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Visualizza Versione Completa : 14 Agosto 2006/2010: Quarto Anniversario della vittoria di Hezbollah contro Israele



Avamposto
14-08-10, 19:57
L'invasione del Libano 2006

di Brian Harring - 19/04/2007

Fonte: Come Don Chisciotte [scheda fonte]





Nota: Durante un viaggio d’affari a Mosca per un colloquio con i miei editori, mi sono fermato a Parigi quattro giorni per affari, ricerca e turismo. In quell’occasione, un mio amico francese del loro Ministero degli Esteri mi ha dato una copia di una relazione e di un riassunto ufficiali sulle cause, le azioni e le perdite dell’invasione israeliana del Libano nel 2006. Questo documento consta di più di trecento pagine ed è accompagnato da carte, grafici e molte fotografie. Ecco una traduzione ed una sintesi di quella relazione per il vostro interesse.
Brian Harring

Oggetto: Cause dell’attacco

Sia lo stato di Israele che gli Stati Uniti vedevano la Siria come un nemico potenzialmente pericoloso. I servizi segreti congiunti segnalavano che la Siria era un forte sostenitore del gruppo paramilitare sciita Hezbollah. Israele aveva programmato un’operazione militare punitiva in Libano sia per tarpare le ali ad Hezbollah che per mandare un messaggio forte alla Siria affinché desistesse e cessasse di fornire armi e denaro al gruppo anti Israele. Gli Stati Uniti segnalarono che, a causa del loro coinvolgimento in Iraq, non sarebbe stato loro possibile fornire truppe di terra, ma avrebbero certamente fornito ogni tipo di arma, comprese bombe, bombe a grappolo e munizioni per questa operazione programmata. Un casus belli è stato creato dall’assassinio da parte del Mossad israeliano di Rafik Haarri, popolare uomo politico libanese, e la successiva disinformazione, diffusa e istigata sia da Israele che dagli Stati Uniti, accusava dell’assassinio la Siria.

All’IDF [Israel Defense Forces, Forze di Difesa di Israele, ndt] si stavano fornendo informazioni non attendibili e fuorvianti, provenienti apparentemente da fonti russe, che davano informazioni sbagliate sulle posizioni e sulle forze di Hezbollah, e quindi il progetto iniziale fu malamente invalidato.

In pieno accordo con il presidente degli Stati Uniti, l’IDF ha lanciato il suo attacco brutale e omicida il 12 luglio 2006, continuando senza tregua finché Hezbollah non ha causato così tante perdite gravi tra le truppe israeliane, ed anche tra la popolazione civile di Israele, che il loro governo ha richiesto con impazienza alla Casa Bianca di imporre una tregua tramite le Nazioni Unite. Per Israele questo è stato fatto il 14 agosto 2006, e l’ultimo atto di questa aggressione omicida e non provocata c’è stato quando Israele ha rimosso il blocco navale dei porti Libanesi.

L’incidente inventato che ha dato il via all’attacco da parte di Israele è stato un presunto attacco di Hezbollah in territorio israeliano, dove essi erano stati accusati di aver ‘rapito” due soldati israeliani e di avere successivamente lanciato un attacco missilistico per coprirsi la ritirata.

Il conflitto ha ucciso più di seimila persone, la maggior parte delle quali era libanese, ha gravemente danneggiato le infrastrutture libanesi, ha dislocato 700.000-915.000 Libanesi e 300.000-500.000 Israeliani, ed ha sconvolto la normale esistenza da un capo all’altro del Libano e nel nord di Israele. Anche dopo il cessate il fuoco una gran parte del sud del Libano è rimasta inabitabile, a causa delle bombe a grappolo inesplose. Si è stimato che, al 1 dicembre 2006, 200.000 Libanesi sono ancora dislocati all’interno del territorio o profughi.

Durante la campagna l’Aeronaitica Israeliana [IAF, Israel’s Air Force, ndt] ha fatto volare più di 12.000 missioni di combattimento, la loro marina militare ha lanciato 2.500 munizioni, ed il loro esercito ha sparato oltre 100.000 proiettili. Ampie parti delle infrastrutture civili libanesi sono state distrutte, comprese 400 miglia di strade, 73 ponti, e 31 altri obiettivi come l’Aeroporto Internazionale di Beirut, porti, impianti per il trattamento delle acque e dei liquami, impianti elettrici, 25 impianti per il rifornimento di carburante, 900 strutture commerciali, fino a 350 scuole e due ospedali, e 15.000 abitazioni. Circa 130.000 altre abitazioni sono state danneggiate.

Il Ministro della Difesa israeliano, Amir Peretz, ha ordinato ai comandanti di predisporre dei piani di difesa civile. Un milione di Israeliani è stato costretto a stare nelle vicinanze di rifugi antiaerei, nei rifugi stessi o in camere di sicurezza, con circa 250.000 civili che evacuavano il nord e si trasferivano in altre zone del paese.

Il 26 luglio 2006 le forze armate israeliane hanno attaccato e distrutto una postazione di osservatori dell’ONU. Descritto da Israele come un attacco non intenzionale, la postazione è stata presa a cannonate per ore prima di essere bombardata. Le truppe dell’ONU hanno effettuato ripetute chiamate per avvisare le truppe israeliane del pericolo che correvano gli osservatori dell’ONU, che sono rimasti uccisi tutti e quattro. I soccorritori sono stati presi di mira dall’artiglieria mentre tentavano di raggiungere la postazione. Secondo un’e-mail inviata in precedenza da uno degli osservatori dell’ONU rimasti uccisi nell’attacco, c’erano state numerose occasioni su base giornaliera in cui la postazione era finita sotto il fuoco sia dell’artiglieria che dei bombardamenti israeliani. L’osservatore dell’ONU, da quello che si dice, ha scritto che nel precedente bombardamento israeliano nei pressi della postazione non erano stati un obiettivo intenzionale, ma dovuto piuttosto ad una "necessità tattica", un gergo militare che, come il Maggior Generale canadese a riposo Lewis MacKenzie ha interpretato più tardi, stava ad indicare che gli attacchi israeliani miravano ad obiettivi di Hezbollah, nelle estreme vicinanze della postazione.

Il 27 luglio 2006 Hezbollah ha teso un agguato alle truppe israeliane a Bint Jbeil, uccidendo diciotto soldati. Gli Israeliani hanno sostenuto, dopo questo avvenimento, di avere anch’essi inflitto pesanti perdite ad Hezbollah.

Il 28 luglio 2006 i paracadutisti israeliani hanno ucciso 5 membri dell’élite del commando di Hezbollah a Bint Jbeil. In totale, l’IDF ha sostenuto che negli scontri di Bint Jbeil sarebbero stati uccisi 80 combattenti. Fonti di Hezbollah, in relazione con personaggi della Croce Rossa Internazionale, calcolano che le perdite totali di Hezbollah ammontano a 7, ed che i morti tra i civili libanesi non combattenti siano stati 129.

Il 30 luglio 2006 un bombardamento aereo israeliano ha colpito un edificio residenziale a Qana, uccidendo almeno 65 civili, 28 dei quali erano bambini, con altri 25 dispersi. L’incursione aerea è stata ampiamente condannata.

Il 31 luglio 2006 l’esercito israeliano e le truppe di Hezbollah hanno impegnato Hezbollah nella Battaglia di Ayta ash-Shab .

Il 1 agosto 2006 i commando israeliani hanno dato il via all’Operazione Sharp and Smooth [affilato e spianato, ndt] e sono atterrati a Baalbek, catturando cinque civili compreso un omonimo del capo di Hezbollah, "Hassan Nasrallah". Tutti i civili sono stati liberati dopo il cessate il fuoco. Le truppe sono atterrate nelle vicinanze dell’ospedale di Dar al-Himkeh, nella zona occidentale di Baalbeck, come parte di un’operazione su vasta scala nella regione.

Il 4 agosto 2006 l’IAF ha attaccato un edificio nella zona di al-Qaa, a circa 10 chilometri (sei miglia) da Hermel, nella Valle di Bekaa, in Libano. Sessantadue operai agricoli, per lo più Curdi siriani e libanesi, sono rimasti uccisi durante il bombardamento aereo.

Il 5 agosto 2006 i commando israeliani hanno effettuato un raid notturno a Tiro, facendo esplodere un impianto per il trattamento delle acque, una piccola clinica ed uccidendo 187 civili prima di ritirarsi.

Il 7 agosto 2006 l’IAF ha attaccato il sobborgo di Shiyyah nella capitale libanese di Beirut , distruggendovi tre edifici residenziali, uccidendo almeno 120 persone.

L’11 agosto 2006 l’IAF ha attaccato un convoglio di circa 750 veicoli, che comprendeva polizia libanese, esercito, civili, ed un giornalista della Associated Press, uccidendo almeno 40 persone e ferendone almeno 39.

Il 12 agosto 2006 l’IDF ha stabilito la sua autorità nel Libano meridionale. Durante il fine settimana le forze armate israeliane nel Libano meridionale sono quasi triplicate di numero, ed è stato loro ordinato di avanzare verso il fiume Litani.

Il 14 agosto 2006 l’aeronautica israeliana ha riferito di aver ucciso il capo delle Forze Speciali di Hezbollah, che hanno identificato come Sajed Dewayer, ma questa affermazione non è mai stata dimostrata. 80 minuti prima della fine delle ostilità, l’IDF ha bersagliato un gruppo di Palestinesi nel campo di profughi di Ain al-Hilweh a Sidone, uccidendo un membro dello staff dell’UNRWA [United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East, Agenzia delle Nazioni Unite per i Profughi Palestinesi in Medio Oriente, ndt]. Sessantadue profughi erano stati uccisi durante un attacco a questo campo sei giorni prima di questo episodio.

Durante la campagna Hezbollah ha lanciato dai 3.970 ai 4.228 razzi. Circa il 95% di questi erano razzi Katyuscia da 122 mm (4.8 in), che avevano testate che arrivavano fino a 30 kg (66 lb) ed una gittata fino a 30 km (19 mi). Si stima che il 23% di questi razzi abbia colpito aree urbane, a dire il vero soprattutto civili.

Tra le città colpite ci sono Haifa, Hadera, Nazareth, Tiberiade, Nahariya, Safed, Afula, Kiryat Shmona, Beit She'an, Karmiel, and Maalot, e dozzine di Kibbutz, di Moshav, e di villaggi drusi ed arabi, come pure la parte settentrionale della West Bank [riva occidentale del Giordano, ndt]. Hezbollah ha anche ingaggiato una guerriglia con l’IDF, attaccando da posizioni ben fortificate. Questi attacchi dap arte di unità piccolo e bene armate hanno causato seri problemi all’IDF, specialmente perché sono stati impiegate centinaia di sofisticati missili guidati anticarro (ATGM) di fabbricazione russa. Hezbollah ha distrutto 38 carri armati principali Merkava e ne ha danneggiati 82. Quindici carri armati sono stati distrutti dalle mine anticarro. Hezbollah ha causato altre 65 vittime con l’uso degli ATGM per far crollare gli edifici sulle truppe israeliane che vi si erano rifugiate.

Dopo la reazione iniziale di Israele, Hezbollah ha proclamato un’allerta militare assoluta. Secondo le stime, Hezbollah possedeva 13.000 missili all’inizio del conflitto. Il quotidiano israeliano Haaretz ha descritto Hezbollah come una fanteria addestrata, specializzata, ben organizzata, ed estremamente motivata che era equipaggiata con il fior fiore dei moderni armamenti provenienti dagli arsenali di Siria, Iran, Russia, e Cina. La rete televisiva satellitare libanese Al-Manar ha riferito che negli attacchi sono stati utilizzati un Fajr-3 e un Ra'ad 1 , missili a combustibile liquido sviluppati dall’Iran.

Il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha difeso gli attacchi, affermando che Hezbollah aveva "iniziato ad agire con calma, ci concentravamo sulle basi militari di Israele e non abbiamo attaccato alcuna colonia, tuttavia, fin dal primo giorno, il nemico ha attaccato le città libanesi ed ha assassinato dei civili — i militanti di Hezbollah avevano distrutto basi militari, mentre gli Israeliani hanno ucciso dei civili ed hanno designato come bersaglio le infrastrutture del Libano". Hezbollah si è scusata per aver sparso sangue Muslim, ed ha invitato gli Arabi della città israeliana di Haifa a fuggire.

Il 13 luglio 2006, rispondendo agli attacchi israeliani di ritorsione in cui erano rimasti uccisi 43 civili, Hezbollah per la prima volta ha lanciato dei razzi ad Haifa, colpendo una stazione della teleferica insieme a qualche altro edificio.

Il 14 luglio 2006 Hezbollah ha attaccato la corvetta INS Hanit, un’imbarcazione missilistica israeliana Sa'ar 5, rafforzando il blocco navale, con quello che si presume sia stato un missile anti-nave C-802 guidato tramite radar. Sono rimasti uccisi 24 marinai e la nave da guerra è stata gravemente danneggiata e poi rimorchiata al porto.

Il 17 luglio 2006 Hezbollah ha colpito un deposito di riparazione ferroviario, uccidendo ventidue operai. Hezbollah ha sostenuto che questo attacco era diretto ad un grande impianto israeliano per lo stoccaggio di carburante, adiacente alla struttura ferroviaria. Haifa è sede di molti impianti molto preziosi dal punto di vista strategico, come cantieri navali e raffinerie petrolifere.

Il 18 luglio 2006 Hezbollah ha colpito un ospedale a Safed, nella Galilea settentrionale, ferendo ventitre persone.

Il 27 luglio 2006 Hezbollah ha teso un’imboscata alle truppe israeliane a Bint Jbeil, uccidendo quarantuno soldati, distruggendo 12 veicoli dell’IDF e tre veicoli blindati, e danneggiandone seriamente altri otto. Gli Israeliani hanno sostenuto di aver anch’essi inflitto pesanti perdite ad Hezbollah.

Il 3 agosto 2006 Nasrallah ha diffidato Israele dal colpire Beirut promettendo una rappresaglia nei confronti di Tel Aviv nel caso lo facesse. Ha precisato anche che Hezbollah cesserebbe la sua campagna missilistica, se Israele ponesse fine agli attacchi aerei e dell’artiglieria nei confronti di città e villaggi del Libano.

Il 4 agosto 2006 Israele ha bersagliato i sobborghi meridionali di Beirut, e più tardi nello stesso giorno Hezbollah ha lanciato dei razzi nella regione di Hadera.

Il 9 agosto 2006 ventitre soldati israeliani sono stati uccisi quando l’edificio in cui si erano messi al riparo è stato colpito da un missile anticarro di Hezbollah, ed è crollato.

Il 12 agosto 2006 sono stati uccisi 24 soldati israeliani; la più grave perdita israeliana in un sol giorno. Di quei 24 soldati, cinque sono stati uccisi quando Hezbollah ha abbattuto un elicottero israeliano, un record per la milizia. Hezbollah ha affermato che l’elicottero è stato attaccato con un missile Wa'ad .

Uno degli aspetti più controversi del conflitto è stato l’alto numero di civili morti. E’ in corso una rovente discussione sul numero attuale di civili morti e sulla responsabilità di queste morti.

Amnesty International e l’Osservatorio per i Diritti Umani hanno accusato Israele di trascurare sistematicamente di fare una distinzione tra combattenti e civili, e questo può costituire un crimine di guerra, ed hanno accusato Hezbollah di commettere crimini di Guerra, uccidendo deliberatamente ed indiscriminatamente dei civili lanciando razzi contro zone abitate.

Il 24 luglio 2006, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite Jan Egeland ha affermato che la reazione di Israele ha violato il diritto internazionale in materia umanitaria, ma ha criticato anche Hezbollah per aver messo consapevolmente dei civili su un sentiero pericoloso "mescolandoli vigliaccamente... tra donne e bambini". Durante la guerra, gli aerei israeliani spargevano dei volantini invitando i residenti civili ad evacuare o a spostarsi verso nord.

In risposta ad alcune di queste critiche, Israele ha precisato di aver tentato, dov’era possibile, di fare una distinzione tra persone da proteggere e combattenti ma che, a causa di quei miliziani di Hezbollah travestiti con abiti civili (che commettevano perciò il crimine di guerra della perfidia), ciò non è stato sempre possibile.

Gli attacchi diretti verso obiettivi civili sono proibiti dal diritto internazionale in materia umanitaria. L’United Nations Development Program (UNDP) [Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, ndt] calcolava inizialmente che circa 35.000 abitazioni ed imprese in Libano fossero state distrutte da Israele nel conflitto, mentre un quarto dei ponti stradali o dei cavalcavia del paese fossero stati danneggiati. Jean Fabre, un portavoce dell’UNDP, ha stimato che le perdite economiche complessive per il Libano causate dal conflitto durato un mese tra Israele ed Hezbollah ammontavano "almeno a 15 miliardi di dollari, se non di più". Prima e per tutta la durata della guerra, Hezbollah ha lanciato oltre 4000 razzi non guidati contro centri urbani israeliani, cercando di terrorizzare la popolazione israeliana. Tutto ciò in diretta risposta all’attacco israeliano a quartieri residenziali e al porre intenzionalmente come bersaglio dei civili.

Amnesty International ha pubblicato un resoconto che afferma che "la distruzione intenzionale diffusa di appartamenti, abitazioni, servizi idrici ed elettrici, strade, ponti, fabbriche e porti, oltre a parecche affermazioni da parte di funzionari israeliani, rivelano una politica punitiva nei confronti sia del governo libanese che della popolazione civile", ed ha richiesto un’indagine internazionale delle violazioni del diritto internazionale in materia umanitaria da parte delle due parti in conflitto.

Israele si è difesa da tali accuse con le motivazioni che l’utilizzo dap arte di Hezbollah della strade e dei ponti per scopi militari li ha resi degli obiettivi leciti. Però Amnesty International ha affermato che "il vantaggio militare previsto con la distruzione [di infrastrutture civili] dev’essere misurato in vista del probabile effetto sui civili".

L’Osservatorio per i Diritti Umani ha criticato fortemente Israele per l’impiego di bombe a grappolo troppo vicino ai civili, a causa della loro scarsa precisione ed inaffidabilità, insinuando che possano essersi spinti fino a bersagliare deliberatamente aree civili con tali munizioni. Anche Hezbollah è stata criticata dall’Osservatorio per i Diritti Umani per aver riempito i suoi razzi di cuscinetti a sfere, cosa che "rivela un desiderio di aumentare al massimo le lesioni per i civili"; l’ONU ha criticato Israele per l’uso di munizioni a grappolo e per gli attacchi sproporzionati.

Amnesty International ha dichiarato che l’IDF ha usato munizioni al b> fosforo bianco I dati che riguardano le perdite di Hezbollah sono difficili da accertare, con le denunce e le stime da parte di diversi gruppi e dei singoli, ed oscillano da 43 a 1.000. Il comando di Hezbollah sostiene che 43 dei loro combattenti sono rimasti uccisi nel conflitto, mentre Israele ha calcolato che le loro truppe hanno ucciso 600 combattenti di Hezbollah. Oltre a ciò, Israele ha affermato di avere i nomi di 532 combattenti di Hezbollah deceduti, ma quando Hezbollah li ha sfidati a diffondere la lista, gli Israeliani hanno lasciato cadere la questione. Un funzionario dell’ONU ha stimato che sono stati uccisi 50 combattenti di Hezbollah, ed i funzionari del governo libanese hanno calcolato che ne sono stati uccisi fino a 49.

Il numero di vittime civili libanesi è difficile da determinare con certezza poiché la maggior parte dei dati pubblicati non fa distinzioni tra civili e militanti, compresi quelli diffusi dal governo libanese. Inoltre, i combattenti di Hezbollah possono essere difficili da identificare, dato che molti non indossano uniformi militari. Tuttavia, è stato ampiamente riferito che la maggior parte dei Libanesi uccisi erano civili, e l’UNICEF ha stimato che il 30% di questi erano bambini sotto i 13 anni.

Il numero di vittime stimate non include i Libanesi uccisi dalla fine del combattimento dalle mine di terra o dalle bombe a grappolo statunitensi/israeliane inesplose. Secondo il National Demining Office [Ufficio Nazionale per lo Sminamento, ndt], 297 persone sono rimaste uccise e 867 ferite da tali esplosioni.

I dati ufficiali israeliani che riguardano le truppe dell’IDF uccise oscillano da 116 a 120. Il Ministro degli Esteri israeliano dà due diverse cifre – 117 e 119 – la seconda delle quali comprende due vittime dell’IDF avvenute dopo che il cessate il fuoco è divenuto effettivo. Nel settembre 2006, due quotidiani locali israeliani hanno diffuse informazioni riservate assicurando che il numero di vittime militari israeliane può essere salito fino a circa 540 soldati. Israele rifiuta l’accesso alle sue liste di morti e feriti ad ogni agenzia esterna, ma un esame di tutte le informazioni precise disponibili al 1 gennaio 2007 indica che l’IDF hanno perso un totale di 2.300 morti, 600 dei quali sono deceduti in strutture ospedaliere militari successivamente alla conclusione del combattimento, ed altri 700 sono stati feriti molto gravemente.

I razzi di Hezbollah hanno ucciso 43 civili israeliani durante il conflitto, inclusi quattro che sono deceduti per infarto durante gli attacchi missilistici. Oltre a ciò, 4.262 civili sono stati feriti – di cui 33 gravemente, 68 moderatamente, 1.388 leggermente, e 2.773 sono stati curati per shock ed ansia.

Il mese scorso (marzo 2007), il controllore israeliano aveva programmato di diffondere una relazione provvisoria che si supponeva accusasse l’esercito ed Olmert di aver lasciato i civili israeliani virtualmente indifesi durante la guerra del Libano dell’estate scorsa, in cui la guerriglia di Hezbollah ha lanciato una serie ininterrotta di razzi e di missili nel nord di Israele.


Brian Harring


Fonte: The Truth Seeker (http://www.thetruthseeker.co.uk)
Link: The Truth Seeker - Israeli Invasion of Lebanon, 2006 (http://www.thetruthseeker.co.uk/article.asp?ID=6301)
1.04.07

Traduzione per www.comedonchisciotte.org

( a cura di CRISTINA MAZZAFERRO )



http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=10392

Avamposto
14-08-10, 19:59
4 novembre 2006
L'aggressione sionista al Libano



L'aggressione sionista al Libano è iniziata il 14 febbraio 2005, quando
una carica esplosiva di notevole potenza polverizzava il premier Rafiq
Hariri e la sua scorta.
Ovviamente le agenzie della disinformazione strategica (Ap, Upi[1],
Ansa[2], CNN, ecc.) ne attribuirono la colpa alla Siria del Presidente Bashar al-Assad.
Ma dopo il fallimentare tentativo di imbastire un’indagine farsa,
diretta dal Procuratore Mehlis, che seguendo le orme di Carla del Ponte (altra procuratrice-fantoccio) cercava di creare le prove che 'inchiodassero'
la Siria; la strada 'giudiziaria' è franata.
Infatti il 17 giugno, la forze di sicurezza libanesi scoperto una rete spionistica-stragista del Mossad, il servizio segreto sionista,
responsabile di decine di attentati.
Il capo della rete, era tal Mahmoud Rafeh, druso proveniente dalla zona
del Libano occupata per vent'anni da Israele, e che sarebbe stato
reclutato nel 1994.
Rafeh è un ex ufficiale del filo-israeliano esercito del Libano
Meridionale (SLA) dei generali Lahad e Hobeika; quest'ultimo a sua volta
assassinato con un'autobomba, alla vigilia della sua testimonianza presso il Tribunale di Brussel riguardo il 'Muro' israeliano e i crimini di Sharon.
Mahmoud Rafeh avrebbe ammesso la responsabilità in quattro attentati
con cui sono stati uccisi: Mahmoud e Nidal Majzoub (il primo, capo militare
della Jihad Islamica in Libano e il secondo, suo fratello, anche lui
militante dell’organizzazione), Ali Hassan Dieb (Abra 16/8/99) e Ali Saleh
(Beirut sud 2/7/2003) esponenti di Hizb u-Allah, ed il palestinese Jihad Jibril.
Nel garage della villa di Mahmoud Rafeh sono stati trovate sofisticate
apparecchiature di comunicazione ed intercettazione con i relativi
cifrari, i file sugli esponenti della Jihad uccisi, documenti falsi, divise
militari.
Hizb u-Allah, e gli altri movimenti dell’opposizione all’asse filo-USA,
hanno ricordato quanto Israele rapresenti una minaccia per il Libano ed
hanno ribadito la necessità di non disarmare la resistenza e di non
«escludere dall’elenco dei sospetti degli omicidi e degli attentati che
hanno avuto luogo in Libano» il Mossad e lo Shinbet (l’altra agenzia di
spionaggio sionista) di Tel Aviv: un chiaro riferimento all’attentato a
Rafiq Hariri, ucciso nel febbraio 2005.
A seguito della scoperta, migliaia di libanesi e di rifugiati palestinesi hanno risposto all’appello lanciato dai movimenti nazionalisti arabi e nasseriani, tradizionalmente egemoni nella città di Sidone, dove sono stati compiuti gli attentati in questione, dai movimenti sciiti di Hezbollah e Amal, dai vari gruppi palestinesi e con la solidarietà persino del Movimento patriottico libero dell’ex generale cristiano maronita Michel Aoun.



In sostanza, si tratta delle forze, che sotto la guida del maronita filo-siriano Suleiman Franjieh e del sunnita Omar Karame, si oppongono
alle ingerenze neocolonialiste di USA e Francia, che perseguono il disarmo
della resistenza palestinese e libanese e la rottura dei rapporti con
Damasco.
Programma, invece, sostenuto dalla maggioranza del governo di unità
nazionale del premier Fouad Siniora, del figlio di Hariri, dei falangisti di Samir Geagea, (autore del massacro di Sabra e Chatila) e del leader druso Walid Jumblatt.
Probabilmente, questa azione di autodifesa libanese spinse Tel Aviv a
pianificare un imminente attacco al Libano. Tanto più che nel frattempo
Washington proponeva all’Iran incentivi, e non sanzioni, nel caso gli
iraniani avessero sospeso l’arricchimento dell’uranio.
Tehran cerca di capire il perchè della svolta a Washington, cioè
l’improvvisa disponibilità al negoziato.
La 'rivolta' dei generali statunitensi, forse, ha portato a più miti consigli i falchi-galline dell'amministrazione Bush. Ma non è da escludere che il tutto sia solo una manovra per coinvolgere la Russia e la Cina in un processo che porterebbe alle sanzioni contro Teheran.
Fino a maggio il Dipartimento di Stato USA cercava l’accordo dei membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza su una risoluzione basata sul
Capitolo VII della Carta dell’ONU, e cioè che l’Iran deve sospendere
l’arricchimento dell’uranio, altrimenti sarebbe stato dichiarato «minaccia alla sicurezza mondiale» e , quindi, sottoposto a sanzioni e persino ad un attacco militare.
La Rice ha fallito, in quest'ultimo tentativo, non trovando il consenso
di Mosca e Pechino, che hanno affermato, in un vertice all’ONU dell’8 e 9
maggio, che non avrebbero mai accettato il ricorso al Capitolo VII.
Tutta la vicenda, ovvero il raffredamento degli ardori guerrafondai di
Washington, e il prosieguo delle trattative con Tehran, deve aver
irritato molto i vertici dello stato-caserma sionista. Non è improbabile che,
già da fine maggio, gli israeliani cercassero un casus belli qualsiasi per
poter nuovamente infiammare e destabilizzare la regione.
Il casus belli che ha scatenato la guerra è stato il preteso 'rapimento' di due soldati israeliani, avvenuto il 12 luglio 2006. In realtà, gli israeliani erano sconfinati in territorio libanese, ed era la 17.001.ma volta che lo facevano, dall'ottobre 2000. I due soldati sono stati catturati in un’ azione, in cui erano rimasti uccisi almeno 13 altri soldati dello Tzahal, l'esercito sionista. Da allora iniziava il martellamento delle strutture e delle infrastrutture civili del Libano, in ciò imitando l'aggressione attuata dalla NATO contro la Jugoslavia nel 1999.
Nonostante i bollettini stile 'Istituto Luce' di Heretz Israel, ritrasmessi in Italia da individui come Pagliara, Tersigni, Borrelli, Mineo e gli 'inviati di servizio' di Mediaset, la resistenza dell'Hizb u-Allah si dimostrava tenace e efficace.
Abbiamo conferma, indiretta di ciò dall''azione' compiuta, il due agosto mattina, dalle unità eliportate della brigata 'Golani', le truppe d'élite dello Tzahal. Infatti la 'stupenda' azione militare conclusasi - così ci 'informano' i pappagalli di regime - con l'uccisione di dieci miliziani sciiti e la cattura di cinque dignitari dell'Hizb u-Allah, si è rivelata per quello che era: una mossa propagandistica, tesa a sollevare il "morale delle truppe israeliane".
Ma i sionisti non hanno imparato solo questo 'trucco' dai loro ‘compagni di merende’ yankees. Un altro trucco si è visto all'indomani dell'efferata carneficina di Qana.
Dopo aver maciullato 60 persone, uomini, donne e 37 bambini, l'eroico
esercito 'più democratico' del Medio Oriente, ha ritenuto bene di
ripescare le manipolazioni dei video, delle riprese effettuate dalle
fotomitragliatrici di bordo, che velivoli e elicotteri d'attacco hanno in dotazione permanente. Infatti già durante la Guerra del Kosovo, abbiamo visto in azione gli 'esperti' della NATO manipolare le riprese fatte; ad esempio, quelle del cacciabombardiere F-16 che aveva distrutto un ponte, e il treno che vi passava sopra. La velocità del treno era stata aumentata, accelerando il filmato. Ciò permise, alle autorità NATO, di affermare che lo 'sbaglio' era inevitabile. Ma si trattava, appunto, di una manipolazione.
Dopo Qana, le autorità israeliane hanno combinato spezzoni di video
diversi, in modo da fare credere che, dalla palazzina bombardata, lo Hizb
u-Allah effettuasse tiri con i razzi tipo "Grad", (volgarmente chiamate
'Katjusha').
Giustificando così, nelle loro menti, il massacro di decine di civili.
Il solito Pagliara, (da noi pagato con il canone TV, 100 euro buttati!),
ha sostenuto entusiasticamente questa assassinio di massa, ribadendo la
autenticità del filmato manipolato.
Oltre alla disinformazione attiva, i telegiornalisti RaiSet attuano anche quella passiva.
Infatti da quando è iniziato il bombardamento e successivamente, quando
è iniziata l'offensiva terrestre, le forze armate sioniste avrebbero subito solo una dozzina di caduti.
Inoltre, all'improvviso, gli elicotteri israeliani magicamente iniziano a precipitare a causa di 'incidenti'. Un po’ come avviene in Iraq e Afghanistan. Lo Stato Maggiore dello Tzahal ha imparato anche questo
trucchetto dai suoi amici yankees e della NATO.
Sta di fatto che Israele attua una tattica disinformativa, solo in
parte importata dagli USA.
Già nella guerra contro Libano e Siria nel 1982, Israele mentì sulle
perdite subite. Allora si parlò di 90 velivoli siriani abbattuti contro zero
perdite israeliane. Tale punteggio è sicuramente una montatura sia dei servizi e delle forze armate israeliane, da sempre tese a confondere i dati sul proprio arsenale, sia delle aziende belliche statunitensi, desiderose
di piazzare sul mercato, armi 'perfette' e 'imbattibili'. Probabilmente il
punteggio fu ben diverso, visto che a terra, le truppe israeliane, benché si supponga avessero il dominio dell'aria, subrono pesanti perdite (150/250
carri armati).
Oggi, di certo, governo e stato maggiore sionista adottano un misto di
disinformazione made in USA e made in Israel, che viene largamente
‘spacciata’ da giornalisti complici, compresi quelli italiani.
Anche la pretesa superiorità tecnologica occidentale subisce uno smacco
bruciante.
Lo stato maggiore di Tel Aviv e lo Tsahal hanno perso la guerra elettronica contro Hizb u-Allah.
Un fallimento tecnologico che non è solo di Israele ma anche del Pentagono, perché gli Stati Uniti condividono con Israele buona parte della tecnologia e dei codici che permettono ai sistemi della guerra e della sorveglianza elettronica di funzionare. Il segretario alla Difesa Rumsfeld ha dovuto inviare a Tel Aviv un gruppo di esperti in guerra elettronica per
capire cosa non ha funzionato. E cosa non ha funzionato? Prima dell'inizio del conflitto, i tecnici israeliani, grazie ai loro sistemi di intercettazione,
sorvegliavano le comunicazioni delle milizie libanesi. Il centro d'ascolto
israeliano le intercettava. Ma appena è iniziato il conflitto armato, le
conversazioni dell'organizzazione sciita sono divenute illeggibili. La rete
delle comunicazioni di Hizb u-Allah era divenuta inviolabile alle intercettazioni e ai tentativi di disturbarlo e di renderlo inutilizzabile
da parte degli israeliani. Tale impenetrabilità del sistema elettronico
dei miliziani si è rivelato sconcertante per Tzahal.
Non solo la milizia sciita libanese manteneva salde le proprie comunicazioni interne, ma addirittura riusciva ad inserirsi nel sistema di comunicazione
dell'esercito israeliano, cosa che li metteva in grado di conoscere le
mosse dell'avversario e prevenirle, come hanno dimostrato alcuni attacchi
mirati di Hizb u-Allah che hanno colto di sorpresa i militari di Tel Aviv.
Infatti, più di una volta, le milizie libanesi hanno potuto ascoltare le
conversazioni, fatte tramite i cellulari, dei soldati riservisti presenti in
prima linea o nelle retrovie. È così che un razzo 'Grad' ha potuto colpire
un concentramento di truppe israeliane, presso il confine libanese, uccidendo 15 soldati riservisti di Tzahal. La prova più lampante della sconfitta sionista nella guerra elettronica è l'affondamento della corvetta, Tipo SAAR-5, Hadith, centrata da un missile antinave di Hizb u-Allah al largo delle coste libanesi. Tale colpo fa suonare un allarme impressionante per gli ambienti militari USAeliani: i sistemi tecnologici di Israele, (e quelli degli Stati Uniti), sono inadeguati rispetto a quelli utilizzati da Hizb u-Allah. Il sistema di contromisure elettroniche della corvetta lanciamissili sionista non ha neutralizzato l'attacco del nemico. Infatti, in teoria le cose dovevano andare in un altro modo: la rete israeliana dei radar a terra doveva segnalare alla nave l’arrivo del missile e far lanciare un missile
antimissile che doveva distruggere la minaccia prima dell’impatto. Una
azione di pochi secondi, svolta dai computer. Hizb u-Allah ha bloccato i computer della nave che non hanno visto il missile arrivare, evitando perciò di abbattere il missile antinave. Tutto ciò sarebbe dovuto alla disponibilità, da parte della milizia libanese, di avanzati sistemi elettronici ECM e ECCM, con i quali è riuscita ha bloccare il sistema d'arma israeliano.
Inoltre due tentativi di incursione, uno sbarco dal mare presso Tiro e
un tentativo di elisbarco, sono stati respinti, così come è accaduto
durante l'incursione svoltasi un paio di giorni dopo il cessate-il-fuoco. È da
rilevare anche che nessuna cittadina, che fosse un caposaldo dell'Hizb
u-Allah, è stata occupata. Bint Jebeil e Marun al-Ras, principali obiettivi
di questa fase dell'invasione, entrambe poste a un paio di chilometri
dal confine israelo-libanese, resistevano armi in pugno; anzi da Bint
Jebeil le truppe sioniste hanno dovuto fare marcia indietro; e questo dopo due settimane di martellamento da parte di unità corazzate, di artiglieria
e di reparti speciali (brigata 'Golani') di Tel Aviv, che hanno fatto
ricorso a armi chimiche, ad armi tipo FAE[3], o al famigerato 'fosforo bianco'. Ma nonostante ciò Hizb u-Allah continuava i lanci di razzi "Grad", o della versione cinese 'Tipo 63', al ritmo di 2/300 al giorno.
Che le IDF abbiano perso un velivolo, non è provato solo dal video
della televisione libanese, che chiaramente mostra un velivolo dotato di ali
che rotea precipitando. Ma anche dal fatto che le fonti israeliane hanno
parlato, segno di un confuso tentativo di sviamento, prima di un serbatoio
d'aereo sganciato (ma i serbatoi non lasciano scie di fumo, poiché vengono sganciati quando sono vuoti) e poi di un missile tipo 'Haybar' libanese. Ma
i missili, quando precipitano, non roteano su se stessi. Roteano, precipitando, dei velivoli dotati di ali dopo che, però, ne hanno perso
una.
Dopo 34 giorni di bombardamenti, di impiego di armi chimiche, di bombe FAE, bombe, razzi e missili 'convenzionali' e all'Uranio Esaurito, sparati da aerei e elicotteri delle forze armate israeliane, di bombardamenti dal mare
da parte di unità della marina israeliana; dopo 1200 morti tra la popolazione libanese e 4 miliardi di danni alle infrastrutture, all'economia
e all'industria del Libano, Tel Aviv, aldilà dei su elencati danni inflitti al Libano, porta a casa un misero bottino.
A fronte di un centinaio di miliziani caduti di Hizb u-Allah, la cui capacità combattiva delle milizie sciite libanesi rimane pressoché intatta, del rafforzamento politico del partito di Nasrallah, lo Tzahal ha subito
perdite ingenti: ufficialmente 123 soldati israeliani morti in azione (ma
probabilmente sono almeno il doppio), e non si tratta di soldati di 'seconda linea'. Non ci si faccia ingannare dalla qualifica di 'soldati riservisti'.
In Israele sono tutti 'riservisti'. Ma gli uomini caduti in combattimento in Libano meridionale erano la punta, l'avanguardia dello Tzahal. Si trattava
delle truppe scelte israeliane, la Brigata 'Golani' da sempre utilizzata in operazioni speciali.
Inoltre la marina ha perso probabilmente ben quattro unità navali, affondate o gravemente danneggiate. I media di disinformazione sono state prodighe nel nascondere questi successi di Hizb u-Allah; come sono state prodighe nello 'smentire' l'abbattimento di un velivolo dell'aeronautica militare di Tel Aviv. Confuse, poi, sono state le informazioni rispetto le perdite di materiale militare dell'esercito. Per quanto riguarda icarri armati 'Merkava', gioiello dell'industria bellica sionista, ne sono stati distrutti almeno 60 esemplari, mentre l'aviazione dell'esercito ha visto
abbattuto, sempre ufficialmente, tre elicotteri d'attacco 'Apache' e tre elicotteri d'assalto 'Blackhawk'.
Riassumendo, durante l'aggressione al Libano, le IDF, le forze armate israeliane, hanno subito la perdita, per azione della resistenza libanese,
di:
- un velivolo
- sei/sette elicotteri (tre/quattro elicotteri d'attacco Apache, due/tre
elicotteri d'assalto Blackhawk; uno con 17 militari a bordo, tutti morti)
- quattro natanti (due/tre corvette lanciamissili SAAR 5, una/due motovedette lanciamissili Dvorak/SAAR-3/4)
- una sessantina di tank e altri veicoli blindati
- tra 130 e 400 militari caduti in azione.
Il fatto che, dopo tre settimane, il comando delle truppe israeliane impegnate sul fronte libanese venisse assunto dal vice Capo di Stato Maggiore, rimuovendo il comandante precedentemente assegnato all'operazione, dimostra solo, aldilà delle chicchere dei vari agenti della disinformazione come Capuozzo, Pagliara, Nirenstein, RaiNews [4], ecc., che le cose si erano messe male per lo Tzahal.
Si sono inventate scuse e 'complotti' riguardo l'efficienza della milizia di Hizb u-Allah. In realtà qui si palesa soltanto l'inefficienza sionista, figlia dell'arroganza colonialista e razzista dei sionisti; nella mente dei signoridella guerra di Tel Aviv, gli arabi sciiti 'integralisti' sono degli untermenschen, sottouomini incapaci di combattere, di affrontare e di resistere all'esercito più aggressivo del Medio Oriente.
Mal gliene incolse, l'addestramento che hanno ricevuto i militanti libanesi
sciiti, le motivazioni che li sostengono: la difesa di terra, casa, famiglia
e patria, sono sufficienti per convincere chiunque a combattere al meglio.
La milizia libanese sciita ha studiato le tattiche di guerriglia, ha studiato Mao, Giap e le tattiche dei pasdaran durante la guerra Iran-Iraq.
Ha, soprattutto, vent'anni di esperienza acquisita nella lotta contro le
milizie mercenarie di Hobeika, Haddad, Lahad, le falangi di Geagea, le truppe di occupazione statunitensi, fra
ncesi e israeliane. Tutto ciò basta e avanza nel forgiare un corpo combattente altamente efficiente.
Certo anche le armi hanno giocato un ruolo determinante. Infatti oltre ai
Kalashnikov, al lanciarazzi anticarro RPG-7, ai razzi 'Grad' ('Katjusha'[5]), la milizia ha utilizzato anche armi avanzate, moderne.
Probabilmente il perché gli organi di disinformazione siano stati così parchi nelle notizie militari, deriva dal fatto che tra le armi che hanno mietuto 'vittime' nello Tzahal ci fossero anche armi di concezione occidentale, statunitense per la precisione.
Nessuno ricorda lo scandalo 'Iran-Cotras'? A metà degli anni '80 l'amministrazione Reagan rifornì Tehran di migliaia di missili anticarro TOW, e centinaia di missili antiaereo spalleggiabili 'Stinger'. Queste armi
andarono soprattutto alla Guardia Rivoluzionaria iraniana. Fu essa che acquisì l'esperienza all'uso delle armi occidentali sul fronte iracheno iraniano. E i pasdaran hanno addestrato il nucleo costitutivo della milizia di Hizb u-Allah. Inoltre l'Iran, che ha un certa base industriale, ha riprodotto le armi Made in USA; quindi TOW e 'Stinger' sono nella piena disponibilità delle forze armate iraniane e dei loro alleati.
Sul piano strategico, inoltre, l'operazione di smantellamento di Hizb u-Allah, e di tutto il Libano, studiato a tavolino e premeditato dai vertici
politico-militari di Israele e Stati Uniti, come ben documentano sia Seymour
Hersh che Lyndon LaRouche[6], è miseramente fallito.
Il piano era quello di distruggere ogni deterrenza militare e politica libanese; occupare facilmente la Valle della Beqaah e prepararsi all'attacco, entro ottobre, contro Siria e Iran.
Hanno ragione nel cantare vittoria Nasrallah, Bashar al-Asad e Mahmud Ahmadinejad. L'intento USraeliano era quello di colpire in profondità ciò che rimaneva della dignità araba e dell'islamismo popolare.
Si è avuto l'effetto contrario. Tutta la comunità araba e islamica, chi più
chi meno spontaneamente, si è stretta intorno al Libano, mentre Russia e
Cina, da parte loro, si sono fatte sentire nell'ambito del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
Tra l'altro, subito dopo la fallimentare campagna libanese, nell'ambito governativo israeliano sono esplosi i regolamenti di conti: un ministro e, addirittura, il presidente dell'entità sionista, accusati di molestie sessuali a danni di ragazzine, e il capo di stato maggiore Dan Halutz, incolpato di aggiotaggio, per avere venduto azioni borsistiche ventiquattr'ore prima dell'inizio dell'aggressione al Libano. Tutto ciò indica che l'operazione terroristico-stragista di Olmert, e del suo pupazzo, il pacifinto Amir Peretz, è miseramente fallito, e la cosa richiede vendette, rese dei conti e la testa di qualche capro espiatorio.
Altro indice del fallimento del piano dei Sion-Con è dato dalla 'scoperta' del mega-attentato, stile 'Bojinka', che avrebbe fatto Scotland Yard.
La spettacolarizzazione dell'operazione antiterrorismo, è servita a rinserrare i ranghi nel popolino e a spingere a più miti consigli gli oppositori alla banda Bush-Olmert-Blair. Inoltre la marchetta pagata dal Pakistan che
avrebbe collaborato nello smascherare il commando terrorista, senza dubbio permetterà a Islamabad il completamento della fabbrica di bombe
atomiche appena rivelata dai mass media. Con ciò, la banda dei Sion-Con può anche dire addio alle sanzioni ONU all'Iran riguardo la costruzione delle sue centrali elettronucleari. Se Washington e accoliti permettono al
Pakistan di completare la sua fabbrica di bombe nucleari, non avranno più argomenti da utilizzare contro il programma nucleare civile di Tehran.
Ai banditi USraeliani rimarrebbe solo l'opzione bellica, un improvviso attacco aereo e missilistico. Che le truppe ONU in Libano non rientrino in quest'ultima opzione insensata?

Alessandro Lattanzio




Questo articolo è tratto, con alcune modifiche di poco conto, dal sito AURORA.RU. Le correzioni sono opera della Redazione web de IL BUIO


Note:

[1] UPI è di proprietà del rev. Moon Sung Myun, miliardario agente d'influenza della CIA e Guru della setta nota come 'Chiesa dell'Unificazione'. È strettamente legato alla famiglia Bush, ed è stato il superiore di Berlusconi, quando quest'ultimo dirigeva la sezione italiana della WACL (Lega Anti-Comunista Mondiale).
[2] Unica Agenzia stampa nazionale che è espressione diretta della CIA.
[3] Fuel Air Explosive, armi incendiarie che bruciano l'ossigeno per un raggio di cento metri, composte da liquidi che si incendiano quando sono sottoposti a pressione, per esempio un piede o una ruota di autoveicolo.
[4] Ultimamente RaiNews appare abbastanza 'ri-sionistizzata', dopo la cacciata del precedente direttore, il programma 'informativo' fa sempre più ampio ricorso a giornalisti e 'esperti' filosionisti, tra cui spicca tale Antonio Ferrari, presentato come 'massimo esperto del Medio Oriente'.
Francamente, dopo anni che leggo testi e libri sul medio oriente, non ho mai sentito nominare o letto nulla di questo presunto 'esperto'. Tra l'altro, vedendolo parlare, si capisce che si ha di fronte soltanto una versione ripulita e senza barba del famigerato Carlo Panella.
[5] I razzi 'katjusha' hanno mostrato la vulnerabilità di Israele, sebbene qualcuno parlasse della capacità difensiva rappresentata dai 'Patriot'.
Ma chi parlava di tali 'missili antimissile' dimostra solo una estrema ignoranza di cose militari. I razzi campali non sono intercettabili, e i 'Patriot', comunque NON sono missili antimissili, è solo uno slogan
pubblicitario. Certo i 'katjusha' hanno mietuto vittime in Israele, soprattutto civili, e stranamente, civili arabo-israeliani. Ciò può dipendere dal fatto che gli arabi d'Israele non abbiano diritto ai rifugi antiaerei. Ma, in effetti, non va esclusa la possibilità, che nella pioggia di razzi libanesi, si sia 'infiltrata' qualche bomba israeliana 'intelligentemente' guidata.
[6] Che sono a loro volta assai prossimi a quegli ambienti militari e di intelligence statunitensi che mal sopportano la 'collaborazione' con sionisti, cristianisti e quant'altro.


: : IL BUIO : : (http://www.ilbuio.org/imperialismo.php?articolo=0v000.txt)

Avamposto
14-08-10, 20:01
Intervista con il segretario generale del partito comunista libanese Khaleed Haddade -

di Dagoberto Husayn Bellucci* - 24/08/2006

Fonte: italiasociale.org




INTERVISTA CON IL DR. KHALEED HADDADE (SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA LIBANESE): "I NOSTRI UOMINI AL FIANCO DI HEZB'ALLAH PER DIFENDERE IL LIBANO"


Il segretario generale del Partito Comunista Libanese, dr. Khaleed Haddade(nella foto durante l'intervista), ci ha gentilmente concesso lo scorso venerdi' 11 agosto un intervista sulla situazione politica interna e sull'aggressione sionista contro il Libano.

Il P.C.L. e' stato in prima fila , con i suoi uomini e le sue milizie, sul fronte meridionale al lato dei combattenti della Resistenza Islamica di Hezb'Allah e di Haraqat 'Amal per difendere il territorio libanese.

Ricordiamo in questa breve introduzione che anche i comunisti libanesi hanno contato diversi martiri tra i propri ranghi. A loro va il nostro tributo d'onore e il massimo rispetto. Ai loro compagni la nostra stima.

Ringraziamo il dr. Haddade per averci concesso questa intervista in esclusiva che abbiamo realizzato assieme ad alcuni colleghi di alcuni quotidiani algerini. Dopo una serie di domande in arabo abbiamo affrontato con il segretario generale del PCL la questione dei rapporti intercorrenti tra il suo partito e Hezb'Allah. Di seguito domande e risposte che abbiamo raccolto nella sede centrale del PCL.

1) d. - Dr Haddade qual'e' il rapporto esistente tra il partito comunista libanese e Hezb'Allah? Abbiamo letto che anche i vostri militanti si sono schierati con la Resistenza per fronteggiare questa aggressione?

1) r : "Il Partito Comunista Libanese e' da sempre stato una delle forze politiche libanesi che si sono opposte all'arroganza e all'aggressione israeliana. Non dovete dimenticare che siamo stati tra i primi a prendere le armi contro l'occupazione sionista del Libano nel 1982 e abbiamo sempre schierato le nostre milizie , durante il conflitto civile libanese, contro Israele. Noi consideriamo la politica sionista come un appendice dell'imperialismo statunitense nel Medio Oriente. La nostra analisi politica e' stata ulteriormente confermata da questa ennesima aggressione: dietro a Israele c'e' la mano dell'America, la politica americana egemonica e prevaricante gli interessi dei popoli. Dietro Israele c'e' la diplomazia statunitense che ha dichiarato apertamente quali fossero i suoi obiettivi per la creazione di quello che loro , a Washington, chiamano "grande Medio Oriente" o "nuovo Medio Oriente". Il nostro rapporto con Hezb'Allah e' decisamente buono. Siamo solidali con la Resistenza Islamica perche' difende il nostro paese e si oppone alle strategie americane e sioniste nella regione."

2) d. - Qual'e' esattamente la vostra relazione con Hezb'Allah. Cosa vi unisce e cosa vi divide? Voi comunisti siete ovviamente marxisti mentre il partito di seyeed Hassan Nasrallah e' un partito confessione sciita militante e rivoluzionario: quali sono i punti d'unione e quelli di contrasto tra voi e loro?

2) r: - "Inutile negare che non possiamo certo adottare la loro ideologia fondata sulla valorizzazione della propria identita' religiosa. Ciononostante il PCL e' stato , fin dagli accordi di Taif del 1990, uno dei principali interlocutori del partito di seyeed Hassan e abbiamo avuto buone relazioni in parlamento quando ancora Hezb'Allah era una forza d'opposizione. Siamo al fianco di Hezb'Allah in quanto difende il nostro paese dalle mire egemoniche israeliane. Abbiamo adottato una posizione tradizionalmente marxista e rivendichiamo il diritto di opporci, anche armi in pugno, all'aggressione in corso. E' una guerra imperialista quella scatenata da Israele per conto dell'America contro il Libano. Un aggressione che mira a destabilizzare il Medio Oriente piu' di quanto non lo sia gia' stato dopo l'occupazione statunitense dell'Iraq. I comunisti di tutto il mondo dovrebbero opporsi a questi progetti imperialistici americani e sostenere le resistenze dei popoli oppressi in Libano come in Iraq e Palestina. Non ci nascondiamo perche' sappiamo di essere nel giusto a sostenere le ragioni della Resistenza. Vorrei ricordare a questo proposito come pochi giorni or sono il partito di seyyed Hassan abbia ufficialmente riconosciuto il nostro sforzo , anche militare, con un comunicato diffuso da "al Manar" nel quale Hezb'Allah ringraziava pubblicamente il PCL di essersi schierato con i suoi uomini armi in pugno contro il nemico sionista e commemorando i nostri caduti.".

3) d. - Quale sara' secondo voi il futuro del Libano dopo l'aggressione? Cosa pensate dr. Haddade di quello che potrebbe avvenire nelle prossime settimane?

3) r: - Difficile dirlo in questo momento. E' chiaro che l'aggressione sionista sia fallita miseramente come dimostrano le ingenti perdite riconosciute anche dai vertici politici e militari israeliani. Non sono passati e non passeranno. Immagino che avremo una tregua come sembra profilarsi all'orizzonte malgrado i quotidiani raid terroristici israeliani. E credo che si dovra' aprire una nuova fase politica interna che dovra' coinvolgere tutte le forze politiche libanesi per trovare una soluzione comune ai problemi che questa aggressione ha fatto emergere. Immagino che anche Hezb'Allah partecipera' al futuro politico del Libano come forza determinante e con un ruolo centrale."

4) d. - Dr. Haddade qual'e' la vostra opinione sulle mire egemoniche americane nella regione? Credete che dopo questo insuccesso sionista l'America continuera' con i suoi progetti di "democratizzazione" manu militari del Medio Oriente?

4) r: - "L'America e' responsabile della gran parte dei problemi del Medio Oriente. La sua politica e' sempre stata ostile al mondo arabo e favorevole alle mire piccolo imperialiste sioniste. L'amministrazione Bush si e' contraddistinta per una politica aggressiva che non ha fatto altro che proseguire il vecchio sogno del padre dell'attuale inquilino della Casa Bianca di creare un Nuovo Ordine Mondiale. E' pura follia pensare di imporre manu militari con guerre e aggressioni, terrorismo e stragi, la visione del mondo americana al mondo arabo. E' importante che l'Europa, la Russia, l'Iran e le altre potenze regionali facciano sentire la loro voce contro la politica egemonica imperialistica degli Stati Uniti che armano la mano di Israele per i propri progetti e per i propri interessi. Dopo l'11 settembre 2001 abbiamo assistito ad una escalation di odio e violenza che ha investito tutte le societa' in Europa come nel resto del pianeta. Odio contro i musulmani , razzismo, xenofobia, l'emersione di violenza e il ricorso all'aggressione contro le nazioni accusate di fomentare il cosiddetto "terrorismo internazionale": dall'Afghanistan all'Iraq la striscia di sangue sparsa dall'America e' arrivata fino al Libano. L'obiettivo e' destabilizzare il mondo islamico, riaprire vecchi odio e rancori, mettere sunniti contro sciiti e - nel vicino Iraq - arabi contro curdi. E' la politica del domino americana. Noi comunisti libanesi come forza anti-imperialista condanniamo le violenze quotidiane dei sionisti in Palestina, respingiamo l'aggressione al Libano e quelle americane contro l'Iraq e l'Afghanistan.".

Ringraziamo il dr Haddade per la disponibilita' e l'ospitalita' dimostrata pur conoscendo i nostri trascorsi politici. Le divergenze di opinioni politiche non hanno impedito la realizzazione di questa intervista , peraltro incompleta, che ci riproponiamo di bissare quanto prima in esclusiva per "Rinascita". Tra le altre questioni ancora da approfondire vorremmo conoscere la posizione ideologica del PCL - che non si riconosce ne' nella Terza ne' nella Quarta Internazionale come ci ha fatto sapere una giornalista militante algerina vicina alle posizioni trotzkyste conosciuta qui a Beirut - e i suoi rapporti con i partiti comunisti italiani (a questo proposito abbiamo scambiato alcune opinioni con il dr. Haddade sulla visita di un paio di anni or sono del segretario del PdCI, Oliviero Diliberto, che ha visitato la sede del PCL oltre a quella di Hezb'Allah).
Il comunismo che realmente si oppone all'arroganza sionista e americana e' per noi quello che accetta il dialogo con tutte le forze politiche antagoniste. Informare l'opinione pubblica occidentale e studiare la strategia sionista-americana devono rappresentare due cardini dei militanti rivoluzionari anti-imperialisti d'Europa. Al di la' dell'antifascismo o dell'anticomunismo militanti occorre che le forze antagoniste riconoscono il vero nemico della liberta' e delle identita' dei popoli: l'America - rigorosamente identificata dal compianto Imam Khomeini come il Grande Satana - e il sedicente "stato d'Israele" nemico dell'umanita' ed entita' criminale sionista occupante la Terrasanta dei palestinesi.

* Dagoberto Husayn Bellucci - direttore responsabile Agenzia di Stampa "Islam Italia" da Beirut sud e inviato settimanale italiasociale.org


Intervista con il segretario generale del partito comunista libanese (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=4941)

Avamposto
14-08-10, 20:04
L'attacco degli Hezbollah? È l'unico atto di solidarietà per Gaza

Tanya Reinhart *

È l'offensiva di Israele a Gaza che ha scatenato la nuova guerra in Libano. Da quando, nel 2000, si era ritirato dal Libano, gli Hezbollah avevano accuratamente evitato di scontrarsi con l'esercito israeliano in territorio di Israele (limitandosi a confronti nell'area di Shaba in Libano, che lo Stato ebraico continua a occupare). Il momento scelto dai guerriglieri sciiti per il primo attacco, e la retorica successiva, indica che la loro intenzione era ridurre la pressione sui palestinesi aprendo un nuovo fronte. La loro azione dunque può essere vista come il primo atto militare di solidarietà con i palestinesi nel mondo arabo. Qualunque cosa si pensi di ciò che hanno fatto gli Hezbollah, è importante capire la natura della guerra di Israele contro i palestinesi a Gaza.
L'offensiva delle forze armate israeliane nella Striscia non riguarda il soldato lì prigioniero. L'esercito preparava un attacco da mesi e premeva per passare all'azione, con lo scopo di distruggere l'infrastruttura di Hamas e il suo governo. Perciò ha avviato l'escalation l'8 giugno, quando ha assassinato Abu Samhadana, membro del governo di Hamas, e ha intensificato i cannoneggiamenti sui civili nella Striscia di Gaza. Già il 12 giugno il governo aveva autorizzato un'azione più ampia, rinviata però a causa delle reazioni internazionali suscitate dall'uccisione di civili palestinesi nei bombardamenti aerei del giorno seguente. Il rapimento del soldato è servito a «togliere la sicura»: l'operazione è cominciata il 28 giugno con la distruzione di infrastrutture a Gaza e la detenzione in massa della dirigenza di Hamas in Cisgiordania, altra cosa che era stata pianificata con settimane di anticipo.
Nel discorso pubblico israeliano, Israele ha messo fine all'occupazione di Gaza quando ha evacuato i suoi coloni dalla Striscia, e il comportamento dei palestinesi sarebbe dunque «da ingrati». Ma nulla è più lontano dalla realtà di questa descrizione. Nei fatti, come era previsto dal Piano di Disimpegno, Gaza è rimasta sotto il totale controllo militare israeliano, dall'esterno. Israele ha impedito l'indipendenza economica della Striscia, e non ha mai applicato neppure una delle clausole degli accordi sui valichi di frontiera del novembre 2005. Ha semplicemente sostituito la costosa occupazione di Gaza con un'occupazione più economica, che dal suo punto di vista lo esenta dalla responsabilità dell'occupante a garantire la sopravvivenza del milione e mezzo di residenti della Striscia, come dettato dalla quarta Convenzione di Ginevra.
Israele non ha bisogno di questo pezzo di terra, uno dei più densamente popolati al mondo e sprovvisto di risorse naturali. Il problema è che non può lasciar andare Gaza se vuole mantenere la Cisgiordania. Un terzo dei palestinesi sotto occupazione vive nella Striscia di Gaza. Se liberi, diverranno il centro della lotta di liberazione palestinese, con libero accesso al mondo arabo e a quello occidentale. Per controllare la Cisgiordania, Israele ha bisogno del pieno controllo di Gaza. E la nuova forma di sottomissione che ha ideato è trasformare l'intera Striscia in un campo di prigionia isolato dal mondo. Persone occupate e assediate, con nulla in cui sperare, e nessun mezzo alternativo di lotta politica, cercheranno sempre di combattere il loro oppressore. I palestinesi prigionieri a Gaza hanno trovato un modo per disturbare la vita degli israeliani nelle vicinanze della Striscia lanciando missili artigianali Qassam contro le città israeliane che circondano la Striscia. Questi razzi rudimentali non hanno la precisione necessaria a colpire un obiettivo, e di rado hanno fatto vittime israeliane; causano però danni fisici e psicologici e disturbano la vita dei quartieri israeliani su cui si abbattono. Agli occhi di molti palestinesi, i Qassam sono una risposta alla guerra che Israele ha dichiarato loro. Come ha detto uno studente di Gaza al New York Times, «Perché dobbiamo essere solo noi a vivere nella paura? Con questi missili anche Israele ha paura. Dobbiamo vivere in pace insieme, o vivere insieme nella paura» (Nyt, 9 luglio 2006).
L'esercito più potente del Medio Oriente non ha risposte militari a questi razzi fatti in casa. Una risposta possibile è quella che Hamas ha sempre proposto, e il suo premier Haniyeh ha ripetuto questa settimana: un cessate il fuoco complessivo. Nei 17 mesi trascorsi da quando ha annunciato la decisione di abbandonare la lotta armata a favore della lotta politica, e dichiarato un cessate-il-fuoco unilaterale (tahdiya, calma), Hamas non ha preso parte al lancio dei Qassam, salvo sotto grave provocazione israeliana come nell'escalation di giugno. Hamas però continua a lottare contro l'occupazione di Gaza e Cisgiordania. Dal punto di vista di Israele, il risultato delle elezioni palestinesi è un disastro, perché per la prima volta hanno dei dirigenti che insistono nel rappresentare gli interessi palestinesi invece di limitarsi a collaborare con le richieste israeliane. Poiché finire l'occupazione è la cosa che Israele non vuole considerare, l'opzione seguita dall'esercito è spezzare i palestinesi con una forza devastante. Devono essere affamati, bombardati, terrorizzati con ordigni assordanti per mesi, finché capiranno che ribellarsi è futile e accettare la prigione a vita è la loro unica speranza di vita. Il loro sistema politico eletto, istituzioni e polizia vanno distrutte. Per Israele, Gaza dovrebbe essere governata da gangs che collaborano con i secondini della prigione.
L'esercito israeliano ha sete di guerra. Non si lascerà fermare da preoccupazioni per i soldati rapiti. Dal 2002 i militari sostengono che anche a Gaza è necessaria un'operazione tipo lo «Scudo difensivo» di Jenin. Esattamente un anno fa, il 15 luglio (prima del Disimpegno da Gaza), l'esercito aveva concentrato le forze sul confine della Striscia per procedere a un'offensiva di quel tipo a Gaza. Gli Stati uniti però opposero il veto. Il segretario di stato Usa Rice arrivò per una visita d'emergenza descritta come acrimoniosa e tempestosa, e l'esercito fu costretto a ritirarsi. Ora finalmente il suo momento è arrivato. Con l'islamofobia nell'amministrazione Bush giunta all'acme, sembra che gli Usa siano pronti ad autorizzare l'operazione, a condizione che non provochi l'indignazione globale con attacchi troppo pubblicizzati ai civili (sulla posizione attuale dell'amministrazione Usa vedi Ori Nir, «Us Seen Backing Israeli Moves to Topple Hamas», The Forward, 7 luglio 2006, September 5, 2003 – Forward.com (http://www.forward.com/articles/8063)).
Ricevuto il via libera alla sua offensiva, l'unica preoccupazione dell'esercito è l'immagine pubblica. Fishman ha riferito martedì scorso che per l'esercito «ciò che rischia di far deragliare questo imponente sforzo militare e diplomatico» sono le notizie di crisi umanitarie a Gaza. Perciò, avrà cura di lasciar entrare del cibo a Gaza. E' necessario nutrire i palestinesi perché sia possibile continuare indisturbati a ucciderli.

* Docente di linguistica alle università di Tel Aviv e di Utrecht, ha pubblicato per Marco Tropea «Distruggere la Palestina».



http://www.forumpalestina.org/news/2006/Agosto06/Doc_Luglio_Agosto06.asp

Avamposto
14-08-10, 20:05
Gli interessi di Israele nella destabilizzazione del Libano
Intervista a Stefano Chiarini*

di Mila Pernice

Sembra che tutto sia nato in seguito all’azione degli Hezbollah che ha portato alla cattura di due soldati dell’esercito israeliano e all’uccisione di altri otto soldati; in realtà possiamo pensare alla liberazione dei soldati come ad un pretesto che, come è successo nella Striscia di Gaza in seguito alla cattura del soldato Gilad Shalit, ha dato a Israele l’occasione per condurre questa operazione militare in Libano. Quale interesse ha Israele nella destabilizzazione del vicino Libano?


Israele ha numerosi interessi in Libano, li ha sempre avuti, ha sempre cercato di mettere in piedi a Beirut un governo suo alleato o comunque un governo che accettasse di rompere il fronte arabo con i palestinesi e con la Siria e provvedesse a una pace separata con Israele senza aspettare né il ritiro israeliano dai territori palestinesi né dal Golan siriano. Quindi in un certo senso l’obiettivo del governo israeliano, sin dai tempi di Sharon ma addirittura da prima, dai tempi di Ben Gurion, è stato sempre quello di controllare il sud del Libano a causa della presenza dell’acqua, che è molto molto importante, e di installare a Beirut un governo amico. Credo che questo sia tuttora il progetto che stanno portando avanti con il sostegno ovviamente degli Stati Uniti e in qualche modo anche della stessa Arabia Saudita. In realtà l’operazione degli Hezbollah è stata una scusa nel senso che il contenzioso tra Israele e il Libano vede innanzitutto l’occupazione israeliana delle Fattorie di Sheba – infatti Hezbollah sta facendo una resistenza proprio per liberare questa zona del Libano – e poi anche la liberazione degli ultimi prigionieri libanesi che sono ancora nelle carceri israeliane. Su tutti questi punti Israele si è rifiutata di trattare come si è rifiutata di trattare in generale con i palestinesi. Quindi direi che questa crisi non può essere isolata, ed è qui l’errore anche del governo italiano, ma va vista come una crisi regionale derivata dal rifiuto di Israele di trattare e di ritirasi dai territori occupati di Palestina, del Golan siriano, delle Fattorie di Sheba libanesi. Solo in questa chiave ci può essere una reale soluzione. Abbiamo visto questa pratica dei ritiri unilaterali, nel 2000 dal Libano e più recentemente da Gaza; in entrambe le zone c’è stato il re-intervento e la ri-occupazione. Questo dimostra che quelli che erano stati definiti dei passi in avanti verso la pace in realtà non erano che un consolidamento, un ri-aggiustamento della situazione che non hanno nulla a che fare con la pace.


Quindi alla luce del fatto che Israele occupa la parte meridionale del Libano possiamo dire che l’azione di guerriglia organizzata da Hezbollah aveva le caratteristiche di una legittima azione di resistenza agli occupanti. Ma forse c’è di più: visto che è stata condotta in un momento in cui la Striscia di Gaza era sotto le bombe dell’aviazione israeliana possiamo dire, d’accordo con Tanya Reinhart, che è stato “l’unico atto di solidarietà per Gaza”. Sei d’accordo su questo?


Si, non c’è dubbio. Di per sé sono operazioni legittime perché Israele come abbiamo detto occupa ancora il territorio libanese e detiene nelle sue carceri tanti prigionieri politici, e poi sono condotte anche in solidarietà con quanto sta accadendo a Gaza; è stato l’unico tentativo di spezzare il silenzio che è calato sull’aggressione israeliana nella Striscia di Gaza. L’azione di Hezbollah ha avuto una grandissima importanza perché ha dimostrato che in realtà è possibile resistere a Israele e ha svelato anche la complicità di gran parte dei regimi arabi che parlano tanto ma poi non fanno mai nulla per i palestinesi e sprecano poi gran parte del budget dello Stato per comprare delle armi che poi non usano mai perché poi in realtà sono tutti in qualche modo legati all’Arabia Saudita e quindi agli Stati Uniti. La resistenza Hezbollah ha anche un valore simbolico estremamente importante come indicazione per i palestinesi e per tutti i popoli della regione.


Dal G8 di San Pietroburgo è uscita la proposta di inviare una forza d’interposizione internazionale a guida Onu. Una proposta fatta propria anche dall’Italia, da Prodi e D’Alema che hanno assicurato la presenza italiana in un’eventuale missione. Considerando che Israele non ha mai rispettato nessuna risoluzione Onu, considerando che l’esercito israeliano ha mandato via gli osservatori internazionali durante il sequestro di Sadaat a Gerico pochi mesi fa, e ha mandato via anche gli osservatori del valico di Rafah per entrare nella Striscia di Gaza poche settimane fa, che prospettive può offrire l’arrivo al confine del Libano dei caschi blu dell’Onu?


Innanzitutto io credo che bisognerebbe chiedere a Israele il cessate-il-fuoco immediato senza condizioni, più che subordinarlo alle varie condizioni poste da Israele. In secondo luogo credo che l’invio di forze multinazionali può essere molto pericoloso se, innanzitutto, non si arriva a questo con il consenso della resistenza libanese e della resistenza palestinese nel caso di Gaza, e se, quindi, la trattativa non viene fatta solamente con l’appello di Sinora che è una marionetta degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita. La trattativa deve essere fatta anche con la resistenza libanese. Altrimenti, il vero obiettivo è quello di far fare alle forze multinazionali dell’Onu il lavoro sporco, per conto degli israeliani, di colpire la resistenza e impedirle di proseguire nella lotta per le Fattorie di Sheba, per la liberazione dei prigionieri politici e anche nel sostegno alla resistenza palestinese. Quindi è una proposta a mio parere pericolosissima e molto negativa perché può tramutarsi veramente nella realizzazione di quella eliminazione della resistenza da parte delle “forze multinazionali di pace” dell’Onu, e quindi per Israele sarebbe perfetto.


Lunedì 17 luglio il movimento contro la guerra è sceso in piazza davanti a Montecitorio per chiedere al governo di centrosinistra un’inversione di rotta in fatto di politica estera italiana in occasione dell’inizio del dibattito sul voto di rifinanziamento delle missioni italiane all’estero. A rendere complice l’Italia nei tentativi di destabilizzazione dell’area mediorientale e nei tentativi di allargamento del conflitto anche a Siria e Iran, c’è un accordo di cooperazione militare che il governo Berlusconi ha stipulato con Israele e che il governo di centrosinistra sembra non avere alcuna intenzione di congelare. Questi contenuti torneranno in piazza il 24 quando il voto sul rifinanziamento alle missioni passerà in Senato, ma anche il 27 quando arriverà a Roma il primo ministro israeliano Ehud Olmert. Obiettivi della protesta la condanna dell’aggressione israeliana in Palestina e in Libano, ma anche la denuncia di quella che possiamo chiamare senza troppi giri di parole la complicità italiana…


Non c’è dubbio, una complicità che si manifesta a vari livelli: innanzitutto questo trattato di cooperazione strategico-militare gravissimo perché ci rende complici della politica israeliana, del riarmo israeliano, addirittura della violazione del trattato di non proliferazione nucleare. Poi perché si accompagna anche a iniziative come quella della regione Lazio, ad altri accordi di cooperazione economica decentrata a favore di Israele, come se Israele avesse bisogno della nostra cooperazione, quando ne avrebbero bisogno i palestinesi che sono nelle condizioni in cui si trovano. Ma soprattutto l’aspetto più grave è di aver assunto sulla questione mediorientale il punto di vista israeliano. Quando D’Alema sostiene che la crisi è iniziata per il radicalismo di Hamas senza dire che il governo di Hamas è stato eletto regolarmente sotto gli occhi degli osservatori internazionali, e che Israele si rifiuta di trattare col legittimo governo palestinese, ecco che ha assunto la posizione di Israele, e questa è la cosa più grave perché poi chiaramente segue una politica che è a favore di Israele.


Vuoi aggiungere qualcosa?


Che è necessario mobilitarsi il più possibile sia a livello centrale che locale anche per informare di come stanno realmente le cose in Libano, per smascherare tutta una serie di luoghi comuni molto negativi…come se non ci fosse un contenzioso in Libano specifico - quindi l’occupazione israeliana delle Fattorie di Sheba – come se il diritto alla sicurezza ce l’avesse solo Israele e non i libanesi, come se il diritto a difendersi ce l’avesse solo Israele e non anche i popoli confinanti. Sono impostazioni diffuse e profondamente negative perché rappresentano esattamente il punto di vista israeliano sulla crisi del Medio Oriente.


*Giornalista del Manifesto


http://www.forumpalestina.org/news/2006/Agosto06/Doc_Luglio_Agosto06.asp

Avamposto
14-08-10, 20:06
Libano. Per affrontare l’occupante israeliano
Per difendere la nostra terra e il nostro popolo



L’esercito israeliano prosegue, già da tre settimane, la sua aggressione contro la nostra patria. Questa aggressione ha preso, fin dall’inizio, la forma di una guerra ad oltranza che non ha risparmiato nulla, nè la popolazione civile, nè le abitazioni, nè le stesse associazioni umanitarie, i media o le infrastrutture. La macchina della morte ha
colpito, ultimamente, gli osservatori internazionali della Finuil (Unifil - Forza di Intermediazione delle Nazioni Unite in Libano)

Questa tempesta di barbarie e di follia di morte, che è stata portata avanti con il pretesto della liberazione di di due soldati israeliani catturati, ha passato qualsiasi limite. In realtà essa cerca una vile vendetta e sazia un odio senza precedenti contro il Libano e il suo popolo, tentando, sotto lo slogan della necessità di distruggere l’ infrastruttura militare di Hezbollah, di causare i maggiori danni possibili al nostro paese. Utilizzando, per questo obiettivo, i mezzi più vigliacchi e selvaggi.

Quanto agli Stati Uniti, complici spietati dell’aggressione, ci hanno annunciato, per mezzo della della loro Amministrazione, la loro speranza nella nascita di un «Nuovo Medio Oriente» che ha le sue basi nel progetto in atto da tre anni contro il popolo iracheno e che aspira a dominare il destino della regione araba e delle ricchezza che racchiude.

Ma la macchina di morte ha fallito, anche se prosegue tuttora la sua opera di distruzione ovunque. E gli israeliani sono stati obbligati, loro malgrado, a sferrare un attacco
di terra a cui avrebbbero preferito non ricorrere dopo il ritiro, nel 2000, dalla nostra patria.

Tentano invano, da una settimana, di realizzare una avanzata sulla costa di Maroun Al-Ras e nella città di Bint-Jbeil. Tentano invano di occupare, di nuovo, una parte del nostro territorio nazionale allo scopo di imporre al nostro popolo le loro condizioni e le condizioni dei loro padroni.

Per far questo, utilizzano l’arma dei crimini contro l’umanità e dei massacri dei civili. Spingono gli abitanti a lasciare la loro terra. Tutto questo sotto la protezione benevola di Washington che non trascura nessuna possibilità di portare aiuto agli aggressori, anche se deve mettersi contro il mondo intero!

L’efferatezza dell’aggressione e i pericoli contenuti negli obiettivi che porta chiedono una grande responsabilità da parte dei Libanesi per fermarla e impedirle di realizzare i suoi obiettivi. Essi chiedono al governo libanese di mettere fine alla politica di rinuncia e ad ogni illusione nella possibilità di una protezione americana e internazionale.
Gli Stati Uniti sono complici degli aggressori, sarà necessario considerarli come tali e agire di conseguenza.

Il popolo e il governo libanese sono chiamati ad essere uniti nella lotta, con tutto quello che ciò comporta come posizioni e misure, sia sul piano politico e militare sia sul piano della sicurezza e della vita quotidiana. Questo richiede anche la creazione di un governo di unità nazionale reale la cui politica sarà fondata sulla distinzione tra amici e nemici della patria e la cui attività riguarderà ogni aiuto necessario alla Resistenza eroica che segna, ancora una volta, la gloria del nostro paese, ma anche la sua unità e
la sua esistenza persino dinanzi alla macchina da guerra israelo- americana.

Libanaises, Libanais,

Israele tenta, di nuovo, di occupare il nostro paese e di distruggerlo. E la resistenza islamica prosegue i suoi atti eroici, i suoi sacrifici e le sue vittorie, così come l’esercito libanese resiste malgrado i massacri vili e odiosi ai danni dei suoi soldati e dei suoi ufficiali.
Il dovere patriottico ci chiama ad unirci alla Resistenza contro gli occupanti e far fronte ai crimini commessi contro il nostro paese.

Noi, partiti e forze della sinistra e dela democrazia, personalità e posizioni che hanno avuto già l’onore di partecipare alla difesa della patria nel 1982 e dopo quella
data, dichiariamo che riprenderemo le armi.

Chiamiamo tutti i giovani del nostro paese a recuperare questa esperienza eroica e a prenderla come base della loro resistenza. Chiediamo loro di restare nelle loro
città e nei loro villaggi, a puntare le loro armi contro gli aggressori, a difendere la nostra terra, la nostra sovranità e il nostro popolo.

E’ un momento storico per noi. Il nostro paese e il nostro popolo vinceranno e una epoca di libertà e di unità regnerà nel nostro paese e nella nostra nazione araba dopo la disfatta di tutti gli aggressori.

Beyrouth, le 28 juillet 2006

articolo apparso e tradotto da Indymedia Beirut:


http://www.forumpalestina.org/news/2006/Agosto06/Doc_Luglio_Agosto06.asp

Avamposto
14-08-10, 20:07
Comunicato del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina sulla recente aggressione sionista in Libano e Palestina



L'eroica resistenza - la memorabile lotta di Gaza e al-Karama - continua nella terra della Palestina e del Libano. I popoli libanese e palestinese stanno scrivendo una pagina gloriosa nella storia della nazione araba,
della comunità islamica mondiale e nella storia di tutta l'umanità. Nell'epoca dell'impotenza, della collusione e della sottomissione dei regimi arabi ufficiali [si tratta dei cosiddetti "regimi arabi moderati", NdT] -
come è stato evidenziato dai risultati degli incontri tra i ministri degli esteri arabi - i combattenti Hizballah e i combattenti della Palestina continuano a sfidare eroicamente la macchina da guerra del terrorismo israeliano per
difendere non solo la Palestina e il Libano, ma l'intera nazione araba, le sue generazioni future e i suoi bambini.

Nel cupo clima generato dalla guerra di genocidio condotta dall'entità sionista contro le terre e i popoli libanese e palestinese, l'Ufficio Politico del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina dichiara
quanto segue:

Primo. La popolazione combattente del Libano, le sue forze vive e la sua eroica resistenza sotto la guida del combattivo Hizballah, con a capo Sayyid Hasan Nasrallah, oggi stanno scrivendo pagine gloriose che saranno
ricordate nella storia e che avranno un effetto estremamente profondo sul presente e sul futuro dell'intera regione; pagine che segnano l'inizio della fondazione, formazione e costruzione di una nuova fase nella storia del conflitto arabo-sionista.

Le mani eroiche che hanno lanciato i missili di resistenza sulle città di Haifa, Akka, Safad, Tabariya e Nahariya, hanno causato dozzine di morti e feriti nelle file delle forze sioniste. Quelle mani stanno riaffermando
il rispetto per l'idea della lotta contro questa entità rapace [Israele, NdT] con la quale non può esserci alcuna coesistenza, dopo che è divenuto chiaro a chiunque quanto siano falsi e inutili gli appelli alla pace e al
negoziato con bande di assassini e criminali che comprendono solo il linguaggio delle armi e della resistenza.

Gli attacchi contro le città israeliane per mezzo dei razzi lanciati dall'eroica resistenza libanese, hanno creato e continueranno a creare un nuovo equilibrio del terrore che avrà effetti molto profondi sul nemico sionista, psicologicamente, politicamente, economicamente, militarmente, e sul suo morale. Coloro che occupano la terra di Palestina capiranno che il prosieguo dell'occupazione giungerà a causargli un costo enorme.

L'escalation di attacchi lanciati dalla resistenza palestinese e libanese contro Israele, ha un grande significato storico e produrrà effetti e conseguenze profondissime sul futuro della criminale entità sionista.


Secondo. Gli ignobili esiti dell'incontro tra i ministri degli esteri arabi [dei regimi arabi "moderati", NdT] equivalgono a una pugnalata alla resistenza in Palestina e Libano e hanno mostrato, ancora una volta, in
quale abisso di decadenza, collusione e sottomissione, siano
sprofondati alcuni governanti arabi, ottemperando agli ordini del governo americano e seguendo politiche che sono in totale contraddizione con gli interessi
dei loro popoli e con i supremi interessi della nazione araba. L'incapacità, da parte dei ministri degli esteri arabi, di assumere una chiara posizione a sostegno della resistenza e di adottare misure pratiche per fermare l'
aggressione sionista contro il Libano e la Palestina, dimostra fino a che punto i regimi arabi ufficiali siano caduti nella rovina e nel disfacimento.


Terzo. L'Ufficio Politico del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina fa appello alle masse arabe e alle loro forze vive, ai sindacati dei lavoratori e alle associazioni, affinché si assumano la responsabilità e
il dovere di difendere il Libano e la Palestina, affinché - in dispregio del piano americano-sionista per la regione - diano vita a manifestazioni di piazza e a tutte le forme possibili di azione popolare, per fare
pressione sui governi arabi e per offrire tutte le forme di sostegno e assistenza ai popoli libanese e palestinese e ai loro eroici movimenti di resistenza.


Quarto. I colpi sferrati dall'eroica resistenza libanese e palestinese hanno posto l'entità sionista di fronte ad un grave dilemma e a nuovi complessi problemi. Di conseguenza, Israele sta provando ad esportare la sua crisi, tentando una fuga in avanti e facendo apparire la Siria e l'Iran come i
responsabili di quanto sta accadendo, sebbene tutti siano consapevoli del fatto che quanto sta accadendo non è altro che un piano americano-israeliano finalizzato a soggiogare l'intera regione, un tentativo di porla sotto il
loro completo controllo. E' così che si spiega l'aumento e l'intensificazione delle pressioni sulla Siria e sull'Iran, dato che questi costituiscono una possente barriera contro tali piani ostili.


Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina offre il suo saluto ed esprime la sua ammirazione per i combattenti della resistenza Hizballah e per la tenacia mostrata dal popolo libanese. Il Fronte Popolare per la
Liberazione della Palestina dichiara di essere al loro fianco con tutte le sue energie nel fronteggiare il brutale, barbaro nemico, e ribadisce il suo impegno a proseguire la lotta e la resistenza fino a quando non saranno
raggiunti tutti gli obiettivi per i quali si sono sacrificati schiere dimartiri.

Salutiamo il popolo del Libano e la sua eroica resistenza!
Salutiamo il popolo della Palestina e la sua leggendaria tenacia!

Libertà per i prigionieri e i detenuti nelle carceri dell'occupante!

Gloria ai martiri! La vittoria appartiene ai popoli che lottano per la libertà!

Ufficio Politico del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina

Il testo originale è reperibile al seguente indirizzo:
http://www.pflp.ps/articles.php?action=ViewArt&cid=2&nid=20060717_07



http://www.forumpalestina.org/news/2006/Agosto06/Doc_Luglio_Agosto06.asp

Avamposto
14-08-10, 20:08
La resistenza libanese, ha dato la prova dei limiti della potenza militare di Tel Aviv

di Bassam Saleh

La guerra divampa nel Medio Oriente: Iraq, Palestina e Libano: Nessuno sa se si fermerà qui o continuerà per coinvolgere la Siria e l’Iran. Il fattore che ha fatto scatenare questa nuova guerra, secondo i mezzi d’informazione occidentali, è il rapimento di un soldato israeliano a Gaza e il rapimento di altri due nel sud del Libano. La verità è che i tre soldati sono stati catturati in seguito ad azioni armate, sia a Gaza che nel sud del Libano come risposta alle tante uccisioni e massacri perpetrati dall'esercito israeliano contro i palestinesi e contro la penetrazione dei soldati israeliani nel territorio libanese.

Ma la cattura di un soldato, vale davvero il costo di scatenare una guerra di distruzione di un intero paese? Oppure dobbiamo ritenere che la Risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza fosse un primo segnale di avvertimento, in particolare, la seconda parte, che chiedeva il disarmo delle milizie Hezbollah dopo l’uscita della Siria dal Libano? Già quella risoluzione, ha prodotto la cosiddetta “rivoluzione del cedro”, finita con l’elezione del parlamento libanese che ha visto l’affermazione degli Hezbollah, (Il Partito di Dio) al 10% entrando poi a far parte del governo libanese con due ministri. Un governo amico, dunque quello del Libano, riconosciuto dall’occidente come paese libero e sovrano, malgrado l’occupazione israeliana delle fattorie di Sheeba, e che non ha mai dichiarato guerra allo stato ebraico. Una situazione ha lasciato alla resistenza libanese, che non è solo di Hezbollah, il diritto di difendere il territorio nazionale dalle incursioni e dalle continue violazioni israeliane del confine libanese.

La seconda parte della Risoluzione 1559, era un fattore destabilizzante del Libano ma rientra nel piano americano sul Medio Oriente da utilizzare al momento opportuno, secondo la strategia condotta dalla Amministrazione dei neoconservatori americani: la "destabilizzazione creativa" che dovrebbe portare al nuovo Grande Medio Oriente. In altre parole, utilizzare il Libano per colpire la Siria e l’Iran, "stati canaglia" secondo gli Usa, e distogliere così l’attenzione del mondo dal fallimento politico emilitare Usa in Iraq e dai crimini di guerra in esso compiuti. Quindi la guerra scatenata contro il Libano rientra in pieno nel progetto americano, ma questa volta, tocca agli israeliani dare la grande prova di essere il braccio armato degli Usa per il nuovo Medio Oriente.

Il primo ministro israeliano Olmert, nel suo discorso alla Knesset del 1° agosto, ha tenuto a precisare che la mappa del Medio Oriente è cambiata e che una nuova situazione si sta creando con l’arrivo di forze multinazionali di intervento capaci di proteggere i confini del nord israeliano, e che queste forze godono non solo del sostegno internazionale ma per la prima volta, anche di quello arabo. C'è del vero nelle parole di Olmert. La situazione in Medio Oriente sta cambiando, ma non secondo i dettami dei governanti israelo-americani. Vediamo in che senso. È la prima volta nella storia che lo stato ebraico accetta di affidare a una forza internazionale il ruolo di proteggere i suoi confini, un fatto senza precedenti, visto che questo ruolo era sempre affidato solo all’esercito israeliano. In secondo luogo, e dopo quattro settimane di bombardamenti su tutto il territorio, le truppe del IDF avanzano con enorme difficoltà sul territorio libanese, mentre gli americani, fanno di tutto per ritardare una risoluzione del consiglio di sicurezza, cosi permettendo all’esercito israeliano di finire il lavoro iniziato il 12 luglio scorso.

In quattro settimane di feroci combattimenti, di massacri e distruzione del paese del cedro, Israele non è riuscito nemmeno a catturare o uccidere uno dei dirigenti di Hezboallah o a fare tacere l’emettente Al Manar, la tv del partito. Non è riuscita nemmeno a trovare i due soldati catturati. Siamo cioè davanti alla prova del grave fallimento di tutti gli apparati di sicurezza israeliana. I missili della resistenza libanese hanno raggiunto, per la prima volta, il cuore di Israele, colpendo città, fabbriche e infrastrutture, costringendo la meta della popolazione israeliana a vivere nei rifuggi. E il governo richiama i riservisti,prevedendo che la guerra durerà ancora a lungo. È molto facile che Israele vinca la guerra e rioccupi di nuovo il sud del Libano - che aveva lasciato sotto i colpi della resistenza nel 2000 - ma questo sarà un forte motivo per il partito di Dio nel continuare la lotta contro la nuova l’occupazione israeliana e un valido motivo anche a livello interno per armarsi di più in difesa della patria, visto che l’esercito libanese è rimasto nelle caserme e non ha la capacità di difendere il paese.
La resistenza libanese, ha dato la prova dei limiti della potenza militare di Tel Aviv di fronte a un movimento organizzato di resistenza deciso a difendere il proprio paese dall’arroganza israeliana. Israele fino al 12 luglio scorso era considerato uno stato forte e potente, con confini relativamente sicuri, e godeva di buoni rapporti con la maggiore parte dei governi arabi e della comunità internazionale. La cattura dei due soldati israeliani ha colto di sorpresa tutti e ha garantito la simpatia allo stato ebraico, ma la reazione, arrogante e prepotente israeliana, ha rovesciato tutto. Per colpire Hezbollah, ha invaso un paese sovrano, il Libano, distruggendo tutte le infrastrutture, colpendo i civili, sfollando un milione di persone, impedendo l’arrivo degli aiuti umanitari e infine ha messo tutta la regione del Medio Oriente sull'orlo di una guerra globale. Israele si è dimostrato con questa guerra uno stato canaglia che diffonde morte e terrore.

La comunità internazionale è chiamata a fermare questo genocidio contro i palestinesi, libanesi e irakeni. Il movimento contro la guerra è chiamato a manifestare per il disarmo, per il diritto dei popoli alla libertà, alla uguaglianza ,alla fratellanza. Alziamo la voce, e chiediamo a tutti i governi di congelare o sospendere ogni accordo, commerciale o militare di cooperazione con Israele.
Israele deve ritirare le sue truppe al confine con il Libano e lasciare le fattorie di Sheeba , l’esercito libanese con l’aiuto della resistenza, deve tornare a difendere il sud del Libano dagli attacchi israeliani.

I dolori delle doglie di questo lungo parto iniziato in Palestina, vedrà nascere, con la volontà dei popoli mediorientali, un Medio Oriente di lotta e giustizia, di dialogo e pace, respingendo la sopraffazione e l’arroganza israeliana e americana.




http://www.forumpalestina.org/news/2006/Agosto06/Doc_Luglio_Agosto06.asp

Avamposto
14-08-10, 20:15
Diary of July 12 2006: Operation “Truthful Pledge”

Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon

33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day


Local Editor

On July 12 2006, the Islamic Resistance carried out a bold quality ambush operation at the Lebanese-Palestinian border in Khallat Wardah area near Ayta Al Shaab town. Of the Zionist soldiers targeted in the ambush the resistance was able to capture two and kill a number of others.




When a Merkava tank attempted an incursion into Lebanese territory to chase the resistance combatants, the Islamic Resistance Mujahedeen destroyed the tank with a massive explosion, killing and wounding its crew.

The Mujahedeen then confronted another advance attempt, destroying another Merkava tank and a surveillance-vehicle, near the occupation settlements of Zarit and Shtula; these clashes resulted in eight enemy soldiers killed.



Islamic Resistance In Lebanon - Official Web Site (http://english.moqawama.org/essaydetails.php?eid=11689&cid=263)





Diary of July 13 2006: Zionist Attacks on Beirut Airport & Infrastructure
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day

Local Editor



On July 13 2006, after the resounding slap the Zionist entity received, when two of its soldiers were captured and eight others killed, the enemy expanded its attacks on Lebanon all the way to Beirut airport, and its Zionist warplanes attacked the runways in waves, badly damaging it.




A succession of raids went on for several days, resulting in the disruption of air traffic, in addition nearly 100 bridges in different Lebanese regions were bombed. The enemy deliberately attempted to tear the country apart in a malicious move to pit the Lebanese against the resistance, but this goal was met with complete failure.




Islamic Resistance In Lebanon - Official Web Site (http://english.moqawama.org/essaydetails.php?eid=11701&cid=263)





Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day



Local Editor



Diary of July 14 2006: Battleship "Saar 5" Targeted
On July 14 2006, witnessed by millions of viewers and only a few days after the start of the Zionist aggression on Lebanon, Hizbullah Secretary General Sayyed Hassan Nasrallah surprised everyone, friend and foe alike, when he announced that the surprises he had promised are about to start now, stating the following verbatim: "Now at sea, the "Israeli" battleship that attacked our infrastructure and people's homes and civilians, watch it burn and sink, to drown with it dozens of Zionist soldiers. This is only the beginning and we will meet at the end (of this battle) to talk at length."

This style of a declaration surprised everyone, prompting spontaneous rejoice and celebrations, public eyes became glued to satellite channels to see the anticipated scene.



Shortly afterwards everyone saw the "Israeli" Sa'ar-5 battleship getting a direct hit by the Islamic resistance rockets. Engulfed in flames, it sank with the officers and soldiers on board. The Zionist enemy denied the ship was hit at first, but aired footage of the ship engulfed in flames forced the enemy to admit its hit and claimed that only four soldiers were killed on the ship.



Islamic Resistance In Lebanon - Official Web Site (http://english.moqawama.org/essaydetails.php?eid=11707&cid=263)






Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day




Local Editor





On July 15 2006, in the framework of its retaliation to Zionist enemy attacks, the Islamic resistance bombed the city of Tabarayya (Tiberias) for the first time, using dozens of rockets.




Tabarayya (Tiberias) sits at 31 km from the Lebanese-Palestinian border. Alongside this bombardment, dozens of Zionist occupation settlements were also bombed including Safed, Nahariya and Karmael where one of its bridges was hit. Heavy material losses and injuries among Zionist settler ranks were reported.


Islamic Resistance In Lebanon - Official Web Site (http://english.moqawama.org/essaydetails.php?eid=11719&cid=263)

Avamposto
14-08-10, 20:18
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day

Local Editor




16 July 2010, the "Israeli" military machine continued its war; the southern Dahiyeh suburb witnessed a level of destruction not seen since the 1982 "Israeli" invasion, while warships and fighter jets participated in bombing the different regions and villages in the south, the Bekaa and the north. The Al Manar television station building was targeted and completely leveled. Haret Hraik area was targeted again. The number of martyrs who fell in the south on this day alone reached 50.

The Islamic Resistance responded by targeting vital places in Haifa city, the train station there was bombed, resulting in 8 deaths among the occupation settlers and dozens more wounded, this is according to enemy media sources. When later the enemy went too far in its attacks, the Islamic Resistance rockets started targeting areas beyond Haifa, "Thunder"- type rockets were for the first time falling in areas near Afula, Upper Nazareth and Givat Ela.



Imam Sayyed Ali Khamenei said that "The crimes and atrocities and the violation of human values in Palestine and Lebanon committed by the Zionists in the past weeks proved once again that the Zionists' presence in the region forms an evil entity, a malignant cancerous swelling."

The Iranian Defense Minister warned against the possibility of a military aggression launched against Syria, stressing that "The commission of any Zionist idiocy will inflict the aggressors with losses that will make them regret their aggression."



Hizbullah Secretary General Sayyed Hassan Nasrallah, made his second address to the nation through Al Manar television, in which he hailed the resistance fighters engaged in heroic clashes in the southern villages, and the victories they achieved by toppling the "Invincible army myth."

He also clarified that "Keeping the chemical and petrochemical plants in Haifa out of missile fire, which were within the range of our missiles, was due to our keenness not to push matters into the unknown, in order to keep our weapon as a deterrent rather than one of vengeance... but we had only to fulfill a promise we had made and so we bombarded the city of Haifa."



Parliament Speaker Nabih Berri said: "The issue of the two 'Israeli' soldiers is a pretext, and what is happening is a deliberate crime", he also accused the United Nations of participating in the Marwahin town crime.

A UN delegation brought a message from the Secretary General Kofi Annan to the Lebanese government, containing three points:


1- Find a way out of the crisis
2- Protection of civilians and infrastructure
3- Implementation of a cease-fire and extend the rule of the Lebanese state over the entire Lebanese territory.


U.S. Secretary of State Condoleezza Rice rejected invitations to a temporary truce; meanwhile "Israeli" Foreign Minister Tzipi Livni announced that "'Israel' concurs with the international community in its position which holds extremist elements responsible for the conflict."

Islamic Resistance In Lebanon - Official Web Site (http://english.moqawama.org/essaydetails.php?eid=11730&cid=263)




Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day



Local Editor






On July 16 2006, after Hizbullah Secretary General issued the threat to bomb Haifa city if the Zionists assault the southern Dahiyeh suburb of Beirut, the Islamic resistance effectuated this threat by bombarding with "Raad (Thunder)-2" type missiles and "Raad-3" the city of Haifa for the first time since the start of the Zionist aggression on Lebanon. The retaliation targeted a train station, a port and a tourist facility, killing 9 Zionists and wounding 30 others, half of them in critical condition.





A state of chaos and terror hit Zionist ranks for more than one reason, the most important of them is the fact that this city represents a vital lifeline inside the usurper entity, and because this was the first time Haifa City receives a hit in the entire conflict course of the Arab-Zionist history, in addition to having petrochemical installations.

The resistance had also threatened to bomb these facilities in the event the enemy went to excess with its attacks on Lebanon.

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Diary of July 18 2006: Expanding the Bombing of Zionist Occupation Settlements
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
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Local Editor


On July 18 2006, in response to Zionist enemy attacks, the Islamic Resistance bombed a large number of Zionist settlements, starting with bombing the cities of Haifa and Safed, followed by the city of Tiberias with "Raad-1" and "Raad-2" type missiles.

The rest of the Zionist settlements were later bombed, including : Beit Halal, Dan, Ramot Neftali, Sner, Kfrsauld, Kfrbalom, Yesoud, Amilah, Goiin, Delton, Sifsaaf, Karmael, Yephthah, Nahariya, Sidi Eliezer and Kfr Dorim ... Thus the Islamic Resistance demonstrated its ability to reach deep within the Zionist entity and hurt them.


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Diary of July 19 2006: Aytaroun & Maroun Al Rass Confrontations
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
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Local Editor






On July 19 2006 when a large Zionist force, backed by tanks and bulldozers attempted to advance towards the town of Aytaroun, fell in a tight ambush by the Islamic Resistance men. Violent and direct clashes ensued with enemy soldiers, using various types of weapons. The confrontations resulted in at least 6 enemy soldiers killed and 14 injured, and the destruction of 3 Merkava tanks.





The enemy made three attempts to repeat the advance toward the town but all failed. At Maroun Al Rass front, the resistance thwarted several advance attempts, inflicting the enemy with heavy losses in personnel and vehicles. About 14 Zionist soldiers were counted killed in these clashes.

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Avamposto
14-08-10, 20:22
Diary of July 20 2006: 4 Zionist Intelligence Personnel Killed
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Local Editor






On July 20 2006 the Islamic Resistance was able to hunt four Zionist intelligence men between the towns of Maroun Al Rass and Bint Jbeil.

Reporting media outlets quoted Zionist enemy officials as saying: "We were exposed to a very harsh accident", in reference to the killing of four of their intelligence personnel. Subsequently it was mentioned that one of the team members was a high level officer.

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Diary of July 21 2006: Zionist Massacres of Civilians (1)


Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
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Since the beginning of its aggression on Lebanon on July 12 2006 of, the Zionist enemy carried out a number of horrific massacres against our civilians killing a large number of children, women, elderly and invalids.


"Israel" carried out it massacres in various regions of Lebanon from the South, to the Bekaa Valley through to the north.


























The following are among the massacres that stood out most:


 Dweir massacre, its victims were the entire family of martyr Sayyed Adel Akash, consisting of father, mother and their ten children.


 Marwaheen massacre, 23 martyrs including 12 children. UNIFIL's force had refused to receive them at its headquarters; they were killed on the road leaving town in a "pickup" truck.


 Ibba - Jibsheet massacre, its victims were about 18 people killed.


 Aytaroun massacre, 12 people martyred.


 Srifa massacre, led to the martyrdom of 30 people.


 Massacre of Nabi Sheet, led to the martyrdom of 8 citizens.


 Tyre massacres, led to the martyrdom of some 60 citizens in a number of places.


 Al Qa'a Massacre, led to the martyrdom of 30 civilians, all Syrian workers in an agricultural fruit packing plant.

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Diary of July 22 2006: Steadfastness in Maroun Al Rass
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
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To this day the town of Maroun Al Rass stands tall after its steadfastness in the face of the Zionist invaders.






The Mujahideen of the Islamic Resistance contributed in this steadfastness at through battling the Zionist enemy in and around this town, where they destroyed 3 of its tanks, and killed and wounded more than 20 Zionist officers and soldiers.

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Diary of July 23 2006: Hundreds of Rockets Pound the Occupation Settlements
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On July 23 2006, and in the framework of its response to the persisting enemy aggression, the Islamic Resistance used hundreds of missiles to pound the two cities of Acre, Safad, enemy occupation settlements in Tiberias, Karmael, Kiryat Shmona, Nahariya, Ma'alot, Shlomi, Ramat Naftali, Yephtah, Sidi Eliezer, Zuweil, Helon, and Gonen.


A number of other Zionist occupation settlements were also bombed.

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Avamposto
14-08-10, 20:24
Diary of July 24 2006: Confrontations in Bint Jbeil Town
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Bint Jbeil, the capital of resistance and liberation remained resolute against the occupation, growing more glorified by its resistance heroes who terrified the enemy, and repelled their attempts to advance toward the city.

The heavy losses in equipment, vehicles and personnel the enemy incurred in its battles with the resistance included 4 Merkava tanks, 2 complete posts with their entire crew either killed or wounded additional to a further fifth tank destroyed by night.

On another level on this same day, the resistance bombed with their rockets a number of Zionist occupation settlements in response to enemy attacks.

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Diary of July 25 2006: The Phase of Reaching Beyond-Haifa City
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The enemy resumed its scorched-earth policy as a prelude to a limited invasion of the villages that formed the confrontation arena with the Islamic Resistance. Its warplanes deliberately began its systematic destruction of the houses in the villages of Bint Jbeil, Maroun Al Raas, Aytaroun and Al Khiyam.


The enemy then proceeded to carry out airdrops on the hills in preparation for a field advance under the cover of violent intense raids and concentrated artillery bombardment of the perimeter. The international forces were not spared in the aggression; heavy enemy missiles destroyed an international observers post close to Al Khiyam ex-Zionist concentration camp they had destroyed a few days earlier by air raids, killing 4 international officers.

In this shelling bout the enemy used internationally banned phosphorous shells.
The resistance retaliated by shelling the occupation settlements with dozens of missiles, including the city of Haifa.

Hizbullah S.G. Sayyed Hassan Nasrallah peered again through Al Manar television screen to announce that the confrontation with "Israel" has entered a new phase of beginning to target areas beyond Haifa city.

His Eminence said: "The war had been prepared a year ago in the context of what the Secretary of State Condoleezza Rice called the new Middle East" and that "The 'Israeli' plan was to launch a ground offensive to control the area south of the Litani, through the use of 'Israeli' Air Force to strike the headquarters, centers and foundations of Hizbullah and Lebanese infrastructure in the first few hours, to cripple the country, pit the Lebanese street against the resistance, and disable its ability to take any initiative."

He explained that "This scenario was to be implemented in September or November with or without the pretext of the two captured soldiers" adding that according to the project on which basis the war was carried out, Lebanese was meant to be taken back to a worse state than that of 1982 and 17 May .. They wanted to drive Lebanon out of its history and culture to become American and Zionist."

Speaker Berri said in an interview with the "Al Arabiya" satellite channel that Rice submitted proposals conditional on their implementation as a single package. These proposals included making a weapons free buffer zone south of the Litani River, deployment of the Lebanese army and the establishment of an international force.


He described his meeting with Rice as "tense" and believed that "Her conditions posed a threat to the unity of Lebanon and further more, it does not give priority to the cease-fire."

Iranian President Mahmoud Ahmadinejad warned saying that "The 'Israeli' aggression on Lebanon will result in a strong storm that could painfully hit the Middle East."

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Avamposto
14-08-10, 20:27
Diary of July 26 2006: July Aggression 1993
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From July 25 to 31 the Zionist forces launched an aggression on southern Lebanon code named operation "Settling the Score."


In this aggression Lebanese infrastructure, residential and economic establishments were targeted, approximately a quarter of a million people were displaced, 123 people martyred and 250 wounded.

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Diary of July 27 2006: Bombardment of Afoula (What Lays Beyond-Haifa)
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
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On July 28 2006, the Islamic Resistance made good on its threat to bomb what lays beyond Haifa, when the Mujahideen aimed their "Khaibar-1" type rockets at the city of Afoula.

This was, according to the statement issued by the Islamic Resistance, in retaliation to the enemy continuing its brutal aggression, which had expanded to include all the Lebanese territory targeting innocent and defenseless civilians.

With this retaliation a new phase of defiance and confrontation with this entity was started, to defend the dignity, pride, sovereignty and independence of Lebanon.

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Diary of July 28 2006: Beyond-Haifa
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33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day


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The Mujahideen's Pledge to the Commander


The Islamic Resistance moved to the stage of taking the conflict deeper inside the "Israeli" entity beyond Haifa city as previously announced by Hizbullah S.G. Sayyed Hassan Nasrallah. "Khaibar-1" type missiles were launched for the first time targeting Afula city, about 47 kilometers from the Lebanese -occupied Palestine border.


Also bombed were the towns of Acre, Safed, Dalton intelligence base and the row of northern occupation settlements.

On the battlefield, the Islamic Resistance made a qualitative achievement when it encircled a concentration of "Israeli" troops at the southern end of the Lebanese border town of Maroun Al Raas then targeted them with mortar shells and guided missiles before the Mujahideen pounced up on them.

Meanwhile violent confrontations continued on Bint Jbeil - Aytaroun - Maroun Al Rass triangle against two "Israeli" ground forces. Enemy soldiers were forced into retreat and withdrew from the city of Bint Jbeil after incurring heavy losses in troops, tanks and armored vehicles, as well as the downing of a reconnaissance drone that crashed in the area of Mount Barouk.

After its defeat before the resistance combatants, the occupation leadership decided to revert to adopting a policy of targeting civilians committing 4 massacres in each of the towns of Haddatha, Kfar Jaoz, Yatar and Deir Anoun Annaher. Enemy air strikes destroyed houses over the heads of residents, leading to the martyrdom of nearly twenty citizens.

The Western Bekaa witnessed the heaviest aerial bombardment since the beginning of the aggression. Over a 3 hour period non-stop air raids went on at 5 minute intervals, while Maydoun hills, Ayn Al Tineh, Jabour, Abu Rashid and the area around Mashgharah and Wadi Yuhmur were targeted with over thirty raids.

The Mujahideen of the Islamic Resistance sent a letter to Hizbullah S-G Sayyed Hassan Nasrallah saying:


"Here we stand firm along the length of the Palestine border and in every corner of Lebanon's south, the south of pride, dignity and defiance.
We are still the promise you made, like thunder over the Zionists' heads.
We, O Sayyed are the weapons of Sheikh Ragheb, the will written by Sayyed Abbas, and O Sayyed and leader we hold true to the covenant and pledge we made to you and to the martyrs.
We are freedom for Samir Kantar, Nassim Nisr, Yahia Skaff, Mohammad Farran and all the prisoners.
We are liberation for Shibaa Farms, Kfar Shouba Hills and every inch of our dear Lebanon.
We are sacrifice for the proud and great people of Lebanon.
We are the blood that protects and defends the country... the entire country.
We are devotees of Hussein.
We are the surprises... We are, God willing, victory in the making."

The Commander of the international force operating in southern Lebanon, Alain Pellegrini said in an interview with the London "Times" newspaper: "Hizbullah cannot be defeated militarily... After more than two weeks of fierce battles Hizbullah is still strong, and only a political solution is the way to resolve the question of Hizbullah's weapons."

The "Times" newspaper revealed that the two planes that landed in a British airport were civilian planes loaded with smart bombs, and added: "'Israel' had asked the United States to hand over a satellite and laser-guided missiles."

Hizbullah asserted in a statement given by member of Loyalty to the Resistance bloc MP Hassan Fadlallah, in Agence France Presse (AFP) that "Hizbullah was flexible in order to preserve national unity by agreeing to a plan by Prime Minister Fouad Siniora to end the war."

Speaker Nabih Berri criticized the Arab position calling on Arab rulers to be mindful that "What is happening in southern Lebanon is the last ray of hope for a comprehensive peace in the region. If you this opportunity is missed, the definite alternative is not only successive wars in the Middle East, but successive coups."

Former PM Salim Hoss commented on the attitude of the Egyptian President saying: "We have not asked and will not ask President Mubarak to fight in Lebanon's defense, Lebanon is its own guarantor, but instead of a war we did expect at least a word in defense of the Lebanese children being killed with weapons of utter destruction used by the 'Israeli' enemy, which it receives from the U.S.-the only remaining super power- whose consent the Egyptian President is keen on."

Egypt's Mufti, Sheikh Ali Gomaa considers the "Israeli" aggression on Lebanon "Permits the Lebanese to defend their homeland" noting that "Hizbullah is defending its country...what it is doing is not terrorism."

MP Walid Jumblatt said "Hizbullah managed to break 'Israel's' prowess... but to whom will Sayyed Hassan Nasrallah offer this victory, to the state of Lebanon, the Syrian regime or the Islamic Republic of Iran in order to improve the conditions in the negotiations over the Lebanese rubble?"

U.S. President George W. Bush and British Prime Minister Tony Blair in Washington stressed that "The objective is the summary of Chapter VII of the internal order of the Security Council, that is to put an end to violence and to mandate a multinational force... this moment is fundamental and basic in the history of the Middle East."

Bush said: "There is great suffering in Lebanon because Hizbullah attacked 'Israel' and a great deal of suffering in the Palestinian territories since Hamas is trying to impede the progress of democracy."

Blair said "The aim is not only a cessation of current hostilities in Lebanon and 'Israel', but the adoption of a strategy for the entire region that allows the Government of Lebanon to control its entire territory, and be as democratic as its people wish."

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Diary of July 29 2006: Zionist Massacres against Civilians (2)
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Local Editor


Since the beginning of its aggression on Lebanon on July 12 2006 of, the Zionist enemy carried out a number of horrific massacres against our civilians killing a large number of children, women, elderly and invalid. "Israel" carried out its massacres in various regions of Lebanon from South Lebanon to Bekaa Valley through to the north.

The most horrific of these massacres:


 Ansaar massacre which led to the martyrdom of 8 citizens.
 Ghassaniyyeh massacre, led to the martyrdom of 7 citizens.
 Mashgharah massacre, 6 citizens martyred.
 Ghaziyeh massacre, 10 citizens were martyred.
 Taybeh Massacre, 7 martyred citizens.
 Shiyah massacre, about 50 citizens were martyred.
 New Qana massacre, led to the martyrdom of about 40 people.

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Avamposto
14-08-10, 20:30
Diary of July 30 2006: Land Skirmishes
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
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On July 30 2006 ground skirmishes with the Zionist enemy expanded on more than one front and flashpoint.

The Mujahideen intercepted groups of the Golani Brigade as they infiltrated the Taybeh Project, inflicting them with a high number of casualties, between dead and injured. Several soldiers escaped the clash and hid in a nearby house, which the Mujahideen destroyed over their heads.

Meanwhile in Kfar Kila, the Mujahideen destroyed a Merkava tank and a Hummer vehicle, killing and wounding their crews, in the process the Islamic Resistance proved its readiness to counter any land advance attempts on various fronts.

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Diary of July 31 2006: Destruction of the Battleship “Sa’ar-4.5”
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day

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On July 31 2006 in an event the second of its kind, the Islamic Resistance was able to destroy a Zionist "Saar-4.5" type battleship off the coast of Tyre. Other warships were rushed to the scene of the hit battleship in an attempt to rescue the remainder of the 53 Zionist officers and soldiers on board the destroyed battleship.

Zionist enemy Sources denied the battleship was hit, but the Secretary General of Hizbullah Sayyed Hassan Nasrallah confirmed its destruction and pointed out that the same resources that identified the battleship's location for the resistance, confirmed its destruction.


Some internet websites published pictures of the battleship being hit and destroyed.

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Diary of August 1 2006: Threat to Hit Tel Aviv
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On the evening of August 1 2006 the Secretary General of Hizbullah Sayyed Hassan Nasrallah spoke about the course of the Zionist aggression on Lebanon, and its confrontation by the Islamic Resistance.

He noted in his speech the lies and claims by the enemy, reaffirming the destruction of the Zionist battleship "Saar-4.5" just off Tyre city shores. He concluded his speech by directing a decisive threat to the enemy entity that said if the capital Beirut is bombed, the Islamic Resistance will strike Tel Aviv, the capital of the usurper entity.

This serious warning curbed the Zionist enemy from going too far in its war on Lebanon, where enemy leaders had been threatening to bomb the capital Beirut, its buildings and public administrative institutions, and refrained from launching such threats after the Secretary-General's threat to hit Tel Aviv.

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Diary of August 2 2006: Battlefield Confrontation in Ayta Al Shaab
Local Editor

On August 2 2006 the Islamic Resistance foiled several ground offensives by the Zionist enemy in Ayta Al Shaab, giving the enemy the bitter taste of defeat. The Zionists failed to infiltrate the town through three flashpoints: Al Raheb, Shwait-Ayta Forest and Hadab Ayta.

Advancing elite Zionist soldiers fell in an ambush set up by the Islamic Resistance men. Enemy infiltrators incurred 20 casualties dead and wounded, a tank and a bulldozer were destroyed.


In the afternoon a Zionist force advanced towards the town's school and fell in a tight ambush by the Islamic Resistance. 15 casualties were counted among the advancing force. In the enemy's attempt to extract their dead and wounded, the Mujahideen targeted them with rockets inflicting their ranks with more casualties.

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Majorana
14-08-10, 20:31
BENTORNATO SU PIR!!!

ONORE ETERNO AL LIBANO ED AL SUO POPOLO!!!

Avamposto
14-08-10, 20:32
Diary of August 3 2006: A Failed Airdrop in Baalbek’s Vicinity
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
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Local Editor


A Golani Brigade Force carried out an airdrop in the vicinity of Baalbek city. The Mujahideen of the Islamic Resistance confronted the force inflicting their ranks with a number of casualties.

The enemy claimed to have captured three members of the Islamic Resistance, revealing it was attempting to score battle field points. Its attempts were in vain as those arrested were all civilians who did not belong to the Resistance. The enemy was forced to release them a few days later.

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Diary of August 4 2006: Al Qa’a Massacre - the Resistance’s Missiles Reach Al Khudayara
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day

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A new massacre is added to "Israel's" black history. Fighter jets bombed the agricultural zone of "Qa'a Al Rim" town in Al Bekaa targeting a site used for packing vegetables and fruits within an agricultural project. As a result of this attack, 34 Syrian workers were martyred and 3 others were wounded. Missiles took them by surprise as they gathered for their lunch break. In the Taybeh town the fighter jets raided a house that was housing 17 individuals from families who couldn't move out of town due to an "Israeli" siege of aerial and field artillery. 9 were martyred, the rest were injured.

The forces of occupation continued their "Bridges" massacres blowing up the remaining bridges in the north especially the ones leading to Beirut. The fighter jets bombed the Ghazir Maameltain Bridge on the Kiserwan coast, then the casino Liban Bridge-the Adma cross road, Fidar Bridge in Halaat Jbeil, and Madfoun Bridge in Batroun. This assault led to the martyrdom of four citizens and six others were injured.

The occupation continued targeting educational facilities bombing a warehouse belonging to the Imam Al Sadr Cultural Compound in Raml Al Aali. The warehouse contained clothing and gear donated for the orphans. The Center of Imam Hadi (AS) for audio and visual disabilities was also bombed. They also bombed the Cultural Compound of the "Master of Custodians" over and over again. In the south the raids continued to target the "Imdad Association Center" (Social support association) in Nabatiyeh and Al Mustafa high school building as well as the public tech school and the public high school building in J'beaa.

The Islamic resistance widened its line of fire with its missiles reaching 75km inside the occupied Palestinian territory targeting the city of Khudayara with three "Khyber one"-type missiles keeping in mind that it is only 25 km away from Tel Aviv. The resistance also shelled the central station of the "Israeli" aerial base in the occupation settlement of Ramat David, and the headquarters of the armored vehicles "Yoentan" and "Yoav" base which includes the artillery Command of the Golan.

The Mujahedin confronted the attempted "Israeli" intervention on many frontlines: Taybeh Project, Markaba, Ayta Al Shaab, Shihin, and Jib-Jinnin. The combatants destroyed 7 Merkava tanks.

The enemy admitted to the death of an officer, two recruits, and the wounding of four in confrontations near the town of Markaba. The fighters also warded off an "Israeli" unit moving from the settlement of Avivim towards the town of Maroon Al Raas destroying a tank in this confrontation. The U.S. Secretary of State was disturbed by the criticism of the general of the United Nations Kofi Annan which was aired after "Israel" bombed a United Nations facility in the town of Khiyaam.

The British "New Statesman" magazine unveiled the fact that the British Prime Minister announced that Britain is an accessory to the "murder", adding that "'Israel' told the American president George Bush beforehand of its plans to bomb the southern villages in Lebanon." America then informed Britain about this issue.

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Diary of August 5 2006: The Failed Shabriha Airdrop
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On August 5 2006 a Zionist commando unit carried out an airdrop in Shabriha area in Tyre city. The goal was to kidnap one of the cadres of the Islamic Resistance, but the Zionist "Shayteet" unit, which had previously fallen in the Ansariyeh trap, fell this time again in an ambush by the Islamic Resistance preventing it from achieving its objective, despite enemy attempts to obscure the airdrop location. One enemy officer was killed in this operation and 9 soldiers wounded.
Enemy Bases under Fire.


It was the 25th day of the "Israeli" assault and the gravest since the beginning of the war on Lebanon. 500 raids were recorded, 400 of which targeted the south. More than 5000 shells were launched from land and sea. Raids by jet fighters' persisted in the southern suburb focusing on Martyr Hadi Nasrallah Road, many building were leveled to the ground, including "Al Nour" radio station building in Haret Hreik, and the Azariyeh building in Hay Madi area.

4 martyrs and 9 wounded citizens were the result of this raid.

The Islamic resistance retaliated by bombing more than 25 occupation settlements with tens of rockets. Akka and Haifa cities were targeted by "Raad-2" type missiles. The resistance also shelled the Galilee platoon command headquarters in "Bernit" barracks and the military bases of "Hamoul" and "Ilbon".

On the ground, resistance fighters ambushed the enemy soldiers in Ayta Al Shaab forcing them to retreat after inflicting them with severe losses.

The Mujahedin also another launched a broad scale attack against enemy forces in the battle front of Taybeh Project and Aytaroun.
Enemy sources announced the death of a soldier and 21 were wounded.

In Tyre, the resistance crushed an attempted military landing carried out by a naval commando unit "Shay it-13". The fighters fought alongside the Lebanese army preventing the soldiers who tried to sneak in through the orchards of the town Shabrikha, and inflicted a number of casualties within the enemy lines forcing jet fighters and helicopters to intervene and bomb the area surrounding the confrontation zone to evacuate their casualties.

The enemy announced 10 casualties ranging from death to being wounded. The Lebanese army announced the martyrdom of one of his soldiers, and the wounding of four Lebanese civilians. The Saudi Sheik "Safar Al Hawali" issued a fatwa (legal opinion) that categorized Hizbullah as the "Devil's Party" and asked his followers "to not pray for Hizbullah".

Saudi Sheikh Abdullah Bin Jibrin two weeks earlier had released that "the party of the rejects should not be supported".

Former Egyptian Minister of Defense Amin Huwaydi considered "The continuation of the Lebanese resistance steadfastness against the "Israeli" army is itself a victory for the resistance". He also said: "'Israel' has fallen deeper within the Lebanese swamp just the same as the USA has done in the Afghani and Iraqi swamps."

A convention for the support of Lebanon and Palestine was held in the city of Nazareth in occupied Palestine to confirm that "Any casualties falling due to Hizbullah bombing in the 1948 zones are considered killed by 'Israel' and not the Lebanese resistance."

Mary Hollice, the research manager in the Royal Academy for International Affairs in London Rose said: "the 'Israelis' were surprised by the strength and nature of Hizbullah, this lead to the 'Israelis' lowering their ambitions. They now hope to make any success before the ceasefire they want inevitably sets in." She also believes that "To achieve permanent peace, Hizbullah's demands must be taken into consideration."

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Diary of August 6 2006: Bombing a Gathering of Reservists
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On August 6 2006, in an extremely harsh blow to the Zionist entity, the Islamic Resistance bombarded the occupation settlement of Kfar Gilead, hitting a gathering of enemy soldiers killing a dozen soldiers and wounding some twenty others, a number of them seriously wounded. Enemy army announced the killed and wounded soldiers to belong to the reservist artillery unit.

This devastating blow confused the Zionist enemy, revealing its frailty before the precision of the resistance and its rocket ability to hit its targets.

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Avamposto
14-08-10, 20:34
Diary of August 7 2006: Shelling the Zionist Occupation Settlements
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Since the beginning of the Zionist aggression on Lebanon, the Islamic Resistance pelted the Zionist occupation settlements with bursts of missiles of various types, bombing dozens of Zionist settlements and towns, which led to an unprecedented relocation movement within the Zionist entity, with more than 2,000,000 Zionist occupation settlers relocated further inland due to the bombardment, where they remained in shelters throughout the conflict, getting a taste of the war and its cruelty to them.

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Diary of August 8 2006: Ghazieh Massacre
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33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day




Local Editor

The occupation forces committed a new massacre in Ghaziyeh town. "Israeli" jet fighters suddenly attacked citizens paying their respects in the funeral for 15 martyrs who fell in the town the day before. Four raids led to the martyrdom of another 14 individuals. Fliers thrown by "Israeli" warplanes above the Tyre area warned that the "Israeli" army will target any car moving along the roads south of the Litany because they will be seen as suspects transferring weapons and missiles.
The fliers said: "Any one driving these cars will be endangering his own life."

The men of God went though violent confrontations with additional forces sent by the enemy along the battle fronts from Naqoura to Bent Jbeil. The enemy admitted to the death of 5 of its soldiers, the destruction of 4 tanks, and a bulldozer at the hill of Al Fraiz at the eastern sides of the town Ayneta.

The Mujahidin attacked Jabal Al Alam post near Naqoura. Other fierce battles also took place; some were at close range where individual weapons and anti-tank ballistics were used in the town of Ayneta which soon became a graveyard for enemy soldiers and their tanks.
A unit from the Golani brigade tried to reach the Al Tiri reservoir. They were confronted by the resistance men who forced the unit to retreat back to Massoud hill between Ayneta, Al Tiri, and Bent Jbeil.

"Israeli" minister of foreign affairs Tsipi Livni stated that "Siniora uses his weakness when he demands a change in the Security Council decision in a way that fortifies his strength. I've seen his crying. To him I say: ‘wipe your tears and start working on creating a better future.'"
The Arab Union of Journalists ratified in an urgent meeting of the general secretariat a political paper that included the condemnation of "Israeli" for deliberately trespassing international codes of conduct, disregarding the bill of human rights, and the Geneva agreements.

Islamic Resistance In Lebanon - Official Web Site (http://english.moqawama.org/essaydetails.php?eid=11963&cid=263)

Avamposto
14-08-10, 20:36
BENTORNATO SU PIR!!!

ONORE ETERNO AL LIBANO ED AL SUO POPOLO!!!



GRAZIE CAMERATA MAJORANA

Aspetto anche il tuo contributo: e' dura commemorare da solo l'anniversario dell'aggressione sionista al Libano!

In ogni caso: ONORE ETERNO A HEZBOLLAH E ALLA RESISTENZA!

Avamposto
14-08-10, 20:37
http://eftorsello.files.wordpress.com/2007/06/libano_guerra.jpg



http://www.lazamboangatimes.com/ISRAEL_KILLED_THIS_CHILD.jpg

Avamposto
14-08-10, 20:43
http://2.bp.blogspot.com/_G1d6nVVkuUQ/TEut_guSl_I/AAAAAAAAAfw/ga0IHZvNJLE/s1600/SAer.jpg




http://isiria.files.wordpress.com/2009/02/dahiya.jpg?w=500&h=291




http://yalibnan.com/site/archives/2006/07/img/israeli%20children%20send%20their%20love%20to%20le banon%2001.jpg

Avamposto
14-08-10, 20:45
http://1.bp.blogspot.com/_qUFDMUpk9jE/SYnTzlCjo6I/AAAAAAAAPPk/A98KO4SvvOk/s400/beirutbeforenafter-1.jpg




http://img.youtube.com/vi/Y4cIg2CpiZs/0.jpg

Avamposto
14-08-10, 20:46
http://www.zindamagazine.com/html/archives/2006/07.29.06/pix/Lebanon1.jpg




http://www.agneseginocchio.it/Recensioni/Comunicato%20stampa%20straordinario%20Agnese%20dur a%20condanna%20al%20Massacro%20di%20Cana_file/image001.jpg

Majorana
14-08-10, 20:49
Mal9pNcYU5w

Avamposto
14-08-10, 20:50
http://www.tcnj.edu/~hanna4/hezbollah_logo.gif




http://wiki.rockciclopedia.com/images/thumb/b/b0/Bandiera_Libano.svg/750px-Bandiera_Libano.svg.png

Avamposto
14-08-10, 20:53
Diary of August 9 2006: The fall of The War Generals Kiriyat Shmona a Ghost Town
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon

33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day




Local Editor


The occupation forces drove more of its soldiers forward to the battle fields in hope of achieving some kind of military success before the Security Council announces its decision. Enemy's cannon fire and jet fighters flamed the confrontation lines with bombing and destruction.

However, the men of God were on the lookout for the elite and fought fierce battles in the towns of Ayta Al Shaab, Dibble, and Taybeh. The enemy announced the death of 15 soldiers, the wounding of 38, in addition to the destruction of a number of Merkava tanks.

At the same time, the resistance rained hundreds of missiles on the enemy occupation settlements. The most prominent was the bombing of Bisan, Haifa, and Jinnin with "Khyber 1" type missiles. They also bombed the military bases Branit and Evanit. The settlement Kiriyat Shmona, inhabited by 24 thousand settlers, was totally evacuated turning it into a ghost town.

The "Israeli" series of massacre continued. 6 citizens met their doom in raids targeting the town of Mashghara. Four met the same fate in the town of Irsaal.

The Hizbullah secretary-general Sayyed Hassan Nasrallah directed his speech though Al Manar TV station confirming that "Hizbullah's stand is one that is dedicated to national and governmental solidarity regarding the present consensus on the 'Seven point plan'". He also warned from "American-"Israeli" attempts going since day one of the aggression, aiming to instigate turmoil and internal disunity in Lebanon."


He continued to say that the "American-French draft is arbitrary, unjust, and provides the "Israelis" with more than they need or ask for and more than they were able to take in battle."

The "Israeli" Ministerial Council endorsed the recommendation of War Minister Amir Peretz about expanding the "military operation in southern Lebanon". The Ministers Council entrusted enemy PM Ehud Olmert and Peretz to appoint the date and depth of the operation. The goal of this assault was identified as "Discover and destroy Katyusha launchers targeting the settlements."

The field report examined in the meeting indicated the "Descend of "Israel's" place in the field and internationally and its weak achievements." It also pointed that the "Continuation of the battle in Bent Jbeil has wearied down "Israeli" public moral."


The Ministers Council focused on five main points:


- Bring back the kidnapped soldiers back home immediately without any conditions or reservations
- Immediate cessation of all hostile operations from Lebanese against "Israel" or against any ‘Israeli' targets including ending missile attacks on "Israel"
- The full execution of Security Council Resolution 1559
- The deployment of a successful international force in the south of Lebanon with the help of the Lebanese army along the ‘Blue Line'
- Finally to bring down Hizbullah's ability to reconstruct its operational capabilities.

The chief of "Israeli" staff removed the commander of the northern region of the army Audi Adam (the son of the Zionist general Ikoael Adam who was killed by the resistance in heroic confrontations against the "Israeli" invasion year 1982 in Khaldeh), and replaced him by the Assistant Chief of Staff Moshe Kaplinsky who was assigned the mission of supervising the land, sea, and aerial aggression on Lebanon.

Islamic Resistance In Lebanon - Official Web Site (http://english.moqawama.org/essaydetails.php?eid=11964&cid=263)




Diary of August 10 2006: Fighters Show Heroic Epics in Battle Tea offered in Marjiyoun


Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day

Local Editor


The fighters of the Islamic resistance once again engraved a heroic epic in fighting the enemy. The missiles never stopped raining on the occupation settlements. 18 soldiers and officers were killed in the enemy lines. Fifteen destroyed Merkava tanks were the end result of the confrontations with the enemy on the different fronts especially in Khiyam - Marjiyoun planes, and the Markaba battle front, which witnessed the fiercest of battles where 10 soldiers were killed, 4 of them inside a Merkava tank.

On the Aynata front fighters went though fierce confrontations and brought down the enemy attempt of advancement and destroyed 3 tanks.
On the Taybeh Project front, the fighters took an enemy infantry unit by surprise, killing 4 soldiers and wounding 6.

The fighters hunted down an "Israeli" infantry force in Marjiyoun. The latter moved towards the town's barracks where 400 members of the Lebanese Joint Security Forces are in position.
They entered the barracks and took the Lebanese elements as human shields. The Joint Force Commander in the south the ISF Brigadier General Adnan Daoud received the enemy force commander lieutenant colonel Honi in his office and provided tea to him and all members of his force.

"Israeli" jet fighters dropped loads of brochures over Beirut, and the southern suburb warning the citizens to evacuate the areas of Hay al-Sillum, Borje Al Barajneh, and Shiyah. They also threw other fliers in the North warning Lorries and pick-up trucks from moving at night.

A helicopter bombed the old lighthouse in Beirut with two rockets destroying its upper part. Other helicopters bombed the old transmission tower of the Lebanese Station in the locality of Al-Manara-Ain Mrayseh. Another chopper targeted the transmission antennas of the Lebanese Station on the coast of Amsheet, which was regarded as a political message to the Lebanese government.

President Emil Lahoud pronounced his surprise of the "American-French decision project because it didn't include any of the articles mentioned in the ‘7-point plan' which is supported by all the Lebanese" hoping that "the Lebanese decision to send 15 thousand soldiers to the south will inflict some change on the American-French project."

MP Saad Hariri said in a talk with American CNN TV station that "Lebanon has nothing to do with this war and that it has simply been used as a battlefield by all sides including Syria and Iran."

The president of the enemy's government Olmert exchanged accusations with high level army command due to their expansion of the military operations and the defeat of the "Israeli" soldiers.
Olmert described them as "Hotsabanim" which means rude and arrogant.

Islamic Resistance In Lebanon - Official Web Site (http://english.moqawama.org/essaydetails.php?eid=11965&cid=263)




Diary of August 11 2006: Destruction of the Boat “Super D’Ivora”
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day



Local Editor


On August 11 2006, the Islamic Resistance directed a quality blow to the enemy, when its combatants destroyed a Zionist navy gunboat type "Super D'Ivora", off the Mansouri coast, south of Tyre. A direct hit destroyed and sinking the boat with flames flaring from it, its entire crew of 12 members were either killed or wounded. The remaining naval pieces worked on extricating its casualties from the sea.

Islamic Resistance In Lebanon - Official Web Site (http://english.moqawama.org/essaydetails.php?eid=11966&cid=263)

Majorana
14-08-10, 20:53
XWTXRvNuASE

Majorana
14-08-10, 20:55
iPYGnkSBKik&feature=related

Avamposto
14-08-10, 20:55
Diary of August 12 2006: Mow Down of Soldiers & Tanks, Downing a “Chinook” Helicopter
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day

Local Editor


On August 12, 2006, the Mujahideen of the Islamic Resistance turned the south into an open cemetery to enemy soldiers and officers. On this day they killed more than 20 Zionist soldiers and officers, and wounded more than 120 others, including 20 in critical condition.

From the early hours till midnight of this blessed day, the Mujahideen were also able to destroy 39 Merkava tanks, a Zionist bulldozer, and a "Chinook" type helicopter that was shot down on the western fringes of Yatar town. According to enemy confessions only a crew of 5 members were killed onboard the helicopter.

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Diary of August 13 2006: Confrontations on the Last Day of the Aggression
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day

Local Editor


On August 13, 2006, the day before cessation of hostilities, Zionist enemy attempts to achieve gains on the ground failed because of the vigilant Islamic Resistance fighters who thwarted several attempts at Ayta Al Shaab front, inflicting the enemy with heavy losses in vehicles and soldiers. 20 Zionist soldiers hid inside a house which the resistance spotted and bombed, leaving 15 of them wounded.

At the Taybeh - Kantara front, the Mujahideen destroyed 9 Merkava tanks and 3 bulldozers. At Khiyam front 2 Merkava tanks were destroyed also, in addition to attacking enemy positions and soldiers in Aytaroun, Chihine and Bayada.

The day was sealed with downing a reconnaissance aircraft over Ibba town with a surface to air missile.

Destruction of Imam Hassan (AS) Compound


On midday today, aiming to increase the severity of the destruction left behind by its barbaric aggression, the enemy took advantage of the last day of hostilities and used its fighter jets and battleships at sea to bomb a residential compound consisting of eight buildings, comprising 241 apartments and about 70 shops. Nearly 30 martyrs fell in the attack; the compound was leveled to the ground.

Islamic Resistance In Lebanon - Official Web Site (http://english.moqawama.org/essaydetails.php?eid=11980&cid=263)





Diary of August 14 2006: The Cessation of Hostilities
Diary of the 2006 Zionist Aggression on Lebanon
33 Days of Steadfastness and Resistance All the Way to Victory Day

Local Editor


On August 14, 2006, after the Zionist enemy failed to achieve any of the objectives of its aggression on Lebanon, it announced its agreement to cease hostilities, at 8:00 a.m. of Monday 14-8-2006, the time already communicated with the Secretary-General of the United Nations as the agreed time to cease hostilities.

No sooner had the clock struck 8:00 a.m. and the displaced people of the southern Dahiyeh suburb hurried in their return to their homes. The people of the south also began their immediate return to their villages in a move aimed at challenging the enemy that was betting on their non-return to their villages, thus the Zionist entity and those gambling on its aggression were defeated, along with their ally the United States, by the men of God-the heroes of the Islamic Resistance.

Islamic Resistance In Lebanon - Official Web Site (http://english.moqawama.org/essaydetails.php?eid=11989&cid=263)

Avamposto
14-08-10, 20:57
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/43/2006_Lebanon_war_lead_picture.jpg



http://www.jewishsearch.com/images/articles/article-id-901.jpg




http://www.independence05.com/blog/uploaded_images/2006-08MerkavadestroyedinSouthofLebanon-785731.jpg

Majorana
14-08-10, 20:58
GAZGCQIh5tw

Nazionalistaeuropeo
14-08-10, 20:59
Onore a HB che per ben 2 volte ha sconfitto i sionisti!

Avamposto
14-08-10, 20:59
http://newnews.co.uk/israel-lebanon-new/images/destruction/lebanon_israel_war_06.jpg









http://0.tqn.com/d/middleeast/1/0/X/0/-/-/0521-hezbollah-1.jpg

Majorana
14-08-10, 21:01
hdRngco76n0

Avamposto
14-08-10, 21:02
http://www.menassat.com/files/images/Lebanon,%20hezbollah%20winner_0.jpg




http://jewishdailyreport.files.wordpress.com/2010/07/lebanon_8_06.jpg

Avamposto
14-08-10, 21:04
http://www.psywar.org/psywar/thumbnails/ISL2006071701.jpg




http://www.theamericanmind.com/images/2006/weareallhizbullah.jpg





http://www.greatdreams.com/lebanon/lebanon_war_halat_bridge.jpg

Avamposto
14-08-10, 21:06
http://www2.ohchr.org/english/bodies/hrcouncil/docs/specialsession/photos-ci-lebanon/Civilian%20objects/images/Haret%20Hreik8_jpg.jpg



http://www.mill.co.il/img/gadsar/hp.gif




http://blogs.reuters.com/axismundi/files/2009/07/rtxoun4.jpg

Avamposto
14-08-10, 21:10
http://www.ilreporter.com/wp-content/uploads/2008/11/hezbollah_flag_644_362_100_imgk_cropped.jpg




http://1.bp.blogspot.com/_-s7ixIz7uWg/S0e7DLzfyXI/AAAAAAAABgw/oi7URtCrK4A/s320/hezbollah-golan-heights.jpg




http://it.peacereporter.net/upload/immagini/img1/medioriente/libano/2006/ott-dic/061122hezbollah.jpg

Avamposto
14-08-10, 21:11
http://www.menassat.com/files/images/Lebanon%20July%20war.jpg




http://www.inminds.com/lebanese-girl-hizbullah-victory.jpg




http://www.arabiancircle.com/uploaded_images/20060819issuecovUS400-768347.jpg

Avamposto
14-08-10, 21:13
http://www.arabamericannews.com/news/images/articles/2007_08/70/u1_Hizbullah.jpg




http://cache2.asset-cache.net/xc/71973468.jpg?v=1&c=IWSAsset&k=2&d=77BFBA49EF878921F7C3FC3F69D929FD4C6FDC3A5171AC54 9CDC6C844BA4512903AB5E96F39C0192B01E70F2B3269972





http://cache4.asset-cache.net/xc/71973482.jpg?v=1&c=IWSAsset&k=2&d=77BFBA49EF878921F7C3FC3F69D929FD4C6FDC3A5171AC54 5DB7C81137E6DB3CF190971AD401AD99B01E70F2B3269972

Avamposto
14-08-10, 21:15
Crimini di guerra sionisti in Libano



Il documento che pubblichiamo qui di seguito è stato tradotto da un opuscolo in arabo e in inglese diffuso dal movimento di Hizbullah. Si tratta del resoconto dei massacri compiuti dai sionisti contro la popolazione civile del Libano a partire dal 1948. Quel che ci preme di sottolineare, è che i dati riportati si riferiscono al solo Libano, e non alla Palestina e a tutti gli altri paesi che hanno dovuto subire l'aggressione sionista. Ogni altro commento ci pare superfluo.

"Il Puro Islam"




Il terrorismo sionista assume forme molteplici per perseguire i suoi fini. I cosiddetti "israeliani" fanno uso dei metodi più brutali, dall'assassinio a sangue freddo alla strage di vite innocenti, ed hanno intensificato i loro attacchi nel corso degli anni, al punto che le carneficine di civili libanesi inermi sono diventate per loro un fatto abituale. Nello stesso tempo gli USA, che fanno di tutto per imporre ai popoli il loro "nuovo ordine mondiale", pretendono di mettere sulle stesso piano le sofferenze delle vittime innocenti ed i crimini dei carnefici. In aggiunta a tutto questo, il sedicente "stato d'Israele" vuol far credere all'opinione pubblica internazionale di essere sinceramente interessato al perseguimento della pace, nel tentativo di nascondere la sua vera natura e la sua storia sanguinaria. Ma tutti questi sforzi sono destinati a fallire, perché i sionisti non sono capaci di rinunziare al linguaggio del sangue, della violenza e del terrore, come risulta evidente dalle parole di David Levy: "Brucerà il suolo del Libano…sangue per sangue, bambino per bambino". Questo minacce, che si sono tradotte in atti criminali compiuti contro le nostre donne, i nostri vecchi e i nostri bambini, non hanno potuto e mai potranno indebolire la resistenza dei nostri uomini, che a prezzo del loro sangue hanno innalzato la bandiera della vittoria sui corpi dei nemici uccisi in battaglia. La resistenza all'aggressione sionista è l'unica garanzia per la difesa dei diritti e la salvaguardia della dignità di tutti gli arabi e di tutti i musulmani, fonte del nostro onore, luce che illumina il cielo della nostra nazione.



MASSACRO DI SALHA, 1948, 105 morti: dopo aver costretto la popolazione a riunirsi nella moschea del villaggio, faccia contro il muro, i sionisti cominciarono a far fuoco alle spalle, sino a che il pavimento della moschea non si trasformò in un lago di sangue.

MASSACRO DI HULA, 17 Ottobre 1949, 90 morti: questa folle carneficina di vite innocenti venne compiuta a titolo di "punizione" per avere gli abitanti del villaggio dato asilo ad un gruppo di profughi palestinesi.

MASSACRO DI AYTURUN, 1975, 9 morti e 23 feriti: i sionisti perpetrarono la strage prima facendo esplodere una bomba "booby trap" (ordigno dall'apparenza inoffensiva, n.d.t.); dopo di che sequestrarono tre fratelli, li uccisero e ne gettarono i corpi sulla strada.

MASSACRO DI KAWNIN, 15 Ottobre 1975, 16 morti: un carro armato sionista travolse deliberatamente un automezzo civile che trasportava 16 persone, nessuna delle quali sfuggì alla morte.

MASSACRO DI HANIN, 16 Ottobre 1976, 20 morti: dopo averlo a lungo assediato e bombardato, i sionisti fecero irruzione nel villaggio massacrandone gli abitanti.

MASSACRO DI BINT JIBAYL, 21 Ottobre 1976, 23 morti e 30 feriti: un improvviso bombardamento sionista fece strage tra la gente che affollava il mercato del villaggio.

MASSACRO DI KHIAM, Marzo 1978, 100 morti: dopo un bombardamento notturno, i sionisti occuparono il villaggio, ne massacrarono gli abitanti e non lo abbandonarono se non dopo averlo completamente distrutto.

MASSACRO DI AUSAY, 15 Marzo 1978, 26 morti e 20 feriti: durante l'invasione del 1978, aerei sionisti bombardarono il centro abitato causando morte e distruzione.

MASSACRO DI ABBASYYAH, 15 Marzo 1978, 80 morti: sempre durante l'invasione del 1978, aerei sionisti distrussero la moschea di Abbasiyyah, facendo strage dei civili inermi che avevano cercato rifugio nel luogo sacro.

MASSACRO DI ADLUN, 17 Marzo 1978, 17 morti: all'alba del 17 Marzo, due autoveicoli che percorrevano la strada per Beyrut vennero colpiti dal fuoco sionista. Solo un passeggero riuscì a sfuggire alla morte.

MASSACRO DI SIDONE, 4 Aprile 1981, 20 morti, 30 feriti: l'artiglieria sionista aprì il fuoco contro uno dei quartieri residenziali di Sidone, uccidendo molti civili e danneggiando molti edifici.

MASSACRO DI FAKHANY, 17 Giugno 1981, 150 morti, 600 feriti: gli aerei sionisti bombardarono a ondate successive alcuni quartieri residenziali di Beyrut, causando un'orribile strage.

MASSACRO DI BEYRUT, 17 Luglio 1981, 150 morti, 600 feriti: gli aerei sionisti bombardarono a ondate successive alcuni quartieri residenziali di Beyrut, seminandovi morte e distruzione.

MASSACRO DI SABRA E SHATILA, Settembre 1982: 3500 morti

MASSACRO DI JIBSHIT, 27 Marzo 1984, 7 morti e 10 feriti: i blindati e gli elicotteri delle forze d'occupazione spararono sulla folla inerme.

I° MASSACRO DI SUHMUR, 19 Settembre 1984, 13 morti e 12 feriti: le forze d'occupazione fecero irruzione nella città con blindati e truppe autotrasportate sparando sugli abitanti.

MASSACRO DI SYR AL GARBYAH, 23 Febbraio 1985, 7 morti: la strage ebbe luogo nella moschea, dove la popolazione si era rifugiata per fuggire ai sionisti che avevano fatto irruzione nel centro abitato.

MASSACRO DI MARAKAH, 5 Marzo 1985, 15 morti: le truppe di occupazione nascosero un ordigno esplosivo nella moschea della città, che venne fatto esplodere durante una distribuzione di aiuti a civili inermi.

MASSACRO DI ZARARYAH, 11 Marzo 1985, 22 morti: dopo un pesante bombardamento, i sionisti occuparono il centro abitato massacrando donne, vecchi e bambini.

MASSACRO DI HUMIN AL TAHTA, 21 Marzo 1985, 20 morti: le forze d'occupazione fecero strage di civili nella scuola del villaggio.

MASSACRO DI JUBA, 30 Marzo 1985, 5 morti, 5 feriti: i sionisti assediarono l'abitato e fecero fuoco su di un gruppo di civili che tentava di fuggire.

MASSACRO DI YUHMUR, 13 Aprile 1985, 10 morti: all'una di notte, i sionisti fecero irruzione nel villaggio e diedero fuoco ad alcune case; tra gli uccisi, un'intera famiglia di 6 persone.

MASSACRO DI TIRO, 17 Agosto 1986, 4 morti e 79 feriti: i sionisti infierirono sui cadaveri delle vittime, mozzando loro mani ed orecchie.

MASSACRO DEL CAMPO PALESTINESE DI BAHR EL BARAD, 11 Dicembre 1986, 20 morti e 22 feriti: gli aerei sionisti bombardarono il campo seminando morte e distruzione tra i rifugiati.

MASSACRO DEL CAMPO PALESTINESE DI AIN AL HILWA, 5 Settembre 1987, 64 morti e 41 feriti: gli aerei sionisti attaccarono per tre volte il campo, uccidendo 31 persone e ferendone 41 nel corso delle prime due incursioni. Le restanti vittime furono causate da un terzo attacco, effettuato durante l'evacuazione dei morti e dei feriti.

MASSACRO DI SIDDIQIN, 25 Luglio 1990, 3 morti: una bomba lanciata da un aereo sionista distrusse una casa. Tra le vittime, un bimbo di 4 anni.

MASSACRO DELLA FESTA DI AID, (Beqa occidentale), 29 Dicembre 1990, 8 morti e 11 feriti: gli aerei sionisti colpirono un gruppo di bambini che stavano festeggiando la ricorrenza di Aid.

I° MASSACRO DI KAFARARMAN, Gennaio 1991: 4 morti e 3 feriti.

II° MASSACRO DI KAFARMAN, 29 Giugno 1992, 5 morti e 3 feriti.

I° MASSACRO DI NABATIYYAH, 21 Marzo 1994, 4 morti e 10 feriti.

MASSACRO DI ARAMTA, 15 Aprile 1994, 2 morti e 6 feriti: i sionisti entrarono nel paese, sparando sui civili, e deportarono uomini e donne in un campo di concentramento.

MASSACRO DI DAYR AL ZHRANY, 5 Agosto 1994, 8 morti e 17 feriti: un aereo sionista lanciò un missile contro una casa, distruggendola.

II° MASSACRO DI SUHMUR, 12 Aprile 1996, 8 morti: l'artiglieria sionista colpì un automezzo civile che trasportava 8 passeggeri, uccidendoli tutti.

MASSACRO DI MANSURY, 13 Aprile 1996, 6 morti, 7 feriti: la strage fu perpetrata da un elicottero sionista che colpì un'autoambulanza che trasportava bambini.

II° MASSACRO DI NABATIYYAH, 18 Aprile 1996, 9 morti, 7 feriti: un aereo sionista lanciò un missile contro una casa, facendola saltare in aria con tutti gli abitanti.

MASSACRO DI QANA, 18 Aprile 1996, 106 morti, 110 feriti: i sionisti perpetrarono questa efferata carneficina colpendo con l'artiglieria un campo delle Nazioni Unite dove centinaia di civili si erano rifugiati per sfuggire ai loro bombardamenti. Pochi dei corpi carbonizzati e sfigurati potranno essere identificati.

MASSACRO DI JANTA, 22 Dicembre 1998, 7 morti: una madre e 6 figli vengono colpiti da un aereo sionista al ritorno a casa dai campi.



Traduzione curata dall'Associazione Islamica "Ahl-Al-Bait",

Via Confalone, 7 &endash; Napoli 80136 &endash; tel. (+39) 0815441587 &endash;

E-mail: ilpuroislam@iol.it &endash; URL: Default Parallels Plesk Panel Page (http://www.shia-islam.org)


Radio Islam: Crimini di guerra sionisti in Libano (http://radioislam.org/islam/italiano/sionismo/crimi.htm)

Avamposto
14-08-10, 21:17
LIBANO: PARLA LA RESISTENZA

Data: Venerdì, 18 agosto @ 19:00:00 CDT

Argomento: Libano


- di DAGOBERTO H. BELLUCCI

Fonte : Quotidiano "Rinascita"

I media embedded d’occidente hanno sempre tralasciato o fatto finta di ignorare, in questi tragici giorni, che gli Hizbollah, il Partito di Dio, è parte integrante del governo libanese e che l’alleanza sciita - che rappresenta la maggioranza del popolo libanese - è presente con ben 35 deputati su 128 nel parlamento di Beirut. Questi portavoce della disinformazione hanno preferito finora tacciare un popolo che resiste a un’occupazione straniera come “terrorista”.

"Voi sapete perfettamente che gli Stati Uniti stanno sostenendo la guerra d’aggressione israeliana contro il nostro Paese. La politica, la diplomazia e la potenza militare degli Stati Uniti sono elementi fondamentali schierati al fianco di ‘Israele’. Gli americani conducono in prima persona la guerra israeliana contro il Libano. Ringrazio il vostro quotidiano che sostiene la Resistenza del Libano"

A seguito Libano, tra passato e futuro: Ghassan Charbel (Dar al Hayat) intervista Hassan Nasrallah (leader di Hizbollah)

Fra bombardamenti a tappeto di ospedali, stragi di civili, blitz spettacolari delle forze speciali per arrestare un pastore e la sua famiglia che ha la sola colpa di chiamarsi Nasrallah come il leader di Hizbollah, dichiarazioni di aver azzerato la capacità offensiva dei resistenti libanesi, puntualmente smentita da una “pioggia di missili” lanciati nell’alta Galilea, continua l’arrogante aggressione sionista al libero Stato del Libano, al ritmo di un tragico balletto diplomatico che si consuma fra la Rice e il governo israeliano.
Rinascita vi presenta invece in esclusiva le ragioni della resistenza nazionale libanese. Il nostro inviato a Beirut, Dagoberto H. Bellucci, ha intervistato per noi uno dei due ministri hizbollah nel governo di Faud Siniora: Trad Hamadeh, ministro del Lavoro.
I media embedded d’occidente hanno sempre tralasciato o fatto finta di ignorare, in questi tragici giorni, che gli Hizbollah, il Partito di Dio, è parte integrante del governo libanese e che l’alleanza sciita - che rappresenta la maggioranza del popolo libanese - è presente con ben 35 deputati su 128 nel parlamento di Beirut. Questi portavoce della disinformazione hanno preferito finora tacciare un popolo che resiste a un’occupazione straniera come “terrorista”.
I terroristi sono loro e i loro padroni.

Hamadeh: la vittoria del Libano sarà la vittoria del mondo libero

Trad Hamadeh è il ministro del lavoro del Governo presieduto da Fouad Siniora. Nominato la scorsa estate Hamadeh è, assieme a Mohammad Fneish al dicastero dell'Energia, uno dei due ministri del partito di Dio sciita libanese (il ministro degli Affari Esteri Faouzi Saaloukh è anch'esso del blocco sciita 'Amal-Hizbullah ma non appartiene organicamente al partito di sheikh Hassan Nasrallah).
Ha cordialmente accettato di rilasciare un'intervista in esclusiva per "Rinascita", giornale amico della resistenza libanese e di Hizbullah e al fianco del Libano vittima della criminale aggressione sionista.

dal nostro inviato
Dagoberto H. Bellucci

D. Dopo le aggressioni e i crimini israeliani di queste settimane cerchiamo, dottor Hamadeh, di fare il punto della situazione partendo da lontano, esattamente dal voto del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che approvò nel settembre 2004 la risoluzione 1559. Qual è la vostra posizione, quella di Hizbullah e del Governo libanese rispetto agli avvenimenti di questi ultime settimane e alla risoluzione 1559?

R. “Oggi abbiamo sicuramente oltrepassato il problema della risoluzione 1559. E non sarà certo "Israele" che riuscirà a farci accettare con la forza questa risoluzione. La guerra che hanno scatenato non è contro Hizbullah ma contro il Libano. È un'aggressione contro il popolo libanese e lo Stato libanese e gli Stati Uniti stanno attivamente sostenendo la guerra israeliana contro il nostro paese. Voi sapete perfettamente che il presidente Bush ha dichiarato pubblicamente di voler cambiare il volto e la carta geopolitica del Medio Oriente. Questa volontà egemonica americana oltrepassa abbondantemente la stessa questione nazionale libanese ma, allo stesso tempo, ha favorito la ripresa del dialogo tra tutte le componenti della politica libanese, tra tutti i partiti, per cercare di trovare assieme una soluzione comune, accettata da tutti, sui punti essenziali per quanto concerne il nostro sistema di difesa nazionale. Abbiamo già trovato una strada per la soluzione dei nostri problemi nazionali con la costituzione della tavola rotonda per il dialogo nazionale, un organismo che raggruppa tutte le diverse anime politiche del Libano. Questa guerra è arrivata chiaramente per impedire che le forze politiche libanesi trovassero da sole una soluzione ai loro problemi".

D. - L’anno scorso è stato caratterizzato dal crimine che ha ucciso l'ex premier Rafiq Hariri, dalla stagione delle bombe e infine dalle elezioni politiche del giugno scorso. L'America, ogni giorno, dichiara di voler esportare la democrazia nel Vicino Oriente. Ma quando in Libano hanno vinto le elezioni politiche i partiti sciiti (Hizbullah e Amal) nella Beqaa e nel sud l'amministrazione Bush non ha certo accettato il responso uscito dalle urne e la volontà popolare. Oggi nel parlamento libanese c'è un grande blocco sciita, il secondo come numero di deputati (35 di cui 14 di Hizbullah), che difende gli interessi della comunità sciita. L'America si conferma ipocrita quando afferma di volere la democrazia nel Vicino Oriente perché in realtà pensa esclusivamente ai suoi interessi e alle sue strategie. Che cosa ne pensate?

R. "Nelle relazioni esistenti tra noi e l’Occidente, l’America e l’Europa, sappiamo bene che esistono molti interessi e valori. È possibile che tra questi valori ci sia anche la democrazia, ma non è il solo valore fondamentale. Al fianco della democrazia ci sono anche le nostre tradizioni e tutta la nostra eredità politica e religiosa. Il problema non è la democrazia perché tutto il mondo sa benissimo che la democrazia libanese è antica e stabile. Abbiamo avuto le nostre prime libere elezioni con l'indipendenza nel 1948 e anche negli anni Venti - durante il mandato coloniale francese - non mancarono spazi di dialogo e di democrazia tra le forze politiche libanesi. Abbiamo conosciuto la democrazia molto prima di molti stati dell'Europa. La democrazia libanese è una realtà che ha delle radici solide. Posso dire che non esiste alcuna necessità, e nessuno in Libano ne sente il bisogno, perché mr. Bush esporti la democrazia in Libano. Non abbiamo affatto bisogno di lezioni di democrazia, soprattutto non abbiamo bisogno della democrazia ‘americana’. Al contrario vi pongo una questione: che cosa ha fatto l’America per noi? che cosa ha fatto l’amministrazione Bush per il mondo arabo? in Iraq per esempio che cosa hanno costruito a tre anni dall'invasione di quel paese? La democrazia americana in Iraq si accompagna con una occupazione militare. È per questo motivo che non possono garantire in quel paese il rispetto delle regole democratiche né alcuna legge. Non è possibile accettare un regime democratico senza prima fissare delle regole accettate da tutti. Le giovani generazioni arabe vogliono delle regole e delle leggi per decidere del loro futuro, per decidere quale regime politico eleggere, dunque se la democrazia americana si rivela come l'imposizione della politica e delle scelte americane al mondo arabo sarà inevitabile che il mondo arabo rifiuterà queste imposizioni. Lo abbiamo visto chiaramente in Palestina. Il mondo intero ha potuto vedere il popolo palestinese andare ai seggi elettorali, commissioni di osservatori internazionali hanno garantito sulla regolarità di quel voto, i palestinesi hanno accettato le regole e i principii della democrazia e un confronto elettorale corretto. Ha vinto Hamas. Questa è la democrazia palestinese. Non è la democrazia o la politica americana. Gli Stati Uniti hanno dimostrato di essere contro la democrazia palestinese e al fianco di "Israele". Una situazione analoga la viviamo in Libano. Voi sapete perfettamente che Hizbullah e Harakat Amal hanno vinto in libere elezioni affermandosi nella Beqaa orientale, nel sud e in altre regioni. E questo blocco sciita è accorso a sostenere in altre circoscrizioni il Movimento della Corrente Future di mr. Sa'ad Hariri o il Partito Socialista Progressista di mr. Walid Jumblatt per i loro successi elettorali a Beirut, Baabda, nella Beqaa occidentale o nel nord del paese. Questo è un esempio di vera democrazia che favorisce il dialogo delle diverse forze politiche".

D. Una domanda su questa aggressione. Ministro Hamadeh che cosa ne pensa, dopo la visita di madame Rice a Beirut e la Conferenza Internazionale di Roma, della posizione della comunità internazionale? Finora la comunità internazionale, le potenze mondiali, non hanno potuto - ma soprattutto voluto - fermare questa guerra contro il Libano, né arrivare ad un cessate il fuoco tra le parti. Qual è la vostra opinione in proposito?

R: “Voi sapete perfettamente che gli Stati Uniti stanno sostenendo la guerra d’aggressione israeliana contro il nostro paese. Io giudico inaccettabile che gli Usa stiano sostenendo a spada tratta "Israele". Il sostegno americano è operativo sia militarmente che diplomaticamente e politicamente. La politica, la diplomazia e la potenza militare degli Stati Uniti sono elementi fondamentali schierati al fianco di "Israele". Gli americani intendono condurre in prima persona la guerra israeliana contro il Libano. Non sul piano militare ma su quello politico e diplomatico. Madame Rice durante la conferenza internazionale di Roma ha tenuto una specie di conclave ristretto dove ha riunito tutti i politici e i diplomatici presenti dimenticandosi volontariamente della questione essenziale del cessate il fuoco in Libano. A Roma non se n'è parlato se non a margine della conferenza. Questo essenziale problema risulta secondario anche nel documento finale letto nella conferenza stampa tenuta alla fine del vertice. Oggi, dopo il massacro terribile di Cana, la situazione politica internazionale sembra mutata. La diplomazia internazionale ha ripreso la sua attività e, per questo motivo, noi libanesi attendiamo fiduciosi gli sviluppi delle prossime ore e i risultati delle diverse iniziative francesi, spagnole, russe. Staremo a vedere nei prossimi giorni quali saranno le proposte politiche che risulteranno più idonee per trovare una soluzione a questa crisi".

D. Dopo il massacro di Cana in effetti qualcosa sembra cambiato. Abbiamo visto una ripresa delle relazioni diplomatiche e nuove iniziative. Soprattutto la Francia sembra la più attiva su questo fronte. Ieri (lunedì 31, per chi legge) abbiamo avuto la visita a Beirut del ministro degli Esteri francese, Douste-Blazy, che ha aperto per la prima volta delle relazioni con gli iraniani incontrandosi con il capo della diplomazia di Teheran. È una possibilità per arrivare a porre fine a questa aggressione. Pensa ministro che questo dialogo franco-iraniano sia importante per mettere fine all'aggressione sionista contro il Libano?

R. "Lo spero, ma non saprei onestamente dirlo oggi. È ancora presto. Ho avuto un incontro con il ministro degli Esteri francese, Douste-Blazy, e con il premier Fouad Siniora. Abbiamo discusso di molti problemi e siamo dell'idea che sia ancora presto per avere un quadro chiaro della situazione politica e militare nel Libano oggi. Non abbiamo ancora stabilito alcun piano generale per affrontare il problema della sicurezza nazionale libanese. Non esistono le condizioni per stabilire attualmente il futuro del Libano sul fronte della politica della sicurezza nazionale. È necessario che questa serie di sforzi diplomatici riesca a convincere soprattutto gli americani perché, attualmente, sono loro ad avere tutte le carte in mano e sono gli unici che possono fare pressioni sul governo sionista. La riunione tra i ministri degli Esteri di Francia e Iran potrebbe essere il primo passo verso una soluzione diplomatica e politica di questa crisi. Questa sintonia di vedute franco-iraniane potrebbe far cambiare in positivo molte cose per noi libanesi e rilanciare il dialogo e la cooperazione tra le democrazie arabe e islamiche e quelle europee. Siamo spettatori responsabili delle nuove iniziative diplomatiche francesi e iraniane per il Vicino Oriente. Europei e arabi devono cooperare e dialogare perché sono molti gli interessi e i punti di vista comuni. Insieme, arabi e europei, possiamo fare parecchie cose interessanti e positive per la pace internazionale. Sono le democrazie arabe e quelle europee che devono rilanciare il dialogo e l'iniziativa politica per convincere gli Stati Uniti che una soluzione a questa crisi esiste. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu prenderà atto di queste iniziative e valuterà le loro proposte per fermare l'aggressione israeliana in Libano. Un aggressione che rischia di incendiare l'intero Oriente. La questione fondamentale oggi è questa: come riuscire a trovare un compromesso per una soluzione di questa crisi accettabile tanto dal Governo libanese che per gli americani. Se si trova un compromesso tra la posizione libanese e quella americana allora sarà la vittoria della diplomazia altrimenti sarà la guerra".

D. Un’ultima domanda, ministro Hamadeh. Sheikh Hassan Nasrallah, segretario generale di Hizbullah, ha dichiarato sabato scorso alla tv "al Manar" che la Resistenza Islamica era pronta a donare la vittoria contro il nemico sionista nelle mani dello Stato libanese. Quest'ennesima dimostrazione del capo di Hizbullah è la riprova che la Resistenza Islamica è la resistenza di tutto il Libano, dello Stato libanese, del paese, del popolo. Le parole del capo di Hizbullah sono chiare da sempre a questo proposito. Cosa ne pensa?

R: "È chiaro che è così. È realmente così. Noi difendiamo il nostro paese, difendiamo lo Stato e il popolo libanese. La Resistenza Islamica è il baluardo di questo paese. Difende il suo avvenire, il suo territorio, la sua indipendenza, la sua libertà. La Resistenza Islamica difende i diritti dei figli del Libano, delle famiglie libanesi. Difendiamo il diritto del Libano ad un futuro di pace. Noi difendiamo il nostro paese e il nostro popolo. Se arriverà la vittoria contro l'aggressore israeliano sarà la vittoria del Libano e dello Stato libanese. Sarà la vittoria di tutto il popolo libanese senza distinzioni etniche o confessionali. E sarà anche una vittoria per tutti gli amici della Resistenza in Europa, Asia e nel resto del mondo. Dunque per quale motivo donare una vittoria ad altri quando, se arriverà, sarà una vittoria della volontà di questo popolo di resistere? Sheikh Hassan Nasrallah ha parlato chiaro, correttamente, con autorevolezza e coraggio. Ha detto la verità perchè questa è la sola verità che esiste riguardo alla Resistenza".

D. Vi ringraziamo signor Ministro per questa intervista

R: "Ringrazio voi e il vostro quotidiano che sostiene la Resistenza del Libano. Quando arriverà la vittoria contro l'aggressione sarà anche una vostra vittoria. Una vittoria di tutti gli amici del Libano".

Dagoberto H. Bellucci

Fonte: http://www.rinascita.info/

Link: aljazira.it (http://www.aljazira.it/index.php?option=content&task=view&id=826&Itemid=)

01.08.2006



ComeDonChisciotte - LIBANO: PARLA LA RESISTENZA (http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=2423)

Avamposto
14-08-10, 21:25
Scheda Conflitto -


Israele invase il Libano nel 1982. Il piano dei vertici politici e militari israeliani, che affidarono il comando dell’operazione chiamata “Pace in Galilea” al generale Ariel Sharon, era di cancellare definitivamente le basi della resistenza palestinese in Libano. Dal Paese dei cedri infatti, i miliziani palestinesi si erano riorganizzati dopo la cacciata dei vertici dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina dalla Giordania (dopo la crisi di Settembre Nero), e avevano fatto della zona meridionale del Libano (disseminata di campi profughi dove vivevano i 300mila palestinesi sfuggiti alla guerra del 1967) il loro quartier generale. L’operazione israeliana prevedeva ufficialmente la creazione di una fascia di sicurezza di 40 km per poter tenere al sicuro il nord del paese da attacchi. Ma a fine giugno gli israeliani i trovano alle porte di Beirut. Il governo israeliano lanciò il suo esercito contro diverse fazioni libanesi: contro la milizia sciita di Amal, guidata da Nabih Berry, dopo la scomparsa di Moussa Sadr in Libia nel 1978, contro le truppe del governo libanese (appoggiate dall’Arabia Saudita, dalla Siria e dall’Iran), contro il Fronte di Liberazione del comandante Ahmed Jibril e i vari partiti di sinistra presenti in Libano. Alleati principali di Israele sono i miliziani cristiani della Falange. Alla fine del 1982, da un'ala dissidente di Amal, nasce Hezbollah, milizia apertamente finanziata dall’ Ambasciata iraniana di Beirut e organizzazione sorella di Amal islamico (creato in seguito alla decisione di Nabih Berri di far parte del Comite de salut formato nel giugno 1982 dal presidente Elias Sarkis) , diretti dai guardiani della rivoluzione iraniana che la Siria ha introdotto nella valle della Bekaa nel 1982. In pochi mesi tutto il Sud del Libano viene controllato da Hezbollah. Nel 1985 Hezbollah lancerà il suo primo programma politico sotto forma di un “appello ai diseredati”, costruendo il suo quartier generale nella periferia Sud di Beirut. Nel 1985 Israele si ritira dal Libano restando solo in una “fascia di sicurezza” che libererà nell’anno 2000. Circa 15mila persone (tra le quali circa 1000 soldati israeliani) morirono nell’invasione israeliana del Libano. Nonostante il ritiro di Israele dal Libano nel maggio 2000, resta contesa la zona delle fattorie di Sheba’a (nel sud del Libano, a ridosso della frontiera israeliana) e continuano gli scontri tra Hizbollah e l’esercito israeliano, che spesso compiva azioni di rappresaglia in territorio libanese. La crisi è di nuovo esplosa, l’11 luglio 2006, quando un commando Hizbollah ha attaccato e distrutto un’unità militare israeliana in Israele generando una dura reazione. Dal 13 agosto è in vigore una tregua, dopo il voto di una risoluzione dell'Onu che prevede il dispiegamento di una forza d'interposizione delle Nazioni Unite. Nel conflitto hanno perso la vita 1033 libanesi (dei quali 55 miliziani di Hezbollah e di Amal per il Libano, mentre non meno di 250 per i militari israeliani) e 160 israeliani, 41 dei quali civili.



it.peacereporter.net

Avamposto
14-08-10, 21:33
Libano, Israele bombarda tutto: aereoporti, autostrade, Tv, civili -

14 luglio 2006 ·
Etichette: esteri

da Megachip - Democrazia nella comunicazione (http://www.megachip.info/)

Venerdì, 14 luglio 2006



Israele lancia un nuovo attacco all'aeroporto internazionale di Beirut. Il nuovo raid aereo israeliano è avvenuto mentre il premier libanese Fuad Siniora era a colloquio con gli ambasciatori dei cinque paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Intanto il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, questa mattina è stato minacciato di morte dal ministro dell'Interno israeliano Bar On che alla radio aveva dichiarato: "il suo destino è segnato". "Salderemo i nostri conti con lui al momento opportuno". Dunque Israele continua ad ignorare gli appelli lanciati dalla comunità internazionale, sempre più determinata a stroncare le milizie sciite libanesi di Hezbollah.



Stamattina un nuovo bombardamento, in un quartiere alla periferia sud di Beirut. Ancora non si sa se le incursioni abbiano provocato vittime tra la popolazione. Una nuova offensiva che si aggiunge a quelle iniziate due giorni fa, e culminate ieri nell'attacco all'aeroporto internazionale di Beirut, colpito due volte.

La televisione degli Hezbollah "Al Manar" ed altre reti tv hanno detto che i bombardamenti israeliani hanno causato la distruzione di un ponte. Volantini diffusi in serata avevano invitato la popolazione a stare alla larga dagli edifici degli Hezbollah. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha il suo quartier generale e la residenza proprio a Beirut sud, dove di trova anche la Tv "Al Manar".

Alcune vedette israeliane stazionano stamani a largo del porto di Tripoli, 80 chilometri a nord di Beirut. Lo ha riferito Al-Nur, la radio del movimento sciita libanese, mentre la tv satellitare araba Al-Arabiya ha riferito che dieci navi da guerra israeliane si starebbero dirigendo verso le acque territoriali libanesi.

Da ieri, il blocco navale decretato da Israele è andato progressivamente estendendosi verso nord, in direzione del porto di Tripoli, a ridosso del confine settentrionale con la Siria.

Attacchi aerei israeliani sono stati segnalati stamani nei dintorni del centro portuale di Tiro (70 km. a sud di Beirut). Lo ha riferito la Tv libanese Lbc. L'emittente ha precisato che i caccia F-16 hanno bombardato la zona di Abbasiye, a nord-est di Tiro. In precedenza, era stata bombardata anche la zona di Bazuriye, a sud-est della città.

Altri raid israeliani sono stati segnalati stamani nella zona di Khiam, nel Libano sud-orientale. Lo ha riferito Al-Manar, la Tv del movimento sciita libanese Hezbollah. L'emittente ha precisato che caccia F-16 israeliani hanno colpito i dintorni di Khiam, situata a ridosso della zona di confine contesa delle "Fattorie di Shebaa", occupata da Israele nel 1967. Altri raid aerei hanno inoltre avuto per obiettivo le colline di Qadmus, vicino al porto di Tiro (70 chilometri a sud di Beirut).

L'aviazione israeliana ha colpito inoltre le due principali basi aeree libanesi, Rayak e Qoleiat, sordo alle dichiarazioni di protesta provenienti da più parti. La giornata di ieri si è chiusa così con la campagna aerea più violenta che Israele ha lanciato in Libano negli ultimi 24 anni.

Ma se la comunità internazionale si è limitata a lanciare un appello a Israele per la fine degli attacchi, la dichiarazione del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad è suonata come un vero e proprio avvertimento, che ha alimentato il clima di tensione già rovente. "Se commette un'altra idiozia e aggredisce la Siria, questo sarà sinonimo di un'aggressione a tutto il mondo musulmano e avrà una risposta sferzante", ha sottolineato Ahamadinejad.

Nelle ultime ore dunque il Libano ha subito una decisa escalation di violenza cui le forze di Hezbollah hanno risposto attaccando la città di Haifa, la terza piu' grande di Israele. Di qui l'effetto domino innescato a livello mondiale, alimentando tensioni geopolitiche -già esistenti con Iran e Corea del Nord-, scatenando l'impennata del greggio e i forti smobilizzi sulle piazze finanziarie globali.

Gli stati Uniti bocciano la risoluzione di condanna Onu
A questo punto, si dovrà aspettare e vedere quali saranno i nuovi passi della comunità internazionale. Particolare attenzione è rivolta agli Stati Uniti che, esercitando il loro diritto di veto, hanno manifestato tra l'altro sempre ieri la loro contrarietà a una risoluzione di condanna di Israele, per gli attacchi che lo Stato ha compiuto contro la Striscia di Gaza.

Con l'effetto della bocciatura, da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, della suddetta risoluzione. Il segretario di Stato americano Condoleezza Rice, ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno chiedendo a Israele di moderare la portata delle azioni militari contro il Libano, per evitare di provocare vittime tra la popolazione e distruggere infrastrutture civili. Nella sola giornata di ieri, Il bilancio delle vittime della campagna aerea lanciata da Israele è di 47 morti e 103 feriti.

Unione europea e Italia
L'offensiva israeliana fa seguito al sequestro di due soldati, rapiti dagli Hezbollah in un'azione sul territorio ebraico che ha ucciso altri 8 militari con israeliani. Gli Stati Uniti sono stati finora i più "morbidi" dichiarando infatti che "Israele ha il diritto di difendersi". Di tutt'altro avviso l'Unione europea, che in una nota della presidenza di turno finlandese, ha giudicato "sproporzionato" l'attacco di Israele in Libano. Per l'Italia il ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha affermato che l'Unione prepara "anche in vista del G8" una iniziativa per fermare la spirale della violenza.

"L'attacco all'aeroporto di Beirut è una reazione spropositata e pericolosa per le conseguenze che potrà avere. Questo è il modo in cui tutta la comunità internazionale guarda alla situazione" ha aggiunto D'Alema. Al ministro degli Esteri gli fa eco il presidente della Camera fausto Bertinotti che ha dichiarato: "La crisi in Medio Oriente tra Israele e Libano ha le sue ragioni non solo nel drammatico e inquietante teatro di guerra e terrorismo ma anche nella inconsistenza dell'intervento europeo nel prevenire il precipitare della crisi".

L'Europa "come nessun altro sa che la soluzione è solo in due popoli e due Stati, Israele e Palestina. L'Europa - ha proseguito Bertinotti - ha quindi un sovrappiù di dovere rispetto a qualunque altra realtà politico culturale e l'Italia può avere un ruolo trainante in questo senso".

Kofi Annan
Le reazioni della comunità internazionale: il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha chiesto "l'immediato rilascio" dei due soldati israeliani catturati, ma ha anche condannato "senza riserve" la successiva offensiva israeliana nel sud del Libano. Annan si è detto "profondamente preoccupato per l'escalation i violenze in Medio Oriente" e ha condannato "tutti gli attacchi contro i civili" compiuti nell'area.

Invio di una missione speciale Onu
Annan ha inoltre confermato l'invio di una missione speciale in Medio Oriente, annunciata precedentemente da un comunicato delle Nazioni Unite. La delegazione dell'Onu si recherà sabato al Cairo per incontrare i rappresentanti della Lega Araba e poi visitera' Israele, Libano e Siria.

Gli Stati Uniti chiamano in causa Iran e Siria per il sostegno all'Hezbollah. Il re di Giordania Abdullah II e il presidente egiziano Hosni Mubarak, da tempo in contrasto con il presidente siriano Assad, "sottolinano la necessita' di agire su tutti i fronti per mettere fine a questa escalation".

Napolitano: l'Ue può fare di più
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito oggi "un passo significativo e utile" la presa di posizione della presidenza di turno dell'Unione Europea sulla crisi medio orientale, che parla di "un carattere sproporzionato" della reazione israeliana. Si tratta, ha spiegato Napolitano "di una dichiarazione impegnativa". Ma "credo - ha aggiunto - che l'Europa possa fare di piu'".

Una brigata israeliana lascia la striscia di Gaza Parziale ritiro della Tsahal, l'esercito israeliano, da Gaza. Dopo due giorni di operazioni nel sud della Striscia, la brigata Ghivati ha lasciato nelle ultime ore la zona per rientrare in territorio israeliano. Lo ha riferito la radio militare, aggiungendo che al momento nella striscia restano solo alcune unità, localizzate nella zona dell'ex aeroporto di Dahaniye, a sud di Rafah. I militari israeliani hanno riferito di aver colpito almeno 15 miliziani palestinesi.

Proseguono però gli scontri, innescati il 25 giugno dal rapimento di un soldato israeliano da parte del braccio armato di Hamas: i blindati israeliani hanno preso posizione nella zona per bloccare gli spostamenti palestinesi tra il sud e il nord della Striscia. E nella notte un raid israeliano ha colpito un edificio di quattro piani distruggendo il terzo piano che ospitava gli uffici di cinque parlamentari di Hamas. Non ci sono notizie di feriti. L'edificio si trova a nord del campo profughi di Jabalia, nella zona settentrionale della Striscia di Gaza. Sempre nella notte gli F 16 israeliani hanno bombardato un ponte che collega la zona meridionale della città di Gaza al campo profughi di Nuseirat. Altri tre missili aerei, secondo quanto riferiscono fonti della sicurezza palestinese, hanno colpito la zona meridionale di Gaza senza fare vittime.

Nel frattempo proseguono i lanci di razzi palestinesi da Gaza verso il Neghev. Stamane la città israeliana di Sderot è stata colpita a ripetizione e si segnalano diversi feriti e ingenti danni materiali.

Evacuazione degli europei
Misure di evacuazione via terra o via mare dei cittadini europei dal Libano sono allo studio da parte delle ambasciate della Ue. Lo ha appreso stamani l'Ansa da fonti diplomatiche nella capitale libanese.



Invisible News: Libano, Israele bombarda tutto: aereoporti, autostrade, Tv, civili (http://invisibil.blogspot.com/2006/07/libano-israele-bombarda-tutto.html)

Avamposto
14-08-10, 21:37
LIBANO-ISRAELE:L'ORA DELLA VERITA'

di Jacqueline Amidi

04/08/2006




Ma il bombardamento di Haret Hreik non è certamente il solo a essere una «violazione del diritto Umanitario».
E il bombardamento di questo quartiere non ha certo avuto luogo perché lì «si trovava il Quartier Generale dell’Hezbollah», secondo il miserabile alibi che alcuni giornali e giornalisti «embedded» offrono servilmente all’animalità degli assassini israeliani.
Dal 12 luglio, infatti, tutto il Libano viene bombardato, bruciato, distrutto, massacrato.
Tutto il Libano sarebbe dunque «il Quartier Generale dell’Hezbollah»?



Le tenebre in cui è stato fatto cadere il Libano dall'odio israeliano


1. La follia omicida di Israele e il suo delirio di Caino
Venerdì 21 luglio, a Beirut, davanti a giornalisti, il segretario di Stato agli Affari Esteri d’Inghilterra, Kim Howells, ha criticato apertamente la strategia militare israeliana.


«Non sono bombardamenti chirurgici. [...] Se [gli israeliani] perseguono l’Hezbollah, occorre mirare all’Hezbollah, non all’insieme della nazione libanese», ha detto il segretario di Stato, che effettua una visita nella regione.
Gli israeliani «distruggono l’insieme delle infrastrutture libanesi e uccidono un numero enorme di persone».
Queste parole - osserva L’Orient - Le Jour - «contrastano nettamente con la posizione del primo ministro Tony Blair, che si è astenuto accuratamente dal criticare Israele e si è allineato senza riserve sulla posizione americana» (2).
Sì. Ormai la follia omicida di Israele e il suo delirio di Caino non hanno più limiti.
Il Libano subisce bombardamenti «preventivi»contro tutto ciò che si muove, contro tutto ciò che è vitale.
A parte le infrastrutture, i porti e gli aeroporti (quello di Beirut e l’aeroporto militare di Ryaq), i bombardamenti di questi ultimi giorni hanno come bersagli le fabbriche di ogni genere, i depositi di prodotti alimentari, le ambulanze, i furgoni delle derrate alimentari, le automobili civili e... chiese e moschee!
Alcuni camion bombardati la scorsa settimana erano semplicemente adibiti al trasporto di cemento e di materiale da costruzione: sono stati colpiti da fermi, a motore spento.
Tutti i pretesti sono buoni, dunque, per bombardare e distruggere.
Con o senza l’Hezbollah.
Infischiandosi di tutte le convenzioni internazionali, Israele fa uso di materiali bellici proibiti, di armi chimiche, ecc.



Mio Dio, come è tragicamente ripetitiva la storia!
Durante la rivoluzione francese, la feccia giacobina e massonica, per potersi meglio gettare, come una bestia feroce, sul corpo della Francia e della Vandea, spinse, con tutti i suoi mezzi di propaganda, a una specie di «unione sacra», suscitando il mito della «Grande peur», della «Grande paura».
Oggi si direbbe che da alcuni anni c’è chi spinge a una medesima «unione sacra»e a una «grande coalizione» di tutti i complici della canaglia usraeliana (Usraele: la coppia degli Stati-canaglia USA-Israele), diffondendo il mito analogo di una «Grande paura»: la «Grande paura» del vasto complotto mondiale del «terrorismo»contro la suprema e benefica perfezione della loro «democra-zia» all’irachena, che ci viene proposta - guarda guarda! - proprio dai due principali Stati-canaglia: USA e Israele, i veri e principali Stati terroristi di oggi.
Allora, contro i malviventi giacobini e le loro truppe di assassini, i contadini vandeani si sollevarono, presero le poche armi di cui arrivarono a disporre e risposero alla chiamata del dovere e dell’onore cristiano e francese.
Furono alla fine schiacciati e sterminati.
Ma la loro «guerra di giganti»indica ancora oggi la strada di ogni «buona battaglia».
Oggi, «servata distantia», la Vandea potrebbe ben diventare il modello del Libano.
Ma i giacobini di oggi - animati dal magistero di barbarie talmudico e sionista - noi preghiamo di poterli vedere finalmente vinti.
Ed è qui che la storia prenderà un altro percorso.





2. Guerra contro il Libano: «Déjà vu»
Su France 2, la mattina di domenica 23 luglio, il vicario patriarcale dei maroniti a Parigi, padre Saïd, raccontò questo episodio: verso la metà degli anni ‘50, in un villaggio maronita del sud molto vicino alla frontiera, l’esercito israeliano venne «gentilmente»a chiedere agli abitanti di abbandonare per 48 ore il loro villaggio, per «motivi di sicurezza», dopo di che avrebbero potuto far ritorno alle loro case.


Una volta abbandonato il villaggio, gli israeliani rasero al suolo tutte le case, distrussero tutto il villaggio.
Ed è così che abbiamo avuto i nostri profughi maroniti, molto prima dei «terroristi» islamici.
Durante l’invasione israeliana del sud del Libano nel 1973, non dimenticherò mai l’immagine di una famiglia intera (di cinque persone, credo), padre, madre e bambini, tra cui una bambina di due anni, schiacciati deliberatamente all’interno della loro automobile da un carro armato israeliano che vi passò sopra.
Chi ha sentito parlare di questi due episodi, tra i tanti altri ugualmente occultati e ignorati?
Il Libano non faceva ancora notizia sulla prima pagina dei giornali!
Un’amica mi disse un giorno: «Come? Non ci sono ebrei per bene?».
«Ma certo che sì. E grazie a Dio», le risposi. «Loro, almeno, quando testimoniano contro i crimini di Israele, non li si può accusare di essere antisemiti!».
Il progetto di invadere, destabilizzare e distruggere il Libano risale a molto prima della presenza dell’Hezbollah.
Risale almeno al tempo in cui Sharon, nel 1982, era ministro della Difesa.
«Così come nel 1982 – riferisce il 15 luglio scorso lo scrittore e giornalista israeliano Uri Avnery, fon-datore di Gush Shalom – anche l’operazione in corso [contro il Libano] è stata pianificata e viene por-tata avanti in piena coordinazione con gli Stati Uniti».
«Come allora, non c’è dubbio che sia coordinata con parte dell’élite libanese.
Questo è il punto principale. Il resto è clamore e propaganda».
«Alla vigilia dell’invasione del 1982, il segretario di Stato Alexander Haig disse ad Ariel Sharon che prima di dare il via libera all’operazione, era necessaria avere una ‘chiara provocazione’, che sarebbe stata tenuta per buona dal mondo» (3).



Quale fu, allora, la «provocazione»? Questa: un gruppo di Abou Nidal avrebbe tentato di assassinare l’ambasciatore di Israele a Londra.
Quale il rapporto con il Libano?
Nessuno.
Eppure Israele, quell’anno, arriva fino a Beirut, seminando le stesse distruzioni, causando lo stesso spargimento di sangue di libanesi; insomma, lo stesso scenario di oggi. (Di passaggio, è tempo che si sappia una volta per tutte che il massacro di Sabra e Chatila non fu affatto un massacro «cristiano», ma integralmente israeliano).
«Questa volta, la necessaria provocazione - continua Uri Avnery - è stata fornita dalla cattura dei due soldati israeliani da parte dell’Hezbollah. Tutti sanno che non possono essere liberati
se non attraverso uno scambio di prigionieri. Ma l’enorme campagna militare, che era pronta a par-tire da mesi, è stata venduta al pubblico israeliano e internazionale come un’operazione di salvatag-gio. [...] Naturalmente, l’operazione in corso ha anche diversi scopi secondari, che non includono la liberazione dei prigionieri. Chiunque capisce che questo non si può ottenere con azioni militari. Ma probabilmente è possibile distruggere una parte delle migliaia di missili che l’Hezbollah ha accumulato negli anni. A questo scopo, i comandanti dell’esercito sono pronti a mettere in pericolo gli abitanti delle città israeliane che sono esposte ai razzi. Credono che il gioco valga la candela, come in uno scambio di pedine a scacchi. [...] Chiunque capisce che questa campagna - sia a Gaza che
in Libano - è stata pianificata dall’esercito e imposta dall’esercito» (4).
Déjà vu.
Nel 1954-55 Moshé Sharett racconta nel suo diario privato - come riferisce Livia Rokach - le innumerevoli provocazioni organizzate dal potere israeliano con l’obiettivo di trascinare i Paesi arabi in guerra: «Il terrorismo e la vendetta continuano a essere glorificati come la nuova morale, e anche come i valori sacri della società israeliana… le vite degli israeliani dovevano essere sacrificate per creare le provocazioni che giustificassero le rappresaglie. Una propaganda martellante e quotidiana, controllata dai censori [...], alimentava la popolazione israeliana con immagini della mostruosità del nemico» (5).





Gilad Atzmon - autore e musicista, nato in Israele, dove ha svolto il servizio militare, e ora residente a Londra - scrive: «Israele non riuscirà mai a imporre la sua disgustosa nozione unilaterale di ‘pace’. [...] Però la reazione israeliana agli attacchi dei militanti palestinesi ed hezbollah è abbastanza strana. Nonostante che sia i militanti palestinesi sia l’Hezbollah abbiano inizialmente colpito obiettivi militari legittimi, la controffensiva israeliana è stata chiaramente diretta verso obiettivi civili, infrastrutture civili, e ha visto uccisioni di massa dirette contro una popolazione innocente. Non serve un genio per capire che non è certo il modo per vincere una guerra o per affrontare un tipo di combattimento particolare come la guerriglia. [...] Dalla fine della guerra fredda le cose sono cambiate. Israele non è più minacciata dagli Stati vicini, piuttosto negli anni più recenti è diventato evidente che in realtà è il popolo palestinese che alla fine distruggerà il sogno di uno Stato ebraico nazionale. [...] Israele è una democrazia a orientamento razziale. I suoi leader
sono impegnati in un’unica cosa, cioè mantenere il loro potere politico. [...] In altre parole Peretz ed Olmert devono fornire al popolo israeliano un glorioso spettacolo di spietata rappresaglia. Devono dimostrare ai loro entusiasti elettori di avere interiorizzato il vero significato biblico di ‘Occhio per occhio’. Di fronte al massacro di oggi a Beirut sembra in qualche modo che abbiano provato addirittura a dare al vecchio detto ebraico un nuovo significato. Per quanto devastante possa sembrare, è esattamente quello che gli israeliani vogliono che facciano. All’interno del democratico Israele, il richiamo biblico ‘Scaglia la tua furia contro i goyim’ viene tradotto in una pratica politica pragmatica ebraica laica. Non è solo triste, è una vera tragedia. E mi chiedo se c’è qualcuno là fuori che è ancora sopraffatto dall’agenda di pace unilaterale israeliana» (6).
Chi meglio di Avnery e Atzmon può osare esporre queste verità?
Israele, nel suo progetto messianico, ha ben dimostrato di essere capace dei peggiori crimini, anche contro le proprie pecorelle.
Non sarebbe forse stata «suicidata»Livia Rokach, nella notte tra il 31 marzo e il 1° aprile 1984?
Figlia di Israel Rokach, che fu un tempo ministro degli Interni del governo di Moshé Sharett (1954-55), «ciò che vide e visse vivendo in Israele nel centro del potere - scrive Maurizio Blondet - fece crollare tutti i suoi sogni di rinnovamento morale dell’ebraismo nella terra promessa. Non volle più saperne di sionismo. Si trasferì a Roma, dove si presentava come ‘scrittrice italiana d’origine palestinese’» (7).





3. In quale stato d’animo vivono oggi i libanesi
I libanesi - del Libano e della diaspora - sono infuriati contro Israele.
Tutti, tranne evidentemente i «compari»dell’aggressore che siedono al governo e nella sedicente «maggioranza».
Ma i libanesi in maggioranza hanno capito che le rappresaglie non sono contro l’Hezbollah, ma contro tutto il Libano, il suo carattere, la sua anima, la sua unità, la sua sovranità.
Ecco l’Appello lanciato da RJLiban il 20 luglio 2006:
«Appello ai libanesi, discendenti dei libanesi e amici del Libano nel mondo.
Appello alla resistenza libanese - Hiroshima Libano.
No, signor Chirac. No, signor Bush. No, dirigenti di questo mondo.
Noi non vogliamo corridoi umanitari. Non vogliamo evacuazioni. Non vogliamo pietà.
Il popolo libanese chiede il Diritto di vivere, la cessazione dei bombardamenti sui civili e la fine del blocco dell’aeroporto internazionale e dei porti del Libano, il nostro Paese, che non è fuorilegge!
Voi ci prendete in ostaggio, decimate le nostre famiglie e le nostre città, ci riducete a carne da cannone.
Basta!
Di cosa ci accusate? Di avere rapito due soldati nemici? Il fronte del sud esiste ancora e noi abbiamo il diritto di rapire soldati per chiedere la liberazione di decine di libanesi torturati nelle carceri israeliane.
Noi siamo fieri del nostro Paese. Siamo fieri del nostro popolo in tutte le sue componenti. Siamo fieri di avere manifestato, a milioni, nel marzo 2005 per reclamare un Libano democratico, lasciato libero dalle truppe siriane che detengono ancora decine di libanesi torturati nelle prigioni siriane.
Voi accusate l’Hezbollah di terrorismo, voi inventate menzogne, voi create motivi per giustificare l’aggressione barbara di Israele contro il nostro Paese.
No. L’Hezbollah non esisteva ancora al tempo degli attentati contro le truppe francesi e americane a Beirut nel 1983. Non ha bombardato civili israeliani al tempo della grande resistenza nel sud del Libano che ha permesso di sconfiggere Israele nel maggio del 2000. Non ha utilizzato bambini israeliani come scudi umani.
Voi rimpatriate i vostri cittadini per poterci massacrare meglio, col pretesto di distruggere l’apparato militare dell’Hezbollah. Voi fate sprofondare il nostro popolo in uno stato generale di panico collettivo. Ci date una dilazione, prima della soluzione finale. Quanti combattenti si trovano, tra le centinaia di vittime cadute da una settimana o sotto le macerie della fabbrica di trattamento del latte ‘Candia Liban Lait’?
Persone di buona volontà, libanesi, discendenti di libanesi e amici del Libano nel mondo, vi chiediamo di manifestare, là dove siete, di pregare, là dove siete, per il popolo libanese, che è sul punto di essere distrutto.
I nostri carnefici stanno per concedere ancora una settimana allo stato ebraico per trasformare il Libano in una nuova Hiroshima.
Ma non avere paura, popolo del Libano. Non fuggire. Continua la tua resistenza. Abbiamo resistito già a 25 anni di guerra.
Il Libano ci appartiene.
Viva il Libano!» (8).





In Libano, una sola parola d’ordine: «Tutti uniti contro l’invasore!».
Dove si rifugiano i nostri sciiti del Libano meridionale?
Trovano rifugio nelle nostre chiese, che sono state loro fraternamente aperte, nelle nostre scuole, nei nostri conventi, nelle nostre case, ecc.
Conosco personalmente famiglie cristiane che hanno aperto le porte delle loro case ai loro amici sciiti. Le suore che si occupano della Caritas aiutano tutte le famiglie dei rifugiati.
Un giornalista di France 2 chiede a una di loro: «Anche le famiglie di Hezbollah?».
«Tutte, senza eccezione. Noi - risponde la suora - siamo tutti libanesi e oggi tutto il Libano è bombardato ed è in guerra.
Oggi più di prima siamo responsabili gli uni degli altri, perché la situazione è più tragica e decisiva. Le mie nipotine (Juliette di 13 anni, Marie-Claire di 11 anni e Rita di 10 anni), come molti altri della loro età, accompagnati dai loro genitori, vanno ogni pomeriggio a fare compagnia ai bambini dei rifugiati sciiti e a giocare con loro».
Begli esempi di «divisioni confessionali»e di «guerra civile», non è vero?!
Negli anni ‘80 l’ex primo ministro libanese Saëb Salam, sunnita, aveva detto: «Lasciate i libanesi fra loro: si soffocheranno di abbracci!».



Israele conosce questa realtà.
Per questo decide di bombardare città e quartieri cristiani dove la milizia dell’Hezbollah non è mai stata presente.
Perché? Per capovolgere la situazione e spingere i cristiani a volgersi contro l’Hezbollah (fino a prendere le armi contro di esso, forse), perché l’Hezbollah sarebbe stato il «motivo»di tante distruzioni in Libano.
Ma questa volta Israele sogna.
Non solo il gioco non è riuscito, il gioco crudele delle distruzioni e dei massacri senza fine, ma anzi e al contrario la stragrande maggioranza del Libano si è saldata intorno alla guerra dell’Hezbollah contro le bestie immonde israeliane - impregnate di odio e pazientemente «educate»all’odio dal magistero di barbarie e di crimine dell’halakhah talmudica - che distruggono e uccidono il mio Libano e che sulle loro fronti portano solo il marchio di Caino.
E alcuni giornalisti cominciano ad averne abbastanza di tenersi la museruola sulla bocca.
Alcune piccole misere notizie sulla sproporzione mostruosa dell’uso israeliano della forza cominciano infatti, pur molto timidamente, a filtrare.
Risultato: a Baabda, proprio vicinissimo all’edificio occupato esclusivamente dai giornalisti di tutto il mondo che si trovano in Libano per la loro missione, la notte di giovedì 20 luglio sono cadute alcune bombe israeliane.
Sul tetto dell’edificio era scritto a grandi caratteri: «Presse», «Stampa».
Che [messaggio] si è capito da questa vicenda?
Questo: «Giornalisti, attenzione, badate bene alla vostra museruola!».





Non è un déjà vu? Dove? In Iraq, durante la guerra nel 2003: gli americani spedirono le loro bombe direttamente sull’hotel dove si trovavano tutti i giornalisti.
A quel tempo Lilli Gruber, giornalista italiana di RAI 1, si trovava in Iraq come corrispondente (oggi è deputata europea, bel bottino di guerra!): aveva tuonato, urlato, fatto fuoco e fiamme, all’inizio.
Ma subito dopo è rientrata nei ranghi.
Giornalisti simili, falsi profeti del giorno, a quando la verità, a quando l’indipendenza e la rettitudine?
In Israele i mass-media («revisionisti»anche loro?!) avanzano l’ipotesi che il numero dei morti in Libano sia stato molto probabilmente gonfiato.
Ma come?, proprio loro, i cui morti (e il loro numero) sarebbero intoccabili, si prestano a questo gioco vergognoso e cinico sul conteggio dei morti altrui?
Ci sono forse morti di prima e di ultima classe?
C’è un sangue «eletto»(ebraico) e un sangue spregevole (il nostro, quello dei non-ebrei, i goyim, i «gentili») che si potrebbe spargere senza scrupoli e senza limite.
Per un certo rabbinato, per l’halakhah talmudica e sionista e per la «purezza delle armi»ebraiche, evidentemente sì! (9).
Ciò è del resto confermato dalle parole del miserabile John Bolton, degno ambasciatore americano all’ONU, secondo cui tra vittime libanesi e vittime israeliane non sarebbe possibile nessun paragone: «sul piano morale, non ci sarebbe nessuna misura comune tra coloro che muoiono in Libano [...] e quelli che muoiono in Israele [...]» (10).
«Soffrire purifica l’anima e la rende più saggia e più lungimirante», dice san Giovanni della Croce.
Ma le loro sofferenze, a loro, a queste ipotetiche eterne «vittime» di tutti, che cosa hanno insegnato?
A renderli più ingiusti, rancorosi, ripugnanti, odiosi?
Se è vero che essi avrebbero tanto sofferto, come possono causare tante sofferenze agli altri?



(continua)


LIBANO-ISRAELE:L'ORA DELLA VERITA' di Jacqueline Amidi - NEXUS Edizioni (http://www.nexusedizioni.it/apri/Argomenti/Geopolitica/LIBANO-ISRAELEL-ORA-DELLA-VERITA--di-Jacqueline-Amidi/)

Avamposto
14-08-10, 21:37
4. In che situazione si trova oggi Israele?
Israele è insoddisfatto dell’effetto prodotto sull’opinione pubblica israeliana e internazionale.
Sabato 22 luglio: in Israele, manifestazione di israeliani che denunciano i «crimini contro l’umanità»commessi dall’esercito israeliano in Libano.
Si leggeva tra l’altro su alcuni striscioni: «Fermate i crimini di Israele!».
Lunga vita ai giusti e coraggiosi ebrei infuriati contro il loro Stato criminale!
Ma anche fra gli israeliani che appoggiano la guerra contro il Libano, l’opinione è disorientata e il morale è al peggio.
Non è infatti necessario essere un genio militare o un esperto di studi strategici per accorgersi che questa guerra è sul punto di prendere una brutta piega per Tsahal, l’esercito israeliano.
Ho la netta impressione che questi miserabili soldati ebrei siano più bravi in azioni criminali (per esempio nei bombardamenti di civili, nell’uso di armi proibite, nell’assassinio di disarmati, nella tortura di prigionieri ecc.), che in azioni di combattimento.
Per una buona guerra infatti non basta solo munirsi di armi ipersofisticate, ma urge soprattutto disporre di uomini che siano veri combattenti.
E francamente, per quanto riguarda la qualità degli uomini di combattimento, l’esercito israeliano fa pena.
Malgrado le apparenze, Israele non guadagna affatto terreno nell’opinione pubblica internazionale, nonostante la vigliaccheria di tutti i governi d’Europa che non chiedono ancora e non impongono, apertamente e virilmente, il cessate il fuoco e la fine dell’aggressione contro il Libano.
Ho visto per esempio in televisione - domenica 16 luglio, su RAI 3 - dei rimpatriati italiani, di origine italiana, piangere per il Libano e denunciare la barbarie israeliana.
Onore a loro.
E onore a tutti gli stranieri - e ce ne sono! - che hanno scelto di restare in Libano.
Ciò può sembrare paradossale: hanno preferito la «vita»alla cultura di morte che hanno nei loro Paesi d’origine (aborto, eutanasia, pedofilia, matrimoni omosessuali, adozione di bambini da parte di coppie omosessuali ecc.).





Fedele alle sue idee criminali, Israele sarebbe capace di organizzare e di fabbricare non importa dove (in Europa? Negli Stati Uniti?) un grande atto di terrorismo: per sviare l’attenzione dai massacri perpetrati in Libano (come in Palestina), per legittimare Israele a moltiplicare dovunque i massacri e i saccheggi e per far rullare i tamburi del mondo per la guerra contro il terrorismo «islamico».
L’esito delle guerre nazional-sioniste israeliane dipenderebbe dalle reazioni possibili: da una parte quelle dei governi, dall’altra quelle dei popoli.
Sulle reazioni dei governi d’Europa e del mondo, Israele è tranquillo: qualche miagolio e gesticolazione ipocrite e nient’altro, come sempre.
Perché tutti conoscono la provenienza della vera minaccia terrorista (e la temono): Israele e la malavita nazional-sionista, che gestisce attualmente il regime israeliano e contemporaneamente l’amministrazione americana.
Le reazioni dei popoli del mondo occidentale potrebbero al contrario recare molti fastidi a Israele, visto che sulla gente e su alcuni rari media Israele non è ancora riuscito a far regnare l’istupidimento selvaggio che Israele si augura e promuove per mezzo dei suoi Shylock e dei suoi tesorieri.
Una maggioranza di europei ha ben percepito che Israele rappresenta senza mezzi termini la più grave minaccia per la pace nel mondo (11).
Ma Israele, è minacciato?
L’esperto militare israeliano Martin van Creveld, docente di storia militare all’Università ebraica di Gerusalemme, già nel 2003 - esprimendo in tal modo la sua collera contro i paesi d’Europa (la Francia in particolare) a causa della loro evidente mancanza di entusiasmo per la guerra universale degli Sharon-Bush «contro il terrorismo»- si era fatto portatore di minacce esplicite, peraltro
confermate nel corso di svariate interviste.
Il professor van Creveld ci avvisava dunque che:
«Noi possediamo diverse centinaia di bombe atomiche e missili, e siamo in grado di lanciarle in ogni direzione, eventualmente anche su Roma. La maggioranza delle capitali europee sono bersagli per le nostre forze aeree [...]. Le nostre forze armate sono le seconde o le terze al mondo, per potenza.
Abbiamo la capacità di trascinare il mondo intero nella nostra caduta. E posso assicurarvi che questo accadrà, nel caso in cui precipitassimo nell’abisso» (12).
È dunque minacciato, Israele?
Non esattamente.
È proprio il contrario, direi.
Israele è la vera minaccia per «la pace e la sicurezza», che gli sono tanto care!



Malgrado le apparenze, niente prova, in definitiva e realmente, che Israele sia sul punto di vincere.
Dopo più di due settimane di combattimenti, infatti, una delle più forti potenze militari ancora non riesce ad avere il sopravvento sulla guerriglia libanese hezbollah.
Inoltre, proprio qualche giorno dopo l’inizio degli scontri, l’esercito israeliano è stato costretto a mobilitare i suoi riservisti: venerdì 21 luglio, le autorità israeliane si sono trovate nella necessità di richiamare tra 3000 e 6000 riservisti; venerdì 28 si parla già di 15 mila e perfino di 30 mila.
E «l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Daniel Ayalon, ha indicato che l’offensiva militare non era ‘facile’, ma che Israele faceva progressi. Il ministro israeliano Eytan Cabel, segretario generale del partito laburista, ha ammesso di essere stato deluso dai risultati ottenuti fino a quel momento dall’offensiva israeliana in Libano. ‘Ammetto di aver sperato di meglio, per l’esercito’, ha dichiarato al canale 10 della televisione israeliana» (13).
Poi, domenica 23 luglio, Israele fa arretrare i suoi abitanti del nord fino a 40 km più a sud dei suoi confini.
E sebbene all’inizio Israele abbia assolutamente rifiutato di discutere la questione di «forze multinazionali d’interposizione», sempre domenica 23 luglio comincia a cedere e finisce per accettare questa ipotesi. Spera forse, Israele, di riuscire così a trascinare queste forze (dell’ONU o della NATO) a continuare contro il Libano, e dall’interno del Libano, la guerra di cui non riesce a venire a capo?
Infine, come per magia (e come tutte le volte che questi magliari della pace si trovano in difficoltà), gli usraeliani fabbricano e fanno uscire dai loro nascondigli e dalle loro «case di produzione specializza-te»i loro burattini: giovedì 27 luglio diffondono dunque il loro ennesimo video falso del sedicente vice di Osama bin Laden - o più esattamente di Osama bin Mossad, secondo il felice titolo di uno dei saggi di Maurizio Blondet (14) - che promette aiuto ai libanesi e ai palestinesi «contro i crociati e i sionisti».
Palestinesi e libanesi, è evidente, hanno rifiutato pubblicamente qualsiasi aiuto o collaborazione con la perfettamente sospetta Al-Qaida (l’altra faccia della medaglia CIA-Mossad, di cui Al-Qaida è nello stesso tempo, e fin dall’inizio, la creazione, la produzione e l’alibi) e ha rispedito al mittente CIA-Mossad l’aiuto offerto.
Ma che sincronismo! Non sbaglia mai.
Come per un colpo di bacchetta magica, quando gli usraeliani si trovano nei guai Al-Qaida tende
caritatevolmente la mano - offrendo un video o un attentato o una provocazione qualsiasi - per tirarli fuori dai pasticci.
Per noi, già avvisati, la buffonesca uscita di questo video è un ottimo segno.
Significa, fortunatamente, che gli usraeliani non sanno esattamente a che santo - per così dire - votarsi.







5. «Confida nel Signore e agisci bene!»
Constato con tristezza che coloro che abbandonano il Libano sono libanesi dalla doppia nazionalità. Posso capirli.
E provo anche pietà: possono esserci dei casi tragicamente impellenti...
Ma tutti questi figli del Libano ritorneranno.
Mi domando invece cosa aspettino ad andarsene (e per sempre!) i politici venduti, provvisoriamente «maggioranza».
Loro che hanno permesso che arrivassero rovine e disastri.
Loro che di padre in figlio si trasmettono le peggiori eredità: tradimenti e corruzione.
A questi politici grido: Il Libano non ha bisogno di voi.
Il Libano ride dei vostri cuori di coniglio.
Ride dei camaleonti.
Il Libano vive dei veri cuori di leone, cioè della gente che resiste senza abbassare la testa (né le braccia), sfidando la morte, senza vili paure: come un tempo gli eroi vandeani seppero battersi contro la feccia «illuminata»giacobina e massonica che compì il primo genocidio della modernità, quello franco-francese della Vandea.
Il Libano ha bisogno di Michel Aoun.
Di lui, nel corso di un’intervista al nostro grande poeta nazionale Saïd Akl, scrivevo nel dicembre 1989: «Il generale Aoun è il solo a fronteggiare, fermo, l’impossibile [...]. Avendo la verità per compagnia, avanza con cuore di leone. [...] Il generale non ha paura di nulla e di nessuno: è pulito e valoroso. Ha dalla sua parte la verità. Un giorno saprete che il generale Aoun avrà lavorato non soltanto per respingere gli invasori del Libano, ma ugualmente per il Libano creatore» (15).
E noi sappiamo che Satana, sebbene scatenato in questi giorni (anche a causa delle nostre colpe), è pur sempre una bestia alla catena.
San Michele saprà bene - saprà presto, di questo lo preghiamo! - respingerlo nella sua tana.
Sarà ricacciato, Israele, nella sua cuccia.
«Non ti infiammare contro i malvagi, non essere zelante contro i criminali, poiché appassiranno presto, come l’erba, e come vegetazione appassiranno. Confida nel Signore e agisci bene... Ho visto l’empio abusare della sua forza e dispiegarsi come una pianta tenace» (16).
«Tutto riesce bene a chi sa attendere», dice il proverbio.





6. Cosa è possibile sperare per il Libano?
La gioventù libanese può diventare un potente antidoto contro la putrefazione dei politici, di cui soffre il Libano.
Lo si vede, questi giovani vogliono sbarazzarsi di un’eredità politica che non è altro che una vecchia carcassa inutilmente pesante da portare.
Hanno la ferma volontà di amare e di salvare realmente il loro Paese.
Per decenni, hanno lasciato fare quelli che decidevano per loro.
Oggi, quando si parla con dei giovani libanesi, si percepisce nettamente il legame nuovo che hanno stabilito con il Libano.
Una maturità e un risveglio nazionale nuovo si sono instaurati.
Forse meglio di chiunque altro hanno capito che dipendono dal loro Paese e che altrove non potrebbero vivere.
In Libano abbiamo molti canti popolari patriottici che i nostri genitori ascoltavano da giovani e che la gioventù di oggi ascolta e canta ancora.
Canzoni sempre attuali, malgrado l’usura del tempo.
Vi si dice, nell’una o nell’altra di esse:
«Libano, tu, il più bel cielo, non c’è un tuo pari sulla terra», «Il tuo Paese, figlio mio, il tuo sangue
bisogna che tu gli doni», «La terra dei cedri vale più dell’oro», «Dio è con te, o casa che resisti nel sud», «Ti amo, Libano, patria mia, ti amo», «Di fronte alle grandi tribolazioni non si dorme, la morte è sulla punta del fucile», «Non si piegheranno le ginocchia, resisteremo di fronte ai cannoni».
L’anima libanese è anche l’anima di questi canti.
E la gioventù libanese ha degnamente ereditato dai suoi antenati.
Veniamo dalla montagna del Libano, noi.
La montagna può renderci rudi, ma forma uomini coraggiosi, che rispondono alla chiamata.
È come se questi giovani libanesi avessero ora nel cuore la mirabile strofa del canto di Émile Jacque-Delcroze in onore delle guardie svizzere massacrate alle Tuilleries e a Parigi nel 1792 (17).
Strofa che ben merita - per la salda fiducia, la speranza e la preghiera che la animano - di essere dedicata a questa audace gioventù del Libano oggi rinascente:



«Seigneur, accorde ton secours
au beau pays que mon coeur aime,
celui que j’aimerai toujours,
celui que j’aimerai quand même.
Tu m’as dit d’aimer et j’obéis.
Mon Dieu, protège mon pays».
«Signore, concedi il tuo soccorso
al bel Paese che il mio cuore ama,
quello che amerò sempre,
quello che amerò nonostante tutto.
Tu mi hai detto di amare e io obbedisco.
Mio Dio, proteggi il mio Paese».



Il mese di luglio è dedicato al prezioso Sangue di Cristo.
Ha dunque permesso, Dio, che proprio in questo mese fossimo chiamati a spargere il nostro sangue per sbarrare la strada alla barbarie e all’animalità di Israele?
I soldati israeliani fanno mettere ai loro bambini dediche sulle bombe, prima di spedirle da noi, indirizzate ai nostri bambini («Da Israele con amore!»).
Il loro Talmud insegna loro l’odio.
Ma il sangue di Cristo è stato sparso anche per loro.
Al loro odio noi rispondiamo con le nostre preghiere.
Ma alle loro armi ingiuste, noi opponiamo le armi giuste della nostra legittima difesa e della nostra «buona battaglia».
Io non ho nessun timore.
Il Libano risorgerà.
A prezzo del sangue libanese sparso dal Caino-Israele.
Come scarafaggi, fuggiranno di fronte alla luce.
Gli scontri di questi ultimi giorni si svolgono intorno ai due villaggi di Maroun er Ras e di Bint Jbeil.
Quale velario di simboli questi due nomi sollevano...
Maroun er Ras indica San Marone il Capo.
E Bint Jbeil significa La figlia di Byblos.
Presume dunque, Israele, di combattere contro questa doppia eredità cristiana e fenicia del Libano, e di vincere?
Ardua impresa!
Perché dall’alto delle nostre montagne vigilano, tra cielo e terra, temibili guerrieri, nelle loro corazze nere: i loro bruni e luminosi abiti monastici.
Vigilano sul Libano: il Libano fraterno di comunità intrecciate e molteplici: cristiane, sciite, sunnite, druse, alawite.
Vigilano invincibili san Marone, san Charbel, sant’Hardini, santa Rafqa.
Essi sostengono con la loro forza celeste la forza e il coraggio di tutti i combattenti che oggi in terra proteggono l’anima e il corpo del Libano.



Si ha a volte tendenza a disprezzare coloro che tengono al patrimonio della loro storia e delle loro tradizioni, ma bisogna sapere una volta per tutte che nessuno potrà radere al suolo l’eredità - le eredità . della nostra civiltà.
Quando i fenici attraversavano i mari alla scoperta di nuovi mondi e offrivano il loro alfabeto unico (in seguito adottato dal mondo occidentale, che si è potuto civilizzare proprio grazie al nostro alfabeto), il mondo era ancora ai balbettii e ai primi passi della civiltà.
E come un tempo siamo stati tra coloro che hanno aperto generosamente ad altri le vie della civiltà, noi saremo forse ancora una volta, in questo mondo fangoso che agonizza nel sudario di tutte le sue lebbre, di tutti i suoi vizi e di tutte le sue viltà, noi saremo forse il popolo fedele che affida alle altre nazioni - con la nostra testimonianza di rettitudine, di coraggio, di irremovibile combattimento - la fiaccola della riconquista e della rinascita.



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Note
1) Egeland denuncia «una violazione del diritto umanitario»nella distruzione della periferia sud, in L’Orient - Le Jour, 24-7-2006. 2) Downing Street nega ogni disaccordo in seno al governo sul Libano, in L’Orient - Le Jour, 24-7-2006.
3) Uri Avnery, The real aim, in Gush Shalom, 15-7-2006: zope.gush-shalom.org/home/en/channels/avnery/1152991173/.
Traduzione italiana: Uri Avnery, Il pacifismo israeliano e la guerra, in Peacereporter, 18-7-2006:
PeaceReporter - Uri Avnery (http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idart=5869).
4) Uri Avnery, Ibidem.
5) Livia Rokach, Israel sacred terrorism, pagina 5.
Citato in Maurizio Blondet, Il sacro terrorismo, in EFFEDIEFFE.com Giornale Online (http://www.effedieffe.com/), 19-7-2006.
6) Gilad Atzmon, Israel’s raids on Gaza and Lebanon. Echoes of the Wehrmacht, in CounterPunch, 14-7-2006: Gilad Atzmon: Echoes of the Wehrmacht (http://www.counterpunch.org/atzmon07142006.html).
Traduzione italiana: I raids israeliani su Gaza e il Libano. Riecheggiano la Wehrmacht, in Come don Chisciotte, 19-7-2006: ComeDonChisciotte - RIECHEGGIA LA WERMACHT (http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=2324)
7) Maurizio Blondet, Il sacro terrorismo, in effedieffe.com, 19-7-2006:
EFFEDIEFFE.com Giornale Online (http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1300&parametro=esteri).
8) RJLiban (http://www.rjliban.com/appel-francais.htm).
9) In due articoli intitolati «Le ‘benedizioni’ della violenza» e «La scuola dell’odio», apparsi sul Corriere della sera il 10-11-1995, Lorenzo Cremonesi, corrispondente di riguardo del giornale e notoria «voce di Israele», ci dà un’idea della «dottrina» predicata da sempre da una percentuale considerevole e [oggi] crescente del rabbinato, tra cui il «pio»e «timorato» rabbino Ido Ebla, che nel marzo 1995 - in un volume in omaggio al medico-colono Baruch Goldstein (che, non meno «pio»e «timorato», aveva massacrato 29 musulmani in preghiera a Hebron) - aveva avuto cura di ricordare che quello dei dieci comandamenti che prescrive «non uccidere», ebbene, tale comandamento «non è valido se ebrei uccidono non-ebrei»(Corriere della sera, citato). Se infine i goyim - i non-ebrei, i «gentili»- pretendessero un giorno di proteggere la loro vita ingiustamente aggredita o i loro beni ingiustamente saccheggiati dai loro aggressori «eletti», ciò li collocherebbe ipso facto nel campo in cui «nessun gentile [nessun non-ebreo] [...] è innocente» (Ibidem).
Confronta riguardo al magistero di barbarie dell’halakhah talmudica, Israel Shahak, Jewish history, jewish religion. The weight of three thousand years, Pluto Press, London, 1994, pagina 128; traduzione francese: Israël Shahak, Histoire juive, religion juive. Le poids de trois millénaires,
Prefazione di Gore Vidal, Introduzione di Edward W. Saïd, La Vieille Taupe, Paris, 1996, pagina 232. Confronta inoltre Israel Shahak, Israeli foreing and nuclear policies, Foreword by Christopher Hitchens, Pluto Press, London, 1997, pagina 215; e Israel Shahak e Norton Mezvinsky, Jewish
fundamentalism in Israel, Seconda edizione, Pluto Press, London, 2003, pagina 224.
10) Fady Noun, Le sang, le miel et le lait, in L’Orient - Le Jour, 22-7-2006.
11) Questo sondaggio, riguardante la percezione della guerra contro l’Iraq da parte dell’opinione pubblica europea e la percezione delle minacce attuali per la pace nel mondo, è stato formalmente richiesto dalla Commissione Europea. Affidato a Eos Gallup («Taylor Nelson Sofres coordinated by Eos Gallup Europe»), è stato condotto nell’ottobre 2003.
Il full report, la relazione integrale, contenente l’analisi e i risultati completi offerti dal sondaggio, è stato pubblicato sul sito della Commissione Europea, in «Flash Eurobarometer 151», nel novembre 2003, con il titolo: «Iraq and peace in the world. Fieldwork 8-16 october 2003. Publication november 2003. Full report. Realised by Eos Gallup Europe upon the request of the European Commission. Survey organised and managed by Directorate-General ‘Press and Communication’ (Opinion Polls, Press Reviews, Europe Direct)», pagina 162:
The address you requested is obsolete (http://europa.eu.int/comm/public_opinion/flash/fl151_iraq_full_report.pdf).
L’opinione pubblica dei diversi paesi europei indica apertamente Israele come la principale minaccia attuale per la pace nel mondo (59%, vedi pagine 81 et 144); gli Stati-Uniti arrivano a malapena ad attestarsi al secondo posto (53%, vedi pagine 87 et 140).
In eventuali olimpiadi degli Stati-canaglia, dunque, i primi due posti sarebbero già aggiudicati: primo premio e medaglia d’oro a Israele, secondo premio e medaglia d’argento agli USA.
12) Vedi David Hirst, The gun and the olive branch [Il fucile e il ramo d’ulivo], 2005, Terza edizione, che riporta ampiamente le affermazioni di Martin van Creveld. Confronta il resoconto del volume in Israel Adam Shamir, La storia definitiva del sionismo (in inglese), in South China Morning Post, 8-11-2003 (e in Working toward Peace through Education & Information (http://www.israelshamir.net)). David Hirst, come ricorda Israel Shamir,
espone nel suo volume i casi «di quelle spie israeliane che fanno saltare ambasciate americane, biblioteche britanniche, sinagoghe irachene e navi dove si ammassano rifugiati ebrei, quando si tratta di provocare la reazione che si attendono. Ci narra la lunga sanguinosa carriera di Ariel Sharon, dal massacro di 60 contadini nel piccolo villaggio di Kibyeh, mezzo secolo fa, fino ai massacri in Libano e altrove». Sul pensiero di van Creveld e le «lezioni di distruzione e massacro» date agli americani in Iraq sulla base della ricca esperienza acquisita dagli israeliani soprattutto al tempo delle loro distruzioni e dei loro massacri a Jenin, confronta Chris McGreal, Mandate i bulldozers: ciò che ha detto Israele ai marines sugli scontri di strada (in inglese), in The Guardian, 2-4-2003. Vedere inoltre Israel Adam Shamir, È mezzanotte meno cinque, dottor Sharon, in Working toward Peace through Education & Information (http://www.israelshamir.net), 13-11-2003.
13) L’Orient - Le Jour, 24-7-2006
14) Maurizio Blondet, «Osama bin Mossad», Effedieffe, Milano, 2003, pagine 144, € 11.
15) Jacqueline Amidi, Said Akl: un géant mais près du coeur, in La Revue du Liban, n° 1569, 30-12-1989 / 6-1-1990, pagine 30-32.
16) Salmo 37, 1-3 e 35-36.
17) Il 10 agosto 1792, alle Tuilleries, 626 guardie svizzere, dopo che il re aveva dato l’ordine di cessare il fuoco, furono massacrate dalla feccia giacobina e massonica. Altre 200 furono massacrate in seguito, nelle prigioni di Parigi, tra il 2 e il 10 settembre dello stesso anno. Il canto
di Émile Jacque-Delcroze si può ascoltare nel bello e recente cd, intitolato «Vandea», del «Choeur Montjoie Saint-Denis», diretto da Jacques Arnould (Choeur Montjoie Saint Denis (http://www.choeur-montjoie.com)). Il cd «Vande-a» raccoglie inni e marce del tempo (o riferite al tempo) di quella fioritura di grandezza e di eroismo che fu la «guerra di giganti»dei contadini, dei giovani e del popolo intero della Vandea contro le «colonne infernali» dei massacratori giacobini.


Originale francese:
Jacqueline Amidi, Liban-Israël, l’heure de la vérité?, in EFFEDIEFFE.com Giornale Online (http://www.effedieffe.com), 29-7-2006:
EFFEDIEFFE.com Giornale Online (http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1324&parametro=esteri).

(Tratto da EFFEDIEFFE.com Giornale Online (http://www.effedieffe.com))




LIBANO-ISRAELE:L'ORA DELLA VERITA' di Jacqueline Amidi - NEXUS Edizioni (http://www.nexusedizioni.it/apri/Argomenti/Geopolitica/LIBANO-ISRAELEL-ORA-DELLA-VERITA--di-Jacqueline-Amidi/)

Avamposto
14-08-10, 21:38
News Autogestite -


:: LA GUERRA AL LIBANO E LA BATTAGLIA PER IL PETROLIO, DI MICHEL CHOSSUDOVSKY



LA GUERRA AL LIBANO E LA BATTAGLIA PER IL PETROLIO

DI MICHEL CHOSSUDOVSKY

Global Research



C'è forse una relazione tra il bombardamento del Libano e
l'inaugurazione del più grande oleodotto strategico del mondo, che
trasporterà oltre un milione di barili di petrolio al giorno ai
mercati occidentali?

Virtualmente ignota, l'inaugurazione dell'oleodotto Ceyhan-Tblisi-
Baku (BTC), che collega il Mar Caspio al Mediterraneo Orientale, ha
avuto luogo il 13 luglio, all'inizio dei bombardamenti israeliani in
Libano.

Un giorno prima degli attacchi aerei israeliani, i principali partner
ed azionari del progetto BTC, tra cui molti capi di stato e quadri di
compagnie petrolifere, erano in attesa al porto di Ceyhan. Poi sono
stati precipitati ad un ricevimento inaugurale ad Instanbul,
patrocinato dal presidente turco Ahmet Necdet Sezer nei lussuosi
dintorni del Palazzo Çýraðan.

In attesa c'era anche l'amministratore delegato della British
Petroleum (BP), Lord Browne, insieme ad alti funzionari dei governi
di Gran Bretagna, Stati Uniti ed Israele. La BP guida il consorzio
dell'oleodotto BTC. Tra gli altri principali azionisti occidentali ci
sono Chevron, Conoco-Phillips, Total (Francia) ed 'ENI (Italia).
(vedi Annesso).

Il ministro dell'energia e delle infrastrutture israeliano Binyamin
Ben-Eliezer era presente insieme ad una delegazione di alti
funzionari israeliani del settore petrolifero.

L'oleodotto BTC elude del tutto il territorio della Federazione
Russa. Transita lungo le ex repubbliche sovietiche dell'Azerbaijan e
della Georgia, entrambe le quali sono diventate "protettorati" degli
Stati Uniti, fortemente integrate in un'alleanza militare con gli Usa
e la NATO. Inoltre, sia l'Azerbaijan che la Georgia hanno accordi di
cooperazione militare a lungo termine con Israele. Nel 2005, le
compagnie georgiane hanno ricevuto circa 24 milioni di dollari in
contratti finanziati al di fuori dell'assistenza militare
statunitense ad Israele secondo il cosiddetto "programma di
finanziamento militare straniero".

http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/states/GA.html

Israele ha una quota nei campi petroliferi azeri, dai quali importa
circa il venti percento del suo petrolio. L'apertura dell'oleodotto
aumenterà in modo sostanziale le importazioni petrolifere israeliane
dal bacino del Mar Caspio. Ma c'è un'altra dimensione che si correla
direttamente alla guerra in Libano. Laddove la Russia è stata
indebolita, Israele ha buone possibilità di giocare un ruolo
strategico importante nel "proteggere" il trasporto e i corridoi
dell'oleodotto nel Mediterraneo Orientale fuori da Ceyhan.

La militarizzazione del Mediterraneo Orientale

Il bombardamento del Libano è parte di una road map militare
attentamente pianificata e coordinata. L'estensione della guerra alla
Siria e all'Iran è già stata contemplata dai pianificatori di guerra
statunitensi ed israeliani. La più vasta agenda militare è
intimamente connessa al ruolo strategico del petrolio e degli
oleodotti. Ed è sostenuta dai giganti petroliferi occidentali che
controllano i corridoi petroliferi. In ultima analisi, la guerra mira
al controllo territoriale sulla linea costiera del Mediterraneo
orientale.

In questo contesto, l'oleodotto BTC, controllato dalla British
Petroleum, ha cambiato drammaticamente la geo-politica del
Mediterraneo Orientale, che è ora collegata, mediante un corridoio
energetico, al bacino del Mar Caspio.

"[L'oleodotto BTC] cambia considerevolmente lo status dei paesi della
regione e cementa una nuova alleanza pro-Occidente. Avendo collegato
l'oleodotto al Mediterraneo, Washington ha praticamente creato un
nuovo blocco con Azerbaijan, Georgia, Turchia ed Israele" (Komerzant,
Mosca, 14 luglio 2006).

Israele fa ora parte del asse militare anglo-statunitense, che serve
gli interessi dei giganti petroliferi occidentali in Medio Oriente e
nell'Asia Centrale.

Mentre i rapporti ufficiali dichiarano che l'oleodotto BTC "porterà
petrolio ai mercati occidentali", quello che viene raramente
riconosciuto è che parte di quel petrolio dal Mar Caspio sarà
direttamente incanalato verso Israele. A riguardo, è stato previsto
che un progetto di oleodotto subacqueo israelo-turco collegherebbe
Ceyhan al porto israeliano di Ashkelon e da lì, mediante il
principale sistema di trasporto petrolifero israeliano, al Mar Rosso.

L'obbiettivo di Israele non è solo acquisire petrolio del Mar Caspio
per il proprio consumo interno, ma anche giocare un ruolo chiave
nella ri-esportazione del petrolio dal Mar Caspio verso i mercati
asiatici lungo il porto di Eilat sul Mar Rosso. Le implicazioni
strategiche di questo re-indirizzamento del petrolio dal Mar Caspio
sono di vasta portata.

E' previsto il collegamento dell'oleodotto BTC all'oleodotto trans-
israeliano Eilat-Ashkelon, anche noto come Tipline Israeliano, che va
da Ceyhan al porto israeliano di Ashkelon. Nell'aprile 2006, Israele
e Turchia hanno annunciato piani per oleodotti subacquei, che
eviterebbero il territorio siriano e libanese.

"Turchia e Israele stanno negoziando la costruzione di un progetto
energetico ed idrico multi miliardario che trasporterà acqua,
elettricità, gas naturale e petrolio mediante dei condotti diretti
verso Israele, con il petrolio da trasportare ancora più in là, da
Israele al Lontano Oriente.

La nuova proposta israelo-turca in discussione vedrebbe il
trasferimento di acqua, elettricità, gas naturale e petrolio ad
Israele mediante quattro oleodotti subacquei.

http://www.jpost.com/servlet/Satellite?
cid=1145961328841&pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull

Il petrolio di Baku può essere trasportato ad Ashkelon grazie a
questo nuovo oleodotto e all'India e al Lontano Oriente [lungo il Mar
Rosso]

"Ceyhan e il porto mediterraneo di Ashkelon sono situati a solo 400
km di distanza. Il petrolio può essere trasportato alla città in
cisterne o mediante un oleodotto subacqueo appositamente costruito.
Da Ashkelon il petrolio può essere pompato grazie ad un oleodotto già
esistente al porto di Eilat sul Mar Rosso; e da lì all'India e ad
altri paesi asiatici con delle cisterne (REGNUM)".

L'acqua per Israele

In questo progetto è coinvolto anche un oleodotto che porta acqua ad
Israele, pompandola dalle riserve a monte del Tigri e dell'Eufrate in
Anatolia. Questo è stato a lungo un obbiettivo strategico di Israele
per il detrimento della Siria e dell'Iraq. L'agenda di Israele
riguardo l'acqua è sostenuta dall'accordo di cooperazione militare
tra Tel Aviv ed Ankara.

Il re-indirizzamento del petrolio dell'Asia Centrale

Stornare il petrolio e il gas dell'Asia Centrale verso il
Mediterraneo Orientale (sotto la protezione militare israeliana) per
il re-export all'Asia serve a minare il mercato energetico inter-
asiatico, che è basato sullo sviluppo di corridoi petroliferi diretti
che collegano l'Asia Centrale alla Russia e all'Asia del Sud, la Cina
e il Lontano Oriente.

In ultima analisi, il progetto vuole indebolire il ruolo della Russia
in Asia Centrale e tagliare fuori la Cina dalle riserve petrolifere
della regione. Ha anche lo scopo di isolare l'Iran.

Nel frattempo, Israele è emerso come nuovo e potente giocatore nel
mercato energetico globale.

La presenza militare russa in Medio Oriente

Contemporaneamente, Mosca ha risposto al progetto israelo-turco di
militarizzare la linea costiera del Mediterraneo Orientale con dei
piani per stabilire una base navale russa nel porto siriano di Tartus:

"Fonti nel ministero della difesa rivelano che la base navale a
Tartus permetterà alla Russia di solidificare le proprie posizioni in
Medio Oriente e assicurerà la sicurezza della Siria. Mosca intende
dispiegare un sistema di difesa aereo attorno alla base - per fornire
protezione aerea alla base stessa e ad una parte consistente del
territorio siriano (i sistemi S-300PMU-2 non saranno ceduti ai
Siriani. Saranno in dotazione e manutenzione del personale russo)
(Kommerzant, 2 giugno 2006 http://www.globalresearch.ca/index.php?
context=viewArticle&code=IVA20060728&articleId=2847

Tartus è strategicamente situata a 30 km dal confine libanese.

Inoltre, Mosca e Damasco hanno raggiunto un accordo sulla
modernizzazione delle difese aeree siriane e su un programma a
sostegno delle proprie forze di terra, la modernizzazione dei caccia
MIG-29 e dei sottomarini. (Kommerzant, 2 giugno 2006). Nel contesto
di un conflitto in escalation, questi sviluppi hanno ampie implicazioni.

Guerra ed oleodotti

Prima del bombardamento del Libano, Israele e Turchia avevano
annunciato oleodotti subacquei che evitassero la Siria e il Libano.
Questi oleodotti non violerebbero apertamente la sovranità
territoriale del Libano e della Siria.

D'altra parte, lo sviluppo di corridoi terrestri alternativi (per il
petrolio e l'acqua) attraverso il Libano e la Siria richiederebbe il
controllo territoriale israelo-turco sulla linea costiera del
Mediterraneo Orientale via Libano e Siria.

L'implementazione di questo progetto richiede la militarizzazione
della linea costiera del Mediterraneo Orientale, strade marine e
rotte terrestri, estendendosi dal porto di Ceyhan attraverso Siria e
Libano fino al confine israelo-libanese.

Non è forse questo uno degli obbiettivi segreti della guerra in
Libano? Aprire uno spazio che permetta ad Israele di controllare un
ampio territorio che va dal confine libanese attraverso Siria e Turchia.

"La lunga guerra"

Il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha dichiarato che
l'offensiva israeliana contro il Libano "durerà molto a lungo". Nel
frattempo, gli Stati Uniti hanno accelerato i carichi di armi verso
Israele.

Ci sono obbiettivi strategici sottesi alla "Lunga Guerra", connessi
al petrolio e agli oleodotti.

La campagna aerea contro il Libano è inestricabilmente legata agli
obbiettivi strategici israelo-statunitensi nel più vasto Medio
Oriente, che include Siria ed Iran. In recenti sviluppi, la
segretaria di stato Usa Condoleeza Rice ha dichiarato che il
principale obbiettivo della sua missione in Medio Oriente non era
sollecitare un cessate il fuoco in Libano, ma piuttosto isolare la
Siria e l'Iran (Daily Telegraph, 22 luglio 2006).

In questo particolare momento, il rifornimento degli arsenali
israeliani con armi di distruzione di massa prodotte negli Stati
Uniti punta ad un'escalation della guerra sia all'interno che
all'esterno dei confini libanesi.

Annesso

Gli azionisti della BTC Co. sono: BP (30.1%); AzBTC (25.00%); Chevron
(8.90%); Statoil (8.71%); TPAO (6.53%); Eni (5.00%); Total (5.00%),
Itochu (3.40%); INPEX (2.50%), ConocoPhillips (2.50%) e Amerada Hess
(2.36%). (Fonte: BP)

Per dettagli sulla campagna contro l'oleodotto, vedi: http://
www.bakuceyhan.org.uk/more_info/bp_pipeline.htm


Michel Chossudovsky

Fonte: http://www.globalresearch.ca/



http://www.giovaniemissione.it/pub/index.php?option=content&task=view&id=1038

Avamposto
14-08-10, 21:47
http://depetris.files.wordpress.com/2009/07/060714-hezbollah_big.jpg



http://www.greatdreams.com/lebanon/lebanon_beirut_war_2006_apartments.jpg




http://www.pdci-ibarruri.it/beirut-embassy_DN-ST-84-01314.jpg

Avamposto
14-08-10, 21:49
http://onestamente.files.wordpress.com/2008/06/5_libano_merkava.jpg




http://www.sergiofumich.com/blog/img/libano/fine/06.jpg




http://www.tlaxcala.es/images/gal_6093.jpg

Avamposto
14-08-10, 21:51
http://iltafano.typepad.com/photos/uncategorized/beirut.jpg



http://www.tmcrew.org/int/palestina/libano/beirut_02.jpg



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Avamposto
14-08-10, 21:54
http://www.polosbastards.com/artman/uploads/paste_combined.jpg




http://www.corriere.it/Fotogallery/Tagliate/2006/08_Agosto/14/TREGU/01.JPG




http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/attacchi-libano/afp85236221407095957_big.jpg

Avamposto
14-08-10, 21:55
LIBANO, TEMPO DI RICOSTRUZIONE (settembre 2007)

La guerra del 2006



28 marzo. Ehud Olmert vince le elezioni in Israele con un programma che prevede iniziative unilaterali in caso di impossibilità di dialogo con i Palestinesi dopo l’acquisizione del governo da parte di Hamas. In giugno, il presidente palestinese Mahmoud Abbas sceglie la data del 26 luglio per indire un referendum sul riconoscimento dello Stato di Israele e sulla cessazione degli attentati. Hamas prima rifiuta, poi accetta. Seguono invece, l’8 e il 9 giugno, fatti di sangue da attribuirsi all’esercito israeliano. Il giorno prima della conclusione di un accordo tra il capo del governo, Ismaïl Haniyeh, e il presidente, Mahmoud Abbas, il braccio armato di Hamas cattura un soldato israeliano e propone uno scambio di prigionieri. Israele accusa Khaled Mechaal, capo di Hamas in esilio a Damasco, di aver montato questo diversivo per boicottare il tentativo di accordo interpalestinese e imprigiona 1000 palestinesi, mentre il governo scatena un’operazione a tappeto su Gaza e bombarda infrastrutture elettriche, di trasporto e di approvvigionamento. Hezbollah si dichiara solidale con Hamas e con i Palestinesi. Lo stesso scenario si ripeterà qualche giorno dopo in Libano.
12 luglio. Dice il rapporto Onu : « Poco dopo essere penetrati in territorio israeliano, alcuni militanti di Hezbollah hanno attaccato una pattuglia israeliana catturando due soldati, uccidendone altri tre e facendo parecchi feriti ». Questo attacco, avvenuto attraverso la linea blu viene condannato da Kofi Annan, segretario generale dell’Onu.
Una violenta polemica oppone immediatamente il governo israeliano, per il quale i soldati « sono stati prelevati » in territorio israeliano, alle autorità libanesi secondo le quali i soldati della Tzahal « hanno inseguito i commandos di Hezbollah in territorio libanese fino a Aita Al-Shaab dove sono caduti in un’imboscata ».
Israele scatena una potente offensiva militare contro il Libano, diretta a neutralizzare Hezbollah e liberare i soldati prigionieri. Nei giorni seguenti, i bombardamenti israeliani colpiscono infrastrutture soprattutto civili, l'aeroporto di Beirut, i porti, centrali elettriche e le principali vie di collegamento terrestre con la Siria, i quartieri sciiti della periferia meridionale di Beirut e diversi villaggi nel Libano meridionale, provocando molte vittime civili. Hezbollah risponde all'offensiva israeliana con lanci di razzi contro obiettivi militari e civili nel nord di Israele, provocando vittime, civili e militari.
Tre gli obiettivi dell’operazione militare, secondo il governo israeliano :
• recuperare i soldati catturati
• far cessare il lancio di razzi sul territorio israeliano
• costringere il governo libanese ad applicare la risoluzione dell’Onu, disarmando le milizie Hezbollah
Per isolare il teatro delle operazioni lo stato maggiore della Tzahal provoca il blocco di porti e aeroporti, l’interruzione dell’autostrada Damasco-Beirut, il bombardamento sistematico dei ponti e l’attacco alle riserve di carburante per impedire l’invio dei soldati catturati verso il nord del paese o l’Iran, la fuga degli uomini di Hezbollah verso il nord e, al contrario, l’invio di riservisti e di rinforzi verso il sud.
Secondo il governo libanese queste misure sono solo « punizioni collettive immorali » imposte alla popolazione civile.
11 agosto. Dopo settimane di stallo in cui la diplomazia non riesce a giungere a una tregua tra le parti per consentire l'apertura di corridoi umanitari in favore della popolazione civile libanese, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite vota all'unanimità la Risoluzione 1701. Il testo della risoluzione chiede l'immediata cessazione delle ostilità tra Israele e Hezbollah, il ritiro delle truppe israeliane dal Libano meridionale, in concomitanza con lo schierarsi nella zona delle truppe regolari libanesi e dell'UNIFIL e prevede la creazione di una zona cuscinetto "libera da ogni personale armato che non sia quello delle Nazioni Unite e delle forze armate regolari libanesi" per dodici miglia tra la frontiera israelo-libanese e il fiume Litani. La Risoluzione richiama al rispetto delle precedenti Risoluzioni 1559 del 2004 e 1680 del 2006, che richiedevano il disarmo delle milizie libanesi, compresa Hezbollah. Le ostlità cessano il 14 agosto con l’applicazione di una parte delle misure della risoluzione 1701. Da parte israeliana si contano 119 soldati e 43 civili caduti. Gli Hezbollah perdono dai 250 ai 600 miliziani. Ma sul terreno restano circa 1500 civili libanesi uccisi.
25 agosto. Il vertice dell'Unione Europea a Bruxelles stabilisce l'invio di truppe multinazionali (guidate dalla Francia, cui nel febbraio 2007 subentra l'Italia) con il compito di intraprendere ogni azione necessaria per assicurare nella loro area d'operazione il mantenimento della pace. Il compito di disarmare le milizie Hezbollah spetta alle truppe libanesi, insieme alla sorveglianza del confine con la Siria, per impedire il traffico di armi.

Gli ultimi trent'anni di rapporti difficili tra Libano e Israele


1978
L’Onu, con le risoluzioni 425/426, a marzo mette in campo per la prima volta l’Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon), contingente di interposizione per la salvaguardia della pace, a seguito dell’invasione del Libano da parte di Israele. Si tratta di 4000 uomini la cui presenza, ai confini sud del Libano, sarà protratta fino al 31 luglio 2006.
1982

Israele invade nuovamente il Libano con l’operazione Pace in Galilea che si protrae fino al 1985, poi si ritira mantenendo però fino al 2000 una zona tampone a sud del paese. Il bilancio delle perdite è di 9797 militari e 2513 civili libanesi e di 675 soldati israeliani : nello stesso anno le truppe israeliane sono pesantemente implicate nel massacro di Sabra e Chatila.
1993

Ancora una settimana di operazioni militari israeliane in risposta a lanci di razzi e sporadici attacchi di Hezbollah determinati dall’occupazione del sud Libano, cui segue un cessate il fuoco.
1996

Si riaprono le ostilità : in risposta a 639 razzi Katiusha lanciati in territorio israeliano partono 1100 raid che spargono 25mila bombe. Uno degli episodi più sanguinosi, il bombardamento di un’installazione Onu a Cana che causò la morte di 118 civili. Si chiude con un nuovo cessate il fuoco negoziato dalla diplomazia americana che vieta attacchi in prossimità di zone abitate da civili.
2000

Durante l’amministrazione di Ehud Barak Israele si ritira totalmente dal territorio libanese. Per l’Onu le sue risoluzioni a questo punto sono rispettate, ma il Libano rivendica fattorie di Sheba'a, area agricola di 14 fattorie (attualmente amministrata come parte delle alture del Golan, annesse da Iraele nel 1981).
2000-2006

Sono tra le 2000 e le 2800 (secondo le fonti) le violazioni del territorio libanese che l’esercito israeliano ha effettuato con incursioni terrestri, marittime e aeree (missioni di ricognizione e voli di drone). La falange armata di Hezbollah risponde con lanci di razzi.
2004

Nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la 1559, che prevede lo smantellamento di tutte le milizie armate operative nella regione e il disarmo di Hezbollah da parte dello Stato libanese che l’ha rifiutato finora per la natura di legittimo movimento di resistenza a un’occupazione straniera.
2005

Israele prevede una nuova offensiva sul Libano del sud dove Hezbollah si sta armando con preoccupazione del governo di Ariel Sharon. In maggio-giugno Hezbollah si “integra” nel governo di unità nazionale libanese. Alla fine dell’anno, dopo l’assassinio di Rafiq Hariri avvenuto in febbraio, anche le truppe siriane si ritirano dal Libano.
Ultimi focolai di ribellione a nord

2007
A partire dal 20 maggio scorso il campo profughi palestinese di Nahr el-Bared nei pressi di Tripoli, capitale nord del Libano, è stato teatro di una violenta crisi armata tra il gruppo di fondamentalisti Fatah al-Islam e l’esercito regolare libanese, che sembra essersi conclusa definitivamente il 3 settembre con un bilancio pesante. Di scontro in scontro, interrotto da brevi tregue mai veramente rispettate, si calcola siano rimasti uccisi 165 soldati libanesi, almeno 222 guerriglieri islamismi e 42 civili, cui si aggiungono circa 40.000 palestinesi ancora una volta sfollati. La speranza è che quanto accaduto a Nahr el-Bared sia davvero l’ultima, e non un’altra tappa della lunga crisi libanese: “È un grande successo su chi cercava il caos, la distruzione e la tragedia per il nostro paese” ha dichiarato il primo ministro Fouad Sinora, annunciando alla nazione la conquista del campo profughi come la “più grande vittoria del Libano contro il terrorismo”. “Questa vittoria ha permesso di mettere fine a una grande minaccia” ha spiegato il ministro della Difesa di Beirut, Elias Murr “poiché Fatah al-Islam avrebbe potuto diffondersi nel paese e trasformarlo in una base del terrorismo”. Il ministro della difesa Murr ha annunciato che d’ora in poi la responsabilità della sicurezza all’interno del campo profughi palestinese di Nahr el-Bared sarà affidata alle autorità di Beirut, al contrario degli altri 11 campi palestinesi presenti sul territorio libanese, sui quali, in base a un accordo del 1969, le autorità non hanno giurisdizione.



Cooperazione Italiana allo Sviluppo (http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/speciali/libano/crisi2006.htm)

Avamposto
14-08-10, 22:01
http://associazioneumoja.files.wordpress.com/2009/07/smoke20and20fire20rises20after20an20israeli20airst rike20hit20the20suburbs20of20beirut20lebanon20frid ay20aug_20420ap.jpg?w=510&h=329




http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/esteri/medio-oriente-quattro/beirut-bombe-di-notte/reut_8523307_59380.jpg




http://www.scubatrainer.net/gestione_sito/manutab/tab_news/foto/20.jpg

Avamposto
14-08-10, 22:03
GUERRA AL LIBANO: I VERI MOTIVI D'ISRAELE

(a cura di Claudio Prandini)





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IL PACIFISMO ISRAELIANO E LA GUERRA

(di Uri Avnery)





Giornalista e scrittore, è fondatore di Gush Shalom,

organizzazione indipendente del pacifismo israeliano.



fonte web - Tel aviv - 18.7.2006


Il vero scopo è cambiare il regime in Libano e installare un governo fantoccio.



Questo era lo scopo dell'invasione del Libano di Ariel Sharon, nel 1982. Fallì. Ma Sharon e i suoi allievi della leadership politica e militare non hanno mai davvero rinunciato. Come nel 1982, anche l'operazione in corso è stata pianificata e viene portata avanti in pieno coordinamento con gli Stati Uniti. Come allora, non c'è dubbio che sia coordinata con parte dell'élite libanese. Questo è il punto principale. Il resto è clamore e propaganda.

Alla vigilia dell'invasione del 1982, il Segretario di Stato Alexander Haig disse ad Ariel Sharon che, prima di dare il via all'operazione, era necessario avere una “chiara provocazione”, che sarebbe stata tenuta per buona dal mondo. La provocazione infatti ebbe luogo - proprio al momento giusto - quando il gruppo terroristico di Abu Nidal cercò di assassinare l'ambasciatore israeliano a Londra. Tutto ciò non aveva alcuna relazione con il Libano, e ancora meno con l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (nemica di Abu Nidal), ma servì allo scopo.

Questa volta, la necessaria provocazione è stata fornita dalla cattura dei due soldati israeliani da parte di Hizbollah. Tutti sanno che non possono essere liberati se non attraverso uno scambio di prigionieri. Ma l'enorme campagna militare, che era pronta a partire da mesi, è stata venduta al pubblico israeliano e internazionale come un'operazione di salvataggio.

(Curiosamente, la stessa identica cosa era avvenuta due settimane prima nella Striscia di Gaza. Hamas e e i suoi alleati hanno catturato un soldato, il che ha fornito la scusa per una massiccia operazione che era stata preparata da molto tempo, e il cui scopo è distruggere il governo palestinese).

Lo scopo dichiarato dell'operazione in Libano è di allontanare Hizbollah dal confine, affinchè sia per loro impossibile catturare altri soldati e lanciare razzi sulle città israeliane. Anche l'invasione della Striscia di Gaza è ufficialmente finalizzata a portare Ashkelon e Sderot fuori dalla portata dei razzi Qassam.

Questo ricorda l'"Operazione Pace per la Galilea”, nel 1982. Allora, si disse alla gente e alla Knesset (il Parlamento israeliano, ndt) che lo scopo della guerra era “allontanare i Katiuscia di 40 chilometri dal confine”.

Questa era una deliberata menzogna. Nel corso degli undici mesi precedenti alla guerra, attraverso il confine non era stato sparato un solo razzo Katiuscia (né un solo colpo). Fin dall'inizio, lo scopo dell'operazione era raggiungere Beirut e installarvi un dittatore collaborazionista. Come ho riferito più di una volta, lo stesso Sharon mi disse così nove mesi prima della guerra, e puntualmente lo pubblicai, con il suo consenso (ma non attribuendolo a lui).

Naturalmente, l'operazione in corso ha anche diversi scopi secondari, che non includono la liberazione dei prigionieri. Chiunque capisce che questo non si può ottenere con azioni militari. Ma probabilmente è possibile distruggere una parte delle migliaia di missili che Hizbollah ha accumulato negli anni. A questo scopo, i comandanti dell'esercito sono pronti a mettere in pericolo gli abitanti delle città israeliane che sono esposte ai razzi. Credono che ne valga la pena, come in uno scambio di pedine a scacchi.

Un altro scopo secondario è riabilitare il “potere deterrente” dell'esercito. Questa è una parola in codice per la restaurazione dell'orgoglio ferito dell'esercito, duramente colpito dalle temerarie azioni militari di Hamas nel sud e Hizbollah al nord. Ufficialmente, il governo israeliano chiede che il governo del Libano disarmi Hizbollah e lo allontani dalla zona di confine. Questo è chiaramente impossibile con l'attuale regime libanese, un delicato mosaico di comunità etnico-religiose. Il minimo shock può far crollare l'intera struttura e gettare lo Stato nell'anarchia totale - in particolare dopo che gli statunitensi sono riusciti a cacciare l'esercito siriano, l'unico elemento che per anni aveva garantito una qualche stabilità.

L'idea di installare un governo collaborazionista in Libano non è cosa nuova. Nel 1955, David Ben Gurion propose di prendere un “funzionario cristiano” e insediarlo come dittatore. Moshe Sharet dimostrò che questa idea si basava sulla completa ignoranza degli affari libanesi e la silurò. Ciò nonostante, 27 anni dopo Ariel Sharon ci riprovò. Bashir Gemayel fu infatti insediato come presidente, solo per essere assassinato poco tempo dopo. Suo fratello, Amin, gli sucedette e firmò un accordo di pace con Israele, ma fu cacciato dall'incarico. (Lo stesso fratello ora sostiene pubblicamente l'operazione israeliana).

La previsione adesso è che se le forze aeree israeliane riescono a far piovere colpi abbastanza pesanti sulla popolazione libanese – paralizzando porti e aereoporti, distruggendo le infrastrutture, bombardando i quartieri residenziali, interrompendo l'autostrada Beirut- Damasco eccetera – il popolo libanese si infurierà con Hizbollah e farà pressione sul governo libanese per soddisfare le richieste di Israele. Dal momento che l'attuale governo non può neanche sognare di fare una cosa del genere, verrà instaurata una dittatura, con il supporto di Israele.

Questa è la logica militare. Io ho i miei dubbi. Si può supporre che la maggior parte dei libanesi reagirà come farebbe chiunque altro al mondo: con furore e odio contro l'invasore. Così accadde nel 1982, quando gli sciiti del sud del Libano, fino ad allora docili come zerbini, si sollevarono contro gli occupanti israeliani e crearono Hizbollah, che è diventata la forza più potente del Paese. Se ora l'élite libanese viene assimilata ai collaboratori di Israele, sarà cancellata dalla faccia della terra. (Peraltro, i razzi Qassam e Katiuscia hanno fatto sì che la popolazione israeliana facesse pressione sul nostro governo per arrendersi? Piuttosto il contrario).

La politica statunitense è piena di contraddizioni. Il Presidente Bush vuole “cambi di regime” in Medio Oriente, ma l'attuale regime libanese è stato istituito solo di recente, sotto la pressione americana. Nel frattempo, Bush è riuscito solamente a fare a pezzi l'Iraq e scatenare una guerra civile. Potrebbe ottenere la stesso risultato in Libano, se non ferma in tempo l'esercito israeliano. Inoltre, un devastante attacco contro Hizbollah potrebbe far crescere la furia non solo in Iran, ma anche fra gli sciiti in Iraq, sul cui sostegno si fondano tutti i programmi di Bush per un regime filo-statunitense.

Dunque qual è la risposta? Non per caso, Hizbollah ha condotto il suo raid di rapimento dei soldati in un momento in cui i palestinesi hanno un gran bisogno di aiuto. La causa palestinese è popolare in tutto il mondo arabo. Mostrando che sono amici nel momento del bisogno, mentre gli altri arabi falliscono miseramente, Hizbollah spera di accrescere la sua popolarità. Se un accordo fra Israele e Palestina fosse già stato raggiunto, Hizbollah non sarebbe altro che un fenomeno libanese, irrilevante per la nostra situazione.

A meno di tre mesi dal suo insediamento, il governo di Olmert e Peretz è riuscito a trascinare Israele in una guerra su due fronti, i cui obbiettivi sono irrealistici e i cui risultati non possono essere previsti.

Se Olmert spera di essere visto come Mister Macho-Macho, uno Sharon bis, rimarrà deluso. Lo stesso vale per i disperati sforzi di Peretz di essere preso sul serio come Mister Sicurezza. Chiunque capisce che questa campagna - sia a Gaza che in Libano - è stata pianificata dall'esercito e imposta dall'esercito. Chi prende decisioni in Israele, adesso, è Dan Halutz. Non è un caso che il lavoro in Libano sia stato affidato alle Forze aeree.

La gente non è entusiasta della guerra. Si è rassegnata, in uno stoico fatalismo, perchè è stato detto che non c'è alternativa. E infatti, chi può essere contrario? Chi è che non vuole liberare i “soldati rapiti”? Chi non vuole rimuovere i Katiuscia e riabilitare la deterrenza? Nessun politico osa criticare l'operazione (ad eccezione dei membri arabi della Knesset, ignorati dal pubblico ebraico). Sui media, i generali regnano incontrastati, e non solo quelli in uniforme. Non esiste praticamente ex generale che non sia stato invitato dai media a commentare, spiegare e giustificare, tutti con una voce sola.

(A titolo d'esempio: la più seguìta televisione israeliana mi ha chiesto un'intervista , dopo aver sentito che avevo preso parte a una manifestazione contro la guerra. Ero abbastanza sorpreso. Ma non per molto - un'ora prima della trasmissione, un contrito conduttore mi ha chiamato per dirmi che c'era stato un terribile errore - in realtà volevano invitare il professor Shlomo Avineri, un ex direttore generale del Foreign Office, su cui si può contare per giustificare qualsiasi atto del governo, qualunque esso sia, in forbito linguaggio accademico.

“Inter arma silent Musae” - quando parlano le armi, le muse tacciono. O, piuttosto: quando rombano i cannoni, il cervello smette di funzionare. E' solo un pensiero: quando lo Stato di Israele fu fondato, nel mezzo di una guerra crudele, un poster tappezzava i muri: “Tutto il paese - un fronte! Tutto il popolo - un esercito!”

Sono passati 58 anni, e lo stesso slogan è valido come lo era allora. Che cosa ci dice, questo, su generazioni di statisti e generali?



Guerra al Libano... i veri motivi d'Israele (http://www.parrocchie.it/correggio/ascensione/guerra_al_libano.htm)

Avamposto
14-08-10, 22:07
Libano denuncia Israele: l'inquinamento è un crimine di guerra -



Continua a far parlare di se il disastro ecologico che sta mettendo in ginocchio 100 km di costa libanese.
Il 13 e il 15 luglio dei missili israeliani raggiunsero i serbatoi di combustibile di una centrale termoelettrica situata 25 km a sud della capitale Beirut. A questo si è aggiunto il problema dell’impossibilità di intervenire prontamente a causa dell’imperversare della guerra. L’Italia, per iniziativa del Ministro Pecoraro Scanio ha inviato una task force ambientale, imbarcata su due navi della marina a portare aiuto per contrastare il disastro non ha poituto raggiungere velocemente le coste inquinate a causa del blocco del traffico navale e aereo imposto da Israele e durato 56 giorni.

Ieri si è aggiunto un nuovo capitolo alla vicenda. Il governo libanese ha deciso di portare Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia per crimini di guerra. Lo fa sapere il ministro dell’ambiente libanese, Yakub Sarraf, che cita una norma secondo la quale «un attacco intenzionale compiuto con la certezza che creerà un danno ambientale diffuso nel tempo può costituire un crimine di guerra».



Libano denuncia Israele: l'inquinamento è un crimine di guerra (http://www.ecoblog.it/post/2012/libano-debunci-israele-linquinamento-e-un-crimine-di-guerra)

Avamposto
14-08-10, 22:08
Libano. Israele: offensiva rinviata di qualche giorno.
Nasrallah: "Ingiusta risoluzione Onu, si' a truppe nel Sud"



Roma, 09-08-2006

Israele rinvierà di due o tre giorni l'inizio dell'offensiva terrestre su vasta scala, decisa oggi, per permettere al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di dibattere la risoluzione per un cessate il fuoco in Libano. La decisione di ampliare la scala delle operazioni terrestri è stata presa con nove voti a favore e tre astenuti: le truppe israeliane potranno spingersi in territorio libanese fino alla linea del fiume Litani, a 30 chilometri dal confine con lo Stato israeliano.

Offensiva militare estesa per un altro mese
Israele estenderà le operazioni militari nel Libano del sud dando il via a un'offensiva che durerà 30 giorni volta a danneggiare il più possibile le forze Hezbollah. Lo ha deciso il gabinetto di sicurezza del governo Olmert, nel corso del quale nove ministri hanno votato a favore della proposta, presentata dal ministro della difesa Amir Peretz, mentre tre si sono astenuti. Le truppe israeliane potranno dunque spingersi ancora più in profondità in territorio libanese, fino a raggiungere ed eventualmente superare il fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine tra i due paesi. Il corso del fiume delimita l'area di maggiore influenza del Partito di Dio. Fonti vicine al governo e all'esercito israeliano hanno indicato proprio nel ministro Peretz il principale sostenitore dell'estensione del raggio delle operazioni. Il premier Ehud Olmert avrebbe invece espresso dubbi in proposito, temendo un eccessivo e crescente numero di perdite sul campo.

Nasrallah in tv: ingiusta la risoluzione Usa-Francia
Il leader del movimento Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah ha affermato in un messaggio televisivo che la bozza di risoluzione dell'Onu per porre fine al conflitto in Libano "è ingiusta". Nasrallah è apparso di nuovo sugli schermi della tv del movimento sciita, Al Manar, a sei giorni di distanza dalla sera del 3 agosto, quando minacciò attacchi su Tel Aviv se l' esercito israeliano avesse attaccato Beirut. Il discorso di Nasrallah è stato diffuso mentre era in corso a Beirut un incontro tra il premier libanese Fuad Siniora, il presidente del parlamento, Nabih Berri, vicino al movimento Hezbollah, ed un gruppo di rappresentanti della stessa formazione.

"Sì al dispiegamento delle truppe a Beirut"
Nel messaggio televisivo Nasrallah si è detto a favore della decisione del governo di Beirut di dispiegare truppe libanesi nel sud. Nasrallah ha sottolineato che questa dichiarazione intende favorire lo sblocco della trattativa alle Nazioni Unite sugli emendamenti proposti dal governo libanese al testo di risoluzione franco-statunitense per mettere fine ai combattimenti con Israele.

Si muovono gli USA
A Beirut è arrivato in mattinata l' assistente del segretario di Stato Usa per il Medio Oriente David Welch per un un colloquio con il primo ministro libanese Fuad Siniora. L'incontro è durato circa un'ora, ma al termine nessuno ha rilasciato dichiarazioni. Lo stesso Welch ha poi incontrato il presidente del parlamento libanese, lo sciita Nabih Berri, 'interfaccia politica' del movimento Hezbollah. Secondo un giornalista della tv di Hezbollah, Al Manar, il colloquio riguarderebbe la natura della forza multinazionale da schierare nel sud del Libano.

A Palazzo di vetro
E' in corso in queste ore una difficile riunione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU: una timida apertura israeliana al percorso preparato da Francia e Stati Uniti fa sperare in un accordo. Ma i tempi sono lunghi. La Francia ha annunciato stanotte il proprio appoggio alle richieste di Beirut e della Lega Araba per un immediato ritiro israeliano dal Libano: gli Stati Uniti frenano. Un convoglio dell'Unhcr (Alto commissariato per i rifugiati) ha raggiunto ieri notte Beirut con un carico di coperte, tende e materassini. I beni di soccorso, trasportati da 6 camion, sono stati distribuiti ad olte 100 mila rifugiati nella capitale libanese. Altri due camion dell'Unhcr non sono invece ancora riusciti a raggiungere Beirut.


Due risoluzioni per arrivare ad una forza internazionale
Nella seconda modifica alla risoluzione franco americana si prevede una forza internazionale a controllo delle fattorie di Sheeba, una zona contesa al confine tra Israele e Libano. Davanti alla prospettiva di un ulteriore slittamento del voto, Mosca ha subito chiesto che domani si approvi una primissima risoluzione che ottenga subito un cessate il fuoco per ragioni umanitarie. Nel frattempo si ammorbidisce - ma soltanto a parole- la posizione israeliana: il premier Olmert ha infatti definito "interessante" la proposta libanese, ma ribadisce: il nostro ritiro avverra' quando Hezbollah non costituira' piu' una minaccia.

A due settimane dalla conferenza di Roma, non si è ancora reggiunto l'accordo per la cessazione delle ostilita' in Libano. La Lega Araba, attraverso il rappresentante del Qatar, ha sostenuto la proposta di Beirut, ovvero il cessate il fuoco immediato, il ritiro delle truppe israeliane dietro la linea blu e il dispiegamento di 15mila soldati libanesi a sostegno dell'UNIFIL. Proposta "interessante" anche per il presidente americano George Bush. Nelle prossime ore potrebbe essere messo a punto il nuovo progetto di risoluzione e il voto del consiglio di Sicurezza slittera' a giovedi' o venerdi', come annunciato dal rappresentante britannico all'ONU, dato che gli ambasciatori avranno bisogno di 24 ore per presentare il testo emendato ai loro governi. In missione a Beirut anche il ministro degli esteri tedesco Steinmeier, che approva la posizione libanese ed e' atteso nei prossimi giorni a Cipro, Gerusalemme e nei Territori palestinesi.

Chirac: la Francia pronta ad andare da sola, immorale rinunciare a cessate il fuoco
Il presidente francese Jacques Chirac ha annunciato che in caso di mancata approvazione da parte degli Stati Uniti della risoluzione Onu, la Francia è pronta a presentarne una sua. Chirac - oggi a Tolone per una riunione con il primo ministro Dominique de Villepin e i ministri degli Esteri e della Difesa, Philippe Douste Blazy e Michelle Alliot Marie - ha sostenuto la necessità di considerare anche le richieste libanesi nella stesura della risoluzione Onu e ha affermato che l'attuale bozza franco-americana è una "base di lavoro". La comunità internazionale - ha precisato in un incontro con in giornalisti - deve "tenere conto in particolare degli interessi del Libano, della sua stabilità, della sua unità, della sua sovranità e indipendenza".

Il presidente francese ha aggiunto che "rinunciare a un cessate il fuoco immediato" sarebbe "la piu' immorale delle soluzioni" e che "dinanzi a questa crisi, che minaccia la stabilità di un'intera regione, la Francia è pienamente mobilitata per assicurare il cessate il fuoco e per raggiungere una soluzione duratura". Riferendosi alla posizione degli Stati Uniti, Chirac ha ammesso che "apparentemente, esiste una riserva amercana nei confronti delll'approvazione di questo progetto", ma ha sottolineato di non voler "nemmeno immaginare che non si raggiunga una soluzione".

L'appello del Papa
"Se volete essere fratelli, lasciate cadere le armi dalle vostre mani". Nell'udienza generale di oggi papa Benedetto XVI è tornato a chiedere una soluzione giusta e duratura del conflitto in Medio Oriente. Il Pontefice ha citato le parole usate da Papa Paolo VI all'ONU, nell'ottobre del 1965: "Non più gli uni contro gli altri, non più: giammai". "E' possibile - ha aggiunto il Papa - cambiare il corso degli avvenimenti quando prevalgono la ragione, la buona volontà, la fiducia nell'altro, l'attuazione degli impegni assunti e la cooperazione fra partners responsabili". Al 28mo giorno di guerra in Libano, mentre Israele valuta se espandere l'offensiva verso nord, la diplomazia cerca una via d'uscita al conflitto. Il primo ministro libanese Fuad Siniora, dopo l' incontro con l'inviato Usa David Welch, è apparso molto cauto sugli sviluppi della situazione, affermando che per quanto riguarda la risoluzione in discussione al Consiglio di Sicurezza Onu "ci sono ancora gli stessi problemi, sugli stessi punti". Anche i contatti della delegazione della Lega Araba guidata dal segretario generale Amr Mussa non avrebbero portato a sostanziali modifiche delle posizioni nel Consiglio di Sicurezza. Il premier libanese ha anche ricevuto successivamente l' ambasciatore britannico a Beirut.

Infuria la guerra
Israele rafforza l'offensiva di terra, ma anche i bombardamenti proseguono intensi mentre anche ieri una pioggia di razzi Hezbollah, almeno 130, hanno investito la Galilea. Per la prima volta, la marina israeliana stanotte ha bombardato un campo profughi palestinese, colpendo quello di Ain Helue', il piu' grande del Libano: i morti sono almeno 2, 9 i feriti, fra i quali 5 bambini. Attaccati nuovamente i quartieri meridionali di Beirut: altri corpi estratti dalle macerie delle case bombardate in precedenza, il bilancio delle vittime di lunedi' sale a 77. A questi si aggiungono altri 5 civili uccisi ieri sera nei pressi della frontiera siriana.

Un dirigente politico del gruppo sciita Hezbollah, sua moglie e i suoi cinque figli sono stati uccisi oggi prima dell'alba in un bombardamento israeliano che ha distrutto la loro casa a Machghara, nel sud della valle della Bekaa in Libano. Lo ha annunciato la polizia locale. "Hassan Sader, la moglie e i suoi cinque figli sono morti sotto le macerie del loro appartamento, situato in un edificio di quattro piani che è crollato in seguito a un raid dei caccia bombardieri israeliani" ha riferito la polizia.

L'aviazione israeliana ha anche bombardato stamane il quartier generale degli hezbollah nel villaggio libanese di Bint Jbeil, dove si combatte sin dall'inizio della guerra. Nel corso dell'attacco, secondo il Jerusalem Post, sono stati uccisi 10 miliziani sciiti.

Razzi su Kiryat
La città di Kiryat Shmona (alta Galilea) è bersaglio di un duro bombardamento: in pochi minuti sono caduti una quindicina di razzi katyuscia. Le autorita' cittadine, impressionate dalla alta percentuale degli edifici danneggiati e resi inabitabili, hanno iniziato la evacuazione graduale e temporanea della popolazione.

Quattro soldati israeliani sono rimasti uccisi in un attacco con razzi ad Ayta al-Shaab, nel sud del Libano. Secondo al Jazeera altri undici soldati israeliani sono morti oggi in operazioni nel sud del Libano.

Colpito ultimo ponte su Litani, il Sud è isolato
Nel Libano meridionale, l'ultimo ponte che attraversava il fiume Litani, il ponte Qasmiyeh, è stato distrutto da un raid aereo, rendendo impossibile raggiungere il Sud con i camion. Lo riferisce l'organizzazione Medici senza frontiere (Msf) che sta gestendo i soccorsi per le popolazioni civili con una propria missione in diverse aree del Paese. A Sidone, 24mila sfollati sono stati registrati in centri collettivi, e circa 70mila in case private.

Rainews24.it (http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=63433)

Avamposto
14-08-10, 22:09
8/27/2006

Libano: Israele ha usato bombe a grappolo. Imbarazzo negli Usa


La denuncia del quotidiano americano "New York Times" era fondata, ieri le Nazioni Unite hanno confermato che nel corso della "guerra di agosto" Israele ha lanciato bombe a grappolo su almeno 285 siti sud-libanesi. La notizia ha suscitato grande imbarazzo a Washington per almeno due motivi. Tanto per cominciare è stato scoperto che si tratta di bombe statunitensi (anche se gli americani non forniscono più bombe a grappolo allo stato ebraico dai tempi dell'Amministrazione Reagan). In secondo luogo le leggi Usa obbligano il Governo a varare delle sanzioni verso i paesi che fanno uso di quel tipo di ordigni contro i civili (cosa che ovviamente l'Amministrazione Bush non ha alcuna intenzione di fare). Per il momento il Dipartimento di Stato Usa si è limitato ad aprire un'inchiesta.

Libano: Israele ha usato bombe a grappolo. Imbarazzo negli Usa - Windows Live (http://francescocarrozzo.spaces.live.com/blog/cns!90A238A1F708656D!1626.entry)

Avamposto
14-08-10, 22:11
http://samran.jeeran.com/temp/Lebanon-under-attack.jpg



http://atefsahloul.com/mypage/blog/war.jpg

Avamposto
14-08-10, 22:13
http://thesiegeonline.net/wordpress/images/Lebanon%20Under%20Attack%20Poster%20(smaller).gif



http://imgs.sfgate.com/c/pictures/2006/07/25/mn_mideast_lebanon.jpg



http://www.exoleb.com/wp-content/war1/israel_crimes_in_lebanon_15.jpg

Avamposto
14-08-10, 22:16
Libano. Una guerra è finita? Passiamo alla prossima!

di Jacqueline Amidi


Fonte: EFFEDIEFFE.com Giornale Online (http://www.effedieffe.com), 30-8-2006
Segnalato da Agostino Sanfratello




«La ragione del più forte è sempre la migliore»? No. «E lo dimostreremo subito».
Nella favola «Il lupo e l’agnello» di Jean de La Fontaine, il lupo, bestia feroce, cerca in tutti i modi di accusare l’agnello di colpe (che quest’ultimo non avrebbe in nessun modo potuto commettere), per mangiarlo. E disgraziatamente in questa favola il lupo, dopo avere enumerato una serie di false colpe, finisce per mangiare l’agnello innocente.

Mi sono ispirata a questa favola per rappresentare la realtà sul campo: Israele (il lupo) cerca invano ogni scusa per accusare il Libano (l’agnello) di terrorismo –per mezzo della sua propaganda bugiarda, aiutato dal servilismo dei governi e dei vari media– e da decenni, invano, vuole realizzare i suoi piani di smantellamento del Libano.
Fino a oggi non c’è riuscito.

Peggio ancora, durante quest’ultima guerra di luglio-agosto abbiamo assistito a una metamorfosi che ha fatto saltare i piani di Israele: come se niente fosse, ecco il nostro agnello trasformarsi in leone, e il nostro lupo tornarsene mogio mogio alla sua tana.
Zoppicando, i “mitici” soldati israeliani tornano a casa loro in lacrime, tra promesse di un ritorno più rumoroso.
Saranno davvero all’altezza del compito?




1. Guerra contro il Libano: un progetto che non è mai invecchiato!

Si era appena insediato in Medio Oriente e già lo Stato d’Israele tramava disordini e guerre contro il vicino Libano. La lettera di David Ben Gurion a Moshé Sharett, del 1954, già dimostra di cosa viva Israele: delle sventure altrui!
«[...] Il Libano è l’anello più debole della catena, nella Lega Araba. [...] La costituzione di uno Stato cristiano è in queste condizioni qualcosa di naturale. [...] In tempi normali, è qualcosa che è quasi impossibile da realizzare [...]. Ma in situazioni di confusione, di disordini, di rivoluzione o di guerra civile, le cose cambiano, e il debole può prendersi per un eroe. È possibile (in politica, non c’è mai certezza) che ora il momento sia favorevole per provocare la creazione di uno Stato cristiano accanto a noi. Senza la nostra iniziativa e il nostro aiuto, la cosa non avrà luogo. [...] e bisogna investire risorse, tempo, energie e agire con tutti i mezzi capaci di provocare un cambiamento fondamentale in Libano. [...] Bisogna che ci concentriamo con tutte le nostre forze su questo obiettivo. [...] Perdere questa occasione storica sarebbe imperdonabile. [...] Da parte nostra non c’è alcuna provocazione nei confronti dei Grandi di questo mondo. In ogni modo, non dobbiamo mai agire “in nome” di qualcuno. E bisogna, secondo me, agire rapidamente, a tutto vapore. Senza una riduzione delle frontiere del Libano, la cosa non è beninteso realizzabile. Ma se si trovano in Libano persone ed elementi che si mobilitino per la creazione di uno Stato maronita, non hanno bisogno di larghe frontiere né di una popolazione musulmana importante, e non sarà questo a essere fastidioso. Non so se abbiamo gente in Libano, ma ci sono mezzi di ogni tipo per realizzare il tentativo che propongo» (1).
Già si vede l’arroganza nella sicumera; Israele è infatti perfettamente tranquillo riguardo alla letargia, vigliaccheria e complicità dei «Grandi di questo mondo».
Nel 1973, Henry Kissinger (ebreo tedesco naturalizzato americano), all’epoca segretario di Stato sotto Nixon, decide di farsi carico personalmente (forte, forse, del Premio Nobel per la pace, proprio di quell’anno!) dei problemi del Medio Oriente. Vuole lanciare il suo processo di pace! Già l’America aveva i suoi progetti di “stabilizzazione” del Medio Oriente!
Conclusione: il famoso “Piano Kissinger”, per la realizzazione del programma le cui linee erano già state tracciate nella lettera di Ben Gurion. Cioè, fare a pezzi il Libano. Per impiantarvi i palestinesi. D’altronde, all’epoca della sua unica visita in Libano nel 1974, Kissinger aveva “gentilmente” confidato al presidente libanese Frangié: «Il cancro palestinese in Libano deve trovare una soluzione impiantando i palestinesi nel vostro paese. In quanto cristiani libanesi siete apprezzati in tutto il mondo. Tutti i paesi saranno pronti ad accogliervi».
E cosa dire della sua infatuazione e ammirazione per Hafez Assad?
Assad, il nemico giurato del Libano, il sognatore della “Grande Siria”, di cui il Libano sarebbe stato parte integrante (sognava!). Assad, di cui Kissinger nel 1989 –quando, al termine di un incontro con Mitterrand, fu interrogato sulla scalinata dell’Eliseo dai giornalisti sul suo parere riguardo il bombardamento selvaggio della Siria contro la popolazione libanese nella primavera del 1989– Kissinger dirà: «Che Dio mi perdoni, ma quest’uomo mi piace!». Assad, che rifornì largamente i palestinesi con armi e assistenza (in un discorso del 20-7-1976, Assad ammette di aver piazzato soldati siriani nei campi palestinesi in Libano).
Assad e Kissinger gestiranno dunque insieme la guerra del Libano.
Secondo Harold Saunders, che all’epoca era uno degli assistenti di Kissinger, le ripetute visite di Kissinger cominciarono a Damasco: il 15 dicembre 1973, la prima volta, una riunione durò sei ore e mezzo. Poi, dal 29 aprile al 29 maggio 1974, centotrenta ore di discussioni faccia a faccia. E proprio alla vigilia della guerra in Libano (che scoppiò il 13 aprile 1975), verso la metà di febbraio dello stesso anno, una riunione di Kissinger con Assad durò 17 ore nella stessa giornata (2).
Kissinger non avrebbe forse detto un giorno al Consiglio nazionale di sicurezza: «Se volete la pace in Medio Oriente, lasciate il Libano alla Siria»?
Ciò che d’altronde gli americani fecero nel 1990, imponendo l’accordo di Taëf che a sua volta imponeva l’occupazione militare siriana del Libano.
Nel suo libro La guerra del Libano, l’ambasciatore libanese Antoine Jabre scrive: «Avendo giudicato necessaria la collaborazione con Assad per imporre nella regione una pace americana, Kissinger e i suoi successori si sarebbero attivati per rendere inevitabile la guerra del Libano, per farla evolvere a loro piacimento, per consentire alla Siria di intervenire nel paese e di avere i mezzi di soddisfare la sua avidità: egemonia sul Libano, annessione di territori o annessione tout court – in cambio il problema del Golan sarebbe stato risolto con soddisfazione di Israele e il trattato di pace tra Damasco e Tel Aviv avrebbe potuto essere firmato. Era almeno ciò che gli americani davano per scontato, lavorando alla distruzione del Libano» (3).
Non per nulla Kissinger, attraverso i suoi scritti e le sue dichiarazioni pubbliche, continuerà a manifestare la sua immensa ammirazione per Assad, indirizzandogli felicitazioni per essere riuscito a perpetrare la guerra in Libano. Kissinger avrebbe potuto realizzare il suo progetto di «risolvere il problema palestinese in Libano» solamente attraverso il suo amico Assad.
Sarebbe bene, un giorno, dedicare un articolo esclusivamente alla guerra del Libano, pianificata e decisa da questi due miserabili strateghi machiavellici. Sperando così che non ci si parli più di «guerra civile» in Libano. La guerra civile è quella che Israele e Usa soprattutto, e la Siria in qualità di partner, hanno sempre cercato di provocare, attraverso attentati, assassinii politici e massacri, avendo come esecutori un pugno di politici corrotti, di capibanda miliziani – autentiche forze di tradimento – e di loro compari; tra i quali non pochi alti notabili maroniti laici ed ecclesiastici (complici o ignobilmente deboli), cosa che come cristiana libanese mi tormenta e mi rivolta.
Questo dal 1975 a oggi, agosto 2006.
La trappola della pretesa «guerra civile» non è mai riuscita, benché nell’ambito dell’attuale e provvisoria “maggioranza” lo stesso pugno di partigiani dei nostri aggressori usa-israeliani (fino a ieri partigiani dei nostri aggressori usa-siriani) vi si affaccendino invano ancora oggi.
Nel 1980, Oded Yinon, già funzionario del ministero israeliano degli esteri, dove aveva operato nel dipartimento della programmazione, scrive questo articolo: «Strategia per Israele negli anni 80».
Vi descrive lo smantellamento dell’insieme del Medio Oriente:
«A lungo termine, il Medio Oriente non potrà sopravvivere nelle sue strutture attuali, senza passare per trasformazioni rivoluzionarie. [...] Ma oggi a noi si aprono immense possibilità di rovesciare totalmente la situazione, ed è ciò che dobbiamo compiere nel prossimo decennio, sotto pena di sparire come Stato. Negli anni 1980, lo Stato d’Israele dovrà operare una mutazione radicale del suo regime politico ed economico così come della sua politica estera, per rispondere ai nuovi dati in Medio Oriente e nel mondo intero. [...] La scomposizione del Libano in cinque province prefigura la sorte che attende l’intero mondo arabo, compresi l’Egitto, la Siria, l’Iraq e tutta la penisola araba. [...] Bisogna ormai disperdere le popolazioni, è un imperativo strategico. In mancanza di questo non possiamo sopravvivere, quali che siano le frontiere»(4).
Nel suo articolo, Yinon non ha tralasciato [di indicare] la stessa sorte per l’Iran.
Il professore e scrittore israeliano Israel Shahak, che ha tradotto personalmente questo articolo, il 13 giugno 1982 firmava un’Introduzione al documento di Yinon e osservava:
«Il seguente articolo di Oded Yinon mi sembra che presenti in maniera esatta e dettagliata il progetto che è quello dell’attuale regime sionista –il regime di Sharon e Eytan– riguardante il Medio Oriente, cioè la divisione della regione in piccoli Stati, e lo smantellamento di tutti gli Stati arabi.
«Vorrei, a titolo di preambolo, attirare l’attenzione del lettore su alcuni punti:
«1. L’idea che tutti gli Stati arabi debbano essere frammentati in piccole entità a opera di Israele, è un’idea ricorrente nel pensiero strategico israeliano.
«2. Si percepisce molto chiaramente lo stretto legame che esiste tra questo progetto e il pensiero neo-conservatore americano, in particolare nelle note dell’autore al suo stesso articolo. [...]
«Il progetto riproduce fedelmente le teorie “geopolitiche”che avevano corso in Germania negli anni 1890-1933, che furono adottate tali e quali da Hitler e dal nazismo, e che guidarono la loro politica nell’Europa dell’Est. Gli obiettivi fissati da queste teorie, in particolare lo smantellamento degli Stati esistenti, ebbero un principio di realizzazione dal 1939 al 1941, e solo una coalizione a scala mondiale ne impedì l’applicazione a lungo termine» (5).
Noi siamo oggi in attesa della «coalizione su scala mondiale» che sappia mettere fine ai crimini usraeliani, ai loro progetti di «parto del Nuovo Medio Oriente» –di cui Condy Rice vorrebbe fare la levatrice– e ai loro programmi totalitari di «Nuovo ordine mondiale».
La scrittrice e giornalista ebrea Livia Rokach nel giugno 1983, nel suo Dossier intitolato «Israele in Libano. Testimonianza di un genocidio», commentava così l’articolo di Yinon:
«Da notare in particolare: [...] L’«Operazione Libano» [l’invasione israeliana del Libano nel 1982], iniziata quattro mesi dopo la pubblicazione [nel febbraio 1982] di questo piano, è stata realizzata, e continua a essere eseguita, esattamente lungo le direttive tracciate in questo scritto [...].
«L’“ideologia” dietro al piano [...], [è] riassumibile in poche parole: L’occidente è troppo debole per potersi salvare dalla minaccia sovietica [oggi, “minaccia islamica”]. [...] Spetta quindi a Israele indicare la strada al mondo libero, a partire dal proprio autopotenziamento, che lo renderebbe, eventualmente, grazie alla sua conquista delle fonti di energia nella regione, indipendente anche dallo stesso occidente» (6).
Nella nota 4 al documento, Livia Rokach osserva: «Fin dall’inizio dell’occupazione del Libano, il governo israeliano ha agito, tramite l’esercito e i servizi segreti, per rinfocolare le ostilità tra le diverse comunità [...]».
È necessario fare un commento su questi dati? Non è vigliaccheria e omertà la più triviale, quella di chiamare «complottisti» quanti cercano e dimostrano la verità, che giungono fino a dedicare e sacrificare la loro vita a questa caccia alla verità?
Qual è il comune denominatore nel ragionamento di Ben Gurion, Kissinger, Yinon (e in seguito degli Sharon e Olmert)? Lo stesso leitmotiv, vecchio come Matusalemme: «Divide et impera», «Per comandare, dividi».
I maggiordomi di Israele in occidente si indignino pure per il fatto di sentir chiamare nazisti gli israeliani a causa delle azioni crimini perpetrate dallo Stato ebraico.
Hanno ragione , risponde lo scrittore e musicista ebreo Gilad Atzmon: «Questo modo di parlare deve finire una volta per tutte [...]. Israele ha già stabilito una nuova concezione di malvagità che è riuscita a superare ogni altra cattiveria. È venuto il momento di accettare il fatto: Israele e il sionismo sono l’ultima malvagità, senza uguali, e come non bastasse, diversamente dal nazismo, che appartiene al passato, la malvagità del sionismo è un delitto che avviene sotto i nostri occhi e che peggiora. [...] Ma devo ricordare [...] che Hitler non ha mai spianato un paese senza la minima ragione, mentre è esattamente questo che hanno fatto gli israeliani in Libano per quattro settimane, e a Gaza per anni e anni. Assistere al massacro e alla devastazione del Libano non lascia spazio ad alcun dubbio. L’attuale brutalità di Israele non è altro che malvagità per il gusto della malvagità. Una punizione che non conosce pietà. Israele è la devastante resurrezione collettiva del biblico Sansone. È la rappresentazione moderna dell’uomo che massacra donne, bambini e vecchi, il padrone ebraico vittorioso, della cieca rappresaglia indiscriminata» (7).
I piani e le strategie di Israele, da quando si è insediato in Medio Oriente, non sono cambiati.
Yinon annuncia la distruzione, tra gli altri, dell’Egitto, della Siria, dell’Iraq, dell’Iran e del Libano. E quali sono oggi i risultati?
Iraq, già fatto (precariamente). Libano, tentativi – vani! – in corso da più di tre decenni. Siria e Iran, prossimamente (almeno per l’Iran, già si parla di un appuntamento imminente: ottobre!).
Per l’Egitto, Yinon precisa (e rassicura!): «Israele non prenderà l’iniziativa di rompere il trattato [...], a meno di esservi economicamente e politicamente costretto e a meno che l’Egitto offra a Israele un “pretesto” per prendere il Sinai per la quarta volta nella nostra breve storia». Se Israele continua di questo passo, come sta dimostrando in quest’ultima aggressione contro il Libano nei mesi di luglio-agosto 2006, la sua storia rischia veramente di essere molto breve! «[...] Israele – prosegue Yinon – si troverà costretta ad agire, direttamente o indirettamente, per riprendere il Sinai in quanto riserva strategica, economica ed energetica a lungo termine» (8).
Sempre nel documento di Livia Rokach, alla nota 3, a sottolineare la tattica dei «pretesti» esercitata indefinitamente da Israele, la Rokach osserva: «L’11 ottobre 1953, l’allora ministro degli esteri israeliano del tempo, Moshe Sharett, annotò nel suo diario di aver fatto visita, poco prima, al presidente dello Stato, Itzhak Ben Zvi: “Ben Zvi sollevò alcune domande ispirate [...] per esempio se fosse possibile occupare il Sinai, e quanto sarebbe magnifico se gli egiziani, iniziando un attacco che noi sconfiggeremmo, ci dessero il pretesto per invadere quel deserto”» (9).
Domanda: Chi sono, dunque, i complottisti?





















(continua)


Libano. Una guerra è finita? Passiamo alla prossima! (http://www.salpan.org/GRANDI%20TEMI/E%20B%20R%20E%20I/Amidi_Libano.htm)

Avamposto
14-08-10, 22:17
2. Le amare disillusioni di Israele



Prima di iniziare un’altra guerra o un nuovo «round» contro il Libano, Israele curi anzitutto le sue ferite fisiche e morali. E vediamo per prima cosa se Olmert & Co. occuperanno a lungo il loro posto!
Il mondo intero è contro di loro, goyim e non-goyim (non-ebrei ed ebrei).
D’altronde, se le forze multinazionali ancora non si concretano, è proprio perchè il mondo intero sa che il vero pericolo viene da Israele stesso e non dal Libano e dall’Hezbollah.
Chi è che continua a provocare, a violare la tregua, a bombardare e a uccidere?
Il Libano o Israele?
Le forze multinazionali dovrebbero occupare le frontiere dalla parte israeliana, la vera fonte di provocazioni e di pretesti per mantenere la tensione sempre accesa.
Così come le minacce contro l’Iran, quelle contro il Libano si moltiplicano ancora oggi.
Lo scrittore ebreo Noam Chomsky –che ha firmato con altri intellettuali il manifesto «Solidarietà con il Libano», in cui vengono denunciati l’orribile attacco contro il Libano e i crimini di guerra di Israele (10)– fa notare infatti che è sempre la coppia Usa-Israele la vera minaccia di distruzioni e di apocalisse: «Dovrei aggiungere che al mondo esterno sembra a dir poco un po’ strano che Stati Uniti e Israele mettano in guardia dalla «minaccia iraniana», quando loro e soltanto loro stanno elargendo minacce di lanciare un attacco, minacce che sono immediate e credibili, in grave violazione del diritto internazionale, e si stanno preparando, molto alla luce del sole, a un tale attacco. Qualunque cosa si pensi dell’Iran, non gli si può fare nessuna accusa di questo genere. È, inoltre, evidente al mondo, se non agli Stati Uniti e ad Israele, che l’Iran non ha mai invaso nessun altro paese, cosa che invece Stati Uniti e Israele fanno regolarmente» (11).
Come è ridicolo continuare a minacciare, quando in Israele tutti piangono lo scacco scandaloso dei capi e dei soldati di fronte alla resistenza Hezbollah!
Possibile, si domandano, che vi sia un nemico che tiene testa a Israele? Un nemico organizzato, che vince contro Israele? Possibile che la vittoria sia andata a dei resistenti, contro l’esercito “bulldozer” israeliano?
Sono sconvolti dai nostri katiusha e dai nostri rifugi fortificati sotterranei!
Pensavano forse che dovessimo ringraziarli con dei fiori!?
Ma quando si è attaccati senza tregua, non si finisce forse e almeno per imparare qualche efficace lezione di difesa, da qualsiasi manuale militare moderno?
«Si vis pacem, para bellum». «Se vuoi la pace, prepara la guerra».
Ma la rabbia vera e principale di Israele – la cui formula programmatica è «dividere» – è quella di non essere riuscito a mettere i libanesi gli uni contro gli altri. Il progetto di dividere il Libano è sempre stato un fallimento per Israele.
Per quale mistero, per quale segreto?
È molto semplice. Servata distantia, quanti nemici ha avuto la Chiesa cattolica? Quanto vorrebbero i massoni vederla cadere, soccombere sotto i loro colpi? Vi si sono anche infiltrati, per meglio corromperla dall’interno. E invece, niente da fare. Nonostante tutti i danni che ha subito, la Chiesa continua e continuerà.
Perchè non si può distruggere l’opera di Dio.
Sono cose che una certa “scienza” non riuscirà mai a spiegare. La scienza che cerca di allontanare o anche di esiliare Dio dalla sua creatura, questa scienza, come direbbe Léon Bloy, è «il labaro degli imbecilli».
L’ultimo schiaffo che Israele ha ricevuto non gli è bastato?
Gliene serve a ogni costo un altro?
Se Israele tiene tanto alla propria «esistenza», alla propria «pace» e alla propria «sicurezza» (come i maggiordomi di Israele in occidente –ridicoli “più realisti del re”– ripetono stupidamente come dei pappagalli), qualcuno gli ha già consigliato di smettere di tramare, cospirare, macchinare, brigare, ordire trappole contro i suoi vicini?
Gli adagi come «L’abisso chiama l’abisso», da tener presente [con timore], e come «Che mi odino purché mi temano», da disattendere, i nostri vicini israeliani li conoscono?
Le potenze umane passano.
Israele non deve lasciarsi sfuggire il buon affare di affrettarsi a stabilire una pace giusta, leale e intera, anzitutto con i palestinesi (il vero nodo del Medio Oriente), poi con i suoi vicini.
Usa e Israele, i due falsi «nuovi conquistatori» del Medio Oriente, non potranno mai mascherare le loro devastazioni con un fraudolento pretesto di «civiltà» o di «democrazia».
L’unica opportunità di salvezza per Israele, per la sua esistenza, la sua pace e la sua sicurezza è quella di non abusare troppo del sonno del mondo.
Il suo risveglio potrebbe essere terribile e tragico.

Jacqueline Amidi




























(1) Lettera di David Ben Gurion a Moshé Sharett, del 27 febbraio 1954. La lettera è consultabile nel sito Voltairenet: Lettre de David Ben Gourion sur la constitution d'un État maronite au Liban [Voltaire] (http://www.voltairenet.org/article9886.html).
(2) Vedi Patrick Seale, Assad of Syria: The struggle for the Middle East, Taurus, London, 1988.
(3) Antoine Jabre, La guerre du Liban, ed. Belfond, 1980.
(4) Oded Yinon, Strategia per Israele negli anni 80, in Revue d’études palestiniennes, n° 5, autunno 1982, Beirut, pp. 76, 78, 80, 82. Tale articolo, inviato alla Revue d’études palestiniennes da Israel Shahak, è apparso – in ebraico – in Kivunim (Orientamenti), n° 14, febbraio 1982, rivista pubblicata dal dipartimento della propaganda dell’Organizzazione sionista mondiale.
[Per dettagli sulle edizioni francesi e inglesi del “Dossier Yinon” e per la loro reperibilità in internet, cfr. la nota 5 in Jacqueline Amidi, Liban, guerres et entractes de paix, in EFFEDIEFFE.com Giornale Online (http://www.effedieffe.com), 21-10-2005: EFFEDIEFFE.com Giornale Online (http://www.effedieffe.com/rx.php?id=703%20&chiave=Amidi) (ndr)].
(5) Ibidem, p. 73.
(6) Livia Rokach, Israele nel Libano. Testimonianze del genocidio, Flm, Milano, 1983, p. 106. Il volume è stato pubblicato dalla rivista Dibattito Sindacale. Rivista bimestrale della Flm di Milano, n° 3-4, maggio-giugno 1983.
Ma per il motivo opposto a quello creduto. Come si rileva dalle sue parole, per l’ebreo Gilad Atzmon il nazional-sionismo e Israele superano indubbiamente e incomparabilmente, in bassezza, animalità e malvagità, non solo il nazional-socialismo, ma ogni altro esempio conosciuto di barbarie: cfr. l’intero testo originale. «Dunque – prosegue infatti Atzmon – non è possibile paragonare gli israeliani e i nazisti. Se si deve fare un confronto, sono gli israeliani a vincere il campionato della ferocia [...]. Il nazismo fu sconfitto 12 anni dopo aver preso il potere; la brutalità del sionismo è una valanga di odio disgustoso che non conosce frontiere né fine. Il sionismo mira a trasformare il nostro pianeta in un unico campo di battaglia sanguinoso. È tempo di uscire allo scoperto e dirlo ad alta voce: Israele e il sionismo mettono in pericolo il mondo» (ndr).
(7) Gilad Atzmon, Let’s admit it. It is evilness for the sake of evilness, in Arab News, 14-8-2006: Let's Admit It: It is Evilness for the Sake of Evilness (http://www.arabnews.com/?page=7&section=0&article=79268&d=14&m=8&y=2006).
L’articolo di Gilad Atzmon è tradotto e commentato da Maurizio Blondet, Testimone per un’altra Norimberga, in EFFEDIEFFE.com Giornale Online (http://www.effedieffe.com), 16-8-2006: EFFEDIEFFE.com Giornale Online (http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1372&parametro=esteri).
(8) Oded Yinon, cit., p. 79.
(9) Livia Rokach, cit., p. 112.
(10) Tariq Ali, Noam Chomsky, Eduardo Galiano, Howard Zinn, Ken Loach, John Berger and Arundhati Roy, Solidarity with Lebanon, in Lebanon under siege, 3-6-2006:
www.lebanonundersiege.gov.lb/english/F/eNews/NewsArticle.asp?CNewsID=78. Nella lettera-manifesto si legge tra l’altro: «[...] Il massacro di Qana, e il numero dei morti causati, non è solo “sproporzionato”. Sulla base delle leggi internazionali in vigore, si tratta di un crimine di guerra. Lo stesso, la distruzione deliberata e sistematica delle infrastrutture civili del Libano da parte dell’aviazione israeliana è un crimine di guerra, pianificato per trasformare il paese in un protettorato israelo-americano. Ma questo tentativo si ritorce [contro di loro], poiché il mondo intero vi assiste inorridito. [...] I crimini di guerra israeliani hanno ricevuto il via libera dagli Usa e dal loro sempre fedele alleato britannico, malgrado l’opposizione schiacciante contro Blair da parte del suo stesso paese. [...] Offriamo la nostra solidarietà e il nostro sostegno alle vittime di questa brutalità e a coloro che vi si oppongono. Da parte nostra, useremo tutti i mezzi di cui disponiamo per denunciare la complicità dei nostri governi in questi crimini. Non ci sarà pace in Medio Oriente, finché continuerà l’occupazione della Palestina e dell’Iraq e i bombardamenti temporaneamente“in pausa” contro il Libano».
(11) Noam Chomsky, Apocalypse near, Intervista, A cura di Merav Yudilovitch, in Ynetnews.com, 4-8-2006:
Apocalypse near (Part one) - Israel Culture, Ynetnews (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3286204,00.html).

Traduzione italiana di Antonella Serio:L’apocalisse è vicina,in PeaceLink, 18 agosto 2006: Apocalypse near (Part one) - Israel Culture, Ynetnews (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3286204,00.html).



Libano. Una guerra è finita? Passiamo alla prossima! (http://www.salpan.org/GRANDI%20TEMI/E%20B%20R%20E%20I/Amidi_Libano.htm)

Avamposto
14-08-10, 22:17
Libano 2006: il peggiore dei deja vu

di Carlo Bertani per www.disinformazione.it




Se non intervenisse l’informazione di regime a rimescolare le carte – perché hanno la coda di paglia – sarebbe addirittura noioso commentare la guerra in Libano: potremmo cercare articoli di vent’anni fa che narravano di Beirut, cambiare qualche nome e ripubblicarli.
Invece la protervia infinita di chi non rinuncia a gettare sabbia negli occhi per celare una verità che è lampante stimola, e torna la voglia di scrivere.
Anzitutto l’uso delle parole, che non è casuale.

Tutta la crisi sembrerebbe nata dal rapimento di tre soldati israeliani, uno a Gaza e gli altri due sul confine libanese, ma da quando mondo è mondo i soldati non si rapiscono, si catturano.
I soldati vengono catturati e non rapiti perché i militari sono lì per fare la guerra, non per piantare margherite, ed i soldati israeliani sparano, eccome se sparano: ogni giorno che passa è uno stillicidio di vittime – moltissimi bambini – che entrano nei disastrati ospedali palestinesi, sempre che non siano colpiti anche gli ospedali – come fecero gli americani a Falluja – con la scusa della “lotta al terrorismo”. Niente paura, dopo i misfatti gli israeliani si scusano sempre: sono una nazione “democratica”, ed in “democrazia” il bon ton non deve mancare.

Anche sul numero delle vittime civili la tradizione è rispettata: per difendersi dagli attacchi dei razzi lanciati da Hezbollah – che hanno provocato ad oggi 10 vittime civili in Israele – l’aviazione di Tel Aviv ne ha ammazzate (solo i civili) 200 in Libano. Il classico rapporto di 1 : 20 è rispettato, come nelle peggiori rappresaglie di guerra: almeno, i repubblichini di Salò attuavano un più “modesto” 1 : 10.
Sono state uccise intere famiglie, addirittura una famiglia canadese in visita ai parenti in Libano ed un casco blu indiano, dopo che Tzahal aveva preso di mira anche le forze ONU sul confine. E non si venga a dire che è stato un “errore” colpire due distinti raggruppamenti di caschi blu perché l’esercito israeliano, quando spara, sa bene su chi spara. Tanto, dopo si scusa.

Chi invece rapisce, e non cattura, è proprio Israele, che nei giorni scorsi ha “catturato” tre ministri dell’Autorità Palestinese: attenzione, tutta la stampa usa il termine “catturati”, ma nessuno ha mai sentito parlare della “cattura” di un ministro, semmai del rapimento, perché i ministri non sono dei combattenti.
Quindi, se vogliamo osservare con freddezza gli eventi, chi si è macchiato per primo del crimine di rapimento non sono gli Hezbollah, ma Israele: tanto per farlo sapere alla gran parte della politica italiana, che non perde occasione per genuflettersi in direzione di Tel Aviv.

Veniamo allora alla presenza di Hezbollah in Libano, ed alla richiesta d’attuazione della risoluzione 1559 dell’ONU che chiede proprio il disarmo delle milizie islamiche nel Paese dei Cedri. La richiesta è corretta, giacché proviene proprio dal Palazzo di Vetro; domandiamoci: perché Hezbollah è in Libano?
Inutile raccontare frottole: Hezbollah è un’emanazione di Teheran, che è lì per attuare un piano che dovrebbe condurre l’Iran a diventare il nuovo stato “guida” del Medio Oriente, sostituendo la muta Arabia Saudita ed il balbettante Egitto.
La ragione della presenza di Hezbollah, anche se strumentale, è pur sempre l’occupazione militare da parte di Israele dei territori conquistati con una guerra d’aggressione nel 1967, in aperto spregio della legalità internazionale.

Già, affermano i nuovi amici d’Israele – Fini in testa, che dell’antisemitismo dovrebbe saperne qualcosa – ma la risoluzione 1559 deve essere attuata, punto e basta. Giusto, ma allora attuiamo tutte le risoluzioni ONU e facciamola finita.
L’ONU attende ancora che sia attuata la risoluzione 338. Cosa raccontava la risoluzione 338 del 1973?

Risoluzione 338 del 22 Ottobre 1973

Il Consiglio di Sicurezza,

1 - Richiama le parti al presente combattimento per cessare il fuoco e terminare immediatamente tutte le attività militari, non più tardi di dodici ore dall’adozione di tale risoluzione, nelle posizioni che occupano ora.

2 - Richiama le parti in causa affinché immediatamente dopo il cessate il fuoco inizino l’applicazione della risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza, in tutti i suoi punti.

3 - Decide che, immediatamente ed in concomitanza con il cessate il fuoco, inizieranno negoziati tra le parti in causa sotto i migliori auspici volti a garantire una immediata e duratura pace al Medio Oriente

La risoluzione 338 fu emanata dall’ONU subito dopo la guerra di Yom Kippur e – cosa strana – richiamava l’applicazione di un’altra risoluzione – la numero 242 – che evidentemente gli israeliani avevano dimenticato: chissà perché questo vuoto di memoria…

Risoluzione n. 242 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU

Il Consiglio di Sicurezza, esprimendo il suo continuo rammarico per la grave situazione in Medio Oriente,

Sottolineando l’inammissibilità dell’acquisizione di territori attraverso la guerra, e la necessità di lavorare per un’immediata e duratura pace per tutti gli Stati dell’area,

Sottolineando ulteriormente che tutti gli Stati Membri con la loro accettazione del Trattato hanno sottoscritto l’impegno ad agire in conformità all’articolo 2 del Trattato,

I. Afferma che l’applicazione dei principi del Trattato, richiede un’immediata e duratura pace in Medio Oriente, che dovrebbe includere entrambi i seguenti principi:

a. Ritiro delle forze armate israeliane dai territori occupati nel recente conflitto.

b. Termine di tutte le rivendicazioni e stati di belligeranza, e rispetto per il riconoscimento di sovranità, integrità territoriale e sovranità politica per ogni Stato dell’area e il loro diritto a vivere in pace, con confini sicuri e riconosciuti e liberi da trattati e atti di forza.

II. Afferma inoltre la necessità:

a: Di garantire libertà di navigazioni attraverso le acque internazionali dell’area.

b: Di una giusta soluzione del problema dei profughi.

c: Di garantire l’inviolabilità territoriale e l’indipendenza politica di ogni Stato dell’area, attraverso misure, tra cui l’istituzione di zone demilitarizzate.

III. Richiede al Segretario Generale di nominare un Rappresentante Speciale, per procedere all’allacciamento ed al mantenimento dei contatti in Medio Oriente con gli Stati riguardanti in ordine la promozione di accordi e per appoggiare gli sforzi per ottenere una pacifica ed accettata stabilizzazione dell’area in accordo con le previsioni ed i principi di questa risoluzione.

IV. Richiede al Segretario Generale di riferire sui progressi degli sforzi il più presto possibile.


La risoluzione 242 fu emanata dall’ONU all’indomani delle Guerra dei Sei Giorni del 1967, quando Israele decise d’annettersi unilateralmente i territori occupati.
Un preziosismo lessicale agghindava il primo punto della risoluzione, laddove si affermava che la pace in Medio Oriente “dovrebbe includere entrambi questi principi”. Un condizionale, un semplice condizionale richiesto dagli USA per approvare la risoluzione ci ha regalato decenni di guerra e decine di migliaia di morti.
Un condizionale che appare invece superato dalla risoluzione 338 (successiva), poiché lo stesso Consiglio di Sicurezza (evidentemente conscio dei rischi che la situazione conteneva in sé) s’affrettava a ricordare ciò che Israele doveva attuare, ossia: “immediatamente dopo il cessate il fuoco inizino l’applicazione della risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza, in tutti i suoi punti.”. La risoluzione doveva essere applicata in tutti i suoi punti, ovvero dovevano essere restituiti il Sinai e Gaza all’Egitto e la Cisgiordania alla Giordania.

Chi è, allora, che non rispetta le risoluzioni ONU?
Perché Tel Aviv è così ostinatamente aggrappata ad un territorio arido, per difendere il quale spende di più di quel che ricava dalle colonie, insomma, un non sense apocalittico?
Ci sono due ragioni che concorrono alla non soluzione del problema palestinese: la prima è di carattere economico, la seconda dottrinale.
La ragione economica è semplicissima: con lo status di “territori occupati” (non contemplato nel diritto internazionale. se non per brevissimi periodi che preludono ad un accordo di pace) Israele si è assicurata manodopera a bassissimo costo per le sue industrie e per il terziario dove non occorre specializzazione.

Migliaia di operai palestinesi varcano ogni giorno i valichi di frontiera per andare a lavorare in Israele, dove sono pagati un’inezia (in confronto alla manodopera israeliana): in aggiunta – essendo manodopera frontaliera – lo stato ebraico non deve provvedere agli oneri sociali ed al welfare per quei lavoratori. Che si arrangino i palestinesi.
E’ pur vero che ci sono delle compensazioni economiche che Israele deve versare alle casse palestinesi per questo “strano” caso di lavoratori stranieri che ogni giorno mandano avanti le industrie e l’agricoltura israeliana, ma recentemente Tel Aviv ha smesso semplicemente di versare quei fondi, affamando Gaza.

L’irrazionalità totale dell’impianto risiede proprio nel fatto che i lavoratori palestinesi – non essendo israeliani e nemmeno stranieri, perché non hanno uno stato d’appartenenza – non hanno status, o forse l’unico status giuridico che è possibile assegnare loro è quello di schiavi o di apolidi.
Le ragioni dottrinali affondano le loro radici nel Pentateuco:

22 Poiché se osserverete diligentemente tutti questi comandi che vi do e li metterete in pratica, amando il Signore vostro Dio, camminando in tutte le sue vie e tenendovi uniti a lui,

23 il Signore scaccerà dinanzi a voi tutte quelle nazioni e voi v'impadronirete di nazioni più grandi e più potenti di voi.

24 Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà sarà vostro; i vostri confini si estenderanno dal deserto al Libano, dal fiume, il fiume Eufrate, al Mar Mediterraneo.

25 Nessuno potrà resistere a voi; il Signore vostro Dio, come vi ha detto, diffonderà la paura e il terrore di voi su tutta la terra che voi calpesterete.

Deuteronomio, cap. 11, Conclusioni


Queste sono le ragioni che inducono gran parte degli israeliani a credere che i loro confini orientali dovrebbero estendersi ancora, altro che abbandonare il West Bank.
Anche se altri profeti – ad esempio Ezechiele – affermano che il confine orientale della terra concessa da Dio al popolo eletto si ferma al Giordano, sembra che sia tenuto in maggior conto quel che è scritto nel Deuteronomio. Chissà perché.
E poi ci vengono a raccontare che l’Iran è uno stato fondamentalista.



http://www.disinformazione.it/libano2006.htm

Avamposto
14-08-10, 22:23
ISRAELE-LIBANO: NOTTE DI GUERRA, 27 CIVILI LIBANESI MORTI

13 luglio 2006




BEIRUT, 13 LUG - E' di 27 morti, tra cui dieci bambini sotto i 15 anni, il bilancio delle perdite civili libanesi al termine della prima notte di guerra contro Israele. Dalla tarda serata di ieri si sono susseguiti gli attacchi degli F16 israeliani su ponti e autostrade nel sud del Libano e le risposte degli Hezbollah che hanno annunciato di aver colpito per due volte la base militare israeliana di Branit, in Galilea. Questa mattina, all'alba, i caccia israeliani hanno bombardato l'aeroporto di Beirut che è stato chiuso. Il primo ministro libanese, Fuad Siniora, ha convocato per la tarda mattinata una riunione straordinaria di governo. (ANSAmed)


Intanto i titoli della stampa israeliana indicano oggi che il paese si considera in stato di guerra a tutti gli effetti. "Guerra" è il titolo su tutta la prima pagina e a caratteri cubitali sullo Yedioth Aharonoth, il quotidiano più diffuso del paese. Sul Maariv: "Dichiarazione di guerra" è il titolo impresso su tutta la prima pagina sopra la fotografia dei resti fumanti di uno dei due gipponi Hummer dell'esercito attaccati ieri da un commando di guerriglieri Hezbollah che dopo aver ucciso tre soldati ha rapito altri due. "Il governo ha autorizzato pesanti attacchi in Libano - Israele si prepara a salve di razzi a lungo raggio": è il titolo su Haaretz. Nei commenti e negli editoriali è pressoché unanime la convinzione che questa volta Israele si debba togliere i guanti e colpire a fondo gli Hezbollah per rimuovere una volta per tutte la loro minaccia sulle regioni di confine. Un autorevole commentatore, Sever Plozker, sullo Yedioth Aharonoth ha addirittura affermato che "Se i capi degli Hezbollah e di Hamas dovessero vincere la guerra che ci hanno dichiarato sarebbe l'inizio della fine dell'intero progetto sionista (Israele)". Un altro commentatore, Alex Fishman, afferma che "questa volta la risposta di Israele deve essere totale. Alcuni giorni di ininterrotta tempesta di fuoco, soprattutto dal cielo, che non lasci intatto una sola postazione degli Hezbollah". Il Jerusalem Post, quotidiano in lingua inglese, afferma nell'editoriale che "Questa volta a Hamas e agli Hezbollah deve essere inferto un colpo tale da impedire a loro di riprendersi rapidamente". Haaretz, nell'editoriale, afferma che davanti allo stato di guerra in cui Israele si trova nei confronti di Hamas e degli Hezbollah il suo potere di dissuasione, soprattutto dopo i rapimenti dei soldati, deve essere ristabilito. Al tempo stesso però avverte che "Israele non deve farsi trascinare in un conflitto regionale da questi rapimenti". (ANSAmed)

MediterraneoMarNero.it - ISRAELE-LIBANO: NOTTE DI GUERRA, 27 CIVILI LIBANESI MORTI (http://www.mediterraneomarnero.it/joomla/index.php?option=com_content&task=view&id=164&Itemid=20)

Avamposto
14-08-10, 22:26
Il Tribunale internazionale dei Cittadini per il Libano condanna Israele per crimini di guerra e genocidio.
Scritto il 2008-03-06 in Risoluzioni e Pareri Onu, Parl




Riceviamo e pubblichiamo.

Dal 22 al 24 febbraio scorso, a Bruxelles, il "Tribunale internazionale dei Cittadini per il Libano" si è riunito per ascoltare i testimoni della guerra del luglio-agosto 2006. Racconti di orrore, di una guerra d'aggressione pianificata con l'obbiettivo di "accerchiare" e poi colpire la Siria e l'Iran. Una guerra persa da Israele, come ha ricordato all'inizio del processo Jean Bricmont.
Il verdetto finale dei quattro giudici (Colombia, Cuba, India, Italia) spiega, paragrafo dopo paragrafo, perché, al di là delle stesse richieste dell'accusa e sulla base di prove ineccepibili, è stato

CONDANNATO ISRAELE
NON SOLO PER CRIMINI DI GUERRA
E CRIMINI CONTRO L'UMANITA',
MA ANCHE PER GENOCIDIO

-----------------------------------------------------------------------------------------------------

TRIBUNALE INTERNAZIONALE
DEI CITTADINI PER IL LIBANO



PROCEDIMENTO (2008)



promosso dalla Società civile libanese contro Israele
per gli atti da esso compiuti durante la guerra del luglio-agosto 2006
e per i danni per essa subiti dalla nazione libanese



Bruxelles 22-23-24 febbraio 2008
Maison des Associations Internationales



GIURIA



Lilia Solano (presidente), Adolfo Abascal,
Claudio Moffa (relatore), Rajindar Sachar.



VERDETTO FINALE

PREMESSO



.....
- che nei giorni 22-23-24 febbraio 2008 la giuria si è riunita, stabilendo preliminarmente le sue competenze ratione materiae, loci e temporis: materiae, gli atti compiuti dall’esercito israeliano durante la guerra contro il Libano; loci, il territorio libanese occupato o bombardato dall’esercito israeliano; temporis, con riferimento agli atti e non alle loro conseguenze, il periodo che va dal 12 luglio 2006 data di inizio della guerra al 24 agosto del 2006 data della cessazione del fuoco;

.........................




CONSIDERATO



1.IN FATTO



...

....le forze d’invasione israeliane:



hanno compiuto 7000 attacchi aerei su un territorio sostanzialmente privo – tranne qualche aereo e una piccola flottadi elicotteri – di difesa aerea;



hanno ucciso più di 1100 persone, fra cui molti bambini, donne, vecchi;



hanno bombardato, con una sistematicità che non lascia dubbi sull’intenzionalità degli attacchi, una gran parte delle infrastrutture del paese, quali strade, ponti, aereoporti, bacini di approvvigionamento dell’acqua, centrali elettriche, depositi di carburante, nonché campi agricoli e di allevamento; ....

2. IN DIRITTO



........

C) Gli atti compiuti dalle forze armate israeliane urante gli eventi bellici occorsi dal 12 luglio 2006 al 24 agosto 2006, quali accertati durante il dibattimento e sopra riferiti, costituiscono altresì una violazione evidente dell’art. 6 dello Statuto della Corte Penale internazionale (“crimine di genocidio”) e dell’art. 2 della Convenzione internazionale del 1948 per la prevenzione del genocidio. Non è corretto infatti lasciarsi intimidire dalla gravità dell’accusa, ove di essa ricorrano gli elementi fondanti nei fatti accertati.
.......

PER TUTTI QUESTI MOTIVI



la Giuria del Tribunale dei Cittadini per il Libano, secondo Diritto internazionale convenzionale , e secondo le norme imperative contenute nelle Convenzioni di Ginevra del 1948 e del 1949, nel Protocollo A del 1977 e nello Statuto della Corte Penale Internazionale del 1998; preso atto degli enormi crimini compiuti da Israele nella guerra 2006 (bombardamenti e distruzioni indiscriminati, uccisione di più di 1100 persone fra le quali centinaia di bambini, donne, vecchi; attacchi contro convogli civili in fuga; enormi danni all’economia del Libano; danni ambientali; utilizzazione di armi proibite etc.) dichiara le autorità israeliane responsabili per la guerra contro il Libano del 2006 e colpevoli dei seguenti crimini internazionali:



Crimini di guerra
Crimini contro l’umanità
Crimine di genocidio



Bruxelles 24 febbraio 2008




http://www.infopal.it/leggi.php?id=7852

Majorana
15-08-10, 02:42
FSEwjUNdEAM

Majorana
15-08-10, 02:49
OcoTsif7ARs&feature=related

Majorana
15-08-10, 02:51
4-kVangMVFI&feature=related

Majorana
15-08-10, 02:58
http://tn3-2.deviantart.com/fs11/300W/i/2006/199/9/c/From_Israel_with_love_by_Latuff2.jpg

Avamposto
15-08-10, 23:58
http://www.theepochtimes.com/n2/images/stories/large/2009/04/08/milk83648808.jpg




http://www.popularsovranty.org/siteimages/hezbollah.jpg




http://graphics8.nytimes.com/images/2008/06/04/timestopics/hezbollah_395.jpg

Avamposto
16-08-10, 00:01
http://www.worldsecuritynetwork.com/ArticleImages/hezbollah_logo.gif




http://newsimg.bbc.co.uk/media/images/42120000/jpg/_42120344_ap_honourguard416.jpg




http://www.marzeporgohar.org/files/images/Hezbollah.preview.jpg

Avamposto
16-08-10, 00:02
BulJZwfBNpY

Avamposto
16-08-10, 00:02
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Avamposto
16-08-10, 00:04
mwQT-bmbubA

Avamposto
16-08-10, 00:05
KZNViirWTnk

Avamposto
16-08-10, 00:06
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Avamposto
16-08-10, 00:07
C3wPoAaZfa4

Avamposto
16-08-10, 00:08
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Avamposto
16-08-10, 00:09
se8POQV5MnE

Avamposto
16-08-10, 00:13
26y0QxK5J4c

Causa Rivoluzionaria
16-08-10, 12:37
PWEpH00DW_k

Avamposto
17-08-10, 19:48
GUERRA IN LIBANO (La storia di Hezbollah)


Hezbollah è un gruppo detto di "resistenza islamica" ed anche un partito politico libanese, nato su iniziativa del gruppo dei "Partigiani mussulmani" nel 1982 come movimento di resistenza a quella che fu la presenza militare israeliana in Libano. Il movimento, vero e proprio esempio per molti altre formazioni di simile ispirazione in tutto il mondo islamico, crebbe moltissimo nei primi anni di vita grazie anche al supporto logistico, finanziario e militare fornito dai vicini Siria e Iran. Dai primi anni novanta, Hezbollah, fondò anche un partito con caratteristico tipiche di un movimento sociale arabo che forniva (e fornisce ancora) assistenza come la creazione di nuove scuole (frequentabili gratuitatemente), nuovi ospedali, e così via (programmi attuati anche da Hamas nei Territori Occupati).

Nel frattempo l'ala armata continuava ad operare azioni di guerriglia nei confronti delle forze militari israeliane costrette, dopo anni di attacchi a lasciare l'occupato Anti-libano. Dopo il ritiro dell'esercito della stella di David, molto forte fu la pressione della comunità internazionale affiché Hezbollah abbandonasse la lotta armata e la corsa all'armamento al fine di potersi pienamente costituire come partito democratico. Probabilmente lo scoppio della seconda Intifada offrì ad Hezbollah la scusante per disattendere il "consiglio" giunto da oltreconfine e giustificare una riorganizzazione dell'intero movimento. E' opportuno, però, ribadire che la detestabile pratica del rapimento operata spesso da Hezbollah nei confronti di soldati israeliani si ritiene quale mossa obbligata dal fatto che con altrettanta costanza Israele opera arresti di persone vicine all'organizzazione libanese "dimenticandosi" spesso di rispettare il benché principio di diritto internazionale. E' necessario, però, qui anche valutare quella che molti analisti mediorientali chiamano "paranoia" israeliana circa il difficile contesto geografico e sociale nel quale lo Stato ebraico sussiste.

Circa la dipendenza di Hezbollah da Iran e soprattutto Siria, molti contestano il fatto che anche Israele sia pesantemente supportata da Washington come dimostrato dal recentissimo caso della "buster bunker" (bombe anti-bunker) che, secondo la stessa stampa americana, Bush avrebbe fornito a Tel Aviv nell'ambito dell'aggressione in atto di questi giorni nei confronti del Libano.



GUERRA IN LIBANO (La storia di Hezbollah) - Black and White (http://blackandwhite.blogosfere.it/2006/07/guerra-in-liban-12.html)

Avamposto
17-08-10, 19:53
15 agosto 2007

Libano: i fronti aperti contro il futuro: Una analisi della questione libanese, un anno dopo la guerra del 2006, alla vigilia delle elezioni nazionali.

Articolo del nostro inviato in Libano.




Si leggono ovunque analisi sulla situazione libanese. A volte contrastanti l’un l’altra. A volte unanimi. Gli e eventi si susseguono freneticamente e lasciano intravedere a fatica un futuro concreto per questo paese, a cui l’Europa sembra essere molto interessata. Dalla morte di Rafiq Hariri l’occidente ha cercato di capire e, tal volta, di influenzare le politiche libanesi, soprattutto dopo la guerra del 2006 tra Hezbollah e Israele, dando poca voce alle dinamiche interne al paese. Le problematiche interne derivano, in realtà, da molto prima: dagli anni della guerra civile. Durata quindici anni (dal ’75 al ’90) ha sfalsato i rapporti tra le comunità e ha creato l’avvio ad un balcanizzazione interna, di cui vediamo oggi le conseguenze, gestiti da una divisione delle cariche statali su base confessionale. I trent’anni di occupazione siro/israeliana hanno accresciuto questa divisione e, paradossalmente, anche la rapida liberazione dalla Siria imposta dalle Nazioni Unite nel 2005 ha rotto i fragili equilibri che si stavano creando. La guerra civile portò alla creazione di partiti settari e milizie su base confessionale, finanziati maggiormente da Stati esterni. Questi ancora esistono, ma non racchiudono le intere comunità. Le stesse fazioni religiose sono intrappolate sotto il marchio di partiti (con relative milizie) che si schierano radicalmente l’una contro l’altra. Le politiche degli ultimi decenni, spesso decise sotto supervisione di Stati esterni, tra cui le potenze occidentali, hanno portato all’accentuazione delle differenze, più che degli aspetti comuni degli abitanti del Paese. Questa differenziazione viene valutata ancora ad oggi su base religiosa. In pochi, dall’esterno, si rendono conto che le differenze sono basate su stratificazioni sociali slegate dalla religione. Le grosse famiglie sunnite delle grandi città cercano di spartirsi il potere, mentre nel resto del Paese vi sono zone, più o meno agiate, in cui lo Stato non riesce a garantire i suoi servizi a pieno e questi sono stati sostituiti con quelli della società civile, a vantaggio di chi ora decide le sorti del paese sostenuto dai voti di una specifica comunità. Ci sono in Libano diciassette comunità religiose divise su tre milioni di abitanti. Non si fa mai riferimento alle divisioni politiche che vi sono nel Paese. La resistenza nel sud, ad esempio è composta da musulmani sciiti, da nazionalisti siriani (laici e panarabi) e dal partito comunista libanese che si sono dati aiuto logistico a vicenda.

Nel febbraio del 2006 l’antisiriano Michel Aoun (cristiano), che aveva combattuto contro la Siria durante gli ultimi anni di guerra civile, e il capo di Hezbollah, la principale milizia sciita e maggiore fonte di servizi sociali nel sud del Paese, si unirono firmando una carta di obiettivi comuni. Al suo rientro in patria dopo quindici anni di esilio in Francia Aoun chiese apertamente la creazione di una commissione d’inchiesta per verificare le cause di un debito pubblico tanto elevato e per fermare la corruzione del Paese, portata avanti durante gli anni dei governi del primo dopoguerra. Aoun è oggi il personaggio più amato dalla comunità cristiana libanese e a seguirlo vi sono moltissimi sunniti, sciiti e drusi, delusi dall’incapacità dei governi precedenti e fiduciosi in questo personaggio che tanto ha lottato per la liberazione del Libano, in quanto nazione composta da libanesi, senza riferimento alla comunità di appartenenza. Il documento firmato dai due leader prevede il dialogo tra fazioni politiche, una democrazia consensuale basata sulla coesistenza di più comunità, una legge elettorale più equa e svincolata dall’appartenenza comunitaria, la costruzione di uno Stato moderno e pluriconfessionale, una riconciliazione tra tutte le parti che hanno combattuto durante la guerra civile, la liberazione dei prigionieri di guerra libanesi detenuti in Israele, una riforma sulla questione della sicurezza nazionale, con un ruolo importante per le milizie Hezbollah che costituirebbero una forza specializzata nel combattimento nel sud, mantenendo le stesse tattiche di guerriglia difensiva, e la stipulazione di accordi specifici per gestire le relazioni tra il Libano e i suoi vicini siriani e palestinesi. Il cambiamento delle politiche di Aoun, sempre contrario ad un avvicinamento alla Siria, si deve al fatto che una volta avvenuta la liberazione del Libano è necessario un dialogo con unico Paese confinante oltre a Israele, rispettando la sovranità nazionale libanese. Oggi è tacciato di essere pro-siriano, nonostante la sua aspra lotta contro l’esercito occupante siriano durante la guerra civile. Hezbollah ha necessità di trovare un forte alleato per non rimanere isolato e per dimostrare la sua apertura al dialogo con le altre comunità. Aoun e i politici cristiani a lui vicino stanno invece cercando di creare un fronte comune contro la presa di posizione sunnita, sempre più imponente e vincolata alle decisioni esterne (saudite e statunitensi), rappresentata dal 1992 dai governi Hariri e dal suo movimento. Una vicinanza ai partiti sciiti controbilancerebbe questo potere, sempre più influente in tutta l’area mediorientale. La vicinanza all’Europa (soprattutto Francia e Italia) dei governi Hariri e l’amicizia personale di politici europei e libanesi legati al movimento ci porta a dare una voce unanime all’appoggio pro-governativo, contro un’opposizione confusamente descritta come sciita. Il movimento del 14 di marzo, quello governativo, è pluriconfessionale ma gestito interamente dal movimento del Futuro di Hariri (al Mustaqbal) a causa della sua sproporzionata grandezza rispetto agli altri. L’opposizione, ancora in fase sperimentale, darebbe invece spazio a diverse fazioni religiose e laiche, bilanciate l’un l’altra e costrette ad un dialogo in quanto ogni gruppo rappresenta una grande fetta della popolazione.

Oltre all’estenuante guerra dei 33 giorni, alcuni tristi episodi hanno segnato la fine del 2006, attentando alla fragile stabilità del paese: due deputati uccisi in pochi mesi, sei autobomba rivolte a zone popolate da diverse comunità, un attentato alla forza multinazionale Unifil e i pesanti scontri nel campo palestinese di Nahr el Bared, nella periferia nord di Tripoli. La popolazione, stanca di vivere fratricidi, resiste tenacemente alla tentazione di uno scontro diretto tra comunità, capendo che i mandanti di tale progetto vivono all’esterno del paese e hanno interessi geopolitici più ampi, volti alla totale destabilizzazione dell’area. Quale potrebbe essere la causa di tale violenza? In primo luogo bisogna soffermarsi sulle salde relazioni tra il Partito di Dio e le organizzazioni internazionali presenti sul territorio. Relazioni non solo necessarie per poter operare in questa piccola fascia di terra, tra il Litani e lo stato israeliano, ma anche utili per garantire efficacia nei servizi, aiuti logistici e una concreta possibilità di intervento. Le continue accuse alla Siria da parte del Governo e l’indiretta presunzione di una complicità da parte di Hezbllah, tendono ad indebolire l’immagine del partito sia all’interno che all’esterno del paese. L’attacco diretto alle al contingente spagnolo di Unifil potrebbe essere stato scatenato da un tentativo di questo tipo. Alcune rivendicazioni di Al Zawahiri, massimo esponente di Al Qaeda, potrebbero far pensare ad un tentativo più ampio di attacco verso le “forze occupanti” rappresentate dal contingente internazionale. Ricordiamo, però, che Al Qaeda è un raggruppamento sunnita, che tende a non dare alcun tipo di appoggio alla guerriglia sciita del sud del Libano. Lo stesso Al Zawahiri, ritenuto sostenitore della guerriglia nel campo di Nahr el Bared portata avanti del gruppo salafita Fatah al Islam, non ha mai menzionato gli atti di violenza in Libano nei tre discorsi tenuti durante gli ultimi mesi. Questo non rientrerebbe nella strategia comunicativa di Al Qaida, che ha sempre rivendicato le sue azioni nel passato (Dyab Abu Jahjah). Su questi mesi di combattimenti, iniziati il 20 Maggio del 2007 si sono sentite diverse opinioni ma molti sono i quesiti proposti dalla stampa libanese e da quella internazionale. In un articolo di Seymour Hersh, pubblicato sul NewYorker il 5 Marzo del 2007 (tre mesi prima dell’inizio dei combattimenti), viene denunciato l’armamento da parte di Fatah al Islam nel campo palestinese del nord del Libano. A questa voce non è stato dato credito. Alestair Crooke, operatore dei servizi segreti inglesi, prevedeva già da allora un possibile tentativo di armare una milizia sunnita per contrastare le milizie sciite del sud. I campi palestinesi in Libano sono parti di città delimitate da un muro, con cancelli presidiate dall’esercito libanese che permette l’ingresso solo a chi possiede un regolare permesso ottenuto presso gli uffici dell’intelligence libanese. All’interno dei campi le autorità libanesi non hanno alcun potere ed è dunque facile ogni tentativo di destabilizzazione. In molti in Libano si chiedono come abbiano fatto ad entrare munizioni sufficienti a sostenere tre mesi di combattimenti quotidiani, missili katiusha, miliziani siriani, libanesi, e pakistani. Una risposta chiara non è ancora stata fornita ma il risultato di tale distrazione sono oltre 20.000 sfollati, centinaia di morti su entrambi i fronti e la quasi totale distruzione del campo stesso. È importante sottolineare che ben pochi tra i miliziani uccisi o arrestati erano palestinesi, nonostante si continua a parlare di una guerriglia palestinese. Alta è la tensione anche nei campi nel sud del paese, nei pressi di Saida (Sidone). Altri gruppi armati si stanno preparando per un tentativo di guerriglia nel campo di Ain el Helwe. In particolar modo i movimenti jihadisti Jund a Sham e Osbat Al-Ansar, che hanno già tentato nel mese di giugno di scatenare uno scontro diretto con l’esercito libanese, contano oltre mille miliziani pronti addestrati per la guerriglia cittadina. Fortunatamente gli scontri non sono durati che poche ore.

Ad intimorire la popolazione e la comunità internazionale sono le elezioni presidenziali, già rimandate due volte. Per legge il Presidente della Repubblica deve essere un membro della comunità cristiano-maronita, maggioranza nel paese ai tempi del mandato francese. La maggioranza del governo voterà, chiaramente, qualcuno vicino al movimento Hariri, che oggi non rappresenta più la maggioranza della popolazione. Dopo “vittoria di Dio” del 2006 e le manifestazioni che stanno bloccando Beirut dal Novembre del 2006, è indubbia una volontà di cambiamenti, presentati dell’opposizione diretta dal cristiano Aoun e dai partiti sciiti di Hezbollah e Amal. In caso di vittoria il Partito di Dio, nonostante la sua aperta alleanza con l’Iran, si troverebbe costretto a moderare le sue ambizioni e a scendere a patti con le controparti di altre confessioni. La popolazione del sud è unanime nell’appoggio Hezbollah per i servizi offerti durante gli ultimi quindici anni. L’esercito libanese ha riaperto le sue postazioni nel sud dopo il conflitto del 2006. Prima di allora è sempre stata la milizia sciita a garantire l’ordine nell’area, arrivando a liberare la zona dalla presenza israeliana nel 2000, senza l’aiuto dell’esercito regolare. Scuole, ospedali e servizi di prima necessità sono stati apportati del partito e dai suoi alleati, con l’aiuto di fondi provenienti dall’estero, provocando una presa di coscienza islamica sciita non indifferente tra la maggior parte della popolazione del sud. Anche dopo il conflitto dell’anno scorso, Hezbollah si è preoccupata di pagare un alloggio provvisorio a tutti gli iscritti al partito che persero la casa durante i bombardamenti, prendendosi carico della ricostruzione degli edifici. Questo ha avuto, chiaramente, un forte impatto sulla popolazione.

Lo scontro è dunque raggruppato tra due blocchi: il movimento dell’8 marzo (l’opposizione) e quello del 14 di marzo (il governo). La società civile sta cercando di invitare al dialogo. L’11 di Marzo, il giorno esattamente a metà tra l’8 e il 14, un movimento di cittadini di Beirut, presiediti da imprenditori, si è riappropriata del centro della città, occupato dalle forze dell’opposizione dal novembre precedente, fronteggiato dai carri armati dell’esercito. Chiara è dunque la volontà di un compromesso pacifico tra i due blocchi e di una presa di coscienza libanese tra gli abitanti di questa piccola terra.




Libano: i fronti aperti contro il futuro – لبنان: الجبهات المÙتوحة ضد المستقبل — Al Jarida (http://www.aljarida.it/articolo/libano-i-fronti-aperti-contro-il-futuro)

Avamposto
17-08-10, 19:53
BOICOTTAGGIO ANTISIONISTA
Data: 24/08/2006
Argomento: Palestina


DI XYMPHORA

Il mondo si trova ad affrontare una serie di circostanze uniche che rendono sia possibile che necessario un boicottaggio dei dirigenti di impresa e delle imprese che appoggiano Israele e il sionismo:


1. Da quando si è permesso ai primi coloni di vivere nei Territori Occupati, i crimini di Israele hanno continuato ad intensificarsi, e gli ultimi attacchi sulla popolazione civile e l’infrastruttura in Libano dimostrano che Israele è irrecuperabile.


Non ricordo altro se non che l’ottimismo per gli ultimi risultati delle elezioni israeliane era mal riposto, e la tragedia è che in Israele ora non esiste una vera opposizione ai peggiori eccessi dell’estrema destra israeliana rappresentata dai generali, che è diventata il pensiero israeliano più diffuso. Non c’è nessuna opposizione né da parte dei partiti politici né opposizione da parte del popolo. L’unica cosa alla quale ci si oppone realmente è che la brutalizzazione del Libano non è abbastanza brutale. Israele è come un serial killer che si è psicologicamente evoluto ad assassino di masse. Non c’è rimedio. Se Israele alla fine si ritirasse parzialmente dal Libano, sarebbe solo la solita misura temporanea ‘d’arresto’, una mossa di pubbliche relazioni intesa a rendere possibile la prossima atrocità.



2. Israele sta inevitabilmente spingendo il mondo nella Terza Guerra Mondiale, la Guerra per l’Energia, una certezza che è talmente importante da richiedere misure d’emergenza per fermarla. Anche lasciando da parte i propri interessi personali, qualsiasi essere umano corretto ha l’obbligo di cercare di fermare il tipo di crimini commessi nel nome del sionismo contro il popolo in Iraq, Libano e Palestina, per non parlare di chiunque sia il prossimo sulla lista.



3. La comunità mondiale ha dimostrato di essere completamente inutile, o peggio che inutile, nel rispondere alla sfida dei crimini israeliani. L’attuale proposta statunitense e francese (i francesi sembrano essersi preparati a qualche grosso attacco terroristico, che, francamente, sarebbe ben meritato) di un cessate il fuoco è una specie di scherzo e sembra scritto dai neocon statunitensi con l’aiuto dei generali israeliani. Abbiamo visto gli inizi della pusillanimità europea nella sua bizzarra scelta di appoggiare il ‘piano dietetico’ israeliano per i palestinesi, perché sono stati così temerari da esercitare la democrazia teoricamente garantitagli dagli statunitensi, e hanno votato per chi volevano fosse alla loro guida. Non esiste più nessun ‘onesto intermediatore’. Le persone normali nel mondo non possono aver fiducia che i loro governi né le organizzazioni internazionali facciano la cosa giusta.



4. Il lato positivo è che il problema ha un’unica causa e un’unica vulnerabilità. Israele è in grado di fare quello che fa unicamente perché è appoggiato dal mondo anglofono, soprattutto dagli Stati Uniti, e grazie alla codarda incapacità dell’Europa di fare una qualsiasi opposizione alle politiche statunitensi. La situazione statunitense, praticamente parallela a quella nel Regno Unito e in Canada, è che il governo è portato avanti da un numero relativamente ristretto di sionisti che controllano posizioni burocratiche chiave, politici chiave (Bush e Blair), e tutti i media. Negli Stati Uniti i sionisti esercitano una notevole stretta mortale su entrambi le parti politiche, dove i democratici in realtà sono molto più corrotti dei repubblicani. I politici sono irrecuperabili – Bush e soprattutto Blair sono religiosamente folli – ma la peculiare intensità della pressione lascia una vulnerabilità particolare.



5. Un boicottaggio che sia chiaramente diretto a dirigenti d’impresa e a imprese che appoggiano il sionismo ha la possibilità di tagliare le gambe al sionismo. Questo boicottaggio dovrebbe essere diretto a chiunque abbia mostrato di appoggiare Israele o le politiche sioniste – non possiamo più permetterci di essere complici della menzogna sionista che afferma c’è una differenza tra Israele e il colonialismo sionista – compreso il supporto per una qualsiasi delle lobby (e praticamente tutte le lobby associate al supporto per Israele sono sospette). Chiunque partecipi ad uno qualsiasi dei recenti raduni ‘appoggiando’ Israele, che fondamentalmente sta aiutando e sostenendo massicci crimini di guerra, dovrebbe essere sulla lista. Attenzione che questo boicottaggio non è diretto agli ebrei – l’accusa ovvia che riceverà questa proposta – dal momento che si applica ai sionisti cristiani così come ai sionisti ebrei, e chiunque, cristiano, ebreo o indù, può essere eliminato dalla lista denunciando il sionismo e il colonialismo israeliano, promettendo di lavorare affinché Israele sia limitato all’interno dei suoi confini del 1967 accanto ad un vero e proprio stato palestinese, e, in base a quanto appoggio è stato dato alle organizzazioni sioniste nel passato, facendo una generosa donazione che compensi il soccorso palestino-libanese.



6. Il mondo è seriamente impegnato in questa questione, e sono sicuro che sarebbe un boicottaggio popolare (inutile dirlo, un completo boicottaggio di Israele stesso, compreso il boicottaggio accademico e degli investimenti, sarebbe una parte del programma, ma non avrebbe successo finché non riusciamo a tagliare il supporto ad Israele da parte del governo statunitense e dei media, semplicemente perché l’appoggio statunitense è la vera ragione per la quale Israele sopravvive come potere coloniale). Le persone vogliono fare qualcosa, si rendono conto che i loro governi sono corrotti o peggio che inutili, ma hanno bisogno di informazione per boicottare in maniera efficace. Quello di cui abbiamo bisogno per procedere è una lista completa dei sostenitori finanziari del sionismo e delle imprese ai quali sono associati, in modo di sapere come fare le nostre scelte d’acquisto. Società negoziate pubblicamente non sarebbero più in grado di essere associate al sionismo, dal momento che ridurrebbe i prezzi delle loro azioni. Dovrebbe essere possibile per le imprese di ottenere una certa certificazione da parte di un organismo internazionale che le dichiari liberi dal sostegno al sionismo, permettendo agli individui morali di acquistare i loro prodotti.



7. Nel caso dei messaggi mediatici, dove le menzogne sioniste aiutano a nascondere le peggiori atrocità, abbiamo bisogno di una lista degli inserzionisti, in modo da poter minacciare di boicottarli nei loro messaggi mediatici più oltraggiosi. Ci vorrà del tempo dal momento che, nel caso degli Stati Uniti, tutti i media sono corrotti. Tuttavia, quei messaggi che cercano di dire la verità dovrebbe essere premiati non mettendo i loro inserzionisti nella lista secondaria di boicottaggio.


Possiamo e dovremmo procurarci i nostri cartelli e marciare in cerchio, ma finché non si spezza il nesso governo statunitense/sionista/Israele, i generali israeliani ci rideranno dietro. Proprio per questo motivo è così criticamente importante combattere l’idea nel cassetto sionista che quello che fa Israele è su richiesta delle istituzioni statunitensi, o che è semplicemente parte di una guerra coperta per il petrolio, un classico esempio di confondere il carro coi buoi. L’unico modo per mettere fine al colonialismo israeliano e per evitare la Terza Guerra Mondiale, è ferire finanziariamente i sostenitori del sionismo. Il fatto che sia la sola maniera per fermare il sionismo è la prova delle reali relazioni di potere tra le parti. I Noam del mondo possono pubblicare tutte le lettere che vogliono affermando quanto sono sconvolti per il Libano, ma non farà la benché minima differenza. Un boicottaggio dei sionisti funzionerà.

Xymphora
Fonte: http://xymphora.blogspot.com/
Link: http://xymphora.blogspot.com/2006/08/anti-zionist-boycott.html
07.08.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di AIPMILO EL ACHHEB

http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=print&sid=342

Avamposto
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17-08-10, 20:27
ESTERI Raid israeliano nella notte contro un edificio ritenuto "un covo hezbollah"

Immagini terribili. Nel 1996 un episodio analogo nello stesso paese

Cana, bombe sul rifugio degli innocenti

Sessanta morti, 37 sono bambini




BEIRUT - E' strage di bambini a Cana, nel sud del Libano. L'attacco aereo israeliano sul villaggio, è arrivato nella notte. Una pioggia di bombe ad alta precisione: obiettivo un edificio di tre piani che è venuto giù come un castello di carte. Dentro si erano rifugiate da giorni molte famiglie spaventate dal conflitto. Sotto le macerie, una sessantina di cadaveri, 37 sono bambini (quindici di loro erano disabili). E' la strage che segnerà per sempre questa data e questa guerra. Per tutta la giornata il mondo è stato colpito e travolto dalle immagini dei soccorritori che scavavano tra le macerie e sollevavano corpi di bambini e bambine, li portavano via a braccia, li mostravano urlando e chiedendosi perché.

Il perché, dal loro punto di vista, l'hanno detto gli israeliani. Alla radio militare, fin dalle prime ore del mattino, un alto ufficiale dell'aviazione ha spiegato che da quel palazzo, nei giorni scorsi erano stati sparati diversi razzi katyuscia verso le città israeliane di Maalot e Kiryat Shmone (Galilea). E, in serata, durante la seduta urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, l'ambasciatore israeliano al Palazzo di vetro, Dan Gillerman ha detto che "Cana è un covo di hezbollah". Ha aggiunto che Israele è profondamente colpito da questa tragedia ma che gli Hezbollah ne portano la totale responsabilità. Poco più tardi, la Fox Tv ha mostrato un filmato che dimostrerebbe la tesi dei missili lanciati da quell'edificio: è un video notturno soffuso di luce verde, si vede il palazzo e si vedono degli oggetti volanti che potrebbero essere missili che partono dai due lati.

Ma allora, perché in quel palazzo erano rifugiati donne e bambini? Perché questa strage degli innocenti? Israele agita la tesi secondo la quale gli hezbollah userebbero "attirare" civili inermi nelle loro basi per farne scudi umani e per usare le vittime come propaganda quando Israele reagisce. Cosa anche possibile ma che non risponde alle domande di fondo che si pone l'intera (e inorridita) comunità internazionale: i generali dell'aviazione israeliana sapevano (o immaginavano) che in quell'edificio si nascondevano dei civili inermi? E se sì, perché hanno deciso di bombardarlo?

La questione è e sarà oggetto di discussioni infinite. Di certo il mondo islamico ha già deciso che Israele ha la piena responsabilità della strage e che Onu e Stati Uniti sono corresponsabili per non aver fatto abbastanza per fermare gli attacchi decisi da Olmert. Da qui le manifestazioni culminate con l'assalto alla sede dell'Onu a Beirut, di qui, anche le richieste di tutto l'occidente per un "immediato cessate il fuoco" e l'appello rivolto da un frustratissimo Kofi Annan al Consiglio di Sicurezza per una "pesante condanna" di Israele.

Così i bambini morti di Cana diventano il momento cruciale e (forse) di svolta di questo conflitto. Anche in senso simbolico. Perché il paese di Cana era già stato pesantemente segnato dalla guerra tra Israele ed Hezbollah. Il 18 aprile del 1996, infatti, durante l'operazione "Furore" condotta dall'esercito israeliano contro i guerriglieri sciiti, venne bombardata dall'artiglieria israeliana una vicina base del contingente dell'Onu (Unifil) dove avevano trovato rifugio centinaia di civili. In quel caso i morti furono oltre 107, poi sepolti in una fossa comune al centro del villaggio, dove è stato in seguito eretto anche un monumento. Altre 800 persone rimasero ferite. Oggi le emittenti Tv libanesi stanno ritrasmettendo le immagini anche di quella carneficina. Mandano in onda fotogrammi di una fila di sacchi di plastica trasparente con dentro i cadaveri, su molti dei quali era scritto: "non identificabile".

"Non vogliamo un'altra Cana", aveva urlato appena dieci giorni fa un portavoce del contingente dell'Onu (Unifil) dispiegato al confine tra Libano e Israele, che ancora una volta si è venuto a trovare al centro del fuoco incrociato di soldati israeliani e guerriglieri hezbollah. Le sue parole hanno oggi trovato drammatica conferma, ma non è stata "un'altra", è stato di nuovo "a Cana", un villaggio che dovrebbe evocare memorie bibliche, e non immagini di poveri innocenti fatti a pezzi da una violenza inaudita.

Da giorni, nel 1996 come oggi, il governo israeliano, allora guidato da Shimon Peres già insignito del premio Nobel per la pace, aveva lanciato un'offensiva esplicitamente denominata 'Furore' contro gli Hezbollah, provocando tra l'altro ancora una volta la morte di decine di civili e un'ondata di centinaia di migliaia di sfollati. Oggi il premier israeliano Ehud Olmert ha espresso "profondo rammarico" per la strage a Cana, ma ha aggiunto che la responsabilità è dei miliziani sciiti, che usano i civili come "scudi umani".

Nel 1996 a puntare il dito contro gli Hezbollah fu il dipartimento di Stato americano, con una accusa analoga, mentre il governo dello Stato ebraico disse che la strage fu compiuta per un "errore", dovuto a carenze e imprecisioni sulle carte geografiche distribuite ai soldati israeliani. Circostanza che venne giudicata "improbabile" da un rapporto dell'Onu, che chiese ad Israele un rimborso danni per 1,7 milioni di dollari, mai riconosciuto.

Dopo di allora Cana è stata peraltro al centro anche di un altro e ben diverso conflitto tra Israele e Libano, quando una archeologa israeliana ha affermato di avere trovato vicino alla cittadina di Kafr Kanna il sito dove stando al Vangelo Gesù realizzò il suo primo miracolo, quello di trasformare nel corso di un banchetto di nozze l'acqua in vino. Fino ad allora si era ritenuto che il luogo del miracolo fosse la sfortunata cittadina in Libano. Ma questa è un'altra storia.

(30 luglio 2006)


Cana, bombe sul rifugio degli innocenti Sessanta morti, 37 sono bambini - esteri - Repubblica.it (http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/esteri/medio-oriente-9/attacco-a-cana/attacco-a-cana.html)

Avamposto
17-08-10, 20:28
22/04/2006

Un amaro decennale





Nel 1996 i caccia israeliani attaccano Qana: il ricordo di una strage

scritto per noi da
Erminia Calabrese


Qana, Libano meridionale, 18 Aprile 1996. Sono le 14.10 e le forze armate israeliane colpiscono una base dell’Unifil (Forza d’interposizione delle Nazioni Unite in Libano). Centinaia di rifugiati palestinesi perdono la vita, dopo essersi rifugiati in quel posto pensando di essere al sicuro. Era scattata l’operazione israeliana chiamata “raisins de colere”, contro la popolazione e il territorio libanese.

Solo alcuni dei corpi carbonizzati possono essere identificati. Tra le vittime molti i bambini.
“Quello stesso giorno, era un martedì, come oggi, sono andata al supermercato prima di rifugiarmi all’Unifil, 4 minuti dopo l’attacco. Ho visto mio padre e mia madre morire”, racconta Fatma, 31 anni, che abita ancora a Qana, dove il 18 Aprile 2006, dieci anni dopo, è avvenuta la commemorazione del massacro, nella piazza dove riposano i corpi delle vittime. Molti leader di Hizbollah e Amal sono presenti alla cerimonia, oltre ad una delegazione dell’Unifil. Il Corano riecheggia nel piccolo villaggio e i ricordi, sempre presenti, si fanno ancora più forti. Immagini del massacro sono esposte nella stessa piazza, per non dimenticare. Tra la folla anche stranieri con la voglia di informarsi su quello che è accaduto 10 anni fa. Chadia Abi Khalil aveva 8 anni nel 1996. “Tutta mia famiglia è morta. Ho visto tanta gente morire, un mare di sangue”, racconta il ragazzo diventato uomo. Samir in quel massacro, ha perso la sua bambina di 8 anni e la moglie. “Le avevo detto di rifugiarsi lì nel centro per essere al sicuro mentre io ero nelle campagne a difendere il villaggio. Poi l’attacco…. Non riuscivo a crederci”, racconta Samir, restando in piedi davanti alla tomba di sua figlia, con una rosa bianca.

Nella piazza delle Nazioni Unite a Qana molti sono i murales che ricordano il massacro. Stelle di David, carri armati, missili, sangue, gente in fuga, tutti riprodotti su quei muri che circondano la base. “Dove sono gli arabi”, sussurra un Handala, lil personaggio di Naji al Ali, guardando quello che ancora resta della base Onu e il cortile dove, ancora oggi, ci sono oggetti appartenuti ai defunti: coperte, utensili vari e giochi. Molti degli interventi ufficiali hanno posto l’accento nei loro discorsi sulla necessità per Hizbollah di mantenere le armi, perché quello che è successo a Qana dieci anni fa non si possa ripetere. Corone di fiori, per lo più bianche, e bambini vestiti di bianco circondavano la piazza tenendosi per mano. Il canale televisivo al-Manar, quello di Hezbollah, trasmette la cerimonia in diretta. Sultan Abul-Aynain, rappresentante dell’Olp palestinese in Libano, risponde così a un intervstatore: “ Il Libano si è distinto dagli altri paesi arabi per il suo appoggio concreto e reale alla causa palestinese. Qana ci ha insegnato come i nobili muoiono in silenzio”. M. Khreiss deputato libanese di Hizbollah : “ Dobbiamo contare solo sulle nostre proprie forze, le nostre armi e la nostra resistenza, perché è il solo mezzo per liberare il nostro territorio e i nostri detenuti in Israele. Non possiamo lasciare da parte la resistenza fino a quando non siamo sicuri che non ci sono più problemi da parte del nostro nemico”.

Sono le 19 dello stesso girono a Beirut, quando una folla con in mano candele, giunge nella Piazza Riad Al-Solh, nei pressi dell’edificio dell’Onu al centro di Beirut.
Nessuna bandiera libanese o di partito. Solo candele e le parole e la musica di “Kullu lana alwatan”, il canto nazionale libanese, che riecheggiano nell’aria. Anche qui alcuni deputati ricordano il massacro, e poi “ majzarat Kana” (massacro di Qana), appare scritto dalle tante lucine bianche portate dai bambini.
Hassan 18 anni: “ Oggi siamo qui per non dimenticare. Due giorni fa, proprio in questa piazza c’era stata una rappresentazione teatrale del massacro”.
La notte scende sia su Qana che su Beirut mentre le luci gialle dei lampioni sostituiscono quelle bianche delle candele.



PeaceReporter - Un amaro decennale (http://it.peacereporter.net/articolo/5277/)

Avamposto
17-08-10, 20:31
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Avamposto
17-08-10, 20:31
Qana 1996-2006: maledetti crimini!

Scritto da Novopress in Internazionale in data 01/08/2006 |

Qana 1996-2006: maledetti crimini!

di Patrizia Viglino (Peacelink)




Un missile israeliano colpisce nella notte una palazzina di tre piani a Qana, nel sud del Libano e la distrugge. Tra le macerie trovati corpi inermi di civili. 60 le vittime tra cui 37 bambini.
30 luglio 2006

Un missile israeliano colpisce nella notte una palazzina di tre piani a Qana, nel sud del Libano e la distrugge. Tra le macerie trovati corpi inermi di civili. 60 le vittime tra cui 37 bambini. Vittime della guerra, da cui erano scappati nei giorni scorsi, trovando rifugio nella palazzina bombardata. Profughi in fuga, ai quali l’esercito di Tel Aviv aveva intimato di andarsene dal sud del paese. « Chiunque rimanga nei villaggi interessati dai combattimenti verrà ritenuto un combattente» , questo era stato l’avviso divulgato dalle radio e dai volantini alla popolazione del sud che aveva intrapreso da giorni la via dell’esodo, tra strade bombardate, difficoltà di spostamenti e una miriade di bambini e donne al seguito. Lenta, lentissima la fuga dei profughi libanesi in direzione Beirut. La sosta a Qana gli era sembrata una tappa verso la vita, come forse era sembrato anche a quegli altri profughi libanesi, che il 18 Aprile del 1996 si recarono alla postazione delle Nazioni Unite di Qana per chiedere aiuto, per rifugiarsi dai bombardamenti israeliani.

Ricordo la mia sosta a Qana durante una visita in Libano nel 2002. La gente era arrabbiata per il massacro del 1996 perché quello era un crimine impunito. Mi hanno fatto tornare alla mente i comitati delle vittime che conosciamo molto bene in Italia. Gente comune che da anni si batte perché la memoria non venga cancellata. Gente che, anno dopo anno, porta mazzi di fiori sulle lapidi con i nomi delle vittime. Anche allora, stesso copione, un’operazione militare israeliana in corso (nome in codice: Grappoli di collera), e un bombardamento sulla base delle Nazioni Unite dove avevano trovato rifugio un centinaio di profughi qaananesi. 106 i morti tutti civili. Oggi un nuovo massacro a Qana, ancora vittime innocenti, ancora profughi sotto le bombe, ancora una volta il contingente delle Nazioni Unite preso di mira.
Adesso alla lapide che ricorda il massacro del 1996, la gente di Qana potrà aggiungerne un’altra, datata 30 Luglio, 2006. Anche al! lora Isr aele si macchiò come oggi di un ignobile crimine di guerra e uccise dei civili inermi. Anche allora si era trattato di un massacro annunciato. La novità di oggi è che Tel Aviv si sente la coscienza a posto perché anche su Qana questa volta aveva lanciato i volantini di avviso ai civili. Ma questi macabri avvisi sono stati lanciati in tutto il paese dove vivono milioni di persone che, come possono, cercano di mettersi in salvo da una guerra che non hanno voluto.
La politica israeliana in Libano non è cambiata negli anni. Israele non ama il Libano. Israele odia i profughi che crea e poi uccide con le sue bombe.
Le immagini televisive questa volta ci hanno mostrato alcuni di quei corpi, cadaveri di bambini, mezzi svestiti, come di chi era andato a dormire. L’occidente siamo noi, noi che guardiamo, loro invece sono il mondo arabo, quelli che muoiono. Quale relazione intercorra tra noi e loro è molto chiaro. Noi siamo il terrore e loro sono le vittime.
L’Independent ha r iportato una testimonianza da Qana. Mohammed Ismail ha dichiarato al quotidiano britannico: « Possa Dio avere pietà dei bambini. Sono giunti qui per scappare dai combattimenti. Hanno colpito i bambini per mettere in ginocchio i combattenti» . Sempre le stesse punizioni collettive, per far cessare la resistenza, in Libano come a Gaza
Il 26 Luglio 4 peackeepers della UNIFIL erano stati uccisi in un bombardamento a Khiam nel sud del paese.
Gli Stati Uniti hanno messo le manacce sulla Risoluzione del Consiglio della Sicurezza che condannava come « deliberato» l’attacco. Le testimonianze parlano chiaro, con o senza commissione d’inchiesta. L’esercito israeliano ha colpito almeno 14 volte la base ONU di Khiam. Il personale UNIFIL aveva inoltrato messaggi di allarme avvisando l’esercito del fatto che le bombe cadevano sempre più vicine a loro.
Poi il colpo diretto. La morte di 4 uomini delle Nazioni Unite e le assurde dichiarazioni del governo Olmert, cariche di arroganza e d i fanatismo: « le Nazioni Unite non possono essere parte dell! a commis sione d’inchiesta, gli uomini delle Nazioni Unite fanno da scudo agli Hizbollah» .
Ancora più vergognose le dichiarazioni di Olmert dopo il massacro di stanotte: « i villaggio di Qana veniva usato dagli Hizbollah per lanciare missili sulla Galilea, a Qana sono nascosti centinaia di razzi katyusha» . Fonti dell’IDF hanno detto che « l’incidente» al villaggio di Qana, è scaturito dal fatto che gli Hizbollah usavano il villaggio « come scudo» .
Davanti al gabinetto della sicurezza riunitosi Domenica, Olmert ha espresso « rincrescimento» per quanto successo a Qana ma ha anche ribadito che la guerra non si fermerà e che « Hizbollah, come tutto il terrorismo islamico, minaccia l’intera civiltà occidentale» , concludendo che « quando abbiamo deciso di rispondere, sapevamo che potevamo trovarci di fronte a situazioni difficili» . Parole queste di Olmert, non sue, più vicine al linguaggio dell’» ubriacone di Washington» , che danno il benvenuto ad Israele nella guerra infinita contro il mond o arabo-musulmano. Olmert, l’ho già scritto altrove, è per Israele l’uomo del disastro, è il pifferaio che farà affondare la popolazione israeliana nel mare della guerra totale.
Che cosa ci sia dietro questa retorica dello « scontro di civiltà» lo conosciamo bene.
Non esiste giustificazione alcuna per un esercito che colpisce in mezzo alla folla che si trova in strada, che colpisce le case, che colpisce i convogli umanitari, che colpisce le postazioni delle Nazioni Unite. Questi sono crimini di guerra, sono crimini contro l’umanità e chi si permette di dire che sono « giustificabili» e « comprensibili» perché è difficile colpire la resistenza che si nasconde tra i civili, o perché Israele si deve difendere, sta partecipando a questi crimini. Il giornalismo oggi deve capire che, come non si può ritenere in alcun modo giustificabile un attentato che colpisce alla cieca in mezzo alla folla di un bar o di un mercato, non si può ritenere in alcun modo giustificabile che Israel e massacri dei civili con le bombe.
Intanto, dopo Qana, l! a situaz ione è precipitata sul piano diplomatico. Il primo ministro libanese Siniora ha dichiarato che adesso c’è spazio solo per un « immediato e incondizionato cessate-il-fuoco» e ha aggiunto di aspettarsi un’indagine internazionale sui massacri in Libano. Fonti del governo libanese hanno anche ripetuto che il bombardamento di Qana non è stato casuale, dal momento che si tratta di un evento che si è ripetuto più volte.
A Beirut è scoppiata la più rabbiosa delle proteste contro i bombardamenti, iniziati 19 giorni fa, con manifestazioni davanti alla sede delle Nazioni Unite, disordini e bruciamenti della bandiera degli Stati Uniti.
La Rice, ha cancellato la sua visita a Beirut e ha dichiarato che ora, dopo Qana, è tempo di pensare a un cessate-il-fuoco. Il massacro, o per dirla con le parole di Bush, « il terribile e tragico incidente» , potrebbe risultare comodo alla Rice, che, dopo una condotta disastrosa e irresponsabile nel suo ruolo di mediatrice al conflitto, ha potuto trov are una via d’uscita, affinché gli Stati Uniti possano tornare sui loro passi, ma senza dover ammettere di aver sbagliato.
Tuttavia, durante il tour del weekend in Israele, la Rice non ha chiesto esplicitamente a Olmert di far cessare i bombardamenti, anzi gli ha assicurato ancora 7-10 giorni di tempo per poterli continuare indisturbato. La finestra sui crimini israeliani in Libano resterà aperta ancora per un bel po’. Gli Stati Uniti hanno deciso che entro Mercoledì il Consiglio di Sicurezza dovrà approvare la « loro» risoluzione per porre fine alle ostilità. Fonti israeliane credono così di poter guadagnare ancora qualche giorno (per la loro sporca guerra) e dicono che i generali dell’esercito hanno ricevuto l’ordine di « accelerare la loro offensiva nelle zone vicine al confine» , in modo da colpire nel modo più profondo possibile gli Hizbollah, prima della dichiarazione della fine delle ostilità.
Ancora giorni bui sul Libano e sul mondo.



Qana 1996-2006: maledetti crimini! » :: Novopress.info Italia (http://it.novopress.info/4609/qana-1996-2006-maledetti-crimini/)

Avamposto
17-08-10, 20:34
ESTERI:

Qana dieci anni fa, storia di una strage. E le Nazioni unite divennero un «target»

di Stefano Chiarini

su il manifesto del 20/07/2006

Niente morti per le bombe di ieri sulle sedi dell'Unifil. Nel 1996, invece, furono 106 i profughi libanesi arsi vivi nella base Onu centrata dall'artiglieria israeliana a Qana

Il bombardamento israeliano sulla base dell'Unifil (le truppe dell'Onu nel sud del Libano) di Marun el Ras, dove si erano rifugiati alcune decine di abitanti del vicino paese per sfuggire alle cannonate israeliane, così come le centinaia di morti e le gravissime distruzioni di questi giorni, ci riportano alla mente un'altra («legittima ma esagerata» direbbe D'Alema) offensiva israeliana che ebbe luogo nella stessa regione dieci anni fa nel 1996, ed in particolare il massacro avvenuto nella base dell'Onu di Qana il 18 aprile del 1996. Quel giorno l'esercito israeliano aveva avvisato la popolazione del villaggio a ridosso della «fascia di sicurezza» occupata da Israele nel sud del Libano che avrebbero dovuto mettersi in salvo perché, nell'ambito delle operazioni militari iniziate una settimana prima, anche il loro paese sarebbe stato bombardato. Gli abitanti si rifugiarono nella vicina base dell'Onu, con i suoi bonari caschi blu delle isole Fiji, con i quali ormai avevano stabilito ottimi rapporti, pensando di essersi messi in salvo. Nulla di più erroneo. Alcuni colpi dell'artiglieria israeliana, sparati con l'intenzione di colpire proprio la base - come avrebbe stabilito un'inchiesta dell'Onu la cui pubblicazione sarebbe costata al segretario generale del tempo, Boutros Boutros Ghali la sua rielezione - centrarono in pieno le baracche del campo, dipinte di bianco con le insegne in blu e la scritta «UN» ben visibile,facendo strage: 106 furono i libanesi arsi vivi, quattro i militari dell'Onu e oltre cento i feriti.
Fino ad alcuni anni fa, nel sacrario costruito a Qana per ricordare la strage, era possibile vedere le coperte bruciacchiate, i bicchieri calcinati, le scarpe in gran parte di piccole dimensioni, dal momento che si trattava soprattutto di donne, bambini e anziani, sparse alla rinfusa. Il massacro di Qana ebbe luogo durante una brutale offensiva israeliana contro il Libano del sud con l'obiettivo di arrecare tali e tanti danni e vittime da provocare una rivolta della popolazione e del governo di Beirut contro la resistenza degli Hezbollah che con sempre maggiore vigore stava combattendo per la liberazione della fascia di territorio libanese, circa 800 chilometri quadrati, che Israele occupava dal 1978. L'operazione «Furore», fulgida idea della colomba laburista Shimon Peres, allora premier, aveva avuto il via libera di Washington che si proponeva di isolare e disarmare la resistenza degli Hezbollah privando così il Libano e la Siria di qualsiasi mezzo di pressione su Israele per ottenere il ritiro dell'esercito di Tel Aviv dal Libano e dal Golan. L'esercito, l'artiglieria, l'aviazione israeliana bombardarono senza sosta il Libano del sud e, per la prima volta, anche la periferia sud di Beirut, per ben diciassette giorni provocando oltre 200 morti, un miliardo di dollari di danni e l'esodo di oltre 400.000 civili. Washington sostenne la piena legittimità dell'attacco in quando si sarebbe trattato di «legittima difesa» (diritto evidentemente solo degli occupanti ma non degli occupati) e bloccarono qualsiasi condanna di Israele al Consiglio di sicurezza.
Di fronte allo sdegno internazionale gli Stati uniti, quando ormai il sud del Libano era ridotto ad un cumulo di macerie, proposero un cessate il fuoco a patto che Beirut e Damasco si impegnassero a bloccare qualsiasi attività militare della resistenza libanese, anche nelle zone occupate da Israele e che l'esercito libanese sostituisse gli Hezbollah nel controllo del confine. Il tragico massacro di Qana contribuì a quel punto non poco ad isolare gli Usa e Israele e a ridare fiato alla diplomazia russa e francese (allora non ancora su posizioni filo-Usa e filo-saudite)che proposero un cessate il fuoco immediato.
Questo sarebbe arrivato, dopo altri lutti e distruzioni, il 26 aprile del 1996 e prevedeva la creazione di un gruppo di contatto incaricato di sorvegliare sulla sua applicazione composto da Stati Uniti, Francia, Siria, Libano e Israele. Il documento legittimava inoltre la resistenza degli Hezbollah, riconosceva alle due parti il diritto di legittima difesa, vietava i bombardamenti attraverso la frontiera e contro i villaggi. Un risultato assai diverso da quello sperato dagli autori del massacro di Qana.



Qana dieci anni fa, storia di una strage. E le Nazioni unite divennero un «target» (http://www.esserecomunisti.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=10685&print=1)

Avamposto
17-08-10, 20:37
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Avamposto
17-08-10, 20:37
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Avamposto
18-08-10, 01:48
12 Agosto 2006

ZNet

Contro un crimine di guerra

Dichiarazione di solidarietà con i popoli del Libano e della Palestina.

aa. vv.






L'attacco israeliano appoggiato dagli Stati Uniti ai danni del Libano ha lasciato un Paese pietrificato e incenerito, in cui la rabbia cova sotto la cenere. Il massacro di Qana ed il numero di morti generato non è semplicemente "sproporzionato." Si tratta di un crimine di guerra in base alle leggi internazionali esistenti. Anche la distruzione deliberata e sistematica delle infrastrutture sociali del Libano da parte dell'aviazione israeliana è un crimine di guerra, programmato per trasformare il Paese in un protettorato israelo-statunitense.


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L'attacco israeliano appoggiato dagli Stati Uniti ai danni del Libano ha lasciato un Paese pietrificato e incenerito, in cui la rabbia cova sotto la cenere. Il massacro di Qana ed il numero di morti generato non è semplicemente "sproporzionato." Si tratta di un crimine di guerra in base alle leggi internazionali esistenti.

Anche la distruzione deliberata e sistematica delle infrastrutture sociali del Libano da parte dell'aviazione israeliana è un crimine di guerra, programmato per trasformare il Paese in un protettorato israelo-statunitense.

Tale tentativo si ritorce [contro chi lo perpetra], dato che tutto il mondo vi assiste inorridito. Nello stesso Libano ora l'87 per cento della popolazione appoggia la resistenza degli Hezbollah, e di questi l'80 per cento sono Cristiani e Drusi e l'89 per cento Musulmani Sunniti, mentre l'8 per cento crede che gli Stati Uniti appoggino il Libano.

Ma queste azioni non verranno giudicate in nessun tribunale organizzato dalla "comunità internazionale" perché gli Stati Uniti e i loro alleati che commettono questi crimini spaventosi o che ne sono complici non lo permetteranno.

E' ormai chiaro che l'attacco al Libano per annientare gli Hezbollah è stato preparato molto tempo prima. I crimini di Israele hanno ricevuto il via libera da parte degli Stati Uniti e del loro alleato britannico sempre fedele, nonostante lo schiacciante dissenso nei confronti di Blair da parte del suo stesso Paese.

Il breve periodo di pace di cui il Libano ha goduto è arrivato al termine, ed un Paese paralizzato è costretto a rievocare un passato che aveva sperato di dimenticare. Il terrorismo di Stato inflitto al Libano è reiterato nel ghetto di Gaza, mentre la "comunità internazionale" resta a guardare in silenzio. Nel frattempo, il resto della Palestina viene annesso e smantellato con la partecipazione diretta degli Stati Uniti ed il tacito consenso dei loro alleati.

Noi offriamo la nostra solidarietà e il nostro sostegno alle vittime di questa brutalità e a coloro che vi oppongono resistenza. Da parte nostra, useremo tutti i mezzi a nostra disposizione per denunciare la complicità dei nostri governi in questi crimini. Non ci sarà pace nel Medio Oriente finché continueranno le occupazioni della Palestina e dell'Iraq e i bombardamenti temporaneamente "in pausa" contro il Libano.

Primi firmatari:

Tariq Ali

Noam Chomsky

Eduardo Galeano

Howard Zinn

Ken Loach

John Berger

Arundhati Roy

Nuovi firmatari:

Mona Abaza - Faleh Abdul-Jabbar - Matthew Abraham - Bashir Abu-Manneh - Gilbert Achcar - Radwa Achour - Etel Adnan - Michael Albert - Fabio Alberti - Gadi Algazi (Tel Aviv) - Anthony Arnove - Naseer Aruri - Aziz el-Azmeh - Nadia Baghdadi - Chris Bambery - Mourid al-Barghouti - Tamim al-Barghouti - David Barsamian - Helga Baumgarten - Joel Beinin - Walden Bello - Tony Benn - Hamida Bensadia - Daniel Bensaïd - Marco Bersani - Olivier Besancenot - Azmi Bishara (Haifa) - Luciana Bohne - Saïd Bouamama - Timothy Andres Brennan - Michaelle Browers - Suzanne de Brunhoff - Mauro Bulgarelli - François Burgat - Andrew Burgin - Judith Butler - Alex Callinicos - Paola Canarutto - Salvatore Cannavò - Vivek Chibber - Alberto Clarizia - Alexander Cockburn - Geraldina Colotti - Dan Connell - Jeremy Corbyn - Giorgio Cremaschi - Mahmoud Darwish - Liz Davies - Richard Falk - Mireille Fanon-Mendès France - Stefano Galieni - Elisabeth Gauthier - Irene Gendzier - Lindsey German - Fausto Gianelli -! Rachel Giora (Tel Aviv) - Charles Glass - Nacira Guénif Souilamas - Serge Guichard - Habdellali Hajjat - Yassin al-Haj Saleh - Eric Hazan - Sherif Hetata - Ahmad Hissou - François Houtard - Sonallah Ibrahim - Salam Ismael - Emilie Jacir - Marcel-Francis Kahn - Assaf Kfoury - Michel Khleifi - Elias Khouri - Alain Krivine - Yitzhak Laor (Tel Aviv) - Francesco Locantore - Jennifer Loewenstein - Orly Lubin (Tel Aviv) - Moshe Machover - Piero Maestri - Kamil Mahdi - Yamin Makri - Luigi Malabarba - Henri Maler - Harriet Malinowitz - Nur Masalha - Gus Massiah - Anat Matar (Tel Aviv) - Norbert Mattes - Luisa Morgantini - Antonio Moscato - Luciano Muhlbauer - Fatimah Muhsin - Craig Murray - Karma Nabulsi - Cinzia Nachira - Ahmed Okasha - Ilan Pappe (Haifa) - Luigia Pasi - Walter Peruzzi - Paola Piacenza - John Pilger - Harold Pinter - Omar al-Qattan - John Rees - Tanya Reinhart (Tel Aviv) - Hilary Rose - Steven Rose - Eric Rouleau - Werner Ruf - Nawal el Saadawi - Dalia Sachs (Haif! a) - Hannah Safran (Haifa) - Mariam C. Said - Catherine Samary! - Maria Antonietta Saracino - Patrick Seale - Ronen Shamir (Tel Aviv) - Sandra Shattuck - Ahmed Shawki - Eyal Sivan - Ahdaf Soueif - William Thelin - Enzo Traverso - Lea Tsemel (Jerusalem) - Franco Turigliatto - Dominique Vidal - Gore Vidal - Pasquale Vilardo - Michel Warschawski (Jerusalem) - Salma Yaqoob - Stephen Zunes


aa. vv.: Contro un crimine di guerra (http://www.znet-it.org/aavv-solidarietalibanopalestina.htm)

Avamposto
18-08-10, 01:53
La sindrome di Haman

di Israel Shamir - 26/10/2006

Fonte: Come Don Chisciotte [scheda fonte]




O PERCHE' GLI EBREI RISPONDONO AD UNA DOMANDA CON UN'ALTRA DOMANDA


Conferenza tenuta a Parigi il 5 ottobre 2006 in occasione della presentazione di “Notre-Dame des Douleurs”, la traduzione francese del libro scritto da Shamir “Our Lady of Sorrow”.


Una persona non dovrebbe cercare di essere onesta e imparziale? Ulisse, il vagabondo cantato da Omero, lo affermò senza ombra di dubbio, poiché gli dei odiano le ingiustizie. La risposta è no se invece vuoi solo una scopata, come mostra chiaramente Michel Houellebecq nel suo romanzo sulla rivoluzione sconfitta del 1968, Elementary Particles. Sembra che nel passato gli uomini provassero ad essere leali, e se non lo fossero stati si sarebbero vergognati di loro stessi; oggi sembra che questo spirito sia stato abbandonato. Forse gli dei di Ulisse che tanto odiavano le ingiustizie hanno cambiato idea? O invece è l’uomo che ha cambiato i suoi dei?

L’inizio di questo grande cambiamento può fondamentalmente essere ricondotto all’umanesimo, vale a dire, in Europa, alla rottura dei legami dell’uomo con il Divino nella propria corsa verso la felicità e la libertà individuale. Ma anche senza un diretto riferimento a Dio, la lealtà continuava ad essere basata su un sentimento di tipo religioso; in questo modo, nel secolo della Ragione e dell’Illuminismo, Immanuel Kant affermò che l’istinto che ci spinge alla lealtà è una legge morale insita in noi ed in relazione al cielo stellato che ci sovrasta, un altro velato riferimento a Dio. “Comportati in modo che le tue azioni possano essere emulate dagli altri e utilizzate come una legge universale” disse Kant nel suo Imperativo Categorico; oppure, con altre parole: “Agisci secondo la massima che vorresti fosse una legge universale”.

Nonostante l’apparenza laica, l’attitudine Kantiana è basata su una celata presunta eguaglianza degli uomini di stampo cristiano (condivisa anche da Musulmani, Buddisti e seguaci del Confucianesimo). Ma se dovessimo accettare un presupposto della legge ebraica giungeremmo a delle conclusioni del tutto differenti. Secondo essa alcuni uomini sono intrinsecamente più uguali degli altri e nessuna legge universale può riguardare contemporaneamente le specie più alte e quelle più basse. Esiste una legge per la Minoranza Eletta, un’altra per la Comune Maggioranza ed una terza per la loro interazione (questa visione è condivisa anche dai Bramini Induisti, ma essi non ci influenzano). L’etica ebraica è diventata legge nelle nazioni dove i nativi vennero sconfitti e soggiogati maggiormente, vale a dire negli Stati Uniti e in Israele.

Una legge è giusta se è formulata a livello generale e applicata nello specifico: “Non uccidere”. Nell’etica kantiana (o cristiana) questo divieto deve riguardare tutti per essere imparziale. Ma nella etica tradizionale giudaica“Non uccidere” significa solo “non devi uccidere Ebrei”. Uccidere altri esseri umani (inferiori) non viene neppure definito “omicidio”. Seguendo questo precetto alla lettera, il mese scorso gli USA hanno esiliato una tedesca di 80 anni ex guardia di campo di concentramento, ma non hanno mai chiesto l’estradizione degli Israeliani responsabili dell’ uccisione dei soldati della marina americana. Israele imprigiona a vita Arabi responsabili dell’omicidio di Ebrei. Ma un ebreo che uccise cinquanta arabi ricevette la multa di un centesimo [riferimento al massacro di Kafr Qasim il cui responsabile fu ‘punito’ con una multa di un “grush”, moneta israeliana di scarso valore].

Se accetti la regola generale “Non puoi possedere armi nucleari”, in un mondo kantiano questo divieto riguarda tutti gli stati, o per lo meno tutti gli stati che non possedevano questo tipo di armi quando venne stipulato il Trattato per la Non-Proliferazione Nucleare. Ma da un punto di vista ebraico, un ufficiale statunitense aveva ragione nell’affermare che “non possiamo convivere con una Korea del Nord o un Iran dotati di armi atomiche”, sebbene si possa tranquillamente convivere con Israele.

Gli Ebrei hanno imparato molto da uno stupido errore fatto dal loro nemico Haman (un personaggio che appare nella Bibbia, nel Libro di Ester); al Primo Ministro Haman fu chiesto: “Che si deve fare a un uomo che il re voglia onorare?” L’ingenuo rispose: “Bisognerebbe dargli i più grandi onori”. Ovviamente Haman pensava che il re Assuero si stesse riferendo a sé stesso quando interrogò Haman. Divenne subito chiaro che Haman commise un errore: il Re aveva in mente il suo peggior nemico Mardocheo; e Haman venne costretto a giurare obbedienza agli Ebrei.

Questa storia è stata ripetuta e discussa dagli Ebrei per millenni permettendo loro di imparare una cosa: prima di rispondere ad una domanda generica, devi scoprire su quale piatto della bilancia sei. In altre parole, non essere kantiano, sii ebreo. Se Haman fosse stato ebreo (e non lo era) avrebbe risposto alla domanda del re con un’altra domanda: “Questa persona è ebrea?” e solo dopo averlo saputo si sarebbe sentito in grado di procedere. Quindi, da modesti psicologi quali siamo, possiamo aggiungere una nuova malattia alla lunga lista delle patologie mentali: la Sindrome di Hman, un disturbo mentale che si acquisisce imparando dall’errore di Haman; esso porta all’incapacità di applicare l’Imperativo Categorico di Kant.

Dal momento che soffrono della sindrome di Haman, gli ebrei usano una frase buona per ogni occasione: “come puoi fare questo paragone?” in modo da sconfiggere l’approccio universale Kantiano. Se un ebreo si lamenta che i palestinesi uccidono civili ebrei, provate a rispondere con “voi uccidete le loro donne e i loro bambini”. Riceverete un indignato: “come puoi fare questo paragone!”-forse accompagnato da una lista di differenze: loro uccidono con esplosivi legati attorno al corpo, noi uccidiamo tramite i missili teleguidati, ecc., e la più importante ma raramente menzionata: noi uccidiamo dei goyim mentre loro uccidono degli ebrei!

Ma a chi importa cosa pensano gli ebrei?ciò che è importante è che gli Usa e i loro alleati hanno adottato la loro mentalità. Quando gli ebrei hanno eletto come primo ministro Menachem Begin,un vecchio terrorista e l’uomo che bombardò il King David Hotel uccidendo 90 uomini, donne e bambini, l’Occidente accettò Begin come scelta democratica di Israele. Ma quando i palestinesi hanno eletto democraticamente un governo di maggioranza guidato da Hamas, (che ha i suoi legami terroristici), gli ebrei hanno sottoposto la Palestina ad un embargo, incarcerato i parlamentari di Hamas e sequestrato il denaro dei palestinesi-tutto con il pieno appoggio dell’Occidente. Quando gli ebrei uccidono e affamano i palestinesi a Gaza, si tratta di normale routine. Ma quando il presidente iraniano ha chiesto di smantellare il regime a supremazia ebraica, è stato denunciato ad un tribunale occidentale come potenziale genocidi.

Ecco un altro esempio del generale contro lo specifico. Se volete ottenere il rilascio dei vostri prigionieri di guerra, andate a prendere qualcuno dei soldati dei vostri nemici per avere una migliore posizione da cui richiederli. Giusto o sbagliato? Bene, se voi siete lo Stato ebraico, e rapite un cittadino libanese-chiamiamolo ad esempio Mustafa Dirani – ciò in modo da salvare il vostro prigioniero di guerra Ron Arad,voi vi state “preoccupando per il vostro soldato”. Ma se voi siete un libanese e rapite un soldato ebreo per assicurarvi il rilascio dei vostri prigionieri di guerra, si tratta di una diretta provocazione e di un aperto atto di aggressione (secondo la illuminata sinistra ebraica rappresentata da Amos Oz).

Bisogna essere un devoto Hmaniano per capire perché il bombardamento nucleare Usa di Hiroshima fosse un legittimo atto di guerra, mentre Pearl Harbor era una atrocità; perché i GULAG di Stalin fossero un atrocità ma Guantanamo è legittimo, perché bombardare Haifa è un crimine di guerra, mentre cannoneggiare Gaza non lo è, perché la deportazione di civili ebrei da parte dei tedeschi era un genocidio, ma la deportazione di civili tedeschi da parte dei polacchi non lo era.

Un blocco navale è un atto di guerra? Questa è una buona domanda. Se si tratta del blocco egiziano delle spedizioni israeliane verso Eilat, allora è un atto di guerra e dovrebbe essere fronteggiato da una guerra totale, come fu nel 1967. Ma se è il blocco israeliano del Libano, o di Gaza, si tratta solo di una misura permessa di autodifesa.

Se neghi un massacro farai sicuramente arrabbiare i parenti dei massacrati. Si può fare? dopo che l'aviazione israeliana ha bombardato e ucciso dozzine di bambini libanesi a Qana, in Libano, i mezzi di informazione ebraici hanno pubblicato centinaia di articoli negando il fatto. Affermavano che le immagini erano state alterate con Photoshop o erano delle finzioni, che la foto di un bambino morto, o un camion carico di cadaveri erano stati portati da altri posti. Ma quando lo storico inglese David Irving ha fatto la stessa critica alle fotografie di Auschwitz, è stato chiamato ‘négationniste’ (negatore dell'Olocausto, in francese) e condannato a tre anni di prigione. Udo Walendy è in prigione per aver dubitato dell'autenticità di fotografie ebraiche, ma gli ebrei che dubitano delle foto libanesi o che negano apertamente i massacri di Deir Yassin e Qana sono molti di più.

Oggi, gli ebrei non sono le uniche persone che richiedono delle eccezioni. Infatti, la loro peculiare etica è diventata l'etica della nuova classe dirigente senza Dio del dopo 1968. La loro storia e le tradizioni sono diventate la bandiera degli uomini con la sindrome di Haman. Gli ebrei sono diventati l'animale da compagnia delle minoranze privilegiate che muovono spietate guerre contro le maggioranze di tutto il mondo. Per confondere gli altri, hanno unito la minoranza esclusiva dei giocatori di borsa con la minoranza non privilegiata di immigrati neri contro la vasta maggioranza delle persone comuni. La loro ossessione per le minoranze, siano madri lesbiche single o immigrati illegali sieropositivi, ha una ragione: in questo modo si appropriano di una superiorità per il loro ruolo di minoranza. Questa è anche la ragione per cui così tanti membri della maggioranza sono arrabbiati con le minoranze non privilegiate, siano i Neri o i Gay: pensano giustamente (anche se inconsciamente) che la gente che promuove le cause delle minoranze in realtà non si cura affatto della ordinaria maggioranza delle persone.

In paesi dove regna la più rigida etica giudaica- gli USA e Israele – la maggioranza viene spinta sempre più in basso. La maggioranza nativa della Palestina governata dagli ebrei non ha diritto di voto, è stata espropriata e ha visto i suoi posti di lavoro trasferiti a lavoratori provenienti dall'estero. La maggioranza dei lavoratori ufficialmente ebrei sono costretti a lavori part-time o all’ “auto-impiego” in modo da salvaguardare i vantaggi sociali. Negli Usa “i datori di lavoro americani stanno combattendo una vittoriosa guerra contro i salari”, scrive Paul Krugman sull’ International Herald Tribune. “I profitti netti delle aziende sono più che raddoppiati, perché è aumentata la produttività dei lavoratori, ma non i loro salari. I figli dei lavoratori di Wal-Mart o facevano parte del programma Medicaid o erano privi di assicurazione sanitaria, eppure vogliono pagare i loro impiegati ancora meno negandogli un impiego permanente.”

Donald Luskin un ammiratore di Israele e Ayn Rand [scrittrice e filosofo russo-americana, sostenitrice del capitalismo “laissez-faire” n.d.t.], ha attaccato Krugman per il suo antisemitismo (non aveva denunciato Mahathir [ex primo ministro islamico della Malaysia n.d.t.]) e ha scritto: “la misura di un uomo è data da ciò di cui si preoccupa. Il presidente Bush è un grande uomo che si preoccupa di grandi cose come il proteggere l'America dal terrorismo globale. L'editorialista del New York Times Paul Krugman--il più viscido oppositore mediatico di Bush e il più irrecuperabile adepto dei liberali in America--è un piccolo uomo che si preoccupa di piccole cose, come la questione se i lavoratori nella vendita al dettaglio sono pagati troppo poco da Wal-Mart.” Anche noi siamo piccoli uomini che si preoccupano di piccole cose perché sappiamo che le grandi cose come la guerra al terrorismo sono fatte allo scopo di pagarci di meno.

Coloro che soffrono della sindrome di Haman sono consapevoli del fatto che la gente non si ribellerà contro la loro oppressione. Questo perché la loro assoggettazione economica è accompagnata dal terrore contro le maggioranze. In Israele è sempre stato legale torturare e imprigionare senza processo. Ora gli Usa hanno il loro Patriot Act e il loro Military Commissions Act, che li portano al livello di Israele. Un saggio professore palestinese alla Columbia University, Rashid Khalidi, ha giustamente detto che l'articolo di Mearsheimer/Walt ha sovrastimato l'influenza della lobby ebraica sulla politica estera ma ha anche sottostimato la sua influenza su questioni di politica interna come il Patriot Act. Questo è esattamente il concetto che abbiamo espresso sino ad ora: l'obiettivo primario della lobby ebraica non è la Palestina, ma la vostra libertà.

Mi è stato chiesto se sia necessario riferirsi agli ebrei, dato che non solo gli ebrei, e non tutti gli ebrei, appoggiano il governo della Minoranza. Infatti l'origine non è importante, perché ognuno sceglie se unirsi alla maggioranza oppressa, o se aspirare a diventare un membro di una scelta minoranza. Gli autentici eroi del genere umano sono stati i membri della minoranza che si sono portati dal lato della maggioranza. Gesù di Nazaret era nato principe della Casa di David, il suo nonno materno era un uomo importante presso il Tempio, mentre Siddhartha Gautama fu cresciuto in un palazzo reale pronto ad ereditare il regno del padre. Eppure questi principi, Cristo e Budda, hanno aperto il cammino alla maggioranza. Anche molte persone di origine ebraica hanno percorso questo cammino. Ma le organizzazioni ebraiche sono praticamente sempre dalla parte delle minoranze, cercando di fare un'eccezione per gli ebrei anche quando sono nella casta privilegiata dei ricchi.

Uno dei loro strumenti favoriti è la persecuzione di coloro che desiderano misurare gli ebrei con lo stesso metro con cui si misura il resto degli uomini. Purtroppo, io sono uno di quelli. Ho chiesto una piena eguaglianza tra gli ebrei e i non ebrei in Israele-Palestina, e i miei connazionali israeliani non se ne sono preoccupati, ma gli ebrei francesi, mi hanno denunciato in Francia per aver “diffamato gli ebrei”. Questo suona strano. Perché i francesi dovrebbero preoccuparsi di cosa un cittadino israeliano dice agli altri cittadini israeliani sull’ etica giudaica? La Palestina è forse una parte della Francia? La Francia considera forse la sua sovranità estesa a tutto il mondo? I francesi dovrebbero sentirsi molto orgogliosi che il loro mandato mi raggiunga addirittura nella mia Jaffa? be', no. Questo è l'unico caso in cui un tribunale francese potrebbe interferire. Altrimenti, saggiamente, desisterebbero, come hanno desistito quando gli ebrei francesi Flatto, Gaydamaketc. sono scappati in Israele con denaro francese rubato. Nel mio caso la Repubblica francese sta solo dando il suo piccolo contributo nel mantenere l’ eccezionalismo ebraico.

Questa protezione è eccezionale: i turchi di Parigi potrebbero forse andare in un tribunale francese contro Orhan Pamuk, il grande scrittore turco, per avere diffamato i turchi (alcuni turchi la pensano così) ? e un tribunale francese potrebbe trovare Pamuk colpevole? bene, non è una storia molto probabile. I turchi non lo chiederebbero, e i francesi non lo concederebbero. C'è solo una nazione al di sopra della legge che può ottenere questo.



[Gli intellettuali anti-islamici Robert Redeker e Oriana Fallaci]


Questo accade perché la Francia non vuole offendere una religione? Quando la religione offesa è la cristianità o l’ Islam, i suoi aderenti devono tenere la bocca chiusa. Un offensivo libro contro i musulmani scritto da Oriana Fallaci è stato ritenuto kosher da un tribunale francese (alcuni musulmani, ignorando Haman, hanno avuto la temerarietà di denunciarla). Ma quando gli scrittori ebrei (come il francese Emmanuel Levinas) hanno attribuito il maltrattamento degli ebrei da parte dei nazisti alla... cristianità, nessuna corte ha interferito. Ma se la religione offesa è il giudaismo, i suoi offensori vanno in prigione. Semplicemente questo.

C'è una buona ragione per cui le leggi sono territoriali. Tutti noi commettiamo reati contro una qualche legge di un qualche paese. Quando fumate erba in Olanda, sapete che sarebbe illegale, ad esempio, per la legge francese; ma sapete che in Olanda siete al sicuro. Quando bevete vino a Parigi, sapete che commettete un reato per la legge dell'Arabia Saudita, ma voi non siete in Arabia Saudita, così non ve ne dovete preoccupare. Nell'unione sovietica era illegale leggere Solzhenitsyn, ma gli editori francesi poterono stampare il suo “Arcipelago”. Ma c’è un reato completamente extra-territoriale, e dovunque lo commettiate, potete essere puniti--si tratta del reato contro gli ebrei.

In modo da rendere chiara la loro posizione eccezionale, l’ organizzazione ebraica che denuncia chiunque per aver offeso gli ebrei, il CRIF, ora difende il diritto di un insegnante francese, Robert Redeker, ad insultare l'Islam. Redeker ha descritto Maometto come un “signore della guerra saccheggiatore e spietato, un massacratore di ebrei e un poligamo”. Questa definizione è buona allo stesso modo per Re David; egli aveva 18 mogli, era uno spietato signore della guerra e massacrò un sacco di ebrei. La poligamia era un delitto che Maometto condivideva con Abramo, Isacco e Giacobbe, mentre qualunque re che abbia dato inizio ad una dinastia era, tanto per iniziare, un signore della guerra spietato e ha massacrato un sacco di gente, sebbene non necessariamente ebrei. A chi importa se vengono massacrati gli ebrei o i non ebrei? Se ponete questa domanda, non siete vittime della sindrome di Haman.

Perché dovremmo preoccuparci e prestare attenzione a questa universale adorazione per gli ebrei? Abbiamo il dovere di occuparci di questa ossessione e di porvi fine. Ciò che vi è in gioco è il nostro futuro e il futuro dei nostri figli. Anche la Francia è una vittima del governo della minoranza, o piuttosto della guerra di una minoranza contro la maggioranza. Quando Nicolas Sarkozy, il candidato conservatore favorito per la presidenza francese il prossimo anno, ha dichiarato se stesso “amico dell'America e amico degli ebrei” durante un suo viaggio a Washington la scorsa settimana non voleva dire che egli ama il Gefilte Fish e gli hamburger (nessun francese è così stupido); egli ha dato un segnale in codice sul fatto che appoggerà la Minoranza contro la Maggioranza.

Anziché oscillare tra la sinistra di Blair e la destra di Sarkozy, unite nel loro amore per le minoranze ricche, potremmo cercare le strade dimenticate che portano al governo della maggioranza. La sinistra può continuare il lavoro non finito della rivoluzione del 1968 quando fallì, tradì e sbagliò per l'avanzamento dell'etica giudaica da parte di personaggi come Daniel Cohn-Bendit, Todd Gitlin e Joschka Fischer. La destra può reinventare la spiritualità mascolina di Chesterton, Eliot, Evola e Guenon. Insieme possono allontanare la gente dalla soglia della schiavitù portandola all'ingresso della libertà, distruggere l'autorità imposta dei media ‘mainstream’ e delle università, e boicottare “il piano stabilito da menti lucide e serene in grande lontananza dalle richieste dell'elettorato e dai lamenti delle vittime della società” (Le Corbusier), riportando così la giustizia e l'equità dell'imperativo di Kant, al posto del perverso eccezionalismo della sindrome di Haman.

Israel Shamir
Fonte: Working toward Peace through Education & Information (http://www.israelshamir.net/)
Link: The Haman Syndrome (http://www.israelshamir.net/English/Eng3.htm)
12.10.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANDREA GUSMEROLI e ALCENERO



La sindrome di Haman (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=6143)

Avamposto
18-08-10, 01:55
Un appello di alcuni tra i maggiori intellettuali americani ed europei contro la bestialità israeliana.


Fermare le atrocità di Israele


L'attacco israeliano sul Libano, sostenuto dagli Usa, ha lasciato il paese tramortito, incenerito e arrabbiato. Il massacro di Qana e le vite perse non sono semplicemente «sproporzionati». Si tratta, secondo le leggi internazionali, di un crimine di guerra. Anche la distruzione deliberata e sistematica dell'infrastruttura sociale del Libano da parte delle forze aeree israeliane è un crimine di guerra, progettato per ridurre il paese allo status di un protettorato israeliano-statunitense. Questo tentativo si è però ritorto contro, mentre il resto del mondo guarda atterrito. Nello stesso Libano, l'87% della popolazione ora sostiene la resistenza di Hezbollah, inclusi l'80% dei Cristiani e Drusi e l'89% dei Musulmani Sunniti, mentre l'8% crede che gli Stati uniti sostengano il Libano.

Queste azioni tuttavia non saranno giudicate da alcuna corte istituita dalla «comunità internazionale» perché gli Stati uniti e i loro alleati, che commettono (o sono complici di questi crimini spaventosi), non lo permetteranno. Ora è chiaro che l'attacco in Libano per epurare Hezbollah è stato preparato molto tempo prima. I crimini di Israele hanno ricevuto il lasciapassare dagli Stati uniti e dai fedeli alleati britannici di sempre, nonostante l'opposizione schiacciante a Blair nel suo paese. La breve pace di cui il Libano ha goduto è giunta alla fine mentre il paese è costretto a ricordare un passato che sperava di lasciare alle spalle. Il terrore di stato inflitto al Libano si sta ripetendo nel ghetto di Gaza mentre la «comunità internazionale» sta a guardare in silenzio. Nel frattempo il resto della Palestina viene annesso e smantellato con la diretta partecipazione degli Stati Uniti ed il tacito consenso dei loro alleati.

Noi offriamo la nostra solidarietà e sosteniamo le vittime di questa brutalità così come coloro che vi costruiscono la resistenza. Per quanto ci riguarda, useremo tutti i mezzi a nostra disposizione per smascherare la complicità dei nostri governi in questi crimini. Non ci sarà pace in Medio Oriente finché le occupazioni di Palestina e Iraq e le bombe «temporaneamente» sospese sul Libano continueranno.

(Tariq Ali, Noam Chomsky, Eduardo Galeano, Howard Zinn, Ken Loach, John Berger, Arundhati Roy)


- Gianluca Freda BLOGGHETE!! (http://blogghete.blog.dada.net/post/272962/)

Avamposto
18-08-10, 01:56
I SIONISTI NUCLEARIZZANO IL CENTRO DI BEIRUT-DI NUOVO !
Data: 23/04/2006
Argomento: Miscellanea


Nel disperato tentativo di rallentare la loro imminente sconfitta in Palestina, le forze speciali ebraiche hanno usato un mini ordigno nucleare contro l'ex Primo Ministro Rafik Hariri, per poi ordinare ai loro agganci tra i media occidentali di incolpare del crimine la Siria
DI JOE VIALLS


Per quanto la cosa sia destinata ad avere ben poco effetto sui boccaloni occidentali che guardano la CNN, il 15 febbraio 2005 la televisione pubblica iraniana ha diffuso un servizio del suo ufficio di Damasco, in cui si dice tra l'altro: "Un alto ufficiale del ministero siriano del'informazione ha condannato l'assassinio dell'ex Primo Ministro libanese Rafiq Hariri, avvenuto lunedì, affermando: 'In tutta la Siria la gente è oltraggiata e in collera a causa di quest'atto criminale, e furiosa contro i suoi autori.'
'La Siria continuerà a sostenere il Libano', continua il portavoce del Ministero, 'Particolarmente in situazioni di tensione in cui i nemici perseguono la destabilizzazione di pace e sicurezza in Libano. Ma, se Dio vuole, non ci riusciranno. (...) Uccidendo i leader politici libanesi, i nemici di Libano e Siria cercano di far di nuovo precipitare la situazione in Libano.'



Così conclude il portavoce del Ministero: 'I nemici del Libano sono contrariati dalla vittoria del popolo libanese contro le forze di occupazione sioniste, e si oppongono a che un Libano pacificato svolga un ruolo determinante nella regione. Perpetrando simili atti terroristi e criminali, perciò, cercano di indebolire nuovamente il Libano. Il fine ultimo di queste azioni criminali è il conseguimento degli obiettivi di Israele e di alimentare la sua politica guerrafondaia.' "

Rafik Haritri, marito devoto, in tempi più felici con la moglie Nazek, con a sinistra e sotto le foto del ground zero di Beirut ripreso prima e dopo che il mini-ordigno nucleare fosse fatto brillare tramite telecomando, dopo essere stato posto in un condotto fognario sotterraneo. Un immagine più chiara del cratere è più in basso in questa pagina.


Se teniamo presente che quest'attentato è stato provocato da un sofisticato mini-ordigno nucleare prodotto a Dimona, nel deserto del Negev*, il portavoce siriano ha indubbiamente ragione. Le prime valutazioni forensi indicano che l'arma nucleare è dello stesso tipo di quella usata a Bali nell'ottobre del 2002, nello smaccato e criminale tentativo di forzare gli australiani a prendere per buone le storie sui pretesi gruppi terroristici tipo "al Qaeda" o "Jemaah Islamiyah".


Malgrado l'arma usata a Bali, nelle immediate vicinanze del Sari Club a Kuta Beach, abbia ucciso all'istante più di 100 australiani, ha fallito miseramente nel suo obbiettivo primario, cioè dare a bere ai poco ricettivi australiani le storie sui fittizi "gruppi terroristici". Ora come ora, gli unici a credere che "al Qaeda" e "Jemaah Islamiyah" esistano davvero sono i membri condizionati dei media, e i corrotti e criminali di guerra di Canberra.


Nel rozzo tentativo di appioppare ai siriani la responsabilità di questa ulteriore sanguinosa messinscena, i media occidentali hanno cominciato a citare la Casa Bianca, che ormai si è ridotta a centro di propaganda della cabala sionista di New York: "La Casa Bianca lo descrive come un brutale omicidio, e afferma che il Libano dovrebbe essere libero di decidere il suo futuro politico 'libero dalla violenza... e libero dall'occupazione siriana' ".


Per comprendere appieno come mai Rafik Hariri e quattordici tra colleghi e membri del suo staff siano stati istantaneamente vaporizzati da un'arma nucleare piazzata sotto la luccicante promenade di Beirut, dobbiamo innanzitutto capire perché questo piccolo paese sia così importante per gli ebrei sionisti, e come il Libano sia stato in passato attaccato e destabilizzato da terroristi sionisti. In particolare, dobbiamo esaminare la ragione per cui Rafik Hariri, oltre ai capi sia laici sia religiosi degli Hezbollah, siano stati già più di vent'anni fa tutti condannati a morte dai criminali di guerra ebraici.



A differenza dei loro demoralizzati cugini della West Bank e di Gaza, tutti i membri dell'Hezbollah libanese vengono armati fino ai denti, indirettamente, da Iran e Arabia Saudita. Ogni bambino ha una 9 millimetri semiautomatica, ogni adulto un missile Katyusha da 122 millimetri. All'arrivo della resa dei conti tutti gli assassini ebraici, piccoli o grandi, saranno cacciati dalla Palestina, o giustiziati sul posto, se cercheranno di opporsi.


Gli ebrei sionisti non hanno mai nascosto i loro piani per un "Grande Israele" che si estenda dal Mediterraneo, a ovest, fino alla città persiana di Abadan a est. I metodi per conquistare un simile territorio non ponevano alcun problema a questi pazzoidi, che vivono tuttora in una bolla temporale nella quale gli eccessi di un Gengis Khan costituiscono un comportamento sociale accettabile.


Usando la nefasta "bibbia" del Talmud Babilonese come un manuale per criminali di guerra, gli ebrei intendevano stabilire una testa di ponte in Palestina (cosa ottenuta nel 1948), per poi mettere a ferro e fuoco il nord, il sud e l'est, attraverso Libano, Siria, Giordania, il nord dell'Arabia Saudita e l'Iraq, stabilendo infine il confine orientale oltre il Kuwait e i pozzi di petrolio persiani di Abadan. Senza considerare le conseguenti terribili sofferenze umane, tutto questo darebbe ai sionisti il totale controllo del petrolio mediorientale, e in tal modo il controllo del mondo. O almeno, questo era il piano di gioco, prima che le cose cominciassero ad andare terribilmente storte nel settembre 2001.


Nonostante il Libano non possegga apprezzabili risorse petrolifere, questo splendido paese riveste un ruolo particolarmente speciale nel nuovo "Grande Israele", e la fama che Beirut aveva negli anni sessanta ("Parigi del Medio Oriente") ne è l'indizio più importante. A quei tempi era un centro mondano di stupefacente bellezza, con spiagge bianche e incontaminate e night club ad ogni angolo. In soldoni, Beirut rientrava nei piani dei sionisti come "quartier generale" dell'elite criminale ebraica, che non aveva nessuna intenzioni di sporcarsi le unghie ben curate coi pozzi petroliferi a oriente.


Come gli imperatori romani di una volta, l'elite criminale voleva stare sdraiata in spiaggia piluccando grappoli di uva matura, per poi, al tramonto, consultare il suo Talmud per sapere con esattezza quanti ragazzini e ragazzine libanesi fosse concesso corrompere e sodomizzare durante le prossime lunghe e calde notti. Come potete aspettarvi, il Talmud non pone limiti all'attività venatoria.


Tutti i non ebrei (i Goyim) erano e sono tuttora preda lecita dei conquistatori ebraici, una "legge" religiosa, secondo la testimonianza giurata di testimoni, che il criminale di guerra Ariel Sharon ha applicato più di due dozzine di volte nei campi libanesi di Sabra e Chatila, calandosi bramosamente i pantaloni per sodomizzare inermi e urlanti bambini tenuti fermi dai suoi compari criminali.


I sionisti pensavano che la conquista e la subordinazione del Libano sarebbe stata una passeggiata, usando agenti provocatori che facessero scoppiare una guerra fra musulmani e cristiani maroniti. Tutto quello che Tel Aviv doveva fare era starsene tranquillamente seduta, e assicurare un flusso costante di armi ai cristiani maroniti, che a quel tempo erano gli umili servi degli ebrei, come i battisti del sud del Texas lo sono adesso in America.


Nei primi anni settanta, come diretta conseguenza di queste deliberate provocazioni ebraiche, i contrasti tra musulmani e cristiani si acuirono, e la presenza dei rifugiati palestinesi, molti dei quali giunti dopo le orchestrare azioni di guerra del Settembre Nero del 1970 (un'azione coperta del Mossad), cominciò a essere un problema. La guerra civile in piena regola cominciò in Libano nel corso dell'aprile 1975. E infine, quando i sionisti ritennero che questo caos organizzato avesse raggiunto il suo massimo, nel 1982 invasero il Libano, per rivendicare il loro nuovo quartier generale.



Il 18 aprile 1983, i sionisti fecero saltare l'Ambasciata Americana a Beirut, uccidendo 63 persone. E il 23 ottobre dello stesso anno i criminali di guerra delle "Forze Speciali" ebraiche fecero detonare due micro-cariche nucleari fuori delle sedi dei marine francesi e statunitensi a Beirut, uccidendo rispettivamente 241 e 58 militari. Come per l'assassinio di Rafik Hariri nel 2005, compiacenti media occidentali cercarono di incolpare falsamente Hezbollah e la Siria.


Sfortunatamente per gli invasori ebraici, lo stato confinante della Siria decise di aiutare il Libano a resistere contro questi sfrenati criminali di guerra, e questo prometteva molto male. Per quanto i sionisti fossero sicuri che il Libano sarebbe stato geloso dei propri confini, imponendo alla Siria di starsene alla larga, il Libano fece l'opposto, accogliendo a braccia aperte l'aiuto delle ben equipaggiate truppe siriane.


Credendo erroneamente che fosse stato chiesto il loro aiuto, gli americani usarono la USS Missouri per colpire i siriani con un massiccio bombardamento di proiettili da 16 pollici, ma il loro spontaneo contributo fu redarguito dai sionisti. Sfortunatamente, americani e francesi non stettero a sentire, e continuarono a disattendere le chiare istruzioni ebraiche di tenersi fuori da questa mischia in particolare.


Alla fine, i frustrati terroristi ebraici furono costretti dalle circostanze a nuclearizzare le sedi dei marine francesi e americani a Beirut, ottenendone la tardiva attenzione. America e Francia abbandonarono il Libano. Fu allora (in parte finanziato dall'Iran, via Damasco) che fu formato Hezbollah, col fine preciso di cacciare gli invasori ebraici dal Libano. Per cui, e prendete bene nota di questo, Hezbollah fu formato come esercito contro-insurrezionale altamente addestrato per respingere gli illegali aggressori ebraici fuori dal territorio sovrano libanese, allo stesso modo in cui le unità contro-insurrezionali della Guardia Repubblicana stano lentamente ma inesorabilmente cacciando gli illegali aggressori americani inglesi e australiani fuori dall'Iraq.


Hezbollah, la Guardia Repubblicana, e in maniera minore Hamas e la Jihad Islamica, sono forze autenticamente contro-insurrezionali che cercano di liberare i loro paesi da invasori illegali, e non possono in nessuna circostanza essere definiti "terroristi" o "ribelli". ** Oggi gli unici terroristi e ribelli in medioriente sono gli ebrei sionisti, gli americani, i britannici e gli australiani.


Negli anni 80 l'insieme dei musulmani libanesi e delle forse siriane si rivelarono troppo per gli invasori ebraici, che durante il 1985 furono costretti a ritirarsi, accompagnati, nel loro ripiegamento verso la Palestina occupata, da uno strascico di orrendi crimini di guerra contro i civili libanesi.


E' piuttosto naturale che quando gli ebrei si furono finalmente ritirati, Beirut, la vecchia "Parigi del Medioriente", non fosse che una rovina fumante, con a malapena un mattone ancora sull'altro. La più bella città del medioriente era stata ridotta in macerie dalle macchinazioni di maniaci tesi a emulare Gengis Khan. Ma c'era anche la possibilità che quegli stessi maniaci un giorno tentassero di ritornare. Così le nazioni arabe del medioriente, in accordo con l'Iran, si misero d'accordo per trovare la strada di assicurare la sicurezza nazionale del Libano.


Entro i primi anni 90, due ingenti flussi di finanziamento cominciarono ad entrare in Libano. Il primo giungeva dall'Iran via Damasco, e veniva usato soprattutto per pagare ed equipaggiare gli Hezbollah e il personale militare siriano di stanza in Libano in loro appoggio. Il secondo flusso, meno ovvio, proveniva dall'Arabia Saudita, ed era specificamente destinato alle infrastrutture dell'esercito libanese e alla ricostruzione della bella Beirut. L'uomo posto alla guida della parte saudita dell'operazione era Rafik Hariri, nuclearizzato dagli ebrei lunedì.



Il ground zero della micro-esplosione nucleare di lunedì a Beirut. Il diametro del cratere è di circa 10 metri, e a giudicare dall'angolazioni dei lati visibili, ha una profondità totale tra i 3 metri e mezzo e i 4 metri abbondanti. La sostanza grigio chiaro al centro del cratere è in realtà formata da detriti sulla superficie dell'acqua di mare.


La logica dietro questa smaccata operazione di depistaggio è lampante. La fine dello stato ebraico in Palestina si avvicina a grandi passi, e Siria e Libano sono i più probabili candidati alla somministrazione del colpo di grazia. Pertanto lo stato ebraico (con l'America saldamente a rimorchio) vuole dividere Siria e Libano, in modo da ridurre la potenza del terribile colpo finale, quando questo arriverà. Divide et impera è stato sempre un popolare gioco sionista, ma stavolta non funzionerà. Tuttavia Washington si sente ancora in obbligo di continuare la partita.


Gli Stati Uniti hanno detto che l'attaco è stato un "monito terribile" a che il Libano si liberi dell'occupazione della Siria, il vicino che mantiene 15.000 uomini in Libano e influenza praticamente ogni decisione politica. Un funzionario statunitense, che vuole restare anonimo, ha detto che era ancora troppo presto per sapere chi fosse il responsabile, ma che qualsiasi lista di sospetti "dovrebbe includere i siriani e i loro corrispettivi libanesi."


Ora diamo un'occhiata all'accaduto. Il corteo di auto pesantemente blindate dell'ex Primo Ministro libanese Rafik al-Hariri non aveva speranze contro la piccola bomba nucleare deflagrata sotto la promenade di Beirut. L'onda d'urto è stata così potente da infrangere i vetri delle finestre per più di un chilometro di raggio, e le Mercedes blindate si sono frantumate come giocattoli. Dei giovani hanno scavato tra i detriti per aiutare i soccorritori a estrarre i corpi intrappolati al di sotto.


"Intorno a noi è tutto crollato," ha detto un siriano che ha partecipato ai soccorsi, "E' stato come se ci fosse stato un terremoto." Le facciate di lussuosi edifici sono state divelte, auto in fiamme giacevano sulle strade coperte di macerie e vetri rotti. Le autorità hanno confermato un bilancio di 15 morti (nel corteo di auto) e almeno 100 feriti. L'ordigno era talmente sofisticato, dicono le forze di sicurezza, da rendere inefficaci dispositivi di difesa elettronica tanto potenti che al passaggio del corteo di Hariri interferivano con televisori e cellulari.



Meno di un mese fa, il 30 gennaio 2005, il Presidente russo Putin ha messo nel panico gli ebrei, semplicemente autorizzando la spedizione in Siria di nuovissimi aerei, missili e altre armi. Si può prevedere, forse, che questo massiccio aumento di potenza di fuoco sarà usato alla fine per cacciare tutti gli ebrei fuori della Palestina, nel Mediterraneo da dove sono venuti.


L'America ha applicato ancora la disinformazione per influenzare l'opinione pubblica, affermando: "Considerato a lungo come un grande sopravvissuto politico, Hariri ha guidato cinque governi, prima di ritirarsi nell'ottobre dell'anno scorso fra le forti differenze di opinione col pro-siriano Presidente Emile Lahud. Gli ammiratori di Hariri lo esaltavano come salvatore di un'economia libanese devastata dalla guerra. Per i suoi detrattori era uno spendaccione, la cui amministrazione corrotta aveva portato una già debole economia ad affondare ancora di più nei debiti, usando altissimi tassi di interesse per stabilizzare la moneta."


Un chiaro tentativo di disinformazione, ma solo ad uso degli occidentali, perché per chiunque abbia una pur minima conoscienza della costituzione libanese, tutto questo non è che patetica spazzatura. Vedete, con lo scopo di assicurare la giustizia in un paese con tre differenti religioni, la costituzione richiede che il Presidente sia un cristiano maronita, il Primo Ministro un musulmano sunnita, e il Presidente del Parlamento un musulmano sciita.


Di sicuro l'ex Primo Ministro musulmano sunnita Rafik Hariri aveva "forti differenze di opinione" col Presidente cristiano maronita Emile Lahud, ma non perché Emile Lahud fosse in qualche modo "pro-siriano". Piuttosto il contrario. Lahud passa la maggior parte del suo tempo a fare opera di lobbying per dare "un'altra chance" al "processo di pace" in "Israele", affaccendato nel frattempo a stipare sacchi di shekel nel conto numerato di una banca svizzera.


I terroristi ebraici in Palestina sanno fin troppo bene di poter contare su Lahud per indebolire Hezbollah, fiaccando così la forza militare libanese e siriana, ma allo stesso modo sapevano che Rafik Hariri era un leader "dietro le quinte" straordinariamente pericoloso, che non avrebbe avuto pace finché lo stato ebraico non fosse sparito dalla faccia della terra. Così, per ritardare l'inevitabile, lo hanno nuclearizzato.



Una caratteristica nube bianca a forma di fungo si innalza su Beirut, contrassegnando l'assassinio nucleare dell'ex Primo Ministro Libanese Rafik Hariri e di altre tredici persone.


Da bravi servi sionisti quali sono, svariati funzionari a Washington hanno continuato a blaterare senza sosta e ad aumentare la pressione sulla Siria. Arrivati a mercoledì, Washington ha richiamato il suo ambasciatore in Siria per "consultazioni urgenti suggerite dallo 'scellerato' assassinio dell'ex Primo Ministro libanese Rafik Hariri."


Washington, per stavolta, ha smesso quasi subito di puntare il dito contro la Siria, ma ha espresso a Damasco la sua "profonda preoccupazione così come il nostro profondo oltraggio per questo scellerato atto di terrorismo," come ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Richard Boucher.


Funzionari statunitensi hanno detto di avere in corso consultazioni con membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite riguardo a una risposta all'attentato, e per improvvisare ulteriori sanzioni contro la Siria, se questa non rispondesse in maniera soddisfacente ai reclami degli Stati Uniti su una serie di questioni.


Boucher ha affermato che il Segretario di Stato Condoleeza Rice "Ha deciso di richiamare l'ambasciatore statunitense in Siria, Margaret Scobey, per consultazioni urgenti in seguito al brutale assassinio dell'ex Primo Ministro libanese Rafik Hariri."


Il portavoce Boucher non ha parlato di interruzione delle relazioni diplomatiche, ma ha affermato che il tempo sarebbe stato agli sgoccioli, una volta che la Scobey fosse tornata a Damasco per recapitare l'irato messaggio degli Stati Uniti, tra lunedì sera e martedì mattina.


Come al solito, gli ebrei sionisti e i funzionari americani sono tutti affetti da amnesia storica, e ancora una volta si adagiano nelle illusioni sulla preponderante potenza di fuoco americana, e l'erronea convinzione di poter sconfiggere sempre chiunque attacchino.


Quando Sharon e i suoi assassini di massa si ritirarono verso sud da Beirut alla Palestina nel 1985, non è stato perché gli andasse di fare una pausa caffè a Tel Aviv. Gli ebrei sionisti furono respinti da una forza militare ampiamente superiore di nome Hezbollah, e nessun mucchio di esagerati aneddoti di guerra potrà cambiare la crudele realtà che gli ebrei sionisti furono aggirati, superati in strategia e complessivamente battuti su tutti i fronti.


Nei vent'anni passati da allora, le forse sioniste in Palestina si sono continuamente ridotte, mentre gli Hezbollah hanno più che raddoppiato la loro capacità operativa. La Siria si è riarmata con i più avanzati dispositivi russi, con la vasta integrazione dell'esercito libanese e degli Hezbollah.


Alla fine dei conti, gli ebrei sionisti in Palestina stanno ora utilizzando fumo e specchi, con soltanto una manciata di mini-ordigni nucleari per gli effetti scenici. Certo, Rafik Hariri era un'ottima persona, e il Libano può difficilmente permettersi una tale perdita in queste critiche circostanze storiche, ma in definitiva la sua morte non avrà alcuna influenza sull'efficacia della Nemesi Araba irta di armi, quando alla fine deciderà di muoversi a sud est per abbattere quel pidocchioso muro di cemento di otto metri che circonda Tel Aviv.



Parte dell'arsenale degli Hezbollah di circa 110.000 razzi Katyusha, arsenale che verrà usato per cacciare finalmente fuori della Palestina le forze illegali di occupazione. La resistenza ebraica agli Hezbollah in Palestina sarà inutile come la resistenza americana contro la Guardia Repubblicana in Iraq.



Joe Vialls
Fonte:joevialls.co.uk | Information and links for joevialls (http://www.joevialls.co.uk/)
16.02.05


NOTE DEL TRADUTTORE


*Si tratta del centro di ricerche nucleari di Israele: le rivelazioni di Mordecai Vanunu sulla produzione di armi nucleari in questo sito gli fruttarono 18 anni di prigione. Su Dimona e Vanunu, vedi fra gli altri Welcome nonviolence.org - BlueHost.com (http://www.nonviolence.org/vanunu/photos.html) (pagina che riporta le foto scattate da Vanunu) e Dimona - Introduction (http://www.globalsecurity.org/wmd/world/israel/dimona.htm) (con la storia di Dimona)


**Purtroppo il termine insurgent, che Vialls usa per definire gli invasori israeliani e americani, ha un corrispettivo solo parzialmente adeguato in "insorti" o "ribelli", per cui ho usato anche il termine "aggressori". Quello che Vialls vuole dire è che erano gli israeliani, sono gli americani a essere i veri "insorti", cioè quelli che violano la legalità statuale.


TRADUZIONE PER COMEDONCHISCIOTTE:NET A CURA DI DOMENICO D'AMICO


comeDonChisciotte.net - I SIONISTI NUCLEARIZZANO IL CENTRO DI BEIRUT-DI NUOVO ! (http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=print&sid=67)

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20-08-10, 00:42
Intervista a un deputato Hizbullah


Quella che riportiamo qui di seguito è l'intervista rilasciata ai fratelli Ammar e Ruhullah, in visita in Libano in rappresentanza della redazione de "Il Puro Islam", dal dott.Husayn al Hasan, nel Centro Stampa e Propaganda del movimento di Hizbullah, di cui egli è uno dei 9 rappresentanti eletti in parlamento. Eletto nel 1996 nel distretto della Beqa', che invia in Parlamento 5 deputati, di cui 3 sciiti, un sunnita e un cristiano, il prof. Husayn al Hasan è docente di biochimica e matematica all'università di Beyrut, ed appartiene ad una famiglia di musulmani praticanti, impegnata in prima linea nella lotta all'aggressione sionista, che ha dato due martiri alla causa dell'Islam.

Nonostante l'intervista sia stata rilasciata a Marzo, quindi prima del ritiro dell'esercito sionista dal Sud del Libano e dei cambiamenti che tale vittoria islamica ha portato, riteniamo comunque estremamente interessante proporla ai visitatori del sito per una maggiore conoscenza del movimento di Hezbullah, movimento che con il Jihad ed il sangue dei martiri ha scritto una delle più belle pagine della storia recente dell'Ummah.

Hosseyn Morelli




D. I mezzi d'informazione occidentali fanno un gran parlare dell'annunciato ritiro dei sionisti dal Libano del Sud, del quale si danno due valutazioni contrapposte. Da un lato si parla di manovra nei confronti della Siria, che perderebbe così un temibile strumento di pressione; dall'altra parte si parla anche senza mezzi termini di vittoria militare Hizbullah e di sconfitta sionista. Che cosa ne pensa lei di queste due interpretazioni?



R. La seconda valutazione è indubbiamente quella veritiera. I sionisti sono stati sconfitti militarmente nel Libano del Sud. Se fosse vero che essi intendono solo esercitare pressioni sulla Siria, perché esiterebbero tanto a ritirarsi? Ancora due giorni or sono, Barach ha dichiarato che i sionisti non intendono ritirarsi, ma solo ridistribuire le forze d'occupazione. Essi non si rassegnano alla sconfitta, e tentano di intimorirci. Ma si rammentino loro a questo medesimo proposito le parole del Sacro Corano: <Quelli a cui dissero: "si sono riuniti contro di loro, temeteli", ciò accrebbe la loro fede, e risposero: "Iddio ci basterà, certo Egli è il nostro difensore"> (III, 173).



D. La propaganda occidentale sta facendo di tutto per legittimare presso le varie opinioni pubbliche il cosiddetto "stato d'Israele", tentando di far credere che la questione mediorientale altro non sia che una questione di relazioni e di confini tra stati, e non quella dell'esistenza stessa dell'entità sionista, vera e propria organizzazione criminale e terroristica basata sul genocidio, la pulizia etnica, l'aggressione militare, le stragi di civili libanesi, e la discriminazione razziale. Qual è a questo riguardo la posizione del movimento Hizbullah?



R. Il cosiddetto "stato d'Israele" è una creazione artificiale ed arbitraria, del tutto illegittima. Nato nel 1948 con il genocidio e la cacciata del popolo palestinese, esso ha potuto reggersi sinora solo grazie alle stragi, alla violenza, al terrore. Noi libanesi, dopo l'inevitabile ritiro israeliano, avremo, a Dio piacendo, liberato il nostro territorio nazionale, ma non per questo la nostra missione come musulmani sarà terminata. Rimane insoluta la questione di Gerusalemme e della Palestina occupata, la questione dello stato palestinese, che non riguarda soltanto la Cisgiordania e Gaza, i territori della cosiddetta "autonomia", ma riguarda l'intera Palestina occupata dai sionisti a partire dal 1948. Se non si risolvono questi problemi, non potranno esservi pace e giustizia. Il sedicente "stato d'Israele", è e resterà illegittimo nella sua totalità, la sua illegittimità non riguarda solo qualche territorio marginale. Restano i 4 milioni di profughi cacciati dalla Palestina che non attendono altro che di tornare nelle loro terre. Nessuno ha il diritto di massacrare e disperdere un popolo, e la dispersione della Palestina non potrà mai essere legittimata a livello internazionale.



D. Quali crede che siano le prospettive per la creazione anche in Libano di una Repubblica Islamica?



R. Siamo convinti che la creazione di una Repubblica Islamica nel nostro paese sia un obiettivo irrinunciabile, ma non andiamo di fretta a questo riguardo. Con l'aiuto di Dio Onnipotente, riusciremo a cacciare i sionisti dal Libano, ma l'elemento combattentistico e militare è solo una delle componenti del nostro movimento. La nostra presenza è radicata a livello politico e sociale, e siamo già maggioranza nelle zone musulmane. Le prospettive future sono condizionate dalla risoluzione di molti problemi. Il Libano ha diverse confessioni religiose, ed è dovere di noi musulmani rispettarle tutte (il sionismo non è una confessione religiosa, e ben poco ha a che vedere con lo stesso ebraismo, secondo l'insegnamento dell'Imam Khomeyni, n.d.c.). Noi pratichiamo il nostro Islam, ma non intendiamo imporre agli altri la nostra fede e le nostre convinzioni. Il Profeta (s) e l'Imam Ali (as) non imposero con la forza il proprio governo. E l'Imam Khomeyni ha detto e fatto la stessa cosa, ed ha instaurato in Iran una Repubblica Islamica in piena conformità con il volere del popolo.


D. Anche se noi musulmani ci rifacciamo alle norme giuridiche della Legge Divina Rivelata, non pensa Ella che sarebbe pur sempre opportuno per i movimenti e le organizzazioni islamiche adoperarsi presso le varie opinioni pubbliche per favorire la costituzione di un tribunale internazionale che giudichi i crimini di guerra e contro l'umanità perpetrati dai sionisti, analogamente a quanto avvenuto per l'ex Yugoslavia, specie in un momento in cui i criminali posti a capo dell'entità sionista, il sedicente "stato d'Israele", fanno di tutto per presentarsi al mondo dietro una maschera di rispettabilità, camuffati da pacifisti, fautori della libertà, della tolleranza e della pacifica convivenza tra i popoli?



R. Il problema è che simili iniziative, sia pur lodevoli, vanno prese nell'ambito delle Nazioni Unite, che sono controllate dagli Stati Uniti, il che è come dire dai sionisti, i quali sono in grado di impedire che ogni iniziativa presa in tal senso vada a buon fine. Il cosiddetto "stato d'Israele" non è mai stato condannato per i suoi crimini, grazie al reiterato veto americano. Ciò nondimeno, siamo per parte nostra favorevoli a simili iniziative. Io personalmente ho partecipato a ben 10 convegni per chiarire questo problema all'opinione pubblica internazionale.



D. Durante il nostro soggiorno in Libano, abbiamo notato che anche nei quartieri musulmani alcune donne, e non sono poche, non indossano l'hijab. Come si pone il movimento di Hizbullah di fronte a questi problemi?



R. Il nostro movimento si sforza di convincere, specialmente i giovani, senza imporre le proprie convinzioni. Certo, noi mettiamo in pratica il nostro Islam, ma non costringiamo nessuno a seguirci. Si tratta di una questione di educazione, e non di imposizione. Certo, in Libano vivono molti musulmani, ma nessuno può imporre con la forza la pratica dell'Islam. Dobbiamo invece sforzarci di ragionare e convincere con l'intelligenza. Si tratta in definitiva di adoperarsi per favorire la maturazione della nostra comunità, se si vogliono ottenere risultati duraturi e tangibili.



D. I mezzi d'informazione occidentali hanno dato un grande rilievo ai risultati delle recenti elezioni iraniane, presentandole come un voto di rifiuto degli ordinamenti islamici, ed in primo luogo della Wilayatul-Faqih. Qual è la vostra opinione a questo riguardo, particolarmente significativa dati i vostri stretti legami con la Repubblica Islamica dell'Iran?



R. Le elezioni di Febbraio sono state elezioni libere, conseguenza di un processo naturale di sviluppo ad assestamento della società iraniana. Vi è stato certo un confronto tra due punti di vista, tra due linee politiche, ma tutto nel quadro degli ordinamenti islamici. Il popolo iraniano ha risposto in massa alla chiamata alle urne, ed ha potuto esprimere in piena libertà le proprie opinioni ed i propri desideri, e tutto ciò indica che il governo e gli ordinamenti islamici sono più saldi e attivi che mai.



D. Crede Ella che una comunità come la nostra, sia pur nella sua limitata consistenza numerica, possa avere un ruolo significativo per la difesa della causa dell'Islam ed il miglioramento dei rapporti con i non musulmani di buona volontà in un paese come l'Italia, nella sua stragrande maggioranza del tutto estraneo all'Umma Islamica?



R. E' vostro dovere adoperarvi in tal senso. Anche in Italia c'è bisogno di gente che parli e dia testimonianza dell'Islam. Questo è necessario soprattutto nei riguardi dei non musulmani, in una situazione come la vostra. Quand'anche s'abbia a che fare con non musulmani, sarà pur sempre possibile avere con loro buoni rapporti ed unità d'intenti in nome dei buoni principi, di quegli stessi principi universali proclamati ed attuati dall'Islam.



Intervista curata dall'Associazione Islamica "Ahl-Al-Bait", Via Confalone, 7 &endash; Napoli &endash; 80136 &endash; tel. (+39) 0815441587 &endash; E-mail ilpuroislam@iol.it &endash; URL: Default Parallels Plesk Panel Page (http://www.shia-islam.org)





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Radio Islam: Intervista a un deputato Hizbullah (http://www.radioislam.org/islam/italiano/islam/interv.htm)

Avamposto
20-08-10, 00:44
http://ec.snagfilms.com/images/hezbollah/hezbollah_600x337.jpg




http://0.tqn.com/d/middleeast/1/0/F/3/-/-/al-manar.jpg

Avamposto
20-08-10, 00:46
Parla Leila Mazboudi, della Tv di Hezbollah

Per la caporedattrice di Al Manar, a Roma per il convegno Medlink, l'attentato è opera di forze oscure, guidate da Usa e Israele: un colpo all'unità nazionale e all'opposizione

13 dicembre 2007 - Geraldina Colotti

Fonte: Il Manifesto (IL MANIFESTO (http://www.ilmanifesto.it))



Leila Mazboudi, caporedattrice della televisione di Hezbollah, Al Manar, è a Roma per partecipare al convegno Medlink (14-16 dicembre), organizzato da Arci, Fiom-Cgil, Un ponte Per... Con lei abbiamo parlato dei drammatici avvenimenti libanesi.
A cinque giorni dalla data per l'elezione del nuovo presidente, un altro attentato. A chi giova?Il generale Francois el Hajj era vicino al generale Aoun, del blocco del cambiamento e della riforma, e amico del generale Michel Suleiman, il candidato alla presidenza del Libano, nonché suo probabile successore come capo dell'esercito. Da un anno la maggioranza rifiuta ogni proposta avanzata dal blocco dell'opposizione, c'è un consenso sulla candidatura del presidente, ma non sulla formazione del nuovo governo. Questo assassinio è dunque prima di tutto un colpo contro Suleiman e un colpo all'unità dell'opposizione che chiede un governo di unità nazionale. Se il 17 non si troverà un accordo nell'ultima sessione ordinaria del Parlamento, bisognerà attendere quella straordinaria, prevista per marzo, rimarremo nell'incertezza. Da noi c'è sempre un attentato al momento giusto. Un'altra ipotesi chiama in causa al Quaeda, perché Hajj ha guidato le operazioni militari contro le milizie integraliste di Fatah al-Islam nel campo profughi palestinese di Nahr el-Bared.Quello che però non quadra è che, su 18 attentati compiuti in Libano dal 2005, per la prima volta una personalità militare viene colpita in una zona ad alta sorveglianza militare. Possibile che una forza esterna al paese disponga di una simile potenza di fuoco e di così tanti mezzi logistici e riesca a farla franca nonostante la presenza di tanti servizi segreti e della Finul? Siamo più portati a pensare che si tratti di forze perniciose che vogliono la destabilizzazione del Libano, magari un'alleanza Usa-Israele. Questa volta, neanche la maggioranza ha gettato la croce sulla Siria senza riserve, perché vengono colpiti gli interessi dell'opposizione.
Al Quaeda ha rivendicato gli attentati in Algeria e si candida come difensore dell'orgoglio arabo-islamico contro l'Occidente. Qual è la posizione di Hezbollah?Hezbollah sostiene le azioni militari di resistenza contro l'occupante, contro obiettivi militari in Iraq, in Afghanistan, in Palestina, ma considera un'aberrazione qualunque attentato contro i civili. E poi chi sono questi gruppi per accusare altre forze islamiche di apostasia? Ci sono forti sospetti che siano infiltrati dai servizi segreti Usa, soprattutto in Afghanistan. L'islam di Hezbollah sostiene la diversità culturale e politica. Al Manar sostiene la resistenza di tutti gli oppressi del mondo, siamo terzomondisti e altermondialisti. La «mezzaluna sciita» agitata da Bush è uno spauracchio che non corrisponde alla realtà. In gioco, per noi, non ci sono questioni etniche - sciiti contro sunniti, cristiani contro musulmani e via dicendo - ma la necessità di impedire la presa esterna sulle nostre ricchezze e sulla nostra regione. Gli Usa hanno appena venduto ai paesi del Golfo persico armi per 10 miliardi di dollari facendo leva sulla paura dell'Iran e del suo presunto uso del nucleare militare. Anche a dispetto dei rapporti degli stessi servizi segreti secondo i quali l'Iran ha smesso il programma di ricerca nucleare. Fomentare la paura serve a Bush per accrescere l'industria bellica con l'aumento del prezzo del petrolio.
Quale spazio c'è per le donne in Hezbollah?Abbiamo proposto un cambiamento dello statuto interno, che conteneva norme tradizionaliste, che proibivano la partecipazione femminile ad alcuni settori della vita politica. Prima non era stato possibile farlo perché la priorità era necessariamente quella della lotta contro l'occupazione militare. In Afghanistan l'avanzata dell'islam ha rinchiuso e soffocato le donne, in altri paesi come l'Iran, che conosco bene, oggi non è così. In Libano oggi abbiamo ottime relazioni con le donne del Partito comunista, e obiettivi comuni: fare gli interessi delle classi popolari, e soprattutto preservare la resistenza nella sua forma logistica, militare e organizzativa. Hezbollah non è una milizia, ma un movimento di resistenza popolare che ha permesso al paese di difendersi e smetterà di esistere quando cesserà l'aggressione israeliana. Un proverbio dice: la forza del Libano è nella sua debolezza. Noi diciamo: la forza del Libano, è nella sua forza.



Parla Leila Mazboudi, della Tv di Hezbollah (http://www.peacelink.it/conflitti/a/24431.html)

Avamposto
20-08-10, 01:32
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20-08-10, 03:04
HEZBOLLAH DOPO LE ELEZIONI

di Franklin Lamb

dal sito Counterpunch

Traduzione di Gianluca Freda



Dahiyeh.

Mentre in apparenza la coalizione filoamericana di qui ha conservato la sua maggioranza, la coalizione guidata da Hezbollah ha in realtà vinto le elezioni con uno scarto di circa il 10 per cento del voto popolare. Dei circa 1.495.000 voti delle elezioni del 7 giugno, 815.000 sono andati alla Resistenza Nazionale Libanese guidata da Hezbollah, mentre 680.000 sono andati alla coalizione governativa “14 Marzo”.

Mentre il nuovo primo ministro libanese, Saad Hariri, lavora per mettere insieme un governo di coalizione, Hezbollah in Libano è attualmente più forte di quanto sia mai stato. Il Partito è ampiamente in grado di determinare la composizione del futuro governo libanese e di insistere affinché ai suoi alleati vengano assegnati dei posti chiave, poiché preferisce tenere un basso profilo e influenzare la politica attraverso tranquille consultazioni piuttosto che attraverso minacce e dimostrazioni di forza.

Come ha spiegato un mio amico di Hezbollah: “Se Hezbollah avesse anche un unico membro presente in Parlamento, la maggioranza capirebbe che l’intera Resistenza è lì. Non ci serve essere appariscenti, piuttosto abbiamo bisogno di collaborare e di far funzionare questo nuovo governo. I nostri sostenitori ci chiedono questo”.

Il sostegno popolare a Hezbollah sembra essersi accresciuto dopo le elezioni grazie alla sua sportiva accettazione dei risultati elettorali e agli sforzi compiuti per raggiungere un’intesa con gli avversari politici, nonostante i forti sospetti che nutre verso la “Coalizione Americana”.

Questa situazione è ben esemplificata da una barzelletta che circola attualmente per Dahiyeh, un caposaldo della Resistenza dove il sostegno per la coalizione filoamericana “14 Marzo” non è certo massiccio.

Un membro di Hezbollah scrive all’ayatollah Ali Khomeini, Leader Supremo o Giureconsulto (Wali al Fiqeh) dell’Iran, che il Partito consulta spesso sulle questioni politiche e religiose.

“Caro Leader Supremo, sono uno spacciatore di crack che lavora a Beirut, recentemente diagnosticato come portatore di virus HIV. I miei genitori vivono nei bassifondi di Dahiyeh e una delle mie sorelle, che vive a Jounieh, è sposata con un travestito. Mio padre e mia madre sono recentemente stati arrestati dalle forze di sicurezza di Hezbollah per aver coltivato marijuana in giardino e ora dipendono economicamente dalle altre due mie sorelle, che fanno le prostitute a Maameltein.

“Ho due fratelli. Uno sta scontando una condanna all’ergastolo a Roumieh per l’omicidio di un minorenne nel 1994. L’altro fratello è attualmente detenuto nel carcere di Trablos con l’accusa di aver riciclato denaro sporco e di aver falsificato banconote da 100 dollari. Mi sono recentemente fidanzato con una prostituta thailandese che vive a Jiyeh e che lavora ancora part-time in un bordello.

“Il mio problema è il seguente: io amo la mia fidanzata, non vedo l’ora di presentarla alla famiglia e naturalmente vorrei essere del tutto onesto con lei.

“Pensi che dovrei dirle che mio zio ha votato per la Coalizione 14 Marzo nelle recenti elezioni libanesi?

“Firmato, un fedele preoccupato per la propria reputazione”

Hezbollah ha senso dell’umorismo e la capacità di fare dell’ironia su se stesso. Hezbollah ha fatto eleggere per la quinta volta il suo alleato, il leader di Shia Amal, Nabih Berri, alla carica politicamente influente di portavoce del Parlamento. Nel frattempo, l’alleato cristiano di Hezbollah, Michel Aoun, ha incrementato il suo voto popolare, ottenendo un maggior numero di seggi, per un totale di 27. Egli ora richiede sette posizioni ministeriali (tre in più rispetto al precedente governo) per il suo Libero Movimento Patriottico.

L’opposizione non ha bloccato la nomina di Saad Hariri a primo ministro (ha ricevuto 85 voti su 128), ma ha mandato il messaggio di volere cooperazione su problemi che rivestono particolare interesse per il partito. I suoi alleati hanno rinnovato la richiesta di rappresentanza proporzionale nel nuovo Parlamento che conta ora 128 seggi. Ci sono ora 13 formazioni politiche e 11 candidati indipendenti, molti dei quali cercano di intessere buone relazioni con Hezbollah, attenuando le lamentele preelettorali sulle armi in suo possesso. Una delle ragioni è che l’opinione pubblica libanese, che assiste ancora una volta alle provocazioni israeliane e a un assembramento militare lungo la linea blu, ha capito che finché l’esercito libanese non sarà in grado di accollarsi questo compito può far comodo avere un forte elemento di deterrenza ai progetti del governo Netanyahu.

Dopo le elezioni del 7 giugno, l’opposizione appare abbastanza unita e pronta a confrontarsi con il neonominato gruppo Lebanon First (noto in precedenza come “Gruppo 14 Marzo”). Alcuni hanno suggerito anche al “Gruppo 8 Marzo” di cambiare nome in Lebanon Always, ma Hezbollah preferisce restare fedele, almeno per ora, a questo nome legato alla Resistenza.

Alcuni militanti di Hezbollah hanno suggerito che l’opposizione dovrà decidere come relazionarsi con il nuovo governo, una decisione che potrà richiedere settimane e che forse avrà come base la richiesta di esplicita legittimazione del possesso di armi da parte di Hezbollah. Talal Arslan, druso vicino a Hezbollah e rivale di Walid Jumblatt, ha detto che l’opposizione dovrà partecipare al futuro governo come “ente unitario” o restarne fuori, sottintendendo che farà di tutto per tenere in vigore gli accordi di Doha sul “terzo d’ostruzione” [un accordo raggiunto a Doha nel 2008 che concede all’opposizione un terzo dei seggi parlamentari, così da conferirle il potere di bloccare i lavori del Parlamento, NdT].

Anche il leader dei drusi, Walid Jumblatt, uscito un po’ indebolito dalle elezioni, ma pur sempre il più forte degli “Ziam” drusi, si mostra ora meno tiepido verso Hezbollah dopo essersi sentito “abbandonato dagli americani” lo scorso anno. L’altro giorno ha trascorso diverse ore con Hasan Nasrallah e ha dichiarato di non credere più che le armi di Hezbollah rappresentino un problema interno, mentre nelle interviste è tornato a parlare di arabismo e dei diritti dei palestinesi. Il suo staff ha suggerito che egli potrebbe anche co-sponsorizzare la legge per i rifugiati palestinesi in Libano, secondo la formula “tutti i diritti tranne la cittadinanza” fatta circolare dalla Fondazione Sabra e Chatila”.

Le relazioni del nuovo primo ministro Saad Hariri con Hezbollah fino a questo momento sono state cordiali. Si è incontrato la scorsa settimana con il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, non ha fatto pressioni per il disarmo di Hezbollah e dopo i colloqui i due hanno rilasciato una dichiarazione con cui “si impegnano a proseguire la discussione nella presente atmosfera calma e positiva e sottolineano la logica del dialogo, della cooperazione e dell’apertura”.



La posizione di Hezbollah dopo le elezioni in Iran

Le elezioni iraniane del 12 giugno hanno inizialmente creato una certa gioia in Israele.

Si era sperato che Israele potesse più facilmente creare un caso allo scopo di far accettare alla comunità internazionale un bombardamento israeliano sull’Iran e un incremento delle sanzioni. Netanyahu aveva insistito su questo punto nel corso della sua visita in Europa di questa settimana, cercando di convincere paesi come l’Italia, che sono tra i più importanti partner commerciali dell’Iran, a ridurre i propri legami economici.

Eyal Zisser, capo del dipartimento di Storia Mediorientale e Africana all’Università di Tel Aviv, ha espresso l’opinione che “le elezioni iraniane sono un segnale inquietante per la Siria e per Hezbollah. Più debole è il regime, meno sostegno potrà fornire a Hezbollah”.

Hezbollah non è d’accordo. In ogni caso, quali che siano i cambiamenti a lungo termine che potranno avvenire in Iran dopo le elezioni, i referenti del partito insistono a definirli più evoluzionari che rivoluzionari. Essi non credono che i recenti avvenimenti possano indebolire l’Iran militarmente e neanche che possano influire sul sostegno dell’Iran alla Palestina, espressamente previsto dalla Costituzione iraniana, o sulla sua amicizia con la Resistenza Nazionale Libanese guidata da Hezbollah.

I membri del Partito hanno espresso unanimemente l’opinione che Hezbollah si terrà lontano da ogni eventuale scontro di potere tra il gruppo Ahmadinejad/Khamenei e la fazione Mousawi/Rafsanjani; alcuni membri recentemente intervistati si aspettano che la leadership iraniana, dopo un’eventuale “reimpasto dei dicasteri e delle funzioni”, tornerà ad essere unita per il bene del suo popolo. Spiegano che Hezbollah non ha nulla a che fare con gli affari interni dell’Iran, che non prenderà posizione nelle sue questioni nazionali e che le elezioni del 12 giugno sono state una questione puramente interna.

“Ciò che accade laggiù non ha niente a che fare con la nostra situazione”, ha detto Naim Qassim ai media di Beirut il 25 giugno 2009, “noi abbiamo la nostra identità e popolarità libanese e questi eventi non ci riguardano”, aggiungendo che Hezbollah è convinto che la situazione tornerà presto alla normalità e che “la Repubblica Islamica è riuscita a sventare con successo questo complotto d’oltreoceano mirante a destabilizzare la situazione interna”.

Un’altra ragione per cui i membri di Hezbollah non credono che i risultati delle controverse elezioni iraniane possano influire sul partito o sui suoi programmi è che il sostegno a Hezbollah, e anche a gruppi sunniti come Hamas o la Jihad Islamica, è integrato nella Costituzione e nell’ideologia dell’Iran, che vede la Repubblica Islamica come un baluardo contro Egitto, Giordania e altri stati che hanno riconosciuto Israele.

Quanto all’argomento “finanziamenti”, ho appreso che l’Iran fornisce a Hezbollah molti meno aiuti di quanto riportino i media occidentali, ma che l’Iran non decurterà questa assistenza.

Le buone relazioni di Hezbollah con l’Iran esistono fin dalla nascita del Partito e da allora si sono fatte sempre più strette. Secondo Hezbollah, praticamente tutta la leadership iraniana avrebbe stretti legami col Partito. L’Iran, e in misura crescente sempre nuovi paesi della regione, e non solo, condividono gli obiettivi di Hezbollah e hanno promesso di mantenere salde le proprie relazioni e possibilmente espanderle.

Secondo Hezbollah, il coinvolgimento dell’occidente, e in particolare di Inghilterra e USA, nelle elezioni e negli affari interni dell’Iran è ormai evidente.

“Le rivolte e gli assalti nelle strade sono stati orchestrati dall’esterno nel tentativo di destabilizzare il governo islamico del paese”, afferma Qassim.

Se Hezbollah è aperto ai colloqui con i rappresentanti di tutti i governi occidentali, è probabile che tale apertura non includerà troppo presto gli Stati Uniti, anche se il Partito afferma che diversi funzionari statunitensi hanno chiesto di parlare con Hezbollah.

Questa continuerà ad essere, con ogni probabilità, la posizione di Hezbollah, almeno finché l’amministrazione Obama non eliminerà il Partito dalla lista delle “organizzazioni terroristiche”. Secondo Qassim: “E’ inutile che Hezbollah intrattenga qualunque dialogo con gli americani, visto che essi ci vedono come terroristi. Gli europei, dal canto loro, hanno un ruolo da svolgere, visto che hanno adottato un approccio differente da quello americano”.

A breve termine, sembra poco probabile che le recenti elezioni di giugno possano avere su Hezbollah qualche effetto di rilievo, tanto all’interno del nuovo governo libanese quanto sul piano internazionale.




HEZBOLLAH SEMPRE PIU' FORTE - Gianluca Freda BLOGGHETE!! (http://blogghete.blog.dada.net/post/1207100488/HEZBOLLAH+SEMPRE+PIU'+FORTE)

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20-08-10, 03:06
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20-08-10, 03:09
http://nimg.sulekha.com/others/original700/mideast-lebanon-hezbollah-2009-11-11-14-42-10.jpg




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20-08-10, 03:10
http://www.globalpost.com/sites/default/files/photos/38/Lebanon_Syria-10-13-5-Gilbert-Scud-Hezbollah-EDIT.jpg



http://www.michaeltotten.com/images/Hezbollah%20in%20Lebanon%20Flag.JPG

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20-08-10, 03:12
http://www.yalibnan.com/wp-content/uploads/2009/12/ashura-122709-4-Hezbollah-women-chant.jpg




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Avamposto
09-09-10, 09:49
Libano, esplodono munizioni in una casa al confine con Israele -

venerdì 3 settembre 2010



BEIRUT (Reuters) - Un incendio in una cittadina nel Libano meridionale ha provocato forti esplosioni di granate e munizioni.

Una fonte della sicurezza libanese ha detto che le esplosioni sono avvenute in una zona nei pressi del confine meridionale del paese con Israele, dove si trova una roccaforte delle milizie del gruppo Hezbollah. Nella regione, controllata dalle forze di peacekeeping Onu e dall'esercito libanese, non dovrebbero trovarsi armi.

La fonte ha detto che un fuoco è divampato all'esterno di un'abitazione di tre piani nella cittadina di Shihabiya, a circa 15 km a est dalla città costiera di Tiro. Allargatosi all'edificio, l'incendio ha poi fatto saltare in aria otto razzi, diverse granate e altre munizioni, oltre a due bombole di gas.

Una fonte interna a Hezbollah ha detto che l'esplosione è stata generata da un incendio a un generatore che ha fatto saltare due botti di gasolio, negando la presenza di armi, ma una fonte militare ha confermato che si poteva distinguere lo scoppio delle munizioni.

Non risultano vittime dell'esplosione.

Testimoni riferiscono che sul posto si è portato un elicottero delle Nazioni Unite e che l'esercito libanese ha bloccato l'accesso all'area. Personale di sicurezza di Hezbollah ha invece tenuto lontano i giornalisti, cui ha impedito di effettuare riprese.

Secondo i termini di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, che ha messo fine alla guerra del 2006 tra Hezbollah e Israele, l'area del Libano meridionale dovrebbe essere preclusa ad ogni tipo di arma, salvo quelle del contingente internazionale Unifil.




Libano, esplodono munizioni in una casa al confine con Israele | Prima Pagina | Reuters (http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE6820DS20100903)

Avamposto
09-09-10, 09:50
L’INTELLIGENCE ISRAELIANA SI È INFILTRATA TOTALMENTE NEL GOVERNO LIBANESE

Postato il Mercoledì, 08 settembre @ 14:05:00




DI WAYNE MADSEN
WMR

Abbiamo appreso dalle nostre fonti d’informazione nel Libano che laggiù il governo si è da poco reso conto di quanto l’infiltrazione dei servizi d’intelligence israeliani in tutti i gruppi politici del Paese abbia raggiunto livelli mai sospettati prima.

Soddisfatto per la penetrazione del mondo cristiano e druzo nel paese, il Mossad israeliano ad oggi si è introdotto nelle più alte cariche dei partiti sunnita e sciita. Il Libano ha recentemente accusato di spionaggio il generale, ormai in pensione, Fayez Karam, per aver rivelato informazioni segrete al Mossad. Karam è un membro di spicco del Movimento Patriottico Libero, fondato dal generale, anch’egli in pensione, Michel Aoun, alleato di Hezbollah.

Nella foto: Saad Hariri

Tra i partiti politici “conquistati” dall’Intelligence israeliana c’è il Movimento del Futuro del primo ministro Saad Hariri, succeduto al padre Rafic Hariri, assassinato da un autobomba a Beirut nel 2005. Si ritiene che molto presto il tribunale speciale per il Libano accuserà Hezbollah di essere il mandante dell’assassinio. Ma il leader del partito sciita, Hassan Nasrallah, ha di recente annunciato che il gruppo aveva tra le mani prove video proveniente da droni israeliani, le cui immagini mostrano che le forze di difesa israeliane hanno seguito Hariri prima dell’omicidio.

Il procuratore capo del tribunale, il canadese Daniel Bellemare, ha richiesto le prove custodite da Hezbollah. Tuttavia, siamo venuti a conoscenza del fatto che lo stesso Bellemare è sospettato dai servizi segreti libanesi di aver intrecciato precedentemente contatti stretti con alcuni agenti della CIA e del Mossad. È già stato reso noto il sospetto nei confronti di Bellemare per aver autorizzato e presentato intercettazioni telefoniche che inchiodano Hezbollah. Probabilmente Bellemare vuole servire su un piatto d’argento la prova schiacciante al Mossad, così che gli Israeliani possano scoprire l’origine della fuga dei video considerati confidenziali e riservati.

Altrettanto importante è il fatto che il Mossad sta preparando il successore al leader politico schiita Nabih Berri, l’attuale presidente del parlamento libanese. Tale operazione è attivamente sostenuta dall’Arabia Saudita, un Paese la cui alleanza con Israele è sul punto di diventare di dominio pubblico.

Secondo le nostri fonti in Libano, dopo l’accusa ad Hezbollah per l’assassinio di Hariri, Israele e gli USA ora per aiutare l’ONU possono contare su un’organizzazione, una rete sunnita, che si estende dalla valle del Bekaa al Libano. Tra i componenti c’è un membro della famiglia Ziad al-Jarrah, uno dei presunti responsabili dell’11 settembre.

L’intelligence libanese ha ricollegato la famiglia in questione, che viene dalla valle della Bekaa, ad una rete sostenuta da alcuni Sauditi salafisti tra cui alcuni membri di Al-Qaida. L’obiettivo è colpire gli shiiti del Libano in seguito alle accuse avanzate da Bellemare contro Hezbollah. L’intelligence libanese ha scoperto che i membri di questa rete salafista/Al Qaida sostenuta dal Mossad ha in passato colpito i più alti dirigenti shiiti in Iraq. Noi sappiamo che Ziad al-Jarrah è stato usato dal Mossad, dalla CIA e dai servizi segreti sauditi come 'fantoccio' per l’intrigo dell’11 settembre, proprio come hanno fatto in Iraq e altrove per mantenere vivo il mito d’Al Qaida e Osama bin Laden.

Sebbene fosse ancora in uno stato embrionale negli anni 80’ e 90’, questa rete è servita al Mossad e alla CIA per spiare i gruppi palestinesi del Libano, così come la Siria durante la sua occupazione.

La rete di spionaggio israeliana si estende anche in Siria. Le nostre fonti libanesi ci informano che l’anziano vice-presidente siriano Abdel Halim Khaddam, che aveva accusato il suo presidente Bachar al Assad per aver ordinato l’assassinio di Hariri, è sostenuto tatticamente da Israele e USA. Khaddam che guida il Fronte di Salvezza Nazionale (FSN) in esilio, cerca di eliminare Assad. Il FSN riceve un sostegno non soltanto dall’intelligence israeliana e USA, ma anche da quelle francese e tedesca. Il Fronte Nazionale ha uffici a Bruxelles, Berlino, Parigi e Washington, ed è sospettata di agire dietro le quinte con Bellemare nel reperire prove e formulare capi d’accusa contro Hezbollah per l’assassinio di Rafic Hariri. Tuttavia i tentativi precedenti per incastrare Assad e i generali libanesi pro-siriani, accusati di omicidio, non hanno avuto riscontro per mancanza di prove credibili.

Titolo originale: "Israeli intelligence infiltrated throughout Lebanese government "

Fonte: WAYNE MADSEN REPORT - Wayne Madsen Report (http://www.waynemadsenreport.com/)
Link
23.08.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARTINA PALAZZO




ComeDonChisciotte - L’INTELLIGENCE ISRAELIANA SI È INFILTRATA TOTALMENTE NEL GOVERNO LIBANESE (http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7427)

Avamposto
10-09-10, 10:51
Libano: smilitarizzare Beirut? Non conviene ai potenti

di Lorenzo Trombetta


DAMASCO-BEIRUT. Dopo gli scontri di Burj Abi Haidar la ferita intercomunitaria apertasi nel 2008 è sempre più profonda. Le violenze e quel che ne è seguito forniscono indicazioni sull'attuale scenario libanese e sulle immancabili influenze esterne.



Tre morti, una decina di feriti e ingenti danni materiali a edifici residenziali e moschee è stato il bilancio di pesanti scontri armati in diversi quartieri di Beirut ovest, a maggioranza sunnita, cui hanno preso parte centinaia (sic!) tra miliziani sciiti di Hezbollah e seguaci sunniti dell'Associazione per i progetti di beneficenza islamica (Ahbash). Scoppiate a Burj Abi Haidar a causa di una lite sul diritto di precedenza tra auto di fronte a una moschea, le violenze sono state le più gravi dalla mini-guerra civile combattuta nel maggio 2008.

Quel 24 agosto il Libano è stato testimone dell'ennesimo "incidente isolato a sfondo personale", che "non ha alcuna portata politica o confessionale". Un "incidente personale" che in una tranquilla serata di Ramadan è degenerato in tre ore di scontri, allargatisi oltre i confini di Burj Abi Haidar e che hanno investito altri affollati quartieri residenziali di Beirut ovest. I contendenti, come hanno mostrato le foto pubblicate all'indomani su tutti i giornali locali, hanno fatto uso di fucili automatici, bombe a mano, lancia granate. Un "incidente isolato e personale" che ha contribuito a rafforzare poche ma solide certezze sull'attualità libanese.

1) A Beirut Ovest la tensione rimane alta. Esistono cellule di mercenari armati? La ferita tra sunniti e sciiti del maggio 2008 è ancora aperta e purulenta. Lo dimostra il fatto che nei rioni dove si sono consumati gli scontri del 24 agosto (Burj Abi Haidar, Nueiri, Ra's an-Nabaa, Basta, Mar Elias, Mussaytbe, Tariq Jdide, Mazraa e Barbir), i carri armati e le jeep dell'esercito libanese non se ne sono mai andati. A differenza di altre zone di Beirut, i blindati sono rimasti lì a "rassicurare" gli abitanti. A ricordare che la brace cova sotto la cenere.

"Noi Ahbash siamo sunniti e beirutini e combatteremo fino alla fine, fino alla morte", aveva detto un membro dell'Associazione di beneficenza islamica, citato dal quotidiano panarabo al-Hayat il 26 agosto scorso. "Siamo sunniti e beirutini", come a ricordare che chi "ci ha attaccato" non è sunnita né di Beirut. I due "martiri" di Hezbollah uccisi negli scontri, Muhammad Fawwaz (alias “Abu Trab”) e Ali Jawwad sono stati sepolti rispettivamente a Kfar Fila (a est di Sidone) e a Tibnin (a est di Tiro). Due località sciite lontane dalla capitale.

Il primo era il il capo settore della sicurezza del movimento sciita anti-israeliano a Burj Abi Haidar. Un “pezzo grosso”, affiancato dal suo vice, Ali Jawwad. Con appena due pallottole esplose durante la rissa iniziale, gli Ahbash (noti per essere vicini alla Siria, alleata di Hezbollah), avrebbero decapitato il "servizio d'ordine" (indibat) del Partito di Dio in un quartiere a maggioranza sunnita ma abitato anche da sciiti.

Se centinaia di uomini armati si sono dati battaglia per tre ore in un'area di tre km quadrati con un arsenale così imponente, in molti dovevano essere preparati all'evenienza di scontri. Dal partito degli Hariri assicurano che i loro seguaci la sera del 24 agosto sono rimasti a casa a celebrare l’iftar (la rottura giornaliera del digiuno durante il mese di Ramadan).

Significa dunque che il gruppuscolo degli Ahbash è riuscito per tre ore a tener testa ai "temibili" Hezbollah senza che nessun altro "sunnita" di Beirut sia sceso in campo? Una risposta hanno tentato di fornirla gli inquirenti, che dieci giorni dopo l'incidente "isolato e personale" hanno dichiarato: “gli autori dell'assalto alla moschea sunnita di Basta al-Fawqa (Basta di Sopra) sono una banda del quartiere dedita al traffico di stupefacenti e furti".

Questi "balordi" avrebbero approfittato del trambusto per assaltare una moschea e incendiarla con bombe molotov (preparate quando?). "Il capo della banda - assicurano gli inquirenti della polizia militare incaricata delle indagini - non appartiene a nessun partito". Ladruncoli e spacciatori o miliziani mercenari eterodiretti? Iddio ne sa di più. In attesa di risposte, ci si limita a registrare le dichiarazioni di un'autorità religiosa sunnita di primo piano: il mufti del Monte Libano, Muhammad Ali Juzu, che invece del miele ha preferito spargere sale sulla ferita.

Juzu, uomo di Hariri, è intervenuto a commento delle dichiarazioni di un alto responsabile di Hezbollah, Muhammad Raad, che durante i funerali di uno dei due "martiri" aveva affermato che l'ucciso "amava moltissimo i membri della famiglia del Profeta" (Ahl al-Bayt). "Tutti amiamo gli Ahl al-Bayt - ha detto il mufti - ma chiediamo al signor Raad se secondo lui gli Ahl al-Bayt sono contenti di vedere durante il mese sacro di Ramadan il sangue dei musulmani versato e le case di Dio prese d’assalto".

Forte della sua carica apparentemente non politica, Juzu ha quindi aggiunto: "Dalla triste scomparsa di Fawwaz abbiamo appreso che egli ricopriva il ruolo di capo della sicurezza in quella zona. Significa che Hezbollah distribuisce responsabilità di sicurezza nei quartieri di Beirut e che arma questi capi-area. Mi domando allora se Beirut non sia diventata una città occupata da Hezbollah, che l'ha così divisa in settori, dove il responsabile di turno tenta di imporre la sua volontà con la forza delle armi…".

2) La resistenza a Israele passa per Burj Abi Haidar. Le armi di Hezbollah non si toccano. Il movimento sciita è immediatamente insorto contro chi ha chiesto la smilitarizzazione di Beirut. Dai ranghi più inferiori fino ai suoi vertici per dieci giorni Hezbollah è passato al contrattacco, accusando i promotori della campagna per una Beirut senza armi di "strumentalizzare per fini politici l'incidente di Abi Haidar", di "ballare sul sangue", di "voler disarmare la resistenza", di "essere a favore a Israele” e persino “al Tribunale speciale per il Libano (Tsl)" (secondo il Partito di Dio, il Tsl dovrebbe a breve accusare il movimento sciita, o suoi presunti “membri non controllati”, di esser coinvolto nell'omicidio dell'ex premier Rafiq Hariri nel 2005).

Ai funerali di Fawwaz e di Jawwad, rispettivamente a Kfar Fila e Tibnin, i sostenitori di Hezbollah, hanno urlato lo slogan khomeinista "A morte l'America, a morte Israele!". Sia Fawwaz che Jawwad sono stati seppelliti come "martiri della resistenza islamica", morti per difendere il Libano dall'aggressione sionista. Anche se gli aggressori, in quel caso, erano uomini armati di un'associazione sunnita di “beneficenza islamica”, da sempre vicina alla Siria, a sua volta arcinemica di Israele.

Qualora il premier e i suoi insistessero nell’invocare la smilitarizzazione di Beirut, Hezbollah ha anche minacciato l'uscita dal governo Hariri dei suoi ministri, sventolando implicitamente lo spauracchio di una crisi istituzionale simile o più grave di quella scoppiata nell’autunno 2006. A tentare di smussare gli angoli ci ha pensato il ministro degli interni Ziad Barud, emblema raro di un Libano che lavora per il bene generale e non per quello privato, comunitario o partigiano.

“Siamo ben consapevoli della delicatezza della questione”, ha assicurato Barud. “Ci possiamo accordare con Hezbollah sullo statuto speciale del suo arsenale a Beirut, perché non si tratta di disarmare la Resistenza. Tantomeno nella capitale”, ha dichiarato il ministro citato dal quotidiano as-Safir, il 30 agosto scorso. "Bisogna saper tracciare la sottile linea che separa le armi della Resistenza da quelle del caos (as-silah al-fawdawiyy)", ha aggiunto Barud, ricordando però che "la questione non può attendere la fine della lotta contro il nemico israeliano".

Per il gruppo parlamentare di Hezbollah “queste sono dichiarazioni che non rispondono all'intesa raggiunta nel governo di consenso nazionale e intendono scatenare disordine e divisione (fitna) tra i libanesi" (Avvertenza: quando nel Libano odierno si accenna al pericolo di fitna, la tensione retorica è davvero vicina al suo livello massimo). Lo scorso 3 settembre è infine intervenuto, in collegamento video, il sayyid Hasan Nasrallah per spiegare il pensiero di Hezbollah a chi non avesse ancora recepito il messaggio.

"In Libano ci sono armi in ogni casa”, ha detto il sayyid. “E' una vecchia questione e affrontarla è complicato, prende tempo e richiede saggezza. (…) Nel Paese si segue una metodologia sbagliata: chi mette sale nella ferita e rigira il coltello nella piaga" (il discorso integrale in arabo di Nasrallah è disponibile qui).

3) La società civile esiste ma non ha i mezzi di mobilitazione. Che rimangono invece in mano ai partiti dei soliti noti signori della Guerra e della Riconciliazione. Sull'onda dell'indignazione e della protesta generale, alcune organizzazioni non governative locali "indipendenti" avevano amplificato gli appelli a smilitarizzare Beirut promossi inizialmente dal governo guidato dal filo-saudita Saad Hariri e da altri politici non favorevoli a Hezbollah. La capitale - avevano ripetuto i rappresentanti della "società civile" - non può più tollerare la presenza di milizie.

Venerdì 3 settembre, dieci giorni dopo l'incidente isolato e personale di Abi Haidar, in un esclusivo albergo di Ashrafiye, quartiere residenziale di Beirut est, i rappresentanti dell'Associazione giornalisti contro la violenza, dell'Osservatorio della Repubblica e dell'associazione Multazimun ("Impegnati") si sono riuniti e hanno indetto un sit-in nel centro di Beirut per il prossimo 15 settembre, a ben tre settimane dagli eventi di Burj Abi Haidar, ma rigorosamente dopo la fine di Ramadan. Obiettivo: "protestare contro la presenza di milizie a Beirut e chiedere la smilitarizzazione della città".

Al coro iniziale dei politici vicini agli Hariri e di quelli dei due partiti cristiani (Forze Libanesi e Falangi) si erano unite la Camera di commercio di Beirut e l'Associazione dei commercianti di Beirut, presiedute rispettivamente da Muhammad Shuqayr, noto per essere vicino alla Siria, e dal finanziere Nicolas Shammas, indicato come “in quota Hezbollah”. In quei giorni immediatamente successivi alle violenze Shuqayr aveva tuonato: "La nostra città non sarà mai la Parigi del Medio Oriente se non sarà priva di armi".

Appelli - quelli dei politici, dei commercianti e delle Ong - che di fatto sono caduti nel vuoto. Alcuni dei loro promotori sono stati spinti a parlare di smilitarizzazione della capitale in rispetto alle regole del politicamente corretto, ben sapendo che dopo qualche giorno la tempesta sarebbe passata. Altri, come Multazimun, continuano inascoltati a invocare il sequestro delle armi. Sono ormai rimasti da soli, perché la “stabilità” del Libano esige “di riportare la calma” (armata) in città.

4) La Siria è di nuovo l'arbitro in Libano. La "dottrina al-Asad" sul Libano è tornata realtà dopo una breve parentesi (2005-2008) in un mare di continuità di circa trentacinque anni (1975-2010). Per il "creatore della Siria moderna" Hafiz al-Asad, padre dell'attuale presidente Bashar al-Asad, la stabilità del Libano era sempre stata la garanzia per la stabilità della stessa Siria. Nessun attore doveva e deve ancora oggi prevalere nel Paese dei Cedri, dove la tensione inter-comunitaria va sì alimentata, ma con moderazione. Calibrata da Damasco a seconda delle stagioni e delle esigenze regionali e internazionali.

Il fatto che gli Ahbash siano da sempre associati alla Siria (addirittura definiti da alcuni uno "strumento dei servizi di sicurezza di Damasco", nell’autunno 2005 furono sospettati di coinvolgimento nell'omicidio Hariri), ha spinto alcuni osservatori a ipotizzare che Damasco abbia voluto provocare gli scontri del 24 agosto per lanciare un messaggio a Hezbollah.

Secondo quest'analisi, dalla guerra del 2006 e ancor di più dopo gli scontri del maggio 2008, il movimento armato sciita è riuscito a riempire il vuoto di potere lasciato dall'apparato militare e di sicurezza siriano dopo il ritiro delle truppe di Damasco nel 2005.

Hezbollah è un alleato dell'Iran e rientra nell'asse della "resistenza" anti-israeliana di cui la Siria è un perno fondamentale. Ma lo strapotere del Partito di Dio in Libano, secondo questi osservatori, non piacerebbe a Damasco, che da due anni è intanto uscita gradualmente dall'isolamento occidentale. La formazione del governo Hariri nel 2009, con un'opposizione siro-iraniana forte di dieci ministri su trenta, ha già segnato un momento importante dell'inversione degli equilibri tra Hezbollah e Damasco: dei dieci dicasteri, due soltanto sono stati assegnati a uomini del movimento sciita. Gli altri otto sono stati affidati a personalità più o meno vicine alla Siria.

Il vertice tripartito avvenuto in estate a Beirut tra Libano, Siria e Arabia Saudita avrebbe definitivamente sancito il ritorno di Damasco nel Paese dei Cedri, inquietando non poco Hezbollah e il suo alleato iraniano, arcinemico di Riyad. Ma la Siria – questo è certo - non fa né il gioco saudita né quello iraniano. In Libano cura prima di tutto i suoi interessi.

L’interesse prioritario sarebbe ora quello di far tornare il Paese dei Cedri all'equilibrio pre-2005, quando l'esecutivo di Beirut era un governo amico e quando la questione della sicurezza non era minacciata da fattori interni fuori dal proprio controllo. In questo quadro, secondo taluni osservatori, la Siria condividerebbe con Hariri la necessità di porre un freno a Hezbollah e la minaccia di eventuali accuse del Tsl al Partito di Dio sarebbe funzionale a questo scopo. Eppure Nasrallah ha più volte ammonito che se il Tsl dovesse formalizzare le accuse contro membri del partito, a Beirut e altrove i suoi “ragazzi” scatenerebbero un altro 7 maggio, ben più cruento di quello di due anni fa.

Ma proprio i recenti combattimenti di Burj Abi Haidar hanno fornito la prova che oggi per Hezbollah sarebbe difficile conquistare Beirut Ovest in appena sei ore come avvenne nel 2008. A differenza di allora, Hezbollah non può contare sulla copertura e il sostegno, delle bande di Amal, partito sciita di Nabih Berri, "siriano" della prima ora, che oggi risponde all'ordine di scuderia di Damasco e invoca la giustizia del Tsl. Da registrare inoltre che alti dirigenti di Amal si trovavano a celebrare l'iftar nella sede degli Ahbash a Burj Abi Haidar il 24 agosto scorso, poco prima che si scatenasse l'inferno. Secondo alcune testimonianze, "membri di Amal" hanno sì partecipato agli scontri "a fianco di Hezbollah", ma "a titolo individuale". Berri e i suoi hanno comunque smentito ogni coinvolgimento del partito.

Ufficialmente la Siria è scesa in campo a fianco della "Resistenza" e contro la campagna "smilitarizziamo Beirut". Nel suo editoriale, il quotidiano Tishrin il 30 agosto scriveva: "Quello di cui è stata testimone Beirut negli ultimi giorni conferma che il complotto (al-mu'amara) contro la resistenza e le sue armi continua, così come continuano gli sforzi per suscitare la fitna". Il giornale governativo di Damasco ha poi accennato alla presenza negli scontri di "una terza parte", di "cellule dormienti” pronte a “dare il via alla loro opera distruttiva".

All'indomani del'"incidente isolato e personale", una delegazione degli Ahbash si era recata a Damasco per "un incontro previsto da tempo" con le autorità siriane (secondo il quotidiano an-Nahar avrebbero addirittura incontrato Rustum Ghazale, ex responsabile dei servizi di sicurezza militari siriani in Libano dal 2002 al 2005, prima del ritiro). Sull’incontro, Adnan Trabulsi, dirigente dell'associazione di beneficenza islamica ed ex deputato libanese, ha affermato che "i siriani si sono informati dell'accaduto e si sono detti preoccupati dell'attacco avvenuto da parte di membri non controllati (anasir ghayr mundabita) di Hezbollah".

Trabulsi ha assicurato comunque che col Partito di Dio c'è "piena cooperazione strategica" e che all'origine di tre ore di scontri con armi pesanti "c'è stato un malinteso poi degenerato". Citato da al-Hayat il 26 agosto, Trabulsi ha concluso: "Rimettiamo tutto nell'inchiesta delle autorità libanesi e del generale Ibrahim Abbas".

Ibrahim Abbas è il vice responsabile dei servizi di sicurezza militari libanesi. Il generale sciita - indicato come vicino a Hezbollah - secondo molti osservatori locali è il vero capo dell'intelligence dell'esercito dietro al generale cristiano Edmond Fadel. Abbas sarebbe, tra l'altro, il cervello della campagna di arresti avviata nella primavera 2009 nei confronti delle presunte spie in favore di Israele.

Proprio Abbas ha presieduto entrambe le riunioni svoltesi nei pressi del Museo Nazionale (luogo dal valore altamente simbolico, sulla linea di contatto della guerra civile) tra rappresentanti di Hezbollah e altri degli Ahbash nei giorni immediatamente successivi agli scontri. Obiettivo delle due riunioni è stato quello di "riportare la calma nelle zone coinvolte".

In quei due incontri, ma soprattuto in un vertice tenutosi il 30 agosto scorso tra Nasrallah e il leader degli Ahbash, shaykh Hussam Qaraqira, le parti si sono accordate per formare una commissione d'inchiesta congiunta incaricata di valutare i danni e di procedere quanto prima a pagare i risarcimenti alle famiglie colpite.

Mentre il generale Abbas lavorava nell’ombra per placare la situazione sul terreno, si riuniva al Gran Serraglio la commissione interministeriale presieduta da Hariri, convocata nei giorni immediatamente successivi agli scontri all’altisonante grido di “smilitarizziamo Beirut”. La commissione però si è limitata ad affidare ogni decisione al Supremo consiglio di Difesa, convocato per l’indomani.

Guadagnata così qualche preziosa ora notturna, Hariri è corso a Damasco dove ha incontrato il presidente al-Asad (la terza volta in poche settimane). Il raìs avrebbe invitato il premier ad abbassare i toni e ad abbandonare ogni iniziativa politica tesa alla smilitarizzazione di Beirut. Secondo alcuni resoconti di stampa libanesi, al-Asad avrebbe ribadito a Hariri che "preservare la Resistenza è una linea rossa invalicabile".

All’indomani, il Supremo consiglio di difesa libanese si è quindi limitato ad auspicare “un rafforzamento dell'esercito e della polizia”. Nel comunicato finale dell'incontro non v'è stata traccia della richiesta di procedere al disarmo di bande e milizie presenti a Beirut. I membri del consiglio (il presidente, il premier, i ministri coinvolti, il capo dell'esercito Jean Qahwaji, il capo dell'intelligence militare Fadel, quello della Sicurezza generale Wafiq Jizzini, della polizia Ashraf Rifi, della Sicurezza dello Stato George Qaraa) “si sono trovati d'accordo sul principio che è impossibile sopprimere le armi in un'unica operazione".

A porre fine alle speranze di qualche ingenuo visionario, la sera di domenica 5 settembre ci hanno pensato Hariri e Nasrallah, riunitisi in un faccia a faccia per "calmare la tensione politica". L'incontro è stato preparato da Nabih Berri e da Walid Jumblat, uomini vicini a Damasco.

Appendice: Burj Abi Haidar, “Spostati o ti calpesto!”.

- "Perché ci chiedete a noi cosa è successo. Chiedetelo a quelli, che hanno attaccato il nostro quartiere e hanno assaltato le nostre sedi. Non siamo certo andati noi a fare la guerra durante Ramadan!". Testimonianza citata da al-Hayat il 26 agosto scorso.

- "Eravamo nella nostra sede, accanto alla moschea, a celebrare l'iftar. Avevamo invitato una delegazione di Amal. Un ragazzo della nostro servizio d’ordine era impegnato ad aiutare una vettura a parcheggiare e aveva quindi bloccato per pochi attimi il traffico. In quel mentre a bordo di un auto è sopraggiunto uno di Hezbollah che si è rivolto al nostro ragazzo: 'Ehi! Spostati prima che ti calpesti!'. Ne è nata una lite che in breve si è tramutata in un tafferuglio. E nel giro di pochi minuti il quartiere si è riempito di centinaia di miliziani armati". Testimonianza dello shaykh Abd al-Qadir Fakihani, portavoce di Ahbash, citato da al-Hayat il 26 agosto scorso.

- "Muhammad Fawwaz (Hezbollah) passava nella sua macchina col suo compagno Ali Jawwad e sono stati attaccati a sorpresa. Uccisi a sangue freddo", testimonianza citata dal quotidiano al-Akhbar il 26 agosto scorso.

- "Una volta che Fawwaz è stato ucciso, centinaia di miliziani di Hezbollah sono venuti a bordo di minibus da un quartiere vicino. Erano armati fino ai denti", ha raccontato un testimone citato da L'Orient-Le Jour il 26 agosto scorso.

- Ahmad Omayrat, 19 anni, studente universitario, è la terza vittima degli scontri. Apparteneva agli Ahbash. "Tornava a casa per l'iftar, una pallottola lo ha colpito da lontano sparata da gente che veniva dal quartiere confinante". Testimonianza citata da al-Hayat il 26 agosto scorso.

- "Il sogno di mio figlio era quello di entrare nell'esercito e, se non avesse potuto, nella Resistenza", ha detto Jamal Omayrat, mukhtar di Zuqaq al-Blat, padre di Ahmad Omayrat, citato da an-Nahar il 27 agosto scorso. "Mio figlio amava Nasrallah - ha aggiunto il padre del giovane ucciso - aveva la sua foto come salvaschermo sul cellulare e in memoria teneva quattro video delle operazioni della Resistenza a Marun ar-Ra's (estremo sud del Libano) nel 2006".

- "Fawwaz è stato colpito a morte al collo da spari provenienti dall'alto, probabilmente da una delle finestre dei palazzi circostanti la piazza su cui si affaccia la moschea degli Ahbash". Affermazione attribuita da as-Safir il 3 settembre scorso a una "fonte della sicurezza vicina alle indagini". La stessa fonte ha affermato che gli inquirenti hanno individuato due diversi epicentri degli scontri: "il primo, di fronte alla moschea di Burj Abi Haidar; il secondo, nei pressi della moschea di Basta al-Fawqa, data alle fiamme da una banda locale, il cui capo non fa parte di Amal né di altri partiti".

- "Gli Hezbollah hanno aperto il fuoco contro il minareto della moschea di Ahbash a Burj Abi Haydar e hanno dato fuoco, con la benzina e molotov, alla loro moschea a Basta al Fawqa, hanno assaltato una sede di Ahbash a Nueiri e un altro palazzo nella stessa zona". Testimonianza citata da al-Hayat il 26 agosto scorso.

- "Sin dal 1991 (dopo la fine convenzionale della guerra civile) la questione delle armi non è stata affrontata con la dovuta serietà”, ha detto il ministro degli interni Ziad Barud citato il 30 agosto scorso dall’agenzia di notizie privata al-Markaziya. “L'errore che si commise allora fu quello di limitarsi a sequestrare le armi medie e leggere, ma non quelle pesanti. L'episodio di Burj Abi Haidar – ha annunciato risoluto Barud – costituisce dunque un'occasione per passare ad affrontare la questione in modo serio e oggettivo".

- "Le armi della Resistenza sono una cosa, e le armi di strada sono un'altra cosa. Gli abitanti della capitale hanno il diritto di chiedere che Beirut sia smilitarizzata", ha affermato il ministro dell’informazione e portavoce del governo Tareq Mitri, citato da al Hayat il 31 agosto scorso.

- "Come possono dieci poliziotti non addestrati tenere testa a centinaia di uomini armati?", si domandava lo scorso 30 agosto il ministro degli interni Ziyad Barud.

L'inchiesta. Dopo due settimane di indagini condotte dalla polizia militare, durante le quali sono state ascoltate in tutto 52 persone, le autorità giudiziarie di Beirut hanno rinviato a giudizio 22 sospettati con l'accusa di omicidio, tentato omicidio, incitazione alla sedizione confessionale, incendio volontario, possesso illegale di armi ed esplosivi. Altre 62 persone sono ricercate per concorso in omicidio.


(9/09/2010)



Libano: smilitarizzare Beirut? Non conviene ai potenti - rivista italiana di geopolitica - Limes (http://temi.repubblica.it/limes/libano-smilitarizzare-beirut-non-conviene-ai-potenti/14511)

Avamposto
10-09-10, 10:54
Il presidente iraniano in visita a Beirut a metà ottobre

Beirut, 9 settembre - Stando al libanese An Nahar, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadi Nejad arriverà in visita a Beirut il 13-14 ottobre per colloqui con il presidente Michel Suleiman. Nel corso della visita, Ahmadi Nejad ribadirà la totale disponibilità iraniana a fornire al Libano tutto il necessario per far fronte a un'eventuale aggressione israeliana. Il presidente iraniano avrebbe espresso anche il desiderio di visitare il sud del Libano, confinante con la Palestina occupata.



Arab Monitor - Sito di informazione dal mondo arabo (http://www.arabmonitor.info/news/dettaglio.php?idnews=31586&lang=it)

Avamposto
14-09-10, 17:55
Sayyed Nasrallah: i colloqui di pace in Medio Oriente sono "nati morti"

PRIMO FRONTE - Libano

Scritto da Hussein Assi

Venerdì 10 Settembre 2010 20:13





Proprio mentre alla corte di Obama, Abu Mazen e Nethaniau, a loro dire rilanciavano i cosiddetti “colloqui di pace, e mentre da Gaza tredici organizzazioni della resistenza palestinese chiamavano al boicottaggio di questi negoziati-truffa, il leader di Hezbollah, Seyyed Hassan Nasrallah si rivolgeva alla nazione con un discorso (annunciato da tempo in quanto in commemorazione di al-Quds) attraverso un grande schermo nel quartiere as-Shouhadaa, a Beirut sud.

Un discorso importantissimo, per cinque precise ragioni: (1) per il rifiuto categorico di riconoscere ogni legittimità al Tribunale Internazionale che “indaga” sull’attentato al defunto Rafiq al-Hariri (il cui figlio Saad è oggi primo ministro) e che pare vorrebbe mettere sotto accusa Hezbollah (con l’intenzione, apertamente auspicata dai sionisti, di terremotare il fragile quadro politico libanese); (2) per l’aperta condanna dei negoziati israelo-palestinesi, considerati “nati morti”; (3) per l’aperto appoggio all’alleanza delle tredici organizzazioni della Resistenza palestinese (vedi: Tredici a uno!); (4) per il giudizio complessivo che viene dato della situazione in Medio oriente, che grazie alle Resistenze, quella irachena inclusa, sarebbe sfavorevole all’imperialismo; (5) per l’aperto appoggio alle rivendicazioni dei profughi palestinesi in Libano.


Gerusalemme non può essere la capitale del cosiddetto "Israele"

Il Segretario Generale di Hizbullah ha iniziato il suo discorso nel "giorno migliore del migliore dei mesi" rendendo omaggio alla causa palestinese come ad una causa nobile che dev'essere sempre ricordata.
"Temiamo che alcune cause possano andare via (essere dimenticate, ndr) con il tempo" ha dichiarato Seyyed Nasrallah, pur sottolineando che "la nazione non poteva ignorare o dimenticare la causa palestinese come una parte della nostra religione, civiltà, etica, valori, storia presenti e futuri".
Secondo Nasrallah, il giorno di Al-Quds è il giorno per confermare valori e principi, non il giorno per dichiararli. "I nostri principi sono già dichiarati e conosciuti. Di conseguenza, il giorno di Al-Quds è il giorno in cui rinnoviamo la nostra fede, la confermiamo ed annunciamo l'impegno per i nostri obiettivi".
"Oggi diciamo al mondo intero che le sfide non sono cambiate di una singola lettera nei nostri principi fondamentali, anche se alcune sono cadute in mezzo alla strada" ha detto Nasrallah, ricordando i principi che dicono che tutta la Palestina sia del popolo palestinese e che nessuno ha il diritto di abbandonare qualsiasi parte della Palestina.
"Diciamo ancora una volta al mondo intero che Gerusalemme non potrà essere eternamente la capitale del cosiddetto Stato di Israele, ma la capitale della Palestina, la capitale del cielo e della terra" ha sottolineato Seyyed Nasrallah. Nasrallah ha anche ribadito che "Israele" è uno stato illegittimo, inumano e che è stato costruito sulla logica di massacri ed uccisioni. "Israele" non può ottenere la legittimità in materie che non conosce. Questa è la logica del giorno di Al-Quds, la logica di dire le cose giuste, senza arrendersi.


I colloqui di pace sono nati morti

Seyyed Nasrallah ha detto che i negoziati di pace lanciati a Washington tra il nemico "israeliano" ed i Palestinesi sono "nati morti". Pur rifiutando le trattative come "stupide", Nasrallah ha sottolineato il vero obiettivo dei colloqui. "L'obiettivo politico per le elezioni del Congresso degli Stati Uniti è chiaro, l'obiettivo israeliano è chiaro, ed è chiaro anche l'obiettivo di alcuni Stati arabi. Questi negoziati sono nati morti".
Tuttavia, Seyyed Nasrallah ha osservato che la maggior parte delle fazioni palestinesi hanno rifiutato i colloqui. "Alcune fazioni rigettano il principio di parlare con il nemico. Tuttavia, anche le fazioni che non mettono in discussione il principio, hanno rifiutato i colloqui. Tutti i sondaggi hanno inoltre dimostrato che la maggior parte del popolo palestinese rifiuta i colloqui. Di conseguenza, i colloqui sono inutili".
Nasrallah ha sottolineato che i tentativi di quelli che hanno partecipato ai negoziati nel passato hanno portato a grande frustrazione. "Sfortunatamente, i negoziati con il nemico israeliano, questo nemico arrogante sostenuto da Stati Uniti ed Occidente, non ottengono alcun risultato tranne quello di legittimare quest'entità illegittima".


Ritiro americano dall'Iraq segno di fallimento

Per quanto riguarda il ritiro americano dall'Iraq, Seyyed Nasrallah vi legge un altro segno di fallimento e sconfitta. "Neanche un funzionario del governo degli Stati Uniti potrebbe parlare di vittoria. Tutti i loro discorsi erano più vicini ad un discorso di sconfitta. Anche quelli che hanno parlato di risultati l'hanno fatto con modestia. Cercavano di giustificare il loro ritiro".
Distinguendo tra la Resistenza Irachena che colpiva le forze di occupazione americane nel paese e le altre fazioni terroristiche che promuovevano il conflitto tra gli iracheni, Seyyed Nasrallah ha notato che la resistenza irachena è stata uno dei principali fattori che ha contribuito all'umiliante ritiro americano.
"Eppure, c'è un altro fattore molto importante che ha reso il ritiro l'unica opzione possibile per gli americani. E' la costanza della nazione irachena. Da molti anni c'è un conflitto per spingere la nazione irachena alla guerra civile ed ai conflitti settari. Ecco perché dobbiamo salutare (ringraziare, ndt) la nazione irachena che ha resistito a tutti gli schemi. Chi avrebbe potuto sopportare un tale livello di esplosioni quotidiane senza spingersi nella guerra civile? Eppure, la nazione irachena è stata più forte del complotto".
Seyyed Nasrallah ha inoltre sottolineato il potenziale ruolo "israeliano" in Iraq. "Se il livello delle attività spionistiche israeliane in Libano è così alto, cosa possiamo dire dello spionaggio israeliano in Iraq, occupato militarmente dagli americani?" si è chiesto Nasrallah. "Tutti noi sappiamo che un Iraq forte ed unitario rappresenta una linea rossa per Israele. Ecco perché Israele cerca di promuovere giorno e notte conflitti tra gli iracheni. Grazie a Dio e nonostante tutti i massacri; Israele ha fallito e gli iracheni hanno superato questa fase. Quando la scelta della sedizione cade, non rimane altra scelta che quella del ritiro".


L'asse della Resistenza verso la vittoria

Il Segretario Generale di Hizbullah ha detto anche che l'asse della resistenza è stato in grado di raggiungere nell'ultimo decennio un risultato eccezionale e storico in tutta la regione, un risultato che ha avuto ripercussioni su tutto il mondo.
Nasrallah ha ricordato la teoria del "Nuovo Medioriente" avanzata dagli americani per la regione con l'obiettivo di imporre un compromesso umiliante per gli arabi. "Dopo gli attacchi dell'11 settembre i neoconservatori al potere in America avevano un piano per la regione chiamato “Grande Medioriente”. L'essenza del piano è il rafforzamento dello status di Israele attraverso un accordo vergognoso che sarebbe stato inflitto ai palestinesi con la complicità del mondo arabo. Sono venuti con l'obiettivo di distruggere tutti i tipi di resistenza - militare, politica e culturale".
"Volevano cancellare la Resistenza dal Libano, dalla Palestina e dall'Iraq; non soltanto la resistenza militare, ma anche quella politica e popolare. Volevano imporre un compromesso umiliante senza essere pronti ad affrontare qualunque tipo di resistenza. Volevano far cadere la resistenza in Siria e dominare completamente l'Iraq. Volevano isolare l'Iran ed il suo regime islamico".
"Posso dire che questo schema è forte. Tuttavia, l'asse della resistenza potrebbe ottenere la vittoria, nonostante le sue differenze in quanto a competenze e capacità. Lo schema (imperialista, Ndr) è stato sconfitto. Ma questo non significa che il conflitto sia finito. Siamo arrivati ad un'altra forma del conflitto. Le Nazioni Unite non stanno lanciando guerre nella regione non perché abbiamo modificato le loro norme e la loro etica, ma semplicemente perché non sono in grado di avviare nuove guerre dopo la sconfitta".
"Perchè ci riusciamo? E' soprattutto grazie alla fermezza della Resistenza in Palestina ed in Libano, la fermezza della volontà politica in Libano, la costanza delle persone in Siria ed in Iraq. Oggi, siamo invitati a proseguire questo percorso. Sento che siamo più vicini che mai alla vittoria. Ormai "Israele" è andato. Israele oggi si trova ad affrontare molte sfide. Noi dobbiamo rafforzare la nostra unità e coerenza. Siamo preoccupati più che mai a sostenere la Resistenza Palestinese. E' l'unico modo per liberare Al-Quds e la Palestina".


Imam Sadr vive, detenuto in Libia

Per quanto riguarda il Libano, Seyyed Nasrallah ha rinnovato l'impegno per l'equazione di "esercito, nazione e Resistenza".
Nasrallah ha ricordato anche l'anniversario della scomparsa dell'Imam Mussa Sadr e dei suoi due compagni. "L'Imam Sadr è l'Imam della Resistenza. E' il nostro leader e padre. E' stato uno che ci ha insegnato come amare Al-Quds e come combattere l'occupazione. Sappiamo che era in Libia quando è scomparso. Il portavoce (del parlamento libanese ndt) Nabih Berri ha parlato martedì di questa questione. Non mi ripeto ma confermo ogni parola che ha detto su questa questione a tutti i livelli".
Secondo Seyyed Nasrallah la giustizia deve assumersi le sue responsabilità. "La questione della scomparsa dell'Imam Mussa Sadr non è mai stata presa in mano dal Tribunale Internazionale. Lo diciamo ad alta voce: L'Imam Mussa Sadr ed i suoi due compagni sono detenuti in Libia e dovrebbero essere liberati".


Hizbullah non risponderà alle richieste di Bellemare

Seyyed Nasrallah ha detto che non risponderà alle richieste del Procuratore del Tribunale Speciale per il Libano Daniel Bellemare perché il gruppo di resistenza( Hezbullah ndt) non è interessato al Tribunale per il Libano. "Non siamo interessati al Tribunale Internazionale e, di conseguenza, non potremo rispondere alle richieste di Bellemare" ha detto Seyyed Nasrallah.
"Nel caso che la magistratura libanese avesse domande e richieste, siamo pronti. Ma nel caso in cui il ruolo della magistratura libanese sia quello di mediare tra Hezbullah e Bellemare, allora non siamo pronti, perché non siamo interessati al Procuratore Internazionale. Se la magistratura libanese è interessata ad interrogare spie e falsi testimoni, siamo pronti per qualunque collaborazione. Ma è l'ultima delle nostre preoccupazione se Bellemare è interessato o meno".


Gli arabi devono aiutare il Libano. rifornendo l'esercito con le armi

Il Segretario Generale di Hizbullah è andato alla seconda parte della sua equazione: l'esercito.
Nasrallah ha rinnovato l'invito di rifornire l'esercito nazionale con armi avanzate. "Abbiamo già presentato una proposta da chiedere agli Stati arabi per un aiuto. Rinnoviamo la nostra proposta. E' un loro dovere aiutare il Libano. Il Libano è la ragione per rendere gli arabi orgogliosi della loro identità araba. Li invitiamo a fornirci le loro armi inutilizzate. Abbiamo anche detto che siamo pronti a collaborare per chiedere l'aiuto iraniano. Gli iraniani hanno detto che sono pronti".


Hizbullah ha avuto tre martiri in Burj Abi Haidar

Andando all'incidente di Burj Abi Haidar, Seyyed Nasrallah ha detto chel'incidente è stato davvero tragico. "Ho detto ai nostri fratelli che non abbiamo perso due martiri in questo incidente. Ma ne abbiamo persi tre. Si tratta di un tragico incidente individuale che non ha connotazioni politiche. Per noi è una perdita completa; a tutti i livelli: umanamente, moralmente e politicamente".
Seyyed Nasrallah ha sottolineato che l'incidente è stato frutto di una questione individuale che si è sviluppata in modo molto triste. "Ma posso assicurarvi che l'incidente non ha alcun retroscena politico. Tutto quelloche avete sentito di analisi politiche non è vero. Posso rassicurare tutte le persone che hanno detto che l'incidente sarebbe frutto di un conflitto siro-iraniano: i rapporti siro-iraniani sono più forti che mai".


Non è così che gli statisti dovrebbero lavorare

Seyyed Nasrallah ha detto inoltre che i media hanno amplificato e sopravvalutato l'accaduto. "C'è anche la speculazione. Siamo restati in silenzio per più di tre giorni perché ci sono stati feriti. Ma cosa abbiamo fatto? Nonostante vogliamo cercare di evitare la sedizione come abbiamo fatto con Ahbash, hanno fatto esattamente il contrario. Si tratta di speculazioni molto pericolose che minacciano la sicurezza e la stabilità. Questo non è il modo di affrontare questioni molto pericolose e sensibili. Questo non è il modo in cui dovrebbero lavorare statisti e leaders di partito".
Nel frattempo, Seyyed Nasrallah ha criticato il fatto che alcuni politici fanno uso dell'incidente per aprire questioni enormi come quella delle armi in Libano. "Questo richiede un serio approccio. E' impossibile risolvere una questione simile in due o tre giorni. Ci sono armi in ogni casa in Libano.
E' una questione molto complicata e, quindi, ha bisogno di tempo e di saggezza. Ecco perché io invito al consenso nello stabilire una metodologia per amministrare le questioni del paese, evitando le reazioni a caldo".


I rifugiati palestinesi: quello che è avvenuto è positivo, ma non basta

Per concludere, Seyyed Nasrallah ha sollevato la questione dei diritti dei rifugiati palestinesi in Libano. "Quello che è avvenuto al Parlamento ha bisogno di essere discusso. Ciò che è avvenuto è positivo, ma non basta. I rifugiati non sono soddisfatti, ma allo stesso tempo ci sono questioni legali aperte. Ci dovrebbe essere un serio dibattito per pensare ad un modo per unire le preoccupazioni ai diritti ed ai bisogni".
In conclusione, Seyyed Nasrallah ha detto che la Resistenza oggi si sente più vicina ad Al-Quds (Gerusalemme ndt): "Il problema con il regime sionista è solo una questione di tempo" ha detto Nasrallah, ribadendo che il regime sionista è votato a "sparire" prima o poi.


Traduzione di Mohammed-Roma: mohammedroma@hotmail.it
Fonte: http://www.almanar.com.lb 04-09-2010


Annuncio di ricerca personale:

L'associazione libanese Jihad al-Binaa sta cercando personale; è possibile inviare il proprio curriculum in tre lingue(Arabo, Inglese, Francese); Jihad al-Binaa si occupa soprattutto della ricostruzione delle case distrutte dai conflitti con l'entità sionista ed è un associazione non profit direttamente riconducibile a Hizbullah.
Per inviare il proprio curriculum non sono richiesti requisiti particolari, in quanto la selezione è aperta (vi consiglio di scrivere nei commenti il tipo di lavoro che vorreste svolgere):

Per inviare il proprio curriculum in inglese:
Waad Rebuild || APPLY NOW (http://www.waad-rebuild.com/opening.asp?lang=en&title=)

Per inviare il proprio curriculum in francese:
Waad Rebuild || APPLY NOW (http://www.waad-rebuild.com/opening.asp?lang=fr&title=)

Per inviare il proprio curriculum in arabo:
Waad Rebuild || APPLY NOW (http://www.waad-rebuild.com/opening.asp?lang=ar&title=)




Sayyed Nasrallah: i colloqui di pace in Medio Oriente sono "nati morti" (http://www.campoantimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1161:sayyed-nasrallah-i-colloqui-di-pace-in-medio-oriente-sono-qnati-mortiq&catid=8:libano-cat&Itemid=16)

José Frasquelo
14-09-10, 20:17
Ya aba abdillah nahnu ummat hizbullah

d-mS768nWnE

José Frasquelo
14-09-10, 20:19
dg991cK3B6g

José Frasquelo
14-09-10, 20:20
V_yVpOTOn8w

José Frasquelo
14-09-10, 20:27
oWeC_VDLyLk&

José Frasquelo
14-09-10, 20:30
Canzone sulla vittoria di Hezbollah su Israele.

JVAILtkg4qM&

José Frasquelo
14-09-10, 20:36
«Give me my weapon mother, and load the machine gun!»

NZJouHdPFX4

Avamposto
15-09-10, 17:44
http://hurryupharry.org/wp-content/uploads/2010/08/quds_day_in_london-270x300.jpg




http://cache4.asset-cache.net/xc/687622.jpg?v=1&c=IWSAsset&k=2&d=77BFBA49EF878921F7C3FC3F69D929FD69E558074DF2D76C AF6D8DBD61D805BEEA4E8E725E2BA26D

Avamposto
15-09-10, 17:45
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Avamposto
15-09-10, 17:46
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Avamposto
15-09-10, 17:46
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Avamposto
15-09-10, 17:47
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Ottobre Nero
02-01-11, 19:06
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Ottobre Nero
02-01-11, 19:07
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Ottobre Nero
02-01-11, 19:08
http://3.bp.blogspot.com/_4JmpopnPR-o/SVo-wZkR4vI/AAAAAAAAFAw/E-srxpgfbgI/s400/hezbollah%2520salute.jpg

stanis ruinas
03-01-11, 11:50
http://www.ilvangelo-israele.it/news/immagini/nasrallah_hassan.jpg

stanis ruinas
03-01-11, 11:51
http://www.nowlebanon.com/ContentPictures/aoun-nasrallah-08708051929.jpg

stanis ruinas
03-01-11, 11:52
Hezbollah pronto a resistere
di Eugenio Roscini Vitali - 19/07/2010

Fonte: Altrenotizie [scheda fonte]






Il Partito di Dio è pronto ad affrontare Israele e si prepara a combattere le sue battaglie nei centri urbani del Libano meridionale, enclavi sciite diventate vere e proprie roccaforti della milizia Hezbollah: questo è l’ultimo allarme lanciato dall’Aman, il servizio di controspionaggio delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) che ritiene la minaccia reale e imminente e che sarebbe in possesso di migliaia di fotografie scattate negli ultimi quattro anni dagli UAV e dai satelliti israeliani; immagini che provano le attività dei militanti sciiti all’interno delle aree urbane prossimi al confine con lo Stato ebraico.

Secondo quanto riportato dal giornale israeliano Haaretz, durante un briefing con la stampa, il colonnello dell’IDF, Ronen Marley, avrebbe mostrato una simulazione in 3D ed alcune fotografie relative al villaggio di al-Hiyam che proverebbero come anche le aree prossime alle scuole e agli ospedali verrebbero utilizzate dalle un’unità Hezbollah per nascondere le armi contrabbandate attraverso il confine siriano.

Marley avrebbe inoltre fatto riferimento alle attività d’intelligence svolte dai miliziani sciiti, alla consistente rete d’infrastrutture sorta per alloggiare alle rampe di lancio dei razzi a breve e media gittata e ai sistemi militari di comunicazioni e di comando e controllo che Hezbollah potrebbe utilizzare in un’eventuale scontro armato.

Il servizio d’informazioni israeliano stima che Hezbollah sia attualmente in possesso di un arsenale composto da circa 100 missili Scud ed M-600 e 40 mila razzi a corto e medio raggio, armi nascoste nei villaggi e nelle case a sud del fiume Litani dove inoltre si troverebbero quasi 20 mila militanti sciiti, ottomila dei quali preparati al combattimento nei campi di addestramento iraniani.

Lungo la zona cuscinetto controllata della Forza di Interposizione dell’Onu (Unifil) ci sono aree interdette ai Caschi blu dove il braccio armato del Partito di Dio avrebbe a disposizione un arsenale pari al doppio di quello del 2006 e una fitta rete di comunicazione e di centri comando, alle cui dipendenze opererebbero unità da combattimento formate da non più di duecento elementi ciascuna.

In un’intervista pubblicato dal quotidiano londinese in lingua araba Asharq al-Awsat il comandante sciita, Sheik Nabil Kaouk, avrebbe inoltre dichiarato che il movimento di resistenza libanese sarebbe in possesso di una lista di obbiettivi militari in territorio israeliano che i miliziani sarebbero in grado di colpire in qualsiasi momento.

La minaccia maggiore è sicuramente rappresentata dai missili terra-terra M-600, copia dei razzi iraniani Fateh-110, che grazie ad un raggio d’azione di circa 300 chilometri sono in grado di colpire la metà delle città israeliane, inclusa Tel Aviv. Gli M-600 consegnati ad Hezbollah sarebbero prodotti ed assemblati da un’azienda bellica siriana, frutto della collaborazione tra Damasco e Teheran.

Secondo la rivista francese Intelligence Online, la factory sorgerebbe in una località segreta e, in violazione alle Risoluzioni del Cosiglio di Sicurezza dell’Onu, metà della produzione sarebbe destinata al movimento libanese. Il supporto siriano non si fermerebbe però alla sola fornitura di armi, ma comprenderebbe anche l’organizzazione di una rete tecnico-logistica capace di supportare questo sistema d’arma, sicuramente più avanzato e sofisticato di quelli utilizzati nella guerra israelo-libanese del 2006.

Durante la seconda guerra israelo-libanese, i bombardieri dello Stato ebraico effettuarono più di 12.000 missioni di attacco e la marina lanciò 2.500 missili, per un totale di oltre 7.000 tonnellate di esplosivo; furono distrutti più di 600 chilometri di strade e 73 ponti, 15.000 edifici e 370 scuole, danneggiati 2 ospedali e 125 mila abitazioni, arrecati seri danni alla rete idrica, elettrica e telefonica, all’aeroporto internazionale Rafic Hariri di Beirut e a numerosi porti.

Hezbollah rispose colpendo e danneggiando seriamente con un missile radar guidato C-802 la nave israeliana INS Hanit; tra i boschi del Libano meridionale vennero attaccate le posizioni dell’IDF con i razzi iraniani Ra'ad 1 e con i sofisticati missili anticarro di fabbricazione russa ATGM 9M133 Kornet; furono lanciate su Israele quasi 30 tonnellate di esplosivo, pari a più di 4.000 razzi Katyusha da 122 millimetri, un numero imprecisato di granate RPG-29 Vampire da 105 millimetri e di missili iraniani terra-terra Fajr-3.

Nonostante il limitato raggio d’azione, un quarto di questi vettori riuscì ad andare a segno: furono colpite le città settentrionali di Afula, Beit Shean, Haifa, Hadera, Karmiel, Kiryat Shmona, Maalot, Nahariya, Nazaret, Safed, Shaghur, Tiberiade, dozzine di kibbutz, moshavim (comunità agricole costituite da grandi fattorie) e villaggi arabi.

Tra il 12 luglio e 14 agosto 2006, il Libano contò quasi 2.000 morti (la metà dei quali civili) e più di 4.000 feriti; 43 furono i civili israeliani uccisi, 4.300 i feriti; 121 i soldati dell’IDF che persero la vita, due dei quali durante la prigionia.

Anche se l’intelligence israeliana è in possesso di prove inconfutabili sull’incremento delle attività militari dei militanti sciiti nei territori a sud del Litani, per ora le possibilità di uno scontro armato sono scarse. Il segnale può essere comunque percepiti come un allarme rivolto non solo a Israele ma anche alle stesse truppe Unifil, Forze di pace che Hezbollah considera comunque di occupazione. Le resistenze incontrate dai 13.000 Caschi blu nella ricerca di armi e gli scontri con gli abitanti che simpatizzano per il movimento di resistenza, ne sono la prova tangibile.

Secondo le regole d’ingaggio, se non autorizzata dall’esercito libanese, Unifil non può neanche entrane in molti villaggi del Libano meridionale; circa 160 piccoli paesi dove i bunker e le rampe di lancio dei missili che potrebbero arrivare a colpire il cuore di Israele potranno sempre essere difesi dallo scudo umano rappresentato dagli ignari abitanti civili.






Hezbollah pronto a resistere, Eugenio Roscini Vitali (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=33687)

stanis ruinas
03-01-11, 11:53
Intervista ad Ali Fayyad, presidente del Comitato esecutivo di Hezbollah

di Cambanis Thanassis - 26/05/2010

Fonte: campoantimperialista





Ali Fayyad. 47 anni. Noto studioso di islamistica, insegna Sociologia politica all’Università libanese di Beirut.Candidato nella lista “Blocco della resistenza e dello sviluppo” nelle elezioni del giugno 2009 viene eletto nel Parlamento libanese. Tra i fondatori di Hezbollah nel 1982, ne diventa uno dei più alti esponenti, essendo presidente del suo Comitato Esecutivo. Portavoce di Hezbollah durante la guerra del luglio 2006, è considerato uno dei suoi più qualificati strateghi. Fondatore e presidente del “Consultative Center for Studies and Documentation” di Beirut.
Promotore del “Beirut International Forum for Resistences, Anti-Imperialism, Peoples’ Solidarity, and Alternatives”.

Perché sei diventato parlamentare dopo 15 anni di attività nel think tank di Hezbollah?
E’ venuto il momento di cambiare.

Che tipo di cambiamento?
Hezbollah ritiene che il prossimo periodo sarà nuovo e molto importante, e Hezbollah ha bisogno di promuovere un sacco di discussioni con gli altri gruppi libanesi. E penso che Hezbollah avvierà un dialogo con i paesi stranieri. Ho una lunga esperienza nel dialogo con gli europei e gli altri libanesi.

Cosa Hezbollah dovrebbe discutere con i governi occidentali?
Hezbollah ha preso la decisione di migliorare le sue relazioni estere e i suoi legami esteri. Abbiamo bisogno del dialogo con i diversi attori stranieri che si occupano di Hezbollah. Penso che non perderemo mai se facciamo un dialogo con i paesi europei. Abbiamo bisogno di spiegare le nostre posizioni moderate in merito alle questioni interne libanesi. Abbiamo una posizione ferma in difesa della Resistenza, ma sulle altre questioni siamo pronti a scendere a compromessi. Ognuno può vedere come europei e occidentali, con la loro propaganda, danneggiano la nostra immagine. Abbiamo bisogno, tra l’altro, di far capire meglio chi siamo davvero.

Che ci dici delle milizie di Hezbollah?
Dobbiamo conservare la nostra forza. Viviamo in un mondo che rispetta solo la forza e gli attori politici forti. Ma al contempo dobbiamo lavorare sul piano politico, poiché crediamo che l'opinione pubblica in Europa giochi un ruolo importante, e potrebbe svolgere un ruolo affinché cambino le politiche europee. Certo, non si può sopravvalutare l'opinione pubblica. Dobbiamo dare la giusta importanza alla lotta politica in quanto parte della nostra battaglia, e dobbiamo usarla per difenderci.

Perché Hezbollah ha così tanti problemi con i governi arabi?
Odiano Hezbollah per molti motivi: perché Hezbollah è la Resistenza, perché il successo di Hezbollah crea loro imbarazzo. Hezbollah è un partito piccolo tuttavia ha sconfitto Israele. Essi sono grandi paesi con un sacco di soldi, ma nonostante ciò non hanno ottenuto niente per il popolo palestinese. Hanno problemi con le loro società. Credo che l'esperienza di Hezbollah abbia allargato il fossato che divide i regimi arabi ufficiali dai loro popoli.

Hezbollah sosterrà l'iniziativa araba di pace con Israele?
C'è un punto molto negativo per l'iniziativa araba. L'articolo relativo al diritto di ritorno non è chiaro e non è forte, e apre la porta all’abbandono del diritto dei palestinesi alla loro terra. Non ci preoccupa che i governi arabi tentino le vie diplomatiche per sostenere il popolo palestinese. Noi abbiamo il nostro ruolo, che è quello della Resistenza. Hanno sperimentato la via diplomatica per 15 anni, dal 1992, e non hanno ottenuto nulla. Gli israeliani continuano a mangiarsi il territorio palestinese. Essi negoziano solo per guadagnare tempo.

Potrebbe Hezbollah partecipare alle trattative con Israele?
Noi concepiamo il nostro ruolo come soggetto di Resistenza. Il nostro compito non è quello di trovare una soluzione politica.

Che ne sarà di Hezbollah se vi sarà pace con Israele?
Penso che questa sia una questione virtuale. Noi combattiamo l'occupazione israeliana. Se non ci fosse più occupazione, non ci sarebbe alcuna Resistenza. Siamo in una posizione difensiva, in una posizione di reazione. Il governo Netanyahu-Lieberman è un governo di pazzi, pronti in qualsiasi momento a sferrare un nuovo attacco.

Quali sono i rapporti di Hezbollah con gli altri gruppi islamisti nella regione?
Non abbiamo rapporti diretti con i Fratelli musulmani in Egitto o in Giordania. Per quanto riguarda Hamas invece, siamo alleati, nel quadro della nostra strategia per liberare i territori occupati. Essi hanno un ruolo specifico in Palestina mentre noi abbiamo un ruolo specifico in Libano. Allo stesso tempo, li sosteniamo a livello logistico. L’Egitto ha accusato Hezbollah di cercare di contrabbandare armi a Gaza. Questo non è vero. La nostra cellula in Egitto stava sì lavorando sul piano logistico, ma non su quello militare. Gli egiziani lo sanno bene. Non abbiamo rapporti operativi con le altre resistenze della regione, né siamo coinvolti con le organizzazioni irachene.

Cosa dici delle accuse che avreste addestrato i combattenti iracheni?
Questo non è vero - Hezbollah non è coinvolta nel teatro iracheno.

In che senso è cambiato il programma di Hezbollah?
Abbiamo ora bisogno, dopo le elezioni [ del giugno 2009, Ndt], di migliorare la nostra agenda, di chiarire i dettagli e darci un programma completo. Non è più sufficiente ormai un approccio alle questioni libanesi limitato ai principi generali. Abbiamo bisogno di chiarire i dettagli del nostro programma, di procedere verso una riforma amministrativa in Libano, di come affrontare la corruzione. Questa sarà la sfida principale della prossima fase.

Se davvero attaccherete la corruzione, non rischierete di alienarvi il sostegno dei vostri alleati politici, tra cui Amal, noto per essere affetto da corruzione endemica?
Non siamo utopisti. Questo è il Libano. Se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi, dobbiamo operare in questa realtà. La politica ha una logica particolare. Quando eravamo un piccolo gruppo militante di Resistenza, era diverso. Ora siamo diventati uno dei più grandi partiti politici, e ciò che facciamo produce effetti strategici nella regione. Dobbiamo prendere nella dovuta considerazione questa nuova realtà.

Avete moderato il vostro approccio verso i rivali libanesi?
Nessuna parte può controllare il paese. Hezbollah pensa che abbiamo bisogno di trovare un equilibrio. Dobbiamo distinguere tra riforma politica e riforma amministrativa. Non dobbiamo aspettare il permesso di nessuno per avviare la riforma amministrativa. Ma non raggiungeremo mai la riforma politica con la guerra civile o l’egemonia. Dobbiamo trovare un accordo con le altre sette religiose e gli altri partiti.

Perché i vostri sostenitori hanno votato per Hezbollah?
Il voto ad Hezbollah è basato su due pilastri. Prima di tutto l’appoggio alla Resistenza, in secondo luogo il rifiuto dell’impoverimento. La gente delle aree più remote è povera. Non c'è sviluppo, né alcuna possibilità di lavoro, ci sono poi altri problemi, come l’elettricità, l’acqua, etc. Ma il motivo principale è la Resistenza. La fiducia ad Hezbollah come forza di Resistenza, è un fattore costante.

Quant’è alta la probabilità di un'altra guerra con Israele?
Noi sappiamo come andrà a finire il problema dell'acqua. Abbiamo bisogno di aumentare il nostro uso di acqua dai fiumi Hasbaya e Wazani, ma Israele si oppone. Si può considerare questa come una bomba ad orologeria che potrebbe esplodere da un momento all'altro.

Perché Hezbollah ha ottenuto solo 11 seggi in parlamento?
Un proverbio libanese dice: "Siamo la madre del figlio." Siamo pronti a rafforzare l’opposizione, quindi abbiamo concesso ai nostri alleati più seggi.

Che cosa ne farete dei risultati elettorali?
Dobbiamo guardare avanti, non indietro. Abbiamo un’ottima occasione affinché le elezioni diano più stabilità al Libano. L'iniziativa è adesso nelle mani del “14 marzo” [la coalizione di governo, Ndt].

E’ rimasto sorpreso dai risultati?
Il mondo intero è stato sorpreso, non solo noi. Penso che anche quelli del “14 marzo” sono rimasti sorpresi. Il segreto del successo del “14 marzo” è stato l’inatteso afflusso dei libanesi che sono venuti dall'estero per votare. Questo processo richiede un sacco di fondi. Diciamo che il denaro è uno dei fattori politici principali per spiegare questo risultato.

Nella tua stima, quanto incide questo risultato elettorale?
Anche se l'opposizione avesse ottenuto la maggioranza, nulla sarebbe cambiato in Libano. Non ci sarebbe stato alcun cambiamento epocale, solo un mutamento dei rapporti di forza. Nessuno può prescindere dalla peculiarità libanese, o modificare i criteri politici libanesi. Il “14 marzo” ha quattro anni di esperienza di governo, ma che cosa hanno ottenuto? Non possono controllare il paese senza la partecipazione del “8 Marzo” [la coalizione guidata da Hezbollah, Ndt].

Cosa pensi succederà adesso?
Credo che la situazione è meno complicata di prima, soprattutto per quanto riguarda la questione della Resistenza e del disarmo della Resistenza. Saad Hariri, nel suo discorso sulla Resistenza ha detto che essa è fuori discussione, e che nessuno sta parlando di disarmarla. Questa è un grande e importante testimonianza circa la direzione del prossimo governo.

Alcuni dicono che la vittoria sarebbe stata peggio per Hezbollah, perché allora il partito avrebbe dovuto affrontare la responsabilità di governare, sfidando il quadro internazionale.
Ho sentito questa analisi. Forse certe persone dicono questo tenendo conto della crisi economica, del fallimento delle istituzioni e dello stato libanese, dei gravi problemi nella gestione libanese, di come per il Libano sia necessario ottenere un sacco di fondi dai paesi arabi, dell'Europa e dal Fondo monetario internazionale per il sostegno economico. Vincendo il “14 marzo” ha tolto la responsabilità di Hezbollah di gestire e controllare il paese. Il ruolo di opposizione è in effetti più facile di quello di chi governa.
Tutto questo è vero, ma dobbiamo anche dire che abbiamo fatto del nostro meglio per vincere, e abbiamo fallito.
E’ insolito in questa regione che dei movimenti politici ammettano la sconfitta.
Se vuoi vincere devi imparare dai risultati. E’ necessario guardare a ciò che è realmente accaduto e valutare tutta la situazione. Dobbiamo fare una revisione profonda.

Perché la vostra coalizione ha perso?
Oltre al denaro politico e al voto degli espatriati, ci sono altre ragioni. Una è il discorso settario-religioso di alcuni leader del “14 marzo”, che ha irrigidito l’ostilità di alcune sette e risvegliato i timori settari. Forse non siamo stati abbastanza abili nel chiarire i nostri obiettivi e i nostri progetti politici. Non abbiamo sviluppato con successo la critica agli avversari. La maggior parte della gente sa come il “14 marzo” stia annegando nella corruzione. Ci siamo concentrati su questo punto debole del “14 marzo”, ma non lo abbiamo fatto con la dovuta efficacia.

In: GlobalPost - 27 giugno 2009
Traduzione a cura della Redazione






Intervista ad Ali Fayyad, presidente del Comitato esecutivo di Hezbollah, Cambanis Thanassis (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=32612)