PDA

Visualizza Versione Completa : La Repubblica Araba Siriana



Pagine : [1] 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Avamposto
16-08-10, 09:45
http://viaggi.globopix.net/bandiere/bandiera-siria.gif



http://middleeasternnews.files.wordpress.com/2009/11/bandiera-siria.png



http://viaggiare.miolink.com/mappe/imm/siria700.jpg

Avamposto
16-08-10, 09:48
http://www.rainews24.it/ran24/immagini/assad_map.jpg




http://melchettmike.files.wordpress.com/2009/03/bashar-assad-16.jpg?w=450

Avamposto
16-08-10, 09:51
Libano-Iran-Siria: indovina chi viene a cena?

di Lorenzo Trombetta



La vigilia del Natale musulmano è stata celebrata a Damasco con una cena di gala organizzata dal presidente siriano Bashar al-Asad alla quale era invitato non solo il suo collega iraniano Mahmud Ahmadinejad, in visita ufficiale in città (vedi articolo LimesOnline), ma anche il leader del movimento sciita libanese Hezbollah, il sayyid Hasan Nasrallah.

Avaro di apparizioni in pubblico per ovvi motivi di sicurezza ma anche per mantenere spessa la coltre di mito che aleggia attorno alla sua figura, Nasrallah si è lasciato comodamente riprendere dai fotografi dell'agenzia ufficiale siriana Sana a fianco di al-Asad e Ahmadinejad, che vengono da più parti indicati come i suoi due principali sponsor regionali.

Sul suo noto blog, il commentatore libanese As'ad Abukhalil si chiede chi sia oggi il più forte tra al-Asad, Ahmadinejad e Nasrallah. Abukhalil afferma senza ombra di dubbio che il leader libanese è la personalità più influente tra i tre e che il movimento sciita non sia affatto sottomesso al volere di Teheran come invece vuole la vulgata.

La domanda è cruciale perché è attorno alla natura del rapporto tra Hezbollah e la Repubblica islamica che da tempo si discute per cercare di prevedere la portata di eventi regionali. Negli ultimi mesi, col montare delle pressioni americane, europee e israeliane contro l'Iran per il suo presunto programma nucleare a scopi militari, e con la conseguente crescente minaccia di una prossima guerra in Medio Oriente tra i giganti israeliano e persiano, ci si interroga sul ruolo che il movimento sciita libanese potrebbe ricoprire in uno scenario bellico.



Nasrallah è davvero in grado - come implicitamente afferma Abukhalil - di imporre la sua agenda e le sue priorità al Paese, la Siria, che consente il rifornimento delle sue retrovie. Ma, soprattutto, di imporsi rispetto al Paese, l'Iran, che da un quarto di secolo lo sostiene finanziariamente? Con questi soldi, l'Iran si è davvero "comprato una fetta di costa mediterranea" e l'intero confine provvisorio libanese con Israele? Se Israele attaccasse il suo nemico persiano, come reagirebbe Hezbollah? Oppure, Israele tenterà prima di indebolire il movimento sciita e poi assesterà il colpo all'Iran?

Al di là dei fiumi d'inchiostro che si sono scritti, che si stanno scrivendo e che si scriveranno per cercare di rispondere a questi interrogativi, ma ai quali - in mancanza di informazioni di prima mano autorevoli - non credo un analista indipendente e onesto possa rispondere con piena certezza, è importante sottolineare che, dopo un lungo periodo di assenza mediatica, Nasrallah si è fatto immortalare in Siria accanto ai suoi due alleati.

Non è certo la prima volta che il leader di Hezbollah va a Damasco per incontrare i vertici della Repubblica islamica, eppure dentro questa ostentata volontà di apparire il messaggio è esplicito: "siamo uniti, determinati, e sicuri di noi stessi". Così si mostrano infatti i tre: sorridenti e rilassati nel discutere temi e questioni che lo spettatore ignora, ma che si lascia intuire siano sensibili. Da qui, l'impressione più immediata che si ha è che assieme sono tutti e tre "molto forti".


(2/03/2010)


Libano-Iran-Siria: indovina chi viene a cena? - rivista italiana di geopolitica - Limes (http://temi.repubblica.it/limes/libano-iran-siria-indovina-chi-viene-a-cena/11506)

Avamposto
16-08-10, 09:52
Giocare alla Guerra Fredda?

Israele/Siria, 22/04/2010

Israele pronto a considerare Hezbollah come una divisione dell'esercito siriano, fatto che renderebbe possibile una risposta militare a seguito di qualsiasi azione di Hezbollah. Tensioni dunque in aumento, nonostante le continue indicazioni americane volte a stabilizzare i rapporti con la Siria, e con il rischio di minare lo stesso impegno di Damasco sul difficile percorso della normalizzazione sul piano internazionale




HEZBOLLAH=SIRIA - Le rivelazioni rilasciate da una fonte anonima al Sunday Times di Londra lasciano davvero pochissimo spazio alle interpretazioni. In base alla testata giornalistica inglese, Israele avrebbe comunicato alla Siria che Hezbollah sarà s’ora in poi considerato alla stregua di una divisione dell’esercito siriano. Conseguentemente qualsiasi attacco da parte del partito di Dio libanese sarà interpretato come una precisadichiarazione di guerra nei confronti di Israele il quale si arrogherà il diritto di rispondere militarmente. La fonte anonima ha inoltre precisato che qualora scoppi effettivamente un conflitto fra le parti, l’esercito israeliano distruggerà centrali elettriche, porti ed aeroporti, devastando tutte le infrastrutture sotto il controllo di Damasco.

La domanda che ora sorge spontanea è principalmente una: come poter rendere effettive tali affermazioni, o per meglio dire minacce, quando il governo Obama ha avviato una campagna di stabilizzazione della regione vicino orientale prevedendo come primo passo per la riuscita della stessa proprio la normalizzazione dei rapporti con Damasco? Date queste premesse appare quanto meno difficile che Israele si lasci coinvolgere in un nuovo conflitto regionale, con tutte le difficoltà che ne deriverebbero, entrando altresì in aperta e palese opposizione alle politiche di Washington nella regione. Tuttavia le rivelazioni del Sunday Times hanno uno scopo ed un obiettivo preciso e non possono, ne devono, essere semplicemente liquidate come indiscrezioni giornalistiche.




IL PARTITO DI DIO NEGA.. OVVIAMENTE - È infatti da alcuni mesi che Israele prova a screditare la già debilitata reputazione internazionale di Damasco. Ultima accusa in ordine di cronaca di un confronto che difficilmente si tradurrà in vera e propria lotta armata, è stata quella di puntare il dito contro Damasco per una presunta fornitura di missili Scud ad Hezbollah. Secondo fonti israeliane il partito di Dio sarebbe attualmente in possesso di 40mila razzi di questo tipo.

Nonostante le secche ed immediate smentite del ministero degli affari esteri di Damasco, la notizia ha immediatamente fatto il giro del mondo attraverso le agenzie di stampa, provocando le preoccupate reazioni della Casa bianca e le sdegnate condanne di altri stati. Anche Hezbollah ha negato, ovviamente verrebbe da dire, le accuse israeliane facendo anzi anche pesanti insinuazioni. Secondo uno dei maggiori leader del movimento, lo shaykh Naim Qassem (foto a destra), accusando la Siria si vorrebbe sviare l’attenzione dall’arsenale nucleare israeliano.

Sebbene la tempistica delle dichiarazioni possa risultare quanto meno sospetta (basti ricordare il recentissimo summit mondiale per il disarmo nucleare cui Israele ha partecipato inviando delegati di basso profilo), si può fornire anche un’altra chiave di lettura alle bellicose indiscrezioni provenienti da Londra.



GLI SCENARI - Oltre che a sviare l’attenzione dai propri affari interni Israele prova ad acuire la stessa su specifiche tematiche al fine di ricavare un tornaconto personale. In uno scenario internazionale dove ben presto il governo di Bibi Netanyahu potrebbe essere messo sotto pressione dagli U.S.A. per dare il via alle trattative riguardanti le Alture del Golan, una delle principali tattiche attuate è quella di ritardare il più possibile il momento del confronto: in buona sostanza prendere tempo spostando l’attenzione mediatica internazionale su altro.

Millantare inoltre lo scoppio di una guerra alza inevitabilmente la posta in gioco facendo grossa pressione sugli Stati Uniti d’America affinché rimangano i solidi e soliti (si permetta il gioco di parole) alleati di sempre.



Marco Di Donato

redazione@ilcaffegeopolitico.it



:: Il Caffe Geopolitico :: - Giocare alla Guerra Fredda? (http://www.ilcaffegeopolitico.net/central_content.asp?pID=373)

Avamposto
16-08-10, 09:54
Siria – Libano: la distensione possibile

Insights 09 Ago 2010 | Gregorio Giungi



La visita del Presidente siriano Bashar al-Assad a Beirut –seguita agli accordi bilaterali di Damasco– conferma la “voglia di normalizzazione” nei rapporti tra i due Paesi, promossa dalla Siria in vista di obiettivi principalmente economici.

La visita congiunta a Beirut di Bashar al-Assad e del Re saudita Abdullah il 30 luglio scorso –lì recatisi per incontrare il Presidente libanese Michel Suleiman– segue alla conclusione degli incontri di Damasco, che dodici giorni prima avevano portato alla firma di ben 17 accordi bilaterali tra Siria e Libano da parte del Premier libanese Saad Hariri e della sua controparte siriana Naji Otari. Gli accordi, pur lasciando ancora irrisolti sul tavolo delle trattative le più importanti questioni della sicurezza e della demarcazione dei confini, quest’ultima demandata in realtà ad una commissione mista che starebbe per cominciare i lavori, sono il corollario politico di un processo di reintegrazione della Siria nel contesto internazionale iniziato già nel 2008, con la partecipazione del Presidente Assad al vertice di Parigi per il lancio dell’Unione per il Mediterraneo. Da allora, la Siria ha gradualmente ridotto il suo isolamento, arrivando a ripristinare relazioni diplomatiche con il Libano (marzo 2009) e con gli Stati Uniti (febbraio 2010), in un tentativo evidente di uscire dal clichè di “Stato-canaglia” creato per lei ed altri Paesi anti-occidentali dall’amministrazione Bush.

Ma quali sono davvero gli interessi e gli obiettivi dei due Stati? Cosa spinge Damasco ad avvicinarsi ad un Governo parzialmente composto –e guidato– da elementi con un passato politico marcatamente anti-siriano? E che cosa spinge il Primo Ministro libanese Saad Hariri ad accettare un dialogo costruttivo con l’invadente ed invasivo vicino di sempre?

L’identificazione dei fattori-chiave della situazione siriana

La Siria è un Paese tradizionalmente povero di capacità industriali evolute e costretto ad importare la maggior parte dei prodotti raffinati che consuma. Lo Stato siriano, fortemente presente nel sistema finanziario ed in generale nella gestione dell’economia del Paese –caratterizzata storicamente da una pianificazione di Stato ed una netta prevalenza delle imprese pubbliche– è cronicamente bisognoso del capitale necessario a sostenere la sua forte spesa pubblica e contenere il deficit ed il debito, nonché a tenere a livello le sue riserve finanziarie per garantire e ridurre il debito estero (in passato si è trovata periodicamente in difficoltà nel far fronte ai propri impegni).

La dirigenza politica siriana ha concentrato gli sforzi degli ultimi sette anni sul rilancio dell’economia nazionale, impegnandosi in una politica di sviluppo incentrata sulla liberalizzazione dell’iniziativa economica e sull’apertura agli investimenti stranieri (va ricordata l’inaugurazione della Borsa di Damasco nel marzo 2009). Con la succitata partecipazione di Assad al vertice di Parigi nel luglio 2008 ed il riavvicinamento al Partenariato euro-mediterraneo sono poi ripresi i negoziati per la firma dell’accordo di associazione con l’Unione Europea, di presumibile finalizzazione entro il 2010. La Siria è infatti al momento l’unico partner mediterraneo a non avere ancora l’accordo di associazione, previsto dal Partenariato, che permette la cooperazione economica ed il libero scambio con la UE. I negoziati erano stati interrotti dopo l’assassinio di Rafiq Hariri (ex Primo Ministro libanese e padre dell’attuale Premier), di cui erano stati accusati i Servizi Segreti siriani, ed in relazione al quale fu istituito dall’ONU il Tribunale Speciale per il Libano –con sede all’Aja– che sembrerebbe essere in procinto di accertare, entro la fine del corrente anno, le effettive responsabilità interne ed internazionali in questo delitto.

Nonostante il raffreddamento dei rapporti politico-economici con l’Europa nei tre anni precedenti al vertice e le sanzioni economiche statunitensi tuttora vigenti, il prodotto interno lordo della Siria si è consolidato in un trend migliorativo fino allo scorso anno, con una crescita costante ad un tasso medio superiore al 4% (nel 2008 aveva toccato il 5% - il 2009 ha visto una diminuzione congiunturale del PIL al di sotto del 3%, ma si prevede una ripresa nel corso di quest’anno). Di conseguenza, la bilancia commerciale ha avuto un’analoga crescita con un aumento graduale delle esportazioni fino al 2008, con un saldo che fino a tale anno si era mantenuto positivo.

Esaminando dunque, in quest’ottica, i dati indicativi delle quote di mercato detenute dalle esportazioni siriane verso il Libano, si trova un altro tassello molto importante per la comprensione dello scenario: nel biennio 2003/2004 la percentuale è passata dallo 0,6% al 4,1% (con una variazione positiva, quindi, di circa otto volte la quota di esportazioni precedente), rendendo il Libano il terzo partner commerciale della Siria in Medio Oriente dopo l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti; la quota si è poi mantenuta sostanzialmente costante fino a tutto il 2008.

Le priorità della Siria

L’impegno profuso nel recente periodo storico dal governo siriano per migliorare le condizioni economiche generali del Paese rende impellente il bisogno di difendere i risultati raggiunti. La crisi economica internazionale occorsa nel 2008 –benché abbia avuto all’interno uno scarso effetto diretto proprio grazie all’isolamento economico degli ultimi anni, nonché alla forte presenza statale nel sistema finanziario– ha comunque condizionato negativamente le esportazioni siriane, ha diminuito gli investimenti stranieri nel Paese ed ha creato il timore di una crisi della bilancia commerciale. L’amministrazione alawita, nelle sue considerazioni strategiche sullo scenario internazionale e regionale, ha ritenuto logico dare priorità agli obiettivi economici, per non vanificare le sue vittorie e non sminuire all’interno la sua immagine e la sua credibilità, componenti sempre importanti in ogni regime di casta. In questa congiuntura, ha considerato la difesa dell’incremento e del saldo attivo della bilancia commerciale un’esigenza di primaria importanza.

Trasformare l’egemonia sul Libano in una “Special Relationship” politico-economica serve dunque a creare quei rapporti di buon vicinato necessari con un partner commerciale di rilievo che col voto del 2009 ha espresso la ferma volontà di non essere più una provincia della “Grande Siria”ed aspira ad affrancarsi dal ruolo di “cortile di casa” di Damasco.

La distensione col Libano inoltre –così come la disponibilità a mediare tra Washington e Teheran nella questione del nucleare- costituisce uno strumento di normalizzazione della posizione siriana nel consesso internazionale, nel tentativo di rimediare alla crisi d’immagine relativa alla criminalizzazione del Paese (rinforzata dalle recenti accuse di aiutare ancora gli attentatori in Iraq ad oltrepassare la frontiera siriano-irachena e, ultimamente, dalle accuse di fornire gli SCUD ad Hezbollah: esse hanno portato alla proroga fino al maggio 2011 delle sanzioni economiche statunitensi), e nel timore delle imminenti conclusioni del Tribunale Speciale dell’ONU riguardo il delitto Hariri. Essa vuole essere un segnale concreto di buona volontà rivolto all’Europa, onde favorire il troppo ritardato (ed economicamente indispensabile) accordo associativo alla UE e magari “letargizzare” il procedimento penale internazionale pendente su Hezbollah e sulla Siria, proponendosi quest’ultima come “protagonista della pace” e quindi come elemento chiave per la stabilizzazione regionale.

La stabilizzazione dell’area è a sua volta propedeutica ad attirare gli investimenti stranieri strettamente necessari per difendere la crescita del PIL e sostenere gli sforzi di diversificazione dell’economia siriana che, condizionata dal calo strutturale del settore idrocarburi, sta rivedendo il suo modello di sviluppo –come già accennato nel paragrafo precedente– in chiave meno statuale e più liberale.

Vi è infine un non trascurabile aspetto di carattere geo-strategico. Migliorare i rapporti con un governo potenzialmente ostile di uno Stato confinante si dovrebbe tradurre in generale –ed in Medio Oriente in particolare- in una maggiore sicurezza militare dei confini. In tempi di instabilità regionale la Siria gioca d’anticipo per contenere il suo lato di esposizione terrestre a sud-ovest, che l’ostilità del Libano potrebbe portare dagli attuali 76 chilometri (il confine con Israele) a più di 450 (sommando il confine libanese che costituisce la prosecuzione del confine israeliano) fino a comprendere tutto il fianco sud-occidentale del Paese.

Il quadro del Libano ed i suoi interessi

Al di là della considerazione generale che distendere i rapporti con un vicino di casa più forte e pericoloso può essere comunque un impegno presente nell’agenda di ogni governo, si può dedurre che il Libano vede nella normalizzazione delle relazioni con la Siria un mezzo per conseguire principalmente due ordini di obiettivi: uno di tipo squisitamente politico, più impellente ed a breve termine, ed uno di tipo economico, meno urgente ed a lungo termine.

Il sistema politico libanese presenta oggi una nuova particolarità derivante dalla sua recente storia etnica e dalla relativa necessità di mantenere un delicato equilibrio di potere tra le sue componenti etnico-culturali e religiose: il Governo del Libano è infatti ora composto da trenta ministri, di cui 15 sono della maggioranza, 10 dell’opposizione e 5 sono scelti dal Capo dello Stato. Poiché i decreti governativi devono essere approvati da due terzi dei membri, la composizione istituzionale del Governo dà, de facto, alla minoranza un potere di veto che condiziona fortemente l’esecutivo. Essendo l’opposizione filo-siriana di Hezbollah il punctum pruriens del Governo di Hariri, la conclusione deducibile è facile.

Per ottenere stabilità governativa ed una piena operatività dell’esecutivo occorre un’opposizione costruttiva. Perché l’opposizione filo-siriana lo diventi, occorre la collaborazione della Siria, uno dei due referenti internazionali di Hezbollah (l’altro, come è ben noto, è l’Iran). E’ stata molto verosimilmente questa l’offerta principale fatta a Damasco al Premier Hariri, inevitabilmente vulnerabile di fronte alle conseguenze di un ostruzionismo pilotato e probabilmente radicale in seno al Consiglio dei suoi Ministri.

Non si può escludere, poi, che i colloqui di Damasco abbiano anche compreso un accordo ufficioso sul ritiro –o la riduzione, o l’immobilizzazione– della rete operativa dei Servizi Segreti siriani che, presente in Libano nonostante il ritiro delle truppe dopo l’omicidio di Rafik Hariri, conterebbe almeno 2.000 agenti (dato approssimativo riferito al 2007 e non verificato in base a documentazione attendibile, n.d.r.). Dal punto di vista economico, la stabilizzazione regionale ed interna permetterà al Libano di perseguire obiettivi senz’altro utili al recupero della privilegiata condizione storica di “Svizzera del Mediterraneo”.

L’economia libanese, tradizionalmente aperta, ha i suoi punti di forza storici nello sviluppo del settore bancario, del turismo e nella capacità di attirare gli investimenti stranieri, soprattutto di tipo finanziario. Tutti settori che per prosperare hanno bisogno di un percepito clima di sicurezza ed agibilità. A tal proposito giova citare che “..lo scorso mese di dicembre, dopo la formazione del nuovo governo, sia S&P che Moody’s hanno alzato l’Outlook del debito sovrano da stabile e positivo. Anche i mercati finanziari hanno risposto favorevolmente. Nel primo trimestre 2010 il mercato azionario è salito di oltre il 4%..” (“Libano-Focus Economia”, pubbl. Gruppo Intesa San Paolo). Stabilità governativa e distensione del clima politico interno e regionale alimenterebbero dunque i flussi di capitali provenienti dai Libanesi residenti all’estero e dai Paesi petroliferi del Golfo –prima fra tutti l’Arabia Saudita, che appoggia il Governo Hariri – storici investitori nel Paese dei cedri.

Conclusione: quale futuro?

L’intesa tra Damasco e Beirut poggia su una solida base di reciproche necessità. Per la Siria in particolare, vera promotrice del riavvicinamento, è importante cambiare la percezione del Paese come elemento di destabilizzazione regionale, e la distensione tra i due Paesi costituisce un’occasione per uscire dall’isolamento internazionale e riavvicinarsi ai mercati euro-mediterranei ed occidentali, premessa necessaria per mantenere ed incrementare le aree accessibili alle loro esportazioni e salvaguardare la crescita economica. Il Libano, trovatosi sostanzialmente di fronte al diktat del “bastone o la carota”, accetta il riavvicinamento per diminuire, almeno per l’immediato, l’incisiva ingerenza siriana e garantire l’autonomia e la capacità di governo dell’esecutivo, nel quadro di una distensione necessaria per perseguire quegli obiettivi economici di lungo termine che comunque costituiscono verosimilmente parte eminente dei suoi interessi nazionali.

La ricaduta positiva sulla regione non va però confusa con una pacificazione vera e propria, ed avrà efficacia e durata non certificabili (né probabili) nel lungo termine. Difficilmente infatti la Siria rinuncerà alla sua longa manus sul Libano, che potrebbe riacuire l’insofferenza dei Libanesi. Inoltre, l’incognita che grava sulla collaborazione coerente nel tempo di Hezbollah è rappresentata dall’atteggiamento e dagli interessi dell’Iran, la cui influenza sulla milizia-partito è senz’altro almeno pari a quella siriana e che rimane oggi l’importante elemento destabilizzatore della regione.

Israele, per giunta, potrebbe non gradire particolarmente la distensione tra i suoi due vicini. Essa potrebbe in effetti percepire l’avvicinamento libanese al proprio avversario come la perdita di un punto, per così dire, nell’efficacia della sua politica di controllo regionale. Se poi la distensione tra Beirut e Damasco dovesse tradursi, come sembra, in una sistemazione della loro diatriba confinaria, il Libano potrebbe poi concentrarsi appieno sulla risoluzione del suo problema confinario con Israele. Quest’ultima quindi si ritroverebbe inevitabilmente a dover affrontare la questione del ritiro dal villaggio libanese di Ghajar e, soprattutto, dal territorio di Sheba’a, la cui sovranità, a quel punto –se non attribuita al Libano– potrebbe essere definitivamente attribuita a Damasco dai nuovi accordi tra Libano e Siria. I punti persi da Israele nella sua politica di controllo regionale, in questo caso, sarebbero di più.



Siria – Libano: la distensione possibile | Equilibri (http://www.equilibri.net/nuovo/articolo/siria-%E2%80%93-libano-la-distensione-possibile)

Avamposto
16-08-10, 09:56
Siria: il pericolo desertificazione

Insights 29 Lug 2010 | Eugenio Dacrema




Negli ultimi 3 anni la Siria sta affrontando quella che è forse la peggiore siccità della sua storia. Nella zona nord-orientale del paese le organizzazioni internazionali parlano ormai apertamente di desertificazione mentre sono ormai centinaia di migliaia gli abitanti di questa regione che si sono rassegnati a migrare verso le città per sfuggire alla conseguente carestia. I problemi economici si accavallano quindi a quelli sociali rendendo le possibili risoluzioni sempre più complesse.

Sono ormai 3 anni che la Siria sta affrontando una cronica mancanza di pioggia. La siccità ha colpito soprattutto il governatorato di Hassakeh, nella zona nordorientale, e sta causando danni ogni anno maggiori distruggendo le basi dell’economia di alcune zone del paese. Le piogge nell’area orientale del paese si sono ridotte dal 45 al 65 percento colpendo duramente soprattutto la produzione di cereali, sostanzialmente dimezzata, e la pastorizia che ha visto una drastica riduzione dei capi di bestiame presenti sul territorio. In una nazione dove il settore agricolo ha ancora un peso prominente nel PIL nazionale (20%) e occupa tuttora circa il 30% della popolazione le ricadute sull’economia, soprattutto locale si fanno sempre più croniche.

Il rischio che gli effetti negativi della siccità si riflettano ben presto anche su scala nazionale è sempre più concreto. La Siria sino ad ora è riuscita a mantenere una piuttosto invidiabile crescita economica anche attraverso la crisi mondiale, soprattutto grazie alle profonde riforme economiche portate avanti negli ultimi anni, ma se la crisi del settore agricolo si estendesse fino a coinvolgere tutto il settore a livello nazionale ciò potrebbe minare le basi stesse di tale crescita. Il PIL nazionale nel 2009 è cresciuto di un punto percentuale in meno rispetto al 2008 (dal 4% al 3%). Buona parte degli esperti imputano questa riduzione, almeno in parte, proprio agli effetti di questa siccità.

Cause naturali e negligenza umana

La causa principale di questa situazione è certamente naturale. La siccità e la desertificazione che hanno cominciato ad attanagliare la Siria, infatti, fanno parte di un ben più esteso fenomeno che coinvolge gran parte dei paesi africani, mediorientali e mediterranei. E’ però importante sottolineare il fatto che gli effetti di tale fenomeno siano spesso stati moltiplicati in alcuni paesi da sprechi, negligenze e dalla mancanza di piani tempestivi ed adeguati per reagire al problema.

In Siria non sono pochi sia tra le popolazioni locali, sia tra le organizzazioni internazionali che stanno analizzando il problema, a parlare apertamente di grosse negligenze da parte del governo nell’affrontare questa crisi. Il primo fattore sotto accusa è la mancanza di tecnologia nei sistemi di irrigazione. Nella maggior parte dei territori interessati, infatti, l’irrigazione avviene ancora senza un vero sistema di canalizzazione e di tubazioni con enorme spreco di risorse idriche. Sotto accusa è però l’intero sistema idrico del paese considerato obsoleto e strutturalmente ormai inadeguato a conciliare le esigenze della popolazione e dell’agricoltura con le risorse disponibili.

Sono ormai alcuni anni che la domanda idrica siriana supera notevolmente la capacità di produzione nazionale causando numerosi disservizi sia nelle campagne sia nelle città dove le interruzioni delle forniture idriche, soprattutto in estate, si fanno sempre più frequenti.

Le organizzazioni internazionali che si stanno occupando degli interventi a salvaguardia delle popolazioni accusano ormai apertamente il governo di continuare a trascurare il problema non mettendo in pratica alcun progetto strutturato per riformare un sistema idrico che si fa sempre più cronicamente inadeguato. A parziale giustificazione dell’operato del regime di Bashar al Assad c’è però il fattore “crisi economica” che ha posto di fronte al governo problemi di scala perfino maggiore e che ha ridotto notevolmente le risorse economiche necessarie per gli interventi strutturali che il rinnovamento del sistema idrico richiederebbe.

Fuga verso le città

Non sono solo economici gli effetti creati dalla siccità. Anzi, ciò che al momento sta emergendo come la vera problematicità, soprattutto a lungo termine, è sicuramente la migrazione di massa dalle zone colpite dalla siccità verso le principali città del paese. Vengono stimate ormai in circa 300 mila le famiglie che in questi ultimi 3 anni e mezzo hanno visto sostanzialmente esaurirsi quelle che per generazioni erano state le loro fonti di sostentamento e che si sono rassegnate a tentare di ricostruire le proprie vite nei centri urbani. Questa nuova fulminea e massiva immigrazione interna è andata ad appesantire e aggravare il problema del sovraffollamento delle grandi città siriane, soprattutto Aleppo e Damasco, che hanno visto negli ultimi 40 anni accavallarsi numerose ondate di immigrazione sia interna che esterna e le cui infrastrutture faticano sempre più a reggere l’impatto dei nuovi arrivati.

Dopo l’arrivo dei rifugiati palestinesi negli anni 70, infatti, si è assistito all’arrivo degli abitanti delle campagne, attirati dalle nuove possibilità che la città sembrava offrire e, negli ultimi 8 anni, ad un massiccio arrivo di rifugiati iracheni che sono stati la causa, pochi anni fa, di alcuni mesi di violenze e scontri per le strade della capitale. L’arrivo degli ex contadini del nord est del paese, specialmente in un periodo come l’attuale penalizzato dalla crisi economica che in Siria ha causato una endemica disoccupazione giovanile, rischia di esacerbare ulteriormente le tensioni sociali che già si agitano pericolosamente tra gli strati più bassi della popolazione.

Gli aiuti internazionali

Come abbiamo detto, almeno al momento il governo non sembra essere in grado di prendere saldamente in mano la situazione ed elaborare autonomamente piani adeguati a reagire alla situazione creatasi. E’ soprattutto per questo che alcune agenzie delle Nazioni Unite presenti sul territorio nazionale hanno cominciato ad occuparsi di piani di intervento a breve termine mirati primariamente all’assistenza delle nuove ondate di immigrati che repentinamente si sono riversate nelle grandi città.

Per stessa ammissione dei responsabili di queste agenzie i piani ora in attuazione non sono ne molto finanziati nè, soprattutto, prevedono un progetto di ampio respiro volto alla risoluzione del problema a lungo termine. La richiesta di 23 milioni di dollari in aiuti presentata a Roma l’anno scorso presso il World Food Program dai responsabili dell’organizzazione in Siria è infatti stata notevolmente ridimensionata a 6 milioni, cifra che rende assai limitata la capacità concreta di intervento.

Conclusioni

Il quadro della situazione fin qui tracciato non è, come abbiamo visto, molto roseo. Nonostante l’ultimo inverno abbia visto un sostanziale aumento delle piogge nelle aree interessate, è molto difficile dire che il problema della desertificazione in Siria non sia che agli inizi. L’elemento che, però, rende davvero drammatica la situazione in questo momento è la quasi completa mancanza di piani d’azione da parte del governo che, assorbito totalmente dalla crisi internazionale e dalle questioni di politica estera, sembra aver deciso di delegare almeno temporaneamente il problema alle organizzazioni umanitarie.

Questo notevole ritardo dell’approntare piani di salvaguardia dei territori colpiti dalla siccità rischia di avere affetti che andranno ben oltre i meri danni economici. Infatti, più si attende ad intervenire per preservare le aree a rischio desertificazione, più si vedranno aumentare le masse di nuovi immigrati nelle città e il progressivo spopolamento di alcune aree del paese. Inoltre, col passare del tempo, si fa sempre più improbabile la possibilità che questi abitanti trasferitisi nelle città prendano in considerazione un eventuale ritorno alla regione di origine. Questo fenomeno potrebbe quindi ridisegnare completamente il quadro sociale sia delle provincie orientali, sia di grandi città come Aleppo e Damasco, che già faticano a tenere sotto controllo le tensioni interne.

Vi è inoltre l’aspetto, poco considerato dalla stampa, relativo alle ricadute in campo internazionale di questa siccità. Le alture del Golan, da sempre terreno di contesa tra Israele e Siria e fattore determinante per la conclusione di un trattato di pace, sono infatti rimaste una delle poche fonti idriche della regione ancora pressoché inutilizzate. Questo fattore rende quindi la pretesa siriana per il Golan non solo motivata da motivi di orgoglio nazionale e questioni strategiche, ma, a partire da questi anni, anche da una ben più vitale questione di approvvigionamento idrico. In conclusione, sembra probabile che l’arrivo della desertificazione in Siria sia destinata ad avere crescenti effetti negativi negli anni soprattutto se si perpetuerà l’incuria del governo. Le ricadute saranno certamente economiche, ma soprattutto sociali e, in modo indiretto, anche di politica internazionale.




Siria: il pericolo desertificazione | Equilibri (http://www.equilibri.net/nuovo/articolo/siria-il-pericolo-desertificazione)

Avamposto
16-08-10, 09:58
Dal Libano riceviamo e pubblichiamo:

SIRIA : CENTRO GEOPOLITICO DEL VICINO ORIENTE

( Damasco tra stabilità e politica internazionale nel Terzo Millennio )

di Dagoberto Husayn Bellucci






Nei rapporti geopolitici del Vicino Oriente abbiamo sempre sostenuto
l'essenziale ruolo svolto dalla Repubblica Araba Siriana e la sua centralità
nel quadro delle relazioni stabilite dall'intero mondo arabo verso l'estero. La
Siria rappresenta da oltre quarant'anni il principale bastione del fronte anti-
sionista: la saldatura determinatasi con l'avvento al potere dell'ala militare
del Ba'ath ( all'indomani dei tragici avvenimenti del cosiddetto "settembre
nero" palestinese nella vicina Giordania nel settembre 1970 ) che diede inizio
alla trentennale presidenza del compianto Hafez el Assad (scomparso nel 2000
per lasciare spazio al figlio Bashar) sarà il momento storico chiave che , dopo
anni di incertezza e tensioni politiche e sociali interne, darà al paese una
stabilità ed una normalizzazione che lo renderanno inattaccabile dall'esterno e
restituiranno ai siriani il loro tradizionale ruolo di ago della bilancia
vicinorientale.

Fin dall'epoca di Hafez el Assad la Siria , sia per la sua invidiabile
posizione geostrategica e politica sia per le caratteristiche proprie di un
regime determinato a controllare lo sviluppo della società siriana e a
confrontarsi con i vicini stati arabi e soprattutto con il nemico sionista, ha
rappresentato il cuore geopolitico del Vicino Oriente intervenendo sempre con
tempismo e determinazione per riportare ordine nella regione quando chiamata
dalla Comunità Internazionale o dalla Lega Araba come avverrà nel 1977 in
Libano e come sarebbe accaduto durante la crisi del Golfo nel 1990 quando
Damasco inviò un contingente militare in terra d'Arabia che , pur rimanendo
inattivo, rappresenterà il 'tributo' diplomatico-politico concesso da Assad per
una partecipazione simbolica siriana alla forza multinazionale che avrebbe poi
lanciato l'operazione "Desert Storm" (la tempesta nel deserto) contro Saddam
Hussein, l'Iraq e il Kuwait occupato dalle truppe irachene. Partecipazione
simbolica che garantirà alla Siria di ottenere il disco-verde per la
normalizzazione manu militari nel vicino Libano, disarmare le milizie
confessionali nel paese dei cedri e imporre gli accordi di Taif (Arabia
Saudita) che avrebbero sancito la sostanziale svolta in senso nazionale e anti-
sionista e portato agli accordi di mutua collaborazione, cooperazione e
assistenza tra i due paesi.







Ultimo Stato arabo ad opporsi all'entità sionista, la Siria, dall'avvento al
potere del suo giovane Presidente Bashar el Assad, ha saputo mantenere i nervi
saldi e responsabilmente affrontare le diverse crisi aperte nella regione:
dopo un inizio caratterizzato da numerose pressioni e polemiche internazionali,
dal complotto 'libanese' organizzato dalle centrali mondialiste attraverso la
risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (che richiederà
fin dall'ottobre 2004 il ritiro delle truppe di Damasco dal Libano) e alla
strategia della tensione sostenuta dall'Occidente e finanziata
dall'amministrazione statunitense ( che porterà all'assassinio dell'ex premier
libanese, Rafiq Hariri, alla stagione degli attentati politici e alle
manifestazioni di piazza anti-siriane in quella "rivoluzione dei cedri" etero-
diretta da Washington e della quale rimarranno infine solamente i cedri) il
regime di Damasco ha saputo navigare a vista nelle acque tutt'altro quiete
della situazione regionale caratterizzata oltretutto dalla presenza delle
truppe d'occupazione americane nel vicino Iraq, dalla sempre instabile
situazione palestinese, dalle turbolenze spesso riapertesi ai confini
settentrionali iracheni tra le organizzazioni della resistenza curda e
l'esercito turco e dal principale ostacolo alla pace nell'area, l'entità
sionista, che di lì a poco avrebbe lanciato la sua aggressione contro il
Libano.

Avvenimenti che, anzichè scalfire o minare l'autorità presidenziale e il
ruolo siriano nell'area, hanno finito con il determinare il rilancio del ruolo
centrale della Siria quale principale referente per una normalizzazione delle
tensioni: immediatamente dopo la fallimentare aggressione israeliana contro il
Libano nell'estate 2006 era chiaro che isolare, come tentavano di fare il
governo libanese e i suoi alleati statunitensi, la Siria da qualsiasi gioco
diplomatico per quanto riguardasse uno dei diversi fronti 'caldi' del Vicino
Oriente equivaleva ad un suicidio politico e ad un fallimento di qualunque
negoziato.

Nel mirino del terrorismo di matrice jihaidista fin dal 2005 , all'interno
del paese opereranno diverse organizzazioni di matrice salafita (da Jund al
Shams fino alla stessa Fatah al Islam, responsabile della rivolta armata al
campo profughi di Nahr el Bared a Tripoli nel Libano settentrionale, i cui
elementi - per la stragrande maggioranza provenienti dai diversi Stati arabi e
con un passato di guerriglieri sul fronte iracheno - si riveleranno già
incarcerati o ricercati dalle autorità siriane per attività sovversive e
terrorismo internazionale), la Siria ha saputo destreggiarsi abilmente tra le
diverse crisi regionali riprendendo il proprio posto nell'arena diplomatica
internazionale con l'organizzazione del vertice della Lega Araba del marzo 2007
che , se da un lato sancirà il definitivo rilancio delle relazioni diplomatiche
con Arabia Saudita e Egitto (tese dopo l'aggressione al Libano), consentirà a
Damasco di ribadire la sua posizione rispetto ai diversi problemi regionali.

Il governo siriano non ha mai nascosto la sua disponibilità alla ripresa di
un negoziato internazionale con l'entità sionista per il recupero dei territori
siriani delle alture del Golan sottratti da "Israele" durante il conflitto dei
sei giorni del 1967: sono oltre quarant'anni che Damasco rivendica la
sacrosanta paternità su quelle alture strategicamente fondamentali per l'entità
sionista per controllare il potente e più temuto vicino arabo contro il quale
non sono, recentemente, mancate le provocazioni (con il raid aereo del
settembre 2007 contro presunte installazioni di ancor più presunti "materiali
chimici", raid terroristico verso il quale il Governo siriano si è riservato -
anche in sede Onu - di rispondere "al momento opportuno e nei modi opportuni"
considerandolo un "atto di guerra" lanciato da Tel Aviv contro lo spazio aereo
siriano e le sue installazioni militari).

La posizione di Damasco è chiara: nessuna interferenza negli affari interni
iracheni (dal vicino paese mesopotamico sono comunque approdati in Siria oltre
due milioni e mezzo di profughi, tantissimi cristiani in fuga dal conflitto
civile e dalla guerra di liberazione condotta dalla Resistenza contro gli Stati
Uniti ed i loro alleati fin dalla primavera 2003) ma solidarietà al martoriato
popolo iracheno e alla sua resistenza; riapertura di trattative con lo stato
ebraico alla condizione che sia riconosciuto il diritto al ritorno dei
palestinesi nei loro territori e posta al centro dei negoziati la questione del
Golan; collaborazione e mutuo soccorso con Teheran e Ankara per qualsiasi
situazione di crisi nell'area e soluzione diplomatica e ritorno alla normalità
delle relazioni con il vicino Libano dove Damasco ha sempre sostenuto i partiti
nazionalisti dell'Opposizione e il diritto della Resistenza Islamica di
mantenersi in armi ai confini meridionali in funzione di deterrente militare
anti-sionista.




Il sostegno della Siria a Hizb'Allah e al fronte dell'Opposizione
Nazionalpatriottica libanese è sempre stato palese contrariamente a quanto
affermato dalle agenzie di stampa internazionali e dalle 'veline' fornite dalle
centrali di disinformazione atlantico-sioniste.



Alle accuse di fomentare conflitti civili in Iraq e Libano la Siria ha sempre
opposto la sua volontà di riprendere negoziati aperti con i governi interessati
nel mantenimento di buone relazioni e sulla base di un reciproco rispetto e di
un'attiva collaborazione, atteggiamento finora venuto meno soprattutto
dall'esecutivo libanese appiattitosi sulle posizioni statunitensi con il
premier Fouad Siniora e la coalizione dei partiti di maggioranza fortemente
anti-siriani (anche l'apertura un mese or sono del Tribunale Speciale con sede
a l'Aja - che dovrà giudicare eventuali responsabili dei crimini politici
avvenuti in Libano tra il 2004 e il 2007 - rappresenta un'ennesimo affronto
verso Damasco che comunque si è detta pronta ad una piena collaborazione
qualora cittadini siriani risultassero coinvolti in uno o più dei tanti omicidi
politici che hanno contrassegnato la recente storia libanese).

La svolta nelle relazioni con gli Stati Uniti, dopo anni di gelo e dopo che
in America i beni di numerose personalità della politica siriana e di cittadini
della R.A.S. saranno congelati su indicazione dell'amministrazione Bush, il
ritorno a Damasco di autorevoli delegazioni statunitensi, la visita del
Presidente del Senato USA , signora Nancy Pelosi, un anno e mezzo fa e il
successivo invito alla conferenza internazionale sull'Iraq e ad Annapolis per i
nuovi negoziati sulla Palestina (miseramente naufragati e affossati nel sangue
sparso nella striscia di Gaza nel gennaio scorso dal terrorismo sionista)
dimostreranno una volta di più l'impossibilità di pervenire ad un qualsiasi
accordo e ad una soluzione negoziale dei conflitti regionali senza la presenza
siriana.

La Siria di Bashar el Assad, rieletto a furor di popolo nel referendum della
primavera 2007 con un 97.62% di "si" , si trova in una posizione di forza
rispetto agli anni passati: ottime le sue relazioni con l'Unione Europea, più
che ottime quelle con la Russia di Putin e l'Iran di Ahmadinejad, fondamentale
il suo ruolo all'interno della Lega Araba e degli organismi internazionali
istituiti dall'Onu per la soluzione delle diverse crisi regionali.

E che Damasco intenda giocare un ruolo costruttivo in un processo di
pacificazione regionale sembra chiaro anche dalle recenti iniziative che hanno
coinvolto la Repubblica Araba: dal Libano all'Iraq alla Palestina non esiste
soluzione che non passi dalla strada damascena come sembrano essersi accorti
anche a Washington. Sarà l'atteggiamento statunitense, la nuova politica di
distensione e dialogo annunciata dall'amministrazione Obama (che dovrà dar
prove concrete di questa che, per il momento, è solamente una dichiarazione di
volontà; purtroppo ancora non sono seguiti i fatti alle frasi più o meno "ad
effetto" che da queste parti non incantano nessuno tantomeno i siriani o i loro
alleati libanesi e iraniani) e lo sviluppo della situazione sul campo - dove
non mancano le provocazioni e le quotidiane minacce da parte della dirigenza
sionista - a dare la risposta ai perchè rimasti tali dell'agenda politica del
Vicino Oriente.

In Libano nonostante l'apertura del Tribunale Speciale e una campagna
elettorale di giorno in giorno sempre più polemica la Siria ha normalizzato la
sua posizione, come richiesto dalla Comunità Internazionale, con l'apertura
della prima sede diplomatica a Beirut. Come si ricorderà Libano e Siria non
avevano mai avuto scambi diplomatici fin dall'indipendenza nazionale libanese
(1944). Il completamente del processo di stabilimento di relazioni diplomatiche
tra i due vicini è stato accolto con soddisfazioni dall'intera comunità
internazionale e come un segnale di rinnovamento e apertura, distensione e
collaborazione, offerto da Damasco al vicino libanese.

Come ha sottolineato il coordinatore speciale dell'Onu per il Libano, Michael
Williams "questo passo contribuirà ulteriormente alla stabilità del paese dei
cedri" concetto ribadito dalle principali cancellerie europee a cominciare
dall'Eliseo, antica potenza mandataria nella zona, sempre attento alla
situazione libanese.

La nomina dell’ambasciatore siriano, che segue quella del rappresentante
libanese a Damasco, avvenuta a inizio anno, ha sottolineato Williams, “è uno
sviluppo davvero benvenuto”, essa “completa il processo di stabilimento di
rapporti diplomatici” tra i due Paesi, che non ne avevano mai avuti nei 60 anni
dalla loro indipendenza. Ciò è stato fin qui dovuto all’affermazione siriana di
“speciali legami” con il Libano, sul quale Damasco ha sempre avanzato mire e
che ha militarmente e politicamente dominato per quasi 30 anni, fino al 2005.
La notizia della nomina dell’ambasciatore siriano ha avuto larga eco non solo
sulla stampa araba: la cinese Xinhua, ad esempio, ricordando la già avvenuta
apertura dell’ambasciata libanese a Damasco nota che “la bandiera libanese
sventola nel vicino Paese dopo decenni di rapporti turbolenti”.
Da parte araba, Gulfnews ricorda che “la Siria si è trovata di fronte a
pressioni internazionali perché stabilisse formali rapporti diplomatici col
Libano” e che lo stabilimento di tali relazioni “è stata la richiesta centrale
avanzata dai partiti antisiriani che hanno vinto le elezioni del 2005”.
Il primo ambasciatore siriano a Beirut, che ieri ha avuto il “gradimento” del
presidente libanese Michel Suleiman, sarà Ali Abdel Karim Ali, 56 anni, dal
2004 rappresentante di Damasco in Kuwait. In precedenza è stato direttore della
radio di Stato, poi della televisione e dell’agenzia ufficiale SANA.
La sua nomina arriva cinque mesi dopo il 15 ottobre del 2008, quando i due
Paese avevano stabilito di avere normali relazioni diplomatiche.
La prima ambasciata libanese a Damasco è stata aperta la settimana scorsa e
ambasciatore è stato nominato Michel Khoury, attuale rappresentante libanese a
Cipro. Diplomatico di carriera, egli è stato ambasciatore in Olanda e, prima
ancora, ha prestato servizio in Gran Bretagna, Brasile e Messico. E’ stato
anche direttore degli Affari amministrativi e finanziari del Ministero degli
esteri.


A conferma di un nuovo stato delle relazioni diplomatiche con l'Unione
Europea giunge la notizia inoltre della prossima visita a Damasco del nostro
ministro degli Esteri , on. Frattini, che - secondo quanto ha affermato la
Farnesina dovrà analizzare e valutare la situazione dei rapporti bilaterali
italiano-siriani, fare il punto sulla situazione libanese all'interno della
quale operano i soldati del contingente Unifil nel sud del paese.
Una visita particolarmente attesa quella del ministro Frattini anche per il
rilancio dei rapporti economici e commerciali tra i due paesi: nonostante la
crisi globale l'interscambio tra Siria e Italia è aumentato e nell'ultimo anno
c'é stata in Siria un'autentica esplosione del turismo di matrice religiosa che
ha contribuito alla crescita del mercato italiano, oggi al primo posto
nell'incoming, con un aumento dell'80%.

Secondo quanto riportata dalla rivista "Globe" la rappresentante del
Ministero del Turismo siriano, dr.ssa Nuhad Makkoul, ha sostenuto che sono
state sviluppate numerose iniziative a livello di interscambi nei settori
archeologico-turistici e turistico-religiosi volti , come ha dichiarato la
stessa , "a far conoscere meglio la destinazione, ricca di siti archeologici e
monumenti cristiani, ai visitatori europei".

Infine sul fronte delle relazioni con il vicino Iraq è di pochi giorni or
sono, del 25 marzo scorso ,la visita a Baghdad del ministro degli Esteri
siriano Waleed Moallem che ha incontrato il premier iracheno Nouri al Maliki
per discutere delle questioni relative alla sicurezza, all'interscambio
commerciale e all'economia dei due paesi. Secondo un responsabile del ministero
degli Esteri iracheno "i colloqui hanno riguardato soprattutto i mezzi per
incrementare le relazioni economiche tra i due paesi soprattutto nei settori
dell'acqua, dell'elettricità e del petrolio" oltre a "discutere del controllo
della loro comune frontiera rafforzando il coordinamento sulla sicurezza e il
pattugliamento della zona" vasta oltre 700 km e spesso al centro delle accuse
lanciate dall'amministrazione statunitense verso Damasco di "finanziare" o
"lasciare libero l'accesso" verso l'Iraq a elementi jihadisti della galassia
terroristica al-qaedista.

Questa visita e queste discussioni sulla sicurezza tra i due paesi cade in un
momento particolarmente delicato per il futuro delle relazioni bilaterali e
soprattutto per quelle che saranno le linee guida della politica estera siriana
verso Washington presente in forze nel vicino Iraq. Come si ricorderà alla fine
di ottobre i soldati americani, provenienti in elicottero dall'Iraq,
effettuarono un raid aereo attaccando un edificio di un villaggio siriano a
otto chilometri dal confine e uccidente otto civili. L'amministrazione Bush ha
sempre smentito il raid e finora nessuno a Washington ha mai riconosciuto
ufficialmente quell'iniziativa militare anche se, sotto la copertura
dell'anonimato, un responsabile americano aveva confermato la notizia
annunciata dalla televisione siriana e dai mass media arabi.

Damasco dichiarò di attendersi spiegazioni sia dall'amministrazione
statunitense che dal governo iracheno inviando una lettera di protesta alle
Nazioni Unite. Oggi con una accelerazione dei rapporti di normalizzazione tra
Siria e Iraq il governo di Damasco spera di ottenere qualche informazione utile
anche su quell'odioso crimine.

Normalizzazione che, come per il Libano, passa anche attraverso il reciproco
riconoscimento diplomatico tra i due paesi. Le relazioni diplomatiche tra Iraq
e Siria come si ricorderà vennero interrotte nel 1980 a seguito della guerra di
aggressione lanciata da Saddam Hussein contro l'Iran. La Siria, tra i pochi
paesi della Lega Araba, accuserà in quell'occasione il "rais" iracheno di
distogliere forze ed energie del fronte arabo dal principale perimetro
geopolitico, bellico e strategico della Nazione Araba - la Palestina occupata
dai sionisti - e di colpire un alleato fondamentale rappresentato all'epoca
dall'Iran rivoluzionario khomeinista.

Hafez el Assad si schierò risolutamente con Teheran mentre il blocco dei
paesi arabi moderati (dall'Egitto alla Giordania alle petrolmonarchie del
Golfo) sosterranno lo sforzo bellico iracheno finanziato e militarmente
sostenuto dall'amministrazione Reagan (con la quale Saddam aprirà ufficialmente
relazioni diplomatiche nel 1985), dai paesi dell'Europa occidentale e da quelli
del blocco sovietico (principali fornitori di armamenti e materiale nucleare
dell'Iraq ba'athista).


Oggi , a distanza di quasi trent'anni da quell'interruzione causata da eventi
bellici di portata storica per tutto il Vicino Oriente, i rapporti diplomatici
siro-iracheni sono ritornati su un binario di normalità con l'invio lo scorso
novembre di un ambasciatore siriano a Baghdad e l'arrivo, lo scorso 4 febbraio,
del suo omologo iracheno a Damasco.

Dalla Palestina occupata (della quale Damasco è la principale sostenitrice e
il primo alleato delle formazioni della Resistenza palestinese che - da Hamas
al FDLP, dal FDPLP al Comando Generale passando per la Jihad Islamica -
ricevano ospitalità e hanno loro uffici in terra siriana) al Libano, dall'Iraq
alla Turchia fino alle relazioni con i paesi della Lega Araba e con la
confinante Turchia; appare evidente, lapalissiano, il peso geopolitico e
strategico della Repubblica Araba Siriana, l'autorità e la determinazione dei
suoi dirigenti e il ruolo di primo piano che verrà svolto dalla Siria nei
futuri assetti regionali.

Damasco rimane inevitabilmente la "porta dell'Oriente".


DAGOBERTO HUSAYN BELLUCCI


Direttore Responsabile Agenzia di Stampa "Islam Italia"
da Nabathiyeh - Libano Meridionale



Collaboratore corrispondente dal Libano per TerraSantaLibera.org



Link a questa pagina :

New Page 1 (http://www.terrasantalibera.org/Siria_centro_geopolitico_DHB.htm)

Avamposto
16-08-10, 10:01
Il "Grande Gioco" entra nel Mediterraneo: gas, petrolio, guerra e geopolitica


par Mahdi Darius Nazemroaya


Mondialisation.ca, Le 14 octobre 2007






Prefazione: il Vertice del Mar Caspio e le svolte storiche del 21° secolo

Questo articolo fa parte de "L'alleanza sino-russa: una sfida alle ambizioni americane in Eurasia" (23 settembre 2007). Per ragioni editoriali l'articolo viene pubblicato da Global Research in tre parti. Consigliamo vivamente i lettori di leggere anche l'articolo precedente.

Siamo a una svolta storica. Il secondo Vertice degli Stati del Mar Caspio a Teheran cambierà l'ambiente geopolitico globale. Questo articolo offre anche una contestualizzazione di ciò che accadrà sullo sfondo a Teheran. La direzione strategica dell'Eurasia e delle riserve energetiche mondiali è in sospeso.

Non è un caso che prima del vertice di Teheran tre importanti organizzazioni post-sovietiche (la Comunità degli Stati Indipendenti, l'Organizzazione per il Trattato della Sicurezza Collettiva-CSTO e la Comunità Economica Eurasiatica) abbiano tenuto incontri simultanei in Tagikistan. Né è una coincidenza che la SCO e la CSTO abbiano firmato accordi di cooperazione durante tali incontri, rendendo la Cina un membro semi-formale del CSTO. Si noterà che tutti i membri della SCO sono anche membri della CSTO, con l'eccezione della Cina.

Tutto questo si aggiunge al fatto che il segretario di stato statunitense Condoleeza Rice e il segretario della difesa Robert Gates si sono recati entrambi a Mosca per importanti ma per lo più sommesse discussioni con il Cremlino prima della visita ufficiale di Vladimir Putin in Iran. Potrebbe essersi trattato dell'ultimo tentativo americano di spezzare la coalizione sino-russo-iraniana in Eurasia. I leader mondiali terranno gli occhi bene aperti in attesa di risultati pubblici di questa visita a Teheran. Va anche notato che il segretario generale della NATO si è recato nella regione caucasica per una breve visita in merito all'espansione della NATO. Il presidente russo, prima di arrivare a Teheran, andrà in Germania per un incontro con Angela Merkel.

L'antagonismo tra gli Stati Uniti e i loro alleati e la Russia, la Cina e i loro alleati si gioca su cinque fronti: Africa orientale, penisola coreana, Indo-Cina, Medio Oriente e Balcani. Se il fronte coreano sembra essersi calmato, il fronte indo-cinese si è infiammato con i disordini di Myanmar (Burma). Tutto ciò fa parte del disegno più ampio di accerchiare i titani eurasiatici, Russia e Cina. Simultaneamente, la NATO di prepara a una possibile resa dei conti con la Serbia sul Kosovo. I preparativi comprendono le esercitazioni militari NATO in Croazia e nell'Adriatico.

A maggio 2007 il segretario generale della CSTO, Nikolaj Bordjuža, ha invitato l'Iran a entrare nel patto militare eurasiatico; "Se l'Iran farà richiesta di ammissione secondo le regole del nostro statuto, la [CSTO] la prenderà in considerazione," ha detto alla stampa. Nelle settimane successive la CSTO ha anche annunciato con grande enfasi, come la NATO, che anch'essa è pronta a impegnarsi in Afghanistan e in operazioni globali di "peacekeeping". Si tratta di una sfida agli obiettivi globali della NATO e di fatto un annuncio che la NATO non ha più il monopolio come principale organizzazione militare globale.

Il mondo si diventando più militarizzato di quando sia già da parte di due blocchi militari. Inoltre Mosca ha anche dichiarato che applicherà alle armi e alle dotazioni militari vendute agli stati membri del CSTO gli stessi prezzi che applicati sul mercato interno. Intanto la prospettiva di un'invasione turca su vasta scala dell'Iraq settentrionale si sta facendo più sempre più probabile, cosa profondamente legata ai piani anglo-americani che mirano a balcanizzare l'Iraq e a scolpire un "Nuovo Medio Oriente". Si profila una resa dei conti globale.

Infine, il Secondo Vertice dei Paesi del Mar Caspio finalizzerà anche lo status legale del Mar Caspio. Si discuterà anche di risorse energetiche, ecologia, cooperazione in materia energetica, sicurezza e accordi difensivi. L'esito di questo vertice deciderà la natura delle relazioni russo-iraniane e il destino dell'Eurasia. Quello che accade a Teheran può decidere le sorti di questo secolo. L'umanità si trova a una svolta storica. Ecco perché ho ritenuto importante pubblicare la seconda parte dell'articolo originale prima del Secondo Vertice dei Paesi del Mar Caspio.

Mahdi Darius Nazemroaya, Ottawa, 13 ottobre 2007.



Il "Grande Gioco" entra nel Mediterraneo: gas, petrolio, guerra e geopolitica (http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=18125)

Avamposto
16-08-10, 10:02
SIRIA: CENTRO GEOPOLITICO DEL VICINO ORIENTE

(Damasco tra stabilità e politica internazionale nel Terzo Millennio )


Nei rapporti geopolitici del Vicino Oriente abbiamo sempre sostenuto
l'essenziale ruolo svolto dalla Repubblica Araba Siriana e la sua centralità
nel quadro delle relazioni stabilite dall'intero mondo arabo verso l'estero. La
Siria rappresenta da oltre quarant'anni il principale bastione del fronte anti-
sionista: la saldatura determinatasi con l'avvento al potere dell'ala militare
del Ba'ath ( all'indomani dei tragici avvenimenti del cosiddetto "settembre
nero" palestinese nella vicina Giordania nel settembre 1970 ) che diede inizio
alla trentennale presidenza del compianto Hafez el Assad (scomparso nel 2000
per lasciare spazio al figlio Bashar) sarà il momento storico chiave che , dopo
anni di incertezza e tensioni politiche e sociali interne, darà al paese una
stabilità ed una normalizzazione che lo renderanno inattaccabile dall'esterno e
restituiranno ai siriani il loro tradizionale ruolo di ago della bilancia
vicinorientale.

Fin dall'epoca di Hafez el Assad la Siria , sia per la sua invidiabile
posizione geostrategica e politica sia per le caratteristiche proprie di un
regime determinato a controllare lo sviluppo della società siriana e a
confrontarsi con i vicini stati arabi e soprattutto con il nemico sionista, ha
rappresentato il cuore geopolitico del Vicino Oriente intervenendo sempre con
tempismo e determinazione per riportare ordine nella regione quando chiamata
dalla Comunità Internazionale o dalla Lega Araba come avverrà nel 1977 in
Libano e come sarebbe accaduto durante la crisi del Golfo nel 1990 quando
Damasco inviò un contingente militare in terra d'Arabia che , pur rimanendo
inattivo, rappresenterà il 'tributo' diplomatico-politico concesso da Assad per
una partecipazione simbolica siriana alla forza multinazionale che avrebbe poi
lanciato l'operazione "Desert Storm" (la tempesta nel deserto) contro Saddam
Hussein, l'Iraq e il Kuwait occupato dalle truppe irachene. Partecipazione
simbolica che garantirà alla Siria di ottenere il disco-verde per la
normalizzazione manu militari nel vicino Libano, disarmare le milizie
confessionali nel paese dei cedri e imporre gli accordi di Taif (Arabia
Saudita) che avrebbero sancito la sostanziale svolta in senso nazionale e anti-
sionista e portato agli accordi di mutua collaborazione, cooperazione e
assistenza tra i due paesi.

Ultimo Stato arabo ad opporsi all'entità sionista la Siria, dall'avvento al
potere del suo giovane Presidente Bashar el Assad, ha saputo mantenere i nervi
saldi e responsabilmente affrontare le diverse crisi aperte nella regione:
dopo un inizio caratterizzato da numerose pressioni e polemiche internazionali,
dal complotto 'libanese' organizzato dalle centrali mondialiste attraverso la
risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (che richiederà
fin dall'ottobre 2004 il ritiro delle truppe di Damasco dal Libano) e alla
strategia della tensione sostenuta dall'Occidente e finanziata
dall'amministrazione statunitense ( che porterà all'assassinio dell'ex premier
libanese, Rafiq Hariri, alla stagione degli attentati politici e alle
manifestazioni di piazza anti-siriane in quella "rivoluzione dei cedri" etero-
diretta da Washington e della quale rimarranno infine solamente i cedri) il
regime di Damasco ha saputo navigare a vista nelle acque tutt'altro quiete
della situazione regionale caratterizzata oltretutto dalla presenza delle
truppe d'occupazione americane nel vicino Iraq, dalla sempre instabile
situazione palestinese, dalle turbolenze spesso riapertesi ai confini
settentrionali iracheni tra le organizzazioni della resistenza curda e
l'esercito turco e dal principale ostacolo alla pace nell'area, l'entità
sionista, che di lì a poco avrebbe lanciato la sua aggressione contro il
Libano.

Avvenimenti che, anzichè scalfire o minare l'autorità presidenziale e il
ruolo siriano nell'area, hanno finito con il determinare il rilancio del ruolo
centrale della Siria quale principale referente per una normalizzazione delle
tensioni: immediatamente dopo la fallimentare aggressione israeliana contro il
Libano nell'estate 2006 era chiaro che isolare, come tentavano di fare il
governo libanese e i suoi alleati statunitensi, la Siria da qualsiasi gioco
diplomatico per quanto riguardasse uno dei diversi fronti 'caldi' del Vicino
Oriente equivaleva ad un suicidio politico e ad un fallimento di qualunque
negoziato.

Nel mirino del terrorismo di matrice jihaidista fin dal 2005 , all'interno
del paese opereranno diverse organizzazioni di matrice salafita (da Jund al
Shams fino alla stessa Fatah al Islam, responsabile della rivolta armata al
campo profughi di Nahr el Bared a Tripoli nel Libano settentrionale, i cui
elementi - per la stragrande maggioranza provenienti dai diversi Stati arabi e
con un passato di guerriglieri sul fronte iracheno - si riveleranno già
incarcerati o ricercati dalle autorità siriane per attività sovversive e
terrorismo internazionale), la Siria ha saputo destreggiarsi abilmente tra le
diverse crisi regionali riprendendo il proprio posto nell'arena diplomatica
internazionale con l'organizzazione del vertice della Lega Araba del marzo 2007
che , se da un lato sancirà il definitivo rilancio delle relazioni diplomatiche
con Arabia Saudita e Egitto (tese dopo l'aggressione al Libano), consentirà a
Damasco di ribadire la sua posizione rispetto ai diversi problemi regionali.

Il governo siriano non ha mai nascosto la sua disponibilità alla ripresa di
un negoziato internazionale con l'entità sionista per il recupero dei territori
siriani delle alture del Golan sottratti da "Israele" durante il conflitto dei
sei giorni del 1967: sono oltre quarant'anni che Damasco rivendica la
sacrosanta paternità su quelle alture strategicamente fondamentali per l'entità
sionista per controllare il potente e più temuto vicino arabo contro il quale
non sono, recentemente, mancate le provocazioni (con il raid aereo del
settembre 2007 contro presunte installazioni di ancor più presunti "materiali
chimici", raid terroristico verso il quale il Governo siriano si è riservato -
anche in sede Onu - di rispondere "al momento opportuno e nei modi opportuni"
considerandolo un "atto di guerra" lanciato da Tel Aviv contro lo spazio aereo
siriano e le sue installazioni militari).

La posizione di Damasco è chiara: nessuna interferenza negli affari interni
iracheni (dal vicino paese mesopotamico sono comunque approdati in Siria oltre
due milioni e mezzo di profughi, tantissimi cristiani in fuga dal conflitto
civile e dalla guerra di liberazione condotta dalla Resistenza contro gli Stati
Uniti ed i loro alleati fin dalla primavera 2003) ma solidarietà al martoriato
popolo iracheno e alla sua resistenza; riapertura di trattative con lo stato
ebraico alla condizione che sia riconosciuto il diritto al ritorno dei
palestinesi nei loro territori e posta al centro dei negoziati la questione del
Golan; collaborazione e mutuo soccorso con Teheran e Ankara per qualsiasi
situazione di crisi nell'area e soluzione diplomatica e ritorno alla normalità
delle relazioni con il vicino Libano dove Damasco ha sempre sostenuto i partiti
nazionalisti dell'Opposizione e il diritto della Resistenza Islamica di
mantenersi in armi ai confini meridionali in funzione di deterrente militare
anti-sionista.

Il sostegno della Siria ha Hizb'Allah e al fronte dell'Opposizione
Nazionalpatriottica libanese è sempre stato palese contrariamente a quanto
affermato dalle agenzie di stampa internazionali e dalle 'veline' fornite dalle
centrali di disinformazione atlantico-sioniste.

Alle accuse di fomentare conflitti civili in Iraq e Libano la Siria ha sempre
opposto la sua volontà di riprendere negoziati aperti con i governi interessati
nel mantenimento di buone relazioni e sulla base di un reciproco rispetto e di
un'attiva collaborazione, atteggiamento finora venuto meno soprattutto
dall'esecutivo libanese appiattitosi sulle posizioni statunitensi con il
premier Fouad Siniora e la coalizione dei partiti di maggioranza fortemente
anti-siriani (anche l'apertura un mese or sono del Tribunale Speciale con sede
a l'Aja - che dovrà giudicare eventuali responsabili dei crimini politici
avvenuti in Libano tra il 2004 e il 2007 - rappresenta un'ennesimo affronto
verso Damasco che comunque si è detta pronta ad una piena collaborazione
qualora cittadini siriani risultassero coinvolti in uno o più dei tanti omicidi
politici che hanno contrassegnato la recente storia libanese).

La svolta nelle relazioni con gli Stati Uniti, dopo anni di gelo e dopo che
in America i beni di numerose personalità della politica siriana e di cittadini
della R.A.S. saranno congelati su indicazione dell'amministrazione Bush, il
ritorno a Damasco di autorevoli delegazioni statunitensi, la visita del
Presidente del Senato USA , signora Nancy Pelosi, un anno e mezzo fa e il
successivo invito alla conferenza internazionale sull'Iraq e ad Annapolis per i
nuovi negoziati sulla Palestina (miseramente naufragati e affossati nel sangue
sparso nella striscia di Gaza nel gennaio scorso dal terrorismo sionista)
dimostreranno una volta di più l'impossibilità di pervenire ad un qualsiasi
accordo e ad una soluzione negoziale dei conflitti regionali senza la presenza
siriana.

La Siria di Bashar el Assad, rieletto a furor di popolo nel referendum della
primavera 2007 con un 97.62% di "si" , si trova in una posizione di forza
rispetto agli anni passati: ottime le sue relazioni con l'Unione Europea, più
che ottime quelle con la Russia di Putin e l'Iran di Ahmadinejad, fondamentale
il suo ruolo all'interno della Lega Araba e degli organismi internazionali
istituiti dall'Onu per la soluzione delle diverse crisi regionali.

E che Damasco intenda giocare un ruolo costruttivo in un processo di
pacificazione regionale sembra chiaro anche dalle recenti iniziative che hanno
coinvolto la Repubblica Araba: dal Libano all'Iraq alla Palestina non esiste
soluzione che non passi dalla strada damascena come sembrano essersi accorti
anche a Washington. Sarà l'atteggiamento statunitense, la nuova politica di
distensione e dialogo annunciata dall'amministrazione Obama (che dovrà dar
prove concrete di questa che, per il momento, è solamente una dichiarazione di
volontà; purtroppo ancora non sono seguiti i fatti alle frasi più o meno "ad
effetto" che da queste parti non incantano nessuno tantomeno i siriani o i loro
alleati libanesi e iraniani) e lo sviluppo della situazione sul campo - dove
non mancano le provocazioni e le quotidiane minacce da parte della dirigenza
sionista - a dare la risposta ai perchè rimasti tali dell'agenda politica del
Vicino Oriente.

In Libano nonostante l'apertura del Tribunale Speciale e una campagna
elettorale di giorno in giorno sempre più polemica la Siria ha normalizzato la
sua posizione, come richiesto dalla Comunità Internazionale, con l'apertura
della prima sede diplomatica a Beirut. Come si ricorderà Libano e Siria non
avevano mai avuto scambi diplomatici fin dall'indipendenza nazionale libanese
(1944). Il completamente del processo di stabilimento di relazioni diplomatiche
tra i due vicini è stato accolto con soddisfazioni dall'intera comunità
internazionale e come un segnale di rinnovamento e apertura, distensione e
collaborazione, offerto da Damasco al vicino libanese.

Come ha sottolineato il coordinatore speciale dell'Onu per il Libano, Michael
Williams "questo passo contribuirà ulteriormente alla stabilità del paese dei
cedri" concetto ribadito dalle principali cancellerie europee a cominciare
dall'Eliseo, antica potenza mandataria nella zona, sempre attento alla
situazione libanese.

La nomina dell’ambasciatore siriano, che segue quella del rappresentante
libanese a Damasco, avvenuta a inizio anno, ha sottolineato Williams, “è uno
sviluppo davvero benvenuto”, essa “completa il processo di stabilimento di
rapporti diplomatici” tra i due Paesi, che non ne avevano mai avuti nei 60 anni
dalla loro indipendenza. Ciò è stato fin qui dovuto all’affermazione siriana di
“speciali legami” con il Libano, sul quale Damasco ha sempre avanzato mire e
che ha militarmente e politicamente dominato per quasi 30 anni, fino al 2005.
La notizia della nomina dell’ambasciatore siriano ha avuto larga eco non solo
sulla stampa araba: la cinese Xinhua, ad esempio, ricordando la già avvenuta
apertura dell’ambasciata libanese a Damasco nota che “la bandiera libanese
sventola nel vicino Paese dopo decenni di rapporti turbolenti”.
Da parte araba, Gulfnews ricorda che “la Siria si è trovata di fronte a
pressioni internazionali perché stabilisse formali rapporti diplomatici col
Libano” e che lo stabilimento di tali relazioni “è stata la richiesta centrale
avanzata dai partiti antisiriani che hanno vinto le elezioni del 2005”.
Il primo ambasciatore siriano a Beirut, che ieri ha avuto il “gradimento” del
presidente libanese Michel Suleiman, sarà Ali Abdel Karim Ali, 56 anni, dal
2004 rappresentante di Damasco in Kuwait. In precedenza è stato direttore della
radio di Stato, poi della televisione e dell’agenzia ufficiale SANA.
La sua nomina arriva cinque mesi dopo il 15 ottobre del 2008, quando i due
Paese avevano stabilito di avere normali relazioni diplomatiche.
La prima ambasciata libanese a Damasco è stata aperta la settimana scorsa e
ambasciatore è stato nominato Michel Khoury, attuale rappresentante libanese a
Cipro. Diplomatico di carriera, egli è stato ambasciatore in Olanda e, prima
ancora, ha prestato servizio in Gran Bretagna, Brasile e Messico. E’ stato
anche direttore degli Affari amministrativi e finanziari del Ministero degli
esteri.
A conferma di un nuovo stato delle relazioni diplomatiche con l'Unione
Europea giunge la notizia inoltre della prossima visita a Damasco del nostro
ministro degli Esteri , on. Frattini, che - secondo quanto ha affermato la
Farnesina dovrà analizzare e valutare la situazione dei rapporti bilaterali
italiano-siriani, fare il punto sulla situazione libanese all'interno della
quale operano i soldati del contingente Unifil nel sud del paese.
Una visita particolarmente attesa quella del ministro Frattini anche per il
rilancio dei rapporti economici e commerciali tra i due paesi: nonostante la
crisi globale l'interscambio tra Siria e Italia è aumentato e nell'ultimo anno
c'é stata in Siria un'autentica esplosione del turismo di matrice religiosa che
ha contribuito alla crescita del mercato italiano, oggi al primo posto
nell'incoming, con un aumento dell'80%.

Secondo quanto riportata dalla rivista "Globe" la rappresentante del
Ministero del Turismo siriano, dr.ssa Nuhad Makkoul, ha sostenuto che sono
state sviluppate numerose iniziative a livello di interscambi nei settori
archeologico-turistici e turistico-religiosi volti , come ha dichiarato la
stessa , "a far conoscere meglio la destinazione, ricca di siti archeologici e
monumenti cristiani, ai visitatori europei".

Infine sul fronte delle relazioni con il vicino Iraq è di pochi giorni or
sono, del 25 marzo scorso ,la visita a Baghdad del ministro degli Esteri
siriano Waleed Moallem che ha incontrato il premier iracheno Nouri al Maliki
per discutere delle questioni relative alla sicurezza, all'interscambio
commerciale e all'economia dei due paesi. Secondo un responsabile del ministero
degli Esteri iracheno "i colloqui hanno riguardato soprattutto i mezzi per
incrementare le relazioni economiche tra i due paesi soprattutto nei settori
dell'acqua, dell'elettricità e del petrolio" oltre a "discutere del controllo
della loro comune frontiera rafforzando il coordinamento sulla sicurezza e il
pattugliamento della zona" vasta oltre 700 km e spesso al centro delle accuse
lanciate dall'amministrazione statunitense verso Damasco di "finanziare" o
"lasciare libero l'accesso" verso l'Iraq a elementi jihadisti della galassia
terroristica al-qaedista.

Questa visita e queste discussioni sulla sicurezza tra i due paesi cade in un
momento particolarmente delicato per il futuro delle relazioni bilaterali e
soprattutto per quelle che saranno le linee guida della politica estera siriana
verso Washington presente in forze nel vicino Iraq. Come si ricorderà alla fine
di ottobre i soldati americani, provenienti in elicottero dall'Iraq,
effettuarono un raid aereo attaccando un edificio di un villaggio siriano a
otto chilometri dal confine e uccidente otto civili. L'amministrazione Bush ha
sempre smentito il raid e finora nessuno a Washington ha mai riconosciuto
ufficialmente quell'iniziativa militare anche se, sotto la copertura
dell'anonimato, un responsabile americano aveva confermato la notizia
annunciata dalla televisione siriana e dai mass media arabi.

Damasco dichiarò di attendersi spiegazioni sia dall'amministrazione
statunitense che dal governo iracheno inviando una lettera di protesta alle
Nazioni Unite. Oggi con una accelerazione dei rapporti di normalizzazione tra
Siria e Iraq il governo di Damasco spera di ottenere qualche informazione utile
anche su quell'odioso crimine.

Normalizzazione che, come per il Libano, passa anche attraverso il reciproco
riconoscimento diplomatico tra i due paesi. Le relazioni diplomatiche tra Iraq
e Siria come si ricorderà vennero interrotte nel 1980 a seguito della guerra di
aggressione lanciata da Saddam Hussein contro l'Iran. La Siria, tra i pochi
paesi della Lega Araba, accuserà in quell'occasione il "rais" iracheno di
distogliere forze ed energie del fronte arabo dal principale perimetro
geopolitico, bellico e strategico della Nazione Araba - la Palestina occupata
dai sionisti - e di colpire un alleato fondamentale rappresentato all'epoca
dall'Iran rivoluzionario khomeinista.

Hafez el Assad si schierò risolutamente con Teheran mentre il blocco dei
paesi arabi moderati (dall'Egitto alla Giordania alle petrolmonarchie del
Golfo) sosterranno lo sforzo bellico iracheno finanziato e militarmente
sostenuto dall'amministrazione Reagan (con la quale Saddam aprirà ufficialmente
relazioni diplomatiche nel 1985), dai paesi dell'Europa occidentale e da quelli
del blocco sovietico (principali fornitori di armamenti e materiale nucleare
dell'Iraq ba'athista).

Oggi , a distanza di quasi trent'anni da quell'interruzione causata da eventi
bellici di portata storica per tutto il Vicino Oriente, i rapporti diplomatici
siro-iracheni sono ritornati su un binario di normalità con l'invio lo scorso
novembre di un ambasciatore siriano a Baghdad e l'arrivo, lo scorso 4 febbraio,
del suo omologo iracheno a Damasco.

Dalla Palestina occupata (della quale Damasco è la principale sostenitrice e
il primo alleato delle formazioni della Resistenza palestinese che - da Hamas
al FDLP, dal FDPLP al Comando Generale passando per la Jihad Islamica -
ricevano ospitalità e hanno loro uffici in terra siriana) al Libano, dall'Iraq
alla Turchia fino alle relazioni con i paesi della Lega Araba e con la
confinante Turchia; appare evidente, lapalissiano, il peso geopolitico e
strategico della Repubblica Araba Siriana, l'autorità e la determinazione dei
suoi dirigenti e il ruolo di primo piano che verrà svolto dalla Siria nei
futuri assetti regionali.

Damasco rimane inevitabilmente la "porta dell'Oriente".


DAGOBERTO HUSAYN BELLUCCI

Direttore Responsabile Agenzia di Stampa "Islam Italia"

da Nabathiyeh - Libano Meridionale




31/03/2009



Italia Sociale (http://www.italiasociale.net/geopolitica06/geopolitica310309-2.html)

Avamposto
16-08-10, 10:04
Il Quartetto: Turchia, Iran, Iraq, Siria

Pubblicato da Paolo della Sala alle 15:33 in Esteri




Già da tempo si è delineata la nuova politica turca, dopo il passaggio del potere al partito islamico Akp di Erdogan che ha messo tra parentesi il precedente regime militare, ancora legato a logiche pre-Muro di Berlino (la missione turca allora era il contenimento della flotta russa del Mar Nero).

Erdogan vuole ridare vita all'impero ottomano facendo leva sull'immenso territorio che corre da Istanbul fino alla Cina dello Xinjiang, regioni e nazioni in cui si parlano lingue turche. Non solo, Ankara -visto lo stop perdurante all'ingresso nella UE, ha elaborato un piano regionale per il Medio Oriente, nel quale si propone come potenza egemone (grazie allo scacco perpetuo cui è sottoposto l'Iran) sotto il profilo geopolitico. La Turchia infatti detiene il controllo della nuova via della Seta che arriva fino in Cina attraverso il Caucaso e il Caspio, ed è destinato a diventare il mega hub degli idrocarburi mediorientali e del Caspio verso l'Europa. Ciò che più conta è che il progetto di Erdogan si potrebbe attuare col consenso -e in certi casi con la partecipazione -della stessa Russia.

Il piano strategico prevede la creazione di una zona di libero scambio con Iran, Iraq e Siria, una specie di "Mercato comune" europeo.
Secondo un'analisi di Farid Mahdi, pubblicata da In Depth news, l'accelerazione è arrivata dalla guerra di Gaza, quando Erdogan ha abbandonato il World Economic Forum di Davos, in segno di protesta contro Israele. Si noti bene che Israele ha buoni rapporti economici con la Turchia ed è partner (non del tutto sottotraccia) per la pipeline Baku-Tiblisi-Ceyhan (BTC), che potrebbe avere una futura derivazione sottomarina verso Israele nel porto di Ashkelon, da dove ripartirebbe via terra verso Eilat sul Mar Rosso, città nella quale attraccherebbero petroliere in partenza verso l'Estremo Oriente. Il giro del mondo in una pipeline...

Subito dopo la dura presa di posizione antiisraeliana Erdogan ha ottenuto la partecipazione alla Lega Araba come Stato osservatore. Nelle scorse settimane il primo canale della tv pubblica TRT ha trasmesso uno sceneggiato ambientato nei territori palestinesi, nel quale gli israeliani vengono dipinti come brutali aguzzini, il che ha riacceso il fuoco delle polemiche con Israele.

"La scorsa estate -scrive Mahdi- Ankara ha accettato la proposta lanciata da Damasco di formare un blocco per il Medio Oriente, tra Siria, Turchia, Iran e Iraq". Il primo risultato dell'intesa si è avuto con l'accettazione da parte turca del mantenimento degli attuali livelli del fiume Eufrate, fondamentali per rifornire l'agricoltura dei paesi vicini. A settembre Ergogan ha annunciato la cancellazione unilaterale delle esercitazioni militari con gli Stati Uniti, cui partecipava Israele.
A ottobre, Erdogan ha compiuto un'importante missione diplomatica negli altri tre stati che fanno parte del "quartetto". Sono inoltre state "liberalizzate" le frontiere con la Siria. Sono stati aboliti i visti di ingresso, si sono aperte tutte le vie di comunicazione. Molti gli accordi di cooperazione economica e nel campo dell'energia. Altre intese con la Siria nei settori della difesa e delle risorse idriche.
Con Bagdad Erdogan ha siglato 48 memorandum d'intesa, incluso un accordo contro il PKK curdo, che utilizza la provincia curda nel nord dell'Iraq come base per attaccare le postazioni turche oltreconfine. Nella conferenza stampa congiunta col premier al Maliki, Erdogan ha affermato che l'interscambio tra i due paesi potrebbe quadruplicare, giungendo a 20 miliardi annui.

In risposta alle richieste di Al Maliki sull'acqua dei fiumi Tigri ed Eufrate, Erdogan ha garantito che il livello dell'ecqua salirà fino a 550 milioni di metri cubi al secondo.Turchi e iracheni hanno avviato negoziati per regolare l'export di gas naturale verso l'Europa attraverso la Turchia (via pipeline Nabucco o via la South Stream di Eni e Gazprom, come appare dopo la videoconferenza a tre tra Putin, Erdogan e Berlusconi?). Previsto anche un collegamento ferroviario diretto tra Iraq ed Europa.

A Teheran Erdogan ha manifestato comprensione nei confronti del programma nucleare iraniano. Erdogan ha qualificato l'Iran come "nazione amica" e ha condannato le "ipocrite" posizioni occidentali contro il governo presieduto da Ahmadinejad. Ha poi qualificato come "pazzia" un eventuale attacco di Israele contro le installazioni iraniane. Teheran ha offerto alla Turchia la possibilità di esplorare i campi di gas di South Pars, per un eventuale export da parte turca verso altre nazioni. Previsto anche un miglioramento del gasdotto Tabriz-Ankara, che ha un'interconnessione prevista con Nabucco, e si parla con insistenza di un gasdotto da South-Yolotan Osman verso il Mediterraneo. L'euforia di Schroeder per l'apertura di un canale commerciale per il gas iraniano dimostra che anche in questo progetto c'è la mano di Gazprom, azienda di cui fa parte l'ex cancelliere tedesco. In ogni caso i legami con l'Iran sono in crescita, tanto che in geopolitica si parla di "Turchiran" o di "Turan".

Secondo Farid Mahdi l'operazione di Erdogan e dei suoi partner presenta moltissimi vantaggi geopolitici ed economici, ma rischia di essere "demolita" da parte statunitense. Pertanto il "Quartetto" al momento suonerà soltanto una musica di basso profilo, per sopravvivere.

Aggiunge però Mahdi: "But George Orwell, in his 1984 masterwork, explained that those who hold power are never happy with having it -- they need to show it".



Il Quartetto: Turchia, Iran, Iraq, Siria - La Pulce di Voltaire (http://lapulcedivoltaire.blogosfere.it/2009/11/il-quartetto-turchia-iran-iraq-siria.html)

Avamposto
16-08-10, 10:05
»Assad: “Vedo un nuovo Medio Oriente, Siria pronta a trattare sul Golan”

Di sottoosservazione

ANDREA BONANNI e ALIX VAN BUREN per “La Repubblica“




“Non possiamo più aspettare”, dice Bashar al Assad, il presidente siriano. “L’America di Obama aveva suscitato speranze riguardo a una nuova politica mediorientale. Però, adesso è scoccata una nuova ora. Un’intesa fra le potenze del Medio Oriente sta ridisegnando l’assetto della regione”. Seduto su un divano in pelle nera nel suo studio presidenziale, Bashar al Assad traccia quelli che definisce i contorni di un nuovo quadro geopolitico. Avverte: “Questa non è una inversione di rotta: noi vogliamo buoni rapporti con Washington. È, piuttosto, la presa di coscienza di una realtà: del fallimento di America ed Europa nel risolvere i problemi del mondo, nella nostra regione. Da questo fallimento affiorano necessariamente altre alternative: una mappa geostrategica che allinea Siria, Turchia, Iran, Russia, accomunate da politica, interessi, infrastrutture. Prende forma un unico spazio che unisce cinque mari: Mediterraneo, Mar Caspio, Mar Nero, Golfo Arabo e Mar Rosso. E cioè, il centro del mondo”, spiega. E poi: “Non si tratta di rinunciare alla pace: se Israele ci restituirà il Golan, noi non potremo dire di no. Ma solo un accordo complessivo, che includa i palestinesi, garantirà la pace vera. E la pace, prima o poi, arriverà”.

Signor presidente, lei sta delineando un nuovo fronte strategico come alternativa a un Occidente di cui lei vede declinare l’influenza?
“Io ricavo una lezione dagli errori del passato. L’America e l’Europa avevano detto “risolveremo noi i problemi”. E noi abbiamo aspettato. Ora non crediamo più nel ruolo di altri Paesi. Se qualcuno vuole aiutare, benvenga. Però, la soluzione spetta a noi”.

Se Israele fosse disposta a concludere un trattato con la Siria, lei accetterebbe? O pretende un accordo allargato al mondo arabo?
“Molti, in Occidente, non capiscono la differenza. Se Israele è pronta a restituirci il Golan, noi non possiamo dire di no a un trattato di pace. Ma solo una soluzione complessiva garantisce la pace, quella vera. Un accordo limitato a Siria e Israele lascerà irrisolta la questione palestinese. Più che una pace, sarà una tregua. Infatti, con cinque milioni di profughi palestinesi sparsi nel mondo arabo, la tensione resterà alta”.

Israele le chiede di interrompere i rapporti con l’Iran, in cambio di un’intesa. Lei parla di nuove alleanze con Teheran. Non è una contraddizione?
“Premettiamo questo: la pace riguarda la Siria e nessun altro. Questa è la mia terra, il mio problema. L’Iran non c’entra niente con il mio negoziato e né lo intralcia. Perché dovrei allontanarmi da Teheran, finché appoggia la pace? Israele conosce le condizioni dell’accordo. Lo hanno detto a Moratinos, il ministro degli Esteri spagnolo”.

Cosa gli hanno detto?
“Queste parole testuali: “Sappiamo che la pace con la Siria non avverrà senza la restituzione del Golan, fino all’ultimo centimetro”".

Ma la troppa intransigenza, presidente, non stroppia?
“Mettiamola così: se vi rubassero qualcosa, voi la vorreste indietro tutta, o solo in parte? Possiamo accettare molti compromessi: sulla sicurezza, sui rapporti. Però sulla terra, no: su quella non si tratta”.

E l’America? Lei ha rinunciato alla speranza di una sua mediazione?
“L’America ora non ha influenza, perché non sta facendo niente. Però, resta l’unica grande potenza. Se vorrà avere una parte nei negoziati, sarà determinante nella fase finale, quando servirà la garanzia della comunità internazionale”.

Ma una fase dei negoziati è partita con i colloqui indiretti fra Israele e l’Autorità palestinese, mediati da Mitchell, l’inviato speciale Usa. È un passo importante?
“Tutti sanno che porterà a niente. Lo sanno gli arabi, i palestinesi, persino gli americani. A Washington lo ammettono in privato: non si fidano di questo governo israeliano”.

Che segnali le arrivano dalla Casa Bianca di Obama?
“Io vorrei distinguere fra la persona di Obama e l’America in quanto Stato. Il presidente ha buone intenzioni. L’atmosfera è decisamente migliorata: è stato tolto il veto al nostro accesso all’Organizzazione mondiale del commercio. Ma poi ci sono il Congresso, le lobby, che intervengono nel nostro rapporto in modo a volte positivo, altre negativo. E alla fine, contano i risultati”.

Già, ma Stati Uniti e Israele vi accusano d’avere consegnato missili Scud al vostro alleato Hezbollah in Libano. È così?
“Ma no che non è così. Chi prende queste accuse sul serio? Nemmeno gli americani. È propaganda d’Israele, che non ha fornito la minima prova. Israele ha un problema d’immagine, offuscata per il trattamento inflitto ai palestinesi, per l’offensiva e l’embargo contro Gaza, per il rifiuto di congelare le colonie, di aderire alle iniziative di pace americane e arabe. Le accuse sono un diversivo per frenare l’intesa fra America e Siria. Ma intanto, noi continuiamo a lavorare per la pace. Prima o poi, arriverà”.

Da cosa ricava questa convinzione?
“Ascoltate, non accadrà nel prossimo futuro. Israele adesso non è pronto a un’intesa. Non può farlo. La società israeliana s’è spostata troppo a destra. È un processo iniziato nel ’67, si è approfondito con l’avvento di due destre al potere in America e in Israele: Bush e Sharon. E poi, serve un leader vero, che guidi la società. Non un impiegato, che bada soltanto a farsi riconfermare ogni quattro anni”.

E allora perché lei è ottimista?
“Perché Israele ha perso uno dei suoi principali deterrenti. Finora contava sul potere delle armi. Ripeteva “non m’importa che m’amino, l’essenziale è che mi temano”. Ora, malgrado la forza militare d’Israele, gli arabi non lo temono più”.

Presidente, il quadro che lei va dipingendo giustifica un ripensamento della sua scelta strategica di allinearsi con Washington?
“Se vogliamo parlare di strategie, il fatto è che l’America adotta l’approccio empirico del “trial and error”. Io invece ho una strategia, ed è guidata dai nostri interessi. Il mio rapporto con gli Stati Uniti passa attraverso questa lente”.

E che aspetto ha il suo mondo, visto attraverso quella lente?
“Vedo un cambiamento epocale, non solo in Medio Oriente: Paesi, come anche Cina e Brasile, che non aspettano più che sia l’America ad assegnare le parti. Quanto alla nostra regione, vedo quel che molti non vogliono cogliere: la nascita di un’alleanza dettata da interessi comuni; di uno spazio nel quale coincidono politica, interessi e infrastrutture. È una nuova mappa saldata anche da una contiguità territoriale. Su questa si muovono potenze regionali ed emergenti”.

Quali?
“La Siria, l’Iran, la Turchia. Ma anche la Russia. Sono tutti Paesi che stanno collegandosi l’un l’altro, anche fisicamente, attraverso gasdotti e oleodotti, ferrovie, reti stradali, sistemi per la conduzione dell’energia elettrica. Un unico, grande perimetro unisce cinque mari: il Mediterraneo, il Mar Caspio, il Mar Nero, il Golfo Arabo e il Mar Rosso. Stiamo parlando del centro del mondo. Da Sud a Nord, da Est a Ovest, chiunque si muova, deve percorrere questa regione. Ecco perché è stata flagellata da guerre per migliaia di anni”.

Quindi ora in Medio Oriente bisognerà fare i conti con una triplice alleanza: Siria, Iran e Turchia?
“Esatto. Tra di noi, Paesi confinanti, debbono esserci buoni rapporti. Ce lo insegna il passato: a cosa sono serviti, infatti, 80 anni di conflitti con la Turchia? A niente. E invece, guardate i risultati: senza l’intesa fra Siria, Iran e Turchia, quale sarebbe oggi la situazione in Iraq, e più in generale nella regione? Molto peggiore, ve lo assicuro”.

Ma la prima prova del fronte che lei descrive, cioè il blitz diplomatico di Turchia e Brasile sul nucleare iraniano, ha lasciato scettici americani ed europei. Secondo lei, perché?
“È uno scetticismo che mi lascia scettico. Non sembra che l’Occidente voglia risolvere il problema. Nella regione siamo preoccupati, perché quel che sarà imposto all’Iran, varrà anche per gli altri. Infatti il futuro dell’energia è il nucleare, oltre alle fonti rinnovabili. Anche io lo avrò, almeno per la produzione di elettricità. È un mio diritto, garantito dal Trattato di non proliferazione”.

L’Iran oggi è considerato un grave pericolo dalla comunità internazionale. E la dura repressione contro l’opposizione interna dopo il voto dello scorso giugno non ha certo fatto cambiare idea. Non crede che l’allarme dell’Occidente sia giustificato?
“Qualcuno mi accusa d’avere stretto un patto col diavolo. Non è così. La mia è un’alleanza con un Paese importante nella regione, ed è questo che vale. È un vicino. E occorre avere buoni rapporti con i vicini, se vuoi risolvere un problema”.

Ma si può collaborare con chi mette in dubbio l’esistenza stessa di Israele e ne invoca ogni volta la sua distruzione?
“In politica si dicono tante cose, ma contano le azioni. Se l’Iran vuole davvero la distruzione di Israele, perché ha appoggiato il nostro negoziato di pace? A Teheran sono più moderati di quanto si voglia dire”.

E la Russia, che parte ha? Il presidente Medvedev è appena venuto da lei: la prima visita di un capo di Stato russo a Damasco dai tempi dei bolscevichi. Sono in arrivo altre novità?
“La visita di Medvedev vi fa capire la portata del cambiamento. Tutti vogliono avere un ruolo in questa regione. Anche la Russia ha i suoi interessi. Seguite i suoi movimenti e capirete il messaggio. Dopo Damasco, Medvedev è andato in Turchia dove ha firmato contratti per miliardi di dollari, ha eliminato i visti tra i due Paesi. Lo stesso abbiamo fatto noi con i turchi”.

Mosca però vi fornirà anche armi, mentre l’America dà a Israele un nuovo sistema anti-missilistico. Stiamo tornando alla Guerra fredda?
“I russi non hanno mai creduto che la Guerra fredda fosse finita. E neppure noi. Ha soltanto cambiato forma, s’è evoluta col tempo. La Russia sta riaffermandosi. E la Guerra fredda è la normale reazione al tentativo americano di dominare il mondo”.

Lei ha sfidato l’America a Beirut? Crede d’aver vinto la battaglia del Libano?
“I termini che voi usate non sono i miei, né rispecchiano il mio pensiero. Altri parlano di sfide e battaglie, perché il Libano era diviso in due campi: uno sostenuto dall’America, l’altro a favore di una diversa opzione, contraria a Israele. La vera vittoria sarebbe il riuscire ad avere buoni rapporti con tutti i libanesi. Come vedete, non è una guerra d’influenza fra Siria e Stati Uniti”.

Presidente, ha ricevuto il premier libanese Sa’ad al-Hariri. Avete parlato a quattr’occhi dell’omicidio del padre, l’ex premier Rafiq al-Hariri, di cui voi siete accusati?
“Io sono una persona franca. Gli ho detto: “sii sincero con me. Se credi che lo abbiamo ucciso noi, o che siamo coinvolti, devi dirmelo”".

E lui?
“Era in visita come primo ministro; in quella veste ufficiale, non può esprimere un giudizio privato. Diventa affare di Stato. Deve aspettare le prove del Tribunale”.

E come si pronuncerà, a suo avviso, il Tribunale?
“La nostra migliore difesa è collaborare. Io sono convinto della nostra innocenza”.



Assad: “Vedo un nuovo Medio Oriente, Siria pronta a trattare sul Golan” « Sottoosservazione’s Blog (http://sottoosservazione.wordpress.com/2010/05/24/assad-vedo-un-nuovo-medio-oriente-siria-pronta-a-trattare-sul-golan/)

Avamposto
16-08-10, 10:06
Risiko - Medvedev in Siria: il ritorno della Russia sulla scena mediorientale



Il presidente della Federazione Russa, Dimitry Medvedev, ha inaugurato il 10 maggio un viaggio diplomatico in Siria, buttando subito sul tavolo un "ventaglio" di strategie per risolvere i conflitti del Medio Oriente. Ma non solo. Sul tavolo anche energia, economia e relazioni diplomatiche


Alessandro Badella


Medvedev, durante il suo viaggio in Siria, è sembrato avere almeno due obiettivi strategici, soprattutto in riferimento alla delicata situazione mediorientale e al conflitto arabo-israeliano. Il principale è sicuramente quello di far passare la posizione moderata e pacifica della Russia (che ultimamente sta viaggiando in coppia con la Turchia) su alcuni nodi chiave della regione. La Siria è un elemento importante all'interno del conflitto arabo-israeliano, poiché potrebbe essere un interlocutore privilegiato nel confronto tra le parti in causa, ripreso recentemente dopo mesi di stallo. Insieme a Tuchia e Qatar, la Siria potrebbe essere una chiave di volte per un processo di pace almeno fittizio. Medvedev si è presentato anche con affermazioni decisamente concilianti nei confronti della politica estera americana. Anzi, il presidente ha spronato Obama a fare di più per il piano di pace arabo-israeliano, contando anche sull'appoggio della Russia. Un Medvedev decisamente conciliante, che vorrebbe aprire i processi di pace anche ad attori non direttamente coinvolti, come l'UE. Sembrerebbe che il presidente russo sia divenuto un vero paladino della "dottrina Obama" rivolta proprio ad un maggiore coinvolgimento del più ampio numero di potenze internazionali e regionali per la soluzione di un qualsivoglia problema. La Russia, proprio con questo tour mediorientale (che toccherà anche la Turchia), sta dimostrando di sapersi muovere bene in questo scenario multipolare.



LA SIRIA E L'IRAN - Sempre in tema di stabilità del MO, il presidente russo non ha fatto mistero del suo secondo obiettivo, ovvero quello di tentare la formazione di un gruppo di Stati vicini alla posizione turco-russa sul nucleare iraniano. Infatti, il presidente siriano Assad ha voluto ricordare all'omologo russo l'appoggio della Siria al diritto di Teheran di sviluppare il nucleare anche come arma di autodifesa preventiva. E la risposta di Medvedev è stata quanto mai conciliante nei confronti dei progetti di Ahmadinejad. Una posizione alquanto comoda, da retrovia, e condivisa da alcuni tra i Paesi emergenti come Turchia e Brasile. Un attendismo molto interessato, che getta anche uno sguardo al comportamento dell'Europa e degli Usa. La visita alla Siria è anche un caso emblematico, poiché il Paese mediorientale rappresenta una specie di Iran a livello microscopico, dove è possibile "testare" le diverse alleanze e i differenti rapporti di forza. Anche la Siria è sul banco degli imputati e Obama ha rilanciato, l'8 maggio scorso, le sanzioni che colpiscono nuovamente il Paese per il sostegno militare alla falange armata del libanese Hezbollah. Anche con Damasco, accusata direttamente dal presidente della repubblica israeliano Peres di essere connivente con i gruppi armati del Libano, Medvedev ha usato il solito appeal diplomatico. Un attendismo non certo passivo, perché serve sostanzialmente per allentare la tensione e piazzare una "zampata" economica.


INTERESSI RUSSI - La visita in Siria non è altro che un piccolo tassello di una strategia molto più complessa di espansione russa verso occidente. Infatti, il Russian Newsweek ha pubblicato un dossier firmato dal ministro degli esteri della federazione, Sergei Lavrov, in cui veniva segnalato un obiettivo geopolitico molto concreto: in corrispondenza dell'attuale crisi economica globale, la Russia avrebbe potuto approfittarne per estendere il proprio controllo energetico ed economico soprattutto verso gli ex-satelliti dell'URSS, che ora sono repubbliche indipendenti. Il presidente russo non è andato in Siria solo per fare da pacere. Mosca è gravida di progetti per la regione mediorientale. Con il presidente Assad si è parlato anche di una partnership militare (un po' strano parlare di pace e di abbassamento della tensione e poi stringere accordi militari con una delle parti in conflitto...) tra Russia e Siria ed anche di energia. Mosca è un mostro assetato di risorse, proprio come sostiene Lavrov nel suo memorandum e, durante l'incontro russo-siriano, Medvedev ha mostrato interesse per una partecipazione ai progetti della raffineria di Deir ez-Zor. La compagnia russa semi-statale Tatneft (che si occupa dell'esterazione e della lavorazione dell' "oro nero") ha annunciato già di aver intenzione di produrre greggio raffinato proprio in Siria. Anche la produzione di energia atomica è stata al centro dell'incontro e Medvedev non ha certo escluso una partnership in questo senso. Un eventuale coinvolgimento atomico della Russia di certo non gioverebbe alla pace regionale, visto che la Siria fu già messa sotto indagine (per due anni) dalla IAEA (l'agenzia atomica internazionale), dopo che Israele aveva bombardato (nel 2007), su segnalazione di Washington, quello che sembrava essere un reattore nucleare in costruzione. E infine, la visita del presidente russo in Turchia potrebbe riservare portate ancora più succulente, poiché si parla già di un investimento congiunto di 25 miliardi di dollari per la costruzione della prima centrale nucleare turca. E gli esperti, a pieno diritto, prendono atto della nascita di una nuova grande potenza con fortissimi interessi in MO.


(17/05/2010)


FusiOrari.org - International Weekly Magazine - Risiko - Medvedev in Siria: il ritorno della Russia sulla scena mediorientale (http://www.fusiorari.org/fusiorari/html//modules.php?name=News&file=article&sid=2386)

Avamposto
16-08-10, 10:07
martedì 25 maggio 2010

"Non c'è niente che possa scalfire l'alleanza fra Siria e Iran"



Ieri “La Repubblica” ha pubblicato una lunga intervista al presidente siriano Bashar al Assad, realizzata da Andrea Bonanni e Alix Van Buren. Assad ha parlato a tutto campo dei temi di più scottante attualità: i negoziati tra Israele e palestinesi, i rapporti di Damasco con Gerusalemme, il ruolo della Casa Bianca nel complicato scenario mediorientale, ma anche la nascita di “un’alleanza dettata da interessi comuni” tra Siria, Turchia, Iran e Russia. Quale messaggio ha voluto lanciare il presidente siriano all’Occidente? C’è davvero un fronte di paesi pronto a contrapporsi agli interessi degli Stati Uniti? E come si sta muovendo la Russia? Per capirlo abbiamo parlato con Fiamma Nirenstein, giornalista, deputata del Pdl ed esperta di politica internazionale.


Onorevole Nirenstein, Assad è stato molto chiaro: la Siria non ha la minima intenzione di rompere i rapporti con Teheran, come chiedono Israele e Stati Uniti. Che cosa potrebbe dividere questi due Paesi?


Credo che niente possa rompere questo legame. Soprattutto in seguito all’incontro di Damasco tra Ahmadinejad, Assad ed esponenti di Hamas ed Hezbollah. Da almeno un anno cerco di spiegare che la strategia è molto evidente: si è formato un asse intorno all’Iran - che ha ottenuto anche l’appoggio tecnologico della Russia - che contrasta gli Stati Uniti, a cui fanno capo Israele e i paesi arabi moderati. La questione, si capisce, non è solo strategica, ma anche militare: Teheran può contare sul supporto della Siria e di movimenti armati come Hezbollah.


Che c'entra la Russia?


In questi giorni si è chiarito che se fossero approvate le sanzioni contro l’Iran non si risolverebbe comunque il problema della vendita di armi da parte di Mosca. Recentemente Medvedev si è recato a Damasco e in Turchia: il viaggio è servito anche a sottoscrivere accordi di carattere militare. Si tratta di un grosso affare.


Assad dice anche che le minacce iraniane a Israele sono poco credibili: “A Teheran - spiega il presidente siriano - sono più moderati di quanto si voglia dire”


E cosa vuole che dica? Cosa direbbe lei del suo miglior amico, che è una cattiva persona? Non capisco perché le minacce di Teheran non dovrebbero essere credibili. Parliamo di un regime teocratico e fanatico, che ricerca la fanatizzazione dei propri cittadini, che controlla l’esercito ed è a capo di grossi interessi economici. Perché quando un paese di questo tipo minaccia di distruggerne un altro non dovrebbe essere credibile? Io ci crederei eccome. In tutti questi anni di studi ho imparato una cosa importante: bisogna credere a quello che dicono i leader, perché quando dicono una cosa in pubblico significa che la pensano davvero.


L’opposto di quanto accade in Occidente…


Sì, qui quando dici una cosa in pubblico magari è una falsità, perché le cose vere si dicono a quattr’occhi. Invece lì è il contrario: se credi davvero a qualcosa lo dici apertamente, anche per contribuire alla fanatizzazione della popolazione. Basta pensare ad Arafat, che diceva di voler mettere Gerusalemme a ferro e fuoco: tutti a dire “ma no, Arafat è un leader moderato”, e poi è successo quello che è successo.


Assad dice anche che gli Stati arabi non temono più Israele. È vero?


Assolutamente no. Israele ha un deterrente militare colossale. Prendiamo Hezbollah: benché si sia rifornito di missili si guarda bene dall’attaccare, perché conosce le enormi capacità combattive e strategiche di Israele. Senza dimenticare, ovviamente, che Israele dispone della bomba atomica, anche se non lo dice pubblicamente. Queste dichiarazioni, però, mi portano a sottolineare la crescente eccitazione di parte del mondo mussulmano, che sa di essere guidato da paese molto ben armato, impegnato nella costruzione della bomba atomica e con un arsenale missilistico in grado di colpire le capitali europee. Roma compresa, non dimentichiamolo.


In questo quadro rientrano anche le parole spese da Assad su Obama, visto come un leader impotente senza potere decisionale…


Certo. È molto interessante quello che Assad ha da dire su Obama: spiega che è un buon leader, ma le lobby e il Congresso non lo lasciano lavorare come vorrebbe… Dire una cosa di questo tipo di un leader è come dire ‘lo abbiamo reso inoffensivo’, questo è il messaggio.


Assad tocca poi la questione del Golan. Che idea si è fatta delle attuali trattative tra israeliani e siriani?


Io credo che ai siriani del Golan interessi poco, non ha una dimensione strategica. Al contrario, è fondamentale per Israele: parliamo di una terrazza che si affaccia su tutto lo Stato ebraico, da quel punto si potrebbe colpire ogni angolo di Israele, dalla piana sottostante fino a Tel Aviv, centimetro per centimetro. Questo Assad lo sa benissimo, e sa benissimo che finché sarà amico dell’Iran Israele non potrà mai privarsi del Golan, che diventerebbe un ottima base di lancio per i missili iraniani.


Per concludere, vorremmo un suo parere sul nuovo scenario mondiale delineato da Assad: “un’alleanza dettata da interessi comuni” tra Siria, Turchia e Iran, con un occhio alla Russia


Certo, la Russia è alla testa del tentativo di delineare un nuovo scenario da Guerra Fredda. Da una parte ci sono Stati Uniti, Egitto, Arabia Saudita e palestinesi moderati, dall’altra parte c’è il fronte che ha appena delineato. Questo scenario favorisce un processo di guerra, non di pace: perché Abu Mazen è interlocutore non solo dello Stato ebraico, ma anche di Obama. Ecco perché, attraverso Hamas, si cerca di delegittimarlo.


L'Occidentale



TALKIN' WORLD WAR III: "Non c'è niente che possa scalfire l'alleanza fra Siria e Iran" (http://lucameneghel.blogspot.com/2010/05/non-ce-niente-che-possa-scalfire.html)

Avamposto
16-08-10, 10:09
La silenziosa rivoluzione della Siria

Di sottoosservazione



Mentre il Libano sembra essere ritornato alla situazione antecedente al 2005, e la Rivoluzione dei Cedri sembra solo un pallido ricordo, la vera rivoluzione è avvenuta in Siria, che appare irriconoscibile cinque anni dopo – scrive il giornalista Sakhr al-Makhadhi
Cinque anni dopo che la Rivoluzione dei Cedri aveva promesso di cambiare per sempre il Libano, il paese è tornato indietro alla sua vecchia realtà. Lo sconvolgimento politico che seguì all’assassinio dell’ex primo ministro Rafiq Hariri potrebbe aver lasciato il Libano quasi inalterato, ma nella vicina Siria ha avuto effetti profondi e inaspettati.

Un milione di persone avevano sfilato lungo le strade di Beirut, nella più grande manifestazione che il Libano avesse mai visto. Era il 14 marzo 2005, la data da cui ha preso il nome il movimento
politico antisiriano sorto a seguito della manifestazione. Ma a cinque anni di distanza, molti dei politici fautori del “14 Marzo” hanno disconosciuto la coalizione e cambiato schieramento, e alcuni di coloro che sono rimasti si sono scusati per le loro violente dichiarazioni del passato.

Questo dietro-front di un’intera classe politica sembra aver lasciato il Libano odierno quasi identico al Libano del 2005. Le truppe siriane possono non trovarsi più per le strade (esse avevano già lasciato la capitale Beirut anni prima del loro completo ritiro nel 2005), ma poco altro è cambiato. Un membro filo-siriano della famiglia Hariri è tornato al potere: Saad, figlio di Rafiq, che a dicembre è andato in visita a Damasco per stabilire il suo accordo di pace con il presidente Bashar al-Assad. Inoltre l’opposizione guidata da Hezbollah è di nuovo nel governo.

Se si vuole comprendere il vero impatto degli eventi del 14 marzo, è necessario affacciarsi sul confine con la Siria. Lo stato confinante con il Libano sta cambiando di mese in mese, più di quanto abbia fatto in un anno intero nei passati anni ‘90.

Dal momento che George Bush, quasi subito, cercò di incolpare Assad per l’assassinio del 2005, molti si aspettavano la caduta del regime a Damasco entro pochi mesi. Più tardi, quell’anno, il ministro degli interni si suicidò e il vicepresidente si dimise.

Dopo cinque anni, coloro che si aspettavano l’implosione del regime si sono dimostrati in errore. Assad è più forte adesso di quanto non lo sia mai stato nei suoi dieci anni al potere. La Siria, però, è socialmente ed economicamente quasi irriconoscibile.

Adesso la Siria è ufficialmente un’ “economia di mercato sociale”, dopo decenni di socialismo. Nelle strade siriane hanno cominciato a comparire banche private, e molte offrono per la prima volta carte di credito. Sulla scena continuano a prevalere società dei paesi vicini, benché un provvedimento recente che permette alle compagnie straniere di essere azioniste di maggioranza nelle loro filiali siriane potrebbe incoraggiare importanti istituti bancari occidentali a entrare nel mercato siriano. Le merci d’importazione adesso circolano liberamente, e il tanto atteso mercato azionario sta finalmente prendendo piede (anche se molto lentamente).

I risultati di questa rivoluzione economica sono sbalorditivi. Mentre l’economia globale si contrae, la Siria si espande. L’anno scorso, il Pil reale era aumentato del 4% secondo il Fondo Monetario Internazionale. Inoltre l’inflazione si è dimezzata, dal 14,5% nel 2008 al 7,5% l’anno scorso.

Gli Stati Uniti si stanno rendendo conto che non sono riusciti a trattenere questa ‘corsa all’oro’ siriana. A seguito dell’assassinio di Hariri, l’America impose delle sanzioni economiche che sembra potranno essere finalmente alleggerite quest’estate. Il vicesegretario di stato Jeffrey Feltman ha ammesso: “Si era arrivati ad un punto che, quando isolavamo, eravamo noi ad essere isolati. Non era più la Siria a venire isolata. Erano gli Stati Uniti ad esserlo”. Parole notevoli per un uomo che era l’ambasciatore di George Bush a Beirut, al tempo della Rivoluzione dei Cedri.

Anche l’Unione Europea è consapevole di non poter più ignorare l’emergente economia siriana. Nel 2004, l’UE stava per firmare un accordo di Associazione con la Siria. Questo avrebbe permesso un certo libero scambio fra le due economie. Ma una volta aumentata la pressione della politica internazionale sulla Siria, l’accordo è stato accantonato, facendo infuriare i siriani. L’ottobre scorso, l’UE improvvisamente ha proposto di concludere l’accordo, ma una Siria economicamente rinfrancata ha risposto che vuole ‘aspettare e vedere’.

Cinque anni fa, agli uomini d’affari siriani venne chiusa la porta in faccia. Ora, i paesi arabi, l’America, e infine l’UE, stanno cercando di mettere le mani su questo nuovo mercato. Ma quegli imprenditori di Damasco non sono così sicuri di volere che degli stranieri abbiano facile accesso al loro paese. Stanno già lottando per competere con le importazioni dalla Turchia, più economiche e di migliore qualità, a seguito di un patto di libero scambio con Ankara. L’accordo di Associazione con l’UE avrebbe significato cedere a degli stranieri una fetta ancora più grande del mercato siriano.

Ma non tutti gli stranieri danneggiano il business siriano. Il paese è straripante di turisti – persino qualche americano, a seguito della scelta del New York Times di inserire Damasco fra le sue prime dieci mete del 2010. Il paese, la cui economia dipende tradizionalmente dal turismo, ha ricevuto un altro incentivo quando gli Stati Uniti hanno revocato il loro allarme per i viaggi verso la Siria, il mese scorso. Per far fronte all’affluenza di visitatori occidentali, circa 70 ville sono state convertite in alberghi, portando nuova vita nella città vecchia di Damasco che si trovava sull’orlo del collasso alcuni anni fa.

A gennaio, la first lady siriana Asma al-Assad ha annunciato di volere un maggior coinvolgimento della società civile del paese. Ha dichiarato che le ONG avrebbero avuto più libertà e persino la tutela della legge. La moglie del presidente (che è nata a Londra) stava parlando ad una conferenza, un avvenimento che già di per sé sarebbe stato inconcepibile cinque anni fa. L’ex segretario del Foreign Office britannico, Lord Malloch-Brown, era uno degli oratori principali all’evento, in cui i leader di alcune ONG locali hanno osato salire sul palco e sfidare pubblicamente il governo a fare di più.
Questa nuova ventata di ottimismo in ambito sociale e economico sta richiamando centinaia di espatriati siriani. La durata del servizio militare è stata ridotta, e per i siriani nati all’estero è più facile ottenere l’esonero. Si assiste a una ‘beirutizzazione’ di alcune zone di Damasco, con l’inglese che è più parlato dell’arabo nelle lussuose vie del quartiere di Shaalan. Sono sorte università private dove, per la prima volta, si insegna in inglese.

Non è stato il Libano a cambiare, sulla scia della cosiddetta Rivoluzione dei Cedri; è stata la Siria.

Sakhr al-Makhadhi è un giornalista freelance yemenita e britannico, che si divide fra Londra e Damasco

Medarabnews




La silenziosa rivoluzione della Siria « Sottoosservazione’s Blog (http://sottoosservazione.wordpress.com/2010/04/08/la-silenziosa-rivoluzione-della-siria/)

Avamposto
16-08-10, 10:12
Perché riapre l’ambasciata americana in Siria


Di sottoosservazione




Il corteggiamento dell’Amministrazione Obama alla Siria ha conosciuto fasi alterne nell’ultimo anno, ma ieri c’è stato un passo significativo. L’ultimo ambasciatore americano a Damasco era stato ritirato nel 2005, in segno di protesta contro il coinvolgimento – sospettato e mai provato – del regime siriano nell’uccisione con un’autobomba dell’ex premier libanese Rafiq Hariri nelle strade di Beirut. Ora Washington ha ufficialmente nominato il nuovo ambasciatore, Robert Ford, a cui manca soltanto l’approvazione da parte del Senato per rimettere in moto le piene relazioni diplomatiche. Baffetti, occhiali e collo massiccio, Ford non è una scelta politica, come Christopher Hill, l’ambasciatore americano a Baghdad, che fu nominato l’anno scorso grazie ai buoni uffici di Richard Holbrooke e che finora ha dato di sé prove mediocri.

Ford parla l’arabo con scioltezza, ha una carriera di 25 anni in medio oriente, è stato anche a Baghdad fino al 2006 e quindi s’è scontato un periodo violentissimo della presenza americana in Iraq, e dopo è stato ambasciatore in Algeria. I commenti anonimi su di lui che trapelano dal dipartimento di stato sono ottimi, per ora nessuno cerca di impallinarlo per colpire Obama: Ford l’arabo ha speso gli anni ad accumulare lodi e non a bruciarsi troppo politicamente. La nomina di un nuovo ambasciatore americano per la Siria era già stata annunciata nel giugno 2009, ma poi l’Amministrazione aveva ritirato tutto, inorridita dal leggere sui giornali siriani l’annuncio trionfale della “capitolazione e dell’ammissione delle proprie colpe da parte di Washington” davanti al regime. Nove mesi dopo, si prova di nuovo e questa volta dovrebbe andare tutto bene, anche se i repubblicani in Senato protestano per la politica di engagement con uno stato ostile.

La riapertura dell’ambasciata non risolve le due grandi questioni tra America e Siria. Il regime non intende troncare il rapporto di alleanza e subordinazione con l’Iran, dichiarato due giorni fa “dittatura militare” dal segretario di stato Hillary Clinton, e come corollario non intende rinunciare alle relazioni con Hamas e soprattutto con Hezbollah, il movimento di potere sciita in Libano. La Siria li considera entrambi gruppi di resistenza legittima contro Israele, anche se sono sulla lista nera del terrorismo. Mahmoud al Mahbouh, il capo di Hamas incaricato di tenere i collegamenti con i padrini iraniani ucciso in un albergo di Dubai a gennaio da una squadra di sicari, negli ultimi dieci anni non s’era mai spostato da Damasco, dove godeva dell’ospitalità di stato assieme agli altri leader del gruppo palestinese. Anche il comandante delle operazioni militari di Hezbollah, Ihmad Mugniyeh, è stato ucciso in un quartiere di Damasco, dove si muoveva indisturbato (e si credeva al sicuro). La seconda questione tra i due paesi è l’Iraq. Washington accusa i siriani di non ostacolare i terroristi sunniti di al Qaida e i superstiti del partito Baath. Non è più come nel 2005, quando l’ambasciatore americano osservava con orrore dalle finestre antiproiettile dell’ambasciata la fila di volontari arabi sul piazzale davanti, prendere l’autobus per andare in Iraq a combattere contro i soldati della Coalizione. Ma c’è ancora una tolleranza ambigua: Baghdad accusa i siriani di ospitare i capi della cellula che negli ultimi otto mesi ha ucciso in attentati più di quattrocento iracheni.

Su queste due questioni, prevale il piano dell’Amministrazione americana: ottenere una quiete relativa sugli altri fronti del medio oriente per concentrarsi sul problema Iran. A Beirut s’è raggiunto un accordo di compromesso al governo con Hezbollah e i suoi sponsor siriani, grazie anche al consenso dei sauditi. Il figlio di Hariri è andato persino in visita a Damasco, a suggellare il superamento della morte del padre per mano di sicari che gli osservatori colegano alla Siria. Per l’appeasement con la Siria anche la commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla morte di Hariri è stata sacrificata, come domenica ha notato un editoriale del New York Times insolitamente duro. Puntava dritta ai servizi di Damasco, anche con prove fattuali: chiamate di telefonini tra uomini del’intelligence e la squadra di attentatori che aspettava Hariri per premere il bottone. C’è ancora in vigore, però, una serie di sanzioni poco concilianti. La Syrian Air, la compagnia di stato della Siria, vola con soltanto tre aerei, perché non puo acquistare pezzi di ricambio dall’americana Boeing, e ha dovuto pensionare gli altri sedici velivoli. Banche e tutte le importazioni di tecnologia sono pure colpite – a Damasco un telefonino costa tre volte più del normale.

© 2009 – FOGLIO QUOTIDIANO

di Daniele Raineri

Il Foglio



Perché riapre l’ambasciata americana in Siria « Sottoosservazione’s Blog (http://sottoosservazione.wordpress.com/2010/02/21/perche-riapre-l%e2%80%99ambasciata-americana-in-siria/)

Avamposto
16-08-10, 10:13
g75kaUKgzdg

Avamposto
16-08-10, 10:14
1k-4_4VbxtE

Avamposto
16-08-10, 10:23
7-28f2Y7VOE

Avamposto
16-08-10, 10:24
sEpi4KkEE0M

Avamposto
16-08-10, 10:24
tvZcRJqeJ38

Avamposto
16-08-10, 10:25
UaGTmreXYm8

Avamposto
16-08-10, 10:25
RsS_9CCjae8

Avamposto
16-08-10, 10:27
Siria, la ristrutturazione dell’Esercito

--------------------------------------------------------------------------------

Eugenio Roscini Vitali, 22 gennaio 2007




Con la costituzione di due nuove divisioni meccanizzate, il governo siriano ha portato a termine la ristrutturazione dell’esercito iniziata nel 2000. Delle dodici totali, cinque verranno schierate lungo le alture del Golan (tre poste a ridosso delle truppe Israeliane e due a rinforzo della prima linea). Due stazioneranno nei pressi delle città di Homs e Dar’a. Una divisione di fanteria sorveglierà il confine con la Turchia e una quello con l’Iraq. Le altre rimarranno a disposizione dello stato maggiore di Damasco. Il merito del successo va soprattutto al presidente Bashar Asad, che ha saputo riconoscere i limiti di un esercito legato a schemi inattuali e ha sfruttato il difficile momento mediorientale per cogliere l’opportunità del rinnovamento.
Durante il governo del padre Hafez, la dottrina militare siriana aveva favorito la difesa aerea, con l’acquisizione di missili terra-aria SAM, e l’esercito con un numero rilevante di sistemi balistici sovietici a medio raggio (Scud-B, C e D) equipaggiati con testate per la guerra chimica e biologica. Questo tipo di capacità bellica, unito alla enorme quantità di mezzi corazzati forniti da Mosca negli anni della guerra fredda, aveva rappresentato per anni una grave minaccia per Tel Aviv, ma gli anacronistici T-54 e T-55 e gli obsoleti T-72 non erano più in grado di reggere il confronto con i mezzi dell’esercito israeliano.

Mantenendo fede alle linee guida tracciate dal padre, Asad ha basato la ristrutturazione privilegiando l’esercito e la difesa aerea. È stata approvata la costituzione di dieci battaglioni capaci di operare autonomamente oltre confine. Sono state create piccole unità speciali (massimo 12 uomini) addestrate per portare attacchi terroristici in territorio israeliano e, sulla scia del successo ottenuto dagli Hezbollah nell’ultima guerra israelo-libanese, ha dotato tutte le compagnie di razzi anti-carro. Ma il vero segreto che ha determinato il salto di qualità delle forze armate siriane è da ricercare nei cospicui finanziamenti elargiti da Teheran e dalla disponibilità di Mosca a fornire sistemi di altissimo livello tecnologico.

Nel 2005, sono stati acquistati i sistemi contraerei mobili a corta gittata Tor-M1, i missili anticarro a guida laser AT-14 Kornet e il potente missile antiaereo a medio raggio SA-5 Gammon. Solo grazie all’intervento di Washington è stata momentaneamente impedita la fornitura dei missili Iskander SS-26, ritenuti troppo offensivi per un teatro operativo così rischioso. Nel dicembre dello scorso anno, Asad ha inoltre valutato l’ipotesi di acquistare dalla Russia i sistemi missilistici S-300 Pmu2 Favorit, una sofisticatissima e costosissima arma di difesa aerea (600 milioni di dollari per ogni batteria) che permette l’acquisizione contemporanea di sei obiettivi, siano essi moderni aerei da combattimento (acquisizione target a 200 km) che missili da crociera o balistici (acquisizione target a 40 km).

Nonostante l’esercito di Bashar Asad sia ben lungi dal raggiungere il livello tecnologico e operativo delle truppe israeliane, la macchina bellica siriana appare ora in grado di rispondere agli attacchi di Tel Aviv. Grazie alla tecnologia Russa, lo spazio aereo che dal Golan arriva al confine iracheno è diventato meno penetrabile e la capacità di abbattere obiettivi, sia all’interno dello spazio aereo israeliano che in mare aperto, dove potrebbe stazionare la flotta Americana, è estremamente elevata. Per l’Iran, Damasco diventa dunque un alleato determinante per allentare la pressione sul fronte occidentale e un filtro essenziale per gli attacchi statunitensi provenienti dalle basi avanzate nel Mediterraneo. Tocca ora ai Paesi occidentali mediare politicamente con Putin affinché la Russia non trasformi la Siria in una minaccia tangibile per Israele.


Siria, la ristrutturazione dell’Esercito (http://www.paginedidifesa.it/2007/roscini_070122.html)

Avamposto
16-08-10, 10:35
Forze armate siriane



Il Presidente della Siria è il comandante in capo delle Forze Armate siriane (arabo: القوات المسلحه السورية‎), che comprendono 320.000 uomini. Nel Paese esiste ancora la leva per l’arruolamento del personale; i maschi rimangono in servizio per 24 mesi dal raggiungimento dell’età di 18 anni. Circa 14.000 soldati siriani erano dispiegati in Libano fino al 27 aprile 2005, quando l’ultimo dei soldati ha abbandonato il paese dopo tre decenni di stazionamento.

Con la disgregazione dell’Unione Sovietica, il maggiore fornitore di addestratori, armamenti e fondi della Siria, quest’ultima ha visto un rallentamento nelle acquisizioni di moderni sistemi d’armamento. Possiede anche un arsenale di missili terra-terra che possono raggiungere la maggior parte delle zone popolate di Israele, la Siria è il nemico più “antico” di Israele in Medio Oriente. All’inizio del 1990 missili terra-terra Scud-B con un raggio di 500km sono stati acquistati dalla Corea del Nord e nuovi missili Scud-C sono in fase si sviluppo con l’aiuto di Corea del Nord e Iran.

La Siria ha avuto un importante aiuto finanziario dai Paesi del Golfo, a seguito del suo intervento contro l’Iraq nella guerra del Golfo del 1990-91, gran parte di questi fondi sono stati utilizzati per spese militari. Le Forze Armate sono impiegate nell’acquisizione di materiale moderno anche per poter attaccare Israele o per riconquistare le Alture del Golan e altri punti in un prossimo futuro.


Problemi internazionali -

Dal 1967, la Guerra dei sei giorni, la maggior parte del territorio delle Alture del Golan è sotto possesso israeliano. Dal 1973, fine della Guerra del Kippur, la linea del cessate il fuoco è stata rispettata da tutti quanti, con pochissimi incidenti. La Siria non riconosce la presenza dello Stato di Israele e assieme al Libano accusa Israele che le fattorie di Shebaa, annesse dallo Stato ebraico, sono in realtà territorio libanese e quindi ufficialmente Israele ancora non si è ritirato dal Libano. Gli israeliani e le Nazioni Unite sono contrari a questa versione dei fatti, pensando che le fattorie siano parte delle Alture del Golan, quindi territorio siriano.

La Siria è stata chiamata in Libano dal presidente libanese nel 1976, per dare aiuto al governo sotto attacco dall’OLP e milizie libanesi. Per tutta la durata della guerra civile i siriani sono rimasti nella nazione e messo sotto il loro controllo quasi tutto il territorio, e in contemporanea combattendo contro Israele, che aveva occupato la parte sud del Libano (oggi sgombra). I siriani si sono ritirati nel 2005 sotto pressioni internazionali a seguito dell’assassinio di Rafiq al-Hariri. Le forze siriane sono state coinvolte nella morte di quest’ultimo, così come anche nel mischiarsi negli affari libanesi.

I siriani inoltre ritengono che la Provincia di Hatay (oppure Iskanderoun o Alexandretta), nel sud della Turchia, sia loro territorio sotto occupazione da quando la Francia l’aveva passato al governo turco nell’era coloniale. Tuttavia non ci sono stati problemi a riguardo e con i miglioramenti delle relazioni diplomatiche tra Siria e Turchia sotto il Presidente Assad la questione sembra passata, anche se non ci sono stati annunci formali da parte della Siria.


Esercito Siriano -

Struttura e organizzazione dell’Esercito Siriano


200.000 uomini più ad altri 280.000 coscritti, in totale 480.000 uomini.

Tre corpi d’armata (1°, 2° e 3°)
Sette divisioni corazzate (1ª, 3ª, 5ª, 6ª, 8ª, 9ª e 11ª). La 9ª Divisione Corazzata ha partecipato alla Guerra del Golfo con piccole azioni.
Tre divisioni meccanizzate (4ª, 7ª e 10ª).
Quattro brigate di fanteria indipendenti.
14ª Divisione Forze Speciali "as Saiga", con tre reggimenti di FS; dieci altri reggimenti indipendenti.
Due brigate d’artiglieria indipendenti.
Due brigate controcarro indipendenti.
Tre brigate missili terra-terra (SS), una di FROG-7, una di SS-21 e una di Scud B/C/D.
Due brigate missili da difesa costiera.
Una brigata guardie da frontiera.
Divisione Meccanizzata della Guardia Repubblicana.
Due brigate corazzate.
Una brigata meccanizzata.



Carri da battaglia -

T-54/55/55MV (2250)
T-62M/K (1000)
T-72/72M (~1600)
Circa 1200 sono in depositi.



Trasporti truppa da ricognizione -

BRDM-2 (1000)

Trasporti truppa -
BTR-50
BTR-60
BTR-70
BTR-152 (500)
OT-64


Veicoli da combattimento per fanteria -

BMP-1 (2100)
BMP-2 (100)


Artiglieria trainata -

2A18 da 122mm (600)
M1954 da 130mm (600)
M1955 da 152mm (20)


Artiglieria semovente -

2S1 Gvozdika (380)
2S3 Akatsiya (50)
Mortai trainati [modifica]
Mortai da 82mm (200)
M160 da 160mm (100)
M240 da 240mm (10)


Lanciarazzi multipli -

Type 63 da 107mm (200)
BM21 da 122mm (280)


Razzi e missili balistici tattici -

FROG-7 (18)
SS-21 (18)
Scud B/C/D (26)


Missili e razzi anticarro -

AT-3 Sagger (3000)
AT-4 Spigot (150)
AT-5 Spandrel/7 Saxhorn (40)
AT-10 Stabber/14 Kornet (800)
RPG-7
RPG-29
MILAN (200)



Artiglieria antiaerea semovente -

ZSU-57-2 (10)
ZSU-23-4 (400)


Artiglieria antiaerea trainata -

M1939 da 37mm (300)
ZSU-23-2 (650)
S-60 da 57mm (675)
KS-19 da 100mm (25)


Missili antiaerei spallegiabili -

SA-7 Grail (4000)
SA-14 Gremilin (100)
SA-18 Grouse


Lanciamissili antiaerei semoventi -

SA-8 Gecko (56)
SA-9 Gaskin (20)
SA-13 Gopher (35)
SA-11 Gadfly
SA-19 Grison
SA-22 Greyhound
Pantsir-S1
SA-15 Gauntlet



Marina Siriana -


Equipaggiamento -

Corvette -

2 Petya II


Navi lanciamissili -

2 Osa I
8 Osa II


Navi d’assalto anfibio -

3 Polnocny B


Navi antimina -

1 Sonya
3 Yevgenya


Aviazione navale -

13 Mil Mi-14PL
2 Kamov Ka-28PL




http://it.wikipedia.org/wiki/Forze_armate_siriane

Avamposto
16-08-10, 10:40
Al-Quwwat al-Jawwiyya al-'Arabiyya al-Suriyya

Aeronautica Militare Siriana

Syrian Air Force



La al-Quwwāt al-Jawwiyya al-ʿArabiyya al-Sūriyya (arabo: القوّات الجوية العربية السورية‎) è l'attuale aeronautica militare della Siria e parte integrante delle Forze armate siriane.


Storia -


La fine della Seconda guerra mondiale ha portato ad un ritiro del Regno Unito e della Francia dai territori del Medio Oriente compreso la Siria. Nel 1948 fu costituita ufficialmente l'aeronautica militare siriana sulla base della prima classe di piloti brevettati dalle scuole di volo in Inghilterra.

Nel 1950, la Siria e l'Egitto tentarono una unificazione nella Repubblica Araba Unita e ciò portò a un incremento di velivoli e di personale dell'aviazione siriana, ma l'unione non durò a lungo. Con l'ascesa del partito Ba'th ed del suo leader Hafiz al-Asad, la Siria iniziò un piano di alleanze con i paesi del Patto di Varsavia per procurarsi aiuti e supporto dalla allora Unione Sovietica. In seguito a questi accordi, vi furono massicce forniture di materiali bellici dell'Europa dell'est per le Forze armate siriane, compresa l'aviazione.

L'aeronautica siriana, nonostante l'addestramento e le capacità, non è mai riuscita ad avere la meglio su Israele. Durante la guerra dei sei giorni, la Heyl Ha'Avir israeliana mise rapidamente la sua avversaria siriana in condizioni di non nuocere, distruggendo i due terzi delle forze e costringendo la rimanente parte a ritirarsi lontano dal confine israeliano. La superiorità aerea ottenuta ha facilitato le Forze Armate Israeliane nella condotta della guerra che portò alla disfatta dell'Esercito Siriano e alla perdita delle alture del Golan.

La successiva guerra del Kippur vide le forze aeree siriane ed egiziane, nuovamente alleate in chiave anti israeliana, dapprima in vantaggio, poi subire la perdita di più aerei di quanti ne erano riusciti ad abbattere.

Durante il conflitto la Pakistani Fida'iyye, l'aviazione militare pakistana, inviò 16 piloti in Medio Oriente al fine di sostenere Siria ed Egitto, ma al momento del loro arrivo il governo egiziano aveva già firmato il cessate il fuoco lasciando la Siria come unico stato in guerra contro Israele. Otto piloti dell'aviazione pakistana iniziarono le attività dalle basi siriane, formando la Sezione A della 67ª Squadriglia con base Dumayr.[3]

I piloti pakistani utilizzarono i MiG-21 siriani conducendo missioni di Combat air patrol, cioè di pattugliamento antiaereo. Il tenente A. Sattar Alvi fu il primo pilota pakistano ad abbattere un Mirage israeliano in un combattimento aereo e per questo fu decorato dal governo siriano. Altri combattimenti aerei videro coinvolti gli F-4 Phantom israeliani con l'aviazione pakistana che però non perse un solo pilota o aereo nel corso del conflitto. I piloti pakistani sono rimasti in Siria sino al 1976, addestrando i piloti siriani alla guerra aerea.

Al termine della guerra, la Siria rimase nell'area di influenza del blocco comunista, mentre l'Egitto passò all'area d'influenza NATO, ricevendo di conseguenza equipaggiamenti occidentali.

Anche se continuava a ricevere aiuti orientali per la sua aeronautica, la Siria non ha avuto alcun successo durante la successiva guerra in Libano contro Israele del 1982, perdendo 87 aerei senza riuscire ad abbatterne nemmeno uno.[4]



Modernizzazione -


Anche dopo il 1982, l'aviazione siriana ha continuato a ricevere armamenti di costruzione orientale secondo un piano di modernizzazione, tuttavia l'entità del rinnovamento non è nota con esattezza. Ne è infatti noto l'esatto numero ufficiale di aerei che compone l'aviazione. Ciò è dovuto al livello di segreto militare mantenuto dal governo siriano circa le caratteristiche delle proprie Forze armate. Risulta però che i siriani hanno comprato aerei MiG-29 e Sukhoi Su-24 che dovrebbero dare un notevole impulso all'aviazione, anche se voci in merito alla recente acquisizione di alcuni Sukhoi Su-27 sembrano infondate. Dal 2008, l'Aeronautica siriana sta acquisendo esemplari di MiG-29SMT e Yakovlev Yak-130 dalla Russia.

Era prevista l'acquisizione di otto esemplari dell'intercettore russo MiG-31E quando, forse per cause finanziarie o per le pressioni israeliane, l'affare è stato annullato dalla Russia.[5][6]



Basi aeree militari -


Abu al-Duhor - 35°43′56″N 37°6′15″E / 35.73222, 37.10417
Afis - 35°8′19″N 36°6′55″E / 35.13861, 36.11528
Al-Qusayr - 34°34′9″N 36°34′22″E / 34.56917, 36.57278
Al-Nasiriyya - 33°55′5″N 36°51′57″E / 33.91806, 36.86583
Al-Suwayda - 32°42′19″N 36°24′46″E / 32.70528, 36.41278
Dumayr - 33°36′35″N 36°44′56″E / 33.60972, 36.74889
Hamah - 35°7′6″N 36°42′40″E / 35.11833, 36.71111
Jirah - 36°5′48″N 37°56′11″E / 36.09667, 37.93639
Khalkhala - 33°3′41″N 36°33′8″E / 33.06139, 36.55222
Marj al-Sulṭān - 33°9′6″N 36°8′31″E / 33.15167, 36.14194
Marj Ruhayyil - 33°17′6″N 36°27′29″E / 33.285, 36.45806
Minakh - 36°31′19″N 37°2′12″E / 36.52194, 37.03667
Qabr al-Sitt - 33°0′5″N 36°8′0″E / 33.00139, 36.13333
Saiqal - 33°40′57″N 37°12′50″E / 33.6825, 37.21389
Shayrat - 34°29′30″N 36°54′35″E / 34.49167, 36.90972
Tiyas - 34°31′22″N 37°37′49″E / 34.52278, 37.63028



Missili -


Aria-aria -

Vympel K-13 (AA-2 Atoll)
Bisnovat R-40 (AA-6 Acrid)
Vympel R-23 (AA-7 Apex)
Molniya R-60 (AA-8 Aphid)
Vympel R-27 (AA-10 Alamo)

Aria-terra -
Zvezda Kh-23 (AS-7 Kerry)
Zvezda Kh-25 (AS-10 Karen)
Raduga Kh-58 (AS-11 Kilter)
Zvezda Kh-25 (AS-12 Kegler)
Molniya Kh-29 (AS-14 Kedge)
Euromissile HOT

Terra-aria -

Lavochkin S-75 (SA-2 Guideline)
Isayev S-125 (SA-3 Goa)
Almaz S-200 (SA-5 Gammon)
9K33 Osa (SA-8 Gecko)[9]



Note -


^ Christopher Langton, The Military Balance 2007, The International Institute for Strategic Studies, 2007, p. 244
^ (in inglese). Syrian National Songs. Consultato il 27 giu 2010.
^ (EN) Pakistan Armed Forces in Scramble. http://www.scramble.nl/index.html. URL consultato il 26 giu 2010.
^ C1C Matthew M. Hurley. (EN) The BEKAA Valley Air Battle, June 1982: Lessons Mislearned?. Air and Space Power Journal, inverno 1989. URL consultato il 26 giu 2010.
^ (in inglese). Russia freezes deal to deliver MIG-31E planes to Syria - report. Consultato il 14 giu 2009.
^ (in inglese). Syria denies reports Russia called off MiG-31 deal. Consultato il 14 giu 2009.
^ International Institute for Strategic Studies, The Military Balance 2010, The International Institute for Strategic Studies, 2010, p. 273
^ (in inglese). The strange story of MiG-31s for Syria. Consultato il 14 giu 2009.
^ (in inglese). NIEMI 9K33 Osa/Romb. Consultato il 27 giu 2010.
^ (in inglese). Aircraft Markings (Syria). Consultato il 26 giu 2010.



http://it.wikipedia.org/wiki/Al-Quwwat_al-Jawwiyya_al-%27Arabiyya_al-Suriyya

Avamposto
16-08-10, 10:42
XD3zUQExpNc

Avamposto
16-08-10, 10:43
Crisi Siria-Israele: un'analisi del contesto militare -

19 Settembre 2007


La notizia di attività delle forze aeree israeliane sopra la Siria nordorientale lungo il confine turco-siriano, il 6 settembre, giunge nel contesto di una tendenza inquietante della condotta militare siriana. La Siria ha agito da canale principale nella ricostruzione di Hizbullah con il sostegno dell’Iran, prima dello scoppio della seconda guerra in Libano a luglio del 2006. Damasco ha fornito la maggioranza dei razzi pesanti che Hizbullah ha lanciato contro Israele, inclusi i missili da 220mm e da 302 mm. Le testate dei missili forniti dalla Siria contenevano in genere munizioni anti-uomo, un misto di esplosivi letali e palle o schegge di acciaio.

La Siria ha inoltre accresciuto il ritmo delle esercitazioni militari e ha tolto blocchi stradali esistenti da anni tra Damasco e la città di Kuneitra, nelle alture del Golan, adiacente alla sua linea di frontiera con Israele.

Storicamente l’equilibrio militare siro-israeliano è stato caratterizzato da una generale asimmetria a favore della Siria nel sistemare cellule in servizio attivo lungo il confine siro-israeliano. Mentre la Siria mantiene il suo esercito in uno stato di allerta di guerra, il nucleo dell’esercito israeliano si fonda su unità di riservisti che vengono mobilitati solo nell’eventualità di un imminente attacco. Per esempio nell’ottobre del 1973 Israele è stato obbligato a respingere un massiccio attacco di terra della Siria con soli 177 carri armati, contro un totale di 1400 carri delle forze siriane, dando alle armate siriane un vantaggio di più di 8 a 1.



Fattori chiave della condotta siriana

Attualmente la condotta siriana è una funzione delle seguenti variabili:

La percezione da parte della Siria di avere una realistica opzione militare contro Israele, basata sulla loro visione dei successi di Hizbullah nella guerra dell’estate scorsa.

Il rinnovato sostegno della Siria a gruppi terroristici islamici palestinesi, inclusi la Jihad Islamica palestinese, Hamas, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e altre organizzazioni jihadiste.

Una massiccia ricostruzione militare nel giro di pochi anni, concentrandosi soprattutto su missili Scud (A, B e C) e testate chimiche, insieme ad una massiccia crescita delle spese militari nei recenti anni. La ricostruzione degli armamenti siriani in anni recenti ha incluso un grande investimento in armamenti chimici, rispetto ai quali la Siria è diventata una superpotenza regionale. E’ importante sottolineare che la decisione strategica di Damasco di ricostruire il suo arsenale militare è avvenuta prima della decisione degli Stati Uniti di fornire armamenti avanzati all’Egitto, all’Arabia Saudita e a Israele.

La Siria ha inoltre accresciuto il ritmo delle esercitazioni militari e ha tolto blocchi stradali esistenti da anni tra Damasco e la città di Kuneitra, nelle alture del Golan.

La recente ricostruzione militare della Siria è ancor più destabilizzante in considerazione della decisione della Russia di accrescere la propria influenza nella regione fornendo armamenti e tecnologia militare all’avanguardia russi e di riaprire una base navale russa sulla costa siriana. Inoltre la grande capacità finanziaria dell’Iran indotta dei petroldollari è stata determinante nell’approvvigionamento di armi della Siria.



Il ruolo destabilizzante della Siria nella regione

Le attuali tensioni siro-israeliane sono anche caratterizzate dall’ulteriore necessità strategica della Siria di liberarsi dalle pressioni internazionali a causa del suo continuo impegno a destabilizzare il Libano e del suo sospettato ruolo principale nell’omicidio dell’ex primo ministro libanese Rafik Hariri.

Il ruolo destabilizzante della Siria nella regione è stato sottolineato dal Gen. George W. Casey Jr., ex comandante degli Stati Uniti in Iraq, che ha ribadito quanto la Siria abbia agito da principale linea di rifornimento di armi e volontari, che seguitano a confluire liberamente attraverso il confine siro-iracheno per sostenere i ribelli iracheni contro gli Stati Uniti e le forze della coalizione. In questa delicata congiuntura, è nell’interesse della Siria e di Israele di prevenire un ulteriore deterioramento della situazione.

Jerusalem Center Strategic Affairs Unit




Crisi Siria-Israele: un'analisi del contesto militare | l'Occidentale (http://www.loccidentale.it/argomenti+principali/italia/crisi+siria-israele%3A+un'analisi+del+contesto+militare.006643 )

Avamposto
16-08-10, 10:44
ZIolcXZhWE_

Avamposto
16-08-10, 10:47
Syria is an atomic power

- di Alessandro Ceresa


27/02/2009 - 03:56




Vista la quantità di siti nucleari rilevati, si può affermare che la Siria è ascrivibile tra le potenze atomiche. Ovviamente, Damasco può avere capacità offensive limitate, rispetto ad altre nazioni, ma i siriani forniscono armi e supporto strategico agli insorti in Iraq, per gli attacchi nei confronti dell’esercito statunitense. Il sito di Der Al-Hadjar, posto alla periferia di Damasco, è una delle maggiori strutture atomiche dello Stato orientale e svolge un programma di sviluppo per fini militari. Tutta la zona di Der Al-Hadjar è rivolta al trattamento di materiali radioattivi, tramite numerosi impianti. Il sito è protetto dai soldati siriani, con ronde in jeep e con una postazione armata di contraerea, costruita in cima a un rilievo, che spara missili quando avverte intrusioni nel proprio ambiente.



La stessa contraerea presenta un elemento particolare: si vedono delle tubature orizzontali, vuote, di acciaio, con un’ampiezza di diversi metri, infilate attraverso il monte della base. Nei dintorni, sono stati attivati numerosi impianti. Si notano caseggiati bianchi e altri di colore grigio. La struttura di ricerca ospita sia un reattore SSR-1, sia un reattore ad acqua leggera e produce neutroni e isotopi per sfruttamenti industriali. Il fabbricato è facilmente distinguibile, sulle mappe e in video, essendo bianco. Gli altri edifici, grigi, dovrebbero essere destinati alla raffinazione di uranio e di plutonio, il cui utilizzo per fini militari è ovvio. L’esercito siriano acquista missili Scud da Iran, Russia, Cina e Corea del Nord, con una gittata di 1000-1500 km, ne sviluppa la tecnologia e la potenzialità.


Der Al-Hadjar è facilmente raggiungibile da Damasco, prendendo la tangenziale verso l’aeroporto e svoltando a destra prima dello scalo, verso la landa incolta e depressa che delimita una conca naturale. Percorrendo le strade che costeggiano l’abitato di Der Al-Hadjar, si vedono gli altri impianti. Il Damascus Governatorate Solid Waste Treatment Plant è costituito da differenti fabbricati, alloggiati in un vasto spazio e vi sono dei capannoni bianchi, simili a molte strutture di arricchimento dell’uranio. Il sito potrebbe essere rivolto anche a questa attività, oltre al sensibile trattamento del plutonio, derivante dalle centrali termonucleari della nazione e dai rifiuti radioattivi che la Siria importa da altri Stati. È sostanziale capire come un impianto di trattamento di scarti radioattivi e di plutonio, soprattutto, possa essere connesso allo sfruttamento degli stessi elementi per la produzione di esplosivo da adattare a testate atomiche, con differenti potenziali.

Nelle vicinanze dell’abitato di Der Al-Hadjar, esiste un altro sito, sospetto, comprendente due reattori cilindrici, di metallo, con strisce rosse, di probabile provenienza nordcoreana, uno dei quali propaga vapori bianchi nell’atmosfera. Le torri di raffreddamento possono essere osservate costeggiando una recinzione di cemento, bianca, che delimita un’area di parcheggio per aeroplani, a sud-ovest dell’aeroporto. Si ha l’impressione che gli impianti siano connessi al trattamento di materiali radioattivi. In teoria, prendendo qualsiasi volo per Damasco, si può entrare nella zona di Der Al-Hadjar eseguendo un viaggio di perlustrazione.

Se si percorre la tangenziale verso la città, si nota, tra gli alberi, una centrale atomica di notevole larghezza, costituita da più frazioni, una delle quali comprende tre file di torri rotondeggianti, nascoste da una copertura. La struttura sembra mostrare altri reattori di raffreddamento e una parte dell’edificio è composta da uffici tecnici e amministrativi. Dall’altro lato della tangenziale, vi sono attrezzature e impianti che possono far pensare a sistemi di supporto. Nei pressi dei siti, vi sono spesso delle strutture rotonde, costruite a livello del suolo, come in Iraq, ad Al-Tuwaitha, che potrebbero essere coperture di reattori di raffreddamento realizzati nel sottosuolo. Passate alcune centinaia di metri, un cartello stradale indica la scritta Al-Soutan, uno dei sobborghi della capitale. Si sente dire che questo impianto produce plutonio e occorre registrare come lo stesso sia utilizzato, in campo militare, sia per fabbricare ordigni, sia per costruire cartucce e proiettili ordinari, ad alta capacità esplodente.

Gli impianti di Damasco sono molteplici. Da ogni punto della città, guardando verso ovest, si vede uno stabile beige, che sovrasta il centro urbano. La struttura dovrebbe costituire il centro di ricerche atomiche indicato dalle istituzioni internazionali nella stessa zona. Il sito dispone di misure di sicurezza fornite dall’esercito siriano. Una frazione dell’edificio è rotondeggiante e potrebbe alloggiare un reattore sperimentale. Dalle alture che sovrastano Damasco sul lato occidentale, si può distinguere perfettamente un impianto termonucleare, di colore grigio, posto in mezzo al centro urbano, che sovrasta le abitazioni dei quartieri vicini. La struttura è destinata a produrre elettricità ed è identica a molti altri centri che impiegano petrolio e uranio, con decine di torri cilindriche, posate in due lunghe file, con un’estremità per gli uffici tecnici e con una zona ospitante capannoni e attrezzature industriali, a margine.

Nella regione di Damasco, esiste un altro sito sospetto, che si può individuare facilmente a nord dell’autostrada che unisce la capitale siriana a Beirut. Prima di raggiungere il confine libanese, infatti, vi sono parecchi piloni elettrici, che confluiscono verso un abitato. Si vedono dei fabbricati, bianchi e grigi, che potrebbero essere centrali elettriche. La diffusione di tecnologia atomica in Siria è definitivamente ampia. Nella sola Damasco, vi sono l’Autorità Nucleare Nazionale (con la Commissione Siriana per l’Energia Atomica), il Centro di Medicina Nucleare (con un ciclotrone che elabora radioisotopi per obiettivi medici), il Dipartimento di Fisica Nucleare dell’università (che sviluppa tecnologie di desalinizzazione atomica). Nel resto della nazione, i siti nucleari sono numerosi. Si potrebbero individuare, ad esempio, le centrali termonucleari delle differenti città. Sulla rotta aerea Baghdad-Beirut, passato il confine tra Iraq e Siria, si vede, nel deserto, un impianto che potrebbe essere destinato ad attività atomiche come la raffinazione dell’uranio. La struttura bianca dell’industria è posta nei pressi di un centro urbano e di un altro raggruppamento di abitazioni, di forma quadrangolare.

La Siria ha dei giacimenti nel deserto (Wadi Qasser e Khneifiss) ed estrae uranio dal fosforo e dall’acido fosforico. D’altronde, oltre al famigerato coltan, vi sono giacimenti di uranio anche in Congo e in Nigeria, dove l’industria atomica è decisamente evoluta. Nelle nazioni islamiche, la scarsità di acqua non sembra causare troppi ostacoli allo sfruttamento dell’uranio e delle reazioni atomiche. L’acqua è usata e riutilizzata negli impianti termoelettrici e nucleari. Damasco fondò, nel 1989, assieme a Iraq, Libia, Kuwait e Arabia, l’Agenzia Araba per l’Energia Atomica. L’istituzione dovrebbe favorire la ricerca nucleare, l’esplorazione e l’estrazione di minerali radioattivi, l’acquisizione di tecnologie per gestire tutto il ciclo del combustibile, la produzione e l’uso di radioisotopi per l’industria, la produzione di elettricità e la desalinizzazione dell’acqua.

Percorrendo la tratta aerea tra Kuwait e Beirut, passato il Mar Morto, si vedono, d’inverno, le alture innevate del Golan, la cui regione è tuttora contesa tra Siria e Israele. Il 7 settembre 2007, Tel Aviv attaccò un sito nucleare siriano nella zona di Dey Res Zawr. I jet israeliani, lanciati da una portaerei ancorata nel Mar Mediterraneo, invasero lo spazio aereo di Damasco e distrussero l’impianto atomico. Dal satellite, si vede tuttora la struttura del centro, che l’intelligence statunitense ritiene essere un reattore a grafite, sviluppato con il sostegno della Corea del Nord per produrre plutonio da sfruttare in ambito militare. Il numero delle strutture atomiche di cui può disporre la Siria non è chiaro. Le istituzioni internazionali hanno rilevato altri impianti nucleari a Khneifiss, Wadi Qasser, Dey Res Zawr, Aleppo e Homs. L’esercito dispone di postazioni per lo sviluppo di missili nella stessa Homs (per la produzione di Scud, di armi non convenzionali e di ordigni da test), ad Al-Safira (struttura per Scud e deposito di proiettili), Aleppo (quartier generale di comando dei missili, deposito e produzione di ordigni). A Damasco si possono rilevare altri siti sospetti, tra cui una struttura cubica, che somiglia ad altri siti nucleari, posta nei pressi dello stadio.

Nonostante il regime siriano comporti notevoli limitazioni per la libertà di stampa dei giornalisti (sorveglianza della loro attività, divieto di espressione e misure cautelari che giungono fino all’incarcerazione), i controlli disposti per chi si reca a Der Al-Hadjar sono sostenibili. Le frequenze del servizio radio sono derivate dalla Russia e, quindi, dall’ex-Kgb, di cui si apprezzano i pareri. La diffusione di potenze e di eserciti con armi atomiche dovrebbe condurre ad una revisione dei trattati internazionali che ne stabiliscono le possibilità di utilizzo (Npt e Ctbt). Viaggiare da Beirut a Damasco, quando i missili di Israele colpivano la Valle di Becka, mi ha ricordato il 2006: raggiunsi Natanz alla fine della guerra libano-israeliana, aprendo al passaggio di chiunque il sito iraniano per l’arricchimento dell’uranio. Stiamo facendo la Terza Guerra Mondiale. Siamo giovani, europei o statunitensi.



Syria is an atomic power | Fai notizia - il primo sito di giornalismo partecipativo (http://www.fainotizia.it/video/syria-atomic-power)

Avamposto
16-08-10, 10:48
OKW9M9OPDM0

Avamposto
16-08-10, 10:49
8ySlf-vZ8NM

Avamposto
16-08-10, 10:53
http://www.syrianhistory.com/files/historical_articles/651.jpg



http://counterterrorismblog.org/Syrian%20withdrawal.jpg



http://english.aljazeera.net/mritems/images/2007/7/9/1_223964_1_9.jpg

Avamposto
16-08-10, 11:00
http://kurdnas.com/en/images/stories/syria_army.jpg




http://www.army-technology.com/projects/kornet/images/kornet1.jpg




http://www.armyrecognition.com/moyen_orient/Syrie/vehicules_a_roues/truck/Syrian_Truck_01.jpg

Avamposto
16-08-10, 11:05
http://www.eramuslim.com/fckfiles/image/tokoh/bashar-al-assad.jpg




http://www.cedarsrevolution.net/jtphp/images/stories/Lebanon/ExposingTerror/Syrian-President-Assad.jpg




http://depetris.files.wordpress.com/2009/12/01_assad.jpg

Avamposto
16-08-10, 13:26
Bashar al Assad: l’America non capisce il Medio Oriente

di Charlie Rose - 30/05/2010

Fonte: osservatorioiraq



Il senatore John Kerry, presidente della Commissione Esteri del Senato, il 22 maggio era qui a Damasco. Sta succedendo qualcosa nei rapporti fra Siria e Stati Uniti?
L’interesse principale di questa Amministrazione e del senatore Kerry è in che modo possiamo rilanciare il processo di pace.

Si dice che sia venuto qui come emissario del Presidente Obama. Che possibilità ci sono rispetto ai rapporti con l’America?

Se [l’America] vuole giocare il ruolo di arbitro, non può farlo finché si schiera con gli israeliani: deve essere un arbitro imparziale, deve guadagnarsi la fiducia dei diversi attori. Se non avete buoni rapporti con la Siria, come fa la Siria a contare su di voi come arbitro?

Il senatore Kerry l’ha convinta che la Siria costituisce un’alta priorità per questa Amministrazione?

Mi fido del senatore Kerry, e credo che sia sincero. Ma alla fine, c’è l’Amministrazione e c’è il Congresso: chiunque potrebbe porre degli ostacoli. Sono convinto che il Presidente Obama voglia fare qualcosa di positivo: non sono sicuro che [il Congresso] gli permetterà di fare ciò che vuole.

In America c’è chi vorrebbe che ci fosse una qualche distanza fra Siria e Iran.

Si contraddicono. Parlano di stabilità nella regione: la stabilità inizia dai buoni rapporti. L’Iran ha sostenuto i nostri sforzi per riavere i nostri territori nel 2008, all’epoca dei negoziati di pace indiretti [fra noi e Israele] in Turchia.

Mi lasci sottolineare questo: anche se l’Iran dice di non riconoscere il diritto di Israele all’esistenza, vi appoggiava quando stavate cercando di negoziare con Israele?

Esattamente.

L’America non capisce l’Iran?

Non capiscono la regione – e questo è normale perché si tratta di una cultura diversa. Però, dopo l’11 settembre, dovrebbero imparare quello che succede al di là dell’oceano. Quello che conta non è ciò che pensate voi – è quello che pensiamo noi.

Cos’è che gli Stati Uniti non capiscono?

Non capiscono che vogliamo la pace – ma questo non significa che firmeremo un accordo di capitolazione.

Washington crede che la Siria abbia fornito missili Scud al gruppo combattente libanese Hezbollah.

Questa è una storia messa in giro dagli israeliani. Gli abbiamo detto: che prove avete? Controllate palmo a palmo il confine fra Siria e Libano 24 ore al giorno, e non riuscite a scoprire un grosso missile - Scud o di qualsiasi altro tipo? Non è realistico.

Alcuni trovano interessante il fatto che i vostri alleati siano fondamentalisti islamici, anche se la Siria è uno Stato laico.

Questa è una delle cose che in Occidente non capiscono: se ti appoggio, ciò non vuol dire che sono uguale a te o che sono d’accordo con te – significa che credo nella tua causa. Esiste una differenza: noi sosteniamo la causa palestinese, e Hamas sta lavorando per quella causa. Hezbollah sta lavorando per la causa libanese, quindi noi sosteniamo quella causa, non Hezbollah.

Lei crede che Israele voglia la pace?

Io penso che gente che ha eletto un governo così estremista non voglia la pace. Ma ciò non significa che dobbiamo smettere di lavorare per la pace

Quindi, qual è oggi la sua grande sfida?

La più grande sfida è come fare a mantenere la nostra società laica com’è oggi. Noi siamo fieri della nostra ricca diversità in Siria, ma, alla fine, siamo parte di questa regione – non è possibile rimanere al di fuori dei conflitti che ti circondano. Se si ha un Libano confessionale a ovest e un Iraq confessionale a est, se ai tuoi confini meridionali il processo di pace non è stato risolto, e nella regione dominano i terroristi, prima o poi ne sarai toccato. Pagherai il prezzo.

C’è gente che trova una causa nella religione.

Assumono sempre il mantello della religione o dell’Islam o di qualsiasi cosa per avere dei seguaci: ma si tratta di vedere quanto riescono a influenzare la società. Finché avremo persone di larghe vedute, [gli estremisti] verranno isolati.

Se lei potesse convincerli tutti - Hamas, Hezbollah, l’Iran - a riconoscere il diritto di Israele a esistere e ad avere rapporti con il governo, lo farebbe?

Se avremo la pace e saremo sicuri che riavremo i nostri territori, siamo certi che Israele vivrà normalmente come qualsiasi altro Paese di questa regione – a patto, ovviamente, che non compia crimini o aggressioni di nessun tipo.


Charlie Rose, giornalista vincitore degli Emmy Award, conduce Charlie Rose, un programma in onda tutte le sere sulla PBS – la TV pubblica americana.

(Traduzione di Ornella Sangiovanni)



Bashar al Assad: l’America non capisce il Medio Oriente, Charlie Rose (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=32676)

Avamposto
16-08-10, 13:29
Siria: Assad bifronte, il gioco di equilibri del “giovane leone”



Le visite di stato si susseguono a ritmo frenetico, come in nessun’altra capitale mediorientale: dal presidente francese Nicolas Sarkozy a re Abdallah dell’Arabia Saudita, dall’alleato strategico iraniano Mahmoud Ahmadinejad al primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan. Dal 18 al 20 marzo, anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accompagnato dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, potrà ammirare dalle ampie vetrate una delle più antiche città del mondo e tentare di convincere Assad che è nel suo interesse collaborare sul piano politico, su quello delle riforme democratiche, delle relazioni commerciali, del turismo e degli investimenti.



Solo 5 anni fa Bashar Assad, conosciuto anche nel mondo arabo come «il Dottore» per via della laurea in oculistica, era un paria, vilipeso e isolato dopo l’assassinio a Beirut del premier libanese Rafik Hariri che scatenò la Rivoluzione dei cedri in Libano e portò alla cacciata delle truppe di occupazione siriane. Oggi è un leader coccolato, che tutti vogliono coinvolgere perché ne riconoscono l’influenza nella turbolenta regione: in Libano, in Iraq, in Palestina, perfino nello Yemen, dove ha mediato per preservare l’unità del paese contro le spinte secessioniste della minoranza sciita, al punto da mettersi in contrasto con l’Iran.

È sicuramente un interlocutore difficile e ambiguo che, da una parte, fa timide aperture all’Occidente e, dall’altra, rafforza l’asse con il blocco radicale, Iran-Hezbollah-Hamas, tanto per aumentare la sua forza contrattuale.

Le ultime settimane hanno visto l’apoteosi del doppio gioco. Il 17 febbraio scorso, per la prima volta da anni, il Palazzo del popolo si è aperto a un esponente di rango dell’amministrazione americana. William Burns, sottosegretario di stato per gli Affari politici, accompagnato dal coordinatore dell’antiterrorismo Daniel Benjamin, ha portato tre buone notizie da Washington: l’imminente arrivo a Damasco dell’ambasciatore Usa Robert Ford, dopo cinque anni di ostracismo, il ritiro del veto politico per l’accesso della Siria all’Organizzazione mondiale del commercio e il rallentamento dell’embargo Usa sui pezzi di ricambio degli aerei della compagnia siriana. Fra le righe è stata ventilata anche la possibilità di inviare a Damasco una delegazione di imprenditori della Silicon Valley.

Secondo quanto Panorama ha accertato, queste concessioni, volute da Barack Obama nel segno di una politica meno muscolare, sono state subordinate a una serie di iniziative che Assad dovrebbe prendere nell’immediato. La prima: arrestare l’incessante flusso di guerriglieri stranieri in Iraq, nel momento in cui i soldati americani si accingono a lasciare il paese, e smantellare le reti logistiche in Siria anche per superare i dubbi del Congresso e di diversi settori del dipartimento di Stato, per nulla convinti della conversione filoccidentale del presidente siriano. La seconda: aumentare lo scambio di informazioni dei servizi segreti di Damasco con la Cia sul terrorismo.

La risposta siriana è stata interlocutoria e tattica: passi discreti sono possibili, ma occorrono anche premi immediati, senza dovere necessariamente reimpostare tutto il dialogo bilaterale. Alla fine Burns, da vero diplomatico qual è, ha riassunto a Washington il senso dei suoi colloqui con questa formula: «entusiasmo contenuto».

Anche perché, otto giorni dopo, il 25 febbraio, lo stesso Palazzo del popolo ha spalancato i battenti al «summit della resistenza»: Siria (Assad), Iran (Ahmadinejad), Hezbollah (Hassan Nasrallah) e Hamas (Khaled Meshaal) hanno discusso le questioni della sicurezza, dei rapporti interpalestinesi e del reciproco sostegno, se Israele dovesse attaccare gli impianti nucleari dell’Iran.

In questa politica da Giano bifronte il «giovane leone», com’è descritto Bashar in un bel libro dallo storico inglese David Lesch, si sta rivelando più machiavellico del padre Hafez, «il vecchio leone». Il fine, che è quello di essere il cardine dei futuri assetti politici della regione, giustifica i mezzi: tenere aperte tutte le opzioni, dagli Stati Uniti all’Unione Europea, dall’Iran ai paesi vicini, Turchia e Arabia Saudita.

È una questione di sopravvivenza per lui, per la famiglia e soprattutto per il suo clan, quello degli alawiti, una setta islamica assolutamente minoritaria (7 per cento) nella Siria a maggioranza sunnita. Già questo la dice lunga su cosa significhi governare a Damasco e dintorni.

All’inizio, nel 2000, pochi scommettevano sul giovane Bashar, impegnato negli studi all’estero. Il padre aveva deciso che il suo successore sarebbe stato il primogenito Basel. Ma un incidente d’auto fece saltare le linee ereditarie prestabilite e l’inesperto Bashar varcò il palazzo presidenziale. Ci mise tempo per prenderne pieno possesso e far fuori la vecchia guardia. Solo nel luglio dello scorso anno, per esempio, è uscito di scena il potentissimo cognato Assaf Shawkat, capo dell’intelligence, fatto fuori probabilmente per il suo coinvolgimento nell’omicidio di Hariri.





Nella spietata lotta di potere ha avuto la meglio Ali Mamluk, nominato al vertice dei servizi segreti (Mukhabarat), considerato oggi l’interfaccia del presidente e il punto di raccordo fra tutte le figure chiave del governo, del parlamento, del partito Baath e del mondo degli affari. L’altro uomo forte è Mahmoud Makhluf, lo zio di Bashar, uno degli esponenti politici ed economici più in vista.

I figli, Rami e Ihab, sono i principali imprenditori del paese, attivissimi, il primo all’estero, il secondo in patria. L’altro personaggio che conta nella ristretta cerchia del presidente è la moglie Asma, una siriana nata in Gran Bretagna, che funge da voce liberal del regime.

Funambolo a casa sua, Bashar Assad sembra ancora più a suo agio negli equilibrismi internazionali. Qui, fra le priorità, c’è la precaria situazione economica a causa della disoccupazione, del deficit crescente, degli scarsi investimenti internazionali e dei tre anni di siccità. Ecco la necessità di giocare su più tavoli. Anche se non è sempre facile.

Lo dimostra il dossier nucleare. A Panorama risulta che il presidente siriano avesse deciso di imitare il modello libico del colonnello Muammar Gheddafi e ammettere l’esistenza di un progetto nucleare a scopi militari, sviluppato grazie alla Corea del Nord e all’Iran. L’autodenuncia sarebbe servita a migliorare i rapporti con gli Stati Uniti e l’Europa. Non solo, poteva essere usata come arma di scambio per evitare una condanna da parte del tribunale internazionale che indaga sull’omicidio di Hariri.

Sia Ahmadinejad sia Kim Jong-il si sono opposti con tutte le forze fino a minacciare conseguenze disastrose per la Siria, se Assad avesse dato seguito ai suoi propositi. Sta di fatto che nell’ultimo rapporto, del 18 febbraio scorso, gli ispettori dell’agenzia atomica delle Nazioni Unite hanno denunciato «la mancanza di cooperazione» da parte del governo siriano e hanno sollevato seri dubbi sugli scopi civili del programma nucleare.

Un altro esempio di quanto sia irta di ostacoli la strada che porta a Damasco è la mancata firma dell’Accordo di associazione (Asa) della Siria con l’Europa, offerto da Bruxelles assieme a sostanziosi aiuti economici (130 milioni di euro). Anche in questo caso c’è lo zampino dell’Iran, che vede come una minaccia all’alleanza strategica qualsiasi tipo di cooperazione con l’Occidente. Un gruppo di economisti iraniani è stato spedito a dimostrare che l’economia siriana avrebbe patito gravi danni dalla competizione con i prodotti europei. Assad si è fatto convincere, almeno per il momento, e ha chiesto agli europei più tempo per approfondire le conseguenze di quel trattato di associazione.

Non per questo se n’è stato tranquillo a subire i diktat degli ayatollah. Quasi a voler far male all’Iran, all’improvviso ha migliorato i rapporti con l’Arabia Saudita, tanto che l’uomo di Riad in Libano, il giovane Saad Hariri, ha potuto essere nominato capo del governo a Beirut (anche se sono continuati i rifornimenti di armi a Hezbollah).

Poi ha consolidato i legami con la Turchia, un paese con il quale solo 10 anni fa era sull’orlo della guerra. Al premier Erdogan, nello scorso dicembre, il presidente siriano ha chiesto un’ulteriore mediazione, dopo quella fallita nel 2009, per arrivare a un accordo di pace con Israele. La posta in palio più importante è la restituzione delle alture di Golan, vitali per l’economia siriana, che ha bisogno di acqua e di terreni coltivabili. Ma l’oculista di Damasco è fatto così: ha la vista sempre lunga.

Pino Buongiorno


Lunedì 15 Marzo 2010


Siria: Assad bifronte, il gioco di equilibri del “giovane leone” - Mondo - Panorama.it (http://blog.panorama.it/mondo/2010/03/15/siria-assad-bifronte-il-gioco-di-equilibri-del-giovane-leone/)

Avamposto
16-08-10, 13:29
Siria: Assad bifronte, il gioco di equilibri del “giovane leone”



Le visite di stato si susseguono a ritmo frenetico, come in nessun’altra capitale mediorientale: dal presidente francese Nicolas Sarkozy a re Abdallah dell’Arabia Saudita, dall’alleato strategico iraniano Mahmoud Ahmadinejad al primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan. Dal 18 al 20 marzo, anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accompagnato dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, potrà ammirare dalle ampie vetrate una delle più antiche città del mondo e tentare di convincere Assad che è nel suo interesse collaborare sul piano politico, su quello delle riforme democratiche, delle relazioni commerciali, del turismo e degli investimenti.



Solo 5 anni fa Bashar Assad, conosciuto anche nel mondo arabo come «il Dottore» per via della laurea in oculistica, era un paria, vilipeso e isolato dopo l’assassinio a Beirut del premier libanese Rafik Hariri che scatenò la Rivoluzione dei cedri in Libano e portò alla cacciata delle truppe di occupazione siriane. Oggi è un leader coccolato, che tutti vogliono coinvolgere perché ne riconoscono l’influenza nella turbolenta regione: in Libano, in Iraq, in Palestina, perfino nello Yemen, dove ha mediato per preservare l’unità del paese contro le spinte secessioniste della minoranza sciita, al punto da mettersi in contrasto con l’Iran.

È sicuramente un interlocutore difficile e ambiguo che, da una parte, fa timide aperture all’Occidente e, dall’altra, rafforza l’asse con il blocco radicale, Iran-Hezbollah-Hamas, tanto per aumentare la sua forza contrattuale.

Le ultime settimane hanno visto l’apoteosi del doppio gioco. Il 17 febbraio scorso, per la prima volta da anni, il Palazzo del popolo si è aperto a un esponente di rango dell’amministrazione americana. William Burns, sottosegretario di stato per gli Affari politici, accompagnato dal coordinatore dell’antiterrorismo Daniel Benjamin, ha portato tre buone notizie da Washington: l’imminente arrivo a Damasco dell’ambasciatore Usa Robert Ford, dopo cinque anni di ostracismo, il ritiro del veto politico per l’accesso della Siria all’Organizzazione mondiale del commercio e il rallentamento dell’embargo Usa sui pezzi di ricambio degli aerei della compagnia siriana. Fra le righe è stata ventilata anche la possibilità di inviare a Damasco una delegazione di imprenditori della Silicon Valley.

Secondo quanto Panorama ha accertato, queste concessioni, volute da Barack Obama nel segno di una politica meno muscolare, sono state subordinate a una serie di iniziative che Assad dovrebbe prendere nell’immediato. La prima: arrestare l’incessante flusso di guerriglieri stranieri in Iraq, nel momento in cui i soldati americani si accingono a lasciare il paese, e smantellare le reti logistiche in Siria anche per superare i dubbi del Congresso e di diversi settori del dipartimento di Stato, per nulla convinti della conversione filoccidentale del presidente siriano. La seconda: aumentare lo scambio di informazioni dei servizi segreti di Damasco con la Cia sul terrorismo.

La risposta siriana è stata interlocutoria e tattica: passi discreti sono possibili, ma occorrono anche premi immediati, senza dovere necessariamente reimpostare tutto il dialogo bilaterale. Alla fine Burns, da vero diplomatico qual è, ha riassunto a Washington il senso dei suoi colloqui con questa formula: «entusiasmo contenuto».

Anche perché, otto giorni dopo, il 25 febbraio, lo stesso Palazzo del popolo ha spalancato i battenti al «summit della resistenza»: Siria (Assad), Iran (Ahmadinejad), Hezbollah (Hassan Nasrallah) e Hamas (Khaled Meshaal) hanno discusso le questioni della sicurezza, dei rapporti interpalestinesi e del reciproco sostegno, se Israele dovesse attaccare gli impianti nucleari dell’Iran.

In questa politica da Giano bifronte il «giovane leone», com’è descritto Bashar in un bel libro dallo storico inglese David Lesch, si sta rivelando più machiavellico del padre Hafez, «il vecchio leone». Il fine, che è quello di essere il cardine dei futuri assetti politici della regione, giustifica i mezzi: tenere aperte tutte le opzioni, dagli Stati Uniti all’Unione Europea, dall’Iran ai paesi vicini, Turchia e Arabia Saudita.

È una questione di sopravvivenza per lui, per la famiglia e soprattutto per il suo clan, quello degli alawiti, una setta islamica assolutamente minoritaria (7 per cento) nella Siria a maggioranza sunnita. Già questo la dice lunga su cosa significhi governare a Damasco e dintorni.

All’inizio, nel 2000, pochi scommettevano sul giovane Bashar, impegnato negli studi all’estero. Il padre aveva deciso che il suo successore sarebbe stato il primogenito Basel. Ma un incidente d’auto fece saltare le linee ereditarie prestabilite e l’inesperto Bashar varcò il palazzo presidenziale. Ci mise tempo per prenderne pieno possesso e far fuori la vecchia guardia. Solo nel luglio dello scorso anno, per esempio, è uscito di scena il potentissimo cognato Assaf Shawkat, capo dell’intelligence, fatto fuori probabilmente per il suo coinvolgimento nell’omicidio di Hariri.





Nella spietata lotta di potere ha avuto la meglio Ali Mamluk, nominato al vertice dei servizi segreti (Mukhabarat), considerato oggi l’interfaccia del presidente e il punto di raccordo fra tutte le figure chiave del governo, del parlamento, del partito Baath e del mondo degli affari. L’altro uomo forte è Mahmoud Makhluf, lo zio di Bashar, uno degli esponenti politici ed economici più in vista.

I figli, Rami e Ihab, sono i principali imprenditori del paese, attivissimi, il primo all’estero, il secondo in patria. L’altro personaggio che conta nella ristretta cerchia del presidente è la moglie Asma, una siriana nata in Gran Bretagna, che funge da voce liberal del regime.

Funambolo a casa sua, Bashar Assad sembra ancora più a suo agio negli equilibrismi internazionali. Qui, fra le priorità, c’è la precaria situazione economica a causa della disoccupazione, del deficit crescente, degli scarsi investimenti internazionali e dei tre anni di siccità. Ecco la necessità di giocare su più tavoli. Anche se non è sempre facile.

Lo dimostra il dossier nucleare. A Panorama risulta che il presidente siriano avesse deciso di imitare il modello libico del colonnello Muammar Gheddafi e ammettere l’esistenza di un progetto nucleare a scopi militari, sviluppato grazie alla Corea del Nord e all’Iran. L’autodenuncia sarebbe servita a migliorare i rapporti con gli Stati Uniti e l’Europa. Non solo, poteva essere usata come arma di scambio per evitare una condanna da parte del tribunale internazionale che indaga sull’omicidio di Hariri.

Sia Ahmadinejad sia Kim Jong-il si sono opposti con tutte le forze fino a minacciare conseguenze disastrose per la Siria, se Assad avesse dato seguito ai suoi propositi. Sta di fatto che nell’ultimo rapporto, del 18 febbraio scorso, gli ispettori dell’agenzia atomica delle Nazioni Unite hanno denunciato «la mancanza di cooperazione» da parte del governo siriano e hanno sollevato seri dubbi sugli scopi civili del programma nucleare.

Un altro esempio di quanto sia irta di ostacoli la strada che porta a Damasco è la mancata firma dell’Accordo di associazione (Asa) della Siria con l’Europa, offerto da Bruxelles assieme a sostanziosi aiuti economici (130 milioni di euro). Anche in questo caso c’è lo zampino dell’Iran, che vede come una minaccia all’alleanza strategica qualsiasi tipo di cooperazione con l’Occidente. Un gruppo di economisti iraniani è stato spedito a dimostrare che l’economia siriana avrebbe patito gravi danni dalla competizione con i prodotti europei. Assad si è fatto convincere, almeno per il momento, e ha chiesto agli europei più tempo per approfondire le conseguenze di quel trattato di associazione.

Non per questo se n’è stato tranquillo a subire i diktat degli ayatollah. Quasi a voler far male all’Iran, all’improvviso ha migliorato i rapporti con l’Arabia Saudita, tanto che l’uomo di Riad in Libano, il giovane Saad Hariri, ha potuto essere nominato capo del governo a Beirut (anche se sono continuati i rifornimenti di armi a Hezbollah).

Poi ha consolidato i legami con la Turchia, un paese con il quale solo 10 anni fa era sull’orlo della guerra. Al premier Erdogan, nello scorso dicembre, il presidente siriano ha chiesto un’ulteriore mediazione, dopo quella fallita nel 2009, per arrivare a un accordo di pace con Israele. La posta in palio più importante è la restituzione delle alture di Golan, vitali per l’economia siriana, che ha bisogno di acqua e di terreni coltivabili. Ma l’oculista di Damasco è fatto così: ha la vista sempre lunga.

Pino Buongiorno


Lunedì 15 Marzo 2010


Siria: Assad bifronte, il gioco di equilibri del “giovane leone” - Mondo - Panorama.it (http://blog.panorama.it/mondo/2010/03/15/siria-assad-bifronte-il-gioco-di-equilibri-del-giovane-leone/)

Avamposto
16-08-10, 13:32
La nuova legge sulla proprieta' industriale della Repubblica Araba Siriana del 12 Marzo 2007 -


A questo link:

http://www.ice.gov.it/paesi/asia/siria/upload/203/proprieta.pdf

Avamposto
16-08-10, 13:34
SIRIA



Cenni sulla Giustizia Militare

Nella Repubblica Araba Siriana la fonte del diritto penale militare è la 1950, cui nel tempo sono state apportate numerose modifiche.

Detta Legge consta di 172 articoli divisi in due Libri, dei quali l'uno comprendente otto capitoli (Tribunali militari; Competenze; Indagini preliminari e principi applicabili; Principi applicabili nei Tribunali militari; Sentenze per contumacia emesse dai Tribunali militari; Domanda di rinvio a giudizio; Diritti e spese; Esecuzione delle sentenze), l'altro due capitoli (Crimini e reati militari; Crimini e reati comuni).
Sono soggetti alla detta Legge: i militari in servizio nelle Forze Armate e gli allievi; i militari in pensione; i militari in congedo, che non percepiscono uno stipendio; i civili che prestano servizio alle dipendenze del Ministero della Difesa o dei vari Enti delle Forze Armate; nonché, a prescindere dalla cittadinanza, i civili che compiono reato di oltraggio a pubblico ufficiale e le persone concorrenti nel reato commesso ai danni di un militare.

La Giurisdizione militare è giurisdizione di pace e di guerra e viene amministrata dai Tribunali militari e dalla Corte di Cassazione (che si occupa di sentenze e decisioni appellabili emesse dai Tribunali militari, del trasferimento delle cause, delle richieste di ritrattazione della causa): le sentenze, a pena di annullamento, vengono pubblicate, ma i Tribunali militari hanno la potestà di emettere sentenze segrete in conformità alla Legge generale.

L'organizzazione giudiziaria militare è costituita da una Procura Generale (retta da un ufficiale, in possesso di laurea nel settore del diritto, con grado non inferiore a colonnello, coadiuvato da altri ufficiali in possesso dello stesso titolo di studio), da un Giudice (di grado non inferiore a quello di tenente), da un Giudice per le Indagini (di grado non inferiore a quello di capitano), dal Tribunale dei Crimini (composto da tre giudici con grado non inferiore a quello di capitano); dipende da un'Amministrazione (retta da un ufficiale generale che controlla i giudici) chiamata "del Giudizio Militare", dipendente a sua volta dallo Stato Maggiore dell'Esercito e delle Forze Armate. I Giudici vengono nominati tra gli ufficiali, laureati nelle Accademie militari e vincitori di un concorso, e non possono essere trasferiti se non dopo un anno dalla data della loro nomina in ogni incarico giudiziario, salvo casi di estrema necessità.

I Tribunali militari hanno cognizione: dei reati militari indicati nel I Capitolo del II Libro della Legge; dei crimini commessi nelle istallazioni, comandi, sedi e reparti militari; dei crimini commessi a danno degli interessi delle Forze armate; dei crimini previsti da Regolamenti e Leggi speciali; dei crimini commessi da militari residenti nel territorio siriano, ma appartenenti a Forze Armate Alleate; dei crimini richiamati nell'art.123 della Legge.



Ministero della Difesa - Siria (http://www.difesa.it/GiustiziaMilitare/RassegnaGM/GM+nel+mondo/Delegati+internazionali/Siria.htm)

Avamposto
16-08-10, 13:37
Rapporto Annuale Amnesty International 2010 -

Siria

Repubblica araba di Siria


Capo di stato: Bashar al-Assad
Capo del governo: Muhammad Naji al-'Otri
Pena di morte: mantenitore
Popolazione: 21,9 milioni
Aspettativa di vita: 74,1 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 21/16‰
Alfabetizzazione adulti: 83,1%



Il governo ha mantenuto la sua intolleranza nei confronti del dissenso. Esponenti critici, difensori dei diritti umani, presunti oppositori e altri soggetti sono stati arrestati, spesso per periodi prolungati; alcuni sono stati condannati a pene detentive al termine di processi iniqui. Tortura e altri maltrattamenti sono rimasti fenomeni comuni e sono stati compiuti nell'impunità; si sono registrate diverse morti sospette in custodia. Il governo non ha provveduto a chiarire le circostanze in cui prigionieri furono uccisi nel carcere militare di Sednaya nel 2008 e ancora non ha intrapreso iniziative per rendere conto delle migliaia di vittime di sparizioni forzate degli anni precedenti. Le donne hanno subito discriminazioni sul piano legislativo e di altro tipo e violenze. La minoranza curda ha continuato a essere oggetto di discriminazioni e migliaia di curdi siriani sono risultati di fatto apolidi. Almeno otto prigionieri sono stati messi a morte.


Contesto
Le relazioni tra Siria e Libano hanno continuato a migliorare ma vi è stato un marcato deterioramento delle relazioni con l'Iraq. È ripreso il dibattito riguardo a un Accordo di associazione con l'Unione europea.

A novembre, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica ha dichiarato di non essere stata in grado di indagare su una struttura distrutta dall'aviazione israeliana nel 2007 che si sospettava fosse stata impiegata per scopi di sviluppo nucleare, in quanto il governo si era dimostrato riluttante a collaborare.


Repressione del dissenso
La Siria è rimasta soggetta a uno stato di emergenza nazionale in vigore ininterrottamente dal 1963 e che, negli anni, è stato impiegato per reprimere e punire anche il pacifico dissenso. Questa situazione si è perpetuata per tutto il 2009. Attivisti politici, difensori dei diritti umani, blogger, attivisti della minoranza curda e altre persone che avevano criticato il governo o avevano attirato l'attenzione sulle violazioni dei diritti umani sono stati sottoposti ad arresti arbitrari e spesso detenzioni prolungate o sono stati condannati a pene detentive al termine di processi iniqui davanti a tribunali altamente inadeguati, come la Corte suprema per la sicurezza di stato (Sssc) o la corte militare e la corte penale. Tra questi figuravano prigionieri di coscienza. Altri, compresi ex detenuti, sono stati interdetti dal recarsi all'estero.

*Muhannad al-Hassani, un noto avvocato per i diritti umani arrestato a luglio, a fine anno si trovava ancora in carcere in attesa del processo per le accuse di "indebolimento del sentimento nazionalista" e diffusione di "notizie false", i classici capi di imputazione usati per perseguire esponenti critici, oltre che per altri reati. Le accuse scaturivano dalla sua pubblicazione su Internet di notizie relative a processi celebrati davanti alla Sssc. Trattenuto presso la prigione di 'Adra nei pressi di Damasco, rischiava una condanna a 15 anni di carcere, se ritenuto colpevole. Il 10 novembre, l'Ordine degli avvocati ha deciso di interdirlo dalla professione legale per aver rivelato pubblicamente l'incapacità della Sssc di far rispettare i diritti degli imputati alla difesa e a un equo processo.

*Haytham al-Maleh, di 78 anni, avvocato per i diritti umani di lungo corso e critico del governo arrestato a ottobre, è finito anch'egli sotto processo per aver, stando alle accuse, "indebolito il sentimento nazionalista", diffuso "notizie false" e "calunniato un organismo governativo", a causa dei suoi commenti espressi nel corso di un'intervista telefonica con un canale televisivo satellitare con base in Europa, rilasciata a settembre. Anch'egli rischiava 15 anni di carcere in caso di condanna.

*Mesh'al al-Tammo, portavoce della Corrente del futuro curdo in Siria, un partito politico non autorizzato, è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione a maggio dalla corte penale di Damasco per "indebolimento del sentimento nazionalista" e diffusione di "notizie false". A novembre, la stessa corte ha condannato Sa'dun Sheikhu e altri due membri del non autorizzato Partito dei curdi azadi di Siria a tre anni di reclusione per "indebolimento del sentimento nazionalista" e "incitamento al settarismo o all'odio razziale o al conflitto tra le sette e le varie componenti della nazione". Le accuse apparentemente scaturivano da articoli apparsi nel quotidiano del partito che criticavano la discriminazione nei confronti della minoranza curda in Siria.

*Kareem 'Arabji, un blogger, è stato condannato a tre anni di reclusione dalla Sssc a settembre, per diffusione di "notizie false" e "indebolimento del sentimento nazionalista". Egli aveva svolto il ruolo di moderatore del forum giovanile أخوية سوريا - سورية (http://www.akhawia.net) prima del suo arresto nel giugno 2007. Secondo le notizie ricevute, è stato torturato e altrimenti maltrattato durante la sua prolungata detenzione in incommunicado.

*Habib Saleh, un attivista riformista, è stato condannato a tre anni di carcere dalla corte penale di Damasco a marzo per "indebolimento del sentimento nazionalista" e diffusione di "notizie false". La accuse si riferivano a diversi suoi articoli che criticavano il governo, pubblicati su Internet prima del suo arresto avvenuto il 7 maggio 2008.

*Khaled Kenjo, appartenente alla minoranza curda, è stato arrestato a settembre, 12 giorni dopo essere stato rimpatriato forzatamente in Siria dalla Germania, dove aveva invano cercato asilo. È stato accusato di "trasmissione all'estero di notizie false che potrebbero nuocere alla reputazione dello stato". L'accusa apparentemente si riferiva alla sua partecipazione, mentre era in Germania, ad attività di promozione dei diritti della minoranza curda in Siria. Il 30 dicembre, la corte militare di Qamishli ne ha ordinato il rilascio senza archiviare l'accusa a suo carico. Secondo quanto asserito da Khaled Kenjo, è stato torturato in custodia.

*Aktham Naisse, un avvocato per i diritti umani, era uno degli almeno 11 difensori dei diritti umani e attivisti politici ai quali è stato vietato di recarsi all'estero nel 2009.


Controterrorismo e sicurezza
Sospetti islamisti e sostenitori della Fratellanza musulmana, che continuava a essere messa al bando in Siria, hanno subito arresti, detenzioni prolungate e processi iniqui, celebrati per lo più davanti alla Sssc. Gli imputati giudicati colpevoli di appartenenza alla Fratellanza musulmana venivano abitualmente condannati a morte e le loro sentenze immediatamente commutate a 12 anni di carcere. Si ritiene che centinaia di sospetti islamisti e altre persone accusate di reati relativi alla sicurezza fossero trattenuti nel carcere militare di Sednaya e in altri istituti di pena e sottoposti a duri regimi carcerari.

*Nabil Khlioui e altri otto presunti islamisti, in maggioranza provenienti da Deir al-Zour, hanno continuato a essere detenuti in incommunicado in una località imprecisata, in seguito al loro arresto avvenuto nell'agosto 2008.

*Due donne, Bayan Saleh 'Ali e Usra al-Hussein, sono state rilasciate rispettivamente ad aprile e a luglio dopo essere state trattenute per mesi in incommunicado, apparentemente per aver contattato una organizzazione internazionale riguardo alla detenzione dal 2002 del marito di Usra al-Hussein, da parte delle autorità statunitensi a Guantánamo Bay.

*Ziad Ramadan, un ex collega di lavoro di una persona sospettata dell'assassinio nel 2005 dell'ex primo ministro libanese Rafic Hariri, continuava a essere detenuto senza processo nonostante il Tribunale speciale per il Libano avesse informato le autorità siriane che la sua detenzione non aveva fondamento. Egli era recluso dal luglio 2005.


Tortura e altri maltrattamenti
Secondo le informazioni ricevute, tortura e altri maltrattamenti sono risultati diffusi nelle stazioni di polizia, nei centri di detenzione dell'agenzia della sicurezza e nelle carceri. Tali violazioni sono state compiute nell'impunità. La Sssc e altri tribunali hanno continuato a giudicare colpevoli gli imputati sulla base di "confessioni" che questi ultimi asserivano essere state estorte sotto tortura mentre erano trattenuti in incommunicado, durante la detenzione preprocessuale.

Sono state riportate sette morti sospette in custodia ma le autorità apparentemente non sono intervenute per indagarle né per approfondire le accuse di tortura avanzate dai detenuti.

*Jakarkhon 'Ali, appartenente alla minoranza curda, secondo le notizie ricevute, è stato torturato con percosse, scosse elettriche e costretto a stare in piedi anche per 20 ore al giorno mentre si trovava detenuto in incommunicado da parte di funzionari della sicurezza militare, a seguito del suo arresto avvenuto il 20 giugno. È stato rilasciato senza accusa il 3 ottobre.

*Yusuf Jabouli e Mohammed Amin al-Shawa sono morti sotto custodia delle forze di sicurezza militare a gennaio, il primo dopo diversi giorni di detenzione e il secondo dopo essere stato trattenuto per più di quattro mesi. Le famiglie non hanno avuto il permesso di vedere i loro corpi e funzionari della sicurezza militare erano presenti ai funerali. Fonti non ufficiali hanno asserito che entrambi gli uomini erano morti in seguito a tortura. Le autorità non hanno lasciato trapelare informazioni né sono note inchieste avviate sui decessi.


Impunità
Le autorità non hanno provveduto a chiarire le circostanze in cui almeno 17 prigionieri e altre cinque persone furono, secondo le notizie ricevute, uccise nel carcere militare di Sednaya, nel luglio 2008. Non sono note indagini avviate in merito. A luglio, le autorità hanno concesso alcune visite di familiari al carcere, per la prima volta dai fatti del luglio 2008, ma almeno 42 famiglie non hanno ricevuto il permesso di visitare o di avere un qualsiasi contatto con i loro parenti reclusi, accrescendo i timori che essi potessero essere tra gli uccisi nel luglio 2008.

*A febbraio, il ministro della Difesa ha chiuso un'inchiesta sulle uccisioni di Sami Ma'touq e Joni Suleiman il 14 ottobre 2008, apparentemente per mano di funzionari della sicurezza militare, ma non è chiaro se sia stato adottato un qualche provvedimento nei confronti dei funzionari che sarebbero stati responsabili delle morti. Secondo quanto riportato, due testimoni delle uccisioni, Hussam Mussa Elias e Qaher Deeb, e un avvocato, Khalil Ma'touq, sono stati vittime di vessazioni e intimidazioni quando hanno insistito per chiedere giustizia.


Diritti delle donne
Le donne hanno continuato a veder loro negata la parità rispetto agli uomini in ambito legislativo, in special modo in riferimento alla legge sullo status personale in materia di matrimonio e di eredità e al codice penale, che prevede pene minori per l'omicidio e altri reati violenti commessi nei confronti di donne in cui la difesa "dell'onore" della famiglia viene considerata un'attenuante. Il 1° luglio, il presidente Bashar al-Assad ha emanato il decreto legislativo n. 37. Questo sostituisce l'art. 548 del codice penale, che esentava i perpetratori di "delitti d'onore" da qualsiasi condanna, e introduce una pena di almeno due anni di carcere per gli uomini che siano giudicati colpevoli di aver ucciso o ferito parenti di sesso femminile per motivi di "onore". Tuttavia, non è stato apportato alcun emendamento ad altri articoli del codice penale che prevedono riduzioni di pena per i reati ritenuti essere stati commessi in nome "dell'onore".

Secondo quanto riportato, almeno 13 donne e un uomo sono rimasti vittime di "delitti d'onore".

*A ottobre, un tribunale di Zablatani, nei pressi di Damasco, ha giudicato colpevole Fayez al-'Ezzo, arrestato nel 2007 per aver pugnalato a morte la sorella di 16 anni, Zahra al-'Ezzo, nel gennaio 2007, in quanto era stata rapita e stuprata da un amico di famiglia. La corte ha sentenziato che l'uccisione era "motivata dall'onore" e lo ha pertanto condannato a soli due anni e mezzo di reclusione. È stato rilasciato immediatamente in quanto aveva già scontato la pena in carcere in attesa del verdetto. A novembre, il marito di Zahra al-'Ezzo ha presentato ricorso presso la corte d'appello di massima istanza contro la sentenza, chiedendo una pena più severa. A fine anno la corte non si era ancora pronunciata in merito.


Discriminazione - Minoranza curda
I curdi, che comprendono il 10 per cento della popolazione e risiedono per lo più nel nord-est del paese, hanno continuato a subire discriminazioni sulla base dell'identità, comprese restrizioni all'uso della loro lingua e cultura. Migliaia sono risultati di fatto apolidi e pertanto privati della parità di accesso ai diritti socioeconomici.

*Suleiman 'Abdelmajid Osso del Partito curdo Yekiti siriano e altri 15 uomini sono stati detenuti in incommunicado per almeno due mesi, dopo aver pacificamente celebrato la festa curda del Newruz a marzo. Essi sono stati tutti accusati di "incitamento alla lotta settaria" e partecipazione a un raduno pubblico. Sono stati tutti rilasciati su cauzione tra maggio e giugno e a fine anno si trovavano in attesa di processo.

*Jamal Sa'doun e altri tre membri di una banda erano in attesa di processo per l'accusa di "incitamento alla lotta settaria", per aver intonato alcuni canti curdi a una festa di matrimonio a Derek, nei pressi della città di al-Hassaka.


Rifugiati e richiedenti asilo
Centinaia di migliaia di profughi iracheni sono rimasti in Siria, molti incontrando problemi economici e di altro tipo, in quanto privi del diritto di lavorare o di un visto valido, e per questo esposti alla possibilità di essere espulsi in Iraq. Ai profughi palestinesi residenti da lungo tempo in Iraq è stato negato il permesso d'ingresso e alcuni sono rimasti in un campo desolato ad al-Tanf, nella zona di confine tra Iraq e Siria.

Richiedenti asilo ahwazi (arabi iraniani) sono rimasti a rischio di rimpatrio forzato in Iran.


Pena di morte
Almeno sette uomini sono stati condannati a morte dopo essere stati giudicati colpevoli di omicidio e almeno otto prigionieri sono stati messi a morte, di questi quattro nella prigione centrale di Aleppo ad agosto. Il numero reale delle esecuzioni potrebbe essere più elevato in quanto raramente le autorità forniscono informazioni.


Rapporti di Amnesty International
Syria: Elderly Prisoner of Conscience charged (MDE 24/030/2009)

Syria: Lifetime law practice ban against Muhannad al-Hassani sends chilling message (MDE 24/032/2009)

Syria: Kurdish minority rights activists jailed (MDE 24/033/2009)

Trial of Kurds in Syria likely to be a "parody of justice", 15 dicembre 2009



Rapporto Annuale 2010 - Medio Oriente e Africa del Nord - Siria :: Amnesty International (http://www.amnesty.it/Rapporto-Annuale-2010/Siria)

Avamposto
16-08-10, 13:39
La Bielorussia venderà a Iran e Siria missili russi Iskander-M



Fonti riservate, da Mosca, rivelano che i Governi russo, iraniano e siriano hanno elaborato il sistema per aggirare l’impegno, preso dal Presidente russo Vladimir Putin, di astenersi dal vendere all’Iran e alla Siria avanzati missili da crociera Iskander-M: l’operazione sarà effettuata mediante la Bielorussia.

Domenica scorsa, fonti a Mosca e Minsk hanno confermato che la vendita a Teheran dei missili Iskander-M è stata approvata e che sono in corso negoziati con l’Iran e la Siria per un’altra operazione: la vendita degli avanzati sistemi di difesa aerea russi S-300.

In passato, fonti militari occidentali hanno riferito che Israele non può permettere che queste tecnologie militari possano essere introdotto in servizio in Iran e Siria, perché sarebbe pericolosamente destabilizzante per l’equilibrio degli armamenti in Medio Oriente.

La conferma della vendita è venuta dalle parole del Presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che lo scorso 30 aprile ha dichiarato che “Mi piacerebbe realizzare accordi di alto livello con il Governo di Teheran. Noi osserverermo scrupolosamente i nostri accordi con il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e ci aspettano ulteriori attività in progetti di cui è prevista l’attuazione congiunta”.

Lukashenko non ha specificato a quali progetti si riferisse, ma fonti militari a Minsk e Mosca hanno confermato che stava parlando della transazione legata agli Iskanader-M.
Poco dopo, fonti riservate dal Cremlino hanno riferito che “La rapidità di relazione tra la Bielorussia e l’Iran indicano che il Presidente Lukashenko sta vendendo missili a corto raggio all’Iran”.

L’informativa è venuto poco dopo che il Ministro della Difesa iraniano Mustafa Najjar ha visitato Mosca per fare pressioni sulla Russia e farla agire in direzione della vendita degli Iskander a Teheran.
Fonti militari notano che Mosca impiega spesso la vendita a Minsk di armi di elevata tecnologia che potrebbero imbarazzare diplomaticamente Mosca.
Sarebbe il caso della vendita di Iskander-M e S-300 alla Siria e all’Iran.

Nel 2005, Mosca si è impegnato a eseguire la vendita alla Siria di sistemi Iskander e S-300.
Parte della fornitura è stato reindirizzata dalla Siria all’Iran.
Tale operazione è stata congelata sotto la pressione degli Stati Uniti e di Israele.
Ora le due transazioni saranno effettuate attraverso la Bielorussia in direzione inversa: l’Iran riceverà la fornitura degli armamenti e ne cederà una parte alla Siria.

Gli analisti si attendono che il prossimo 5 maggio, durante la sua visita a Damasco, il Presidente iraniano Ahmadinejad annuncerà la consegna delle armi.
La visita a damasco di Ahmadinejad è stata organizzata per togliere visibilità a quella del Presidente israeliano Shimon Peres negli Stati Uniti, che si svolge contemporaneamente.

FNRmedia



FNRmedia » La Bielorussia venderà a Iran e Siria missili russi Iskander-M (http://www.fnrmedia.net/openmedia/?p=6300)

Avamposto
16-08-10, 13:40
La Siria, partner dell'Europa per la pace e la prosperità


di Ghassan - El - Rifai

Ex Ministro dell'Economia e del Commercio, Siria




Il Laboratorio euromediterraneo è diventato un ponte di stabilità per il rafforzamento delle relazioni non solo tra l'Italia e i Paesi del Mediterraneo del Sud, ma anche tra l'Europa intera e i Paesi limitrofi. Credo che il Mediterraneo, inteso come potenza regionale, sia una realtà. Sono molte le interpretazioni che vengono date oggi alla parola "realtà"; in verità è molto semplice: siamo Paesi vicini e prima di andare in qualsiasi altra direzione in cerca di cooperazione e partnership è necessario attraversare il ponte del vicinato. Non esiste stabilità in Europa se non esiste stabilità nel Mediterraneo e viceversa; non esiste stabilità nell'area Sud del Mediterraneo senza il sostegno finanziario, tecnico e morale da parte dell'Europa. Sostegno significa guardare alla partnership euromediterranea non come a un ulteriore mercato, ma come a veri e propri partner a pieno titolo nella buona e nella cattiva sorte. La partnership da sola non basta: occorre anche creare ricchezza. Un partenariato senza creazione di ricchezza rimarrebbe solo un nome scritto sulla carta finché non si crea ricchezza per stimolarlo, renderlo effettivo e reale, dando ai popoli del Sud del Mediterraneo la possibilità di goderne a pieno e creando quel cerchio economico del potere di spesa e una capacità produttiva sufficientemente competitiva. Penso dunque a un partenariato strategico senza il quale non si realizzerebbe nulla di concreto. Mi immagino entrambe le sponde del Mediterraneo vivere sulla stessa strada: da una parte i Paesi europei ricchi, dall'altra quelli meno abbienti del Sud del Mediterraneo. Cerchiamo di immaginarci che tipo di strada questa potrebbe essere: certamente non una via che ameremmo vedere né tantomeno viverci; non è possibile avere un viale dove convivono ricchezza e povertà. Ciò significa che è necessaria una cooperazione globale per un benessere comune. L'anno scorso il mondo ha speso 900 miliardi di dollari per la difesa e solo 50 miliardi per lo sviluppo e il sostentamento dei popoli. E se capovolgessimo queste cifre cosa succederebbe nel mondo? 900 miliardi di dollari per migliorare le condizioni di vita dei popoli più disagiati: questo significherebbe pace, perché la pace porta felicità e miglioramento; forse non avremmo nemmeno bisogno di 50 miliardi di dollari per la difesa, ma questo sarebbe un mondo possibile solo nell'immaginazione. Ciò che stiamo cercando è stabilità, pace e giustizia. La Siria è un Paese che continua a cercare pace e stabilità, ma che si sta anche sforzando di favorire riforme economiche e sociali in modo tale da diventare partner del mondo a tutti gli effetti. Negli ultimi anni ha intrapreso importanti azioni per il miglioramento della sua base economico-sociale, agendo sul fronte monetario, fiscale, su quello degli investimenti e, non da ultimo, quello importante dell'educazione che, a mio avviso, ha la precedenza sulla riforma economica.

Educazione, riforma amministrativa e settore privato

Ritengo che senza un adeguato sistema di istruzione le riforme non avrebbero alcun esito, perché motore delle riforme sono le stesse persone che avranno il compito di mettere in pratica e rendere operativa la visione dei decisori. La riforma amministrativa e il miglioramento delle condizioni e delle capacità produttive dei lavoratori, inoltre, hanno assunto un ruolo di primaria importanza in Siria, così come il ruolo delle donne nello sviluppo economico e sociale. Nel nostro Paese le donne sono sempre state importanti, il loro ruolo sia in casa che in ambito lavorativo si è evoluto. La Siria oggi si è proposta di migliorarlo ulteriormente, non di formarlo, perché le donne potranno formarlo loro stesse sulla base delle proprie necessità. Un'ulteriore area nella quale il Paese si è mosso è il settore privato: esso è, e si spera continui ad esserlo, il maggior partner nell'attivazione dell'integrazione economica. Senza queste riforme, sarebbe molto difficile entrare a far parte dell'alleanza euromediterranea. La Siria è consapevole della necessità di diventare un partner produttivo a tutti gli effetti. Tuttavia, forse, non è stata capace di far conoscere quanto è stato realizzato e su ciò deve lavorare ancora molto. Dobbiamo far sapere al mondo quali sono le nostre idee e condividere il processo di riforma economica e sociale. La via giusta non è quella di stare seduti e sognare una partnership migliore, ma è quella di mettere per iscritto ciò che vogliamo fare e come lo vogliamo fare, specificando i tempi di esecuzione. Credo che una delle debolezze del partenariato non solo tra l'Europa e i Paesi del Mediterraneo del Sud, ma anche tra i Paesi stessi dell'area meridionale, sia il desiderio di migliorare senza tuttavia essersi mai messi seriamente a descrivere come farlo e in che ordine programmare gli interventi necessari. Suggerisco che nella creazione del Fondo euromediterraneo, esso debba includere nel Consiglio Consultivo attori e membri dei Paesi beneficiari, altrimenti non funzionerebbe. Prima di diventare un membro del Governo siriano, per trent'anni ho fatto parte, in qualità di partner per lo sviluppo, della Banca Mondiale e ho potuto constatare la differenza tra il dire "io te l'avevo detto" e "dimmi cosa vuoi così possiamo agire insieme per il meglio". Dobbiamo essere sentiti per ottenere il meglio da tutti. Mi auguro che questo mio pensiero venga preso in considerazione da coloro che gestiranno il Fondo. Siamo felici di essere partner di questa iniziativa e dovunque io mi troverò sarò felice di essere membro del Consiglio Consultivo.

Altre partnership

Credo fermamente che sedie vuote non parlino. Vogliamo essere attivi ovunque possibile, parteciperemo ovunque sia richiesta la nostra presenza, promuoveremo il dialogo. Negli ultimi anni abbiamo preso parte a importanti alleanze, la più importante delle quali è l'Accordo arabo per una grande zona di libero scambio (GAFTA - Greater Arab Free Trade Agreement) e, a partire dal 1° gennaio 2005, i 17 Paesi membri potranno usufruire di libero scambio e in seguito anche dei servizi, secondo quanto stabilito dall'accordo che non prevede restrizioni quantitative al commercio e dazi doganali sui beni commerciali. Si tratterà di un mercato enorme per coloro che desiderano entrare in affari con questo gruppo di Paesi e di conseguenza, data la sua posizione strategica, la Siria potrà essere di grande aiuto ai partner europei che intendono non solo commercializzare, ma anche stabilirsi. Desidero richiamare i nostri partner europei a essere attivi negli investimenti: è in ciò che risiede il partenariato, questo è il modo in cui è possibile trasferire la tecnologia e la capacità di produzione dei Paesi europei verso Paesi come la Siria che rappresenta l'apertura verso tutti i Paesi membri del GAFTA. La Siria è un Paese che possiede buone infrastrutture e buone capacità di investimento, che ha possibilità di muovere merci in transito e frazionarne lo scarico. Facciamo parte dell'Agenzia per la garanzia di investimenti multilaterali (MIGA - Multilateral Investment Guarantee Agency), un'agenzia della Banca Mondiale che ho avuto il privilegio e il piacere di contribuire a creare e che può garantire investimenti contro qualsiasi tipo di rischio politico, dalla nazionalizzazione al terrorismo, alla guerra, alla recessione del contratto, all'impossibilità di trasferimento dei profitti in valuta estera, ecc. Desidero che i nostri partner europei non ci considerino soltanto come semplici mercati, ma come alleati negli investimenti e nello sviluppo. Siamo pronti ad accogliere coloro che sono interessati a condividere il benessere e a cogliere le infinite opportunità.




La Siria, partner dell'Europa per la pace e la prosperità (http://www.mi.camcom.it/show.jsp?page=418272)

Avamposto
16-08-10, 13:43
http://www.nowlebanon.com/ContentPictures/syria-soldiers-042608010310.jpg



http://www.acig.org/artman/uploads/astk_sa_at_team.jpg



http://www.acpr.org.il/ENGLISH-NATIV/04-issue/T-80.jpg

Avamposto
16-08-10, 13:48
http://www.yonitheblogger.com/syrian%20troops.jpg




http://img.slate.com/media/1/123125/123063/2076467/2081000/030415_syrian_soldier.jpg




http://www.armyrecognition.com/News/September_2004/pictures/Soldier_Syrian_01.jpg

Avamposto
16-08-10, 13:51
Repubblica Araba Siriana


Country Profile: scheda di sintesi

Geografia


La Siria si affaccia per un breve tratto (193 km) di costa pianeggiante sul Mar Mediterraneo. I suoi confini sono a nord con la Turchia, ad est con l'Iraq, a sud con Giordania e Israele e a sud-ovest con il Libano. Il territorio è caratterizzato dalla presenza di fertili pianure ad est e a sud, alternate a zone montuose e a vaste aree desertiche che coprono il 58% del territorio. Topograficamente il paese è diviso in cinque regioni distinte: la zona costiera a nord del Libano; la regione montuosa di Djabal Al Druze e dell' Antilibano che attraversa lo attraversa da nord a sud; la fertile valle dell'Eufrate a nord-est; la regione interna caratterizzata da un altopiano semi arido dove sorge Damasco; le regioni desertiche a sud e a sud-est che confinano con la Giordania e con l'Iraq. I fiumi principali sono l'Eufrate e l'Oronte. Il clima è mediterraneo nella zona costiera, continentale all'interno.


- Superficie: 185.180 kmq
- Capitale: Damasco
- Principali centri: Aleppo, Homs, Hama, Latakia, Deir-Ez-Zor, Idlib, Hassetche
- Moneta ufficiale: Lira sterlina siriana


Demografia

- Popolazione: 22.198.110 (July 2010 est.)
- Densità: 132 ab. per kmq


Cultura

- La lingua ufficiale è l'arabo, diffuse sono anche l'armeno ed il curdo
- La religione più diffusa è quella musulmana sunnita (74%), meno seguite le altre musulmane (16%) e quella cristiana (10%)

Economia

L'economia siriana è caratterizzata da una forte componente statale e da diverse fragilità strutturali. Il settore agricolo, pur impiegando il 40% della forza lavoro, rimane arretrato, con circa l'80% delle terre irrigate essenzialmente con acqua piovana. Il problema non riguarda tanto il livello delle precipitazioni, quanto la distanza tra le maggiori riserve d'acqua e i centri popolati e le difficoltà che ne derivano in termini di distribuzione. A ciò si aggiunge il rapido tasso di crescita della popolazione (pari al 2,5% a fronte di un tasso di crescita del PIL del 2%), l'espansione industriale e il crescente inquinamento delle risorse idriche. Attualmente, lo stato delle infrastrutture, delle capacità tecnologiche e dell'istruzione rende il sistema vulnerabile a futuri shock e ne limita la competitività rispetto ad altri paesi della regione, come Giordania e Israele. Da rilevare, tra le misure adottate dal Presidente Bashar al-Assad per il rafforzamento del settore privato, l'atto che autorizza le banche private ad operare in Siria. L'economia siriana presenta, in realtà, un potenziale di crescita estremamente significativo, che trarrebbe un enorme beneficio da investimenti privati, sia nazionali che esteri, cruciali per la modernizzazione ed il rilancio dei settori agricolo, energetico e dell'export. I principali prodotti agricoli sono: cotone, cereali (grano e orzo), ceci, lenticchie, olive, tabacco, agrumi. Il cotone, principale prodotto agricolo d'esportazione, viene assorbito quasi per la metà dall'industria tessile (che annovera anche la produzione e lavorazione della seta). Le principali risorse minerarie sono: petrolio, fosfati, cromo, manganese, ferro e gesso. Circa il 22% del PIL è costituito dai proventi dell'industria.


Dati Macroeconomici


- PIL : 100.700 milioni $ (2009)
- PIL pro capite: 4.600 $ (2009)
- Tasso di inflazione: 3.8% (2009 est.)


Commercio estero

Importazioni -

Principali importazioni: macchinari ed attrezzature per il trasporto; prodotti alimentari e bestiame; metalli e derivati; prodotti chimici

Totale importazioni:13.100 milioni $ (2009)

Principali fornitori:Arabia Saudita 12%, Cina 8,7%, Egitto 6,2%, Italia 6%, EAU 5,9%, Ucraina 4,8%, Russia 4,8%, Germania 4,7%, Iran 4,3%

Esportazioni -

Principali esportazioni: petrolio grezzo 68%; prodotti tessili 7%; frutta e verdura 6%; cotone grezzo 4%

Totale esportazioni:10.130 milioni $ (2009)

Principali clienti: Iraq 30%, Libano 10%, Germania 9,7%, Italia 8%, Egitto 5,5%, Arabia Saudita 5,2%, Francia 4,9%



Assafrica & Mediterraneo (http://www.assafrica.it/scheda.asp?id=11)

Avamposto
16-08-10, 20:19
fH7fkuPQb1M

Avamposto
16-08-10, 20:21
Lh3Qy89U338

Avamposto
16-08-10, 20:24
SIRIA: PROSEGUE CAMMINO VERSO ECONOMIA DI MERCATO

19 aprile 2007


DAMASCO, 19 APR - Prosegue a passo spedito il cammino della Siria verso un'economia di mercato dopo quasi mezzo secolo di monopolio statale. Il settore bancario è stato aperto ai privati così come quello delle assicurazioni e per la seconda metà dell'anno è prevista l'apertura della Borsa di Damasco che comincerà ad operare con una ventina di società sul proprio listino. In quest'ottica di una nuova alba per l'economia siriana si inserisce la conferenza sul settore bancario, assicurativo e degli scambi valutari che si terrà a Damasco il prossimo 14 maggio.


La conferenza verterà su temi quali: concorrenza e sfide future per le banche siriane, prestiti istituzionali ed individuali, rapporti tra banche e assicurazioni, turismo e investimenti immobiliari da parte di banche islamiche e tradizionali, il ruolo delle banche nel finanziare progetti economici, come quotare in borsa aziende private. Alla conferenza sono attesi più di 800 rappresentanti di istituti finanziari, di credito e di società operanti in vari settori, oltre a rappresentanti di enti politici, camere di commercio e istituti universitari del paese. Per le autorità di Damasco il nuovo corso economico servirà ad aumentare il flusso di investimenti stranieri verso la Siria che a sua volta porterà alla creazione di nuove aziende e posti di lavoro. (ANSAmed).



MediterraneoMarNero.it - SIRIA: PROSEGUE CAMMINO VERSO ECONOMIA DI MERCATO (http://www.mediterraneomarnero.it/joomla/index.php?option=com_content&task=view&id=339&Itemid=20)

Avamposto
16-08-10, 20:28
Motivi da investire in Siria

Ci sono molti fattori che incoraggiano l'investimento in Siria, includenti:

1- Posizione geografica strategica della Siria.

Senso obbligatorio fra tre contineti: Asia, Africa y Europa

Nel posto centrale dill´Mitade Orientale

Possiede la struttura del porto sul Mar Mediterraneo, situato nelle città di Lathakia e Tartus ed autostrade senza pedaggio che comunicano del senso diretto con gli porto principali dei paesi limitrofi, come il porto di Beirut.

La Siria possiede una superficie di 185200 km2s, distribuita nei tipi diversi dalle topografie mentre sarà dettagliato dopo: 5997 ettari della terra hanno dedicato all'agricoltura, di cui 5502 ettari possiedono i sistemi diversi da irrigazione, 1186 cultivabes di ettari della terra non, 3710 hectareascdedicadas alla costruzione e l'uso generale delle riserve della foresta ed idriche 8811 ettaro di erba, 8265 ettari per allevamento del bestiame e 546 ettari delle foreste.

Altro dei vantaggi della posizione geografica della Siria è che rappresenta un punto di ingresso strategico da e verso i mercati dei paesi arabi, di Europa e dei paesi del sud questo europeo. La frutta di questa è nei auerdos commerciali differenti firmati dalla Siria, come firmato uno con il Libano l'uno o l'altro con altri paesi arabi, constituyendese il maggior porto franco arabo, per mezzo dell'accordo europeo della Siria pricipalmente, proiettando la Siria come una dell'annuncio pubblicitario le zone più prosperose della regione.

Tuttavia lo Syrian che dello slip definitivo il geografo strategico fa da lui il punto ideale per la traversata al mercato regionale largamente della gamma, i paesi arabi unisce tutti, a Turchia, l'Iran ed Europa ed occidentale del sud repubblicano dall'unione precedente il Soviet. In cima a su ciò, lo Syrian osato ha fatto ritardare all'atto della stipulazione il numero del international di accordi, come zona di accordo il commercio libero fra lo Syrian ed il Libano e fra lo Syrian ed il numero dell'arabo delle condizioni e la zona di accordo il commercio libera Syrian arabo di associazione ed il grande l'europeo - mediale e richiesta siriana presentata per unirsi all'organizzatore universalmente per il commercio e dalla materia questa concilia la facilitazione l'annuncio pubblicitario scambiato fra la Siria regionale ed ingrandicendo il mercato i consumi per mercanzie hanno prodotto in Syrian ed il volume di aumento esporta.

Le virtù di ricapitolazione del mercato siriano permette a conseguentemente:

- gli aumenti di numero del mercato hanno consumato il suo alito di about/20/million di aria e nella media nella media del 54941) annuale siriano specifico della Lira di reddito (affatto in che cosa si avvicina (a 1098) dollari e da diretto la sua apertura libanese sul mercato (dopo che scambio di liberazione di istituti universitari della dogana delle mercanzie dalle illustrazioni dell'inizio il 1 gennaio 2002) e sull'iracheno, passeggero i suoi consumatori supera (i 50) milioni. In più in più zona libera consumata il commercio del grande arabo che uno Syrian di uno formato, passeggero questo mercato arriva a circa condizione araba del consumatore in/14/di the/200/million fra dal suo alto olio delle condizioni del reddito.

- il produttore è disponibile per le pareti dell'origine se agricolo o le occasioni di fascines di vendita in arabo introduce le condizioni sul mercato ed introduce le condizioni sul mercato dell'unione europea di vista in mancanza di imposizione dei c'è ne (apertura) alle mercanzie siriane dell'esportatore per l'unione l'europeo, nell'aggiunta all'esenzione questa esportazioni in foto o parziale complete dalle illustrazioni della dogana.

- il settore largo gli impianti speciali in Syrian nel potere sull'acclimatazione con le circostanze ed i bisogni gode di, formato lui settori che profondamente radicati le industrie cornute in membro hanno iniziato suo i venti, nell'aggiunta per il suo possesso per le esperienze commerciali e l'ostetrica industriale per evoluzione e l'aggiornamento.

- intercontinentale considerando lo slip definitivo geografico la media dei tre punti dell'incrocio importante fra il golfo di zona ed Europa arabi di Europa attraverso il Mar Mediterraneo essere vostro possibile formato in lui il movimento internazionale il transito di grandi campi e largamente largamente.

- le autorizzazioni genealogiche all'industrializzazione in Syrian hanno costeggiato e risultando essenzialmente circa l'abbondanza delle sostanze in primo luogo ed in agricolo speciale da lei, nell'aggiunta alle mani funzionanti del tecnico e del livello di offesa densamente di cui tutto il nuovo progetto delle larghezze larghe dalla mano funzionante è facile per.

2- Struttura politica stabile e sicura.

Effettivamente la stabilità economica politica chi lo ha presentato Syrian dall'aggiunta 1970 di anno al metodo l'evoluzione che dipendeva lui presidente nell'acquisto del leone dopo la ricezione della sua presidenza la condizione in mese luglio a partire dall'anno 2000 e rappresentato nella continuazione costruttiva con precedente soddisfacente ed il lavoro sul sparso lui argomenti è nuovo incorporamento ha divertimento nel miglioramento del clima che investe nello Syrian con la connettività i depositi e le legislazioni che si assicurano il propellant di continuazione la riforma intorno a sostenere i settori generali e lo special per ritenere ed aumentare il contributo tutto da loro nello sviluppo dell'economia le pareti moderne.

3- Impegno all'intestazione attenta dell'economia di mercato sociale.

- politica economica della colonna sull'associazione reale fra il settore privato ed il settore pubblico e l'appoggio dell'appoggio e sull'incoraggiamento speciale il settore.

- rispetto nell'aggiornamento e l'evoluzione amministrativa ed il giurista e l'economista e gli scheletri.

4- Stabilità del tasso di cambio della lira siriana dal 1990.

5- Possesso della Siria di grandi riserve di del cambio sull'estero.

6-Tassi di inflazione medii.

7- Grandi risorse umane qualificate.

- funzionamento addestrato di resistenza qualificato ed addestrato.

- altezza del rapporto istruita dagli abitanti.

- rapporto di altezza degli abitanti che l'alta istruzione riceve.

8- L'infrastruttura è di un campione accettabile.

- catturare con la rete dal colpo e dalle comunicazioni tutta l'ospitalità ed i legami siriani delle città in mezzo.

- gli orificii moderni sul Mar Mediterraneo (Lathakia - Tartus) e sulle linee di navigazione allinea grande per le navi.

- i viaggi diretti per le linee ventilano lo Syrian alle città principali nelle condizioni e l'Europa araba e l'America africana e del Nord.

- azienda di progresso di seguenti comunicazioni per i servizi di condizione del telefono ed il fax ed il Internet. Le aziende per il telefono raddrizza trasportato li possedete il settore privato nella presentazione di servizio del telefono del trasportato.

- la rete dell'elettricità a tutte le città e l'ospitalità siriana arriva e collega lo Syrian con i yogurt ed il Giordano si riferisce e turco e l'Egitto e l'Irak nella rete elettrica le legature.

- città industriali nei regolatori grandi (campagna Damasco, Aleppo, cece, monastero della falsità).

9- Indice medio di sviluppo umano.

- istruzione governativa e special nella lingua araba e l'inglese ed il francese.

- abbondanza dei servizi sani negli ospedali governativi e speciali e nel livello in tutto il mondo e basso i costi.

- centri ed atletico culturali e festival dei festival e della ricchezza di ricreazione e grande culturale del fiera e molto negli slip definitivi vestigial.

- ristoranti ed hotel eccellenti e randelli di ricreazione nell'profondo-avere messo radici e nella novità.

In quanto quindi l'investitore notevole nel livello gode di raffinato e livello basso le spese.

10- Accessibilità ai mercati arabi ed internazionali.

- penetrazione per le condizioni l'arabo adiacente ed in mattoni ed il Giordano e l'Irak ed il Palestine e l'Arabia Saudita speciale ed il golfo circa la strada economica il lavoro dell'arabo e della zona uniti di zona del commercio libero dell'arabo grande.

- penetrazione ai mercati dell'unione europea in virtù dell'accordo siriano il patnership dell'europeo mediale.

- accordi doppi e protocolli preferenziali con molti dalle condizioni del mondo.

Syrian del regalo nella richiesta di aggiunta all'organizzatore in tutto il mondo del commercio in suo Al-Duri di riunione che il General Doha valuta in 2001.

11 - Resistenza siriana economia:

Le promesse siriane di economia dal meno le difficoltà ed i problemi di economie fra le economie della zona e quella a causa di buona produzione ed esportano il petrolio e le disposizioni grandi a partire dai puzzle naturali e dalle stagioni agricole. La ricapitolazione importante degli sviluppi permette a che il livello economico durante gli anni ha compiuto sull'ultimo in che cosa segue:

- parte di sviluppo locale Alfred dal risultante del lordo e di quello a causa di altezza locale il risultante del lordo con un rapporto di grande che numero di altezza degli abitanti.

- livellato dei bordi incredibili rimane molto nell'equilibrio generale ed il governo nel tentativo raddrizza efficientemente ambidestro questo dopo lei che prepara per i progetti che la hanno diretta dalle energie di sfruttamento delle aziende generali nei contributi generosi della forma sullo sviluppo delle economie nelle città.

- cadere nell'eccedenza degli avvisi della bilancia commerciale ed il motivo accustoms in questa grande goccia alla presenza che lo testimonia la repubblica araba lo Syrian sull'importazione delle macchine ed i preparatori e rimanere richiesti della produzione e per quello considera questo calo nell'eccedenza di prova di grande sviluppo di salute nell'economia araba delle griglie delle pareti dentro.

- le stime pagate differenti a ricerca abbondante nell'equilibrio di flusso di risultato degli investimenti dall'andare indica se era quella dai cittadini siriani degli espatriato che l'investimento ha restituito per nel nuovo Syrian a causa del clima che investe e dagli investitori arabi.

Secondariamente - simulative l'investimento:

Incoronando per il supporto del clima d'investimento in Syrian nel telaio del senso verso l'investimento di incoraggiamento dei soldi dei cittadini arabi e gli Syrians dell'estimatore e gli espatriato ed i cittadini delle condizioni arabe e straniero nei progetti d'investimento in Syrian della cassa in molti Syrian dalle leggi di incoraggiamento dell'investimento che ha dato molti dai motivi e dalle virtù per investito in maniera tale che gli investimenti allo Syrian in tutte le libertà e graduazione lei dei profitti ed ai suoi beni in tutti i flussi di libertà ricordino dal questo alle leggi.

Dai punti importanti per consolidamento dell'ambiente dell'investimento in Syrian risposta di molti punti per i requisiti dell'integrazione in tutto il mondo nell'economia ha preso da lei:

- legge di modifica dell'investimento.

- segreto di legge il lavoro del banchiere.

- liberare la legge dei contanti e dell'accreditamento.

- unirsi di progresso chiesto per all'organizzatore in tutto il mondo per il commercio.

- rinnovare e preparazione di una preparazione di quattro città industriali (campagna Damasco - Aleppo - cece, monastero della falsità).

- l'autorizzazione nel rinnovamento della banca speciale.

- annullamento delle corti economiche.

- la firma nei cresses dell'acqua in primo luogo sull'accordo dell'associazione.

- rinnovare bello l'investimento siriano ed applicazione penetrative l'un negozio di arresto per il seguicamma le autorizzazioni dell'ufficio del Attorney General circa investito, espressamente semplificazione delle misure ed eliminazione burocratica i delphiniums davanti a flusso degli investimenti stranieri.

- rinnovamento firmato all'investimento su rete di Untitled Document (http://www.investinsyria.org) che pronto Internet le informazioni conservano che hanno bisogno del suo uomo degli impianti e degli investitori.

Costruttivo con i presente compare di conseguenza è stato evidente che la maggior parte dei requisiti costituenti e disponibili dei requisiti l'attrazione d'investimento in Siria.

Con dai progetti d'investimento della presa di reddito in Siria i molti stili tecnologici nella produzione ed erano completi la conoscenza erano completi su molti stili della gestione.

Con dai progetti alla luce di legge l'investimento si è presentato uso le molte sostanze in primo luogo lo zucchero come il cotone e le lane le lane ed i semi i semi oleosi e i endurances i endurances e la ricchezza metallici come urgente ed il fosfato il fosfato e le sabbie le sabbie che era la maggior parte del suo grezzo delle edizioni in modo da è diventato principale come la fabbricazione industrializzata o mezza produttiva ai paesi il mondo di cui ha contribuito nelle occasioni di risparmio grandi per vantaggioso siriano e vantaggioso della prefettura i valori del paese ha aggiunto nuovo non ha fatto porti si raccoglie su lei lo ha avuto non stato per l'esecuzione che questa proietta alla luce di legge l'investimento.

- ed in virtù in virtù di questa apertura di legge davanti al settore privato di tutti i campi industriali ed agricolo e tradizionale che sono stati limitati nel settore pubblico e nel settore privato è diventato il settore pubblico in tutti i campi partecipa di quale contributore ha contribuito efficace in disponibile sostenendo il settore speciale e l'ingrandimento dell'ingrandimento i campi d'investimento davanti lui e conseguentemente della politica dell'istituzione del pluralismo economico in Syrian.

- e la legge riuscita dell'investimento nel grande numero dell'attrazione dagli investitori per l'investimento è riuscito a settore della crisi di soluzione contribuita delle mercanzie ed a persone delle persone contribuite dentro,

Effettivamente il clima dell'investimento in Siria particolarmente dopo la nuova cassa le legislazioni e che cosa raddrizza in lui il governo dalle riforme economiche e la tassa e legislative è diventato dai climi generosi dell'investimento nella zona araba.


http://syriainvestmentmap.org/index.php?page=show&ex=2&dir=docs&lang=8&ser=1&cat=250&ref=home

Avamposto
16-08-10, 20:30
SIRIA - AGGIORNAMENTI LEGISLATIVI


(Agosto 2010)




In pdf a questo link:


http://www.ice.gov.it/paesi/asia/siria/upload/203/Aggiornamenti%20legislativi.pdf

Avamposto
16-08-10, 20:32
Siria : un ostacolo imprevisto

Quei missili Strelets che la Russia ha venduto alla Siria

di Viktor Litovkine



Durante la sua conferenza stampa del 15 Febbraio 2005, il generale Sharon ha espresso le sue inquietudini a proposito della vendita di missili russi alla Siria. Israele, che continua ad occupare le aziende agricole del sud del Libano e il Golan siriano, teme che queste armi siano in parte destinate al movimento di resistenza Hezbollah, che qualifica «terrorista» e d’altra parte siano utilizzate per respingere Tsahal (esercito ebraico d’occupazione). Secondo Victor Litovkine, analista militare di RIA-Novosti, queste armi non modificheranno l’equilibrio delle forze. Quello che oscura invece i piani di Tel-Aviv e di Washington, è il ritorno di Mosca nella regione, nel momento in cui questi due alleati fanno montare la tensione contro Damasco.

--------------------------------------------------------------------------------



18 agosto 2005



La vendita di missili antiaerei russi a corto raggio alla Siria ha avvelenato le relazioni tra Mosca e Tel-Aviv. Il Primo ministro israeliano Ariel Sharon ha dichiarato ai giornalisti che aveva immediatamente domandato a Vladimir Putin di non vendere quest’arma ai siriani. Malgrado ciò il presidente russo aveva allora risposto che il contratto sarebbe stato eseguito comunque. «Questo suscita le nostre inquietudini» ha commentato il Primo ministro, aggiungendo che la Russia aveva promesso di vigilare affinché queste armi non cadessero in mano ai terroristi. Ma di quali armi si tratta? Cosa turba talmente il governo israeliano? Perché lo scandalo riguardo questo sistema antiaereo portatile è scoppiato precisamente in questo momento? Noi proveremo a rispondere a questi interrogativi.

Primo. In base ai comunicati del ministero russo della Difesa, Mosca intende vendere a Damasco non un sistema antiaereo portatile Igla-S (che può essere impiegato sul campo di battaglia da un solo soldato per tirare ad un aereo o ad un elicottero nemico, come pure ad un missile di crociera o ad un altro bersaglio aereo, portando il tubo di lancio sulla spalla) ma bensì un missile trasportabile «Strelets». C’è una differenza essenziale tra i due tipi d’arma, anche se il loro uso poggia sugli stessi principi.


Il sistema di missile portatile «Igla-S» L’Igla-S, come del resto il suo equivalente statunitense Stinger, è autonomo. Come abbiamo già detto, questo missile può essere portato facilmente ( il suo peso è all’incirca di 15 Kg) e maneggiato da un solo uomo che abbia ricevuto una formazione appropriata . Quest’arma può essere usata sia di giorno che di notte, durante la pioggia o nella nebbia, anche in caso d’interferenze radioelettriche e termiche, in fase d’attacco e d’inseguimento. E’ chiaro che, se quest’arma cadde nelle mani di terroristi, rappresenta una grave minaccia per qualsiasi apparecchio che voli ad una altitudine tra i 10 000 e i 3 000 metri ed in un raggio di 6 Km.

Lo Strelets è un sistema d’apparecchiature di guida e di moduli di lancio costituiti, per così dire, da vari « fasci » che includono da 4 a 8 contenitori di lancio per missili Igla. Essi hanno le stesse caratteristiche tattiche e tecniche dell’Igla-S, ma i contenitori sono fissati ad una rampa installata dentro un veicolo mobile, su una torretta di un blindato, sul ponte di una vedetta o sui fianchi di un elicottero da combattimento. In altre parole, per lanciare un missile Strelets bisogna avere come minimo una piattaforma sulla quale ci si possa muovere . E’ impossibile portare in spalla da 80 a 120 Kg (4 o 8 missili Igla dentro un «fascio», senza contare la rampa).

C’è un’altra differenza essenziale tra lo Strelets e l’Igla-S. Se su un sistema portabile antiaereo il dispositivo di mira e di comando si trova sul tubo di lancio dal quale il missile viene tirato, il dispositivo di comando dello Strelets si trova ad una certa distanza e non sopra al dispositivo di lancio, ed è collegato tramite dei cavi elettrici, quasi ad effetto riparo; può anche trovarsi dentro la cabina di un autoveicolo, sulla torretta di un blindato, sul posto di commando di una vedetta o di un elicottero. Il contenitore di lancio dello Strelets con il suo missile ma senza sistema di comando non rappresenta alcun valore per nessuno, compreso per il terrorista. Qual è la sua utilità se non si può tirare con precisione? E’ strano temere che lo Strelets cada nelle mani dei terroristi. Tel-Aviv ha sempre affermato con fierezza che le frontiere d’Israele erano stagne, che nemmeno un topo potrebbe attraversare le sue barriere. Possiamo dunque trasferire al di là delle loro barriere un sistema di missili antiaerei che non può essere nascosto nè dentro un sacco nè dentro un baule? E’ impossibile trasferirlo anche attraverso un tunnel sotterraneo.

Qual è dunque la ragione di questa inquietudine ? Si tratta forse del fatto che la Siria, stato sovrano e membro a tutti gli effetti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, potrà difendere il suo spazio aereo contro un intruso? Forse Israele non riconosce il diritto sovrano di Damasco all’indipendenza e alla difesa del suo territorio? Se è così, bisogna dirlo francamente invece di speculare sulla detenzione eventuale d’armi per i terroristi. Per non incontrare dei missili antiaerei, è sufficiente non avventurarsi nello spazio aereo di un paese sovrano.


Sistema di missili « Strelets » prima dell’installazione D’altronde, a giudicarne da un’informazione dell’Istituto per gli Studi Strategici di Londra pubblicata nella rivista The Military Balance, la Siria possiede un sistema antiaereo potente ed efficace basato su quello sovietico-russo ( senza parlare dei caccia). Sono i missili S-75 « Dvina », gli S-125 « NEVA » e gli S-200 « Angara », tutti ben conosciuti dagli esperti perché sono stati usati in azione contro l’aviazione americana nel Vietnam e contro l’aviazione israeliana in Egitto. Damasco ne possiede 650. Dispone ugualmente del sistema missilistico antiaereo « Ossa-AK » (SA-8) e ne ha una cinquantina. I militari siriani sono ugualmente dotati di S-300. Il raggio d’azione di questi sistemi missilistici è da 200 a 300 Km per una altitudine di 25 Km. Insomma, qualche Strelets non ha una grande importanza nel sistema antiaereo siriano già esistente, e questo è certamente chiaro agli esperti militari di Tel-Aviv. I nuovi missili Strelets non fanno che rinfrescare un poco il vecchio arsenale, ma non cambieranno il rapporto di forze in quella regione. Perché dunque lo scandalo di queste forniture alla Siria è scoppiato proprio in questo momento ? La risposta non è che troppo evidente. Un incontro tra il presidente americano George Bush e il presidente russo Vladimir Poutinne è previsto tra qualche giorno a Bratislava. Anche se Washington e Mosca non cessano d’affermare che niente è cambiato, di principio, nei rapporti amicali tra i due presidenti, qualcuno vorrebbe complicare al massimo questi rapporti e, intendiamoci bene, per i propri interessi.

Questo qualcuno vorrebbe perlomeno escludere la Russia dal mercato delle armi del Medio-Oriente ed occupare il suo posto. Ora, questo mercato gli « apporta » circa 1,5 miliardi di dollari per anno. La giocata è importare. Un altro oggettivo, che non è da escludere, è poter mostrare a certi stati ingenui che tutte le decisioni riguardanti questa regione sono prese solamente a Washington e a Tel-Aviv, e non a Mosca o in altre capitali, comprese quelle europee. E ancora meno alle Nazioni Unite e al Consiglio di Sicurezza dell’ ONU, con tutte le conseguenze che ne derivano. Infine, qualcuno giudica utile rendere vana la firma, prevista nella capitale della Slovacchia, dell’accordo sul rinforzo del controllo da parte degli USA e della Russia sui sistemi missilistici antiaerei portatili. Non tutti gli uomini politici ed anche i diplomatici comprendono, o non vogliono capire, la differenza che esiste tra il sistema antiaereo portabile Igla e il sistema d’apparecchiature di commando e di moduli di lancio Strelets. Qualcuno di loro spera probabilmente che i due presidenti non avranno il tempo a Bratislava di tirare fuori queste distinzioni di principio. Per qualcuno è importante mostrare che, anche senza firmare il documento, la Russia infrange già grossolanamente gli accordi. Ahimè, queste procedure non hanno niente di nuovo. Speriamo che risulteranno inefficaci.



Quei missili Strelets che la Russia ha venduto alla Siria [Voltaire] (http://www.voltairenet.org/article17519.html)

Avamposto
16-08-10, 20:33
ugvGX0oVMqs

Avamposto
16-08-10, 20:34
b-k2WupnKBo

Avamposto
16-08-10, 20:36
http://www.difesa.it/NR/rdonlyres/CF951EDF-99D4-4DCA-AD6A-990ED603F9B9/0/siriastemma.jpg




http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/d3/Syria-flag_1932-58_1961-63.svg/798px-Syria-flag_1932-58_1961-63.svg.png




http://www.portalestoria.net/IMAGES%20223/syr-f%5B1%5D.gif

Avamposto
16-08-10, 20:40
http://img1.photographersdirect.com/img/11970/wm/pd144580.jpg




http://cache2.asset-cache.net/xc/50555966.jpg?v=1&c=IWSAsset&k=2&d=E41C9FE5C4AA0A147AD33C0359540723DE9F868289E8DE12 DFD62CB2E4738788B01E70F2B3269972




http://img2.photographersdirect.com/img/19309/wm/pd2037582.jpg

Avamposto
16-08-10, 23:21
Progetto Siria


Il “Progetto Siria” prevede un accordo quadro tra la Fondazione IME e le Istituzioni siriane per una pluralità di iniziative in campo sanitario e formativo. Oltre al già realizzato Centro di Trapianto di Midollo Osseo presso l'Ospedale Tishreen di Damasco, che ha iniziato ad operare dal mese di ottobre 2008, è in corso di allestimento un Centro di Trapianto di Midollo Osseo pediatrico presso l'Ospedale Universitario, sempre a Damasco.


Scheda Paese

DATI GENERALi

Superficie: 185.180 kmq (inclusi 1.295 kmq di territori occupati da Israele sulle alture del Golan)
Popolazione: 19.314.747, oltre a circa 40.000 abitanti dei territori occupati da Israele nel Golan: 20.000 arabi (18.000 druzi e 2.000 alawiti) e circa 20.000 coloni israeliani (stima Luglio 2007)
Tasso di accrescimento annuo: 2,244% (stima 2007)
Popolazione urbana: 51% (2005)
Popolazione <5 anni: 13,4% (2004)
Popolazione <14 anni: 36,5% (stima 2007)
Popolazione <18 anni: 44,7% (2004)
Tasso di natalità: 27,19‰ (stima 2007)
Tasso di mortalità: 4,74‰ (stima 2007)
Tasso di mortalità neonatale: 7‰ (2004)
Tasso di mortalità infantile: 14‰ (2005)
Tasso di mortalità <5 anni: 15‰ (2005)
Tasso di mortalità materna: 1,6‰ (2000)
Speranza di vita: maschi 71,6 - femmine 75,1 – media 73,3 (2004)
Attesa di vita sana: maschi 60,4 - femmine 63,1 (2002)

Capitale: Damasco
Gruppi etnici presenti: arabi (90.3%), curdi, armeni e altri (9.7%)
Religioni diffuse: Islam sunnita (74%), altre confessioni islamiche – inclusi alawiti e druzi (16%), cristiana – varie confessioni (10%), ebraica (piccole comunità a Damasco, Al Qamishli e Aleppo)
Lingue: Arabo (ufficiale), Curdo, Armeno, Aramaico, Circasso (ampiamente compreso), Francese, Inglese (parzialmente compreso)


Informazioni storico-politiche

La Siria ha ottenuto l’indipendenza dall’amministrazione francese (mandato della Lega delle Nazioni) il 17 Aprile 1946
Ordinamento dello Stato: Repubblica (sotto il controllo di un regime militare autoritario)
Potere esecutivo: il Presidente della Repubblica è Bashar al-Asad (dal 17 Luglio 2000); due vice-Presidenti sovrintendono rispettivamente la politica estera e quella culturale del Paese. Capo del Governo è il Primo Ministro; il Consiglio dei Ministri è designato dal Presidente. Il Presidente è stato confermato da un referendum popolare al momento del secondo mandato di sette anni (non ci sono limiti di durata in carica); è lui a designare i vice-Presidenti, il Primo Ministro e il vice- Primo Ministro
Potere legislativo: è affidato al Consiglio unicamerale del Popolo (Majlis al-Shaab), i cui membri (250 seggi) sono eletti con voto popolare per restare in carica 4 anni
Divisione amministrativa: 14 province


Informazioni economiche

L’economia siriana si basa principalmente sui settori petrolifero e agricolo, che da soli incidono su circa il 50% del PIL. Le attività complessive della Banca Centrale e del sistema bancario nazionale hanno toccata, nel 2006, quota 20 miliardi di dollari, e il Governo ha rafforzato il tasso di cambio estero del settore privato di circa il 7% dall’inizio dell’anno. Nonostante alcune modeste riforme attuate nel corso degli ultimi anni, l’economia siriana resta ancora fortemente sotto il controllo del Governo.
Unità monetaria: sterlina siriana (SYP)
Prodotto interno lordo: $78,04 md a parità di potere d’acquisto - $24,26 md al tasso di scambio ufficiale (stima 2006)
PIL – tasso di crescita: 4% (stima 2006)
PIL pro capite (purchasing power parity): $4.100 (stima 2006)
Popolazione al di sotto della soglia di povertà: 11,9% (stima 2006) – con meno di un $ al giorno <2% (2005)
Tasso di disoccupazione: 12,5% (stima 2005)
Debito pubblico: 37,9% del PIL (stima 2006)
Tasso d'inflazione: 8%(2006)
Human Development Index – HDI[1] (2004): 0,716 (107° posto nel ranking complessivo)
Human Poverty Index – HPI[2] (2006): 14,4 (29° posto nel ranking complessivo)


Informazioni sanitarie

A partire dagli anni ’60, la situazione sanitaria del Paese, specialmente nelle zone rurali, ha registrato enormi progressi, e il Governo ha soprattutto puntato sull’offerta di servizi sanitari gratuiti alla popolazione, focalizzandosi dapprima sulla lotta alle malattie trasmissibili e alla malnutrizione, poi sull’espansione delle infrastrutture destinate ai servizi sanitari di base e infine, negli anni ’80, alla fornitura di primary health care e profilassi sanitaria.
Il Ministero della Sanità (MOH) è il principale fornitore di servizi sanitari e di cure alla popolazione siriana (esistono però anche 12 ospedali direttamente dipendenti dal Ministero dell’Istruzione Superiore, oltre al Central Hospital di Damasco); le strutture cliniche private sono assai più piccole in numero e dimensioni di quelle pubbliche, e così pure nella quantità di casi trattati (pur considerando che i dati riguardanti il settore privato sono largamente incompleti, coprendo a stento la metà delle strutture esistenti, le statistiche esistenti sono piuttosto chiare: nel 2003 gli ospedali pubblici hanno accolto per le cure necessarie il 91% dei casi registrati – il 93% nel 2001 – mentre la “forza” delle strutture private sembra risiedere soprattutto negli interventi di chirurgia – il 22% dei casi registrati nel 2001, saliti al 26% nel 2003).
In Siria sono presenti quattro università pubbliche, ciascuna delle quali ha le sue Facoltà di medicina, farmacia e odontoiatria, mentre solo l’Università di Teshreen a Lattakia ha una Facoltà di infermieristica, a cui si affiancano però alcune scuole certificate dal Ministero dell’Istruzione Superiore che, nel 2003, hanno diplomato 141 infermieri.
Per quel che riguarda la facilità d’accesso ai servizi sanitari locali, il MOH stima che questa sia ormai garantita al 100% della popolazione urbana, e circa al 90% di quella rurale, anche se in base ai dati diffusi dall’Ufficio centrale di Statistica risulta un forte squilibrio in termini di posti letto ospedalieri fra la provincia di Damasco e le altre (nel 2002, 6,1‰ contro una media nazionale di 1,2‰), mentre minore è quello relativo al numero di medici ogni 100.000 abitanti.
Oltre agli ospedali, il MOH siriano gestisce anche un certo numero di centri di primary health care di vario livello, dislocati nelle diverse aree del Paese e soprattutto in quelle rurali, ove costituiscono la prima forma di contatto della popolazione con il sistema sanitario pubblico.
Grado di copertura dell’assistenza prenatale (1996-2004): 71%
Assistenza specialistica al parto (2004): 90%
Personale medico (2001): 23.742 (densità: 1,4/1.000)
Personale infermieristico (2001): 32.938 (densità: 1,94/1.000)
Personale di farmacia (2001): 8.862 (densità: 0,52/1.000)
Posti letto ospedalieri (2004): 13/10.000
Spesa sanitaria globale (2004): 4,7% PIL (di cui 47,4% pubblica e 52,6% privata)
Spesa sanitaria pubblica (2004): 5,9% spesa pubblica totale
Spesa pubblica per sanità - istruzione - difesa (2000-2003): 2% - 9% - 24% spesa pubblica totale
Spesa sanitaria out of pocket (2004): 100% spesa privata
Spesa sanitaria pro-capite (2004): 108,8 Intl.$
Spesa sanitaria pubblica pro-capite (2004): 51,5 Intl.$
Risorse esterne per la sanità (2004): 0,2% spesa sanitaria totale (si tratta essenzialmente di prestiti e sovvenzioni destinati alla cura medica e all’acquisto di strumentazione sanitaria veicolati attraverso il Ministero della Sanità o altre agenzie pubbliche. I contributi in-kind – beni capitali, furniture farmaceutiche e vaccine, assistenza tecnica e consulenze di esperti – sono valutati in base al loro valore monetario)

Informazioni epidemiologiche – malattie di pertinenza IME (aggiornate a Settembre 2005)
Il “Progetto Nazionale per la Talassemia” è stato lanciato dal MOH nel 1997, e il primo centro nazionale per la talassemia, le emoglobinopatie e la consulenza genetica è stato fondato a Damasco (il secondo ad Aleppo). Successivamente, altri centri per la talassemia sono stati aperti a Dara’, Hama, Tartous, Lattakia, Edleb, al-Rakkah, Dair al-Zor, nelle campagne di Damasco, ad Homs, al-Kamshli, Manbij e al-Salamiyah.
I vari centri speciali deputati, nell’ambito del Progetto, al trattamento e alla cura delle malattie genetiche del sangue (talassemia - talassemia sickle–cell anemia - sickle-cell anemia), offrono oggi regolarmente un servizio globale di cura e trattamento sulla base di un protocollo speciale standardizzato.
La talassemia minor, la talassemia sickle–cell anemia e la sickle-cell anemia sono generalmente diffuse nelle seguenti aree: Damasco (città e sobborghi, dove risiedono molti cittadini provenienti dagli altri Governatorati), al-Ghouta al-Sharkiyah, al-Jawlan, campi palestinesi attorno a Damasco, Aleppo, costa siriana, Hama, Edleb, Homs e Dara’; tali patologie sono ovviamente presenti anche nel resto del Paese, ma in una percentuale assai meno elevata.
Data l’assoluta inadeguatezza dei pochi dati sin qui raccolti in Siria (cfr. Allegato 1), una stima approssimativa del numero di probabili talassemici presenti nel Paese può essere calcolata sulla scorta degli studi eseguiti nei Paesi limitrofi: poiché essi segnalano una percentuale di talassemici mediamente compresa fra il 5 e il 10%, si può dunque ipotizzare che in Siria vi sia dal milione al milione e mezzo di persone affette da tale patologia.
Portatori di β-talassemia: 5%
Talassemici omozigoti (nascite attese/anno): 640
Prevalenza dei disordini emoglobinici patologici (2001): 1,6‰
Deficienza G6PD[3] (2001): 2,8‰


--------------------------------------------------------------------------------

[1]L’HDI è calcolato dall’UNDP tenendo conto della speranza di vita alla nascita, del tasso di alfabetizzazione e di istruzione, e del PIL reale pro capite
[2]L’HPI indica lo standard medio di vita della popolazione ed è ricavato dall’HDI; secondo le Nazioni Unite può riflettere meglio di quest’ultimo, specialmente per le nazioni più sviluppate, l’effettivo stato di “privazione” del Paese
[3]Indica predisposizione a ittero prenatale o anemia emolitica




Siria / Fondazione IME (http://www.fondazioneime.com/proj.aspx?ln=it&id=17&ctry=180)

Avamposto
16-08-10, 23:21
Progetto Siria


Il “Progetto Siria” prevede un accordo quadro tra la Fondazione IME e le Istituzioni siriane per una pluralità di iniziative in campo sanitario e formativo. Oltre al già realizzato Centro di Trapianto di Midollo Osseo presso l'Ospedale Tishreen di Damasco, che ha iniziato ad operare dal mese di ottobre 2008, è in corso di allestimento un Centro di Trapianto di Midollo Osseo pediatrico presso l'Ospedale Universitario, sempre a Damasco.


Scheda Paese

DATI GENERALi

Superficie: 185.180 kmq (inclusi 1.295 kmq di territori occupati da Israele sulle alture del Golan)
Popolazione: 19.314.747, oltre a circa 40.000 abitanti dei territori occupati da Israele nel Golan: 20.000 arabi (18.000 druzi e 2.000 alawiti) e circa 20.000 coloni israeliani (stima Luglio 2007)
Tasso di accrescimento annuo: 2,244% (stima 2007)
Popolazione urbana: 51% (2005)
Popolazione <5 anni: 13,4% (2004)
Popolazione <14 anni: 36,5% (stima 2007)
Popolazione <18 anni: 44,7% (2004)
Tasso di natalità: 27,19‰ (stima 2007)
Tasso di mortalità: 4,74‰ (stima 2007)
Tasso di mortalità neonatale: 7‰ (2004)
Tasso di mortalità infantile: 14‰ (2005)
Tasso di mortalità <5 anni: 15‰ (2005)
Tasso di mortalità materna: 1,6‰ (2000)
Speranza di vita: maschi 71,6 - femmine 75,1 – media 73,3 (2004)
Attesa di vita sana: maschi 60,4 - femmine 63,1 (2002)

Capitale: Damasco
Gruppi etnici presenti: arabi (90.3%), curdi, armeni e altri (9.7%)
Religioni diffuse: Islam sunnita (74%), altre confessioni islamiche – inclusi alawiti e druzi (16%), cristiana – varie confessioni (10%), ebraica (piccole comunità a Damasco, Al Qamishli e Aleppo)
Lingue: Arabo (ufficiale), Curdo, Armeno, Aramaico, Circasso (ampiamente compreso), Francese, Inglese (parzialmente compreso)


Informazioni storico-politiche

La Siria ha ottenuto l’indipendenza dall’amministrazione francese (mandato della Lega delle Nazioni) il 17 Aprile 1946
Ordinamento dello Stato: Repubblica (sotto il controllo di un regime militare autoritario)
Potere esecutivo: il Presidente della Repubblica è Bashar al-Asad (dal 17 Luglio 2000); due vice-Presidenti sovrintendono rispettivamente la politica estera e quella culturale del Paese. Capo del Governo è il Primo Ministro; il Consiglio dei Ministri è designato dal Presidente. Il Presidente è stato confermato da un referendum popolare al momento del secondo mandato di sette anni (non ci sono limiti di durata in carica); è lui a designare i vice-Presidenti, il Primo Ministro e il vice- Primo Ministro
Potere legislativo: è affidato al Consiglio unicamerale del Popolo (Majlis al-Shaab), i cui membri (250 seggi) sono eletti con voto popolare per restare in carica 4 anni
Divisione amministrativa: 14 province


Informazioni economiche

L’economia siriana si basa principalmente sui settori petrolifero e agricolo, che da soli incidono su circa il 50% del PIL. Le attività complessive della Banca Centrale e del sistema bancario nazionale hanno toccata, nel 2006, quota 20 miliardi di dollari, e il Governo ha rafforzato il tasso di cambio estero del settore privato di circa il 7% dall’inizio dell’anno. Nonostante alcune modeste riforme attuate nel corso degli ultimi anni, l’economia siriana resta ancora fortemente sotto il controllo del Governo.
Unità monetaria: sterlina siriana (SYP)
Prodotto interno lordo: $78,04 md a parità di potere d’acquisto - $24,26 md al tasso di scambio ufficiale (stima 2006)
PIL – tasso di crescita: 4% (stima 2006)
PIL pro capite (purchasing power parity): $4.100 (stima 2006)
Popolazione al di sotto della soglia di povertà: 11,9% (stima 2006) – con meno di un $ al giorno <2% (2005)
Tasso di disoccupazione: 12,5% (stima 2005)
Debito pubblico: 37,9% del PIL (stima 2006)
Tasso d'inflazione: 8%(2006)
Human Development Index – HDI[1] (2004): 0,716 (107° posto nel ranking complessivo)
Human Poverty Index – HPI[2] (2006): 14,4 (29° posto nel ranking complessivo)


Informazioni sanitarie

A partire dagli anni ’60, la situazione sanitaria del Paese, specialmente nelle zone rurali, ha registrato enormi progressi, e il Governo ha soprattutto puntato sull’offerta di servizi sanitari gratuiti alla popolazione, focalizzandosi dapprima sulla lotta alle malattie trasmissibili e alla malnutrizione, poi sull’espansione delle infrastrutture destinate ai servizi sanitari di base e infine, negli anni ’80, alla fornitura di primary health care e profilassi sanitaria.
Il Ministero della Sanità (MOH) è il principale fornitore di servizi sanitari e di cure alla popolazione siriana (esistono però anche 12 ospedali direttamente dipendenti dal Ministero dell’Istruzione Superiore, oltre al Central Hospital di Damasco); le strutture cliniche private sono assai più piccole in numero e dimensioni di quelle pubbliche, e così pure nella quantità di casi trattati (pur considerando che i dati riguardanti il settore privato sono largamente incompleti, coprendo a stento la metà delle strutture esistenti, le statistiche esistenti sono piuttosto chiare: nel 2003 gli ospedali pubblici hanno accolto per le cure necessarie il 91% dei casi registrati – il 93% nel 2001 – mentre la “forza” delle strutture private sembra risiedere soprattutto negli interventi di chirurgia – il 22% dei casi registrati nel 2001, saliti al 26% nel 2003).
In Siria sono presenti quattro università pubbliche, ciascuna delle quali ha le sue Facoltà di medicina, farmacia e odontoiatria, mentre solo l’Università di Teshreen a Lattakia ha una Facoltà di infermieristica, a cui si affiancano però alcune scuole certificate dal Ministero dell’Istruzione Superiore che, nel 2003, hanno diplomato 141 infermieri.
Per quel che riguarda la facilità d’accesso ai servizi sanitari locali, il MOH stima che questa sia ormai garantita al 100% della popolazione urbana, e circa al 90% di quella rurale, anche se in base ai dati diffusi dall’Ufficio centrale di Statistica risulta un forte squilibrio in termini di posti letto ospedalieri fra la provincia di Damasco e le altre (nel 2002, 6,1‰ contro una media nazionale di 1,2‰), mentre minore è quello relativo al numero di medici ogni 100.000 abitanti.
Oltre agli ospedali, il MOH siriano gestisce anche un certo numero di centri di primary health care di vario livello, dislocati nelle diverse aree del Paese e soprattutto in quelle rurali, ove costituiscono la prima forma di contatto della popolazione con il sistema sanitario pubblico.
Grado di copertura dell’assistenza prenatale (1996-2004): 71%
Assistenza specialistica al parto (2004): 90%
Personale medico (2001): 23.742 (densità: 1,4/1.000)
Personale infermieristico (2001): 32.938 (densità: 1,94/1.000)
Personale di farmacia (2001): 8.862 (densità: 0,52/1.000)
Posti letto ospedalieri (2004): 13/10.000
Spesa sanitaria globale (2004): 4,7% PIL (di cui 47,4% pubblica e 52,6% privata)
Spesa sanitaria pubblica (2004): 5,9% spesa pubblica totale
Spesa pubblica per sanità - istruzione - difesa (2000-2003): 2% - 9% - 24% spesa pubblica totale
Spesa sanitaria out of pocket (2004): 100% spesa privata
Spesa sanitaria pro-capite (2004): 108,8 Intl.$
Spesa sanitaria pubblica pro-capite (2004): 51,5 Intl.$
Risorse esterne per la sanità (2004): 0,2% spesa sanitaria totale (si tratta essenzialmente di prestiti e sovvenzioni destinati alla cura medica e all’acquisto di strumentazione sanitaria veicolati attraverso il Ministero della Sanità o altre agenzie pubbliche. I contributi in-kind – beni capitali, furniture farmaceutiche e vaccine, assistenza tecnica e consulenze di esperti – sono valutati in base al loro valore monetario)

Informazioni epidemiologiche – malattie di pertinenza IME (aggiornate a Settembre 2005)
Il “Progetto Nazionale per la Talassemia” è stato lanciato dal MOH nel 1997, e il primo centro nazionale per la talassemia, le emoglobinopatie e la consulenza genetica è stato fondato a Damasco (il secondo ad Aleppo). Successivamente, altri centri per la talassemia sono stati aperti a Dara’, Hama, Tartous, Lattakia, Edleb, al-Rakkah, Dair al-Zor, nelle campagne di Damasco, ad Homs, al-Kamshli, Manbij e al-Salamiyah.
I vari centri speciali deputati, nell’ambito del Progetto, al trattamento e alla cura delle malattie genetiche del sangue (talassemia - talassemia sickle–cell anemia - sickle-cell anemia), offrono oggi regolarmente un servizio globale di cura e trattamento sulla base di un protocollo speciale standardizzato.
La talassemia minor, la talassemia sickle–cell anemia e la sickle-cell anemia sono generalmente diffuse nelle seguenti aree: Damasco (città e sobborghi, dove risiedono molti cittadini provenienti dagli altri Governatorati), al-Ghouta al-Sharkiyah, al-Jawlan, campi palestinesi attorno a Damasco, Aleppo, costa siriana, Hama, Edleb, Homs e Dara’; tali patologie sono ovviamente presenti anche nel resto del Paese, ma in una percentuale assai meno elevata.
Data l’assoluta inadeguatezza dei pochi dati sin qui raccolti in Siria (cfr. Allegato 1), una stima approssimativa del numero di probabili talassemici presenti nel Paese può essere calcolata sulla scorta degli studi eseguiti nei Paesi limitrofi: poiché essi segnalano una percentuale di talassemici mediamente compresa fra il 5 e il 10%, si può dunque ipotizzare che in Siria vi sia dal milione al milione e mezzo di persone affette da tale patologia.
Portatori di β-talassemia: 5%
Talassemici omozigoti (nascite attese/anno): 640
Prevalenza dei disordini emoglobinici patologici (2001): 1,6‰
Deficienza G6PD[3] (2001): 2,8‰


--------------------------------------------------------------------------------

[1]L’HDI è calcolato dall’UNDP tenendo conto della speranza di vita alla nascita, del tasso di alfabetizzazione e di istruzione, e del PIL reale pro capite
[2]L’HPI indica lo standard medio di vita della popolazione ed è ricavato dall’HDI; secondo le Nazioni Unite può riflettere meglio di quest’ultimo, specialmente per le nazioni più sviluppate, l’effettivo stato di “privazione” del Paese
[3]Indica predisposizione a ittero prenatale o anemia emolitica




Siria / Fondazione IME (http://www.fondazioneime.com/proj.aspx?ln=it&id=17&ctry=180)

Avamposto
16-08-10, 23:28
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/58/Hafez_al-Assad.jpg



http://www.historycentral.com/bio/people/images/assad.gif




http://www.golan67.net/policy/hafezflag.gif

Avamposto
16-08-10, 23:31
http://www.coverbrowser.com/image/time/3177-1.jpg




http://photos.upi.com/slideshow/lbox/af138c7797adaf3bfd384d36e300b056/DAP2000061309.jpg




http://www.cafe-syria.com/hafezassad.jpg

Avamposto
16-08-10, 23:34
Siria: successi, fallimenti ed incognite delle riforme economiche

Insights 13 Giu 2010 |

- di Eugenio Dacrema




Fin dal suo insediamento nel 2000, in seguito alla morte del padre Hafez, il presidente siriano Bashar al-Assad ha sempre sottolineato la sua forte intenzione di portare a compimento grandi riforme politiche ed economiche. A dieci anni di distanza le riforme politiche restano sulla carta ma quelle economiche sono state molte e sostanziali anche se forse non sufficienti a mantenere la stabilità sociale che ha garantito il regime fino ad oggi.

A partire dal 2000, quando il presidente Bashar al-Assad pose al centro del suo discorso di insediamento l’inizio di una nuova stagione di riforme politiche ed economiche, l’apertura economica della Siria ha proceduto ad una buona velocità. Già a partire dal 2001 il settore bancario, monopolio completamente statale nell’era di Hafez, è stato aperto ai privati. Ora è effettivamente possibile per un privato aprire un banca in Siria, a patto che gli investitori stranieri non abbiano una quota superiore al 49%. Le altre importanti tappe della liberalizzazione sono state, fino ad ora, il Piano Decennale per lo Sviluppo nel 2006, che ha introdotto una graduale riforma della sistema fiscale e del mercato del lavoro, e la Legge sugli Investimenti del 2007 che ha parzialmente rivoluzionato le regole della rigida economia pianificata siriana, introducendo la possibilità per un investitore straniero di fondare una nuova attività anche senza un partner siriano.

Il petrolio agli sgoccioli

Uno dei principali obiettivi delle riforme economiche è quello di far fronte, attraverso il potenziamento di altri settori, al prossimo pressoché totale esaurimento delle risorse petrolifere previsto nei prossimi 10-15 anni. Infatti, sebbene la Siria non sia mai stata un grande esportatore (soprattutto se comparata ad alcuni suoi vicini mediorientali), il petrolio è sempre stata una delle colonne portanti dell’economia e per anni la maggiore entrata dell’erario. I fondi ricavati dall’esportazione, infatti, hanno permesso di tenere in piedi il sistema dei sussidi, che per anni è stato per molte famiglie siriane la principale fonte di sostentamento, costituendo per il regime un formidabile strumento di coesione sociale. Con il crescere dell’economia e, di conseguenza, del consumo interno, e la contemporanea maturazione di molti giacimenti, la Siria si è ritrovata ben presto a dover utilizzare la propria produzione quasi esclusivamente per soddisfare la domanda interna. Nonostante il governo stia pianificando un graduale passaggio dal petrolio al gas naturale, di cui il paese detiene ancora giacimenti inutilizzati, è probabile che nel giro di 10 anni la Siria passi ad essere un paese importatore per poter sostenere la propria crescita economica.

Il sistema bancario

Sebbene l’apertura del sistema bancario sia stata tra le prime e più forti innovazioni introdotte dalla presidenza di Bashar al Assad, la maggior parte delle banche operanti in Siria resta a rigido controllo statale. Sono infatti solo 5 le banche straniere operanti in Siria, e le loro attività rimangono limitate da una stretta regolamentazione. In particolare va sottolineato il monopolio che lo stato ancora detiene sulla Banca Commerciale Siriana e sulla Banca Industriale. Il settore bancario industriale soffre di una grave mancanza di capitalizzazione, costringendo spesso gli imprenditori locali in cerca di linee di credito a rivolgersi all’estero, soprattutto in Libano, dove i capitali siriani detenuti dalle banche locali vengono stimati in circa 6 miliardi di dollari.

Altri settori strategici: tecnologia, agricoltura, turismo

Il settore che forse più ha beneficiato dell’apertura del mercato è quello dell’industria meccanica ed elettrica. Negli ultimi dieci anni, infatti, molte aziende straniere hanno avuto la possibilità di de localizzare in Siria, trasferendovi parte della produzione. Tra queste ci sono numerose aziende operanti nel campo della produzione di parti elettroniche e meccaniche a medio livello tecnologico come televisori, automobili (la casa automobilistica iraniana SABA ha aperto alcuni fabbriche in Siria) e parti metalliche. Ciò ha permesso, oltre alla creazione di nuovi posti di lavoro, anche l’importazione di nuove tecnologie e knowhow, fondamentali per lo sviluppo del tessuto industriale.

Pochi investimenti stranieri, invece, si sono registrati nel settore agricolo, ancora parte fondamentale dell’economia (22% del PIL) e ancora in grado di occupare circa il 30% della popolazione. La maggior parte degli investimenti, infatti, rimangono pubblici. Nel piano di sviluppo economico il settore agricolo occupa una parte fondamentale. E’ infatti intenzione del regime, una volta raggiunta l’autosufficienza alimentare, trasformare questo settore in uno dei pilastri dell’export nazionale capace di sostituire, almeno in parte, il l’esportazione del petrolio.

Occupa, infine, uno posto tra i settori considerati strategici a lungo termine, il settore turistico. Sono enormi gli investimenti pubblici distribuiti in questi 10 anni dal regime per potenziare e valorizzare l’innegabilmente ricco patrimonio storico-culturale del paese. Con l’apertura dell’economia molti operatori internazionali hanno cominciato ad inserirsi nel mercato turistico siriano facendo diventare questo settore tra i più potenzialmente remunerativi nel lungo periodo sia in termine di entrate per lo stato sia intermini di occupazione.

La fine dei sussidi, la crisi e i rischi di instabilità sociale

Nonostante numerosi ed importanti passi siano stati fatti nella giusta direzione, l’apertura economica e le riforme hanno anche imposto al regime nuove difficili sfide. Prima fra tutte c’è il vertiginoso aumento dei prezzi registrato negli ultimi 5 anni. Causa principale del fenomeno è sicuramente l’apertura economica che ha esposto la Siria al confronto coi prezzi del mercato internazionale. I salari medi (intorno ai 100 US mensili), una volta largamente sufficienti alle esigenze di una famiglia normale, hanno visto contrarsi repentinamente il proprio potere d’acquisto, attivando una spirale che rischia di portare sotto la soglia di povertà una fetta molto consistente della popolazione. A peggiore ulteriormente la situazione c’è stato l’arrivo massiccio, in seguito all’inizio della seconda Guerra del Golfo, dei rifugiati iracheni, spesso molto ricchi, i cui capitali, immessi repentinamente nell’economia siriana, hanno causato un ulteriore innalzamento dei prezzi.

Un ulteriore elemento di rischio per molte famiglie è la progressiva abolizione dei sussidi statali, in passato spina dorsale della politica assistenzialista del regime. Infatti, nonostante il potenziamento di altri settori come l’industria e l’agricoltura, la fine quasi totale dei ricavi derivanti dall’esportazione del petrolio ha reso insostenibile per le casse nazionali la conservazione della politica dei sussidi. Ad oggi il governo è immerso nella ricerca di una soluzione di compromesso che renda possibile salvaguardare perlomeno i sussidi diretti agli strati sociali più poveri. A completare il quadro degli elementi di rischio per la stabilità sociale c’è l’arrivo della crisi economica che, nonostante non abbia colpito duramente la Siria come altre nazioni, ha però contribuito a deprimere il già disastrato mercato del lavoro, facendo registrare picchi di disoccupazione, soprattutto giovanile, mai registrati prima.

Conclusioni

Come abbiamo visto, tra successi e fallimenti, molte e sostanziali restano ancora le incognite aperte per il sistema economico siriano a 10 anni dall’inizio delle riforme. Tra i nodi fondamentali da dirimere ci sono certamente il problema dell’esaurimento delle risorse petrolifere, l’indipendenza energica, la riforma del sistema dei sussidi, o la crescente disoccupazione giovanile. Gli osservatori però, fanno notare come il nodo più importante, spesso taciuto o considerato marginalmente per motivi di convenienza politica, sia un altro, e riguardi la totale assenza di riforme politiche che accompagnino efficacemente quelle economiche. A prescindere da tutte le altre sfide che la Siria dovrà affrontare sul cammino della liberalizzazione, la buona riuscita finale delle riforme dipende, nell’opinione della maggior parte degli osservatori internazionali, dalla capacità che il regime avrà di rinnovarsi politicamente. Molti suoi elementi strutturali (statalismo, assistenzialismo, economia pianificata), infatti, sono considerati semplicemente antitetici a una reale economia di mercato.

Ciò apre l’incognita principale. Il regime ha dimostrato negli ultimi 10 anni di non essersi mai sentito veramente sicuro della propria stabilità per poter intraprendere un vero programma di riforma politica. L’isolamento internazionale dopo l’invasione americana dell’Iraq e l’assassinio di Hariri, il pericolo Jiadista sempre in agguato e il perpetuare dello stato di guerra con Israele, hanno costituito fino adesso elementi di insicurezza insuperabili per il regime degli Assad. Nonostante la fine dell’isolamento internazionale sancito dalla visita, pochi mesi fa, del segretario di stato americano Hilary Clinton, rimane il pericolo che l’inasprimento della condizioni del tessuto sociale e l’aumentare del malcontento costituiscano nuove barriere all’inizio delle riforme politiche, la cui necessità si fa sempre più impellente.



Siria: successi, fallimenti ed incognite delle riforme economiche | Equilibri (http://www.equilibri.net/nuovo/articolo/siria-successi-fallimenti-ed-incognite-delle-riforme-economiche)

Avamposto
16-08-10, 23:35
26 marzo 2007



Iran e Siria: non solo cooperazione economica ma anche militare







Tra lunedì 12 e mercoledì 14 marzo Teheran ha ospitato la nona riunione della Commissione congiunta per la cooperazione economica con la Siria. L’incontro semestrale s’inquadra in una cornice di intensi rapporti bilaterali. La commissione congiunta si è articolata in sessioni preliminari riservate agli esperti e in sessioni plenarie. I risultati sono stati sottoscritti dal premier siriano, Muhammad Naji al-Otri, e dal vice presidente iraniano, Parviz Darvoudi, che hanno concluso i lavori di sei comitati operanti in un amplissimo spazio di tematiche (dall’energia alla salute, dall’economia alla cultura, passando per l’agricoltura, il sistema bancario e gli investimenti).

La Commissione congiunta ha prodotto un memorandum di 12 punti. Tra gli impegni più rilevanti figurano: l’adozione di tariffe preferenziali per favorire gli scambi commerciali; impianti silos per cereali; una centrale elettrica e un cementificio; una decina di insediamenti produttivi in Siria per l’industria automobilistica iraniana Khodro; il progetto di una linea ferroviaria Damasco-Baghdad-Teheran. Dall’elenco dei progetti in cantiere si individuano due variabili fondamentali: l’intensità e la proiezione temporale.

L’ambasciatore iraniano a Damasco, Mohammad Hassan Akhtari, ha dichiarato che gli investimenti dell’Iran in Siria sono cresciuti del 50% negli ultimi 12 mesi. Il totale degli investimenti delle aziende iraniane in Siria ha raggiunto la quota di un miliardo di dollari tra marzo 2005 e marzo 2006. L’intensa cooperazione bilaterale Iran-Siria si proietta inoltre lungo un ampio arco temporale. Si passa dal coordinamento nel breve periodo alla progettazione di medio-lungo periodo. Le tematiche discusse rinviano alle condizioni strutturali dei due sistemi economici nel tentativo di operare un’impegnativa e prolungata manovra di integrazione, nonostante permangano significative difficoltà.

I vantaggi reciproci sono evidenti, ma non sono distribuiti in maniera simmetrica. Il sistema economico siriano continua a rimanere incastrato in una spirale viziosa di alta inflazione, disoccupazione e immobilismo produttivo, conseguenze postume del rigido statalismo economico che ha ingabbiato la Siria durante il regime di Hafez al-Assad. Eppure le statistiche della economia siriana raffigurano una realtà ambivalente. Il tasso di disoccupazione è al 12,5% (2006) di fronte a un Pil in crescita prevista del 2,9% nel 2007 e trainato per due terzi dai servizi, che occupano la maggioranza della popolazione.

Il premier al-Otri ha ingaggiato uno duro scontro contro le oligarchie politiche per rianimare il tessuto economico. La strategia è ambiziosa: persuadere i gruppi finanziari a far rientrare i loro capitali proponendo una generosa limatura fiscale che dovrebbe anche far affiorare il vasto sommerso. Dall’ambizione all’azzardo il passo non è troppo lungo a Damasco. Formulare politiche orientate al mercato e agli investimenti privati entra però in collisione con l’esigenza realistica di non minacciare l’intrusivo sistema pubblico che ancora grava pesantemente sul Pil.

L’apertura al mercato resta comunque saldamente nelle mani della élite politica. La primavera delle riforme è incominciata con l’ascesa del nuovo, giovane presidente Bashar al-Assad. Ma dopo sette anni la fase iniziale non è ancora finita e gli attriti rispetto a cinque decenni di nazionalizzazioni rimangono vivi. Da questo punto di vista la sinergia a doppio senso con Teheran offre un potenziamento per sorreggere il lento cammino verso il mercato senza lasciare indietro i predominanti interessi politici.

Se a Damasco la politica ha avviato un lento sganciamento dell’economia, a Teheran l’economia resta funzione della politica, che in un gioco di scatole cinesi è occupata dalla questione energetica, di cui il nucleare rappresenta il lato più visibile, ma non l’unico. La cooperazione bilaterale - non solo rivolta alla Siria - rappresenta una protezione per garantire gli scambi economici minacciati da nuove sanzioni internazionali. La propaganda degli ultimi giorni è tutta un susseguirsi dello stesso messaggio: le sanzioni non potranno stroncare l’economia della teocrazia, abituata a convivere con l’embargo da 25 anni.

L’Iran sta battendo sul tasto di un’autarchia regionale incentrata su una solida rete di interessi economici mediorientali, sviluppando con i paesi limitrofi una sorta di comunità economica. E’ così con l’Armenia per la costruzione di un gasdotto; con l’Iraq, dove già oggi la penetrazione economica è profonda; e con il Kirghizistan per la fornitura di elettricità. Ma il raggio si estende col progetto di un Opec del gas naturale a cui parteciperebbero Russia, Venezuela, Algeria e Qatar. Sono iniziative che fondono alla superficie economica un nucleo nascosto dove concentrare potere politico.

L’inarrestabile esaurimento delle risorse petrolifere sta spingendo l’Iran incontro a una crisi economica ed energetica, che ha già costretto al razionamento della benzina, con immediate ripercussioni sull’inflazione, già oltre il 12 per cento. L’Iran rischia di rimanere senza una goccia di petrolio ma con i missili americani puntati sui siti delle sue nascenti centrali atomiche. La cooperazione economica è una polizza assicurativa di fronte all’arrivo delle sanzioni, ma anche uno scudo politico per spezzare possibili coalizioni internazionali anti-Iran.

Che la politica sia la chiave per leggere i rapporti Iran-Siria è confermato da un memorandum d’intesa che è stato siglato congiuntamente agli accordi economici, ma a cui non è stato riservata molta attenzione dai media. L’argomento è esplicito: cooperazione militare. A confermare il peso dell’accordo sono le firme dei ministri della difesa dei due paesi. Tuttavia lo sviluppo del memorandum ha avuto luogo all’infuori della Commissione congiunta, con un incontro personale del ministro della difesa iraniano col presidente siriano.

Questa cooperazione militare non sposterà certo i grandi equilibri di potere, ma contribuisce ad aumentare le probabilità di un secondo tempo del conflitto libanese-israeliano esteso anche alla Siria e all’Iran. Il dato di fatto di questa serrata cooperazione bilaterale è la convergenza dei due paesi in un cartello che riesce anche a superare ataviche linee di divisione religiosa perché la contrapposizione a Israele e la convergenza di interessi sul Libano sono un collante più efficace.

Il cartello Iran-Siria sta spezzando la compattezza della costellazione sunnita dopo che l’Iraq sta scivolando gradualmente nell’orbita di Teheran. Sul sito Internet dell’opposizione siriana una vignetta satirica dipinge il presidente iraniano e quello siriano come i genitori di una famiglia i cui figli sono l’ex generale Aoun e il presidente libanese Lahoud. Sciiti, sunniti e cristiani sullo stesso fronte: ecco la nuova famiglia araba.

Il campo sunnita è spaccato di fronte al ‘tradimento’ della Siria che rafforza il suo rapporto con la teocrazia sciita. Ma una nuova forma di polarizzazione conflittuale sembra nascere nel solco di un rinnovato panarabismo sotto forma di anti-semitismo e anti-americanismo. Questa sorta di nazionalizzazione araba potrebbe diventare il brodo di coltura di una forma di secolarizzazione che oltrepassa l’identità religiosa per comporre e scomporre le alleanze.

Gabriele Cazzulini



http://hurricane_53.ilcannocchiale.it/2007/03/26/iran_e_siria_non_solo_cooperaz.html

Avamposto
16-08-10, 23:36
Cooperazione Italiana Allo Sviluppo in Siria

QUADRO DI RIFERIMENTO

Le attività di cooperazione italiana in Siria sono disciplinate dall’Accordo-Quadro del 1972, teso a promuovere e incoraggiare la cooperazione tecnica tra i due Paesi e del successivo scambio di note del 1997 “scambio di note costituente un accordo fra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Araba Siriana in materia di esenzioni doganali e fiscali per forniture effettuate in ambito di programmi di cooperazione”. Successivamente, è stato concordato un correlato programma triennale (2001-2003) che ha previsto finanziamenti per circa 83 milioni di Euro (tra fondi a dono e fondi a credito d’aiuto) per la realizzazione di progetti nei settori della Sanità, dell’agricoltura , dell’agro-industria, della valorizzazione del patrimonio culturale nonché del sostegno alle PMI. Alcuni di questi progetti sono stati completati o sono in corso di completamento, altri invece sono ancora in fase di verifica.

L`11 settembre 2008 si è giunti alla firma di un nuovo Memorandum d`Intesa per gli anni 2008-2010, il quale prevede finanziamenti per circa 80 milioni di Euro (fondi a dono e crediti d`aiuto) e intende operare principalmente nei settori agricolo e dell`agro-industria, ma anche sanità, sostegno alle PMI, emergenza rifugiati iracheni, nonchè difesa dell`ambiente e gestione delle risorse naturali. Inoltre, fra questi progetti, ve ne sono alcuni che costituiscono una seconda fase di progetti previsti dal precedente Accordo e completati con successo.


http://www.utlbeirut.org/it/default.asp?contentid=35&MenuID=20

Avamposto
16-08-10, 23:43
Siria: Medvedev in visita a Damasco -


È iniziata ieri con un banchetto al palazzo presidenziale la vista di Dmitrij Medvedev in Siria, il primo presidente russo a recarsi nel Paese arabo dal crollo dell’Unione sovietica. Sono invece in programma per oggi i colloqui ufficiali con il presidente di Damasco Bashar al Assad, che avranno all’ordine del giorno come tema principale la sicurezza nella regione vicinorientale anche alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno visto la Siria accusata di fornire illegalmente missili Scud agli Hizbollah libanesi. Un’amicizia che si rinnova con una vista dal carattere storico con la quale si mira anche a rafforzare i rapporti bilaterali fra i due Paese su molti fronti, dal campo economico-commerciale a quello scientifico e tecnologico, fino a quello culturale, umano, dell’energia e dei trasporti.
In una intervista rilasciata al quotidiano siriano al Watan alla vigilia della sua visita, il presidente russo a rimarcato il ruolo di Damasco come uno dei centri politici più importanti del Vicino Oriente.
“Siria e Russa dovranno coordinare gli sforzi insieme con le altre nazioni della regione per creare un nuovo ordine mondiale, basato sulla stabilità e sulla giustizia”, ha affermato Medvedev nel corso dell’intervista aggiungendo poi che il Cremlino è aperto ad una ampia cooperazione con Damasco anche per consentirle di utilizzare le tecnologie avanzate nel settore della comunicazione, delle tecnologie dell’informazione e dello spazio. La Russia ha infatti proposto al Paese arabo di aumentare ulteriormente il volume degli scambi commerciali portandolo nuovamente ai livelli del 2008, quando aveva raggiunto quota due miliardi di dollari. I due leader discuteranno poi delle forniture militari alle quali al Assad si è mostrato interessato nel corso della sua ultima visita a Mosca, come il sistema antimissile S-300. L’incontro sarà inoltre l’occasione per affrontare il tema dei complicati rapporti tra la Siria e Israele. Domenica 9 maggio, infatti, nel corso dei festeggiamenti per il giorno della vittoria sulle forze naziste il presidente Medvedev ha avuto modo di discutere a fondo con il suo corrispettivo israeliano Shimon Peres, il quale secondo alcune fonti vicine al Cremlino gli avrebbe affidato un messaggio destinato a Bashar al Assad. Va detto infine che al di là dei singoli argomenti che saranno affrontati, la visita sarà un’occasione importante per lanciare un messaggio agli Stati Uniti, che solo due giorni fanno hanno rinnovato le sanzioni economiche a Damasco accusandola di sostenere il terrorismo: la Siria non è sola e non sarà facile isolarla.



Siria: Medvedev in visita a Damasco | Esteri | Rinascita.eu - Quotidiano di Sinistra Nazionale (http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=2042)

Avamposto
16-08-10, 23:44
21/04/2010


Siria, la nuova crisi dei missili





Nuove tensioni in Medioriente dopo la diffusione della notizia che la Siria avrebbe inviato missili Scud ai miliziani di Hezbollah in Libano


Il 13 aprile Al-Rai Al-Aam, un quotidiano di Kuwait City, ha pubblicato un rapporto in cui denunciava che la Siria avrebbe inviato missili Scud agli Hezbollah libanesi. Sarebbe questa la ragione alla base del ritardo della nomina del nuovo ambasciatore Usa a Damasco, il primo dal 2005.
La notizia era stata immediatamente rilanciata dal quotidiano israeliano Haaretz, che ha sottolineato come il sostegno siriano a Hezbollah e all'Iran non crei le condizioni affinché si giunga ad un accordo di pace tra Damasco e Tel Aviv. Israele dunque auspicava un intervento degli Stati Uniti a sostegno dei leader libanesi. Intervento che in effetti non ha tardato ad arrivare. Il Dipartimento di Stato di Washington ha infatti convocato ieri, 20 aprile, un diplomatico siriano, per protestare per "l'atteggiamento provocatorio". La Siria ha però sin da subito smentito la notizia e negato il suo coinvolgimento, lamentando soprattutto che gli Usa hanno accettato acriticamente le accuse israeliane. Le accuse non si sono infatti limitate alla stampa, ma sono state rilanciate persino dal presidente israeliano Shimon Peres.
Durante una visita ufficiale in Italia, lunedì scorso, il primo ministro libanese Saad Hariri aveva da parte sua smentito le "illazioni" israeliane, paragonando le accuse a quelle che gli Stati Uniti mossero nel 2003 all'Iraq di Saddam Hussein sulla mai provata presenza di armi di distruzione di massa.
Hariri è stato molto critico soprattutto nei confronti della stampa che ha diffuso la notizia senza curarsi della sua veridicità. Il ministro degli Esteri siriano, Walid al Muallim, ha detto oggi che gli Stati Uniti ignorano sostanzialmente le ragioni che hanno spinto gli israeliani a formulare accuse ritenute prive di fondamento. Citato dall'agenzia di stampa siriana Sana, Muallim è stato chiaro: "L'obiettivo di Israele è di mischiare le carte e sviare l'attenzione dai crimini commessi nei Territori occupati palestinesi, in un momento in cui le relazioni tra Israele e gli Stati Uniti sono a un minimo storico". Proprio l'atteggiamento degli Usa è stato contraddittorio. È stato convocato il diplomatico siriano, ma i funzionari del Dipartimento di Stato si sono affrettati a a precisare che non esistono ancora dati certi o conferme sul reale invio di missili siriani alle milizie di Hezbollah. Peraltro questi missili avrebbero testate esplosive più potenti rispetto a quelle già negli arsenali dei miliziani guidati da Hassan Nasrallah. Ma Hezbollah non ha confermato né smentito le accuse israeliane alla Siria.
Le tensioni tra Israele, Siria e Libano, relativamente alla vicenda degli Scud a Hezbollah, datano già al mese di gennaio, quando fonti militari di Washington e Tel Aviv avevano espresso la propria preoccupazione per l'eventuale riarmo delle milizie di Nasrallah grazie al sostegno siriano ed iraniano. Secondo quanto riporta ancora Al-Rai Al-Aam, all'inizio del mese, il senatore John Kerry, presidente della commissione Esteri al Senato Usa, avrebbe chiesto spiegazioni alla Siria sui rapporti con Hezbollah. Lo stesso rapporto sostiene addirittura che l'esercito siriano avrebbe addestrato la scorsa estate i miliziani sciiti libanesi all'utilizzo di missili Scud.
Israele ha fatto sua la notizia del giornale kuwaitiano, rilanciandola anche a livello ufficiale, per quanto il ministro della Difesa, Ehud Barak, abbia dichiarato due giorni fa non è nelle intenzioni di Israele iniziare una nuova guerra con la Siria. Gli Stati Uniti hanno compiuto un dietrofront, trincerandosi ora dietro l'incertezza delle accuse israeliane, ma Haaretz, generalmente vicino agli ambienti dell'establishment isrealiano, ha già avvertito che l'amministrazione Obama non sembra in grado di influenzare Damasco circa i rapporti con Hezbollah. Siria e Libano hanno smentito la notizia, respinto le accuse e contrattaccato. Hezbollah tace.
L'imprevista visita di Assad in Egitto, annunciata da tutti i media arabi, rientrerebbe in questo contesto. Il presidente siriano non si recava da quattro anni al Cairo, ma la situazione attuale sembra aver reso necessario un suo incontro con Mubarak. Oltre a discutere del destino della Palestina, oltre a riprendere il dialogo interrotto proprio a causa del sostegno siriano ad Hezbollah nella seconda guerra libanese del 2006, Assad insisterà probabilmente sulla falsità della notizia dell'invio di Scud agli sciiti libanesi, ribadendo - come ha notato un commentatore siriano - che le accuse sono "la scusa di Israele per giustificare il suo bellicismo".


Giorgio Caccamo



PeaceReporter - Siria, la nuova crisi dei missili (http://it.peacereporter.net/articolo/21513/Siria,+la+nuova+crisi+dei+missili)

Avamposto
16-08-10, 23:47
http://www.free-lebanon.com/LFPNews/2009/September/Sept1/Sept1h/91e.jpg




http://x2b.xanga.com/bb7f03e750733229864833/b181105211.jpg




http://www.stavrotoons.com/cartoons/misc/hafez%20assad.jpg

Avamposto
16-08-10, 23:57
IL RAID ISRAELIANO SULLA SIRIA: UN TEST DI GUERRA ELETTRONICA

A CURA DI WORLD TRIBUNE


Il raid israeliano ha causato la distruzione dei sistemi elettronici in ampie aree della Siria

Il coperchio di segretezza che copre l'attacco aereo israeliano del 6 settembre in Siria rimane serrato, ma una nuova teoria che emerge tra le varie speculazioni è che Israele abbia condotto un'esercitazione di guerra elettronica in preparazione di futuri raid o di un attacco contro l'Iran.

Autorevoli rapporti dal Medioriente hanno affermato che l'operazione di Israele includeva un esteso attacco con disturbi elettronici ["jamming" nell’originale n.d.t.] da parte dei velivoli. Gli israeliani stavano testando le capacità delle difese aeree di produzione russa che comprendono radar e missili collocati vicino Damasco e a sud di Homs vicino al confine settentrionale libanese.

Il raid non ha precedenti per l’estensione dei disturbi e della distruzione elettronica che ha causato su ampie aree della Siria durante il percorso verso l'obiettivo, una base vicina al fiume Eufrate.

I disturbi elettronici hanno anche colpito parte del Libano e di Israele ma la Siria è stata capace di ottenere una piccola quantità di informazioni da parte dei sensori di una delle sue stazioni di spionaggio elettronico, e individuare l'infiltrazione israeliana.

Il raid, secondo questa teoria, era parte di una operazione statunitense di tipo "masint", in riferimento alla pratica militare nota come "intelligence di misura e tracciamento" ["measurement and signature intelligence" nell’originale n.d.t.] e che è progettata per individuare la distribuzione e le capacità di tutte le armi, in una data regione, che emanano segnali elettronici. I tracciamenti "masint" sono necessari per prendere di mira e sconfiggere le minacce poste dalla difesa aerea.

L'audace raid avrebbe raccolto preziosa intelligence necessaria per futuri attacchi da parte di Israele e degli Stati Uniti nella regione.

L'esercito Usa sta prendendo in considerazione attacchi contro la Siria e l'Iran per opporsi all'infiltrazione di ribelli e terroristi in Iraq, tra cui paramilitari iraniani. Israele potrebbe usare questi dati per la sua guerra contro Hizbullah e, in caso, per un futuro attacco contro gli stabilimenti nucleari iraniani.

Il giornalista Jack Wheeler ha sollevato queste ipotesi in un recente articolo nel quale affermava che l'identità dell'obiettivo, che fossero stabilimenti nucleari, missili o Hizbullah, "non è la notizia".

"Lo scopo primario dell'attacco non era distruggere quell’obiettivo", ha detto Wheeler. "Era di bloccare, durante l'attacco, il sistema di difesa aerea siriano di fabbricazione russa. Esserci riusciti ha reso l'attacco un incredibile successo. La Siria si vergogna e rimane in silenzio. L'Iran trema per il panico. Avere nemici privi di difese è divertente"

Titolo originale: "Israeli raid caused electronic disruption over wide areas of Syria"

Fonte: World Tribune - Window on the Real World. (http://www.worldtribune.com)
Link
05.10.2007



ComeDonChisciotte - IL RAID ISRAELIANO SULLA SIRIA: UN TEST DI GUERRA ELETTRONICA (http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3828)

Avamposto
17-08-10, 00:00
BUZkKZB2qeo

Avamposto
17-08-10, 00:01
evLW1GtZH70

Avamposto
17-08-10, 00:03
_cuFaTu1E6Y

Avamposto
17-08-10, 00:07
http://www.golan67.net/NEWS/syria%20croceivta.jpg



http://3.bp.blogspot.com/_9nTItnS3VNk/SNgVJqReSdI/AAAAAAAAmMA/s9Sa0xlYL1I/s400/iran+syria+hezbollah+flag.jpg



http://photos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc3/hs087.snc3/15442_1308475358014_1414495258_888090_7272789_a.jp g

Avamposto
17-08-10, 00:08
ugd_AcwqNYg

Avamposto
17-08-10, 00:09
hplf2dyFnu4

Avamposto
17-08-10, 00:10
imtKJVn9uOc

Avamposto
17-08-10, 00:12
DVhcjHm4kwo

Avamposto
17-08-10, 00:12
bvADhmfaQTA

Avamposto
17-08-10, 00:13
KarP9Ov5tUI

Avamposto
18-08-10, 23:36
La Siria ha una popolazione di circa 17 milioni di abitanti con un reddito pro capite medio basso, in quanto la sua economia resta relativamente arretrata, malgrado il paese sia un esportatore netto di petrolio e derivati, che rappresentano il 75% delle sue esportazioni.
Infatti, nel 2000 il 30% del Pil è stato dovuto al settore agricolo, il 50% circa ai servizi e solo il 7% all'industria manifatturiera. Il paese, che dai primi anni '90 ha avviato solo prudenti tentativi di riforma, ha continuato a soffrire anche dell'altalenante andamento dei raccolti e delle flessioni dei prezzi petroliferi.
Abbastanza contenuto è rimasto il deficit pubblico, mentre la bilancia commerciale e il saldo delle partite correnti si presentano strutturalmente attivi, con surplus pari rispettivamente al 6,9% e al 5,9% del Pil nel 2001.

In questo contesto, le importazioni di merci della Siria nel 2001 sono ammontate a 4,3 miliardi di dollari, con un incremento del 22,9% rispetto al 2000, quando si era invece registrato un calo di circa 2 punti percentuali rispetto al 1999.

Il 42,6% di tali importazioni ha avuto origine dai paesi dell'Unione Europea e l'11,3% dall'Italia, una quota che la colloca in una posizione di rilievo tra i fornitori della Siria, davanti a Germania e Francia che hanno fornito rispettivamente il 9,3% e il 7,7% delle importazioni siriane.
Tra gli altri paesi industrializzati, Stati Uniti e Giappone hanno fatto registrare quote del 5% e del 4,2%.

La composizione delle importazioni siriane è stata caratterizzata nel 2001 dalla netta prevalenza di alcuni grandi aggregati e, in particolare, prodotti dell'agricoltura, dell'allevamento e della trasformazione alimentare (17,5% del totale), prodotti chimici compresi prodotti in gomma e plastica (15,6%), tessile e abbigliamento 8,2%, prodotti in metallo (8,9%), prodotti dell'industria meccanica, elettrica e elettronica (24%), mezzi di trasporto (11,1%). Nettamente inferiore è stato il peso di tutte le altre voci compreso quello di idrocarburi e altri minerali energetici (4,2%).

Le importazioni dall'Italia si sono concentrate in primo luogo nei prodotti dell'industria meccanica, elettrica e elettronica, che hanno rappresentato ben il 46,6% delle importazioni siriane dal nostro paese e il 22% delle loro importazioni dal mondo in quello specifico settore. Analoga specializzazione è riscontrabile inoltre per i prodotti in gomma e plastica (8,3% delle importazioni dall'Italia e una quota di mercato del 14%), per i prodotti minerali (9,5% delle importazioni dall'Italia e una quota di mercato del 25,7%), strumenti e apparecchi ottici e medicali (quote del 5,5% e del 26,5%).
Da segnalare, pur in assenza di specializzazione, anche il peso (8,8%) delle importazioni di metalli e prodotti in metallo.
Sono rimaste invece nettamente al di sotto della media le importazioni dall'Italia di prodotti tessili e dell'abbigliamento (4,5%) e di mezzi di trasporto (2,6%).

Con riferimento alla classificazione a 4 cifre, tra le importazioni dall'Italia, 14 delle prime 20 voci e 22 delle prime 50 riguardano l'industria meccanica (turbine, pompe, rubinetteria, macchine utensili, frigoriferi, lavastoviglie, caldaie).
Al contempo, se si considerano i prodotti che occupano le prime 50 posizioni tra le importazioni siriane dal mondo, si ha la conferma che l'Italia palesa assenze e debolezze soprattutto in relazione a prodotti agricoli e mezzi di trasporto, sia di merci che di passeggeri.


Camera di Commercio italo-araba - Le importazioni dei paesi arabi - Siria (http://www.cameraitaloaraba.org/opportunita/siria.htm)

Avamposto
18-08-10, 23:41
Visitas: La Cumbre Tripartita: Fortalecer la unidad nacional, prevenir las amenazas externas y afrontar las conspiraciones que se trazan contra la región árabe



La Cumbre Tripartita: Fortalecer la unidad nacional, prevenir las amenazas externas y afrontar las conspiraciones que se trazan contra la región árabe



Jul 30, 2010



Beirut - SANA

En la clausura de la cumbre sirio-libanesa-saudita se ha emitido una declaración conjunta:

El Presidente Bashar Al-Assad y el presidente libanés Michel Suleiman y el Custodio de las Dos Mezquitas Sagradas, el Rey Abdullah bin Abdul Aziz Al Saud,han celebrado una cumbre en el palacio presidencial en Baabda el Viernes, 07/30/2010.

Los mandatarios sostuvieron conversaciones que abordaron las vías de fortalecer la reconciliación nacional y la estabilidad interna en el Líbano así como mejorar las oportunidades para el crecimiento económico y el desarrollo social.

Los mandatarios elogiaron al positivo desarrollo que tuvo lugar en el escenario libanes desde el acuerdo de Doha y hicieron hincapié en la necesidad de continuar con la política de calma, el diálogo y el fortalecimiento de la unidad nacional así como prevenir las amenazas externas.

Asimismo anunciaron su solidaridad con el Líbano en su enfrentamiento a las amenazas israelíes y sus violaciones a diario de su soberanía e independencia así como sus intentos de desestabilizarlo.

Los mandatarios subrayaron la importancia de continuar apoyando el acuerdo de Doha y completar la aplicación del acuerdo de Taif así como continuar las labores del Comite de diálogo nacional y comprometerse de no recurrir a la violencia y de poner los intereses supremos del Líbano sobre cualquier interés sectorial, también recurrir a las instituciones legislativas y constitucionales y al gobierno de unidad nacional para solucionar las diferencias.

El presidente Al-Assad y el rey Abdullah reafirmaron su apoyo al Líbano y su presidente, en beneficio a los intereses de los libaneses.

Los mandatarios examinaron el desarrollo de los acontecimientos en el plano regional y reiteraron la necesidad de estar solidarios y pararse en una sola fila para afrontar los desafíos que enfrentan los países árabes, sobre todo el desafío israelí, que consta en la continua ocupación de los territorios árabes, las prácticas arbitrarias, los actos delictivos contra el pueblo palestino, el cerco sobre Gaza y el intento para judaizar la ciudad de Jerusalén, así como enfrentar los complots y conspiraciones que trazan en la región árabe que pretenden abrumar las sediciones sectarias y confesionales que ningún país árabe tendrá inmune a sus consecuencias.

En este ámbito los mandatarios instaron en la necesidad de realizar incansables esfuerzos para establecer una paz justa y global en Oriente Medio sobre la base de las resoluciones de la legitimidad internacional y los términos de referencia de Madrid y la iniciativa árabe para la paz.

Yamil Kassawat


Syrian Arab news agency - SANA - Syria : Syria news :: (http://www.sana.sy/spa/213/2010/07/30/pr-301003.htm)

Avamposto
18-08-10, 23:42
Decretos Legislativos: El presidente Al-Assad emite una ley para regular el proceso de planificación y desarrollo regional



El presidente Al-Assad emite una ley para regular el proceso de planificación y desarrollo regional



Jun 25, 2010



Damasco, SANA El presidente Bashar Al-Assad emitió la Ley N º 26 para el año 2010, que tiene como objetivo regular el proceso de planificación y desarrollo espacial regional, en todo el territorio de la República Árabe Siria donde todos los planes y proyectos de desarrollo sectorial y urbanas pertenecientes a diversas entidades públicas y privadas y que tienen un efecto espacial a nivel regional se comprometen a los principios y orientación de los planes de desarrollo regional emitidos según la presente Ley La ley dicta establecer un consejo supremo para la planificación regional, bajo la presidencia del presidente del consejo de ministros y el establecimiento de un órgano de planificación regional, que goza de una personalidad moral y administrativa y financiera independiente y está relacionada con el Primer Ministro y tendrá su sede en Damasco.

Yamil Kassawat


Syrian Arab news agency - SANA - Syria : Syria news :: (http://www.sana.sy/spa/212/2010/06/25/pr-294973.htm)

Avamposto
18-08-10, 23:43
Decretos Legislativos: El presidente Al-Assad emite la Ley Nº 30 para el año 2010 sobre la regulación de la abogacía



El presidente Al-Assad emite la Ley Nº 30 para el año 2010 sobre la regulación de la abogacía



Jul 12, 2010



Damasco - SANA

El presidente Bashar Al-Assad emitió la Ley N º (30) para el año 2010 sobre la organización de la profesión de abogacia. La ley incluye la definición del Sindicato de Abogados, sus objetivos, atribuciones y las condiciones para ejercer la profesión de abogacia y las atribuciones de la Conferencia General del Sindicato de Abogados.

La ley también incluye los derechos y deberes de los abogados.

Yamil Kassawat


Syrian Arab news agency - SANA - Syria : Syria news :: (http://www.sana.sy/spa/212/2010/07/12/pr-297883.htm)

Avamposto
18-08-10, 23:44
Decretos Legislativos: Decreto ley para crear Facultad de Ingeniería Eléctrica y Mecánica en la Universidad del Éufrates



Decreto ley para crear Facultad de Ingeniería Eléctrica y Mecánica en la Universidad del Éufrates



Jul 16, 2010



Damasco - SANA

El presidente Bashar Al-Assad emitió el Decreto N º 308, para el año 2010, que estipula el establecimiento de la Facultad de Ingeniería Eléctrica y Mecánica en la Universidad del Éufrates.

El Decreto estipula que la universidad señalada se agrega a las facultades enunciadas en el párrafo (a) del artículo II de la lista ejecutiva de la ley que regula las Universidades emitida por el Decreto N º 250 del año 2006

En declaraciones a SANA el doctor Giath Barakat ministro de educación superior dijo que el establecimiento de la facultad de ingeniería eléctrica y mecánica en la universidad del Éufrates se considera un proyecto más a los proyectos de desarrollo en la zona este, donde la facultad contribuirá a satisfacer la demandas de especialistas a la zona así como garantizar oportunidades de enseñanza adicionales.

Y.K


Syrian Arab news agency - SANA - Syria : Syria news :: (http://www.sana.sy/spa/217/2010/07/16/pr-298607.htm)

Avamposto
18-08-10, 23:45
Decretos Legislativos: El presidente Al-Assad emite el Decreto Legislativo N º 56 para el año 2010 que regula el establecimiento de bancos de inversión en Siria



El presidente Al-Assad emite el Decreto Legislativo N º 56 para el año 2010 que regula el establecimiento de bancos de inversión en Siria



Jul 26, 2010



Damasco – Sana

El presidente Bashar Al-Assad emitió el Decreto Legislativo N º 56 para el año 2010, que regula el establecimiento de bancos de inversión en Siria, de acuerdo con los principios y las formulas jurídicas escritas en la Ley No. 28 para el año 2001 y sus modificaciones.

El Decreto establece la capital del banco, sus labores, sus fuentes de financiación, su administración y sus compromisos.

Yamil Kassawat



Syrian Arab news agency - SANA - Syria : Syria news :: (http://www.sana.sy/spa/212/2010/07/26/pr-300135.htm)

Avamposto
18-08-10, 23:50
Discursos


El Presidente al-Assad ante la Cumbre de Duha:

El mundo no respeta sino al que se respeta a si mismo y no otorga una posision sino a quien lo toma con sus propias manos y la paz no se lograra con un enemigo que no cree en la



Apr 02, 2009





Doha- SANA

El Presidente Bashar al-Assad, presidente de la vigésima cumbre árabe, ha pronunciado una palabra en la inauguración de las labores de cumbre ordenaría veinte y uno en la capital de Qatar, Doha, la cual comenzó dirigiendo un saldo y expresando su valoración al estado de Qatar y al hermano pueblo qatari por acoger la cumbre árabe, así como, expresó su agradecimiento y respeto a su eminencia el Príncipe Hamad Bin Califa Aal Tani, príncipe de Qatar, por sus esfuerzos en preparar adecuados ámbitos para la celebración de la misma.

El monopolio por parte de un limitado número de países a las decisiones originó resultados catastróficos que afectaron al mundo entero:

El Presidente al-Assad dijo: el tiempo transcurrido entre la cumbre de Damasco y esta cumbre, estaba lleno de acontecimientos cualitativos, ya sea a nivel regional o mundial, y si dichos acontecimientos se caracterizaron por la peligrosidad y el negativismo, no dejaron de tener algunos aspectos positivos que pueden dar cierta esperanza en un cambio a una situación mejor, y a pesar de su gran diversidad comparten en común la incapacidad internacional de tratar sus razones y secuelas incontrolables que no excluyen ningún estado ya sea rico o pobre en vías de desarrollo o desarrollado, y lo que denominamos como una incapacidad internacional, en realidad no es mas que un monopolio internacional por parte de un número determinado de países a las decisiones relacionadas con la política, la economía, la tecnología y otros campos a nivel mundial, cuestión que originó resultados catastróficos que afectó al mundo entero.

El Presidente al-Assad añadió: nosotros como países árabes si tendremos que pagar el precio que paga hoy en día el resto del mundo como consecuencia de una economía mundial cada vez es mas deteriorada, se le añade el precio que pagamos a causa de un deterioro político crónico en el mundo y en nuestra región, pues este monopolio internacional representa una puerta cerrada ante cualquier participación por parte de los demás países y pueblos, que hace pocos años comenzó a desmoronarse , ha llevado al mundo a una crisis que a pesar de su callosidad, quizás constituya para nosotros una oportunidad y una puerta abierta a través de la cual participamos con los demás en el proceso de búsqueda de las bases de un nuevo sistema mundial que logra la justicia entre los pueblos no mediante la búsqueda académica de nuevas teorías a aplicar, sino mediante demostrar nuestra posición y trazar nuestro futuro con nuestras propias manos y no en dependencia de la voluntad de los demás.



Syrian Arab news agency - SANA - Syria : Syria news :: (http://www.sana.sy/spa/213/2009/04/02/pr-236651.htm)

El Presidente al-Assad dijo que el proceso de cambio integral que toma lugar actualmente se asemeja mucho al proceso de remodelación del mundo a mediados del siglo pasado, cuando imploramos a los demás derechos que poseíamos en determinado momento y se los entregamos para que nos los devuelvan pero los ignoraron y aun siguen ignorándolos y como nosotros no pretendemos repetir los errores del pasado, debemos concebir que el mundo no respeta sino a quien se respeta a si mismo y no otorga una posición sino a quien la toma por sus manos y no devuelve un derecho sino a quien se esfuerza por recuperar sus derechos, se aferra a ellos, los defiende y lucha por ellos, cuando entonces estaremos tomando el camino correcto hacia el futuro y la continuidad de este camino es mediante poseer la voluntad y el entusiasmo, luego lograr la concordia y arraigar la solidaridad que fue el titulo de la cumbre de Damasco y que hemos trabajado sin cansancio para lograrla, directamente después de aquella cumbre, junto a varios lideres y responsables árabes que trabajaron en silencio hasta llegar a lo logrado últimamente de reconciliaciones y encuentros entre la cumbre económica de Kuwait y nuestra actual cumbre.

La ausencia de la solidaridad árabe hace que cualquier acuerdo o resolución árabe, sea una mera ilusión, inejecutable.

El Presidente al-Assad añadió: es natural que los conceptos sean el asunto mas importante en este periodo, por ser la base sobre la cual se construye el éxito o el fracaso de cualquier resolución que adoptemos en todas las esferas, pues a la sombra de la ausencia de la solidaridad o su debilidad, cualquier acuerdo o resolución, será una mera ilusión inejecutable, y sabemos a ciertas que todos los ciudadanos árabes están al punto de perder la esperanza de que el desacuerdo entre los países árabes sea una situación pasajera luego de que la solidaridad en las relaciones existentes entre nuestros países es la que se convirtió en una situación pasajera, y lo que significaría ello de perder la esperanza en que se materialice en el terreno algo real en cualquiera de los demás asuntos, y arraigar el estado de frustración que sienten originalmente, que se veo claramente hace pocos meses, en especifico durante la agresión israelí contra Gazza, el resultado normal de la mente criminal israelí por una parte y por la debilidad árabe a causa de nuestra división, por la otra parte, pero los cambios ocurridos en las ultimas semanas que siguieron a la cumbre económica de Kuwait, revivieron la esperanza en la posibilidad de hacer que mejoren las relaciones, y la pregunta que inquieta a todo ciudadano árabe es ¿será esto temporal o permanente? Y nosotros como responsables nos preguntamos ¿Cómo hacer que sea constante y no variable? Y mi respuesta es mediante la programación y crear las instituciones, puesto que hasta el momento nuestras relaciones dependen de nosotros como personas, de nuestro carácter y temperamentos y por consiguiente están expuestas a las probabilidades de los malos entendimientos, la valoración incorrecta y el deterioro siempre que enfrentamos un problema delicado, mientras continuar con lo que hemos comenzado no tolera los cambios bruscos e impredecibles.

El Presidente al-Assad dijo: cualquier logro que nos esforzamos por alcanzar, parte de poseer la voluntad y afirmo con toda seguridad que todos nosotros tenemos una voluntad honesta y buenas intenciones, pero no son suficientes, ellos son la base y el cemento, pero nosotros nos esforzamos hoy por la construcción integral.

El Problema no radica en la discordia misma sino en la forma con que tratamos a la misma:

El Presidente al-Assad añadió: el problema… hermanos, no radica en la existencia del desacuerdo en si, ya que el mismo es algo normal y va junto a la diversidad de la naturaleza humana, sea en la misma nación, la misma patria o la misma familia, pero el verdadero problema radica en la forma con que lo tratamos y la manera de administrar el desacuerdo que no podremos administrar de forma correcta si no comenzamos a unir nuestras visones acerca de la solidaridad que aspiramos, donde la solidaridad árabe no significa la coincidencia árabe sino la integración árabe, y no es una clonación de las posturas, sino un proceso de coordinación entre las mismas y la coincidencia entre las posturas requiere de circunstancias idénticas que son el resultado de una visión única, algo que no existe por razones objetivos, mientras el desacuerdo en vez de ver su lado negativo como una contradicción entre nosotros, tenemos que ver su lado positivo como una diversidad que expresa una riqueza en caso de explotarla mediante la integración entre sus diferentes componentes, así el desacuerdo entre nosotros no es por los intereses, pues en la practica no existe contradicción o diferencia entre los intereses de cualquier dos países árabes, sino es diferencia en los puntos de vista planteados; y la entrada, en semejante situación, a cualquier solidaridad árabe es mediante el dialogo basado en aceptar el desacuerdo que lo impone la diferencia en las circunstancias de cada país y por consiguiente se anula la justificación y la posibilidad de que se transforme en una discordia vehemente que conduce en su totalidad a dañar los intereses comunes que originalmente no eran la razón del problema.

El Presidente al-Assad dijo: a pesar de que esta base es necesaria para mejorar la solidaridad árabes, pero seguramente no es suficiente, pues la practica política controlada mediante reglamentos institucionales es necesaria para su continuidad y estabilidad, y permítanme exponer algunos puntos prácticos extraídos de nuestras experiencias árabes durante los últimos años y que las veo suficientes para evadir muchos baches en nuestras relaciones árabes. El primer punto es la necesidad de plantear cualquier iniciativa por parte de cualquier país árabe antes de la celebración de la cumbre dentro de un determinado plazo para luego estar de acuerdo sobre ella de modo que no es permisible ignorarla por parte de cualquier país, para que todos los países árabes tengan la oportunidad de estudiarla y hacer consultas acerca de ella, donde nuestras experiencias anteriores demostraron que algunas iniciativas quizás no serán aprobadas de forma unánime y quizás causen un cisma en las relaciones árabes que era posible evitarlo si se habrían consultado antes de plantearlas y por consiguiente evadir cualquier posible fracaso de la cumbre celebrada.

El segundo punto se trata de no plantear iniciativas relacionadas con cuestiones determinadas que incumben a un país en especifico, sin la aprobación de aquel estado principal que tiene que ver directamente con estas cuestiones, partiendo del principio de ayudarnos mutuamente y no remplazarnos el uno al otro, pues los dueños de la causa son los mas facultados y los mas capaces de determinar sus necesidades y establecer sus intereses.

Mientras el tercer punto es acerca de las iniciativas que se plantean y son relacionadas con las cuestiones problemáticas que surgen entre dos estados o entre diferentes partes en un mismo estado, por eso estimamos que la adopción por parte de la liga árabe a nivel de la cumbre o a nivel de cancilleres, a dicha iniciativa debe ser basado en la admisión de todas las partes pertinentes y no la aceptación de algunas y el rechazo de otras, ello con el fin de no transformar a la liga árabe en una parte en lugar de ser un patrocinador y un asistente, lo que conllevaría, por una parte, a complicar el problema cardinal y por la otra incrementar la probabilidad de dividirnos como países árabes respecto a la postura a tomar de la iniciativa y de las soluciones propuestas.

El Presidente al-Assad añadió que en todo caso si queda algún problema debemos debatirlo cara a cara y este es el objetivo principal de celebrar las cumbres y los encuentros árabes a diferentes niveles, pero por mucho que se agudiza el problema no debe salir fuera del marco árabe y que ninguno de nosotros insulte al otro delante de los demás, si no fuera así, entonces como podremos reclamarles a los demás que adopten una política única hacia nuestras causas y nosotros las tratamos con diferentes políticas y como podemos pedirles que adopten una política que respalde nuestros intereses al mismo tiempo que nosotros practicamos políticas opuestas.

La reconciliación palestina es inmunidad al pueblo palestino y protección de cualquier probable agresión israelí:

El Presidente al-Assad dijo, hermanos y hermanas, todos hemos presenciado la agresión israelí contra Gaza y vimos con nuestros propios ojos los horribles crimines que cometió Israel en contra de los inocentes palestinos y a pesar de que estamos de acuerdo por unanimidad de que la discordia palestina ha allanado el camino para la agresión, pero esto no nos hace olvidar al verdadero criminal, así como la afirmación de nuestro respaldo incondicional como lideres árabes a la reconciliación palestina que representa una inmunidad al pueblo palestino y una protección de cualquier probable agresión israelí, pero ello no nos hace ignorar la condición de Israel como un estado que se basa en la agresión y la matanza que encuentra su futuro en el desplazamiento forzoso de los palestinos a un país sustituto con el fin de establecer el anhelado estado judío, y aunque nos sentimos bien porque la mayoría de los países del mundo conocen las verdaderas intenciones del nuevo gobierno israelí electo últimamente y que son en contra de la paz, pues afirmamos que este gobierno representa a quien lo eligió y constituye un mensaje claro e insorprendente a nosotros de que la paz para los israelíes es tan solo una opción táctica que tiene el objetivo de encubrir sus objetivos a largo alcance basados en no devolver ningún derecho que no hayan usurpado y esto no requiere de nosotros cambiar la estrategia de nuestra opción con respecto a la paz… aunque las tácticas y los mecanismos deben cambiar… no con el cambio de los gobiernos en Israel sino con la firmeza de los verdaderos objetivos y la tendencia agresiva de los israelíes hacia nosotros y hacia el proceso de paz.

El presidente al-Assad continuó diciendo, en este marco hubo últimamente un amplio debate a cerca del asunto de la iniciativa árabe de paz, después de la agresión israelí contra Gaza y en base de los debates de la cumbre de Gaza y la cumbre económica de Kuwait.

Hablo de este asunto puesto que Siria es uno de los tres países implicados directamente en el proceso de paz junto a Líbano y Palestina y porque el asunto en si mismo tiene que ver con nuestros intereses nacionales y debemos estudiarlo detalladamente y de forma muy clara, lejos de las cortesías que pueden afectar negativamente a nuestros intereses.

El Presidente al-Assad dijo que la bese de cualquier conversación en torno a la paz es no vincular entre nuestras posiciones generales respecto a la paz y entre los cambios dentro de Israel, pues nuestras posiciones reflejan nuestros derechos e intereses constantes y que no deben cambiar con el los cambios en Israel, sino los israelíes nos impondrían sus circunstancias que cambian constantemente, en lugar de que nosotros le impondremos la firmeza de nuestra postura con respecto a nuestras causas y derechos, ya que lo que cambia en Israel es la fachada pero el contenido es el mismo siempre, por eso algunos se ocupan del cambio de su fachada y se olvidan de su incambiable verdad que va en contra de la paz, y eso significa que no debemos hacer que la paz dependa de los cambios en Israel, pues que asuma el poder un gobierno de la extrema derecha no cambia en nada la realidad, ya que su derecha es igual a su izquierda y su centro, todos se compiten entre si sobre los territorios, los almas y la sangre de los árabes y todos reflejan la verdad de que la sociedad israelí no es preparada para la paz y nunca lo estuvo, es mas su situación es cada vez peor y debemos esperar la llegada de gobiernos mas obstinados en su rechazo a la paz que son elegidos por una sociedad que cada vez es mas extremista y mas agresiva.

El Presidente al-Assad añadió: esto significa y sin lugar a dudas que nosotros como parte árabe y desde que lanzamos la iniciativa árabe de paz, no tenemos un verdadero socio en el proceso de paz que no se puede terminar con una sola parte árabe… en la practica no podemos activar esta iniciativa, aunque queríamos, por la insuficiencia de las condiciones necesarias para activarla, ya que Israel no aceptará una iniciativa basada en los marcos referenciales que devuelvan los derechos a sus dueños, es decir que Israel es el que mató la iniciativa y no la cumbre de Duha, como algunos trataron de divulgar… esta iniciativa no es un nuevo marco referencial, sino un marco que agrupa a las posturas a los que se aferran los árabes para lograr la paz… se le añade la disposición de todos los árabes a firmar un acuerdo de paz en caso que Israel se compromete a la misma… como estimulante a Israel y nosotros como parte árabe no hemos renunciado estos marcos referenciales que garantizan nuestros derechos y nunca los vamos a renunciar, por ello se planteo suspender la iniciativa árabe en la cumbre de Duha como respuesta natural al desprecio israelí a la paz que llegó al máximo en la agresión contra Gaza.
El presidente al-Assad dijo, entonces el hecho de no retirar la iniciativa por parte de nosotros, significa nuestro aferramiento a sus fundamentos que Israel trata de evadir, así como su suspensión significa que las condiciones necesarias para activarla, encabezados por la existencia de una parte israelí dispuesta a aceptarla, no existen… y significa mantenerla vigente pero de forma condicional… de modo cuando se cumplen estas condiciones será posible activarla y regirse por su contenido y el que quiera trabajar con nosotros dentro de su marco, debe convencernos de la existencia de una parte que desea verdaderamente la paz.

El Presidente al-Assad añadió: en cuanto al planteamiento que dice que debemos ofrecer esta iniciativa como una carta a los países que quieren moverse en respaldo al proceso de la paz… nosotros respetamos esta opinión… pero decimos que la carta que esta en sus manos, son los marcos referenciales contenidos en la iniciativa y en base de ella poden moverse, ya que es las esencia y la base… y cuando logren convencer a los israelíes de ella, ahí esta la iniciativa y cuando entonces podemos trabajar en su función.

El presidente al-Assad continuó… todo eso indica que tratar de comercializar la iniciativa y convencer a los demás del valor de que planteamos mediante delegaciones en nombre de la cumbre, es sin valor… y es lo que hemos adoptado anteriormente para activar la iniciativa después de cada cumbre que siguió su lanzamiento… aspirando ver un serio cambio israelí… y es una probabilidad que acorto plazo estimamos posible…. O ver un cambio internacional que presione a Israel para impulsar el proceso de paz… cuestión que no ocurrió hasta el momento.

La paz no se logrará con un enemigo que no cree en la paz sin que se le imponga mediante la resistencia.

El presidente al-Assad añadió: lo que ocurrió es exactamente lo contrario en la cumbre de la unión por el Mediterráneo en Paris… cuando los países europeos rechazaron participar e incluir la iniciativa en el informe final… y luego volvieron últimamente y manifestaron su entusiasmo por ella… cual es el secreto de esta injustificable contradicción. Por eso no debemos depender de los demás y no debemos construir en base de sus posturas, sino debemos depender de nuestra propia fuerza.
El presidente al-Assad dijo: en este marco la paz no se logrará con un enemigo que no cree en la paz, sin que se le imponga mediante la resistencia… nuestro deseo de lograr la paz es lo que nos impulsa a respaldar la resistencia y respaldarla es un deber nacional, pan árabe y moral… y es nuestra única alternativa cuando no hay otras alternativas… déjenos superar los desacuerdos y transformarla en una causa que nos une y en un principio en que creemos mientras exista la ocupación y siga violando los derechos… creer en la paz y aferrarnos a ella es tan fuerte como mismo creemos y nos aferramos a la resistencia.

El presidente al-Assad añadió: si el fracaso en lograr la estabilidad en nuestra región es culpa de la actual situación internacional… nosotros también cargamos con la responsabilidad directa de ello cuando no hacemos frente a las tentativas de confiscar nuestras decisiones y controlar nuestro destinos e intervenir en nuestros asuntos internos… lo que ocurre actualmente en contra de Sudan constituye un nuevo capitulo de los capítulos de debilitar a los árabes y no respetar la soberanía de sus países.

Emitir una orden en contra del Presidente al-Bashir es una de las fases de dividir a Sudan en aras de debilitarlo y apoderarse de sus riquezas.

El presidente al-Assad dijo: el hecho de que la Corte Penal internacional emita una orden en contra de un presidente árabe bajo falsas excusas, no es mas que una fase de las fases de dividir a Sudan con el fin de debilitarlo y luego apoderarse de sus riquezas y dividirlas entre un grupo de países que se esfuerzas por repetir la tutela mediante el uso de las instituciones internacionales en preparación para la vuelta del neocolonialismo de forma mas moderna… si nosotros respetamos las resoluciones internacionales y las instituciones que las decretan, pero nunca hemos considerado que ellas pueden ocupar nuestro lugar y determina los destinos de países y pueblos… y si nosotros las respetamos es porque nos comprometemos a la carta que nuestros estados han firmado… y por consiguiente cualquier decisión que excede los limites de esta carta debemos rechazarla indecisamente.

El presidente al-Assad continuó… de forma mas clara, lo que denominan hoy como la Legalidad Internacional, nunca fue y no puede ser que sea por en sima de la legalidad nacional de cualquier país que se respeta a si mismo y defiende su independencia a toda costa.

Lo que sufre Sudan es el mismo a lo que ha estado sometida Palestina a principios de siglo pasado… y que hasta hoy estamos pagando su precio… y nosotros hoy estamos ante el deber… no de criticar la orden ni calificarla, y todos estamos de acuerdo que es una orden politizada, sino de rechazarla por completo y respaldar sin incondicionalmente a Sudan para impedir llegar a la fase siguiente que conducirá a su división.

El presidente al-Assad añadió: sus falsas excusas a cerca de lo que ha cometido el Sudan, las podremos debatir luego de que ellos lleven a juicio a los que cometieron las carnecerías en Palestina, Líbano e Irak, acusados de las mismas acusaciones, que no son falsas acusaciones, sino acusaciones demostradas con los hechos y las evidencias, y en caso que fracasamos en cargar con nuestra actual responsabilidad con lo que significa ello de desastrosas repercusiones para todos nosotros, debemos asumir la responsabilidad histórica de no haber cumplido nuestro deber hacia una causa clara con sus inicios, razones, medios y objetivos.

El presidente al-Assad dijo: las opiniones que escuchamos a cerca de determinados pasos políticos a tomar junto a Sudan, o de invitaciones de postergar la resolución por un año o enviar mensajes a cualquiera que sea, no nos ayuda a lograr nada y estimulará a los países que estaban por detrás la emisión de esta resolución, a incrementar sus intentos de intervenciones que no se limitarán a Sudan sino alcanzarán a otros países árabes y no árabes, por eso reitero mi invitación a la cumbre para adoptar una posición valiente y clara de rechazo acusado.

El Presidente al-Assad dijo: como he mencionado al principio, las causas y los temas que ocurrieron durante el año pasado son muchos y fueron expuestos en el informe adjunto a la carta que he dirigido a los líderes árabes, por eso he abordado en mi palabra a varios asuntos que estimo son mas urgentes, y sin tener en consideración los detalles de los temas planteados, pues sus perspectivas dependen de la posición que decidiremos adoptar, ya sea que queramos estar atrás o estar en la delantera y si escogemos estar en la delantera debemos confiar en si, y en la nación y su pueblo y su historia y debemos cumplir nuestros deberes hacia nuestras causas en lugar de esperar por las donaciones y regalos que los demás nos ofrecen y que en realidad no son su derecho.

La lucha antiterrorista no es mas que una guerra en contra de nosotros y propagar la democracia por parte del otro es propagación del desorden.

El presidente al-Assad añadió que debemos nombrar las cosas con nuestra lengua, pues la guerra contra el terrorismo es una guerra en nuestra contra y a favor del terrorismo y divulgar la democracia por parte del otro no es mas que divulgar el desorden, excusar a Israel significa olvidar los derechos, estar derrotados ante el y crear enemigos imaginarios en nuestra zona que ocupan su lugar como un enemigo único representa una ayuda a Israel y la resistencia nos honra y no es una acusación en nuestra contra, ni una vergüenza y debemos enorgullecernos de ella.

El presidente al-Assad continuó diciendo no debemos permitir que los demás califiquen nuestras causas, y así no frustramos a nuestros pueblos y no perderemos la solidaridad de los países que están de nuestro lado y no abrimos el camino ante quien quiere ocupar nuestra posición e intervenir en nuestros asuntos internos, es decir debemos trabajar y no depender de los demás y solo de este modo podemos ocupar una posición que este a la altura de nuestras ambiciones y podemos imponer nuestra visón y exportarla en lugar de importar los conceptos que expresan nuestra realidad, visión e intereses, y así cada paso que daremos tendrá su influencia y cada cumbre que celebramos tendrá su peso. El presidente al-Assad dijo: aspiro junto a ustedes que esta cumbre logre los objetivos que queremos, cuestión que no vio que es difícil sino que esta a nuestro alcance y depende de nuestra voluntad y con esta voluntad ganaremos la apuesta por el futuro.

El Presidente al-Assad termino su palabra diciendo: saludo hermanas y hermanos y me alegra entregar la presidencia de la cumbre a mi hermano su alteza el Emir Hamad Bin Jalifa Aal Tani, príncipe de Qatar, en quien comparto con ustedes la confianza de su capacidad de asumir la tarea.

Avamposto
18-08-10, 23:52
Discursos



El Presidente al-Assad en el aniversario de la fundación del ejército: activar las capacidades de este país resistente… la paz y la ocupación se contradicen y nunca coinciden y el retorno de los territorios hasta la línea de


Aug 02, 2009



Damasco – SANA


El Presidente Bashar al-Assad ha dirigido ayer, sábado, una palabra a nuestras fuerzas armadas a través de la revista “El Ejército Popular” en el aniversario 64 de la fundación del ejército árabe sirio, en la cual dijo:


Hermanos, miembros de las valientes fuerzas armadas, oficiales, soldados y empleados civiles.


Quienes se velan por la seguridad de la patria y los ciudadanos, quienes defienden los requerimientos del orgullo y la dignidad, los arraigados en la tierra de Siria.


Les dirijo un saludo de enaltecimiento y amor y les felicito por el aniversario 64 de la fundación del ejército árabe sirio, afirmando mi gran confianza en ustedes y en su capacidad de añadir nuevas paginas blancas al registro de nuestro ejército ideológico que se caracterizó por el heroísmo y el sacrifico y materializó la valentía y la firmeza en su significado más noble, manifestando su pertenecer y lealtad a esta patria y esta autentica nación arraigada en lo más profundo de la civilización humana.


Hermanos de las fuerzas armadas:


Siria como dirección y como pueblo comparte con ustedes su alegría en este aniversario… ustedes contribuyen a activar las capacidades de este país resistentes, y la evolución de los acontecimientos ha demostrado la certitud de nuestro trayecto y nuestra posición… Siria hoy en día y gracias a su unidad nacional y la identificación del pueblo y el ejército con la dirección, es mas aferrada a sus constantes nacionales y más firme y decidida a recuperar cada palmo de tierra y cada gota de agua.


Afirmamos el derecho de la paz justa y global, pero existe una gran diferencia entre la honesta invitación de asentar las bases de esta paz en base de las resoluciones de la Legalidad Internacional y entre aceptar las demandas israelíes que contradicen los requerimientos de la paz, evadiendo sus compromisos… pues la paz y la ocupación son dos cosas contradictorias que nunca coincidirán y el retorno de todos los territorios ocupados hasta la línea del cuatro de junio es una cuestión inalienable y el Golan árabe sirio se mantendrá árabe en todos los aspectos, sirio con su aire, agua, tierra y gente y se retornará completo a la madre patria.


Hermanos combatientes:


Nuestras fuerzas armadas fueron y seguirán siendo el símpalo de nuestra unidad nacional de la cual nos enorgullecemos y nos esforzaremos por fortalecer en contra de todos los peligros… han demostrado, valientes hombres, que con su buena preparación e incrementar el promedio de sus entrenamientos y forjar su experiencia y habilidad, expresan la voluntad de este generoso y digno pueblo.
Ustedes como siempre se mantendrán la fortaleza de la esperanza, el destino del sacrificio, la fuente interminable de la generosidad que sus afluentes llegan a todos los hogares de la digna Siria y su pueblo vivo y resistentes, esta harmonía creativa entre el pueblo y el ejercito constituye la savia activa e influyente de donde la política siria obtiene los elementos de su fuerza.


Les felicito por la fiesta del ejército y les estrecho la mano fuertemente, valorando sus sacrificios y su velar por la seguridad de la patria y la dignidad de la nación.


Un saludo a ustedes y sus generosas familias.


Un saludo a nuestros familiares resistentes en el querido Golan.


Un saludo de respeto y glorificación a los espíritus de nuestros mártires, que sacrificaron su vida por la libertad y la soberanía y se transformaron en candelabros que iluminan el camino de las generaciones que se preparan para cumplir su papel en lograr los objetivos, las ambiciones y esperanzas.


Hisham Wannous




Syrian Arab news agency - SANA - Syria : Syria news :: (http://www.sana.sy/spa/212/2009/08/02/pr-238412.htm)

Avamposto
18-08-10, 23:53
Discursos: El Presidente Assad: No hay vuelta atrás en esta cumbre y se lograron muchas cosas en las relaciones inter árabes .. No confiamos en los israelíes y mediante la resistencia liberaremos las tierras



El Presidente Assad: No hay vuelta atrás en esta cumbre y se lograron muchas cosas en las relaciones inter árabes .. No confiamos en los israelíes y mediante la resistencia liberaremos las tierras<


Mar 28, 2010



Sirte - Libia - SANA

El Presidente Bashar Al-Assad dijo que quien valora la cumbre árabe son los ciudadanos árabes, y no nosotros, porque somos parte de la cumbre y que Siria había presentado una iniciativa a la cumbre para manejar las disputas entre los árabes y un mecanismo para la celebracion de la cumbre y presentar las iniciativas antes de la celebración de la cumbre con suficiente antelación para garantizar su éxito, señalando que muchas de las diferencias son causadas por la forma en que manejamos la cumbre y no son las mismas causas.

En respuesta a preguntas de los periodistas en la clausura de la vigésimo segunda cumbre árabe ordinaria en la ciudad libia de Sirte, El Presidente añadió .. En esta cumbre no había vuelta atrás y en el año pasado se han logrado muchas cosas en las relaciones árabe -árabes y sus resultados no se mostraran ahora .. Tal vez más tarde.

En respuesta a una pregunta sobre el proceso de paz y los requisitos para lograr la paz con Israel, el presidente Al-Assad dijo .. Nosotros no confiamos en los israelíes y no creemos que ellos quieren la paz, por lo tanto, decimos que el otro brazo para liberar las tierras es la resistencia.

El presidente Al-Assad continuo diciendo No hay condiciones, pero hay derechos y hay una diferencia entre los derechos y las condiciones y nosotros estamos hablando de derechos .. Y los derechos no transa ni renuncia en ello, y no son objeto de discusión .. Y los derechos son las bases sobre las cuales se procede en el proceso de paz.

En respuesta a una pregunta sobre la reserva de Siria en la reunión del Comité de la iniciativa de paz árabe, el presidente Al-Assad dijo.. respecto a lo que sucedió en El Cairo fue una postura clara y el asunto en primer lugar no es de las autoridades del Comité de la Iniciativa de Paz Árabe .. Y en segundo lugar, si hay un partido que quiera avanzar en el proceso de paz entonces debe moverse con una decisión propia y que asuma la responsabilidad del éxito o del fracaso .. Esta es nuestra postura con claridad

En relación sobre una invitación para visitar Egipto, el presidente Al-Assad reiteró que no hay invitaciones entre los árabes, señalando que si hubiese venido el presidente egipcio Hosni Mubarak a Libia, existiera la idea de la reunión pero no asistió por motivos de salud.

Yamil Kassawat


Syrian Arab news agency - SANA - Syria : Syria news :: (http://www.sana.sy/spa/213/2010/03/28/pr-280263.htm)

Avamposto
18-08-10, 23:54
Ruedas de Prensa: El presidente Al-Assad a Erdogan: Estamos dispuestos a seguir sin duda las medidas que Turquía decida adoptar en respuesta al ataque... la mezcla de sangre turca y árabe romperá el asedio contra Gaza



El presidente Al-Assad a Erdogan: Estamos dispuestos a seguir sin duda las medidas que Turquía decida adoptar en respuesta al ataque... la mezcla de sangre turca y árabe romperá el asedio contra Gaza


Jun 07, 2010



Estambul, SANA

El Presidente Bashar Al-Assad reiteró que la agresión israelí contra la Flotilla de la Libertad es un crimen atroz y que Israel llevó a cabo la matanza de los solidarios con premeditación, predeterminación y de forma planeada.

El Presidente Al-Assad en una conferencia de prensa conjunta con el primer ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, agregó que el objetivo de los solidarios era sólo entregar ayudas humanitarias a la Franja de Gaza.

El presidente Al-Assad expresó la solidaridad del pueblo árabe sirio con el hermano pueblo turco por la pérdida de sus hijos queridos y hermanos en la criminal agresión perpetrada por Israel contra la Flotilla de la Libertad.

El presidente Al-Assad: El crimen de la flotilla de la libertad forma parte de la naturaleza de Israel, que se estableció a precio de sangre palestina.

El presidente Al-Assad dijo que el destino de aquellos mártires es el Paraíso y que nuestro sentimiento por su pérdida es igual que nuestro sentimiento por la pérdida de cualquier ciudadano sirio, palestino o cualquier otro ciudadano árabe.

El Presidente Al-Assad agregó que el crimen israelí llevado a cabo contra la Flotilla de la Libertad tenía como objetivo hacer que Turquía pagara un precio por su aferramiento a la paz, señalando que Israel se acostumbraba a los mediadores parciales.

El presidente Al-Assad dijo que la honesta mediación turca constituía un duro golpe a Israel, subrayando que la agresión israelí contra la Flotilla de la Libertad apuntaba al pueblo turco y a sus posturas desde la guerra de Irak. La mezcla de sangre turca y árabe, una huella insigne en la historia y la geografía de la región y romperá el asedio contra Gaza



El Presidente Al-Assad añadió que la sangre árabe se mezcló con la sangre turca en la Franja de Gaza lo cual marcará un hito en la historia y la geografía de la región.


El Presidente Al-Assad añadió que la sangre árabe se mezcló con la sangre turca en la Franja de Gaza lo cual marcará un hito en la historia y la geografía de la región.


El Presidente Al-Assad añadió que la sangre árabe se mezcló con la sangre turca en la Franja de Gaza lo cual marcará un hito en la historia y la geografía de la región.



El presidente Al-Assad, dijo que esta mezcla de sangre romperá el cerco impuesto sobre Gaza, a pesar de Israel y le impondrá una cuarentena colocándola dentro del cerco.

El presidente al-Assad aseguró que Israel quería que Turquía dijera al final de las negociaciones indirectas que la parte árabe obstaculizaba la paz, pero la rápida respuesta de Siria a la iniciativa turca desenmascaró a Israel y mostró al mundo que Israel es quien obstaculiza la paz y no la parte siria ni la parte árabe. La mediación justa de Turquía, y la respuesta de Siria descubrieron a Israel ante el mundo El presidente Assad agregó que Israel quería de Turquía que dijera que la parte árabe es quien obstaculiza y no la agresión israelí contra Gaza y quería que Erdogan se limitara a decir solo unas pocas palabras borrosas que no tuvieran significado como las que hemos acostumbrado a escuchar de los funcionarios occidentales.

El presidente al-Assad dijo que Israel tiene adicción a las mediaciones parciales y la adicción a la mediación parcial es igual al vicio a las drogas y cuando retiramos la droga del adicto sufre de una intranquilidad y es posible que cometa cualquier acto.

El Presidente añadió que la sincera mediación turca era como la retirada de la droga del adicto.

Israel debe saber que mientras siga en contra de la paz seguirá siendo el enemigo de todos los defensores de la paz El presidente Al-Assad dijo que nosotros en Siria no somos partidarios de palabrerías y de comunicados sino que somos partidarios de la acción.

El Presidente agregó que Siria está dispuesta a adherirse sin duda a cualquier procedimiento que tome el Gobierno y el pueblo de Turquía en respuesta al ataque israelí llevado a cabo contra la Flotilla de la Libertad y para evitar la depravación de Israel.

Erdogan: La agresión de Israel contra los activistas de la paz cambió la situación en la región

Por su parte, Recep Tayyip Erdogan, Primer Ministro turco reiteró que los argumentos manejados por Israel sobre la agresión contra la Flotilla de la Libertad no convencen a nadie y son inconsistentes y que lo que se llevó a cabo por Israel fue un acto criminal.

Erdogan agregó que Israel trata de encubrir el crimen, dependiendo de quién la apoya y la alienta a efectuar como esos actos y que su política se basa en el uso excesivo de la fuerza.

La política de Israel es irresponsable desde hace mucho tiempo y obstaculice el logro de la paz Erdogan subrayó que no basta que la comunidad internacional condene ese crimen, sino que debe formar una comisión internacional independiente para investigarlo, llamando a no permitir que pase este crimen sin castigo y aseverando que debe haber una reacción firme contra Israel.

Erdogan dijo que Israel pagará por los Mártires de la Flotilla de la Libertad.

Israel se acostumbró a mentir y pagará por la sangre que fue derramada Asimismo Erdogan añadió que Turquía continuará sus esfuerzos para abrir una investigación internacional sobre el crimen israelí contra la Flotilla de la Libertad.

Yamıl Kassawat Dra. Hanadi Nwelati


Syrian Arab news agency - SANA - Syria : Syria news :: (http://www.sana.sy/spa/213/2010/06/07/pr-291984.htm)

Avamposto
18-08-10, 23:55
Ruedas de Prensa: El presidente Al-Assad, al periodico italiano La Repubblica: Nuestra región presencia el nacimiento de una alianza impuesta por los intereses comunes y en donde se compatibilizan las políticas y los principios



El presidente Al-Assad, al periodico italiano La Repubblica: Nuestra región presencia el nacimiento de una alianza impuesta por los intereses comunes y en donde se compatibilizan las políticas y los principios


May 24, 2010



Damasco-SANA

El Presidente Bashar Al-Assad afirmó que existe un cambio histórico, no sólo en el Oriente Medio, sino en otros países del mundo y que nuestra región está siendo testigo del nacimiento de una alianza impuesta por los intereses comunes y en donde se compatibilizan las políticas y los principios y los intereses

En una declaración publicada hoy y concedida al periódico italiano La República, El presidente al-Assad dijo que un único espacio empieza a cristalizarse y combina entre cinco mares, el Mediterráneo, el Mar Caspio, el Mar Negro, el Golfo Arábigo y el Mar Rojo, a sea el centro del mundo

En respuesta a una pregunta sobre la disposición de Israel para llevar a cabo las negociaciones con Siria y la aceptación de Siria de los mismos y a la interrogación en torno a si se quiere un acuerdo ampliado que incluye a los países árabes ..

El presidente Assad dijo: Si Israel está dispuesta a devolver el Golán, no podemos decir que no a un acuerdo de paz, pero la paz verdadera solo puede ser garantizada con un acuerdo amplio y que cualquier acuerdo limitado entre Siria e Israel dejará al problema palestino sin una solución y será una tregua más que una paz, señalando que con la presencia de cinco millones de refugiados palestinos dispersos en los países árabes seguirá existiendo una gran tensión

Al-Assad añadió: Israel sabe muy bien los requisitos de la paz y sabe que la paz con Siria no se logrará sin la devolución del Golán hasta el último centímetro... Y que el tema de la tierra no se puede negociar, y deberá ser devuelta en su totalidad. Respecto a la posición de Israel sobre la paz,

Al-Assad dijo: Israel no está todavía lista para un acuerdo de paz y no podrá llevarlo a cabo ya que la sociedad israelí se convirtió mayoritariamente hacia la derecha

El presidente Al-Assad opinó que la aspiración de lograr la paz está motivada por la pérdida de Israel de una de sus principales potenciales ya que hasta ahora dependía de la fuerza de las armas, y repetía que no le importaba ser querida sino ser temida y ahora, a pesar de su poderío militar, los árabes no la tienen miedo

El Presidente Sirio explicó que la solución a los problemas de la región recae en sus países y que ya no creen en el papel de otros países y que en el caso de que alguien quisiera ayudar será bienvenido

Dra. Hanadi Toufik Nwelati


Syrian Arab news agency - SANA - Syria : Syria news :: (http://www.sana.sy/spa/213/2010/05/24/pr-289856.htm)

Avamposto
18-08-10, 23:56
Miembros del Gobierno


Sr. Ing. / Muhamad Naji Etri / Presidente del Consejo de Ministros.



Sr. / Abdullah Abdulrazak al-Dardari / Vicepresidente del Consejo de Ministros para Asuntos Económicos.



Dr. / Muhamad al-Husen/ Ministro de Hacienda.



Sr. El General Ali Habib Mahmud, Ministro de Defensa.



Sr. Dr. Ghiath Barakat, Ministro de Enseñanza Superior.



Sr. Dr. Saadallah Aga al-Kalaa, Ministro de Turismo.



Sr. Dr. Adel Safar, Ministro de Agricultura y Reforma Agraria.



Sr. Dr. Ali Saad, Ministro de Educación.



Sr. Ing. Nader al-Buni, Ministro de Irrigación.



Sr. Yusef Sulaiman al-Ahamad, Ministro de Estado.



Sr. Dr. Bashar al-Shaar, Ministro de Estado.



Sr. Ing. Ghiath Yaraatli, Ministro de Estado.



Lic. Lamiaa Asi, Ministra de Economía y Comercio.



Dr. Muhamad Abdulsattar al-Saeid, Ministro de Asuntos Religiosos / Aukaf / .



Dra. Diala al-Haj Aref, Ministra de Asuntos Sociales y de Trabajo.



Sr. Walid al-Muaalem, Ministro de Exteriores.



Sr. Ing. Sufian Allauo, Ministro de Petróleo y Riqueza Mineral.



Sr. Dr. Muhsen Bilal, Ministro de Información.



Sr. Dr. Riad Naasan Aga, Ministro de Cultura.



Dr. Ing. Ahmad Qusai Kaiali, Ministro de Electricidad.



Ing. Omar Ibrahim Galawanyi, Ministro de Viviendas y Construcción.



Dr. Ing. Fuaad Isa al-Yuni, Ministro de Industria.



Sr. Dr. Yaarob Sulaiman Bader, Ministro de Transporte.



Dr. Imad Abdullgani Sabuni, Ministro de Comunicaciones y Tecnología.



Sr. Ing. Husen Mahmud Farzat, Ministro de Estado.



Sr. Yusef Sweid, Ministro de Emigrantes.



Sr. Hassan al-Sari, Ministro de Estado.



Dra. Kaokab al-Sabaj Daia, Ministra de Estado para Asuntos de Medioambiente.



Sr. Manssur Fadllalah Azzam, Ministro de Estado para Asuntos Presidenciales.



El General Saeid Muhamad Samour, Ministro del Interior.



Dr. Ing. Tamer al-Haje, Ministro de Administración Loal.



Dr. Rida Adnan Saeid, Ministro de la Salud.



El Juez Ahmad Hamoud Yunes, Ministro de Justicia.




Syrian Arab news agency - SANA - Syria : Syria news :: (http://www.sana.sy/spa/article/22-sec.htm)

Avamposto
18-08-10, 23:57
Acerca de SANA

La Agencia Árabe Siria de Noticias (SANA):
SANA: es la agencia nacional oficial, fue fundada en 1965 y está vinculada al Ministerio de Información, con sede en la ciudad de Damasco.
SANA da cobertura a todas las actividades locales, árabes e internacionales en un marco noticioso basado en dar a conocer los hechos y ser equilibrado en la cobertura informativa, así también implementar las tecnologías modernas que ayudan al funcionamiento de las agencias de noticias, y a la vez cuenta con un personal activo en la sede central y, con corresponsales en todos los ministerios e instituciones estatales así como a través de las oficinas internacionales de la agencia en Beirut, París, Moscú, Jordania, Teherán, Kuwait, El Cairo, Libia, Turquía y Roma, añádale la presencia de unos 43 corresponsales en los demás países árabes y extranjeros en todas partes del mundo.

Los servicios de la agencia

SANA emite diariamente más de 500 noticias en idioma árabe, además de boletines en inglés, francés, español y turco, así como distribuye más de 150 imágenes fotográficas a diario.

El portal en Internet de SANA: ÇáæßÇáÉ ÇáÚÑÈíÉ ÇáÓæÑíÉ ááÃäÈÇÁ - ÓÇäÇ - ÓæÑíÉ : ÃÎÈÇÑ ÓæÑíÉ :: (http://www.sana.sy)

El portal electrónico de la agencia presta servicios mediáticos, políticos, económicos, culturales y variados en los idiomas árabe, inglés, francés, español y turco además de servicios en imágenes. Este portal es considerado uno de los sitios informativos pioneros en Siria al que se dedica un personal especializado de periodistas y técnicos que siguen las labores de redacción, publicación y gestión durante 24 horas al día.
El portal presta también el servicio de noticias urgentes y noticieros variados a los suscriptos por medio del correo electrónico.
SANA publica también boletines especializados en los campos de la economía, la cultura, el deporte, el medio ambiente, la salud y otros temas.
La agencia presta los servicio de multimedia a través de los mensajes electrónicos SMS y MMS.
La agencia emite sus servicios noticiosos, a nivel interno, por medio del internet o por circuitos arrendados, mientras que a nivel externo emite a través de la Agencia Francesa de Prensa, la emisión satelital o a través de las suscripciones a los servicios de intercambio de archivos FTP, además de las suscripciones por internet.
SANA mantiene convenios bilaterales con todas las agencias árabes y numerosas agencias noticiosas islámicas e internacionales.

La Agencia Árabe Siria de Noticias (SANA) es miembro fundador de varios organismos mediáticos internacionales como la Federación de Agencias Árabes de Noticias, la Liga de Agencias de la Cuenca del Mediterráneo y la Organización de las Agencias del Sudeste Asiático.
Finalmente queda por destacar que Sana edifica su política informativa en base de las posturas y constantes nacionales de nuestro país así como de su respaldo a las causas árabe-islámicas, y también en base del derecho y la justicia internacionales, teniendo como meta final resaltar la imagen civilizacional y humana de Siria.

La Dirección de la Agencia la asume el Consejo Directivo
El Director General – Jefe de Redacción
Asistentes del Director General
Directores de las Direcciones, Departamentos y Despachos

Organigrama de la Agencia:
Director General
Depto. de Redacción
Depto. de Asuntos Administrativos
Depto. de Servicios Técnicos
Depto. de Asuntos Financieros
Depto. de Supervisión Interna
El Dpto. de Planificación y Estadística
Dpto. de Capacitación y Entrenamiento
Dpto. de Relaciones Públicas

Los Directores Generales que han estado a la cabeza de la Agencia desde su fundación:

Lic. Fouzi Handi, (9/9/1965 – 10/10/1966)
Lic. Husein al-Wadat, ((10/10/1966 – 20/3/1971)
Lic. Marwan al-Hamwi, (24/3/1971 – 31/3/1975)
Dr. Saber Falhut, (10/6/1975 – 5/11/1991)
Dr. Faez al-Sayeg (10/11/1991 – 1/7/2000)
Lic. Ali Abdel Karim (1/8/2000 – 16/4/2002)
Lic. Gazi al-Zhiib (16/4/2002 – 25/4/2004)
Dr. Adnan Mahmud (26/4/2004 - )




Syrian Arab news agency - SANA - Syria : Syria news :: (http://www.sana.sy/spa/article/256.htm)

Avamposto
18-08-10, 23:58
http://www.lib.utexas.edu/maps/atlas_middle_east/syria_map.jpg

Avamposto
19-08-10, 00:01
http://www.sulekha.com/mstore/penarrow/albums/default/Assad.jpg




http://www.timesonline.co.uk/multimedia/archive/00485/Bashar-al-Assad_485211a.jpg

Avamposto
19-08-10, 00:02
bdckwk_bNgY

Avamposto
19-08-10, 00:03
http://www.middleeastopinion.com/history-&-policy/sites/default/files/images/syria/assad_ahmadinejad.jpg




http://www.jewishjournal.com/images/photos/assadandfriend.jpg

Avamposto
19-08-10, 00:04
EM6u_QOxVk0

Avamposto
19-08-10, 00:05
gAU55wfVwnw

Avamposto
19-08-10, 00:06
http://www.clevelandpeople.com/images/syria/hafez-al-assad.jpg




http://media-2.web.britannica.com/eb-media/30/109330-050-1EA5BE0A.jpg

Avamposto
19-08-10, 00:08
JFY7UXc9Qrs

Avamposto
19-08-10, 00:08
http://depetris.files.wordpress.com/2009/12/01_assad.jpg

Avamposto
19-08-10, 00:09
FYCIbYX5BIM

Avamposto
19-08-10, 00:10
MRFKfgtJPCo

Avamposto
19-08-10, 00:10
hhyaISanLHM

Avamposto
19-08-10, 00:11
_veYz6i1e-M

Avamposto
19-08-10, 00:14
http://cache4.asset-cache.net/xc/71760270.jpg?v=1&c=IWSAsset&k=2&d=77BFBA49EF878921F7C3FC3F69D929FDE70D1F9DBA121DE9 E3E28AD74331F753256ECD752F111DB1B01E70F2B3269972




http://www.michaeltotten.com/wordpress/wp-content/uploads/2010/06/Assad-Poster-in-Damascus.jpg

Avamposto
19-08-10, 00:16
http://msnbcmedia4.msn.com/j/msnbc/Components/Photos/051031/051031_Syria_news_hmed_1p.grid-6x2.jpg




http://www.chinadaily.com.cn/english/doc/2005-10/25/xin_411002250859951169315.jpg

Avamposto
19-08-10, 00:25
http://fineartamerica.com/images-medium/bashar-al-asad--syria-alireza-mobtaker.jpg




http://newsimg.bbc.co.uk/media/images/44641000/jpg/_44641123_11lebanon_afp466b.jpg

Avamposto
19-08-10, 00:26
http://www.michaeltotten.com/archives/images/Bashar%20Assad%20in%20Sunglasses.jpg




http://www.ordoesitexplode.com/photos/uncategorized/2007/05/26/ass3.jpg

Avamposto
19-08-10, 00:29
j1QXz97p4Kk

Avamposto
21-08-10, 02:50
http://photos.upi.com/topics-RUSSIAN-PRESIDENT-PUTIN-MEETS-WITH-SYRIAN-PRESIDENT-BASHAR-ASSAD/aa58edadbd679ef45bc21bda61d496c4/B_1.jpg




http://cdn.wn.com/ph/img/c2/11/7c0de33302d5368bbd098f6a930e-grande.jpg

Avamposto
21-08-10, 02:51
http://www.presidentassad.net/SPEECHES/AL_ASSAD_SPEECHES_2010/Bashar_Al_Assad_Chavez_27_6_2010.jpg




http://www.vosizneias.com/wp-content/uploads/2010/06/carc1.jpg

Avamposto
21-08-10, 02:53
Bashar al-Assad e Hugo Chavez contro il capitalismo





Il presidente siriano Bashar al-Assad ha iniziato un viaggio in America Latina, la cui prima tappa è Caracas. Il suo ospite, il presidente venezuelano Hugo Chavez, ha elogiato gli sforzi della Siria nella sua lotta contro l’imperialismo e contro il capitalismo neo-liberale, e ha chiesto l’istituzione di un asse siriano-venezuelano.

La Siria, ancora in guerra contro Israele che occupa una parte del suo territorio, e sempre solidale con le popolazioni palestinesi e libanesi, è oggetto di un grave embargo unilaterale degli Stati Uniti, che ostacola il suo sviluppo economico.

I due stati hanno istituito un fondo comune di 100 milioni di dollari, destinato a finanziare le imprese binazionali. Hanno creato un settore pubblico binazionale per esportare l’olio d’oliva siriano e per la ricerca e lo sviluppo dell’agricoltura. In aggiunta, PdVSA s’è impegnata a costruire una raffineria in Siria, con una capacità di 140.000 barili/giorno.

Chavez ha dato sostegno alla Siria contro Israele, che ha denunciato come "il braccio armato degli Stati Uniti in Medio Oriente".



Bashar al-Assad e Hugo Chavez contro il capitalismo [Voltaire] (http://www.voltairenet.org/article166093.html)

Avamposto
21-08-10, 02:56
RNu39U3GelQ

Avamposto
21-08-10, 02:57
wAB3y6yIEu8

Avamposto
21-08-10, 02:58
ZIt11Reg56s

Avamposto
21-08-10, 02:58
tLgdaY1BFdg

Avamposto
21-08-10, 02:59
3RhgF0Fbf30

Avamposto
21-08-10, 03:00
iWwTCbMW8gA

Avamposto
21-08-10, 03:00
_1IapG4Rtbo

Avamposto
21-08-10, 03:01
vodw6vzrJXY

Avamposto
21-08-10, 03:02
tq2W1gTiaUE

Avamposto
21-08-10, 03:21
Mon, 28 Jun 2010

Venezuela, Chavez: Entro il 2013 raffineria in Siria con Iran













Chavez ed el Asad hanno inoltre annunciato al creazione di un “asse dei valorosi” in contrapposizione con “l'asse del male” denunciato dall'ex presidente statunitense George W. Bush, definendolo una “alleanza strategica” contro “l'imperialismo”.






Il Venezuela investirà nella costruzione di una raffineria in Siria che sarà pronta entro il 2013. E' quanto dichiarato dal presidente Hugo Chavez, incontrando il suo omologo siriano Bachar el Asad, in visita in America Latina.

Chavez ha spiegato che la struttura avrà la capacità di lavorare fino a 140 mila barili di greggio al giorno e che Caracas deterrà almeno il 33 per cento delle azioni, mentre il resto del pacchetto sarà distribuito tra Siria, Iran e forse “un'impresa della Malesia”.

Secondo quanto riportato dai media venezuelani, il suo ministro dell'Energia Rafael Ramirez, ha sottolineato come il progetto sia portato avanti da un'impresa mista creata nel 2009 nella quale fanno parte Iran, Malesia, Siria e Venezuela e che prevede un investimento complessivo di circa 4,7 miliardi. Il progetto non rientra però nei quattro accordi firmati dai due capi di Stato nel corso dell'incontro.

Infatti, le intese raggiunte ieri a Caracas riguardano la cooperazione scientifica e tecnologica, la creazione di un'impresa mista per la produzione e la distribuzione di olio di oliva (raccolto e lavorazione in Siria, inscatolamento e distribuzione in Venezuela), la collaborazione nel campo della produzione di cotone e il rafforzamento degli scambi commerciali.

Chavez ed el Asad hanno inoltre annunciato al creazione di un “asse dei valorosi” in contrapposizione con “l'asse del male” denunciato dall'ex presidente statunitense George W. Bush, definendolo una “alleanza strategica” contro “l'imperialismo”.

Il leader venezuelano ha quindi anticipato che nel prossimo vertice dell'Alba (Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra America) chiederà di favorire l'ingresso della Siria come osservatore.



Venezuela, Chavez: Entro il 2013 raffineria in Siria con Iran (http://www.italiachiamaitalia.net/news/123/ARTICLE/22356/2010-06-28.html)

Avamposto
25-08-10, 01:40
http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/esteri/siria-elezioni/siria-elezioni/ap_10486521_01450.jpg





http://www.difesa.it/NR/rdonlyres/CF951EDF-99D4-4DCA-AD6A-990ED603F9B9/0/siriastemma.jpg




http://www.terrasantalibera.org/siria_0.jpg

Avamposto
25-08-10, 01:44
http://www.presidentassad.net/SPEECHES/AL_ASSAD_SPEECHES_2010/Bashar_Al_Assad_Chavez_27_6_2010.jpg




http://www.ordoesitexplode.com/photos/uncategorized/2007/05/26/ass3.jpg

Causa Rivoluzionaria
25-08-10, 13:53
Onore al prigioniero siriano ed vittima della tirannia sionista, Sidqi al-Maqt

Syrian Prisoner Sidqi al-Maqt: 25 Years in Israeli Jails (http://dp-news.com/pages/detail.aspx?l=2&articleId=50859)
Oratorical Festival Held in Quneitra to Show Support for Syrian Prisoner Sidqi al-Maqt (http://www.sana.sy/eng/21/2010/08/25/304530.htm)

http://dp-news.com/Contents/Picture/Default/Syrian-prisoner.jpg

Avamposto
01-09-10, 03:37
Paradossi siriani


di Tommaso Canetta

Damasco, Aleppo, Latakia o Tartous, ovunque in Siria campeggia l’immagine del leader di Hezbollah, Nasrallah. Sui muri, sulle auto, sui portachiavi, è seconda per numero solo a quella di Assad Bashar, il presidente apparentemente molto amato della Siria. Questo sorride, guarda l’orizzonte, saluta; quello indica, incita, ammonisce.

Hezbollah, il partito di dio, è una formazione politica, e non solo, libanese, sciita, fondamentalista islamica. Una simile ammirazione diffusa, ai limiti della venerazione, per un suo leader da parte di una popolazione, quella siriana, sunnita e sottomessa ad ormai due generazioni di presidenti laici e alawiti (una minoranza da molti considerata eretica nell’ambito dell’Islam), in un primo momento potrebbe lasciare perplessi. Decenni di dittatura baathista (il Ba’th è il partito socialista arabo) e di vicinanza politica all’Unione Sovietica, hanno comunque fatto progredire la Siria sulla strada della modernizzazione e della laicizzazione della società, seppur in modo incompleto e con metodi spesso brutali, e ampie fasce di popolazione che sostengono Hezbollah non sono definibili come fondamentaliste da un punto di vista religioso.

Questa anomalia, piuttosto rilevante considerato l’odio secolare tra sunniti e sciiti, trova le sue radici nella questione palestinese. La popolazione siriana, come quella di molti altri Stati arabi, la sente vicina, urgente, di primaria importanza. Il sentimento viscerale fatica ad accettare i compromessi raggiunti dalle leadership dei diversi Paesi, e in Siria, nonostante ogni edificio pubblico affianchi alla propria bandiera quella palestinese, e nei ritratti di Assad, nei bar, nelle dogane, l’una s’intrecci sempre con l’altra, la sensazione è che troppo poco venga fatto. I campi profughi sono spesso malsopportati dalle popolazioni circostanti (Giordania e Libano, che ospitano rispettivamente quasi il triplo e il quadruplo dei profughi ospitati dalla Siria, hanno dimostrato in passato a che punto possa deteriorarsi la situazione), e le azioni di Israele, debitamente presentate dalla propaganda, sono motivo di rabbia e umiliazione.

In questo contesto l’opinione diffusa, e che sempre più va diffondendosi, è che Hezbollah sia l’unico soggetto che veramente si fa carico della questione palestinese, l’unico che porti aiuto e che vendichi le offese subite. La guerra del Libano del 2006 ha, ovviamente, ingrossato le fila dei suoi sostenitori, e anche i recenti avvenimenti della “freedom flotilla” sono una ferita aperta in cui germina il consenso per chi alla violenza risponde con violenza.

L’idea che un partito che trae consensi dal conflitto, e che ha ogni interesse a soffiare sul fuoco, possa essere di un qualche aiuto alla popolazione palestinese può apparire strano in Occidente, ma in una situazione che, a dispetto dei numerosi tentativi di trattative, sembra essere senza sbocchi ormai da anni, vedere qualcuno che agisce, indipendentemente dai suoi mezzi o dai suoi risultati, alimenta (false) speranze e appaga in parte la voglia di vendetta.

Il metus hostilis è un collante tanto forte da superare le divisioni tra siriani e libanesi, tra sciiti e sunniti, tra chi ha approfittato della laicizzazione dello Stato e chi vorrebbe imporre la legge coranica. Il compito più arduo, ma che nessuno dei protagonisti della scena sembra in grado di assolvere, è disinnescare questo continuo appiattimento delle maggioranze sulle posizioni più estreme, tanto forte da essere in grado di sacrificare le antiche, e altrove ancora sanguinose, divisioni.



Paradossi siriani | LeRagioni.it (http://www.leragioni.it/2010/08/31/paradossi-siriani/)

Lucio Vero
02-09-10, 20:41
Approvo.

Avamposto
07-09-10, 10:15
07/09/2010

LIBANO - SIRIA

Saad Hariri: La Siria non ha ucciso mio padre

di Paul Dakiki



La dichiarazione in un commento pubblicato da un giornale saudita. Un cambiamento a 180 gradi: le accuse alla Siria nel 2005 hanno portato a un forte movimento di opposizione a Damasco (capeggiato da Saad) che ha portato al ritiro delle truppe siriane dal suolo libanese. Forse la Siria si sta allineando con il fronte arabo, abbandonando l’Iran.

Beirut (AsiaNews) – Il premier libanese Saad Hariri ha dichiarato di essersi sbagliato ad accusare la Siria nell’assassinio di suo padre Rafic cinque anni fa. In un commento pubblicato ieri sul giornale saudita (pubblicato a Londra) Asharq al-Awsat, egli afferma che le accuse contro Damasco erano motivate dalla politica.

“A un certo punto – egli dice – abbiamo sbagliato… Ad un certo punto abbiamo accusato la Siria di aver assassinato il premier martire”. “Questa era un’accusa politica – egli continua – e questa accusa politica è superata… C’è un tribunale delle Nazioni Unite che sta compiendo il suo lavoro e noi da parte nostra dobbiamo rivedere quanto è successo”.

Le affermazioni di Hariri figlio rappresentano un cambiamento a 180 gradi. Rafic Hariri è stato ucciso in un attacco bomba a Beirut il 14 febbraio 2005, che ha ucciso altre 22 persone. Saad e i suoi alleati hanno sempre accusato Damasco di essere implicata nell’assassinio. La morte di Rafic e le critiche internazionali hanno generato una forte opposizione (capeggiata da Saad) alla Siria che nell’aprile 2005 ha portato al ritiro delle sue truppe dal Libano, dopo circa 30 anni di occupazione militare.

L’inchiesta preliminare di un tribunale internazionale Onu – stabilito nel 2007 - aveva mostrato che parenti di Bachar Assad, il presidente siriano, insieme a servizi segreti libanesi, erano implicati nella morte del defunto premier. Finora però esso non ha citato alcun sospettato.

Nel frattempo i rapporti fra Libano e Siria sono migliorati fino allo scambio di ambasciatori e al varo di alcuni programmi di cooperazione economica. Lo stesso Saad ha visitato la Siria almeno tre volte durante il suo mandato dallo scorso anno.

Negli ultimi mesi sono emerse voci che alcuni membri dell’Hezbollah sarebbero implicati nell’assassinio di Rafic. Gli Hezbollah in Libano sono sostenuti dall’Iran. Osservatori suppongono che il cambiamento di Saad Hariri faciliterà un allineamento di Damasco con il fronte arabo (dominato dai sauditi), in opposizione al fronte dominato dall’Iran.



LIBANO - SIRIA Saad Hariri: La Siria non ha ucciso mio padre - Asia News (http://www.asianews.it/notizie-it/Saad-Hariri:-La-Siria-non-ha-ucciso-mio-padre-19387.html)

Majorana
07-09-10, 18:41
Omicidio Hariri, dopo cinque anni il figlio Saad ritira le accuse alla Siria

http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTueFvHRlcCTwgHcN8NLAMPEzJL9Jt-wyhgXkSxn72toZWu_Xc&t=1&usg=__9iVl4Mh2oOJIIfk5qin8jWjtK-Q=

Il dibattito sull’omicidio dell’ex premier libanese Rafiq Hariri, avvenuto nel febbraio 2005 a Beirut, torna di attualità.

Solo pochi giorni fa il procuratore canadese Daniel Bellemare del Tribunale speciale per il Libano (Tsl) aveva parlato degli “enormi progressi” compiuti nelle indagini sull’attentato.

Adesso a tornare sull’argomento è Saad Hariri - figlio di Rafiq e attuale primo ministro libanese - che ha voluto chiedere scusa alla Siria per le accuse mossegli cinque anni fa.

Incolpare Damasco per l’attentato del 2005 fu “un errore”, ha dichiarato il capo del governo libanese nel corso di un’intervista al giornale saudita Asharq al-Awsat, precisando che quell’accusa fu mossa solo per “fini politici”.

Hariri ha chiarito anche che tra Beirut e Damasco c’è un legame molto forte, che non verrà scalfito dalle conclusioni dell’inchiesta internazionale del Tsl, che secondo alcune indiscrezioni potrebbero condurre all’incriminazione del partito sciita Hezbollah, principale alleato siriano in Libano.

Le nuove dichiarazioni di Hariri segnano un ulteriore passo della sua svolta politica.

Fino a pochi mesi fa il leader della formazione filo-occidentale “Movimento del Futuro” si era affermato proprio facendo leva sui sentimenti anti-siriani di una parte della società libanese.

Il cambio di rotta è avvenuto lo scorso anno, quando Hariri è divenuto primo ministro di un governo di unità nazionale comprendente anche Hezbollah.


Omicidio Hariri, dopo cinque anni il figlio Saad ritira le accuse alla Siria, Carlo M. Miele (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=34381)

Avamposto
08-09-10, 11:49
I capi di Siria e Giordania analizzano i negoziati diretti tra Palestina e Israele


2010-09-07



Secondo quanto appreso dall'Agenzia d'informazione Xinhua, il 6 settembre a Damasco, il presidente siriano Bashar Assad e il Re della Giordania Abdullah Il Bin Al-Hussein, in visita in Siria, hanno avuto un colloquio, nel quale hanno soprattutto discusso il problema dei negoziati diretti tra Palestina e Israele riavviati il 2 settembre a Washington.

Secondo il comunicato pubblicato dal governo siriano, Abdullah ritiene che il governo americano ha deciso l'accordo di pace tra Palestina e Israele, tuttavia se si escluderanno i negoziati tra Arabia Saudita e Israele, la pace non sarà totale e non durerà a lungo. Bashar ha indicato che la Siria si dedica da sempre alla realizzazione nel Medioriente di una pace completa e giusta, secondo lui, la continua applicazione delle politiche che violano certi principi e la costruzione degli insediamenti ebraici da parte dell'Israele sono i "veri e propri ostacoli" di fronte alla realizzazione della pace.



I capi di Siria e Giordania analizzano i negoziati diretti tra Palestina e Israele - Radio Cina Internazionale (http://italian.cri.cn/761/2010/09/07/222s139554.htm)

Avamposto
08-09-10, 11:53
http://blog.panorama.it/mondo/files/2010/07/assad-abdullah-large.jpg





http://iran.blogosfere.it/images/1385/3/Assad%20Vladimir.jpg

Avamposto
08-09-10, 11:55
IV5AERlzsY

Avamposto
08-09-10, 11:56
Y4RSCYXPSUo

Avamposto
08-09-10, 11:58
9xX62PdmeRU

Avamposto
08-09-10, 12:00
xiVgSaYfN6M

Avamposto
08-09-10, 12:01
GMc1aHsqvJE

Avamposto
11-09-10, 17:12
Siria: prima missione onu su diritti umani Oltre due milioni di siriani affamati. Condizioni dei profughi curdi “inaccettabili”: questi i primi risultati della visita del Rapporteur De Schutter. (10 Settembre 2010)



Roma, 10 settembre 2010 – red Nena News (foto da The New York Times - Breaking News, World News & Multimedia (http://www.nytimes.com)) - Tra i due e tre milioni di siriani vivono in condizioni di insicurezza alimentare. Questo il risultato della missione di 10 giorni condotta dal Olivier de Shutter, Rapporteur speciale per il Consiglio Diritti Umani della Nazioni Unite, conclusasi da pochi giorni. Un dato allarmante, perché lo stato di insicurezza alimentare e povertà è in crescita secondo l’ONU, nonostante il governo siriano continui a negare. La missione aveva come oggetto la situazione dei diritti umani e in particolar modo dell’accesso al cibo, in un paese, la Siria, che vive in stato di emergenza dal 1963. Si tratta della prima missione delle Nazioni Unite in Siria, avvenuta con il consenso del governo, da sempre ampiamente criticato da diverse organizzazioni in difesa per i diritti umani e dalla stessa comunità internazionale.

A metà del 2009, l’organizzazione internazionale Human Rights Watch ha denunciato gravi violazioni riguardanti lo stato dei diritti umani e della libertà civili, pubblicando un rapporto ( indicativo il titolo, “"Dieci anni sprecati: i diritti umani in Siria durante i primi 10 anni di potere di Bashar al-Assad”) che sottolinea come –nonostante le promesse di trasparenza e democrazia nel suo discorso di insediamento del 17 luglio 2000 – il presidente al-Assad e i suoi 10 anni di governo abbiano continuato a perseguitare prigionieri politici, giornalisti e attivisti.

Come ha ricordato lo stesso De Shutter è stato il governo siriano stesso a richiedere la visita del Rapporteur, nonostante in passato le stesse autorità si siano sempre rifiutate di accogliere missioni simili. Ma ciò che ha reso le autorità governative cosi collaborative con il Consiglio dei Diritti Umani, è soprattutto la posta in gioco: la Siria ha intrapreso una fase di negoziazione per avere accesso alla Organizzazione Mondiale del Commercio e agli Accordi di Associazione con la UE ed entrambi i processi - se portati a buon fine - potrebbero avere un impatto significativo sulle politiche agricole del paese. Le trattative tra UE e Siria per l’Accordo di Associazione sono riprese lo scorso maggio con la visita a Damasco dell’Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione Europea, Catherine Ashton: i lavori iniziarono nel 2004 e si sono poi interrotti dopo le accuse da parte della Francia e degli USA che vedono un coinvolgimento della Siria nell’omicidio di Hariri, il primo ministro del Libano.

"La Siria affronta grandi sfide, sia per il cambiamento climatico, che per gli enormi flussi di profughi provenienti dall’Iraq che per l’occupazione del Golan" (da parte di Israele, ndR), così ha dichiarato Olivier De Shutter, sottolineando che le politiche siriane “dovrebbero essere integrate da un approccio fondato sui diritti umani”.

Il Rapporteur ONU ha però anche criticato la comunità internazionale per aver sottovalutato le condizioni critiche della Siria, sottolineando come gli aiuti abbiano subito un processo di 'politicizzazione', che ha visto i donatori abbandonare le tristi condizioni dei siriani affamati relegando la Siria in una posizione di isolamento internazionale.

Sarebbero le regioni del nord est della Siria le più colpite: dove 4 anni di siccità prolungata hanno fatto danni devastanti con un impatto drammatico sui piccoli produttori agricoli, riducendo le loro entrate anche fino al 90%; tanto che alcune famiglie sono state costrette a ridurre la scelta di consumo dei beni alimentari e oggi l’80% di loro vivono nutrendosi solo di pane e tè zuccherato. Nonostante alcuni aiuti forniti dalla comunità internazionale e le politiche adottate dal governo siriano, che ha promesso sussidi alle famiglie più povere per l’acquisto dei prodotti di base, oltre 600.000 persone si sono trasferite nei centri urbani. Dal 1987, il settore agricolo siriano è stato soggetto a cambiamenti drammatici, in primis la riduzione dei sussidi governativi e l’apertura ai mercati internazionali.

Un altro punto emerso dal rapporto redatto da De Shutter riguarda l’assenza di status legale per i profughi iracheni, per i quali il Rapporteur ha esortato le autorità siriane a riconoscere il diritto a poter lavorare nel settore del pubblico impiego. Attualmente in Siria vi sono circa 164.000 rifugiati iracheni registrati dalle Nazioni Unite, e dal momento che il governo siriano non permette loro di lavorare legalmente, finiscono impiegati sul mercato del lavoro al nero, sottopagati e sfruttati.

Un’altra questione esaminata è stata quella dell’insicurezza alimentare della minoranza curda: “la situazione di oltre 250.000 curdi senza stato desta particolare preoccupazione” - ha sottolineato De Shutter – “perché il non riconoscimento di uno status sociale comporta gravi ostacoli affinché la minoranza curda possa godere pienamente dei propri diritti umani, incluso quello dell'accesso al cibo.” De Shutter ha definito “inaccettabile” il trattamento riservato ai curdi dal governo siriano, nel corso della conferenza tenutasi a Damasco il 7 settembre a conclusione della missione. Le aree orientali del paese, quelle più colpite dalla siccità, sono popolate da arabi e curdi: vi vivrebbero circa 300.000 curdi che si ritrovano senza nazionalità, perché con un vecchio censimento effettuato oltre 40 anni fa, il governo siriano si rifiutò di riconoscerli come cittadini, definendoli ‘stranieri’. Non possono viaggiare, né uscire dal paese, non hanno accesso al settore del pubblico impiego e subiscono notevoli discriminazioni nell’accesso al sistema pubblico educativo e sanitario.

“Tutti i siriani dovrebbero avere uguale accesso ai diritti umani, per questo credo che andrebbe riesaminata la situazione di quelli a cui nel 1962 , come risultato del censimento, fu negata senza motivo la nazionalità siriana” ha dichiarato De Schutter.

Nessun commento è arrivato da parte del governo siriano, nonostante in passato diversi portavoce governativi abbiano dichiarato che non esiste alcuna discriminazione contro i curdi. In realtà diverse figure politiche curde che hanno sollevato tale questione, sono stati incarcerati per lunghi periodi. (Nena News)




Siria: prima missione onu su diritti umani :: Il pane e le rose - classe capitale e partito (http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o20054:e1)

Avamposto
11-09-10, 17:13
RIA: DIRITTI DELLA DONNA, NON SOLO UNA QUESTIONE DI GENERE
di Sarah Birke

(Christian Science Monitor)

traduzione di Elena Hogan

Damasco Nena News – Bassam al Kadi è l’uomo che dirige la principale organizzazione siriana per i diritti delle donne, Syrian Women’s Observatory (L’osservatorio delle donne siriane, SWO), che lotta per il cambiamento del modo in cui il governo, la societa’ e la cultura dominante considerano la donna in Siria.

Al Kadi non trova strano se a dirigere l’organizzazione femminista sia proprio lui, un uomo: a suo avviso, difendere i diritti delle donne vuol dire lavorare non soltanto a favore loro, ma per il progresso della società intera.

Figlio di un generale dell’esercito e membro in passato del partito comunista, poi dichiarato fuorilegge dal regime, Al-Kadi ad un certo punto ha cominciato a rendersi conto della cultura della violenza radicata nella società siriana che si manifesta soprattutto contro la donna.

Così nel 2004 decise di di investire l’eredità ricevuta dopo la morte di suo padre per fondare la SWO.

«Non difendo le donne, difendo la società», sostiene al-Kadi, «Sono un uomo, ma soffro quando mia moglie subisce una violenza o viene trattata come una cittadina di seconda classe. Ciò peraltro provoca instabilità nel rapporto e ne soffrono anche i nostri bambini», aggiunge.

Da quando ha fondato la SWO, la copertura nei media siriani dei diritti delle donne, insieme a quelli dei bambini e dei disabili (altri settori in cui lavora la SWO), è notevolmemte aumentata. Ma più significativo è stato il cambiamento nel modo stesso in cui i notiziari trattano ora la questione delle donne.

«Nel passato i media condannavano la violenza contro le donne in un’ottica di pietà o perché un episodio era haram (vietato) secondo l’Islam, oppure perché avrebbe impedito lo sviluppo del paese», spiega Al-Kadi. «Adesso la maggior parte degli articoli e dei programmi affrontano questioni come i delitti d’onore, di cui sono vittime le donne, dal punto di vista dei diritti umani o della società civile ed è in questa chiave che vorremmo che la società le considerasse», aggiunge.

«SWO ha abbattuto il muro di silenzio che esisteva da troppo tempo», afferma Maan Abdul Salam, direttrice dell’Etana Press and Library, «ha reso evidente i problemi nella nostra società come, ad esempio, certe tradizioni e leggi».

L’anno scorso, una campagna del SWO contro i delitti d’onore ha portato ad una modifica della legge vigente: adesso pena da scontare è aumentata da uno a due anni di prigione. Mentre la leggerezza di questa punizione rimane sconvolgente, rappresenta in ogni modo un successo per la SWO.

Un anno fa l’organizzazione ha lottato contro una proposta di legge sui «diritti della persona» che violava i diritti fondamentali delle donne e il governo siriano è stato costretto ad abbandonare la proposta. E’ stato uno dei rari casi in cui le azioni svolte da parte dei cittadini siriano hanno sfidato con successo le autorità.

Al-Kadi sottolinea che è sempre più urgente il bisogno di un maggior numero di organizzazioni come la sua, poichè le condizioni della donna in Siria peggiorano. Affermazione confermata dall’Indice del Forum Mondiale relativo all’ineguaglianza fra i sessi, che mostra come lo status delle donne siriane sia peggiorato negli ultimi anni.

Al-Kadi attribuisce questo peggioramento alla diffusione del radicalismo islamico. Di conseguenza con il suo prossimo progetto SWO monitorerà tutte le forme di estremismo, dalla discriminazione religiosa all’intolleranza laica all’uso del velo.

Al Kadi respinge seccamente l’idea che può fare di più in quanto uomo e sostiene che SWO funziona così bene perché riesce a dedicare fino a 18 ore al giorno al suo lavoro.

Mentre promuove i diritti delle donne, al-Kadi ammette che i diritti di sua moglie, che lavora con lui, potrebbero essere stati ugualmente violati. Il loro ufficio, colmo di fogli di carta e tazzine di caffè, è anche la loro casa.

«Lei non gode della sua privacy da cinque anni», dice Al-Kadi, «ma ho bisogno che il mio ufficio sia casa mia, perché quando mi faccio prendere da qualcosa, non riesco a smettere. Ed è questo che è successo con SWO». Nena News



SIRIA: DIRITTI DELLA DONNA, NON SOLO UNA QUESTIONE DI GENERE | NENA NEWS | NEAR EAST NEWS AGENCY (http://www.nena-news.com/?p=1596)

Avamposto
17-09-10, 15:36
Pressione dell'Aiea su Siria e Iran, che accusano Israele

giovedì 16 settembre 2010


VIENNA (Reuters) - Le potenze occidentali hanno fatto pressione oggi sulla Siria affinché conceda agli ispettori Onu l'accesso a un sospetto sito nucleare nel deserto, ma Damasco, in coro con l'Iran sua alleata, sostiene che l'attenzione dovrebbe essere concentrata su Israele, che ha bombardato il sito facendone macerie.

L'inviato Usa presso l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), parlando durante un dibattito del consiglio direttivo sulla Siria, ha detto che il suo paese è pronto ad appoggiare l'utilizzo da parte dell'agenzia di "ogni mezzo" per indagare la questione.

Sono passati due anni dall'ultima volta che l'Aiea è stata autorizzata all'ispezione del sito Dai Alzour, distrutto da Israele nel 2007.

Secondo alcuni rapporti dell'intelligence Usa, la struttura era una reattore atomico in costruzione, basato su un progetto nordcoreano, che aveva la funzione di produrre combustibile atomico per una bomba. La Siria, come l'Iran, nega di aver mai avuto un programma atomico militare.

L'Aiea la scorsa settimana ha però riacceso l'attenzione sul sito, sostenendo che il rifiuto della Siria ad una nuova ispezione potrebbe mettere a rischio eventuali prove.

Secondo quanto riferito da fonti diplomatiche, oggi l'inviato siriano Mohammed Badi Khattab ha risposto che l'agenzia non ha alcun bisogno di tornare ad ispezionare il sito, avendo già avuto "ampie prove" che non avesse fini militari.

Il dibattito sorto sulla vicenda in seno al consiglio dell'Aiea fatto emergere profonde divisioni su un argomento che secondo l'Occidente mina la credibilità stessa dell'agenzia e rischia di danneggiare il regime di non proliferazione.

"Purtroppo e con crescente preoccupazione, le informazioni sulle attività nucleari clandestine della Siria si stanno perdendo o sono già state perse interamente a causa del rifiuto della Siria a cooperare", ha detto l'inviato Usa Glyn Davies in un comunicato.

La Siria invece, insieme all'ambasciatore iraniano Ali Asghar Soltanieh e ad altri paesi arabi, ha chiesto all'Aiea di concentrare l'attenzione piuttosto sul presunto arsenale atomico di Israele. Il gruppo la prossima settimana potrebbe tentare di far approvare una risoluzione all'Aiea per chiedere a Israele di firmare un patto contro le armi nucleari.



Pressione dell'Aiea su Siria e Iran, che accusano Israele | Prima Pagina | Reuters (http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE68F0GB20100916)

Avamposto
17-09-10, 15:37
L’inviato americano in missione per rilanciare il dialogo tra Israele e Siria



DAMASCO - L’inviato della Casa Bianca in Medioriente, George Mitchell, dopo aver preso parte a due sessioni dei negoziati di pace israelo-palestinesi negli scorsi due giorni a Sharm El Sheikh e a Gerusalemme, ha avuto ieri a Damasco un colloquio col presidente Bashar Assad nel tentativo di portare anche la Siria al tavolo delle trattative con Israele con l’obiettivo dichiarato di arrivare a una pace regionale. Gli Stati Uniti, ha affermato Mitchell, pensano infatti che i negoziati israelo-palestinesi non debbano essere un ostacolo anche a una trattativa tra Israele e Siria e nemmeno tra Israele e Libano. Nell’itinerario di Mitchell dopo Damasco è inclusa anche una sosta a Beirut. La collaborazione della Siria è anche ritenuta utile ai fini dei negoziati israelo-palestinesi in considerazione del fatto che Damasco ha finora appoggiato e aiutato le organizzazioni palestinesi più radicali, come Hamas, ostili a un’intesa con Israele.
«Lo sforzo che stiamo attuando per risolvere il conflitto israelo-palestinese - ha detto Mitchell al termine dell’incontro con Assad - non contrasta in alcun modo col nostro obiettivo di una pace generale, anche tra Israele e Siria». Lo sforzo diplomatico Usa sembra coordinato con la Francia e non per caso un inviato del presidente Nicolas Sarkozy, Jean-Claude Cousseran, è stato ricevuto tre giorni fa da Assad. Un colloquio che è stato preceduto da quello che il diplomatico francese ha avuto con Uzi Arad, consigliere per la sicurezza nazionale del premier israeliano Benyamin Netanyahu, dal quale avrebbe ricevuto segnali apparentemente incoraggianti. Non vi sono però finora indicazioni di una modifica nella tradizionale posizione della Siria che condiziona la ripresa di un negoziato di pace, interrotto dieci anni fa, a un chiaro e pubblico riconoscimento israeliano che le alture del Golan occupate nel 1967 saranno interamente restituite alla Siria.
Israele, a sua volta, non sembra più opporsi a un ritiro pressoché totale dal Golan - pur ritenendolo di grande importanza strategica - ma vuole dalla Siria la rottura della sua alleanza con l’Iran - nemico mortale dello stato ebraico - e la fine del sostegno agli Hezbollah in Libano e a Hamas a Gaza. Cosa che Damasco finora non appare disposta a fare. Nel contesto di questo sforzo diplomatico gli Stati Uniti sembrano sperare anche in un recupero della Turchia che in passato aveva svolto discreta ma apparentemente efficace opera di mediazione tra Israele e Siria. Una mediazione bruscamente interrotta dall’offensiva militare israeliana contro Hamas a Gaza, cominciata il 27 dicembre 2008 e durata 22 giorni, che aveva innescato un progressivo rapido deterioramento nelle relazioni di Ankara con lo stato ebraico.



Corriere.com - Corriere Canadese Online (http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=102095)

Avamposto
17-09-10, 15:38
Attivista curdo-siriano: 'I curdi di Siria appoggiano i palestinesi e non hanno alcun rapporto con Israele'

Scritto il 2010-09-17 in News


Irbil (Iraq) - InfoPal. Salah Badr ed-Din, uomo politico curdo-siriano, nega che gli israeliani abbiano svolto esercitazioni militari e formazione politica nel Kurdistan iracheno sia per i curdi di Siria che per i cristiani siriani e libanesi, poiché la posizione dei curdi di Siria sulla questione della Palestina e dell'occupazione israeliana è molto chiara.

Egli ha detto che chi accusa i curdi di Siria residenti nel Kurdistan iracheno di rapporti con Israele dovrebbe mostrare delle prove: "Che il Mossad addestri i curdi siriani e i cristiani siriani e libanesi è un discorso del tutto campato in aria, poiché il movimento curdo in Siria è essenzialmente non-violento".

Pertanto Badr ed-Din ha rinnovato il sostegno dei curdi di Siria verso i palestinesi: "Nessuno può far mutare questa posizione filo-palestinese, poiché il nostro rapporto con l'Olp e le fazioni della resistenza è di lunga data. Noi riteniamo si tratti di una causa legittima perché Israele è uno Stato usurpatore e razzista, quindi non abbiamo avuto, né mai avremo, rapporti con esso".





http://www.infopal.it/leggi.php?id=15900

Majorana
18-09-10, 02:09
Siria/ Damasco, domani in visita presidente iraniano Ahmadinejad

Damasco, 17 set. (Apcom) - Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad arriverà domani in Siria per una breve visita durante la quale incontrerà il suo omologo Bashar al Assad. E' quanto si è appreso da fonti diplomatiche a Damasco.
"Il presidente iraniano effettuerà una breve visita a Damasco durante la quale incontrerà il presidente siriano per esaminare gli ultimi sviluppi sulla scena regionale e quella internazionale", ha indicato la fonte diplomatica che ha richiesto l'anonimato.
Ahmadinejad si recherà in seguito in Algeria, secondo questa stessa fonte. L'ultima visita di Ahmadinejad a Damasco risale al 25 febbraio. Aveva all'epoca sottolineato la "solidità" delle relazioni tra Teheran e Damasco, all'indomani dell'appello degli Stati Uniti alla Siria perchè prendesse le distanze dall'Iran.
Teheran è sospettata dall'occidente, Stati Uniti in testa, e Israele di cercare di dotarsi della bomba atomica sotto copertura di un programma nucleare civile. Assad aveva da parte sua difeso il diritto dell'Iran a un programma nucleare civile. Gli Stati Uniti avevano anche invitato la Siria a smettere di armare il movimento sciita libanese Hezbollah, sostenuto anche dall'Iran, e di riprendere i negoziati di pace con Israele, nemico giurato della repubblica islamica. Durante questa visita a febbraio, il presidente iraniano aveva inoltre incontrato il leader in esilio del movimento integralista palestinese Hamas, Khaled Meshaal.


Siria/ Damasco, domani in visita presidente iraniano Ahmadinejad - Esteri - Virgilio Notizie (http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/2010/09_settembre/17/siria_damasco_domani_in_visita_presidente_iraniano _ahmadinejad,26095834.html)

Avamposto
24-09-10, 12:33
La Siria e i nuovi scenari mediorientali

di Matteo Bressan
bressan@ragionpolitica.it

martedì 21 settembre 2010


I cambi di fronte e le pressioni dei potenti vicini del Libano su una comunità piuttosto che su un'altra sono una costante della vita politica del Paese dei Cedri. Allo stesso tempo la storia del Libano è segnata dall'arrivo degli eserciti stranieri e dalle milizie armate: l'Olp, i siriani, i sauditi, gli yemeniti del Nord, i sudanesi, gli israeliani, gli americani, i francesi, gli italiani e il contingente britannico sono stati sempre ben accolti dal gioioso, scaltro e sospettoso libanese. Tutti gli eserciti che hanno attraversato o stazionato in Libano si sono sempre impegnati a non fermarsi una sola ora, un solo minuto più del necessario, per poi uscire dal complesso scenario libanese frustrati o umiliati.

Questa costante, insieme alla frammentazione comunitaria e confessionale della società libanese, va tenuta in considerazione alla luce di quanto sta avvenendo all'ombra del vertice tra Israele e Autorità Nazionale palestinese. Infatti, pur constatando che il fulcro della difficile partita è incentrato sul tentativo dell'amministrazione Obama - discutibile nei modi - di giungere alla costituzione di uno Stato palestinese, non sfuggono le manovre di Arabia Saudita ed Emirati Arabi di allontanare la Siria da Hezbollah, l'ingombrante Partito di Dio.

In questa direzione vanno anche le dichiarazioni del premier Saad Hariri, il quale, dopo aver per quattro anni puntato il dito contro la Siria quale mandante dell'assassinio del padre Rafiq, ha spiazzato molti analisti. In realtà erano emersi segnali di riavvicinamento già dallo scorso dicembre, quando il giovane Hariri aveva effettuato una storica visita in Siria, la prima delle tante che si sono succedute negli ultimi mesi. In quell'occasione evidenziammo che l'unica strada politica percorribile in vista della stabilizzazione del Libano passava per Damasco. Le dichiarazioni concilianti del premier Hariri, tese a distendere i rapporti tra Libano e Siria scagionando quest'ultima dal coinvolgimento nell'omicidio del padre, lasciano intuire come il vero pericolo sia Hezbollah. Nel giro di un anno, infatti, anche le indagini del Tribunale Speciale libanese hanno attutito le responsabilità siriane, per concentrarsi sul Partito di Dio.

La Siria torna quindi a giocare il ruolo di arbitro e paciere del Libano, e torna ad applicare quella che è stata storicamente la dottrina di Damasco nei confronti del Paese dei Cedri. La Siria, infatti, intervenuta nella guerra civile del 1975 a sostegno dei cristiani maroniti, ha sempre alimentato una latente conflittualità tra le varie comunità senza mai prediligere o sostenere la supremazia di una sulle altre. La stabilità del Libano è stata anche, in passato, un motivo di ricchezza per l'economia della Siria, che ha sempre gestito la tensione con Israele in base alle convenienze regionali e internazionali.

A questo punto, però, la partita sembra essere più difficile del solito. Per tre motivi. In primo luogo perché una politica eccessivamente filo-siriana metterebbe in difficoltà gli equilibri della Coalizione del 14 marzo, attualmente al governo e nata in chiave anti-siriana. Il secondo problema è poi costituito dall'arsenale e dalla compattezza di Hezbollah, che nel sud del Libano è ormai a tutti gli effetti il vero padrone e arbitro della stessa sorte della missione UNIFIL. Hezbollah, infatti, potrebbe non gradire una restrizione del proprio campo di azione politico e militare e potrebbe saldare ancora di più i propri legami con l'Iran. Il rischio che il giocattolo sia sfuggito di mano e che la situazione possa degenerare è inoltre supportato dall'interesse che lo stesso Ahmadinejad sta dedicando al Libano. Il presidente iraniano, infatti, sarà in visita ufficiale il prossimo 13 ottobre in Libano e, oltre a visitare i luoghi della «resistenza» del Partito di Dio contro l'acerrimo nemico israeliano, potrebbe offrire al Paese dei Cedri nuove forniture di armi in sostituzione di quelle americane. Va ricordato, infatti, che dopo l'incidente avvenuto lo scorso agosto alla frontiera tra Libano e Israele, gli Usa hanno sospeso le forniture all'esercito libanese poiché seriamente preoccupati delle infiltrazioni di Hezbollah all'interno di questo. Non è da escludersi, pertanto, la possibilità che la Siria cerchi di armare e sganciare Amal, il partito del presidente del Parlamento libanese Nabih Berri, da Hezbollah, come gli incidenti avvenuti alla fine di agosto a Beirut ovest sembrano far pensare.




Ragionpolitica - La Siria e i nuovi scenari mediorientali (http://www.ragionpolitica.it/cms/index.php/201009213378/libano/la-siria-e-i-nuovi-scenari-mediorientali.html)

Avamposto
01-10-10, 11:52
JZgTYignSzE

Avamposto
01-10-10, 11:57
La Siria ed il crescente “corteggiamento” americano -

by Abd al-Bari Atwan

L'Assemblea ONU, il processo di pace, e il panorama diplomatico mediorientale,

29/09/2010

Country: Syria, United States,
Website: al-Quds al-Arabi,


25/09/2010

Original Version: سورية و’الغزل الامريكي’ المتصاعد



L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è rimasta per anni un violento terreno di scontro fra gli arabi e gli israeliani. Tuttavia essa si è rapidamente trasformata in un ponte per la “normalizzazione”, diretta o indiretta, dei rapporti tra le due controparti, sotto la copertura fornita dagli sforzi per ridare impulso al processo di pace e per risolvere il conflitto israelo-palestinese.

L’epoca in cui gli arabi dominavano le riunioni dell’Assemblea Generale, impegnandosi in duri confronti con gli israeliani e con i loro sostenitori americani, e chiedendo la loro condanna in qualità di rappresentanti di uno Stato razzista, è finita per sempre. La situazione si è capovolta, ed è Israele che chiede di essere riconosciuto come Stato ebraico, trovando il sostegno del presidente americano Obama il quale non ha esitato a descrivere la Palestina come la terra storica del popolo ebraico, accompagnato dagli applausi dei delegati arabi, o quantomeno dal loro silenzio.

Coloro che attualmente difendono con veemenza i diritti degli arabi, e che bollano Israele come “terrorista” e responsabile di crimini di guerra, sono in gran parte non arabi, come il presidente turco Abdullah Gul, il presidente iraniano Ahmadinejad, ed il presidente del Nicaragua Daniel Ortega. I leader arabi, dal canto loro, parlano di pace, di dialogo e di convivenza, per sottolineare la loro civiltà ed il loro cambiamento di posizione.

Mentre i funzionari arabi, e palestinesi in particolare, stringevano la mano ai funzionari israeliani, e tenevano lunghi incontri con il presidente Shimon Peres (il quale ha prolungato il suo soggiorno appositamente per accogliere le richieste arabe a questo proposito), il presidente turco annullava un incontro con lo stesso Peres adducendo a giustificazione una fitta agenda di impegni, la quale però non ha gli ha impedito di avere un lungo colloquio con il presidente iraniano Ahmadinejad.

La stranezza del caso ha voluto che la seduta di apertura dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite coincidesse con la pubblicazione, da parte del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU, del rapporto della commissione d’inchiesta incaricata di investigare sull’aggressione israeliana alla Flottiglia della Libertà. Questo rapporto condanna Israele per aver fatto un uso sproporzionato della forza contro attivisti disarmati, uccidendo nove turchi e violando in maniera palese il diritto internazionale.

Tutti gli oratori arabi hanno tuttavia ignorato il rapporto per timore di far infuriare il presidente Obama e la delegazione israeliana – che comprendeva Peres ed il premier Benjamin Netanyahu – e per ribadire le loro intenzioni pacifiche nei confronti del vicino israeliano, che potrebbe trasformarsi in un alleato qualora Tel Aviv a Washington dovessero decidere di sferrare un attacco militare per distruggere le installazioni nucleari iraniane.

Il presidente Obama ha annunciato agli arabi la sua visione di uno Stato palestinese che diventi membro delle Nazioni Unite, e la cui delegazione sia presente alla prossima riunione dell’Assemblea Generale, senza tuttavia definire la natura di questo Stato, ed al contempo ribadendo il carattere ebraico dello Stato di Israele e chiedendo agli Stati arabi di compiere passi in direzione di una rapida normalizzazione dei rapporti con Tel Aviv.

Ciò che occupa i pensieri dell’amministrazione americana attualmente non è la questione dello Stato palestinese, pur con tutta la sua importanza, ma il programma nucleare iraniano. Essa pertanto sta concentrando tutti gli sforzi sul tentativo di isolare l’Iran, propagando la discordia confessionale – che aveva fatto divampare in Iraq con l’invasione e l’occupazione di quel paese – al resto del mondo arabo, ed in particolare alla penisola araba ed alla regione del Golfo.

L’incontro che si terrà lunedì tra il ministro degli esteri siriano Walid al-Moallem e la sua omologa americana Hillary Clinton, a margine dell’Assemblea Generale dell’ONU, sarà della massima importanza per i risultati che potrebbero derivarne.

La Casa Bianca sta “corteggiando” da mesi le autorità siriane, attraverso lusinghe quali la possibilità di una ripresa del negoziato siro-israeliano e la disponibilità del governo Netanyahu a fare concessioni “dolorose” riguardo alle alture del Golan. Per questa ragione Washington ha inviato giorni fa il senatore George Mitchell a Damasco. Il re saudita Abdullah bin Abdelaziz aveva portato messaggi analoghi al presidente siriano Assad in occasione della sua visita a Damasco, e poi a Beirut (volando sullo stesso aereo con il presidente siriano).

La richiesta americana è chiara: che la Siria esca dall’ “asse del male” rompendo l’alleanza con l’Iran, rinunciando a sostenere politicamente e mediaticamente le fazioni palestinesi (ed in particolare Hamas e la Jihad Islamica), e tagliando le unghie a Hezbollah in Libano (trasformandolo in un partito politico come gli altri partiti libanesi).

L’Iran osserva da vicino questo “corteggiamento” americano e sembra che cominci a mostrare una certa preoccupazione. Cosa rappresenta la visita a sorpresa compiuta dal presidente iraniano Ahmadinejad a Damasco, prima di recarsi a New York, se non una testimonianza di questa preoccupazione?

E’ difficile prevedere cosa avverrà durante l’incontro fra al-Moallem e la signora Clinton, ma si può certamente affermare che il ministro degli esteri siriano è un diplomatico esperto che appartiene alla scuola del pragmatismo politico e che si oppone ai metodi dello scontro, riponendo la propria fiducia nelle soluzioni pacifiche purché abbiano un “prezzo adeguato”.

Il fatto che le pressioni israelo-americane siano riuscite a far annullare l’accordo per la consegna dei missili antiaerei S-300 di fabbricazione russa all’Iran è un messaggio rivolto anche alla Siria, la quale attende la consegna di missili russi antinave. Israele ha accennato al fatto che potrebbe riuscire, col sostegno americano, a far saltare anche questo accordo.

Il governo siriano ha mantenuto la porta socchiusa ai tentativi di adescamento da parte americana, ed ha risposto positivamente, insieme ad altri paesi, alle esortazioni americane a non compiere azioni di sabotaggio contro la ripresa dei colloqui diretti fra israeliani e palestinesi, a cui la leadership siriana aveva mostrato di opporsi. Damasco si è adoperata ultimamente anche per smorzare le tensioni in Libano. E’ degno di nota il fatto che Khaled Meshaal, il capo dell’ufficio politico di Hamas, non abbia tenuto conferenze stampa a Damasco per opporsi a questi negoziati con la forza che ci si aspettava.

La leadership siriana sa bene quando e come compiere un’escalation. Essa ha giocato le proprie carte con grande accuratezza. Essa sa quando è meglio smorzare i toni e piegarsi di fronte alla tempesta, se i suoi interessi lo richiedono.

La polarizzazione confessionale alle cui prime manifestazioni stiamo assistendo in alcuni paesi del Golfo come il Kuwait e il Bahrein, denotano l’aumento delle probabilità di una guerra. Il fatto che siano trascorsi sette mesi dalle elezioni legislative irachene senza che si sia costituito un governo, o che si sia riunito il parlamento, rappresentano un altro segnale preoccupante.

Alcuni diplomatici arabi alle Nazioni Unite parlano di un “nuovo scenario” di guerra all’Iran, sostenendo che i paesi arabi “moderati” avrebbero convinto l’amministrazione americana a non prendere parte ad un eventuale attacco all’Iran lasciando il compito all’aeronautica militare israeliana, allo scopo di prevenire un’eventuale rappresaglia iraniana contro i paesi arabi, ed in particolare contro l’Arabia Saudita ed i paesi del Golfo. Ciò potrebbe spiegare la decisione degli Stati Uniti di consegnare ad Israele i sofisticati aerei F-35, invisibili ai radar, prima della data stabilita; così come potrebbe spiegare anche l’accelerazione della messa a punto del sistema antimissile “Iron Dome” per difendere Israele dai missili di Hezbollah.

La Siria si trova attualmente di fronte a decisioni cruciali. Corrispondere appieno al corteggiamento americano diretto ed a quello israeliano indiretto, uscendo dal fronte dei “paesi della resistenza”, come Damasco fece durante la campagna “Desert Storm” nel 1991 per cacciare le forze irachene dal Kuwait, potrebbe portare ad una ripresa dei negoziati sul Golan, ma senza alcuna garanzia certa. E’ vero che la Siria acquistò all’epoca una maggiore influenza in Libano, ed ottenne anche aiuti finanziari grazie alla propria decisione; ma Damasco non poté recuperare il Golan e fu alla fine costretta a ritirarsi dal Libano, e soprattutto perse il vantaggio di avere ai propri confini un Iraq baathista di orientamento panarabo e laico.

E’ forse difficile che gli adescamenti americani riescano a convincere la Siria a rompere la sua alleanza con l’Iran, a sbarazzarsi del proprio alleato Hezbollah in Libano, e ad entrare in un processo di piena normalizzazione dei rapporti con Israele. Il prezzo da pagare sarebbe enorme, e le intenzioni israeliane non ressero alla prova dei fatti per ben due volte in passato: la prima in occasione dell’incontro tra Hafez al-Assad e Bill Clinton a Ginevra, e la seconda in occasione dei negoziati di Wye Plantation.

L’attuale sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è stata una sessione “mediorientale” per eccellenza. Dietro le quinte, hanno avuto luogo numerosi incontri segreti che potrebbero aprire la strada a “piatti poco appetitosi”, almeno per noi, preparati dal “cuoco” americano e da quello israeliano. Se il presidente Obama appare fiducioso sulla possibilità di vedere uno Stato palestinese rappresentato alle Nazioni Unite il prossimo anno, non esageriamo dicendo che forse ci troveremo di fronte a un nuovo Medio Oriente, diverso dalla mappa attuale, o forse anche di fronte a volti nuovi, se dovesse scoppiare la guerra con l’Iran a causa di un intervento israeliano o di un intervento congiunto israelo-americano.



Abd al-Bari Atwan è un giornalista palestinese residente in Gran Bretagna; è direttore del quotidiano “al-Quds al-Arabi”



Medarabnews (http://www.medarabnews.com/2010/09/29/siria-e-corteggiamento-americano/)

Avamposto
01-10-10, 11:59
Siria: export italiano in aumento del 37%

Thursday 30 September 2010


In base ai dati di fonte ISTAT, nel giugno 2010 (ultimo dato disponibile) il valore dell’interscambio dell’Italia verso la Siria e’ stato di 978,4 milioni di Euro, registrando un aumento del 78,7% rispetto al dato del giugno 2009. L’incremento e’ da
ascrivere soprattutto all’aumento delle importazioni dell’Italia dalla Siria che sono aumentate del 140,7%, rispetto al giugno 2009 e all’incremento, anche se piu’ contenuto, delle esportazioni italiane +36,7%. La causa di questi incrementi e’ l’aumento dell’interscambio petrolifero, dovuto al rialzo del prezzo internazionale del greggio.
Sempre a giugno 2010, il saldo commerciale ha registrato dopo 4 anni consecutivi di avanzi, un disavanzo di 85 milioni di euro con un netto peggioramento rispetto al giugno 2009 (+105,6 milioni di euro). Le esportazioni italiane verso la Siria sono state pari a 446,5 milioni di euro, registrando un aumento del 37%, rispetto al giungo 2009. In termini di peso percentuale sul totale delle nostre esportazioni in Siria, i comparti trainanti delle esportazioni italiane sono stati nell’ordine: petrolio raffinato con 160,3 milioni di euro (+290,0% rispetto al medesimo periodo del 2009) e quota del 35,9% sul totale esportato dall’Italia; macchinari ed apparecchiature meccaniche con 101,7 milioni (-10,3%) e quota del 22,8%; prodotti chimici con 37,5 milioni (-10,4%) ed 8,4% di quota; apparecchiature elettriche e per uso domestico con 25,1 milioni (- 5,5%) e quota del 5,6%; prodotti della metallurgia con 20,7 milioni di euro (-9,5%) e quota del 4,6%; prodotti in metallo con 14,7 milioni (-7,0%) e quota del 3,3% e mezzi di trasporto con 14,4 milioni di euro (+25,7%) e quota del 3,2% sul totale esportato.


Portale di Tribuna Economica, giornale di economia finanza - Siria: export italiano in aumento del 37% (http://www.etribuna.com/eportale/index.php?option=com_content&task=view&id=13928&Itemid=1)

Avamposto
01-10-10, 12:02
tEci6mVV43E

Avamposto
02-10-10, 09:25
-IV5AERlzsY

Avamposto
02-10-10, 09:26
BB7Wl2xNK7Q

Avamposto
02-10-10, 09:26
WqU2J4nk5C0

Avamposto
02-10-10, 09:28
Opinioni: In Siria, sta emergendo un nuovo fenomeno di diffusione della ricchezza in alcu


sta emergendo un nuovo fenomeno di diffusione della ricchezza in alcuni ceti sociali

l’articolo qui proposto è apparso sul numero di novembre della rivista Syria Today


All’interno della Siria, che sembra non essere toccata dalla recessione globale, sta emergendo un nuovo fenomeno di diffusione della ricchezza in alcuni ceti sociali, il quale porta con sé una radicale trasformazione di una società fino a poco tempo fa ancorata a dinamiche tradizionali. Questo fenomeno è tuttavia accompagnato da nuovi – e finora sconosciuti – squilibri sociali che stanno disintegrando il tessuto tradizionale della società siriana – ammonisce Rime AllafLe norme sociali e religiose nel mondo arabo non hanno mai stigmatizzato in maniera particolare la ricchezza, e lo stesso libro sacro dell’Islam, il Corano, afferma che le ricchezze e i figli – in quest’ordine – costituiscono gli ornamenti della vita. Nel corso dei secoli, la spiritualità e la ricchezza sono state, di conseguenza, concetti perfettamente compatibili nella regione, insieme alla compassione (spontanea o forzata) che garantiva che i meno privilegiati non fossero dimenticati.I recenti serial TV storici hanno ripetutamente sottolineato questo tema, fra gli altri, mettendo in evidenza le elargizioni caritatevoli offerte dai ricchi ai poveri, e la preoccupazione di impedire che le disuguaglianze finanziarie creassero bisogni non corrisposti, alimentando risentimenti e rancori. Sia che questi serial ritraggano fedelmente una società del passato, sia che rappresentino nient’altro che le pie illusioni dei suoi discendenti, l’aspirazione ai valori del passato si riflette nei ritratti della società siriana presenti nelle fiction di successo. In tutto il mondo arabo, la gente dice di desiderare ardentemente i bei vecchi tempi in cui la coesione sociale era forte, allorché un quartiere era simile ad una grande famiglia, e l’idea di un “consiglio degli anziani”, intesi come i leader di fatto delle immediate vicinanze, era l’unica opzione desiderata, e perfino immaginata.Rispetto alle società occidentali, non vi è dubbio che la rete sociale rimanga un principio fondamentale della vita araba, ma l’attuale aspirazione ai valori tradizionali denota il drastico cambiamento che si è verificato nel tempo, ed il riconoscimento che l’immedesimazione sociale è quasi svanita. Ovunque, le società si sono trasformate nella proverbiale “corsa al successo”, mentre la gente lotta con i costi sociali e finanziari della vita. Molti dei fattori ai quali si può imputare la perdita di coesione sociale, tuttavia, non hanno niente a che fare con i “mali necessari” della vita moderna. In Siria, la trasformazione sembra essersi spinta al di là di quanto era economicamente prevedibile, e moralmente accettabile.E’ comprensibile che una società così a lungo privata del consumismo indulga nei suoi eccessi, mettendo mano al portafogli e allentando la cinghia con insuperato entusiasmo. In un terreno vergine così fertile, i produttori di sedicenti prodotti e servizi di lusso erano destinati a trovare la loro remunerativa nicchia di mercato, accanto a quella delle produzioni a buon mercato per le masse. Ma, laddove altri mercati in via di sviluppo automaticamente finiscono con l’offrire una maggiore percentuale di prodotti a basso costo, la capitale siriana ha assistito ad un’esplosione di boutique le cui vetrine mostrano ai clienti capi di vestiario dai prezzi astronomici, e i cui allettanti cartelloni pubblicitari adornano le strade. Malgrado l’immaturità di questo segmento commerciale, e malgrado l’assenza di un’appropriata ricerca di mercato, il proliferare di questi negozi denota un’essenziale comprensione delle tendenze locali ed un’accurata valutazione della domanda di articoli di lusso.Ma, questa nuova concezione del lusso di per sé si è allontanata dalla comprensione classica incarnata da numerosi serial TV e rivendicata come un’aspirazione ad una vita migliore. Mentre la ricchezza era utilizzata per il benessere e l’appagamento personale, il più delle volte lontano da occhi indiscreti, l’attuale comportamento ha rimpiazzato le caratteristiche di privacy e di esclusività con l’ostentazione e con gli atteggiamenti arroganti. In effetti, come si è visto a Damasco, il lusso è diventato una questione di spesa più che di qualità, di marchio più che di reale soddisfazione, e di prezzo più che di valore. Per averne i requisiti, questo lusso deve essere messo in mostra affinché gli altri lo vedano, piuttosto che essere assaporato in privato (infatti, non è raro che un eccessivo sfoggio di ricchezza in pubblico si traduca in una spesa oculata in privato).Ma vi sono altri aspetti in questo nuovo culto siriano del lusso e dello sperpero in pubblico: vi è una competizione a tutti i livelli, ed una gara a spendere più degli altri, in quello che diventa un osceno contesto per determinare chi è che spende di più, spingendo la nozione dell’ “essere all’altezza dei propri vicini” verso nuove frontiere. I matrimoni, ad esempio, sono divenuti una perfetta cartina di tornasole, con ogni “nuovo ricco” degno di questo nome che ormai prolunga i festeggiamenti fino a quando viene servita la colazione, e che offre sempre il “miglior” servizio di catering, ed i “migliori” decoratori ed organizzatori; così come ciascuno di questi nuovi ricchi deve sempre avere “il meglio” in ogni altro campo – e questo “meglio” cambia regolarmente. Ovviamente, più alto è il prezzo, e meglio è.Questi fattori hanno tutti contribuito ad allargare la voragine che separa i ricchi dai poveri, i quali si sentono sempre più emarginati. A differenza del consiglio degli anziani ultimamente visto in televisione, che si preoccupa del bene della società, la maggior parte delle persone che dovrebbero essere leader della comunità oggi sembra dimenticare le sofferenze delle persone meno fortunate di loro, ed il fardello psicologico che viene caricato su di esse. In una certa misura, ciò può essere detto anche di altre società, ma la situazione appare più estrema in una società che pretende di essere compassionevole e coesa.E’ triste osservare che molti ricchi damasceni (così come molte persone abbienti nel resto del paese) hanno cominciato a soffrire di manie di grandezza, ed a considerare la maggior parte di coloro che li circondano come dei subalterni, nel migliore dei casi. Ai collaboratori domestici ci si riferisce e ci si relaziona nel modo più offensivo e degradante (con conversazioni che includono frasi odiose come “la mia filippina” o “la mia etiope”, o che si riferiscono a donne di altre nazionalità costrette a lavorare in condizioni così umilianti), e lo stesso avviene nei confronti degli operai. Quello che poteva essere un semplice eccesso si è trasformato in volgare esibizionismo, con mostruose quantità di denaro sprecate e sbandierate in faccia a gente che non riesce ad arrivare alla fine del mese, con una nonchalance che scioccherebbe il più smaliziato fra noi.Sembra surreale parlare di lusso (o, in questo caso, di decadenza) mentre si prevede una recessione globale; tuttavia, a Damasco molti concordano sul fatto che la Siria non sia stata toccata dal catastrofico crollo dei mercati finanziari, e che essa sia fondata su un’economia “reale”. Questa pericolosa valutazione è fuorviante, e non fa altro che mettere in evidenza il fatto che l’economia siriana, in effetti, è ancora in una fase iniziale, e non è pronta all’era della globalizzazione. Di conseguenza, ciò semplicemente conferma che presto o tardi il paese sarà certamente colpito dalla recessione, e vantarsi del contrario è una manifestazione di ignoranza – così come lo è l’odioso approccio alla ricchezza.Un simile comportamento pretenzioso certamente non è limitato a Damasco, alla Siria o agli arabi; è ormai un flagello in tutto il mondo. Tuttavia, è più scioccante vedere che esso si sta diffondendo in un luogo che ancora si vanta della struttura conviviale della sua società, della sua storia di nobili valori e del suo rispetto della religione. Quanto più questo comportamento diventa la norma per individui che dovrebbero essere i depositari del codice etico della società, tanto più diventa difficile associare queste caratteristiche a quella che un tempo fu la culla della civiltà.


Rime Allaf è un’analista siriana residente in Gran Bretagna; è ricercatrice associata presso il Royal Institute of International Affairs ( Chatham House);


Centro Italo Arabo e del Mediterraneo - In Siria, sta emergendo un nuovo fenomeno di diffusione della ricchezza in alcu (http://www.assadakah.it/modules.php?name=News&file=article&sid=2680)

Avamposto
02-10-10, 09:29
Archeologia: Da Damasco ad Aleppo, partono dall'Italia 12 missioni archeologiche






(ANSAmed).

(dell'inviata Eloisa Gallinaro)



DAMASCO - La più famosa è la Cittadella di Damasco, la più affascinante è l'antichissima Palmyra ma, ad avere bisogno di aiuto, è tutto lo straordinario e, spesso sconosciuto, patrimonio archeologico della Siria che vorrebbe costruire con l'Italia una partnership per la tutela e la valorizzazione di scavi, musei e laboratori di restauro.Sono 12, sparse in tutto il Paese, le missioni archeologiche che fanno capo alle principali università italiane, oltre agli interventi per 7 milioni di euro che la Cooperazione sta effettuando alla Cittadella, al Museo e al laboratorio di restauro di Damasco, dotato di sofisticate attrezzature e centro di formazione per specialisti che, a breve, verranno anche dalla Giordania e dal Libano.

La Cittadella di Damasco, fortezza con bastioni, mura e fossati al centro della città vecchia utilizzata come quartier generale durante le crociate ma anche residenza di Saladino, è un gioiello architettonico dell'XI secolo che sarà aperto al pubblico per la prima volta grazie anche all'intervento italiano.A Palmyra, 250 chilometri a nord-est di Damasco, la missione archeologica dell'Università di Milano in collaborazione con la Direzione generale delle Antichità di Siria ha avviato scavi nei 114.000 metri quadrati del quartiere sud-orientale.Ma non solo, e, nella zona intorno all'Oasi, l'intervento dell'Italia é diretto alla protezione del parco naturale e all'utilizzo di tecniche sofisticate per il rilevamento geoarcheologico e la ricostruzione paleo ambientale. L'area, frequentata già dalla preistoria, fu poi attraversata dalla via carovaniera che collegava la Mesopotamia al Mediterraneo dalla metà del terzo millennio a.C.

Dal 2008 è attivo un programma per l'ammodernamento del museo di Idlib, a nord della capitale, per ospitare le importanti collezioni delle campagne archeologiche italiane nella regione (Ebla, Tll Afis, Qminas, Tell Deinit, Tell Tuqan). Quella di Idlib è un'area molto significativa dal punto di vista storico, per le numerose città morte e quasi 200 "tell", colline nelle quali sono sepolte civiltà come quella di Ebla, un tempo capitale di un grande regno.

Da qui provengono le famose tavolette cuneiformi scoperte dall'archeologo italiano Paolo Matthiae, risalenti al terzo millennio avanti Cristo. In programma inoltre anche un intervento per il museo di Aleppo. La Siria è il primo Paese al mondo nel campo della 'cooperazione' archeologica italiana.

Ma il progetto è di andare oltre.Dopo la visita del presidente Giorgio Napolitano, in marzo, sono state le autorità di Damasco a lanciare l'idea di dare all'Italia la leadership per la riforma dell'intero sistema museale siriano. Un intervento costoso, che potrebbe essere finanziato anche con 14 milioni di euro che l'Accordo di conversione del debito, in discussione, potrebbe rendere presto disponibili.

"Il lavoro intorno alla cultura è importante anche per l'economia del Paese ed è in questa logica produttiva che lavoriamo", ha spiegato il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, in missione in Siria da domenica. E si è detta pronta a organizzare una settimana 'siriana' in Italia, proposta dal vice ministro della cultura Turky Mohammad al Sayed.





Centro Italo Arabo e del Mediterraneo - Da Damasco ad Aleppo, partono dall'Italia 12 missioni archeologiche (http://www.assadakah.it/modules.php?name=News&file=article&sid=3045)

Avamposto
02-10-10, 09:30
Personaggi: S.CRAXI A DAMASCO,PARTNER ECONOMICO E CHIAVE MO




AL VIA LA MISSIONE STEFANIA CRAXI, M.O. ED ECONOMIA IN AGENDA INCONTRI AI MINISTERI ESTERI, ECONOMIA, TRASPORTI E CULTURA

S. CRAXI VISITA OSPEDALE ITALIANO

SIRIA PESSIMISTA SU PROCESSO DI PACE



Da parte delle autorità siriane “ho riscontrato un atteggiamento pessimista” sul processo dipace in Medioriente, in particolare dopo il raid israeliano alla 'Freedom Flotilla' per Gaza. E' quanto ha dichiarato il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi al termine di un incontro a Damasco con il vice ministro siriano degli Esteri Abdel Fattah Ammoura. Riferendo ai giornalisti sull'esito del colloquio, la Craxi ha spiegato che secondo il vice ministro “il processo di pace non va da nessuna parte e l'ultima azione di Israele ha creato un clima difficile”. ''Ho spiegato che non la penso così - ha precisato la Craxi - credo che dopo anni di negoziati ci sia la possibilità di trovare un accordo sui punti concreti.



Ma - ha ammesso - in questi anni sono cresciuti anche gli estremismi che invece impediscono un accordo”.

“Il governo italiano è impegnato a trovare soluzioni, a creare un'atmosfera per i colloqui, a rompere quel circolo vizioso per cui il mondo arabo incolpa Israele e viceversa”, ha aggiunto il sottosegretario. In generale, ha precisato, nella sua visita in Siria e in quella in Israele di due settimane fa ha riscontrato “atteggiamenti vari, da quelli piu' concreti e realisti a quelli legati a un mondo rivendicazionista che non serve”.

LA MISSIONE

Il 20 giugno ha preso il via la missione di tre giorni in Siria del sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, che a Damasco ha avuto numerosi incontri con rappresentanti delle istituzioni locali.

Al centro dei colloqui, la situazione politica regionale,con particolare riferimento alla crisi israelo-palestinese, alla situazione nella Striscia di Gaza - anche alla luce del recente raid israeliano sulla Freedom Flottilla diretta verso le coste del territorio palestinese -, al ruolo regionale dell'Iran e al suo dossier nucleare. La visita è stata l'occasione per ribadire l'impegno dell'Italia a favore della firma dell'Accordo di Associazione tra Siria e Unione europea e la convinzione che Damasco possa giocare un ruolo chiave nella soluzione del conflitto israelo-palestinese, così come nella riconciliazione interpalestinese.

La delegazione italiana ha espresso il suo sostegno ai recenti passi avanti fatti dalla Siria nel rilancio dei rapporti con gli Usa, ma anche a favore della formazione del nuovo governo libanese e nella maggiore tutela dei diritti delle donne e delle minoranze del paese.





DAMASCO,PARTNER ECONOMICO E CHIAVE MO

Fattore di stabilizzazione nell'area mediorientale e partner economico di primo piano anche per l'Italia: del doppio ruolo della Siria, e delle aspettativeitaliane, parla il sottosegretario agli Esteri StefaniaCraxi, nella lunga serie di incontri istituzionali in agenda nel corso della missione che si concluderà mercoledì.

Dell'influenza che la Siria può giocare sul processo di riconciliazione intra-palestinese e della ripresa dei negoziati diretti israelo-palestinesi, Craxi ha discusso con il ministro degli Esteri Walid Al Moallem e con il suo vice, Abdel Fattah Ammoura.

L'Italia sostiene l'Accordo di associazione con l'Unione europea che favorirebbe, tra l'altro, l'aggancio della Siria ad una dimensione occidentale e mediterranea più strutturata con ricadute economiche, oltre che politiche.

E’ quello economico, l'altro versante dei colloqui di Craxi che ha visto il vice premier per le questioni economiche, Abdullah Al Dardari, il ministro dei trasporti Yarub Sleiman Badr, ma anche i vertici del Business Council siro-italiano, lanciato nel marzo scorso come 'sostegno' alle iniziative economiche tra i due Paesi.

L'Italia è al quarto posto tra i Paesi fornitori, con una quota di mercato del 5,9% dopo ArabiaSaudita, Cina ed Emirati.

Ed è al quarto posto anche come mercato di sbocco dell'export siriano, con il 6,1%, dopo Iraq,Germania e Libano. Importante, quindi, la partecipazione siriana al Forum Economico e Finanziario per il Mediterraneo, il prossimo 12 e 13 luglio a Milano, altro punto dei colloqui tra Stefania Craxi e i suoi interlocutori a Damasco.



LE CURE 'ITALIANE' A CRISTIANI E MUSULMANI, 17 SUORE IN CORSIA A DAMASCO

"Prendiamo ai ricchi per dare ai poveri". E' questa la filosofia con cui Joseph Fares, medico siriano diventato cittadino italiano da pochi mesi, amministra l'Ospedale italiano di Damasco, con l'aiuto di 17 suore salesiane. Una struttura aperta a tutti, di tutte le fedi e "di qualsiasi ceto economico".

Le tariffe sono "personalizzate", spiega il dottor Fares, da 14 anni alla guida di uno dei migliori ospedali della Siria. "Chi può pagare, paga". Ma poi ci sono i profughi iracheni o i tanti disoccupati, e per loro le cure sono gratuite.

Le 17 religiose che affiancano il medico sono di sette nazionalità diverse, dall'India all'Irlanda. E poi ci sono sei italiane.

Tutte orgogliose della struttura in cui lavorano. "Da qui è passata a farsi visitare anche la moglie del presidente Bashar al-Assad - ricorda la decana, suor Otilia, che a 91 anni sembra non aver alcuna intenzione di smettere di lavorare tra i reparti - Le abbiamo regalato dei biscotti fatti in casa e al presidente sono piaciuti così tanto che non smette di parlarne".

E' da questo ospedale, fiore all'occhiello del saper fare italiano all'estero.

Creato nel 1913, gestito dall'Associazione nazionale per soccorrere i missionari italiani (Ansmi), ammodernato nel 1998 fino a renderlo uno dei piu' all'avanguardia nell'intera regione, l'ospedale ha 55 posti letto, un pronto soccorso aperto 24 ore al giorno, moderni laboratori di analisi, un centro oftalmico e uno di dialisi, un reparto di chirurgia. Una donazione della Cooperazione italiana tra 2004 e 2005 lo ha dotato di macchine modernenei reparti di radiologia, cardiologia e chirurgia.

"Qui noi facciamo tanto - dice suor Otilia, che è partita dall'Italia 50 anni fa, prestando servizio in Egitto, Libano e Siria - e lavoriamo per tutti, cristiani e musulmani. E questi ultimi, quando ritornano a casa dopo essere stati curati così bene, ci chiedono un'immagine della Madonna, come quella che teniamo appesa in molte stanze".

"Potremmo fare di più", precisa suor Giovanna, che di anni ne ha 81 ed e' partita dalla provincia di Taranto 40 anni fa.

"Sarebbe bello se ci ridessero gli ambienti della scuola", dice, precisando che non hanno smesso di tenere corsi di sartoria con tanto di diploma italiano, a cui partecipano molte siriane, ma soprattutto profughe irachene.

Suor Giovanna ha anche un altro desiderio. "Noi siamo di sette diversi paesi - dice riferendosi alle suore salesiane che lavorano nell'ospedale - sarebbe bello poter avere anche medici e infermieri di altri stati".

“Ho ribadito l'invito italiano alla Siria per il forum economico e finanziario per il Mediterraneo che si terrà a Milano il 12 e 13 luglio e ho riscontrato un grande interesse”. Lo ha dichiarato il sottosegretario agli EsteriStefania Craxi, a conclusione degli incontri a Damasco con il ministro dei Trasporti siriano Yarub Sleiman Badr e con il vice primo ministro responsabile per l'economia Abdullah Al Dardari. “Dardari ha chiesto di poter incontrare importanti aziende italiane in occasione del forum e mi sono impegnata a definire un'agenda possibile da proporre” ha proseguito la Craxi,spiegando di aver constatato nei suoi interlocutori una grande apertura.



”L'Italia è percepita come un Paese amico, con una diplomazia non invasiva e un sistema economico pronto a collaborare'', ha aggiunto la Craxi, spiegando che le imprese italiane sono “disponibili a interagire con uno spirito di co-ownership che ci è riconosciuto”. In questo senso, per il sottosegretario “l'Italia Può giocarsi un grande ruolo'' e ha un vantaggio rispetto a concorrenti europei come la Spagna, alla luce della crisi economica con cui si confronta, e la Francia, a cui viene attribuito un “approccio più assertivo”. Il forum di Milano si svolge sotto l'egida del ministero degli Affari Esteri ed è organizzato in prima persona dalla Craxi. Nei giorni scorsi l'evento è stato al centro di una polemica con Israele, che ha lamentato l'invito di una delegazione economico-finanziaria e non politica.

COOPERAZIONE: SIRIA, LINEA DI CREDITO DI 20 MILIONI DI EURO PER PMI

L’Italia sostiene la piccola e media imprenditoria siriana. Il Ministro Franco Frattini, nel corso del recente incontro a Damasco con il collega Walid al-Moallem, ha firmato l’emissione di una linea di credito da 20 milioni di euro per il paese mediorientale, volto a finanziare progetti per Piccole e Medie Imprese (PMI). I fondi, provenienti dalla Cooperazione Italiana, erano stati deliberati a luglio del 2008 e, a settembre dello stesso anno, era stato firmato il memorandum d’intesa. A dicembre del 2009 è stato siglato l’accordo quadro bilaterale (che aggiorna quello in vigore dal 1972) definitivo.

I contributi verranno gestiti direttamente dalle autorità locali e una commissione mista valuterà i progetti presentati. Con questa iniziativa l’Italia intende appoggiare il cammino di riforme avviate dalla Siria, con la progressiva liberalizzazione del sistema finanziario stabilita dal decimo Piano di sviluppo economico 2001-2006. Le riforme puntano a consentire la transizione da un’economia pianificata a un’economia sociale di mercato, anche attraverso il sostegno alle PMI





Centro Italo Arabo e del Mediterraneo - S.CRAXI A DAMASCO,PARTNER ECONOMICO E CHIAVE MO (http://www.assadakah.it/modules.php?name=News&file=article&sid=3009)

Avamposto
02-10-10, 09:31
Attualità: TURCHIA-SIRIA: MANOVRE MILITARI CONGIUNTE




Truppe turche e siriane svolgeranno a partire del 26 aprile e per tre giorni di esercitazioni militari congiunte.

Lo ha annunciato un comunicato diffuso ad Ankara dallo Stato Maggiore delle forze armate turche precisando che le manovre - che si terranno sulla parte turca della frontiera ”sono tese a migliorare la cooperazione e la fiducia tra le forze di terra dei due paesi e ad aumentare il livello di addestramento e la capacità di collaborazione delle unità di confine”.

Manovre analoghe si erano tenute anche nell'aprile dell'anno scorso.

Negli ultimi anni i rapporti tra Ankara e Damasco sono molto migliorati - con grande preoccupazione di Israele - dopo le tensioni causate dall'ospitalità.



Centro Italo Arabo e del Mediterraneo - TURCHIA-SIRIA: MANOVRE MILITARI CONGIUNTE (http://www.assadakah.it/modules.php?name=News&file=article&sid=2911)

Avamposto
02-10-10, 09:32
Personaggi: IL PRESIDENTE ASSAD, SI ALLA LEGALITA’ INTERNAZIONALE






PRESIDENTE FRANCESE SARKOZY PER SUMMIT SU MEDIO ORIENTE A PARIGI.

UN FILM GIA’ VISTO

Di Talal Khrais





Nel tentativo sbloccare lo stato di stallo nel processo di pace mediorientale il presidente francese Nicolas Sarkozy progetta un summit al massimo livello da tenersi a Parigi. Nicolas Sarkozy si è offerto di ospitare a Parigi una conferenza di pace alla quale invitareIsraele, Siria e Anp. "Sarkozy ne ha discusso prima con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, poi con il presidente palestinese Abu Mazen e con quello il Presidente della Repubblica Araba Siriana Bashar Assad".Alla conferenza dovrebbero partecipare anche il Sua Maestà Re giordano Abdullah II, il presidente egiziano Hosni Mubarak e quello libanese Michel Sleiman, oltre arappresentanti del Quartetto per il Medio Oriente. Una idea ripetuta più volte con pessimi risultati.



IL Presidente Bashar Assad invece ha chiesto che viene rispettata la legalità internazionale chiedendo ad Israele di applicare le risoluzioni dell’ONU 242 e 338 e la proposta lanciata dal vertice Arabo di Beirut nel 2001.Gli Arabi all’unanimità hanno votato una risoluzione che vede la restituzione dei Territori Arabi occupati in cambio della normalizzazione dei rapporti con Israele.Questa proposta è stata respinta dal governo di destra in Israele,che rifiuta di restituire le alture del Golan e i Territori Arabi Palestinesi Occupati nel 1967. L’America non fa più pressioni sullo Stato Ebraico per portare avanti il negoziato di pace in conformità delle risoluzioni ONU, l’Europa è immobile in particolare i governi destra, la situazione in Medio Oriente sta precipitando e i conflitti si espandono a macchia d’olio. Purtroppo la posizione del Presidente della Francia è stata deludente chiedendo durante l’incontro con il Presidente Bashar Assad ad Israele, solo di cessare la costruzione di nuovi insediamenti. Insomma passi indietro che non aiutano le forze moderate di svolgere un ruolo e aprono la strada a nuove guerre nella martoriata area.



Centro Italo Arabo e del Mediterraneo - IL PRESIDENTE ASSAD, SI ALLA LEGALITA (http://www.assadakah.it/modules.php?name=News&file=article&sid=2619)

Majorana
02-10-10, 21:18
IRAN-SIRIA: ASSAD, NOSTRI PAESI SONO FRATELLI

(AGI) Teheran - I rapporti tra Iran e Siria sono "solidi": lo ha detto Bashar al-Assad dopo con Mahmoud Ahmadinejad. "Siamo stati accanto all'Iran in modo fraterno fin dall'inizio della rivoluzione", ha ricordato il presidente siriano. "Siamo due governi e due nazioni fratelli", ha aggiunto Ahmadinejad, che ha lodato Assad per il suo supporto ai palestinesi e ai libanesi e la sua sesistenza all'"arroganza globale". -


AGI News On - IRAN-SIRIA: ASSAD, NOSTRI PAESI SONO FRATELLI (http://www.agi.it/iphone/notizie/201010021852-est-rom0088-iran_siria_assad_nostri_paesi_sono_fratelli)

Avamposto
08-10-10, 17:47
Siria, Bachar al-Assad: 'Situazione in Libano non rassicurante'





Il presidente siriano ha espresso preoccupazione per le ingerenze esercitate sull'inchiesta per l'omicidio di Rakik Hariri, ex premier libanese - "La situazione in Libano non è rassicurante a causa delle ultime tensioni e dei tentativi di ingerenza compiuti negli anni", ha detto Assad alla tv turca Trt. Interrogato sui mandati di arresto emessi dalla Siria nei confronti di 33 libanesi, il politico ha precisato che si tratta di provvedimenti di natura "puramente giudiziaria" che non hanno assolutamente alcuna "connotazione politica".I mandati di arresto erano stati emessi nei giorni scorsi contro personalità vicine all'attuale premier e figlio di Rafik Hariri, Saad. La decisione era stata presa dopo il ricorso presentato da un ex-generale libanese contro presunti "falsi testimoni" nell'ambito del processo Hariri.



Siria, Bachar al-Assad: 'Situazione in Libano non rassicurante' - Peace Reporter - Esteri - Virgilio Notizie (http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/peace_reporter/2010/10_ottobre/07/siria_bachar_al-assad_situazione_in_libano_non_rassicurante,264038 76.html)

Avamposto
08-10-10, 17:48
Web: Siria, su Google foto di base con Scud in cui si addestra Hezbollah -


08 ottobre, ore 12:29




Damasco, 8 ott. - (Adnkronos/Aki)- L'esercito siriano dispone di una base in cui nasconde missili Scud e addestra militanti del gruppo sciita Hezbollah al loro uso. E' quanto si legge sul sito del quotidiano Haaretz, in cui si spiega che la base e le attivita' che vi si svolgono sono state rivelate da immagini satellitari. Le foto risalgono al 22 marzo e sono disponibili su Internet, sul sito di Google Earth. Mostrano intense attivita' per la costruzione di basi militari in tutta la Siria, tra cui una di grandi dimensioni a soli 25 chilometri da Damasco, nei pressi della citta' di Adra. La base si trova in una valle, circondata da montagne dall'altezza massima di 400 metri. Sarebbe dotata di tunnel che conducono all'interno delle montagne, dove sarebbero custoditi gli Scud. Cinque missili di 11 metri (la lunghezza degli Scud B e Scud C) sono visibili nella base. Tre si trovano a bordo di camion e due in quella che sembra un'area per l'addestramento. Uno dei due e' montato su una rampa mobile. Ad aprile, la notizia apparsa sul quotidiano 'al-Rai' del Kuwait circa la fornitura di missili Scud dalla Siria a Hezbollah aveva elevato il livello di tensione con Israele. Sia Hezbollah, sia il governo siriano, sia quello libanese avevano smentito con fermezza la notizia, ma l'intelligence israeliana denuncio' che gli Scud sono solo la punta di un iceberg e che Damasco ha gia' fornito agli sciiti libanesi migliaia di razzi.



Web: Siria, su Google foto di base con Scud in cui si addestra Hezbollah - Adnkronos CyberNews (http://www.adnkronos.com/IGN/News/CyberNews/Web-Siria-su-Google-foto-di-base-con-Scud-in-cui-si-addestra-Hezbollah_311075836015.html)

Avamposto
08-10-10, 17:50
MEDIORIENTE
Il ruolo centrale della Siria -


Analisi di Barbara Slavin




WASHINGTON, 6 ottobre 2010 (IPS) - Mentre l’amministrazione Obama tenta di salvare i colloqui di pace israelo-palestinesi, la Siria si prepara a beneficiarne, al di là dei risultati effettivi.




La Siria, corteggiata da Washington che le chiede di riprendere i negoziati con Israele, e che sembra avere un ruolo chiave nel processo, punta sui due movimenti militanti più temuti dallo stato ebraico: Hamas e Hezbollah.

Il Segretario di Stato Hillary Clinton ha incontrato il 27 settembre a New York il ministro degli Esteri siriano Walid Muallem per un colloquio da entrambi definito “costruttivo”, e in seguito il vice ministro di Muallem, Fayssal Mekdad, durante una visita di due giorni a Washington.

Nell’incontro del 29 settembre, Mekdad ha dichiarato che la Siria non ha intenzione di ostacolare i negoziati di pace in corso.

“Noi non siamo né scettici, né oppositori”.

Tuttavia, la Siria continua ad attribuire a Israele le responsabilità della crisi in corso e considera i progressi invocati non semplici da realizzare.

Hamas, che controlla Gaza e il cui leader, Khaked Meshaal, vive a Damasco, ha messo in atto due attacchi agli insediamenti israeliani in Cisgiordania subito dopo l’inizio dei negoziati il mese scorso.

Nell’ultimo week end di settembre, la Siria ha ospitato un incontro tra Hamas e l’altro principale movimento palestinese, Fatah, che regge l’Autorità Palestinese (PA) che governa la Cisgiordania.

I due movimenti si sono divisi dopo la vittoria di Hamas alle elezioni legislative del 2006, che portarono anche all’espulsione di Fatah da Gaza nel 2007. L’impegno per una riconciliazione, mediata dall’Egitto, non ha ancora portato ai risultati sperati.

In conclusione, Meshaal ha esortato il Presidente Palestinese Mahmoud Abbas a ritirarsi dai negoziati con il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, se Israele non prorogherà la moratoria, scaduta il 26 settembre, sulla costruzione di insediamenti israeliani in Cisgiordania.

Netanyahu, la cui coalizione di destra si oppone all'estensione della moratoria, sta negoziando con l'amministrazione Obama per una proroga di 60 giorni.

Mekdad ha inoltre sostenuto che la riconciliazione tra le fazioni palestinesi è essenziale per il successo del processo di pace.

Gli Stati Uniti e Israele preferiscono escludere Hamas, poiché non riconosce né Israele né i precedenti accordi di pace tra Israele, Autorità Palestinese e il movimento per la Liberazione della Palestina (OLP).

Mekdad, rivolgendosi agli oppositori della riunificazione palestinese, ha detto: "Devono sapere che senza la riconciliazione, non si arriverà a niente".

La Siria sta "esercitando tutte le pressioni possibili" per realizzare la riunificazione palestinese. "Noi volevamo che la riconciliazione fosse già avvenuta".

Eppure, il governo siriano non ha invitato Abu Mazen a ritirarsi dai negoziati con Israele.

David Schenker, esperto di Oriente presso l'Istituto di Washington di Politica del Vicino Oriente (WINEP), ha dichiarato che, nel caso della Siria, "l'assenza di una risposta negativa è certamente un fatto positivo".

Forse tale contenimento siriano riflette una sfiducia nell'esito dei colloqui che, se falliranno, porteranno i palestinesi ad adottare una linea più dura.

Se così fosse, è possibile che Israele coinvolga anche la Siria nei negoziati di pace.

Le condizioni di un accordo tra i due paesi sono ben noti: la restituzione del Golan alla Siria presa da Israele nel 1967; l’immediato monitoraggio delle stazioni del Golan; e la fine del sostegno militare siriano a Hezbollah.

Schenker sostiene che un rinnovato accordo di pace siro-israeliano potrebbe contribuire ad alleviare la pressione internazionale sulla Siria su due fronti.

L'International Atomic Energy Agency (IAEA) dovrebbe condurre a dicembre un' indagine sul luogo di un presunto reattore nucleare in Siria bombardato da Israele nel 2007.

Damasco è anche preoccupata per le imminenti accuse per l'assassinio del 2005 dell'ex primo ministro libanese Rafiq Hariri. Se gli ufficiali siriani non fossero più perseguibili, il tribunale delle Nazioni Unite punterebbe il dito contro i membri di Hezbollah.

George Mitchell, inviato americano per il Medio Oriente, ha visitato più volte la Siria - l'ultima volta il 16 settembre - per sottolineare che l'amministrazione Obama vuole una pace regionale che comprenda la Siria. Ma secondo Mekdad, a questo punto la Siria non sarebbe interessata alla mediazione americana.

Damasco avrebbe forse preferito riprendere gli stessi colloqui mediati dalla Turchia nel 2007-2008, quando Ehud Olmert era primo ministro israeliano. I negoziati erano falliti dopo la dura offensiva di Israele contro Gaza nel dicembre 2008.

Ma la mediazione turca non è un buon punto di partenza, considerato il deterioramento delle relazioni tra Turchia e Israele in seguito agli attacchi israeliani alla flottiglia turca in rotta verso Gaza che si sono conclusi con l'uccisione di nove cittadini turchi.

Gli analisti dicono che nonostante le preoccupazioni per l'AIEA e il caso Hariri, la Siria si trova in una posizione relativamente forte. Il presidente siriano Bashar al-Assad è sopravvissuto alle accuse dell' amministrazione di George W. Bush del coinvolgimento nell'assassinio di Hariri.

David Lesch, esperto di Siria alla Trinity University di San Antonio, Texas e autore di "Il Leone Nuovo di Damasco, Bashar al-Assad e la Siria moderna", sostiene la tesi secondo cui Assad avrebbe usato la crisi in Libano per "riorganizzare il potere Baath nel partito e nel governo e per sbarazzarsi delle minacce al regime".

Assad ha anche beneficiato dell'impantanarsi americano nel conflitto in Iraq, e delle pressioni di Israele su Bush contro il cambiamento del regime a Damasco, preferendo "il governo siriano, noto stato canaglia" rispetto ad una soluzione meno prevedibile e più militante. Come risultato, "nel 2007-2008, Bashar era convinto di essere dalla parte giusta e che gli Stati Uniti erano da quella sbagliata", dice Lesch. "La sua opinione è che gli Stati Uniti devono fare maggiori concessioni per migliorare le relazioni con la Siria", non viceversa.

L'amministrazione Obama sta cercando di riportare un ambasciatore americano a Damasco per la prima volta dal 2005, nonostante la conferma di Robert Ford a quel ruolo sia sospesa al Senato.

Non si capisce al momento se l'amministrazione Obama stia cercando di alleggerire le sanzioni economiche contro la Siria, che Mekdad considera "scorrette e basate su accuse politiche".

Mekdad, ex ambasciatore presso le Nazioni Unite che ha scritto una tesi sulle opere dello scrittore britannico Graham Greene, ritiene che le relazioni con gli Stati Uniti siano migliorate dopo "l'odio" siriano ostentato verso la precedente amministrazione statunitense.

"La Siria sta giocando un ruolo centrale negli sviluppi in Medio Oriente. Senza la sua collaborazione, nessuno saprebbe come collegare i diversi punti tra loro".

Infatti, al-Assad è stato in viaggio a Teheran la scorsa settimana per incontrare il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e altri alti funzionari, a quanto pare per rassicurarli della loro alleanza e per ricordare all’amministrazione Obama l'importanza del ruolo siriano.

© IPS(FINE/2010)





MEDIORIENTE Il ruolo centrale della Siria (http://www.ipsnotizie.it/nota.php?idnews=1673)

Avamposto
23-10-10, 17:33
Venezuela-Siria,nuovi accordi rafforzano asse energetico-commerciale


Roma, 22 ott (Il Velino/Velino Latam) - La firma di una serie di nuovi accordi di cooperazione in ambito energetico, commerciale e finanziario rafforza l'asse che lega Venezuela e Siria, insieme all'Iran il principale alleato di Caracas nella regione mediorientale. Il capo di Stato latinoamericano Hugo Chavez ha visitato ieri Damasco e con il suo omologo siriano Bashar Al Assad ha raggiunto una serie di intese, illustrate poi nel corso di una conferenza stampa congiunta. Tra le principali c'è quella che prevede la creazione di una raffineria nel Paese arabo, a Homs, in grado di lavorare fino a 140 mila barili di greggio al giorno. L'impianto dovrebbe essere operativo entro la fine del 2012 e secondo il presidente siriano darà nuovo slancio all'economia del suo Paese per superare la crisi mondiale. Venezuela e Siria hanno inoltre raggiunto un'intesa per la costituzione di un fondo di finanziamento congiunto che secondo Chavez rappresenta “un passo avanti” verso la costruzione di una nuova architettura finanziaria che eviti la dipendenza dalla “dittatura” del dollaro e del Fondo monetario internazionale.

“Un giorno creeremo una banca – ha sottolineato il presidente venezuelano-. C'è già un progetto che prevede la creazione di un istituto binazionale o multilaterale con alleati in questa parte del mondo e nell'Alba (Alianza Bolivariana para los Pueblos de nuestra America)”. Proprio ieri la Siria è entrata far parte, come Paese invitato, dell'organizzazione latinoamericana creata dal governo di Caracas e da quello di Cuba. I due capi di Stato hanno inoltre siglato accordi di cooperazione in ambito educativo, nei trasporti commerciali marittimi, contro il narcotraffico, e un memorandum relativo alla realizzazione di fiere di scambio e complementazione per la promozione delle relazioni commerciali. I due governi hanno inoltre stipulato una serie di patti a livello ministeriale, tra i quali quello che prevede la creazione di un'impresa mista per la coltivazione, lavorazione distribuzione e trasformazione del cotone e di una per la lavorazione e la distribuzione di olio d'oliva siriano in America Latina.

Chavez ha definito l'asse tra Caracas e Damasco come parte di “un mondo nuovo”, fatto di relazioni intessute di “fili d'acciaio” in ambito “economico, geopolitico, sociale, culturale, tecnologico, energetico, alimentare” che permettano di “superare grandi sfide”. Riferendosi alla visita appena conclusa in Russia, Bielorussia e Ucraina, ha poi sottolineato che tutti i progressi tecnologici che ha potuto constatare sono figli delle politiche dell'Unione sovietica: “Come può scomparire qualcosa di tanto grande, una rivoluzione di tali dimensioni? Non è scomparsa, ha solo cambiato forma. In quei luoghi ci sono i suoi figli e le sue figlie, in un mondo che emerge di nuovo e che ora allarga le sue braccia verso i Paesi del terzo mondo, stringendo nuove alleanze”. Il capo di Stato venezuelano ha infine auspicato che l'altipiano del Golan, conteso tra Siria e Israele, torni presto a far parte del territorio di Damasco.

22 ott 2010



il VELINO - Venezuela-Siria,nuovi accordi rafforzano asse energetico-commerciale - Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale (http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=1225639)

Avamposto
27-10-10, 11:19
Finmeccanica, ad Ansaldo Energia commessa in Siria da 160 mln


giovedì 21 ottobre 2010





ROMA, 21 ottobre (Reuters) - Ansaldo Energia, società del gruppo Finmeccanica (SIFI.MI: Quotazione), ha firmato in consorzio con la società greca Metka un contratto con la società pubblica elettrica siriana Peegt per un valore di pertinenza di 160 milioni di euro.
Lo rende noto un comunicato del gruppo italiano.

Il contratto prevede la fornitura di un impianto a ciclo combinato per il sito di Deir Azzour. Ansaldo Energia equipaggerà la centrale con due turbine a gas e con una turbina a vapore con relativo generatore e ausiliari. La società fornirà anche parti di ricambio oltre ad attività di assistenza al montaggio e all'avviamento dell'impianto.




Finmeccanica, ad Ansaldo Energia commessa in Siria da 160 mln | Reuters (http://it.reuters.com/article/itEuroRpt/idITLDE69K1U620101021)

Avamposto
09-11-10, 11:44
2010-11-08


ASIA/SIRIA - Combattere la povertà per ridurre il fenomeno del lavoro minorile tra le famiglie dei piccoli agricoltori




Damasco (Agenzia Fides) – Il lavoro minorile costituisce una grave emergenza in Siria, dove il governo e le agenzie internazionali si stanno impegnando per cercare di contrastare l'aumento del fenomeno, in particolare per 1,3 milione di famiglie di piccoli agricoltori colpite dalla grave siccità che li ha trascinati in situazioni di estrema povertà. Da qui la necessità di far lavorare anche i propri figli minori per contribuire all'economia della famiglia. Altri fattori che tendono ad incrementare il fenomeno sono le tradizioni e il sistema educativo. La Siria ha siglato la convenzione dell'International Labour Organization (ILO) sul lavoro minorile che prevede l'istruzione scolastica obbligatoria fino a 15 anni. Tuttavia fino ad oggi sono in vigore solo poche misure pratiche, come la prevenzione dell'abbandono scolastico. Secondo l'ILO, globalmente 215 milioni di bambini sono coinvolti nel lavoro minorile. In Siria e nelle regioni del Medio Oriente le statistiche sono frammentarie.
Da una ricerca dell'UNICEF del 2006, in Siria lavoravano il 4% dei bambini tra i 5 e i 14 anni di età, e secondo gli esperti queste cifre sono sicuramente aumentate. A fronte degli irrilevanti benefici economici di breve termine per le famiglie nelle quali lavorano anche i bambini vi sono implicazioni a lungo termine per i bambini e il paese. Il governo e le agenzie delle Nazioni Unite stanno rispondendo a questa emergenza con workshop, studi per raccogliere dati, e programmi per tenere i bambini nelle scuole. In una nota dell'Ufficio Regionale dell'ILO per gli Stati Arabi si legge che la povertà è stata affrontata in modo decisivo nei paesi che hanno ridotto significativamente il lavoro minorile. I governi dunque devono impegnarsi a contrastare efficacemente il lavoro minorile combattendo la povertà delle famiglie, e garantendo agli adulti un lavoro dignitoso e ai bambini una buona istruzione di qualità.


(AP) (8/11/2010 Agenzia Fides)




Agenzia Fides - ASIA/SIRIA - Combattere la povertà per ridurre il fenomeno del lavoro minorile tra le famiglie dei piccoli agricoltori (http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=34951&lan=ita)

Majorana
24-11-10, 23:15
India e Siria a colloquio

Fervono i preparativi a Damasco per l'arrivo del presidente indiano Pratibha Devisingh Patil, che da venerdì prossimo resterà per 4 giorni in Siria in visita ufficiale. Appuntamento principale, l'incontro con il presidente al-Assad, poi Patil vedrà anche il presidente dell'Assemblea del Popolo e del Consiglio dei Ministri. Il presidente indiano ha anticipato che il proposito della sua visita è quello di dare slancio alle relazioni economiche e commerciali trai due paesi. Ha inoltre promesso l'arrivo di nuovi, consistenti investimenti in settori strategici come l'energia, i trasporti e il turismo. Per questo, un gruppo di cento imprenditori indiani farà parte della delegazione ufficiale. Con l'attuale crescita economica dei paesi arabi, anche Nuova Delhi guarda con interesse alla Siria e fonti diplomatiche confermano che gli accordi che saranno firmati avranno un impatto molto forte sui settori d'interesse specifico: appunto, turismo, trasporti ed energia.


India e Siria a colloquio (http://www.focusmo.it/politica/62-estera/6398-india-e-siria-a-colloquio.html)

Majorana
24-11-10, 23:26
Kuwait-Siria, rapporti più stretti

http://www.focusmo.it/images/stories/bashar_assad.jpg

Relazioni sempre più strette tra Kuwait e Siria, con l'interesse fortissimo di Damasco a rafforzare il fronte arabo di resistenza alla politica israeliana. Il presidente siriano Bashar al-Assad per questo ha incontrato il consigliere di Stato dell'Emiro del Kuwait e ribadito l'importanza delle relazioni tra i due paesi, con particolare riferimento alla cooperazione politico-economica.

L'incontro tra l'altro è stato anche preparativo a quello che ci sarà il 25 febbraio prossimo proprio tra al-Assad e l'Emiro kuwaitiano al-Sabah, in cui si parlerà in termini politici della linea comune da seguire in funzione antisraeliana. Lo ricordiamo, il Kuwait investe milioni di dollari in turismo e programmi di edilizia sul territorio siriano, un giro economico triplo rispetto agli investimenti in Iran. Per questo, al-Assad tende a mantenere ottimi rapporti con lo stato del Golfo.


Kuwait-Siria, rapporti più stretti (http://www.focusmo.it/politica/62-estera/6397-kuwait-siria-rapporti-piu-stretti.html)

Majorana
24-11-10, 23:34
Siria: gli Assad da 40 anni al potere

(ANSA) - BEIRUT, 15 NOV - Conflitti interni e pressioni esterne non sono riusciti a spazzar via la dinastia siriana degli al-Assad, che domani celebra il 40/mo anniversario dell'ascesa al potere. Sfuggita alle accuse di coinvolgimento nell'omicidio dell'ex premier libanese Hariri, il dito delle potenze occidentali si e' spostato sugli Hezbollah libanesi, alleati della Siria nella lotta contro Israele. Damasco ha pero' preso le distanze: se 'l'incriminazione sara' basata su prove inconfutabili, nessuno potra' opporvisi'.



Siria: gli Assad da 40 anni al potere - Mondo - ANSA.it (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2010/11/15/visualizza_new.html_1700385281.html)

Avamposto
06-12-10, 14:04
Parigi, 3 dic. (Ap) - Il presidente siriano Bashar al Assad è atteso la settimana prossima a Parigi per una missione di due giorni, durante la quale pranzerà giovedì all'Eliseo con il suo omologo francese Nicolas Sarkozy. Lo ha annunciato la presidenza della repubblica francese, senza altre precisazioni.

Questa visita del capo dello stato siriano in Francia, la prima dal novembre 2009, arriva in pieno blocco del processo di pace in Medio Oriente, dopo la decisione dei palestinesi di sospendere i loro negoziati diretti freddamente ripresi con lo stato ebraico. Su iniziativa di Nicolas Sarkozy, Parigi si è in modo spettacolare riavvicinata a Damasco nel 2008 dopo molti anni di "gelo", con la volontà di giocare la carta della Siria per alleviare la situazione in Medio Oriente, in particolare in Libano, e pesare sulla politica iraniana.

Avviata con l'invito di Bashar al Assad a Parigi nel luglio 2008 per il lancio dell'Unione per il Mediterraneo, questa mano tesa a un regime vicino all'Iran e sospettato, in particolare, di destabilizzare il suo vicino libanese, ha suscitato numerose critiche. Nicolas Sarkozy giustifica regolarmente la sua politica riguardo alla Siria sottolineando il suo ruolo nella risoluzione nel 2009 della crisi politica libanese e ha recentemente ringraziato Damasco per aver permesso lo scorso maggio il ritorno in Francia della studentessa francese Clotilde Reiss, detenuta in Iran.

Secondo i dispacci della diplomazia statunitense ottenuti da WikiLeaks e pubblicati questa settimana dal quotidiano Le Monde, gli Stati Uniti ritengono tuttavia che Parigi abbia deliberatamente "ingigantito il ruolo siriano" in questo dossier per "convalidare la politica di Sarkozy di apertura alla Siria".


Francia/ Siria, presidente Assad la prossima settimana a Parigi - Esteri - Virgilio Notizie (http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/2010/12_dicembre/03/francia_siria_presidente_assad_la_prossima_settima na_a_parigi,27302300.html)

Avamposto
06-12-10, 14:06
Galan: molto positivo incontro con il Ministro Siriano Adel Safar

"L'incontro che ho avuto oggi con il Ministro Adel Safar si è svolto in clima di grande collaborazione e cordialità. Abbiamo avuto modo di confrontarci su alcuni degli aspetti principali dei rapporti storici ed economici che legano le agricolture e gli interscambi tra i nostri due Paesi".






Con queste parole il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Giancarlo Galan ha commentato il colloquio con il Ministro dell'Agricoltura e della Riforma Agraria della repubblica Araba Siriana Adel Safar che si è svolto oggi presso la sede del Ministero in Sala Verde.
"L'Italia è uno dei principali partner commerciali della Siria e intendiamo implementare sia nel settore agricolo che in quello agroindustriale i nostri scambi. Il Ministro Safar ha sottolineato l'opportunità di allargare anche alla Siria il corridoio verde che oggi vede come partner principale dell'Italia l'Egitto. Si tratta di un accordo - ha proseguito Galan - che permetterebbe un'esportazione più intensa dei prodotti agricoli siriani, come già avviene per l'Egitto, in Europa. Attualmente la Siria beneficia parzialmente del corridoio con l'Egitto grazie alla linea cargo e passeggeri Venezia - Alessandria d'Egitto che fa scalo a Tartus contribuendo così agli scambi della Siria con l'Europa via Italia".
"Io ho ribadito al collega Siriano la mia convinzione che l'accordo con l'Egitto sia un esempio da seguire pur tenendo conto dei problemi che potrebbero nascere dalla sovrapposizioni di culture. La Siria da parte sua ha proposto la stesura di un calendario che potrebbe permettere di aggirare le sovrapposizioni stagionali, evitando così un'inutile concorrenza fra le nostre agricolture".
"Inoltre il Ministro Adel Safar ha colto l'occasione per ribadirmi il suo invito a visitare la Siria, invito che ho accolto con piacere".




Galan: molto positivo incontro con il Ministro Siriano Adel Safar (http://www.viniesapori.net/articolo/galan-molto-positivo-incontro-con-il-ministro-siriano-adel-safar-0212.html)

Avamposto
06-12-10, 14:09
Siria: 5 gruppi tlc in gara per entrare in mercato





Damasco, 1 dic. - (Adnkronos/Aki) - Cinque gruppi si sono qualificati all'asta per l'assegnazione delle licenze per la creazione di un terzo operatore di telefonia mobile, in una gara che appare come un test per verificare il rispetto degli standard internazionali da parte di Damasco. Si tratta di France Telecom, Turkcell, l'emiratina Etisalat, Saudi Telecom, la qatariota Qtel, che potranno così partecipare all'asta del 12 aprile. Resta fuori invece il sesto contendente, l'iraniana Tamco. La Siria, soggeta alle sanzioni Usa dal 2004 per l'appoggio ai gruppi militanti, dopo decenni di economia socialista ha avviato delle iniziative per attrarre investimenti stranieri e spingere le privatizzazioni. E il mercato delle telefonia mobile, con un tasso di penetrazione del 44%, appare come un terreno da sfruttare per i gruppi in gara. Dati alla mano, la Siria ha 10,4 milioni di utenti di telefoni cellulari, incluse la care prepagate, per una popolazione totale di 20 milioni di abitanti. I due operatori esitenti sono MTN e Syriatel, la cui quota di maggioranza è detenuta dal businessman Rami Makhlouf, soggetto a specifiche sanzioni Usa.




Siria: 5 gruppi tlc in gara per entrare in mercato - Adnkronos CyberNews (http://www.adnkronos.com/IGN/News/CyberNews/Siria-5-gruppi-tlc-in-gara-per-entrare-in-mercato_311338899447.html)

Avamposto
06-12-10, 14:11
http://cdn.wn.com/pd/52/0d/5230fa1c28aab6a325b3a07ac406_grande.jpg

Avamposto
06-12-10, 14:12
http://msnbcmedia3.msn.com/j/msnbc/Components/Photos/050426/050426_syrias_waves_hmed_610a.grid-6x2.jpg

Avamposto
06-12-10, 14:14
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/01/Mustapha_Tlas.jpg/225px-Mustapha_Tlas.jpg

Avversario
09-12-10, 20:32
el6189u4uAE

Avversario
09-12-10, 20:35
y-EygrSLUUM

Avversario
10-12-10, 11:43
tEci6mVV43E

Bellissima la canzone che comincia al 1:33

:2029:

Avversario
10-12-10, 11:46
http://www.presidentassad.net/ASMA_AL_ASSAD/Asma_Photo_2009/Bashar_Asma_Al_Assad_Family_Picture_3_6_2009.jpg

Avversario
10-12-10, 11:47
A0nASbOg3B8

Avamposto
21-12-10, 11:52
Dal Kuwait 8 miliardi di euro per la Siria

Lunedì 20 Dicembre 2010 16:45



Un prestito da oltre 8miliardi di euro per la realizzazione una centrale e l’adeguamento della rete elettrica siriana. Il Parlamento di Damasco ha approvato l’accordo internazionale siglato con il Kuwait e il Fondo Arabo di Sviluppo economico e sociale. L’investimento punta a risolvere la situazione della zona orientale del paese, con la costruzione di un nuovo grande impianto a Dair Alzour.

Nel corso della seduta, il ministro delle Finanze, Mohammad Al-Husain, ha fornito alcuni dati sulla situazione economica. Il budget generale 2009 è stato impiegato per il 95,5%, mentre l’utilizzo delle risorse a disposizione è salito quest’anno al 96,4%. In Siria il principale attore economico resta lo Stato, per questo motivo il prestito di Kuwait City e del Fondo Arabo di Sviluppo assume particolare rilievo per il paese.





Dal Kuwait 8 miliardi di euro per la Siria (http://www.focusmo.it/energia/59-elettrica/7006--dal-kuwait-8-miliardi-di-euro-per-la-siria.html)

Avamposto
21-12-10, 11:53
WikiLeaks: Siria, Israele ha ucciso dirigente militare vicino a Hezbollah






(Aki) - La Siria e' convinta che ci sia Israele dietro l'assassinio dell'alto dirigente militare Mohammed Suleiman, responsabile dei contatti con il movimento libanese Hezbollah e del programma nucleare di Damasco. E' quanto rivela un documento inviato dall'ambasciata americana in Siria a Washington un paio di giorni dopo l'omicidio, avvenuto il primo agosto del 2008, e diffuso oggi dal sito WikiLeaks. Considerato molto vicino al presidente siriano Bashar Assad, Suleiman è stato ucciso da un cecchino mentre si trovava nella sua casa di vacanze sulla spiaggia di Tartus, nel nord della Siria.





Il 3 agosto 2008, dopo che l'omicidio era stato reso noto dai media arabi, l'ambasciata americana a Damasco invio' un dispaccio negli States per comunicare la posizione siriana sull'attentato. Il documento, classificato come segreto, conteneva conferme da parte dei giornalisti siriani che il governo di Damasco stava cercando di individuare i responsabili dell'omicidio. Il regime siriano aveva ordinato a tutti i mezzi d'informazione di non diffondere la notizia dell'attentato. Come in altri recenti casi di assassini in Siria, Israele e' stato il primo sospettato, si legge nel file. Le forze si sicurezza siriane erano ben consapevoli che le forze israeliane avevano facile accesso alla spiaggia di Tartus rispetto a qualsiasi altro Paese, prosegue il testo. Suleiman non era una figura pubblica particolarmente nota, si legge ancora, ma i militari sapevano bene quanto fosse vicino al presidente siriano.



WikiLeaks: Siria, Israele ha ucciso dirigente militare vicino a Hezbollah - Adnkronos Sicurezza (http://www.adnkronos.com/IGN/Aki/Italiano/Sicurezza/WikiLeaks-Siria-Israele-ha-ucciso-dirigente-militare-vicino-a-Hezbollah_311434462904.html)

Avamposto
21-12-10, 11:54
Caritas, il progetto di Natale: un aiuto ai bambini di Aleppo


Data: 20/12/2010


Le relazioni di Caritas Ambrosiana con la Siria si sono sviluppate in tempi relativamente recenti. Una visita alla sede di Caritas Siria in occasione di un pellegrinaggio nell’ottobre 2008 e successivamente alcune “missioni” di conoscenza favorite dalla presenza in Libano di giovani in Servizio Civile Volontario. La possibilità di avvalerci per alcuni mesi di una operatrice di stanza ad Amman ci ha consentito di razionalizzare le nostre attività in medio oriente, in particolare valorizzando i cantieri della solidarietà estivi, campi di lavoro per giovani italiani che ormai da diversi anni trascorrono alcune settimane delle loro vacanze in strutture della Chiesa giordana e libanese. In questa cornice si è concretizzata negli ultimi mesi la possibilità di conoscere meglio alcune istituzioni della Chiesa in Siria e la scelta di sostenere alcuni dei loro progetti. Quello da cui vorremmo cominciare riguarda un centro per bambini sordi che opera ad Aleppo, la seconda maggiore città della Siria, e che accoglie i bambini di famiglie indigenti nell’impossibilità di portarli in Libano dove sorgono centri di eccellenza legati alla comunità cristiana.La sordità è un problema molto diffuso in Siria, soprattutto in contesti poveri islamici, dove la tradizione del matrimonio tra consaguinei è ancora una pratica molto diffusa che determina gravi tare genetiche ma è anche una delle possibili conseguenze di una malattia molto contagiosa tra i bambini come il morbillo. La presenza dei cristiani in Siria è decisamente minoritaria, ma rispettata e apprezzata per la sua testimonianza sul fronte dell’educazione delle opere sociali.Sostenere questo progetto a favore dei piccoli affetti da sordità sarà un modo semplice per renderla ancora più credibile.Leggi i dettagli del progettoLeggi la storia di Sean, Vivien e MarkÈ possibile sostenere il Centro EHIS e donare il proprio contributo tramite: - dona ora on-line con la carta di credito- donazione diretta presso l'Ufficio Raccolta Fondi in via San Bernardino, 4 a Milano (orari d’ufficio) - conto corrente postale n. 13576228 intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS- conto corrente bancario presso l'ag. 1 di Milano del Credito Artigiano e intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS IBAN: IT16 P 03512 01602 begin_of_the_skype_highlighting 03512 01602 end_of_the_skype_highlighting 000000000578- tramite carte di credito: donazione telefonica chiamando il numero 02.76.037.324 in orari di ufficio (vedi sopra) Causale delle offerte (detraibili fiscalmente): “Siria, ascoltare il futuro”

Fonte: Caritas Ambrosiana




Caritas, il progetto di Natale: un aiuto ai bambini di Aleppo (http://www.confinionline.it/ShowEvNews.aspx?Prog=21564)

Avversario
22-12-10, 01:24
ONORE A BASHAR!

http://nawarshash.files.wordpress.com/2008/09/bashar.jpg

Majorana
22-12-10, 01:54
ONORE A BASHAR!

http://nawarshash.files.wordpress.com/2008/09/bashar.jpg

Adoro Bashar al-Asad, onore a lui ed alla splendida Siria.

Avversario
22-12-10, 18:22
Adoro Bashar al-Asad, onore a lui ed alla splendida Siria.

Concordo assolutamente!:2029:

Avversario
22-12-10, 18:23
http://i85.servimg.com/u/f85/11/65/93/18/syria10.jpg

Avversario
22-12-10, 18:24
http://www.almaten.info/gallery/musicbox/pics/syria.jpg

Avversario
25-12-10, 00:35
Asma Al-Assad, la "Evita" siriana

http://images.zeit.de/gesellschaft/zeitgeschehen/2009-09/asma-al-assad/asma-al-assad-540x304.jpg

http://blogs.perfil.com/telojuro/files/2010/07/primerplano1.jpg

http://c.complex.com/blogs/wp-content/uploads/2008/10/first-lady-2.jpg

http://wwwimage.cbsnews.com/images/2009/07/02/image5129242x.jpg

kpaWFd3CqD0

Avversario
25-12-10, 00:38
Buon Natale a tutti!

v6LQpzA51aA

Avversario
25-12-10, 01:34
http://dc14.arabsh.com/i/02345/8ki1tsl253ut.jpg

Ottobre Nero
29-12-10, 19:03
28-12-10
SIRIA: DA UE 5 MILIONI PER MODERNIZZARE SISTEMA DI PROTEZIONE SOCIALE

(ASCA-AFP) - Damasco, 28 dic - L'Unione Europea dara' un contributo di 5 milioni di euro alla Siria per la modernizzazione del suo sistema di protezione sociale per il periodo 2011-2013. Lo annuncia in un comunicato la delegazione Ue a Damasco.

L'Unione, l'Organismo siriano per la Pianificazione e il ministero siriano degli Affari sociali e del Lavoro, hanno firmato ieri l'accordo. ''Il programma di finanziamenti ha l'obiettivo di modificare il sistema di protezione sociale al fine di garantire aiuti sociali adeguati a tutti i siriani, soprattutto ai gruppi meno avvantaggiati'', sottolinea il comunicato. L'Ue si adoperera' in questo senso con due organizzazioni internazionali, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Unpd) e l'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil).

La battaglia contro la poverta' e l'emarginazione sociale e' una delle priorita' del governo siriano che vuole investire 14 miliardi di dollari nello sviluppo umano all'interno di un piano quinquennale (2011-2015).

red/uda/alf







SIRIA DA UE 5 MILIONI PER MODERNIZZARE SISTEMA DI PROTEZIONE SOCIALE - Agenzia di stampa Asca (http://www.asca.it/news-SIRIA__DA_UE_5_MILIONI_PER_MODERNIZZARE_SISTEMA_DI _PROTEZIONE_SOCIALE-978001-ORA-.html)

Ottobre Nero
29-12-10, 19:04
Tra i “cinque mari” della Siria e gli “zero problemi” della Turchia


by Ibrahim Hamidi


Published in Analisi & Reportages, Italiano,

on 28/12/2010




Original Version: بين خياري «البحور الخمسة» السوري و«صفر مشاكل» التركي

La visione siriana dei “cinque mari” e quella turca degli “zero problemi con i vicini” si integrano reciprocamente, formando una visione di sviluppo e di integrazione regionale alternativa al processo di Barcellona, fallito in conseguenza della paralisi del processo di pace – scrive il giornalista siriano Ibrahim Hamidi

***

C’è una relazione tra la visione dei “cinque mari” proposta dalla Siria nell’ultimo biennio e l’opzione “zero problemi con i vicini” presentata dal partito “Giustizia e Sviluppo” alla Turchia in questi anni?

Vi sono punti di somiglianza e di divergenza fra le due visioni. La Turchia erede del grande impero ottomano che si estendeva in Europa, nel mondo arabo e in Asia, non deve confrontarsi con un problema di occupazione militare che si impone nei rapporti con i vicini. Né le tensioni con l’Armenia, la Grecia e Cipro sono arrivate ai livelli del non-rapporto esistente tra la Siria e Israele. A ciò bisogna aggiungere il fatto che la Turchia è parte della NATO, e unisce il continente europeo a quello asiatico, cosa che favorisce la sua espansione economica nei paesi vicini. Vi è poi anche il fattore economico, visto che le “tigri dell’Anatolia” si sono imposte nella regione con la loro economia forte e le loro esportazioni.

Per contro, la Siria ha una porzione di territorio occupato: il Golan. Di conseguenza, ogni eventuale cooperazione con Israele è legata al recupero delle terre occupate, al ristabilimento dei diritti, alla creazione di uno Stato palestinese, ed alla risoluzione del conflitto arabo-israeliano. Finché tutto questo non accadrà, per la Siria Israele rimarrà al di fuori di qualsiasi cooperazione regionale – economica, commerciale, o ambientale. E’ vero che la Siria è un discendente dell’impero islamico che si spinse fino alle estremità dei “cinque mari” e che aveva come capitale Damasco, ma è solo uno fra i tanti piccoli Stati disegnati dalle potenze coloniali a partire dall’eredità del “malato” ottomano all’inizio del secolo scorso.

Mentre la Turchia raccoglie oggi i frutti di sostanziali riforme economiche avviate decenni fa, le riforme siriane hanno avuto inizio solo pochi anni fa e sono relativamente recenti rispetto a quelle del suo vicino settentrionale. Ma il ruolo politico della Siria – un’economia in via di sviluppo dalle molteplici risorse naturali – va al di là della sua portata geografica.

E’ qui che sta il punto di forza della visione dei “cinque mari”. Tale visione trae origine dal ruolo storico e dalla posizione geografica della Siria per costruire ed espandere il suo ruolo regionale, e per investire nel futuro e per il futuro. La Siria si trova al centro di una rete di cinque mari: il Mediterraneo, il Mar Nero, il Mar Caspio, il Mar Rosso e il Golfo Persico.

Non vi è dubbio che questa visione abbia animato i viaggi del presidente Bashar al-Assad negli ultimi due anni, a cominciare dalla sua visita in Austria nell’aprile dell’anno scorso, per finire con la sua visita in Ucraina nel corrente mese di dicembre. In circa due anni, Assad si è recato in visita in una trentina di paesi, e l’opzione dei “cinque mari” era certamente presente nei suoi colloqui con l’Armenia e con l’Azerbaigian (Mar Caspio), e con la Croazia, la Romania, la Bulgaria e l’Ucraina – la quale costituisce lo sbocco al mare della Bielorussia sul Mar Nero; così come era presente nei suoi colloqui con i responsabili di Cipro, nel cuore del Mediterraneo, dopo la visita del presidente greco in Turchia lo scorso anno.

Sofia e Bucarest ambiscono ad inserire il Danubio in questa visione. Il presidente rumeno Traian Băsescu ha invitato a partire dal simbolismo del ponte sul Danubio costruito da Apollodoro di Damasco quasi duemila anni fa, per espandere la “visione dei mari” in modo da includere i paesi attraversati dal Danubio – fiume che si getta nel Mar Nero e bagna la Bulgaria, la Romania, la Slovacchia, l’Austria, la Croazia e l’Ungheria, la quale assisterà in futuro a un’intensificazione dei rapporti.

Così come è stato raggiunto l’accordo per il trasferimento di 1,3 miliardi di metri cubi di gas dall’Azerbaigian alla Siria attraverso la Turchia, allo stesso modo i responsabili bulgari si sono mostrati entusiasti all’idea di studiare una cooperazione trilaterale siro-turco-bulgara nel settore dell’energia e del gas. Similmente l’Iran ha preso in esame – oltre a un accordo di cooperazione con l’Iraq sostenuto dal primo ministro iracheno Nouri al-Maliki – anche la possibilità di prolungare i suoi gasdotti e oleodotti fino in Siria attraverso la Turchia.

Quanto all’Egitto, la freddezza politica fra Damasco e il Cairo non ha riguardato la cooperazione economica. La commissione economica congiunta prosegue il proprio lavoro. Il gasdotto arabo dall’Egitto raggiunge la Siria dopo aver attraversato la Giordania. Sono in corso i lavori per estendere questo gasdotto alla Turchia. Lo stesso vale per Amman. Il governo giordano e quello siriano lavorano alacremente per rafforzare i rapporti economici.

Vi sono anche contatti per rafforzare la cooperazione quadrilaterale tra Siria, Giordania, Libano e Turchia. Damasco spera che questa diventi una cooperazione a cinque – ora che l’Iraq ha costituito il nuovo governo – con la firma di un accordo di libero scambio che faciliti la circolazione delle merci fra questi paesi, dopo aver liberalizzato la circolazione delle persone. E si parla di un blocco che comprende 140 milioni di abitanti. Esso sarà allettante dal punto di vista economico – come mercato e come blocco di paesi produttori – per qualsiasi altro blocco dell’Europa orientale e occidentale che cerchi nuove fonti energetiche allo scopo di non dipendere completamente dal gas proveniente dalla Russia. Proprio questa esigenza è alla base del progetto “Nabucco” che dovrebbe collegare l’Azerbaigian all’Europa, a cui la Russia ha risposto con i suoi progetti “South Stream” e “North Stream”.

Dunque la chiave per la Siria sta nella sua posizione geografica, e nell’operare sul piano internazionale a tre livelli: 1) rafforzando i rapporti con i vicini arabi e regionali (eccetto Israele) stabilendo una cooperazione economica, una regione di libero scambio, e sviluppando le infrastrutture regionali; 2) estendendo le relazioni agli Stati che si affacciano sui cinque (o sei, se si aggiunge il Baltico) mari e sul Danubio attraverso la creazione di reti di gasdotti, di oleodotti e di trasporto; 3) allacciando rapporti con le potenze emergenti come l’India, la Cina e il Brasile.

Dal punto di vista politico, l’approccio della Siria a ciascuno di questi Stati , sia nell’ambito dei cinque mari che a livello mondiale, è sempre diverso. Così, ad esempio, il presidente siriano Assad ha cercato di ristabilire i “calorosi rapporti storici” tra la Siria e l’Ucraina dopo che Kiev ha recentemente adottato una politica di equilibrio fra la Russia e l’Europa. Analogamente, questo discorso si applica a Stati come Romania, Bulgaria, Bielorussia, Croazia, e Slovacchia che erano legate alla Siria da un antico rapporto che risale ai tempi dell’Unione Sovietica e del blocco comunista.

La differenza sta nel fatto che il linguaggio adottato oggi è quello degli interessi reciproci, che parte dalla soluzione dei problemi legati ai debiti pregressi, poi passa alla creazione di una solida struttura giuridica, e giunge ad una nuova fase con la firma di accordi nel campo degli investimenti e finalizzati a eliminare le disparità tariffarie.

L’approccio siriano cambia quando si parla di altri paesi. Così, vi è un ruolo siriano che ha a che fare con il contenimento delle ripercussioni negative del cosiddetto “arco di crisi”. Damasco ad esempio ha giocato un ruolo di mediazione fra l’Azerbaigian e l’Armenia.

A fianco della cooperazione bilaterale, Damasco guarda a una cooperazione regionale, sulla base della considerazione che unire i due aspetti può essere utile e vantaggioso. E’ stata proposta l’idea di legare la cooperazione quadrilaterale tra Siria, Giordania, Libano e Turchia ad altri blocchi regionali. Ultimamente la Siria è vicina alla firma di un accordo quadro con l’Unione Doganale (Customs Union, CU) che comprende Russia, Bielorussia e Kazakistan (a cui si aggiungerà l’Ucraina); è, cioè, prossima alla creazione di una cooperazione tra il Mediterraneo orientale e l’Europa orientale.

Tutto questo va di pari passo con la cooperazione siriana con le potenze emergenti. L’America e l’Unione Europea sono importanti nella politica internazionale, ma non costituiscono da sole il mondo economico e politico nel suo complesso. Perciò la Siria ha aperto le porte alla cooperazione con il Brasile, la Cina e l’India. Tutto è cominciato con le visite del presidente Assad in questi paesi per ribadire la volontà politica della Siria. Successivamente i leader di questi paesi hanno compiuto visite a Damasco per sostenere questo dinamismo politico e tradurlo in termini economici, ed anche per entrare in Medio Oriente attraverso la porta siriana.

Tutto ciò fornisce indicazioni sulla posizione e sul ruolo della Siria nel prossimo decennio. Tale ruolo contiene in sé una comprensione profonda delle trasformazioni in atto a livello globale, della fine dell’unipolarismo e della transizione verso un mondo multipolare.

Dopo la fine della Guerra Fredda e con la comparsa del mondo unipolare, negli anni ’90 ebbero luogo due processi: il processo di pace per risolvere il conflitto arabo-israeliano, e il processo di Barcellona per la cooperazione economica regionale. Nessuno di questi due processi ha avuto successo. La causa? Israele. Tel Aviv ha di fatto rifiutato di restituire i territori occupati. Analogamente, il processo di Barcellona non è riuscito ad instaurare una cooperazione economica regionale perché essa per gli arabi è legata alla restituzione dei territori ed al riconoscimento dei diritti. Neanche l’Unione per il Mediterraneo, nata a Parigi nell’autunno del 2008, è riuscita a convocare un secondo vertice dell’organizzazione. Esso è stato rinviato due volte quest’anno a causa della paralisi del processo di pace e del rifiuto da parte di Israele delle iniziative di pace.

La visione dei “cinque mari” offre una cooperazione regionale alternativa, all’ombra del multipolarismo che si sta affermando nel mondo. La Siria guida gli sforzi volti ad instaurare una cooperazione che comprenda i paesi vicini (a eccezione di Israele), finalizzata allo sviluppo. Lo sviluppo è importante e necessario per la stabilità della regione e per la prosperità dei suoi popoli attraverso scelte autonome.

La visione degli “zero problemi con i vicini” era il riflesso dello sviluppo economico turco. La visione dei “cinque mari” riflette il fatto che la Siria inizia a cogliere i frutti delle riforme economiche e commerciali nel paese, e comincia a prepararsi al futuro cercando nuovi mercati, incoraggiando la cooperazione dei blocchi nelle regioni confinanti, e salvaguardando la sostenibilità del ruolo siriano. Perciò, è naturale che vi sia una partnership tra le due visioni, le quali riflettono le considerazioni e gli interessi nazionali di ciascun partner.

Tale partnership si è tradotta pochi giorni fa nella convocazione della seconda sessione del Consiglio di Cooperazione Strategica tra Siria e Turchia, così come si traduce nella preparazione dell’incontro quadrilaterale di alto livello tra Siria, Turchia, Libano e Giordania che si terrà all’inizio del prossimo anno.

Ibrahim Hamidi è un giornalista siriano; scrive abitualmente sul quotidiano panarabo “Dar al-Hayat”







Medarabnews (http://www.medarabnews.com/2010/12/28/tra-i-%E2%80%9Ccinque-mari%E2%80%9D-della-siria-e-gli-%E2%80%9Czero-problemi%E2%80%9D-della-turchia/)

Ottobre Nero
29-12-10, 19:06
Siria, nave di aiuti in partenza per Gaza


Osservatorio Iraq, 28 dicembre 2010


Una nuova nave umanitaria partirà a breve alla volta della striscia di Gaza.


L’imbarcazione in questione, battente bandiera della Sierra Leone e battezzata “Asia 1”, porterà nell’enclave palestinese prodotti medici e alimentari, giochi, quattro autobus e dieci gruppi elettrogeni destinati agli ospedali.


Come ha spiegato alla agenzia France Presse il segretario generale del Fronte di lotta popolare palestinese (Flpp) Khaled Abdel-Majid, alla spedizione prendono parte diverse associazioni asiatiche, e in particolar modo indiane.


La partenza è fissata dal porto di Lattakiya, non appena avrà ottenuto il via libera delle autorità del Cairo.


La destinazione iniziale, infatti, è il porto di el-Arish, nel Sinai egiziano.


Qui alla decina di attivisti che si trovano a bordo della nave si unirà un altro centinaio di militanti provenienti da Giappone, Pakistan, Libano, Iran, Indonesia, Afghanistan, Malaysia, Turchia, Siria e Giordania.





Osservatorio Iraq - Siria, nave di aiuti in partenza per Gaza (http://www.osservatorioiraq.it/modules.php?name=News&file=article&sid=10067)

Ottobre Nero
29-12-10, 19:07
24-12-10
WIKILEAKS: ISRAELE HA DISTRUTTO REATTORE NUCLEARE SIRIA

(ASCA-AFP) - Gerusalemme, 24 dic - Israele ha distrutto un reattore nucleare siriano con un raid aereo qualche settimana prima che diventasse operativo. E' quanto si legge in un cablogramma diplomatico statunitense diffuso da Wikileaks e pubblicato oggi dal quotidiano israeliano Yediot Aharonot.

''Il 6 settembre 2007 Israele ha distrutto un reattore nucleare costruito segretamente dalla Siria, a quanto pare con l'aiuto della Corea del Nord'', affermava l'allora segretario di stato americano Condoleezza Rice. ''I nostri esperrti dell'intelligence sono sicuri che l'attacco abbia mirato un reattore atomico dello stesso tipo di quello costruito dalla Corea del Nord a Yongbyon'', scriveva il segretario ad aprile 2008, precisando: ''Abbiamo buone ragioni per credere che non fosse stato costruito per ragioni pacifiche''.

red/mcc/bra








WIKILEAKS ISRAELE HA DISTRUTTO REATTORE NUCLEARE SIRIA - Agenzia di stampa Asca (http://www.asca.it/news-WIKILEAKS__ISRAELE_HA_DISTRUTTO_REATTORE_NUCLEARE_ SIRIA-977603-ORA-.html)

Ottobre Nero
29-12-10, 19:08
http://www4.pic-upload.de/07.08.10/k4by2py6eqyg.jpg

Ottobre Nero
29-12-10, 19:08
http://www.golan67.net/NEWS/Assad2.jpg

Ottobre Nero
29-12-10, 19:09
http://www.independent.co.uk/multimedia/archive/00042/al_Assad_mahmoud_ira_42266a.jpg

Ottobre Nero
29-12-10, 19:10
http://www.cesi-italia.net/images/notizie/561_big.jpg

Ottobre Nero
29-12-10, 19:11
-E0ql_GVwVs

Ottobre Nero
29-12-10, 19:12
2MXoqVeiNJw

Ottobre Nero
29-12-10, 19:12
brzhv4VVepM

Ottobre Nero
29-12-10, 19:13
zxK4qLixpUk

Ottobre Nero
29-12-10, 19:14
khGGAPDY6x8

Ottobre Nero
29-12-10, 19:14
aQmBqhYE3jo

Ottobre Nero
29-12-10, 19:15
7Y28UC7lVXQ

Majorana
02-01-11, 00:36
SIRIA: DA UE 5 MILIONI PER MODERNIZZARE SISTEMA DI PROTEZIONE SOCIALE

(ASCA-AFP) - Damasco, 28 dic - L'Unione Europea dara' un contributo di 5 milioni di euro alla Siria per la modernizzazione del suo sistema di protezione sociale per il periodo 2011-2013. Lo annuncia in un comunicato la delegazione Ue a Damasco.

L'Unione, l'Organismo siriano per la Pianificazione e il ministero siriano degli Affari sociali e del Lavoro, hanno firmato ieri l'accordo. ''Il programma di finanziamenti ha l'obiettivo di modificare il sistema di protezione sociale al fine di garantire aiuti sociali adeguati a tutti i siriani, soprattutto ai gruppi meno avvantaggiati'', sottolinea il comunicato. L'Ue si adoperera' in questo senso con due organizzazioni internazionali, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Unpd) e l'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil).

La battaglia contro la poverta' e l'emarginazione sociale e' una delle priorita' del governo siriano che vuole investire 14 miliardi di dollari nello sviluppo umano all'interno di un piano quinquennale (2011-2015).


SIRIA DA UE 5 MILIONI PER MODERNIZZARE SISTEMA DI PROTEZIONE SOCIALE - Agenzia di stampa Asca (http://www.asca.it/news-SIRIA__DA_UE_5_MILIONI_PER_MODERNIZZARE_SISTEMA_DI _PROTEZIONE_SOCIALE-978001-ORA-.html)

Majorana
02-01-11, 00:40
M.O.: NIENTE NOZZE PER SPOSA SIRIANA, ISRAELE NEGA PASSAGGIO NEL GOLAN

Quneitra, 28 dic. - (Adnkronos/Aki) - Niente matrimonio per Samar Salman Khayal, giovane sposa siriana che doveva convolare a nozze con il fidanzato residente nel Golan occupato da Israele. Lo Stato ebraico ha negato alla donna il rilascio del nulla osta necessario per oltrepassare la frontiera e raggiungere il futuro sposo, Nabih Farhat, che l'attendeva nel villaggio nelle alture sotto il controllo israeliano dal 1967.

Secondo quanto riporta il sito di notizie siriano 'Cham Press', non e' la prima volta che la donna si vede negare l'ingresso da parte di Israele. Samar, proveniente da Hadar, nella provincia meridionale di Quneitra, avrebbe infatti dovuto sposare Nabih gia' quattro anni fa e da allora e' vittima delle "lungaggini senza senso" delle autorita' israeliane, si legge sul sito siriano.

Ma anche questa volta, mentre dava l'addio ai parenti per oltrepassare il confine, la Croce Rossa le comunica che dalle forze israeliane non era giunto nessun via libera al passaggio. Ennesima delusione, ma Samar non si perde d'animo. "Non rinuncero' alla mia decisione di congiungermi alla mia nuova famiglia. Sogno questo momento da quattro anni e nulla mi impedisce di aspettare ancora per arrivare al mio scopo" ha detto parlando al quotidiano siriano 'Al-Thawra'. "Come dice il presidente Bashar al-Assad, il Golan e' siriano e tornera' presto alla Siria", ha aggiunto la sposa.

Fonte: (Paz/Col/Adnkronos)

University.it - (http://www.university.it/ultimora/vedi_rubrica.php?NEWS=ADN20101228170333.xml)

Majorana
02-01-11, 00:44
WIKILEAKS: ISRAELE HA DISTRUTTO REATTORE NUCLEARE SIRIA

(ASCA-AFP) - Gerusalemme, 24 dic - Israele ha distrutto un reattore nucleare siriano con un raid aereo qualche settimana prima che diventasse operativo. E' quanto si legge in un cablogramma diplomatico statunitense diffuso da Wikileaks e pubblicato oggi dal quotidiano israeliano Yediot Aharonot.

''Il 6 settembre 2007 Israele ha distrutto un reattore nucleare costruito segretamente dalla Siria, a quanto pare con l'aiuto della Corea del Nord'', affermava l'allora segretario di stato americano Condoleezza Rice. ''I nostri esperrti dell'intelligence sono sicuri che l'attacco abbia mirato un reattore atomico dello stesso tipo di quello costruito dalla Corea del Nord a Yongbyon'', scriveva il segretario ad aprile 2008, precisando: ''Abbiamo buone ragioni per credere che non fosse stato costruito per ragioni pacifiche''.

red/mcc/bra


WIKILEAKS ISRAELE HA DISTRUTTO REATTORE NUCLEARE SIRIA - Agenzia di stampa Asca (http://www.asca.it/news-WIKILEAKS__ISRAELE_HA_DISTRUTTO_REATTORE_NUCLEARE_ SIRIA-977603-ORA-.html)


Hanno buone ragioni per non crederlo pacifico...

Majorana
02-01-11, 00:54
Obama, che flop con la Siria

Pubblicata una serie di documenti sui rapporti tra gli Stati Uniti e la Siria: rappresentano forse il primo contributo veramente utile di Wikileaks alla comprensione della situazione in Medio Oriente

Proprio alla vigilia dell'atteso arresto di Julian Assange, il New York Times ha pubblicato una serie di documenti sui rapporti tra gli Stati Uniti e la Siria, che rappresentano forse il primo contributo veramente utile di Wikileaks alla comprensione della situazione in Medio Oriente. Essi rivelano cioè il completo fallimento del tentativo di Obama di staccare la Siria dall'alleanza con Teheran e di indurla ad abbandonare il sostegno a Hezbollah e alle varie altre organizzazioni terroristiche che hanno la loro base a Damasco. Anzi, dall'insieme dei dispacci pubblicati, risulta che Bashar Al Assad ha letteralmente preso in giro gli Stati Uniti, fornendo assicurazioni (per la verità, sempre un po' ambigue) sul suo comportamento e facendo poi esattamente il contrario. In un caso ha garantito a un alto funzionario del Dipartimento di Stato che il suo Paese non avrebbe fornito armi sofisticate a Hezbollah e una settimana si è visto recapitare il seguente messaggio di Hillary Clinton: «Nonostante i vostri impegni noi siamo certi che continuate i vostri rifornimenti a Hezbollah. Devo sottolineare che questo vostro comportamento costituisce motivo di grave allarme per il mio governo e vi invitiamo perciò con forza a sospendere questa escalation».
Purtroppo il monito di Washington non è servito a nulla, e grazie alla doppiezza siriana, Hezbollah dispone oggi di un arsenale molto più poderoso che alla vigilia della guerra del 2006: 50.000 tra razzi e missili, compresi da 40 a 50 precisissimi Fatah 110 di produzione iraniana, capaci di colpire Tel Aviv e quasi tutto il territorio israeliano, e almeno potenti 10 Scud-D, basati su tecnologia nordcoreana. La conclusione dell'incaricato d'affari americano a Damasco, in un dispaccio del dicembre 2009, è che queste forniture hanno cambiato gli equilibri nella regione e potrebbero produrre uno scenario molto più devastante del conflitto di quattro anni fa.
Viene naturale chiedersi che cosa abbia fatto in questo frangente la forza di interdizione inviata dall'Onu nel Libano meridionale - con decisiva partecipazione italiana - per impedire un bis di quella guerra e controllare i movimenti dei guerriglieri sciiti. È vero che la risoluzione 1708 del Consiglio di Sicurezza, che ha istituito questo corpo di spedizione, non concede loro la possibilità di interventi diretti e limita la loro competenza territoriale, costringendoli a collaborare con un esercito libanese di scarsissimo affidamento, ma è altrettanto vero che se i Caschi Blu hanno assistito impotenti a un riarmo di questa portata, tanto vale chiudere la missione, riportare tutti a casa e risparmiare un bel pacco di milioni.
I documenti resi pubblici da Wikileaks confermano anche il ruolo nefasto svolto nella regione dalla Corea del Nord, che ha fornito (e probabilmente continua a fornire) armi e tecnologia di vitale importanza a Teheran e Damasco e, tramite loro, a Hezbollah e anche a Hamas. Quest'ultima sta ricevendo dall'Iran non solo un sussidio mensile di 25 milioni di dollari, ma ha anche diversi carichi di armi, fatti loro pervenire via Sudan.
Quel che è più impressionante, comunque, è l'arroganza con cui un piccolo Paese come la Siria ha trattato l'America. A un altro messaggio della Clinton, in cui si ribadiva che la forniutura di armi a Hezbollah era «un errore strategico che avrebbe finito col danneggiare gli interessi nazionali siriani», il vice ministro degli Esteri Faysal El Miqdad ha risposto sprezzantemente che gli Stati Uniti non erano ancora stati capaci di distinguere i loro interessi da quelli di Israele.



Obama, che flop con la Siria - Esteri - ilGiornale.it del 08-12-2010 (http://www.ilgiornale.it/esteri/analisi_obama_che_flop_siria_hezbollah_forniti_50m ila_missili/08-12-2010/articolo-id=492135-page=0-comments=1)


Onore alla Corea del Nord!!!

Avversario
02-01-11, 13:27
http://www.atlastours.net/syria/syria.jpg

Avversario
02-01-11, 13:28
http://www.islamic-architecture.info/WA-SY/Syria_bosra_theater.jpg

Avversario
02-01-11, 13:29
http://www.presidentassad.net/images/2007_Pictures/Assad%20wife.jpg

Avversario
02-01-11, 13:29
http://www.presidentassad.net/ASMA_AL_ASSAD/Asma_Photo_2009/Bashar_Al_Assad_Family_Hafez_Zain_Asma.JPG

Avversario
02-01-11, 13:30
http://www.presidentassad.net/images/Asma_Al_Assad_Pictures/Abo.Hafez.jpg

Avversario
02-01-11, 13:30
http://www.presidentassad.net/ASMA_AL_ASSAD/Asma_Photo_2009/Bashar_Al_Assad_Hafez_Bashar_Al_Assad_4_6_2009.jpg

Avversario
02-01-11, 13:31
http://www.presidentassad.net/ASMA_AL_ASSAD/Asma_Photo_2009/Asma_Al_Assad_Facebook_16_6_2009_14.jpg

Avversario
02-01-11, 13:32
http://www.presidentassad.net/ASMA_AL_ASSAD/Asma_Al_Assad_Foto/Asma%20Al-Assad%20Family%20Smile%202008.jpg

Avversario
02-01-11, 13:33
http://www.presidentassad.net/ASMA_AL_ASSAD/Asma_Al_Assad_Foto/Bashar%20and%20His%20Wife%20Greece.jpg

Avversario
02-01-11, 13:34
http://www.presidentassad.net/ASMA_AL_ASSAD/Asma_Photo_2009/Presidential%20Couple_april%2030%202009-2.jpg

Avversario
02-01-11, 13:44
http://www.presidentassad.net/images/2007_Pictures/Assad%20Wife%20russia%202.jpg

Avversario
02-01-11, 13:44
http://www.presidentassad.net/images/Assad_2008_Pictures/Assad%20Saluti.jpg

Avversario
02-01-11, 13:45
http://www.presidentassad.net/images/Hafez_Assad_Pictures/Hafes_Assad.gif

Avversario
02-01-11, 13:48
http://www.presidentassad.net/images/2007_Pictures/Assad%20Arab%20Summit.jpg

Avversario
02-01-11, 13:49
http://www.presidentassad.net/images/Hafez_Assad_Pictures/Hafez%20al-Assad%20old%20picture%202.jpg

stanis ruinas
07-01-11, 08:52
La sposa siriana non è solo un filmil sogno di Samar: sconfigge la guerra


Lei è drusa come Nabih, l'uomo del quale si è innamorata. Vive nel versante del Golan controllato dalla Siria. Lui, invece, sta dalla parte israeliana. Dopo anni di attesa si sono sposati al confine. Come nella storia raccontata al cinema

di ALIX VAN BUREN




SARA' perché l'amore, con l'A maiuscola, finisce sempre con l'appassionare, meglio se è contrastato. O sarà perché la vicenda della bionda Samar e del baffuto Nabih, drusi siriani separati da un confine di guerra, ricalca la sceneggiatura della Sposa siriana, il film premiato dell'israeliano Eran Riklis. Il fatto è che ieri migliaia di invitati virtuali, i più da Oriente ma anche da Occidente, hanno partecipato su Facebook alle nozze fra i due, benedette dalla Croce rossa internazionale.

La storia parte da lontano, da tre anni fa e cioè da quando Nabih, 40 anni, in viaggio incontra Samar, 25 anni, nel villaggio di Hadhar sulle alture del Golan. "È stato amore a prima vista", racconta un testimone alle nozze, Ali Al Aour.

Per capire i mille garbugli burocratici, mentali, emotivi venuti a complicare l'incontro, conviene però fare prima un balzo all'indietro nel tempo. Ripassare un capitolo dell'eterno conflitto mediorientale: quello del Golan, un fertile altopiano incastonato nel Sud Ovest della Siria, abitato nei secoli dai drusi - popolo fiero, seguace di un culto esoterico - conquistato per i due terzi da Israele nel 1967.

La guerra, come spesso accade, scompaginò la geografia come le famiglie: due terzi dei drusi catapultati sotto amministrazione israeliana, separati dall'altro terzo nella patria d'origine siriana. Una parte delle alture fu riconquistata nel 1973 dalla Siria, che ne rivendica l'intera restituzione. Da allora una forza di pace dell'Onu vigila sulla striscia demilitarizzata di terra che corre lungo la linea del cessate il fuoco. Ed è proprio quella striscia il formidabile ostacolo frapposto all'unione fra Samar e Nabih.

"È stato un matrimonio davvero emozionante, una copia del film di Riklis, però questa è realtà", riassume Marco Succi, delegato dalla Croce rossa internazionale a scortare i due promessi al confine. "Dal 2007 aspettavano il permesso delle autorità israeliane perché la sposa passasse dal Golan siriano a quello amministrato da Israele: permesso ogni volta negato". Finché ieri il veto è caduto.

Lei s'è accostata, col candido abito della sposa, ai nugoli di fili spinati dal versante siriano, con l'enorme codazzo della famiglia estesa, genitori, nonni, zii, cugini, nipoti, festanti fra cori arabi e i tradizionali ululati delle donne, cariche di viveri per il banchetto. Lui l'aspettava con la sua tribù di piccoli e anziani al di là del chilometro di sbarramenti sotto i vessilli di Israele, vestito all'occidentale in giacca e cravatta.

Da anni, ricordano gli amici, "Nabih e Samar si gridavano il proprio amore attraverso i megafoni fra il rombo delle jeep militari israeliane oltre quelle reti spinate, nel punto in cui la distanza è minore". Lei si recava al villaggio di Ain El-Tineh, lui a Majdal Shams. Le linee telefoniche fra i due Paesi, tecnicamente in guerra, sono interdette.
Non è la prima volta che Samar s'agghinda a nozze: l'aveva fatto già il 28 dicembre, i capelli raccolti alla maniera delle star nei film del celebre druso Farid al-Atrash. Il timbro negato da Israele, le famiglie erano state respinte. Non sorprende perciò che ieri, all'alzata delle sbarre, "si sono corsi letteralmente incontro, da entrambi i versanti", dice Sooade Messoudi, della Croce rossa dal lato siriano. "I più anziani si vedevano dopo decenni, i più giovani per la prima volta". Nel mezzo della zona cuscinetto Onu, hanno imbandito il banchetto.

"Però, è una gioia agrodolce", riflette Sooade. "La sposa non ha mai sorriso, anzi piangeva come la madre". Una volta superato il confine, non potrà tornare indietro. Nel cielo livido ai 5 gradi del Golan in pieno inverno, riprende Ali Al Our, "l'allegria ha ceduto al silenzio. Samara ha raccolto lo strascico per avviarsi, sola, lungo la linea di demarcazione. Uno sguardo ai suoi, lasciati alle spalle".

Ma per completare la storia, non può mancare la voce di chi, il regista Eran Riklis, s'era già fatto affascinare dalle tante Samar, le Spose siriane in lista d'attesa. Al telefono da Israele, Riklis commenta: "La realtà mi aveva commosso, ho fatto del mio meglio per trasporla sullo schermo. La mia parte di regista è osservare e raccontare con obiettività. Eppure", conclude, "non riesco a essere obiettivo davanti alla sofferenza umana. Lascio al pubblico il privilegio di decidere da che parte stare nella storia eternamente triste, ma sempre ottimista, dei popoli del Medio Oriente".


(06 gennaio 2011)




La sposa siriana non (http://www.repubblica.it/esteri/2011/01/06/news/la_sposa_siriana_non_solo_un_film_il_sogno_di_sama r_sconfigge_la_guerra-10898079/)

Avversario
11-01-11, 17:02
x3G4LrDSkuA

Avversario
11-01-11, 17:02
_t7F4C5r_5w

Avversario
11-01-11, 17:03
NbM4trP42NY&feature=related

Avversario
11-01-11, 17:08
Tlwv1B4kGWc&feature=related

Ottobre Nero
15-01-11, 01:47
Patto a quattro tra Libano, Siria, Turchia e Giordania



13/01/2011


Rafforzare la collaborazione per incrementare i flussi turistici. Con questo obiettivo è nato l'incontro tra i ministri del Turismo di Libano, Siria, Giordania e Turchia svoltosi nei giorni scorsi a Beirut. Stringere più forti sinergie è stato per l'appunto il tema portante del meeting da cui è emersa la volontà concreta di rendere più agevole la circolazione dei turisti tra Paese e Paese, semplificando il rilascio dei visti e snellendo i controlli in frontiera. Secondo i dati registrati dall'Organizzazione internazionale del turismo la Turchia ha accolto nel 2009 25 milioni di visitatori, il Libano 2 milioni mentre Siria e Giordania ne hanno ospitati entrambe 6 milioni.





TTG News - Patto a quattro tra Libano, Siria, Turchia e Giordania (http://www.ttgitalia.com/pagine/Patto-a-quattro-tra-Libano-Siria-Turchia-e-Giordania,Dettaglio001,IT,267941,Home-news.aspx)

Ottobre Nero
15-01-11, 01:48
Accordi di cooperazione tra Siria e Emirati Arabi


Venerdì 14 Gennaio 2011 18:27



Protezione dei consumatori e promozione delle esportazioni al centro dei due protocolli di intesa siglati a Damasco al termine del Comitato interministeriale Siria-Emirati Arabi.

Il primo accordo riguarda i ministeri del Commercio dei due paesi. Mentre il secondo interessa l'Agenzia siriana per lo sviluppo e la promozione delle esportazioni e il ministero dell'Economia di Abu Dhabi. Intanto l'Organizzazione degli esportatori siriani ha annunciato il lancio di una nuova agenzia per il sostegno agli imprenditori. Il nuovo strumento nascerà con l'appoggio della Società islamica per il credito e le assicurazioni sull'export (Iciec). La notizia è stata data in una conferenza stampa dal ministro dell'Economia, Abdullah al-Dardari. Secondo il quale, l'export nazionale è già cresciuto nel corso del 2010 del 12%, rispetto all'anno precedente, mentre gli investimenti stranieri nel paese hanno toccato quota 2,5miliardi di dollari.





Accordi di cooperazione tra Siria e Emirati Arabi (http://www.focusmo.it/economie-nazionali/7574-accordi-di-cooperazione-tra-siria-e-emirati-arabi-.html)

Ottobre Nero
15-01-11, 01:51
http://www.presidentassad.net/images/2007_Pictures/Assad%20Wife%20and%20Son.jpg

Ottobre Nero
19-01-11, 00:54
http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/esteri/siria/siria/stor_15323519_17510.jpg




http://it.peacereporter.net/upload/2/25/255/2551/25517.jpg

Ottobre Nero
19-01-11, 00:55
Siria, Haaretz: legami di Assad con Hezbollah sono segno di debolezza internazionale




Il quotidiano israeliano ritiene che non vi siano le condizioni per giungere ad un accordo di pace tra Damasco e Tel Aviv, dal momento che la Siria sostiene Hezbollah e l'Iran
Dopo la notizia di ieri sulla fornitura di missili Scud a Hezbollah da parte dell'esercito siriano, il quotidiano israeliano Haaretz ha commentato che allo stato attuale non ci sono le condizioni affinché tra Siria e Israele si possa giungere ad un accordo di pace. Secondo l'analisi di Haaretz, anche l'amministrazione Obama non sarebbe in grado di influenzare la Siria sui suoi rapporti con i miliziani islamici libanesi. Da quando ha assunto il potere, il presidente siriano Assad ha dimostrato un atteggiamento diverso da quello del padre Hafez, che invece aveva preso le distanze dal movimento di Nasrallah ed era stato cauto nei rapporti con l'Iran. Haaretz conclude auspicando un intervento degli Stati Uniti a sostegno dei leader libanesi.



it.peacereporter.net/articolo/21325/Siria,+Ha...

Ottobre Nero
19-01-11, 00:56
http://www.infosurhoy.com/cocoon/saii/images/2009/10/29/VENEZUELA-ChavezenSiria.jpg

Ottobre Nero
19-01-11, 00:57
http://www.presseurop.eu/files/images/article/damascus-poster.jpg?1251379842

Ottobre Nero
19-01-11, 00:58
-IV5AERlzsY

Ottobre Nero
19-01-11, 00:58
n8I9FEoVHTg

Ottobre Nero
19-01-11, 01:00
Riunione a Damasco sul Libano


Martedì 18 Gennaio 2011 10:36




Riuniti ieri a Damasco in un incontro straordinario per tentare di "risolvere la crisi libanese", Siria, Turchia e Qatar hanno chiesto la ripresa degli sforzi diplomatici congiunti siriani e sauditi per "trovare un accordo tra i libanesi".

Lo riferisce l'agenzia ufficiale siriana Sana. Il presidente Bashar al Assad, il premier turco Tayyip Recep Erdogan e l'emiro del Qatar shaykh Khalifa bin Hamid Al Thani, accompagnati dai rispettivi ministri degli esteri, si sono incontrati oggi a Damasco, proprio mentre a Beirut il presidente Michel Suleiman rinviava di una settimana l'avvio delle consultazioni parlamentari per la formazione del prossimo esecutivo. La Sana afferma che Assad, Erdogan e l'emiro del Qatar hanno accolto favorevolmente il rinvio delle consultazioni di Beirut, perché così vien dato modo ai mediatori "politici di aiutare i libanesi a trovare una soluzione che realizzi gli interessi del popolo libanese e la stabilità del Paese".





Riunione a Damasco sul Libano (http://www.focusmo.it/in-evidenza/44-in-evidenza/7618-riunione-a-damasco-sul-libano.html)

Ottobre Nero
19-01-11, 01:01
Siria: Fratelli Mulsumani,"Forse torniamo sulla scena della politica"


Lunedì 17 Gennaio 2011 17:06






Il gruppo dei Fratelli Musulmani siriano (che due anni fa ha sospeso la sua attività) non ha escluso di tornare alla vita politica attiva con un ruolo di opposizione, se il regime continuerà ad ignorare le sue istanze. Lo ha dichiarato Mohammed Asshaqfa, nuovo capo del gruppo, citato dal quotidiano Al Quds Al Arabi. I Fratelli musulmani siriani avevano deciso di sospendere le loro attività come un segno apprezzamento per il ruolo avuto dal governo di Damasco durante l'offensiva israeliana a Gaza. Non abbiamo minacciato di riprendere l'attività di opposizione, ma, commenta Asshaqfa, dobbiamo rivedere sempre le nostre posizione ed assicurarci che vadano in sintonia con i cambiamenti e la realtà del Paese. Dopo due anni di sospensione, il regime, sottolinea Asshaqfa, continua la sua oppressione nei confronti dei nostri sostenitori, osteggiando ogni aspetto religioso nella società siriana.





Siria: Fratelli Mulsumani,"Forse torniamo sulla scena della politica" | Politica (http://www.lunico.eu/2011011735983/politica/siria-fratelli-mulsumaniqforse-torniamo-sulla-scena-della-politicaq.html)

Ottobre Nero
19-01-11, 01:03
Siria, in calo attività cargo nei porti


Martedì 18 Gennaio 2011 11:38





Nel 2010 le attività cargo delle merci alla rinfusa dei porti siriani di Lattakia e Tartous hanno subito un calo, segnando un -3,5% rispetto al 2009.

Secondo i dati diffusi dal ministero dei Trasporti siriano ripresi dall'Ice di Damasco, il tonnellaggio totale ha raggiunto i 22 milioni di tonnellate rispetto ai 23 milioni dell'anno precedente. In particolare, il porto di Tartous ha raggiunto 13,5 milioni di tonnellate, mentre quello di Lattakia 8,5 milioni.






Siria, in calo attività cargo nei porti (http://www.focusmo.it/economie-nazionali/7621-siria-in-calo-attivita-cargo-nei-porti.html)

Ottobre Nero
19-01-11, 01:04
Siria, quasi ultimato il primo tratto del corridoio ferroviario euroasiatico

Lunedì 17 Gennaio 2011 16:40




Sono quasi finiti i lavori della ferrovia tra Deir Ezzor, nella Siria nordoccidentale, e Al-Bukamal, al confine con l’Iraq. L’opera da quasi 200milioni di euro, con i suoi 147chilometri, rappresenta il primo tassello della ferrovia concepita per unire l’Europa all’Asia centrale. Secondo il direttore dei lavori, Jaber al-Saleh, sulla tratta potranno viaggiare treni passeggeri alla velocità di 250chilometri orari e convogli merci a 120km/h.

L’idea di una ferrovia intercontinentale è un progetto ambizioso, che parte da Damasco e vede la partecipazione dell’italiana Italferr. La società del Gruppo Ferrovie dello Stato, ha redatto lo studio di fattibilità dell’infrastruttura con l’Università di Aleppo e la Iranian Metra Consulting Engineers Co. di Teheran. Il tratto in costruzione sarà prolungato da un lato verso i porti siriani e dall’altro verso il Golfo Persico e l’Iran.






Siria, quasi ultimato il primo tratto del corridoio ferroviario euroasiatico (http://www.focusmo.it/aziende-nazionali/7605-siria-quasi-ultimato-il-primo-tratto-del-corridoio-ferroviario-euroasiatico.html)

Ottobre Nero
19-01-11, 01:04
Siria, un fondo sociale per famiglie povere

Lunedì 17 Gennaio 2011 18:02





La Siria ha lanciato un fondo nazionale per garantire assistenza sociale a circa 420 mila famiglie povere, stanziando l’equivalente di 250 milioni di dollari (12 miliardi di lire siriane). Il ministro del Lavoro e degli Affari Sociali, Diala Haj Aref, ha dichiarato alla stampa che il fondo fa parte di una rete di protezione sociale attivata dopo la pubblicazione dei risultati di un sondaggio effettuato lo scorso anno sulle famiglie bisognose.

Per ottenere gli aiuti statali, secondo il ministro, condizione essenziale per i figli delle famiglie in stato di povertà è frequentare le scuole.






Siria, un fondo sociale per famiglie povere (http://www.focusmo.it/sociale/69-condizioni-di-vita/7602-siria-un-fondo-sociale-per-famiglie-povere.html)

Ottobre Nero
19-01-11, 01:05
Energie rinnovabili: aziende spagnole e tedesche lavorano in Siria



La società spagnola Gamesa ha annunciato di aver vinto una gara per l’aggiudicazione di un importante lavoro nel settore delle energie rinnovabili, grazie al quale potrà realizzare la prima unità di produzione di energia eolica del Paese. Negli stessi giorni, in Siria avvierà i lavori di realizzazione di un impianto solare la tedesca Sunset Energietechnik. Due conferme dei progressi eco-energetici siriani.




http://www.ecoo.it/articolo/energie-rinnovabili-aziende-spagnole-e-tedesche-lavorano-in-siria/10773/

stanis ruinas
28-01-11, 09:48
Siria, otto milioni e mezzo di turisti nel 2010

Mercoledì 26 Gennaio 2011 13:18



Il numero di turisti che ha visitato la Siria nel 2010 è ammontato a 8.545.849 unità, mostrando un incremento del 40,3% rispetto al 2009 mentre gli introiti di tale industria hanno raggiunto circa $ 8,21 miliardi con un +59,5% rispetto all’anno precedente.

A livello di provenienza, i turisti arabi hanno avuto un peso percentuale del 54,5% sul totale; gli europei del 5,1%. I turisti turchi hanno fatto segnare l’incremento maggiore con +127%. A livello europeo, l’Italia ha ottenuto invece l’incremento maggiore con +30%, seguita da Francia (+29%), Paesi Bassi e Germania (+26% ognuna) e Norvegia (+24%).





Siria, otto milioni e mezzo di turisti nel 2010 (http://www.focusmo.it/sociale/70-tendenze/7827-siria-otto-milioni-e-mezzo-di-turisti-nel-2010.html)

stanis ruinas
28-01-11, 09:49
(Aki) - Le autorità siriane hanno inibito l'accesso al social network Facebook. E' quanto scrive il quotidiano arabo 'Asharq al-Awsat', spiegando che il provvedimento è stato preso nelle scorse ore per evitare che nel paese si organizzino manifestazioni antigovernative come quelle che da settimane scuotono l'intero mondo arabo.

Il quotidiano scrive inoltre che Damasco ha anche bloccato l'accesso alle chat e ai forum tramite i telefoni cellulari. I social network e i blog sono stati utilizzati dagli organizzatori delle proteste in Tunisia, in Egitto e in numerosi altri paesi per convocare le manifestazioni antigovernative.




Siria: Facebook bloccato per timore proteste contro governo - Adnkronos Sicurezza (http://www.adnkronos.com/IGN/Aki/Italiano/Sicurezza/Siria-Facebook-bloccato-per-timore-proteste-contro-governo_311599424884.html)

stanis ruinas
28-01-11, 09:50
La Siria cerca nuovi investimenti dall’estero

Giovedì 27 Gennaio 2011 12:45



A Damasco, il vice premier siriano, Abdullah al-Dardari, ha illustrato agli imprenditori del Consiglio d’affari Siria-Qatar i programmi economici del suo governo. L’esecutivo è pronto a impiegare oltre 30miliardi di euro nei prossimi cinque anni in educazione, formazione e industria, ma per raggiungere i suoi obiettivi nello stesso periodo dovrà raccogliere dall’estero ulteriori investimenti per oltre 35miliardi di dollari.

Nella seconda sessione del meeting, al-Dardari ha presentato ai suoi ospiti una serie di proposte di investimento in diversi settori, dalle estrazioni di petrolio e gas all’agricoltura, dall’allevamento alle nuove zone franche per i commerci. Nelle stesse ore il vice primo ministro ha incontrato il commissario europeo per l’Allargamento e le Politiche di Vicinato, Stefan Fule. La Siria conta sull’appoggio dell’Unione europea e sul sostegno dei suoi programmi di partenariato per intraprendere un solido percorso di sviluppo economico.




La Siria cerca nuovi investimenti dall’estero
Giovedì 27 Gennaio 2011 12:45
0diggsdigg
A Damasco, il vice premier siriano, Abdullah al-Dardari, ha illustrato agli imprenditori del Consiglio d’affari Siria-Qatar i programmi economici del suo governo. L’esecutivo è pronto a impiegare oltre 30miliardi di euro nei prossimi cinque anni in educazione, formazione e industria, ma per raggiungere i suoi obiettivi nello stesso periodo dovrà raccogliere dall’estero ulteriori investimenti per oltre 35miliardi di dollari.

Nella seconda sessione del meeting, al-Dardari ha presentato ai suoi ospiti una serie di proposte di investimento in diversi settori, dalle estrazioni di petrolio e gas all’agricoltura, dall’allevamento alle nuove zone franche per i commerci. Nelle stesse ore il vice primo ministro ha incontrato il commissario europeo per l’Allargamento e le Politiche di Vicinato, Stefan Fule. La Siria conta sull’appoggio dell’Unione europea e sul sostegno dei suoi programmi di partenariato per intraprendere un solido percorso di sviluppo economico.

stanis ruinas
28-01-11, 09:51
(AGENPARL) - Roma, 27 gen - Sarà presto al vaglio della Commissione Esteri della Camera l’accordo di cooperazione culturale tra il Governo italiano e il Governo della Repubblica Araba Siriana fatto a Roma l’11 settembre 2008. Il disegno di legge di ratifica ed esecuzione è stato assegnato alla III commissione in sede referente. L’Accordo, che sostituisce quello ormai obsoleto del 1971, si propone l’estensione della portata della cooperazione culturale italo-siriana ai settori dell'arte e delle cultura, della protezione e conservazione del patrimonio culturale, degli archivi, dei musei e delle biblioteche, dell'istruzione superiore e universitaria, inclusi gli scambi di studenti, della formazione professionale, della produzione radiotelevisiva. L’accordo costerà 209.300 euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012, e 213.680 euro annui a decorrere dal 2013.







ESTERI: L (http://www.agenparl.it/articoli/primo-piano/news/primo-piano/20110127-esteri-l-accordo-italia-siria-per-la-cooperazione-culturale)

Avversario
06-02-11, 04:12
El Presidente al-Assad al Wall Street Journal: lo que ocurre en el mundo árabe no es “una nueva era” sino que cambiará mucho en la mentalidad de los gobiernos hacia sus pueblos y en la visión de Occidente y las grandes poten

Feb 01, 2011

http://www.sana.sy/servers/gallery/201102/20110201-134101_h329526.jpg

Damasco, SNA

El Presidente Bashar al-Assad ha subrayado que lo nuevo en cuanto a lo que ocurre en el mundo árabe es que está sucediendo dentro de países independientes, “pero no constituye una nueva era“, sino algo nuevo que cambiará muchas cosas, al menos en la manera en que piensan los gobiernos y los responsables árabes respecto de sus pueblos, al igual que cambiará la manera en que Occidente y las grandes potencias ven nuestra región, nuestros países y sus responsables, haciendo hincapié en que lo importante para nosotros es “la manera en que occidente ve la situación y las lecciones que se aprenderán”.

Entrevistado el lunes por el Wall Street Journal, el Presidente al-Assad respondió a una pregunta sobre la situación regional y lo que sucede en Túnez y Egipto y lo que ello significa para Siria diciendo: “la situación sigue siendo confusa y borrosa, las cosas no se han estabilizado aún…. lo que escuchamos y leemos en este periodo no es específico y definitivo, señalando que “hay muchas cosas en común entre nuestros países, pero no somos copias unos del otro”.

El Presidente al-Assad consideró que lo que ocurre se debe a la desesperación: “Cada vez que ocurre una revolución, es evidente que existe ira alimentada por la desesperación relacionada con dos factores: interno y externo. En cuanto al interno, nosotros como países y responsables somos los culpables, y en lo externo, se culpa a las grandes potencias, o lo que Occidente llama "la comunidad internacional", que está confinada a los Estados Unidos y algunos pocos países, pero no todo el mundo.''

Su Excelencia explicó que “el factor interno está relacionado con la realización de cambios para que cambie la sociedad, y es preciso seguir el ritmo de este cambio como Estado e instituciones, y fomentar la sociedad….debe haber algo que logre el equilibrio.

En lo que respecta a Occidente, “la cuestión está vinculada con los problemas que tenemos en la región, como la ausencia de la paz, la invasión de Irak, y lo que ocurre en Afganistán y sus actuales impactos en Pakistán y otras áreas,….y ello lleva a la desesperación y la ira”, acotó al-Assad.

El Presidente explicó que durante las últimas tres décadas las sociedades han estado más cerradas lo que ha llevado al extremismo, aclarando que la reforma requiere de mentes abiertas para que toda la comunidad pueda abrirse, al igual que esa una cuestión de voluntad y de lo que siente el pueblo, y de la dignidad de la gente y su participación en las decisiones relativas a su país.

Asimismo continuó: “si desea comparar lo que está sucediendo en Egipto con Siria, usted debe considerarlo desde un ángulo diferente .. ¿Por qué Siria está estable a pesar de sus difíciles circunstancias?.. Egipto tiene el apoyo financiero de los Estados Unidos, mientras que Siria está sometida a un embargo impuesto por la mayoría de los países del mundo, pero a propósito de ello experimenta un crecimiento a pesar de que tenemos muchas necesidades básicas de la población, pero el asunto no se trata solo de las necesidades y la reforma, sino que tiene que ver también con la fe, las creencias y la causa”.

El Presidente añadió que existen también otros factores, ya que a pesar del paso de casi veinte años del lanzamiento del proceso de paz en 1991, la situación es mucho peor ahora comparada con aquella etapa, lo que dio lugar a la desesperación…y con el paso del tiempo ha ido cayendo la línea del diagrama”

Al-Assad consideró que hay diferencias entre las políticas de los gobiernos y las creencias de la gente y sus intereses, lo que lleva a un vacío que crea confusión; y agregó que los pueblos de la región no viven solo pendientes de sus intereses, sino también en sus creencias, aclarando que no se puede entender lo que ocurre si no se toma esta relación en cuenta.

En respuesta a una pregunta sobre el proceso de reforma en Siria y lo que la afecta, al-Assad, acotó que en Siria hay una reforma y que la misma parte del principio de hacer participe al pueblo en la toma de decisiones y la práctica del diálogo constructivo, que es lo que ha sucedido en los últimos años, indicando que la estabilidad de Siria es debida al equilibrio entre las necesidades y la reforma, y entre la fe, las creencias y la causa.

El Presidente explicó que la reforma en Siria se ve afectada por las circunstancias del entorno, en alusión a lo que sucedió en Irak, el Líbano y el impacto de ello en la curso cronológico de la reforma debido a la imposibilidad de controlar los eventos.

En respuesta a una pregunta sobre la formación de un nuevo gobierno en el Líbano y si la situación se está moviendo hacia el logro de cierta estabilidad, el presidente al-Assad señaló una transición suave entre los dos gobiernos, y dijo que la pregunta que se impone es de cualquier tipo será éste gobierno y de si es un gobierno de unidad nacional, considerando que “sin un gobierno de unidad nacional no sería muy importante la cuestión de la mayoría o la minoría.

También consideró que el proceso en Líbano está en buen camino hasta el momento, manifestando su esperanza de que sea formado un gobierno de unidad nacional durante esta semana, y su opinión de que las cosas se mueven normalmente, ligeramente y sin ningún conflicto.

En respuesta a una pregunta sobre cómo ve Siria el proceso de paz y que si el mismo le parecía muerto, el Presidente explicó que “este proceso no ha muerto porque su muerte significaría prepararse para la próxima guerra, lo que no es del interés de nadie, agregando que Israel aprendió su lección en su fracaso en la guerra de julio de 2006, y que la tecnología ha cambiado, así como las creencias y las tácticas”.

El presidente Assad manifestó:” La paz global en la región es muy importante porque conduce a una paz real y a una solución verdadera”, señalando que los israelíes y los norteamericanos no son metódicos y realistas en la manera en que lidiaron con el proceso de paz durante 2010 y empeoraron la situación,” más hoy día se ha vuelto aún más difícil la iniciación o la reanudación de las negociaciones”, acotó.

En el tema de las relaciones sirio-iraníes y la posibilidad de que se mejoren las relaciones entre Siria y los EE.UU. a la luz de su relación estratégica con Irán, al-Assad puntualizó que Irán es un país grande e importante desde la perspectiva geopolítica y que nadie puede ignorarlo, señalando al mismo tiempo que Irán respalda las posturas sirias y el proceso de paz en la región, y dijo: “el principio fundamental en la política consiste en estar en buenos términos con todos los países y no en empeorar las relaciones, especialmente que la región necesita un país grande como Irá”.

En respuesta a una pregunta acerca de cómo liberar la región de las armas nucleares, y si Siria permitiría la inspección de la AIEA en sus territorios, al-Assad respondió: “Siria, durante su membrecía en el Consejo de Seguridad en 2002-2003, presentó un proyecto de resolución para el Oriente Medio libre de armas de destrucción masiva, pero el gobierno de Bush se opuso porque tal decisión incluiría a Israel”.

En relación a la inspección de la AIEA en Siria, el Señor Presidente dijo:"Estamos discutiendo con dicha organización este asunto en sus aspectos técnico y legal…existe una cooperación entre Siria y la AIEA con respecto a las cuestiones ordinarias y conforme a las normas”.

Al-Assad explicó que se le pidió a Siria firmar el Protocolo Adicional que permitiría a los inspectores de la Agencia venir en cualquier momento, pero Siria no va a firmarlo “porque es uno los Estados signatarios del TNP y no permitirá que la Agencia investigue cualquier cosa bajo el título de examinar las actividades nucleares”, afirmando que “esto es algo que tiene que ver con la soberanía….y sin duda se utilizará indebidamente” .

Eba Khattar & Ahmad Shaban

http://www.sana.sy/spa/212/2011/02/01/329526.htm

Avversario
06-02-11, 04:13
Fr8jP3r_v_g

Avversario
06-02-11, 04:14
n8Q6YGuxvK8

Avversario
07-02-11, 13:11
fJeywgjlyFI

Avversario
09-02-11, 19:15
http://i51.tinypic.com/zn981z.jpg

Avversario
09-02-11, 19:15
PMoBGeIfGj8&feature=related

Avversario
09-02-11, 19:16
FYCIbYX5BIM&feature=related