famedoro
07-08-10, 11:05
Dietro l'incontro tra Fini, Casini e Rutelli è partita la caccia alle streghe
Se anche il dialogo diventa reato...
di Antonio Rapisarda La climax è stata la seguente: eretici, controcantori, traditori e scissionisti. Non poteva mancare, però, l’esplosione finale: democristiani! Sì, all’indomani della riunione di quella che è stata denominata “area di dialogo”, dalle parti di una certa stampa è partito il seguente attacco. “Aiuto torna la Dc”, si legge su Libero, sottintendendo (neppure troppo) che con la riunione che ieri ha visto Futuro e libertà, Udc, l’Api di Rutelli e la pattuglia del Movimento per l’autonomia starebbe rinascendo quel polo neocentrista vera ossessione monomaniacale dei retroscenisti di casa nostra e spauracchio a quanto sembra per i pasdaran di “quel” centrodestra.Ma che cosa è successo in realtà ieri? C’è stato un incontro pubblico tra forze di “maggioranza” e di “opposizione” su un tema preciso come la decisione sulla mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo. Ebbene, dopo una discussione questi quattro soggetti parlamentari hanno deciso per l’astensione. Un orizzonte che, francamente, sembra abbastanza minimale rispetto alle sirene di allarme sparate sui titoli nei giornali. Non è bastato, poi, che proprio i rappresentanti di questi soggetti abbiano chiarito i contorni di questo incontro e abbiano rilanciato chi la propria adesione a un sistema dell’alternanza virtuoso (è il caso dei finiani) chi invece il proprio scetticismo.E invece no. Per i cantori del bipolarismo versione muscolare il fatto che si sia trovato un punto d’accordo fermo restando la propria collocazione geografica e politica all’interno delle aule parlamentari è un reato di lesa maestà. Insomma, tanto per usare un’espressione di uno che ha partecipato alla riunione come Ferdinando Adornato, per qualcuno la “normalità parlamentare” di forze che si incontrano per discutere sarebbe un tradimento (l’ennesimo) del mandato elettorale, una prova tecnica di inciucio e via dicendo.Il tutto condito, come purtroppo sta diventando (mal)costume, dall’insulto, dalla minaccia delle urne, e adesso dal dipingere ciò che è successo come la peggiore condotta dei partiti della prima Repubblica. E dire che, al rientro dalle ferie, ci sarà da discutere di importanti temi come il federalismo, il Mezzogiorno e ancora i temi della giustizia. Dinanzi a questi, quale dovrebbe essere il modus operandi? Per caso l’ennesima e controproducente prova di forza? La stessa che non ha portato a nulla con il nodo intercettazioni?Da tutto questo si capisce insomma come le parole dialogo, convergenza, normalizzazione dei rapporti, per qualcuno siano ancora tabù quando si trasformano da slogan a prassi. Come l’interpretazione del bipolarismo all’italiana sia così distante ancora dai modelli altisonanti che si leggono nei programmi dei partiti e nei meeting delle fondazioni. Siamo distanti anche da un motto caro alla destra italiana. Chi si ricorda, come ha ricordato Italo Bocchino, quel caro e vecchio slogan “la nazione in luogo della fazione” che veniva scandito in tutte le piazze? E pensare di poter trovare convergenze sui temi cari a tutti – invece di proseguire nella guerra civile permanente – non significa pensare al bene della nazione? Se non è così in che razza di Paese viviamo?
4 agosto 2010
Ffwebmagazine - Se anche il dialogo diventa reato... (http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.asp?VisImg=S&Art=7379&Cat=1&I=immagini/Foto%20D-F/dia_int.jpg&IdTipo=0&TitoloBlocco=NEWS%20FfMagazine&Codi_Cate_Arti=7)
Se anche il dialogo diventa reato...
di Antonio Rapisarda La climax è stata la seguente: eretici, controcantori, traditori e scissionisti. Non poteva mancare, però, l’esplosione finale: democristiani! Sì, all’indomani della riunione di quella che è stata denominata “area di dialogo”, dalle parti di una certa stampa è partito il seguente attacco. “Aiuto torna la Dc”, si legge su Libero, sottintendendo (neppure troppo) che con la riunione che ieri ha visto Futuro e libertà, Udc, l’Api di Rutelli e la pattuglia del Movimento per l’autonomia starebbe rinascendo quel polo neocentrista vera ossessione monomaniacale dei retroscenisti di casa nostra e spauracchio a quanto sembra per i pasdaran di “quel” centrodestra.Ma che cosa è successo in realtà ieri? C’è stato un incontro pubblico tra forze di “maggioranza” e di “opposizione” su un tema preciso come la decisione sulla mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo. Ebbene, dopo una discussione questi quattro soggetti parlamentari hanno deciso per l’astensione. Un orizzonte che, francamente, sembra abbastanza minimale rispetto alle sirene di allarme sparate sui titoli nei giornali. Non è bastato, poi, che proprio i rappresentanti di questi soggetti abbiano chiarito i contorni di questo incontro e abbiano rilanciato chi la propria adesione a un sistema dell’alternanza virtuoso (è il caso dei finiani) chi invece il proprio scetticismo.E invece no. Per i cantori del bipolarismo versione muscolare il fatto che si sia trovato un punto d’accordo fermo restando la propria collocazione geografica e politica all’interno delle aule parlamentari è un reato di lesa maestà. Insomma, tanto per usare un’espressione di uno che ha partecipato alla riunione come Ferdinando Adornato, per qualcuno la “normalità parlamentare” di forze che si incontrano per discutere sarebbe un tradimento (l’ennesimo) del mandato elettorale, una prova tecnica di inciucio e via dicendo.Il tutto condito, come purtroppo sta diventando (mal)costume, dall’insulto, dalla minaccia delle urne, e adesso dal dipingere ciò che è successo come la peggiore condotta dei partiti della prima Repubblica. E dire che, al rientro dalle ferie, ci sarà da discutere di importanti temi come il federalismo, il Mezzogiorno e ancora i temi della giustizia. Dinanzi a questi, quale dovrebbe essere il modus operandi? Per caso l’ennesima e controproducente prova di forza? La stessa che non ha portato a nulla con il nodo intercettazioni?Da tutto questo si capisce insomma come le parole dialogo, convergenza, normalizzazione dei rapporti, per qualcuno siano ancora tabù quando si trasformano da slogan a prassi. Come l’interpretazione del bipolarismo all’italiana sia così distante ancora dai modelli altisonanti che si leggono nei programmi dei partiti e nei meeting delle fondazioni. Siamo distanti anche da un motto caro alla destra italiana. Chi si ricorda, come ha ricordato Italo Bocchino, quel caro e vecchio slogan “la nazione in luogo della fazione” che veniva scandito in tutte le piazze? E pensare di poter trovare convergenze sui temi cari a tutti – invece di proseguire nella guerra civile permanente – non significa pensare al bene della nazione? Se non è così in che razza di Paese viviamo?
4 agosto 2010
Ffwebmagazine - Se anche il dialogo diventa reato... (http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.asp?VisImg=S&Art=7379&Cat=1&I=immagini/Foto%20D-F/dia_int.jpg&IdTipo=0&TitoloBlocco=NEWS%20FfMagazine&Codi_Cate_Arti=7)