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Visualizza Versione Completa : 'Berlusconi finanziava Provenzano'



Florian
11-08-10, 13:39
Quei 100 milioni da Berlusconi alla mafia


Il quotidiano di via Solferino rivela: Massimo Ciancimino ha consegnato ai giudici un 'pizzino' del 2001 del padre Vito che documenterebbe passaggi di contante da distribuire ai vertici di Cosa Nostra
Cento milioni di vecchie lire versati da Silvio Berlusconi alla mafia nel 2001. La relazione pericolosa per il premier sarebbe documentata in un pizzino consegnato da Massimo Ciancimino ai magistrati, secondo quanto rivelato oggi dal Corriere della Sera. Nel foglio dattiloscritto ma accompagnato da annotazioni autografe di don Vito che si riferisce al boss Bernardo Provenzano con l’appellativo di ragioniere, si fa esplicitamente il nome del presidente del Consiglio.

Scrive l’inviato Felice Cavallaro: il testo è top secret ma chi lo ha letto così sintetizza evocando conteggi in vecchie lire: ‘dei 100 milioni ricevuti da Berlusconi, 75 a Benedetto Spera e 25 a mio figlio Massimo’. E poi: ‘Caro rag. Bisogna dire ai nostri amici di non continuare a fare minchiate … e di risolvere i problemi giudiziari”. Il pizzino sarebbe stato scritto dal padre, secondo Massimo Ciancimino, nella seconda metà del 2001, dopo il voto del 13 maggio per le elezioni nazionali e del 24 giugno per la Regione siciliana con la doppia vittoria schiacciante di Silvio Berlusconi e di Totò Cuffaro. Don Vito chiede al capo della mafia di intervenire sui politici usciti vittoriosi dalle elezioni chiedendo di “non fare minchiate” ingiustificate alla luce dei “numeri” della vittoria: 61 seggi a zero per il centrodestra in Sicilia.

Massimo Ciancimino ha consegnato il pizzino insieme a una cartellina piena di lettere e documenti che sarebbe stata trovata a casa della madre, la signora Epifania. Mamma e figlio sono stati sentiti nei giorni scorsi dai pm Antonio Ingroia e Antonino Di Matteo sul contenuto del pizzino e in particolare la signora Ciancimino avrebbe inserito questa novità in un rapporto consolidato che risaliva a trenta anni prima: “mio marito si incontrava negli anni settanta con Berlusconi a Milano”, avrebbe detto la signora aggiungendo con un pizzico di disappunto: “ma alla fine Vito si sentì tradito dal Cavaliere”.

Il rapporto Ciancimino-Berlusconi non è una novità assoluta delle indagini palermitane. Le prime tracce risalgono a una serie di relazioni della Polizia degli anni ’80 in cui si descrive la figura di Marcello Dell’Utri e il suo legame con un collaboratore di Ciancimino, l’ingegner Francesco Paolo Alamia. Mentre già nel 2004, in una telefonata intercettata dalla Procura di Palermo tra Massimo Cinacimino e la sorella Luciana, il figlio di don Vito sosteneva che esistesse un assegno di 25 milioni di lire da parte di Silvio Berlusconi a beneficio del padre.

Anche su questo punto Massimo Ciancimino ha offerto nuovi chiarimenti ai pm nei giorni scorsi: si sarebbe trattato in realtà di soldi in contanti che lui stesso avrebbe ritirato da un amico del braccio destro di Provenzano, Pino Lipari.

Il fatto che Massimo Ciancimino abbia in due occasioni ricevuto decine di milioni di lire dal boss Provenzano o dai suoi amici sta modificando la posizione giuridica del “testimone assistito”. Probabilmente la Procura di Palermo sta valutando la sua iscrizione sul registro degli indagati per favoreggiamento. Un elemento che però paradossalmente rafforza la credibilità delle sue affermazioni autoindizianti.

I rapporti tra il gruppo Berlusconi e la mafia comunque non sono una novità assoluta. A parte la condanna nel processo di appello contro Marcello Dell’Utri (nel quale comunque le dichiarazioni del figlio di don Vito non sono state recepite perché considerate contraddittorie e a rate) già nelle indagini degli anni novanta sulla famiglia mafiosa di San Lorenzo erano emerse le prove documentali dei versamenti della Fininvest a titolo di “regalo” ai boss. Nel libro mastro del pizzo, sequestrato al clan, era stata trovata la dicitura “Can 5 5milioni reg”.

I collaboratori di giustizia avevano spiegato che a partire dagli anni ’70, prima attraverso Vittorio Mangano e poi per tramite dell’amico di Dell‘Utri, Gaetano Cinà, ogni anno il Cavaliere faceva arrivare soldi alla mafia.

Non si trattava però di tangenti, ma di doni fatti per mantenere i buoni rapporti. Il boss di Porta Nuova, Salvatore Cancemi, aveva aggiunto di aver visto il contante proveniente da Arcore ancora nel 1992. La trafila del denaro allora prevedeva che i soldi di Berlusconi finissero nelle mani dell’allora capo dei capi Totò Riina per poi essere suddivisi tra le varie famiglie mafiose.

Ora, se autentico, il nuovo pizzino conferma che quell’abitudine non finì con la discesa in campo del Cavaliere. Tanto che altri regali in contanti sarebbero arrivati al successore di Riina. Un fatto che, se provato, spiega bene perché Berlusconi nel 2006 fu l’unica carica istituzionale italiana a non complimentarsi per la cattura di Provenzano.


Quei 100 milioni da Berlusconi alla mafia | Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/11/quei-100-milioni-da-berlusconi-alla-mafia/49464/)

Florian
11-08-10, 13:51
Palermo Spunta un pizzino dell'ex sindaco a Provenzano Elezioni 2001

Mafia, Ciancimino jr .
tira in ballo il premier

La vedova di don Vito: incontri negli anni '70
Palermo Spunta un pizzino dell'ex sindaco a Provenzano Elezioni 2001


PALERMO - Dopo le minacce al figlio di cinque anni dice di non volere più parlare, Massimo Ciancimino. Ma lo ha fatto negli ultimi giorni. Come la madre Epifania Scardino, per la prima volta loquace con i magistrati di Palermo ai quali ha confermato il contenuto di un «pizzino» indirizzato nel 2001 dal marito, «don Vito», a Bernardo Provenzano chiamato «Caro Rag.» e con riferimenti espliciti a Silvio Berlusconi.

Un invito a distribuire i cento milioni di lire incassati da una trattativa che coincide con le elezioni del 2001. Il testo è top secret, ma chi lo ha letto così sintetizza evocando conteggi in vecchie lire: «Dei 100 milioni ricevuti da Berlusconi, 75 a Benedetto Spera e 25 a mio figlio Massimo». E poi: «Caro Rag. bisogna dire ai nostri amici di non continuare a fare minchiate... E di risolvere i problemi giudiziari...».
Sarebbe davvero inquietante questo appunto, soprattutto se fosse confermata la data del 2001, quando si votò per le Politiche il 13 maggio e per le Regionali in Sicilia il 24 giugno. Anche perché un seppur incerto riferimento a un flusso di denaro sporco riversato da Ciancimino padre nelle attività edilizie dell'impero Berlusconi risale al 1974, con la mediazione di due prestanome, due costruttori che allora si presentavano a Milano come danarosi uomini d'affari. La coppia che l'ex sindaco di Palermo chiamava sarcastico «B&B»: Antonino Buscemi, morto in carcere mentre stava scontando una pena, e Franco Bonura, condannato nel 2008 a venti anni.

Varca adesso una nuova soglia Massimo Ciancimino con questo «pizzino» in cui compare Spera, allora longa manus di Provenzano. E la varca con l'aiuto della madre, malata, anziana, ma pronta, con una tempestività sospetta, a trovare una carpetta del marito e a consegnarne il contenuto al figlio Massimo. Sospetta perché tutto sarebbe accaduto due giorni prima della perquisizione ordinata dalla procura di Caltanissetta, quasi un mese fa, in case e ville dei parenti di Ciancimino junior.

Una scelta dalla quale traspare una certa diffidenza da parte del procuratore Sergio Lari e dei sostituti nisseni che hanno tanto materiale su cui lavorare, ma non quel «pizzino». Documento che adesso compare solo a Palermo negli uffici di Nino Di Matteo, Paolo Guido e Antonio Ingroia. Gli stessi che per la prima volta avrebbero avuto la conferma di un rapporto diretto fra «don» Vito e Berlusconi per voce della vedova: «Si, mio marito incontrava negli anni Settanta Berlusconi a Milano... Ma alla fine si sentì tradito dal Cavaliere...».
Adesso sarà necessario cercare adeguati riscontri. Di qui il mandato affidato alla polizia scientifica per un esame sulla compatibilità della carta con l'epoca indicata, il 2001, quando c'era già l'euro, ma tanti ancora conteggiavano gli affari in lire. E poi è tutta da definire la stessa attendibilità di Ciancimino junior visto che un tribunale, quello di Dell'Utri, lo ha ritenuto contraddittorio.

Da sei anni aleggia comunque l'ombra di un assegno da 25 milioni del Cavaliere a Ciancimino. Effetto di una intercettazione fra Ciancimino junior e la sorella Luciana, allora indispettita per le difficoltà a trovare un posto di prima fila per il decennale di Forza Italia a Palermo, presente Berlusconi. E il fratello, senza immaginare di essere ascoltato, fu pronto a ricordare che avrebbero potuto sventolare la prova di quel pagamento. Appunto, un assegno, si pensò. Documento mai trovato. Ma adesso richiamato da Massimo Ciancimino con una correzione: «Non si trattava di un assegno, ma di soldi in contanti: i 25 milioni di lire indicati nel "pizzino", somma che andai a ritirare presso un amico di Pino Lipari...».

Siamo alla piena ammissione di un evento che rende l'allora giovane rampollo di «don» Vito complice del padre. Tanto da portare i procuratori di Palermo a un passo obbligato: la sua incriminazione per favoreggiamento, riciclaggio o addirittura per concorso esterno in associazione mafiosa.
«Fate pure, a me interessa solo raccontare la verità, ormai...», avrebbe detto la scorsa settimana a palazzo di giustizia dove lunedì mattina è tornato in lacrime, dopo aver trovato la lettera con proiettile e minacce al figlio, chiedendo protezione per il piccolo e promettendo a se stesso di non fare più rivelazioni: «Così, tacendo, diventerò anch'io un "eroe"».
Un riferimento diretto a Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore dal senatore Marcello Dell'Utri considerato un «eroe». Frase ripetuta ieri ai due uomini di scorta che, prima di accompagnarlo con moglie e figlio fuori Palermo, si sono presentati con le «misure rafforzate»: tre giubbotti antiproiettile.

Felice Cavallaro


Mafia, Ciancimino jr . tira in ballo il premier - Corriere della Sera (http://www.corriere.it/politica/10_agosto_11/mafia-ciancimino-jr_f28f96ca-a536-11df-80bf-00144f02aabe.shtml)

Cabraizinho
11-08-10, 20:15
Perchè non sono stupito? :chefico:

Tomás de Torquemada
11-08-10, 20:24
Perchè non sono stupito? :chefico:

Forse perché, ad esempio, le frasi su Mangano risalgono al 2008...

Ma che secondo lui non fosse un eroe, bensì un condannato per mafia, Fini lo ha precisato una ventina di giorni addietro...

Dopo un congruo periodo di riflessione, direi.

Lancillotto del Lago
13-08-10, 22:06
Si mormora anche che sia il mandante dell'assassinio di Abramo Lincoln:D
e che Jack the Ripper......:mmm:

Cristian
13-08-10, 22:11
Non sono molto stupito,da quando è diventato imprenditore ha avuto "appoggi" da tutte le parti.Basti sapere con quali soldi ha creato Forza Italia.

Lancillotto del Lago
13-08-10, 22:35
Non sono molto stupito,da quando è diventato imprenditore ha avuto "appoggi" da tutte le parti.Basti sapere con quali soldi ha creato Forza Italia.

quali..??:mmm:

Cristian
13-08-10, 22:39
quali..??:mmm:

Chissà quali.Non fate nomi di mafiosi o persone che hanno a che fare con la Mafia e che sono nel mondo politico per merito del Cavaliere,il Premier non ha niente a che fare con questa "gentaglia".:giagia:

Lancillotto del Lago
13-08-10, 23:44
Chissà quali.Non fate nomi di mafiosi o persone che hanno a che fare con la Mafia e che sono nel mondo politico per merito del Cavaliere,il Premier non ha niente a che fare con questa "gentaglia".:giagia:

ma non ho ancora capito chi..:gratgrat:
ti si è incappellato il cervelletto ??:sofico:

brunik
13-08-10, 23:54
se fosse stato Fini a dare 100 milioni alla mafia la notizia avrebbe avuto un qualche significato, siccome è stato Berlusconi lo perdoniamo perchè si sa che non è un santo ma ci piace così com'è.

D'altronde quando vince le elezioni la prima cosa di cui si preoccupa sempre è fare il Ponte sullo Stretto, un suo motivo ci sarà.

Cristian
14-08-10, 00:27
se fosse stato Fini a dare 100 milioni alla mafia la notizia avrebbe avuto un qualche significato, siccome è stato Berlusconi lo perdoniamo perchè si sa che non è un santo ma ci piace così com'è.

D'altronde quando vince le elezioni la prima cosa di cui si preoccupa sempre è fare il Ponte sullo Stretto, un suo motivo ci sarà.

Si un Presidente che presta soldi alla Mafia lo perdoniamo,perchè si sa che non è un santo ma ci piace cosi com'è.

Logico!!!!.Spero sia stato ironico nel tuo commento.