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MaIn
18-11-17, 23:01
Che guaio i politici senza cultura (http://m.espresso.repubblica.it/opinioni/vetro-soffiato/2014/10/07/news/che-guaio-i-politici-senza-cultura-1.183154)


Ho letto in questi giorni in vari giornali e riviste che gli intellettuali non ci sono più, sono scomparsi. Sia quelli che allora (parliamo del Novecento fino al suo ultimo decennio) venivano chiamati “organici” perché mettevano il loro cervello e i loro saperi al servizio del partito cui aderivano; sia gli “indifferenti” che non avevano alcuna passione e informazione sulla politica ma coltivavano le loro scienze. Adesso, da almeno 25 anni a dir poco, non ci sono più salvo alcuni molto vecchi, senza denti e in carrozzella, che pensano a tutt’altro che alla politica.

A me non sembra che le cose stiano così e neppure sono state così ai tempi nei quali gli italiani erano - come si dice ora - una vera e propria eccezione, a volte anche più di altri popoli.

Farò intanto una prima osservazione: gli italiani avrebbero messo i loro saperi al servizio d’un partito ma facevano parte, proprio per questa loro funzione, del gruppo dirigente di quel movimento politico, e spesso l’hanno diretto e talvolta l’hanno addirittura fondato.

La Democrazia cristiana nacque da una costola dei Popolari che erano stati un grande partito nato nel 1919 e il suo primo fondatore e leader fu Alcide De Gasperi che ai tempi di Roma occupata dai nazisti era stato ospitato in Vaticano e lavorava nella biblioteca di quell’istituzione religiosa. I cosiddetti “cavalli di razza” di quel partito che vennero subito dopo di lui erano intellettuali di professione come Fanfani, Dossetti, La Pira; Aldo Moro era un intellettuale al cento per cento e così pure Ciriaco De Mita dopo di lui.

Il Partito repubblicano ebbe per vent’anni e più la guida di Ugo La Malfa e, accanto a lui, di Bruno Visentini. Erano al tempo stesso politici e intellettuali, La Malfa veniva direttamente dal Partito d’Azione; Visentini oltre alla politica e alla finanza coltivava la pittura e la musica di cui era fervido amatore. Direi che l’ottanta per cento degli aderenti al Partito repubblicano erano persone di elevata cultura e intelletto e facevano parte di quello che allora si chiamava il notabilato nelle professioni libere, medici, avvocati, docenti universitari o delle scuole superiori. La politica tuttavia li intrigava fortemente e la praticavano in un partito che aveva pochi voti ma era molto qualificato. Il grosso quantitativo del partito era della Toscana e delle Romagne dove contendeva al Pci la guida della pubblica opinione e delle istituzioni locali. Quanto ai comunisti il loro vero partito cominciò al congresso di Lione dopo aver messo fuori gioco il massimalismo di Bordiga. A Lione nacque un Partito comunista moderno e italiano. Il congresso e il gruppo dirigente che ne uscì erano guidati da Gramsci, Togliatti, Terracini, e anni dopo affluirono in esso personaggi come Amendola, Ingrao, Tortorella, Macaluso, Reichlin, Tronti: persone diverse, di diverso sentire, ma tutte con una vasta cultura che discendeva da personaggi come Antonio Labriola, Giustino Fortunato, e perfino Benedetto Croce. Anche Enrico Berlinguer era un intellettuale e guidò il partito per molti anni fino alla sua prematura scomparsa. La nuova generazione che gli subentrò compì alcuni errori politici non lievi ma era comunque dotata di ampie letture e di interessi culturali. D’Alema fu uno di quelli e Veltroni anche di più poiché è stato giornalista, direttore de “l’Unità”, membro del miglior governo Prodi, ministro dei Beni culturali, sindaco di Roma per due mandati e coltiva cinema, scrive romanzi e memorie. Quanto al Partito d’Azione, quello fu addirittura il partito degli intellettuali e proprio per questo ebbe pochissima fortuna e non visse che una breve stagione per quanto riguarda la politica, ma la sua cultura politica è tuttora tra quelle più condivise e risale ai fratelli Rosselli, ad Ernesto Rossi, a Norberto Bobbio, a Colorni, a Salvemini e a molti altri. Dette il meglio di sé come cultura e il peggio del peggio come politica.

Infine le persone guida del Partito liberale furono nientemeno che Benedetto Croce e Luigi Einaudi. E il gruppo della sinistra di quel partito era formato da Mario Pannunzio, Leone Cattani, Nicolò Carandini, Cagli, Storoni, Ennio Flaiano, Vitaliano Brancati. Erano apolitici? Certo che no. La politica furono loro a guidarla e non ad esserne guidati, erano indipendenti? Se la parola è detta nel senso dell’indifferenza dalla politica, no, non erano affatto indifferenti. Erano semmai autoreferenti quanto si può nell’esercizio stesso del potere. Persone che servivano lo Stato e il Paese come furono poi Ciampi, Prodi, Valiani, e tanti altri.

Ma oggi? che succede oggi? Il politichese si è moltiplicato del mille per cento ed ha inquinato e deformato la democrazia italiana. Un altro fenomeno non inconsueto anzi frequente nella vita pubblica italiana è emerso da almeno vent’anni a modificare nel peggio la qualità della nostra convivenza sociale. Si chiama demagogia e ha come strumento il populismo. Dura a dir poco da vent’anni e tutto lascia presagire che ne durerà almeno altrettanti con i suoi nefasti effetti.

Quando la demagogia e il populismo imperano, allora sì la mancanza degli intellettuali risulta catastrofica. Non quando sono troppi ma quando non ce n’è più nessuno.

Lord Attilio
30-11-17, 00:05
Ahimè devo constatare questo problema anche nei comunisti. Una volta i quadri del partito comunista avevano una cultura e un'intelligenza straordinari. Questo è per esempio visibile in un politico di quella formazione ancora nel PD come Cuperlo.
Oggi anche gli appartenenti ai rimasugli comunisti o che comunque contavano qualcosa, sono di una pochezza culturale assurda. Basti vedere, per parlare del passato recente, a improvvisati assoluti come Bertinotti e Diliberto. Ma anche adesso, la situazione è grave. Negli ex-cossuttiani, oggi PCI, gli intellettuali servono solo per prestigio o per farsi un nome, ma non si ascolta minimamente ciò che hanno da dire. I rizziani del PC, che pure mi stanno più simpatici, sono di una rozzezza concettuale che fa quasi sorridere. In Rifondazione non stiamo messi tanto meglio. Insomma un disastro.
Aggiungo anche che è particolarmente grave che non ci sia un ricambio tra gli intellettuali: i pochi rimasti che fanno politica con la cultura, come Losurdo o anche Formenti, sino ormai vecchi e non si intravedono giovani quadri.

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MaIn
08-12-17, 15:02
Ahimè devo constatare questo problema anche nei comunisti. Una volta i quadri del partito comunista avevano una cultura e un'intelligenza straordinari. Questo è per esempio visibile in un politico di quella formazione ancora nel PD come Cuperlo.
Oggi anche gli appartenenti ai rimasugli comunisti o che comunque contavano qualcosa, sono di una pochezza culturale assurda. Basti vedere, per parlare del passato recente, a improvvisati assoluti come Bertinotti e Diliberto. Ma anche adesso, la situazione è grave. Negli ex-cossuttiani, oggi PCI, gli intellettuali servono solo per prestigio o per farsi un nome, ma non si ascolta minimamente ciò che hanno da dire. I rizziani del PC, che pure mi stanno più simpatici, sono di una rozzezza concettuale che fa quasi sorridere. In Rifondazione non stiamo messi tanto meglio. Insomma un disastro.
Aggiungo anche che è particolarmente grave che non ci sia un ricambio tra gli intellettuali: i pochi rimasti che fanno politica con la cultura, come Losurdo o anche Formenti, sino ormai vecchi e non si intravedono giovani quadri.

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Diliberto è un docente universitario. Un po' di cultura dovrebbe averla.
In effetti però si assiste ad un decadimento della preparazione culturale del politico che non dico debba essere un sacerdozio ma che dovrebbe unire un sacro fuoco (uno dei tanti possibili come l'arte o la scienza ) e una preparazione culturale in tema di amministrazione e di storia/filosofia. Non si deve essere tutti filosofi ovviamente, un ingegnere non può e non deve avere la formazione di uno storico, ma la passione politica porta comunque a letture quando di articoli quando di libri che hanno a che fare con la filosofia e la storia.
La politica, seppure disprezzata, rimane una arte complessa dove tutte le esigenze dei singoli devono essere conciliate per far andare bene la società.

Forse gli anni in cui la tv ha imperversato nella politica, dove la battutina pronta contava di più del ragionamento ha in qualche modo colpito questa cosa.
Anche il fatto che ci sono stati partiti incolti come lega e m5s a dominare tra i giovani ha portato un decadimento della preparazione.

Lord Attilio
08-12-17, 15:40
Diliberto è un docente universitario. Un po' di cultura dovrebbe averla.
In effetti però si assiste ad un decadimento della preparazione culturale del politico che non dico debba essere un sacerdozio ma che dovrebbe unire un sacro fuoco (uno dei tanti possibili come l'arte o la scienza ) e una preparazione culturale in tema di amministrazione e di storia/filosofia. Non si deve essere tutti filosofi ovviamente, un ingegnere non può e non deve avere la formazione di uno storico, ma la passione politica porta comunque a letture quando di articoli quando di libri che hanno a che fare con la filosofia e la storia.
La politica, seppure disprezzata, rimane una arte complessa dove tutte le esigenze dei singoli devono essere conciliate per far andare bene la società.

Forse gli anni in cui la tv ha imperversato nella politica, dove la battutina pronta contava di più del ragionamento ha in qualche modo colpito questa cosa.
Anche il fatto che ci sono stati partiti incolti come lega e m5s a dominare tra i giovani ha portato un decadimento della preparazione.

Diliberto però è un giurista. Niente a che vedere con le conoscenze di storia e filosofia che possedevano persone come Togliatti, Lenin, Engels, Mao ecc. Oggi vedo che solo Cremaschi tra i potenziali leader nonostante sia un sindacalista possiede buone conoscenze di storia e filosofia. Gente come Rizzo e Alboresi sta molto indietro su questo frangente. Abbiamo già visto che danni possono fare i dirigenti ignoranti, guarda il caso di Krusciov oppure quello di Bertinotti.

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Rotwang
08-12-17, 16:16
I politici della Prima Repubblica forse erano più colti di quelli della Seconda, ma hanno rapinato tutto e molto più di oggi, quindi era solo una maschera intellettuale e signorile con la quale si presentavano ad un elettorato immobile.

Lord Attilio
08-12-17, 16:24
I politici della Prima Repubblica forse erano più colti di quelli della Seconda, ma hanno rapinato tutto e molto più di oggi, quindi era solo una maschera intellettuale e signorile con la quale si presentavano ad un elettorato immobile.Questo è qualunquismo...

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MaIn
08-12-17, 16:27
I politici della Prima Repubblica forse erano più colti di quelli della Seconda, ma hanno rapinato tutto e molto più di oggi, quindi era solo una maschera intellettuale e signorile con la quale si presentavano ad un elettorato immobile.

non so se i politici della Prima Repubblica hanno rubato di più di quella della Seconda. Sarebbe da vedere. Anche perchè la Prima Repubblica ha visto varie generazione di politici susseguirsi e si era in tempo di vacche grasse.

MaIn
08-12-17, 16:29
Diliberto però è un giurista. Niente a che vedere con le conoscenze di storia e filosofia che possedevano persone come Togliatti, Lenin, Engels, Mao ecc. Oggi vedo che solo Cremaschi tra i potenziali leader nonostante sia un sindacalista possiede buone conoscenze di storia e filosofia. Gente come Rizzo e Alboresi sta molto indietro su questo frangente. Abbiamo già visto che danni possono fare i dirigenti ignoranti, guarda il caso di Krusciov oppure quello di Bertinotti.

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Non si deve essere uno storico per fare il politico. Anzi. Si deve avere un buon inquadramento ideologico ed essere in grado di leggere le teorie politiche ma il mestiere di storico/filosofico e quello di politico sono due cose diverse.

Lord Attilio
08-12-17, 16:31
Non si deve essere uno storico per fare il politico. Anzi. Si deve avere un buon inquadramento ideologico ed essere in grado di leggere le teorie politiche ma il mestiere di storico/filosofico e quello di politico sono due cose diverse.Infatti ho parlato di conoscenze, non di essere uno storico o un filosofo.

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MaIn
08-12-17, 16:33
Infatti ho parlato di conoscenze, non di essere uno storico o un filosofo.

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Bertinotti in tal senso non è ignorante.

Lord Attilio
08-12-17, 16:36
Bertinotti in tal senso non è ignorante.Di recente devo ammettere che è migliorato da quel punto di vista, ma prima! Era un dilettante allo sbaraglio!

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vanni fucci
08-12-17, 17:07
Può darsi che i politici della I Repubblica abbiano rubato di più degli attuali, ma c'è da dire anche che c'era molto di più da rubare.

Rotwang
08-12-17, 20:33
Può darsi che i politici della I Repubblica abbiano rubato di più degli attuali, ma c'è da dire anche che c'era molto di più da rubare.

Il ceto politico della Prima Repubblica ha avuto, più che in altri periodi della storia unitaria, la possibilità di rapinare tutte le risorse possibili. Erano dei delinquenti, tutti e c'è ancora chi accusa la magistratura di "golpe" contro la volontà elettorale italiana: NO.

Rotwang
08-12-17, 20:35
Questo è qualunquismo...


Tu vedi cose che non esistono, ma è tipico dei marxisti-leninisti, vivere in un mondo di fantasia. Il qualunquismo ha dominato questo paese dalla caduta del fascismo e pure prima. Qualunquismo è non riconoscere la realtà storica e che il ceto politico italiano di ieri era molto peggio di quello di oggi, ma aveva una statura intellettuale che ne mascherava le malefatte assolute. I qualunquisti erano democristiani reazionari e anticomunisti e volevano solo uno Stato amministrativo anti-antifascista svuotato da qualsiasi prerogativa etico-morale o ideologica (che è quello di oggi). Io voglio uno Stato morale e antifascista.

Lord Attilio
08-12-17, 20:46
Tu vedi cose che non esistono, ma è tipico dei marxisti-leninisti, vivere in un mondo di fantasia. Il qualunquismo ha dominato questo paese dalla caduta del fascismo e pure prima. Qualunquismo è non riconoscere la realtà storica e che il ceto politico italiano di ieri era molto peggio di quello di oggi, ma aveva una statura intellettuale che ne mascherava le malefatte assolute. I qualunquisti erano democristiani reazionari e anticomunisti e volevano solo uno Stato amministrativo anti-antifascista svuotato da qualsiasi prerogativa etico-morale o ideologica (che è quello di oggi). Io voglio uno Stato morale e antifascista.Cioè vuoi lo Stato Etico di cui parla Gentile...

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Rotwang
08-12-17, 21:13
Cioè vuoi lo Stato Etico di cui parla Gentile...

Uno Stato che educhi ai valori laici e antifascisti è lo Stato di Gentile? Va beh, cosa ti rispondo a fare che il tuo modello è la Corea del Nord?

MaIn
08-12-17, 21:21
Uno Stato che educhi ai valori laici e antifascisti è lo Stato di Gentile? Va beh, cosa ti rispondo a fare che il tuo modello è la Corea del Nord?

lo Stato laico per definizione non è etico.
stai usando delle espressioni che portano a confusione.

MaIn
08-12-17, 21:24
quello descritto sotto è uno Stato laico e anti-fascista. Non è etico.



Art. 1

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 5

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

Art. 6

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Art.7

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.[1]

Art. 8



Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.

Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.

I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze. [2]

Art. 9

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 10

L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici. [3]

Art. 11

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Art. 12

La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.

Rotwang
20-12-17, 02:03
quello descritto sotto è uno Stato laico e anti-fascista. Non è etico.



L'ANTIFASCISMO è il riferimento e l'ethos politico dello Stato repubblicano italiano LAICO, l'etica antifascista e laica non è anarchia e lassez-faire. Inutile facciate passare la laicità democratica e antifascista come non etica, lo Stato antifascista laico vero è etico ed è contro l'ignoranza, la prostituzione e lo stalinismo, sciagure dell'umanità.

Lord Attilio
20-12-17, 02:26
L'ANTIFASCISMO è il riferimento e l'ethos politico dello Stato repubblicano italiano LAICO, l'etica antifascista e laica non è anarchia e lassez-faire. Inutile facciate passare la laicità democratica e antifascista come non etica, lo Stato antifascista laico vero è etico ed è contro l'ignoranza, la prostituzione e lo stalinismo, sciagure dell'umanità.

Guarda che la Costituzione dello Stato laico e anti-fascista l'hanno scritta gli "stalinisti".

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