo pensiero una fortezza a prova di bomba, la pletora di feroci leoni da tastiera e critici al soldo del pensiero unico dominante sono passati al contrattacco avvalendosi di ogni possibile colpo basso. Ingiurie, contumelie, spiacevoli insinuazioni sul suo conto. Dalla Nappi a salire – o scendere, se preferite – la canea di questo coro inurbano è stata assordante. Si tralascerà qui di confrontarsi con certe squallide posizioni che imputano il successo del nostro al fascino e alla mediaticità. A contrapporsi con chi adora sguazzare nel fango ci si lorderebbe inevitabilmente e ciò non è auspicabile.
Uno dei pareri più diffusi sul suo conto è quello secondo cui non sarebbe un serio e credibile intellettuale perché diffonde il suo pensiero sui social e, come in questo caso, a mezzo di agili pamphlet comprensibili anche a un pubblico di cultura medioalta. Questo popolo di stolti non ha evidentemente capito che Fusaro è un pensatore marxista e, per sillogistica conseguenza, un pensatore rivoluzionario. È nella natura di ogni vero uomo in rivolta, oltre che suo obbligo morale, trovare qualsiasi mezzo possa veicolare il proprio pensiero presso le masse. In tal senso, il Fusaro che posta video su YouTube e si avvale di ogni social media disponibile per diffondere idee gravide di sedizione è la quintessenza del vero intellettuale marxianamente inteso. Se il Comandante Che Guevara girava tra le capanne dei contadini analfabeti per convincerli della sua causa, il filosofo italiano utilizza giustamente, senza alcuna folle chiusura antimoderna, i nuovi strumenti a disposizione di chi voglia far sentire la propria voce. Si rassegnino i radical chic: vale più un Fusaro che getta nuova luce sugli oramai dimenticati Marx e Gramsci, con la sua divulgazione culturale, che un serissimo, anzi seriosissimo, studioso i cui testi rimarranno confinati entro una cerchia elitaria di cinquanta cultori della materia.
Sarà interessante pertanto, per recensire Pensare altrimenti, partire da una ferocissima stroncatura senza appello. Mi riferisco alla compiaciuta critica mossa da Michela Murgia, la scrittrice sarda, durante il suo consueto spazio nella trasmissione televisiva Quante Storie.
Meglio precisare fin da subito che la Murgia è una penna finissima, stilisticamente parlando. La lettura del suo Accabadora è ben più che consigliabile. In esso si ritrova una rara abilità nel mescolare profondissime conoscenze antropologiche a una forma avvincente e così vitale da far acquisire ai personaggi quasi un’esistenza al di fuori della dimensione cartacea. Per altro, se al suo collega Culicchia spetta il podio per aver dato vita letteraria all’esistenza del precario, lei è stata probabilmente la prima a raccontare con tragicomica ironia la dimensione infernale dei call center con il suo Il mondo dovrebbe sapere.
Sta di fatto che la giovane signora, quando ci si mette, dimostra nelle sue stroncature un sadismo compiaciuto stile ventennio, una vena censoria che non lesina fendenti e manganellate per il puro gusto di far gratuitamente del male. Questo se non altro il trattamento che ha riservato a Fusaro. Per giustificare la sua volontà di scontro, ha subito premesso che lei può permettersi di parlare delle storture dell’attuale sistema capitalistico per il fatto di provenire da una famiglia di modeste condizioni economiche e di aver vissuto sulla propria pelle il dramma di decine di lavori con contratti senza diritti. Non si capisce perché questo le darebbe maggior diritto rispetto a Fusaro, avendo vissuto anch’egli il precariato in prima persona. Non sussiste motivo, insomma, per cui la denuncia di ingiustizie e distorsioni debba essere di suo esclusivo appannaggio.
L’altro punto immensamente comico è che la Murgia accusi Fusaro di piegare la storia della filosofia a suo vantaggio, o se non altro di muoversi al suo interno con una certa libertà
Basterebbe leggere Aristotele, Hegel, Popper, Heidegger, ecc. Ogni grande pare avere questo vizio, o pregio che dir si voglia. Non si comprende perché solo a Fusaro non dovrebbe essere riconosciuta una tale franchigia, che è stata invece ampiamente tollerata nei secoli dei secoli. Non è per altro che tutti i filosofi da Platone a Gramsci gli diano ragione, cara Murgia. Egli critica Habermas, prende le distanze da Toni Negri, Bernard-Henri Lévy, Slavoj Žižek. Sono nomi eccellenti quelli con cui dichiara senza mezzi termini di non avere niente a che fare. Tra parentesi, poi, non è che siano loro a dargli ragione, casomai è il filosofo italiano a dar loro ragione. Si potrebbe pure scomodare il noto Carmelo Bene che dice: “Arrivati a un certo punto non si è più d’accordo con Baudelaire, si è Baudelaire”.
Non paga di queste furberie come colpi bassi di un lottatore sleale, la scrittrice sarda tira fuori il pugno di ferro. Eccola citare con orrore un passo sugli studi di genere e chiudere in bellezza attribuendo impunemente al nostro Diego niente di meno che l’essere “contro l’uguaglianza tra i generi e gli orientamenti sessuali”. Praticamente, alla fine di questi due, o tre minuti di accanimento persecutorio – come se si potesse seriamente decostruire un libro in due minuti – è riuscita a far figurare Pensare altrimenti come una sorta di Mein Kampf 2.0. Follia allo stato puro, o forse meglio sarebbe parlare di malafede da parte di una persona troppo intelligente per non essere consapevole del peso delle proprie parole. Fusaro descrive mirabilmente questa tendenza dell’intellighenzia di pseudo sinistra con l’espressione di reductio ad Hitlerum. Nella fattispecie, la strategia è quella di prendere una frase del libro, decontestualizzarla et voilà eccoti servito il nuovo idolo negativo. Esattamente quello che fa la Murgia che, con grande leggerezza, ci presenta un Fusaro “nemico dell’evoluzione dei diritti della società civile” conseguiti nel nostro paese in “questi ultimi anni”. Suppongo la scrittrice sarda si riferisca, per esempio, alla questione delle unioni civili. Vediamo dunque, giusto per stare alle parole messe nero su bianco, cosa scrive il filosofo incriminato in merito:
Lotte di per sé giuste come quella per le unioni civili omosessuali, quelle del femminismo e dell’animalismo radicale rivelano, in quanto completamente disgiunte dalla questione sociale e dall’opposizione al fanatismo economico, che una nuova cultura postborghese e postproletaria ha sostituito ai valori centrati sulla dignità del lavoro e dei diritti sociali e, con essi, la contestazione operativa del modo capitalistico della produzione […] Così, astrattamente, secondo la dinamica in atto, ciascuno si potrà sposare con chi vuole, ma, in concreto, pressoché nessuno potrà sposarsi, complici le condizioni precarie e flessibili del lavoro e, con esso, degli stili di vita.
L’emancipazione intesa in forma non illusoria dovrebbe consistere non già nell’astratto riconoscimento giuridico della relazione sentimentale e del progetto di vita di due individui (omosessuali o eterosessuali che siano), bensì nel fatto che essi possano disporre di un lavoro garantito e di un salario, di diritti sociali e di tutele, di modo che la loro relazione, oltre a essere riconosciuta in astratto, possa anche esistere in concreto
Basterebbero questi pochi passaggi per dimostrare che i giudizi pronunciati su Fusaro sono del tutto infondati, surrettizi, e caratterizzati da criminosa disonestà intellettuale. Nessuna stigmatizzazione dei costumi sessuali di chicchessia, ma piuttosto un invito ad aprire gli occhi sul fatto che, da parte della classe politica, la concessione dei diritti civili viene elargita a detrimento di quelli sociali. Spiace per Michela Murgia, ma non esiste passo dove il giovane professore inviti allo sterminio degli omosessuali, o dica che questi sarebbero inferiori agli altri esseri umani. Preso atto con profondo disgusto di tanta pochezza e dell’acrimoniosa scorrettezza dimostrata, veniamo al testo.
Tra i grandi meriti di Fusaro, ve n’è uno di rado citato: la sua prosa è veramente incalzante. Non si trascina mai in modo stanco. È carica sul piano concettuale, ma incede con singolare leggiadria. Fa venire voglia di leggere, senza sosta. Pur essendo un testo filosofico, coinvolge come un romanzo. Proprio come si trattasse di un’avventura, viene raccontata al lettore la storia del Dissenso: un personaggio ideale e al contempo estremamente concreto, multiforme, e difficilmente circoscrivibile. Il filosofo ne traccia un ritratto all’interno della storia delle idee, ne descrive le molteplici declinazioni sul piano pratico, dal dissenso noto come riformismo, fino a quello che si concretizza nella figura del rivoluzionario. Incredibilmente illuminante è poi la descrizione del rapporto che la democrazia teoricamente dovrebbe intrattenere con questo:
Il governo che non solo accetta e non reprime il dissenso, ma che trova in esso la sua forza e non la sua debolezza
C’è tanto in questo libro e Fusaro dà prova come al solito, tra riferimenti filosofici, letterari, e finanche poetici, di avere una cultura sterminata. Chi lo conosce e lo segue vi ritroverà molti aspetti del suo pensiero già ascoltati nelle più disparate occasioni, con la differenza di trovarsi qui al cospetto di una trattazione coesa e sistematica.
Pensare altrimenti è un vero e proprio manuale di sopravvivenza per tutti coloro che cerchino una via di fuga attiva dalla logica asfittica del pensiero dominante. Adatto per chi ha già avuto un sussulto di coscienza, o sia sulla buona strada. Fusaro indica la via, chiarisce le idee, insegna a non cadere vittima di quel potere occulto che guida il consenso, determinando molte volte anche il dissenso. L’invito è a non cedere e mantenere sempre fermo uno sguardo lungimirante, qualunque battaglia si stia combattendo: ogni lotta, se non vuole ridursi alla sterilità, deve essere sussunta entro l’orizzonte ideale della guerra al nemico principale, il neoliberismo e le disparità di classe. Il tutto nella consapevolezza che “l’individuo isolato non può cambiare le geometrie dell’esistente”.
La soluzione è una sola. Ce l’aveva già fornita il poeta di Recanati.
… Il dissentire e l’ira gravida di buone ragioni restano oggi imprigionati negli antri della coscienza degli individui artatamente scissi dal tessuto comunitario, impossibilitati, nel tempo del legame infranto e dell’autismo generalizzato, a dare vita alla «social catena»
Dunque la soluzione è fare comunità, unirsi, riscoprire la coscienza di classe, verticalizzare nuovamente il conflitto. La cosa sembra semplice, di traslucida e cristallina elementarità direi. Se non l’avevate capito da soli, non sbraitate contro Fusaro che cerca di spiegarvelo. Piuttosto, prendetevela con voi stessi.
Diego Fusaro e il coraggio di Pensare altrimenti | L' intellettuale dissidente (http://www.lintellettualedissidente.it/filosofia/il-coraggio-di-pensare-altrimenti/)
personalmente non capisco come Fusaro voglia risolvere il problema del capitalismo ritornando allo Stato nazione.
per due motivi:
1) il ritorno allo Stato nazione, soluzione già sperimentata nel passato, non ha rappresentato una forma di superamento del capitalismo ma anzi ha spesso sostenuto il suo lato più brutale. Personalmente, nella non dissoluzione dello Stato (cosa diversa dalla presenza di uno Stato succube di un altro Stato o di un altro ente) ci vedo solo l'inserimento di una ulteriore gerarchia e ulteriori fonti di oppressione. Ogni situazione merita ovviamente un discorso a parte (ad esempio la divisione dello Stato italiano in due o tre blocchi mentre i concorrenti europei rimangono unitari sarebbe dannosa a mio parere)
2) se usciamo dal contesto europeo e in particolare da quello euromediteranneo, il capitalismo e in particolare questa fase di globalizzazione rappresenta un miglioramento socio-economico per gran parte della popolazione. un cinese o un indiano e persino un africano credo abbiano molti più beni oggi che 20-25 anni fa. quindi il suo discorso del capitalismo globalizzato come nuovo Satana è di fatto minato nelle fondamenta. Almeno da un punto di vista materiale, poi se si vuole si può far il discorso intellettuale sulle idee che il capitalismo riesce a commercializzare o abbattere. Ma questo è un discorso secondario rispetto al benessere economico delle popolazioni.
Kavalerists
13-05-17, 13:14
Lo stato non scomparirà nè si dissolverà mai, liberiamo il campo dalle utopie e dalle nuvolette rosa che distorcono l'orizzonte reale. E in più oggi, ci piaccia o no, oggi la difesa delle conquiste sociali e del lavoro passa attraverso la difesa ad oltranza dello stato nazionale, specie nel contesto euromediterraneo di cui io e te facciamo parte. Scusa se è l'aspetto che più mi interessa, eh...poi sai se gli africani oggi hanno molti più beni perchè non restano a casa loro? Perchè è più facile venire qui a parassitare e ad impoverire noi? Cosa comporterà "l'alternativa" allo stato nazionale credo che lo si stia già vedendo ( e credo che il libro di Fusaro che dovrò leggere parli molto anche di questo ), non è il caso di dilungarci troppo, anche perchè, perdonami, io e te su molti argomenti avremo sempre visioni differenti quando non opposte, e attorcigliarmi su questioni infinite non è la mia attività preferita, specie quando so già che ognuno resterà della propria opinione, detto con tutto il rispetto.
Chi è Diego Fusaro, l'intellettuale perfetto per Lega e M5s - Il Foglio (http://www.ilfoglio.it/politica/2017/06/16/news/diego-fusaro-lega-m5s-140151/#.WY10we2iWVg.facebook)
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Fenomenologia di Fusaro, intellettuale disorganico perfetto per Lega e M5s
Anticapitalista con la Lacoste, si autodefinisce scomodo e parla con la stessa chiarezza di un comizio di Vendola
di David Allegranti
allegranti@ilfoglio.it
16 Giugno 2017 alle 10:45Diego Fusaro
Diego Fusaro
Roma. Auto-attribuirsi una patente di intellettuale emarginato, di dissidente rispetto al cosiddetto “pensiero unico”, insomma risultare “scomodo al sistema”, è la prima via per trovare successo e dimostrare al contempo di non essere davvero un emarginato. Gli irregolari, ai margini, ci sono per davvero, non come Diego Fusaro, il filosofo della supercazzola, che dirige collane editoriali (Bompiani), sforna libri con case editrici prestigiose (Bompiani, Einaudi), ha insegnato all’università (San Raffaele), gode della stima di augusti luminari del pensiero filosofico ed è perennemente in tv (soprattutto su La7).
Per anni è stato, nell’immaginario di migliaia di liceali, un bignami di filosofia gratis su Internet, con il suo filosofico.net che ha fatto la felicità di allievi alla ricerca di una Wikipedia su Platone, Nietzsche e Husserl. Oggi Fusaro, classe 1983, è il punto di riferimento dei frequentatori del bar di Guerre Stellari; complottisti, a vario titolo identitari, populisti e fasciogrillini. E’ l’intellettuale disorganico perfetto per un’alleanza rossobruna, o solo parecchio bruna, o per un’alleanza grillo-salvinista fra la Lega e il M5s, in attesa che la sinistra anti-Pd capisca da che parte stare (Fusaro è pur sempre un feroce anticapitalista e antiliberista). Ha un pubblico, intendiamoci, e forse neanche troppo piccolo, cui regala ogni giorno perle sui social network, da Twitter a Facebook, che compulsa spargendo il seme della dissidenza (l’ultimo libro, einaudiano, si chiama “Pensare altrimenti”). Leggendo i suoi status su Facebook o i suoi tweet, viene da chiedersi spesso se in realtà non ci stia prendendo tutti per i fondelli o se ci creda davvero a quel che picchietta sulla tastiera. La sua biografia su Twitter è già un programma. “Allievo indipendente di Hegel e Marx (solo che loro non lo sanno, ndr). Al di là della destra e della sinistra. Anticapitalista in lotta per l’emancipazione umana”.
La comunicazione fusariana, che si esprime anche attraverso monologhi su YouTube, è ossessiva. Fusaro se la prende in continuazione contro la “dittatura della lingua inglese”, anche condividendo costantemente suoi video (tradotti in inglese!). “L’odierno uso criminale della lingua inglese – ha scritto su Lo Spiffero –, imposta come destino e come necessità sistemica del processo di globalizzazione, procede di conserva con il tragico smantellamento degli Stati nazionali, rimpiazzati dalla governance globale, ossia dal potere economico deterritorializzato delle multinazionali e dei banchieri apolidi. Chi non se ne accorge, è cieco o in cattiva fede. Chi asseconda tutto questo, nel duplice e sinergico movimento di abbandono della sovranità nazionale e della cultura italiana (quale si esprime nella nostra splendida lingua), è uno sprovveduto o un criminale”. Hai voglia poi a spiegare a Fusaro che i “banchieri apolidi” non c’entrano un tubo con David Foster Wallace, Philip Roth, Bret Easton Ellis, e che per leggerli in originale l’inglese bisogna saperlo, e che sono pure belli da leggere nella lingua di quei puzzoni imperialisti. Ma l’inglese è solo una delle ossessioni fusariane, che alterna quelli che dovrebbero essere preziosi aforismi in 140 caratteri, a riflessioni la cui oscurità è pari solo a quella di certi comizi Nichi Vendola. Tant’è che Fusaro si è meritato anche un fake, Diego Fuffaro, che lo prende in giro su Facebook, ma la vanità del filosofo torinese è così enorme che potrà esserne solo contento. Nume tutelare del fuffarismo è Costanzo Preve, studioso di Marx che teorizzò il superamento della dicotomia destra-sinistra, ha scritto Raffaele Alberto Ventura su minimaetmoralia.it, “caldeggiando la nascita di un fronte comune — ‘rossobruno’ come dicono alcuni, o ‘eurasiatico’ come dicono altri — contro il capitalismo. Per questo motivo, alla fine della sua vita Preve si trovò a pubblicare i suoi libri per editori di estrema destra (Edizioni all’insegna del Veltro, Settimo Sigillo…) accanto a Julius Evola, Corneliu Codreanu e Robert Faurisson”. Insomma Fusaro è contro il capitalismo (ma allora perché si mette le polo della Lacoste e le felpine con la scritta Diesel in evidenza? Non ci sono troppi loghi per un no logo?), contro i “selfies” (“Mediante la pratica del selfie, l’individuo immortala sé stesso e poi rilancia l'immagine di sé moltiplicata e frammentata nella rete, per ottenere consenso da parte degli altri individui essi stessi atomizzati. Per ottenere i likes e per avere seguito presso sempre nuovi followers, come usa dire nel mondo alienato delle solitudini connesse via internet”; tutto bellissimo, ma allora che te ne fai di quel book fotografico di primi piani su Facebook?), contro l’Europa, (“L’Europa è un progetto criminale che serve a svuotare la politica e a produrre quel cretinismo economico che vediamo rappresentato ovunque”), contro i migranti e contro i gay (spesso mette insieme le due cose). Due giorni fa, su Lettera43.it, dove ha un blog, ha pubblicato un pezzo intitolato “Kalergi lo sapeva: stanno sostituendo i popoli europei coi migranti”. Laddove Kalergi è il conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, autore di “Paneuropa” e fondatore dell’Unione Paneuropea, teorico, secondo i complottisti, di un segretissimo “piano Kalergi” (che è come i Protocolli dei Savi di Sion) per creare una “razza mista”. Meno male però che ci sono gli sventatori di piani segreti, come Byoblu, Matteo Salvini e, appunto, sor Fusaro, secondo cui “per un verso, l’ideologia gender disgiunge la sessualità dalla funzione procreativa e contrabbanda il nuovo mito omosessualista, transgenderista e post familiare come paradigma glamour per le masse precarizzate e indotte all’abbandono del modello familiare borghese e proletario mediante riti di normalizzazione post moderna (gay pride, sfilate arcobaleno, Pussy Riot). Per un altro verso, l’immigrazione di massa voluta dai signori apolidi del capitale deporta in Europa masse di nuovi schiavi disposti a tutto pur di esistere e privi di coscienza di classe e di memoria dei diritti sociali”.
Fra i vari duelli affrontati da Fusaro, merita di essere menzionato quello con Gianluca Vacchi a “Matrix”, dove il filosofo in un servizio della trasmissione ha accusato il milionario esperto nell’arte del cazzeggio di essere un nichilista, in senso nietzscheano, nonché figlio “dello show” (tu quoque, Fusaro!). Vacchi lo ha ringraziato, perché “mi ha fatto un complimento, non so quanto consapevolmente” e ha spiegato perché non è così male sentirsi dare del nichilista, a partire dalla lettura di “Così parlò Zarathustra” e dalle tre metamorfosi dello spirito descritte da Zarathustra, cioè le tre fasi principali che la mente umana passa attraverso il processo della scoperta di se stessi. L’ultima delle tre fasi prima di approdare al Superuomo, trasfiguratore dei valori morali comuni, è rappresentata dall’immagine del fanciullo, che è il nuovo inizio, la cui volontà è innocente e creatrice al tempo stesso. E’ il fanciullo, ha detto Vacchi, che “attraverso la fantasia, l’incoscienza, l’inconsapevolezza e il gioco, ricrea i nuovi valori. Io sono il bambino, caro Fusaro!”. Cioè, il Superuomo. Anche Vacchi, insomma, deve essere un frequentatore del sito dell’allievo indipendente di Marx.
Kavalerists
12-08-17, 05:50
Oddio, Il Foglio che ci mette in guardia dai pericoli "reazionari" insiti nel pensiero di Fusaro fa un pò ridere, per non dire che dà il voltastomaco.
Kavalerists
12-08-17, 05:58
Tra l'altro mi sembra che, stringendo al succo più profondo, G.Chiesa non dica cose molto diverse da quanto affermato da Fusaro:
La sinistra è ormai globalista. Non resta che difendere la nazione - Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/26/la-sinistra-e-ormai-globalista-non-resta-che-difendere-la-nazione/3749158/#disqus_thread)
Aspettiamo che i soloni de Il Foglio, tra l'altro noti progressisti da sempre preoccupati della corretta interpretazione ed applicazione del socialismo:rolleyes: ci mettano in guardia sul pericoloso embrione di nazismo che si annida anche nel pensiero di quest'altro cripto-rossobruno... :44:
MarinoBuia
12-08-17, 07:55
pertanto, per quel che ci riguarda, il fronte anti-NWO passa per fusaro, salvini, il buon G. Chiesa e qualche grillino
buono a sapersi...
''di pietro mi voleva mettere le mani addosso. poi si è sentito male'' - video - Media e Tv (http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/39-39-pietro-mi-voleva-mettere-mani-addosso-poi-si-159115.htm)
Da Il Fatto Quotidiano - News su politica, cronaca, giustizia ed economia (http://www.ilfattoquotidiano.it)
“Finita la trasmissione ‘L’aria che Tira’, il signor Di Pietro dietro le quinte si è infuriato e ha continuato a inveire e sbraitare contro il sottoscritto, il quale con olimpica compostezza ha ribadito fermamente che Mani Pulite fu un colpo di Stato. Purtroppo poi si è accasciato a terra perché ha avuto un malore”. E’ il racconto che ai microfoni de La Zanzara (Radio24) fa il filosofo Diego Fusaro, dopo lo scontro agguerrito che lo ha visto protagonista con l’ex leader dell’Idv a L’Aria che Tira, su La7.
fusaro di pietro
FUSARO DI PIETRO
“Spero che ora Di Pietro stia meglio” – continua – “Da quel che ho visto, è caduto a terra e lo staff della trasmissione lo ha soccorso e portato via in un’altra stanza. Mi è stato chiesto cortesemente di allontanarmi, perché, qualora mi avesse rivisto, avrebbe avuto una ricaduta. Ci hanno dovuto separare durante la discussione, perché Di Pietro stava per mettermi le mani addosso. Io invece ho mantenuto una compostezza atarassica degna di Epicuro e degli dei olimpici”
:rolleyes:
Lord Attilio
21-10-17, 13:23
Scontro al vertice tra due mentecatti.
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Kavalerists
21-10-17, 13:34
Infatti "Mani Pulite" fu un vero e proprio colpo di stato soft. Non era più l'epoca giusta per i Pinochet, e si era troppo in anticipo sui tempi per le rivoluzioni colorate in stile sorosiano.
Infatti "Mani Pulite" fu un vero e proprio colpo di stato soft. Non era più l'epoca giusta per i Pinochet, e si era troppo in anticipo sui tempi per le rivoluzioni colorate in stile sorosiano.
Quindi tu difendi 50 anni di mafia DC e partitocratica che ci hanno portato ad essere una debtocracy e ad essere un Paese dalla corruzione e non la magistratura che ha cercato di stroncare questa cronicità? CUT
Kavalerists
22-10-17, 09:11
Infatti "Mani Pulite" fu un vero e proprio colpo di stato soft. Non era più l'epoca giusta per i Pinochet, e si era troppo in anticipo sui tempi per le rivoluzioni colorate in stile sorosiano.
Tra l'altro la corruzione è continuata benissimo anche dopo, e anche meglio. Le finalità dell'operazione erano ben altre che "eliminare la corruzione", e si son viste benissimo dopo e ancor meglio oggi.
Solo certi CUT possono non accorgersene.
Infatti "Mani Pulite" fu un vero e proprio colpo di stato soft.
in parte è vero.
Kavalerists
22-10-17, 22:59
Tra l'altro la corruzione è continuata benissimo anche dopo, e anche meglio. Le finalità dell'operazione erano ben altre che "eliminare la corruzione", e si son viste benissimo dopo e ancor meglio oggi.
Solo certi CUT possono non accorgersene.
Vabbè, C@scista, ma almemo "nazidemocratico" potevi lasciarlo, mica è un insulto è una precisa ideologia politica.
Certo può anche essere intesa come un insulto, dipende dai punti di vista. :D
p.s.: e che ti trovavi potevi anche "cuttare" il "fascisti bastardi" nel post 14, che dici?
Kavalerists
22-10-17, 23:02
Mizzica, tempestività teutonica..:eek:
. Io invece ho mantenuto una compostezza atarassica degna di Epicuro e degli dei olimpici”
:rolleyes:
cmq uno che dice queste frasi ha qualche problemuccio di ego a livello da adolescente presuntuoso.
Nel 1992 dovevano commissariarci per sempre, la mafia al governo non è legittimità popolare.
Kavalerists
27-10-17, 17:10
Frìchiti...
LupoSciolto°
28-10-17, 10:29
cmq uno che dice queste frasi ha qualche problemuccio di ego a livello da adolescente presuntuoso.
Sì, di problemi ne ha. Da par mio, preferisco di gran lunga Costanzo Preve, filosofo che formulò delle validissime riflessioni in ambito marxista. Però bisogna ammettere che Fusaro, tralasciando certi discorsi semi-complottisti che fanno cadere le braccia, ha il pregio di ricordare al grande pubblico due cose essenziali 1) l'opera di distruzione del welfare e la progressiva precarizzazione delle condizioni di vita del neoproletariato 2) il fatto che viviamo in una colonia U$A. Non pretendo altro. E' giovane e, soprattutto, è un personaggio mediatico.
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