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Florian
17-08-10, 07:57
Un futuro da ricordare

di Fabio Granata



“Pensiero meridiano è quel pensiero che si inizia a sentir dentro laddove inizia il mare, quando la riva interrompe gli integralismi della terra, quando si scopre che il confine non é un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano e la partita del rapporto con l’altro diventa difficile e vera”.

Questa straordinaria metafora, tratta da Pensiero Meridiano di Franco Cassano, può rappresentare uno spunto di grande rilevanza nella costruzione di un nuovo profilo culturale e politico della Destra italiana. Quella Destra che, per dirla con Montanelli, c’era prima di Berlusconi e ci sarà dopo di lui.
“Parlare di Destra Politica è indispensabile anche per chi, come me, ritiene che le vecchie categorie del 900 abbiano perso senso e capacità di spiegare il mondo: indispensabile per evitare strumentalizzazioni da parte di chi ci dipinge come “di sinistra” o addirittura comunisti e soprattutto per sgombrare il campo dai ‘distinguo’ e dagli alibi di alcuni, forse spaventati dall’essersi allontanati dalla confortevole protezione di Silvio Berlusconi.

Noi dobbiamo costruire, con gli arnesi culturali dell’attualità, una politica che non sia condizionata dall’economia ma che ne guidi i processi, che non assecondi sempre e comunque gli istinti retrivi del popolo ma sappia indirizzarli al bene comune. Una politica attenta alla coesione sociale della Nazione e alla sostenibilità dello sviluppo. Alla tutela del patrimonio culturale e alla difesa del paesaggio e delle nostre belle Città.

Una politica che sappia fare un passo avanti nel contrasto a tutte le mafie e cricche, sostenendo le procure, i magistrati, le forze dell’ordine con parole adeguate, atti legislativi, strumenti e risorse e non si accontenti dell’autoreferenziale elencazione, dal forte sapore di propaganda, di arresti e confische poste in essere dalle stesse Procure continuamente oltraggiate, vilipese, guardate con sospetto e mai sostenute.
Una politica che sappia declinare una difesa dell’identità e dell’unità nazionale che sia anche ‘pensiero meridiano’, attenzione ai territori, esaltazione delle differenze e specificità del palinsesto complesso, variegato e bellissimo della nostra Italia.

Le categorie politiche del 900, basate sulla contrapposizione radicale di ‘destra e sinistra’ hanno esaurito la loro funzione. Siamo in una fase di trasformazioni e di passaggi.
Si tratta di porre le basi di un progetto ambizioso che sappia affrontare le sfide della modernità senza rifugiarsi nel passato delle radici, guardando al futuro che certo è vitale solo se è consapevole della sua storia e delle sue tradizioni,vitali solo perché continuamente rinnovate.

Al di là e oltre le imprese realizzate nei secoli passati, la consapevolezza dell’eccellenza italiana può essere strategicamente coltivata da una nuova forza politica per un grande disegno di Rinascita nazionale, oltre le angustie e le miserie del presente.

Ci sono esperienze che con l’aumento della velocità si deteriorano profondamente o addirittura scompaiono, dall’amore e la cura per l’altro alla riflessione, dall’educazione alla convivialità, a tutte quelle attività che, per esistere, hanno bisogno di respirare un tempo largo, di disporre dell’ossigeno della durata…

A Settembre, su queste coordinate, costruiremo, attorno a Gianfranco Fini, il profilo di una forza politica modernissima ma intrisa di Memoria Storica.

Culturalmente consapevole ma popolare.

Una forza in grado di progetti lungimiranti e all’altezza del Modello Italiano.

Un Modello,per nostra fortuna,ben distinto e distante dal berlusconismo privo di anima, dall’affarismo privo di progetto e dal rancoroso ‘tribalismo’ della Lega.

Un Modello per la nostra Italia



Un futuro da ricordare | Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/16/un-futuro-da-ricordare/50716/)

Florian
17-08-10, 07:59
Bellissimo! A tratti perfino emozionante!!

A più tardi per una attenta analisi del testo e per i commenti.

Ada De Santis
17-08-10, 08:59
Tutto molto belo, questa dovrebbe essrela DESTRA, ma il capoè Sbagliato, non può essere FINI, il capo di tuta questo, perchè lui queste idee le ha già tradite.
ADA

Ada De Santis
17-08-10, 09:03
Scusami holeto or la aola " MEMORIA STORICA",ma se Fini l'ha rinnegata la "MEMORIA STORICA", ora mi dici come fa a tonare indietro e rimangiarsi tutto?
Ma ci avete preso per degli siocchi?:Non ho mai visto un trasformimo così sfacciato.

ADA

famedoro
17-08-10, 09:16
Se non ricordo male per te il tradimento di Fini avviene con la fusione a Forza Italia...

Florian
17-08-10, 09:50
Analisi del Manifesto Finiano

di Florian


1. Il manifesto della Destra che verrà si apre con una citazione letteraria, tratta da "Pensiero Meridiano" di Franco Cassano, un pensatore di formazione marxista che in seguito si è aperto a nuovi orizzonti ed è diventato un punto di riferimento per il meridionalismo.

"Il pensiero meridiano è l'idea che il Sud abbia non solo da imparare dal Nord, dai Paesi cosiddetti sviluppati, ma abbia anche qualcosa da insegnare e quindi il suo destino non sia quello di scomparire per diventare Nord, per diventare come il resto del mondo.
C'è una voce nel Sud che è importante che venga tutelata ed è una voce che può anche essere critica nei riguardi di alcuni dei limiti del nostro modo di vivere, così condizionato dalla centralità del Nord-Ovest del mondo. Io credo che il Sud debba essere capace di imitare, ma anche di saper rivendicare una misura critica nei riguardi di un mondo che ha costruito sull'ossessione del profitto e della velocità i suoi parametri essenziali." (Franco Cassano)

Questa scelta prefigura immediatamente quale sarà l'obiettivo della Destra nuova finiana. Rilanciare l'identità meridionale attraverso un "modello meridionale", alternativo a quello padano, che possa essere da lievito ad una nuova politica (non ossessionata dal profitto e dalla velocità) per l'Italia intera.


2. Dopo Franco Cassano, intellettuale di origine marxista, si ha il recupero del più importante riferimento culturale della destra democratica italiana del dopoguerra: Indro Montanelli. Una destra preesistente a Berlusconi e che il berlusconismo rampante costringerà al silenzio e all'esilio, se non addirittura all'azione politica sul fronte avversario (Travaglio).
Recuperare Montanelli significa per Fini assumersi un profilo liberal-conservatore che la destra politica italiana mai ha avuto, lontano tanto dal moderatismo democristiano quanto dal populismo neofascista o berlusconiano.


3. Dopo il meridionalismo e il liberal-conservatorismo, la collocazione politico-parlamentare. A destra, naturalmente. Una rivendicazione "indispensabile" nel momento in cui tutti si affollano verso il centro e chi cerca di darsi un profilo al passo dei tempi viene tacciato di "eresia" e "sinistrismo" dai custodi di una presunta ortodossia.


4. Volontà di questa Destra nuova sarà di rilanciare una politica non più schiava dell'economia come il modello liberal-liberista impone. Una politica non prona agli istinti del popolo ma volta al bene comune. E una politica volta al bene comune è l'unica vera, buona, politica. In questo passaggio si ha il recupero di tutta la tradizione della destra politica missina, volta a combattere la "demonia dell'economia" e nel complesso del conservatorismo classico burkeano, da sempre ostile all'economicismo e rivolto al perseguimento del bene comune.


5. La Destra nuova dovrà mediare tra l'esigenza di assicurare la coesione sociale e quella di assicurare lo sviluppo economico. Dunque uno sviluppo sostenibile, non indiscriminato o volto a favorire un pezzo di nazione a danno del resto. Una politica che riporti l'uomo a prendersi cura del paesaggio circostante, della natura e della citta, dunque la scelta consapevole di un "conservatorismo verde", fatta già propria in Europa dall'attuale governo Cameron, e sul piano teorico dal filosofo Roger Scruton, ma che ha radici ben più antiche.


6. La Destra nuova nascerà sotto il nobile segno della legalità e dunque facendosi carico di contrastare le mafie e le cricche in linea con l'azione svolta, contemporaneamente, da magistratura e forze dell'ordine. E' questo un punto di forte discontinuità dal berlusconismo, che per dubbie ragioni "privatistiche" ha sposato un garantismo "contro" la magistratura.


7. Dopo aver sottolineato la necessità politico-comunicativa di una collocazione "a destra" per la Destra nuova, Granata si premura di considerare esaurita la contrapposizione ideologica delle vecchie categorie ottocentesche destinata a fare i conti con la modernità e dunque a ripensarsi attraverso un inevitabile incontro reciproco.


8. La Destra nuova dovrà guardare al futuro consapevole della sua storia e delle sue tradizioni. E' questo un passaggio fondamentale del manifesto finiano. E' infatti la lucida affermazione di un conservatorismo classico ancor più che tradizionalistico, volto cioè come voleva Burke e ribadisce oggi Cameron al rinnovamento nella tradizione e non, più grettamente, nel rifuggire il rinnovamento di per sè. E' una polemica, questa, rivolta verso settori della destra in fondo più "conservativa" che conservatrice, immobilista e disincantata verso ogni reale possibilità di sviluppo.


9. La Destra nuova sarà un partito di "Rinascita nazionale" (nome che sarebbe perfetto per il futuro partito finiano, chissà...), consapevole dell'eccellenza italiana. Un partito volto ad una politica di lungo corso, destinata a durare nel tempo.


10. La Destra nuova nascerà a settembre, attorno a Gianfranco Fini. E sarà una forza politica che coniugherà lo slancio verso il futuro con la Memoria Storica. Altra sottolineatura importante: questo futurismo non ha dietro di sè il nulla, la tabula rasa, ma si declinerà sulla base di una memoria storica. Sarà dunque rivoluzionaria e al tempo stesso conservatrice.
Sarà una forza politica supportata da un'azione culturale, non elitaria ma popolare.


11. Questa nuova forza politica inseguirà un modello di Italia "distinto e distante dal berlusconismo e dal tribalismo leghista".
Ciò significa che la Destra nuova di Fini sarà probabilmente politicamente avversaria della pseudo-destra berlusconian-bossiana, fintamente conservatrice in realtà sovversiva perchè ispirata da sentimenti "affaristici" e al tempo stesso "rancorosamente tribalistici", ovvero antinazionali.

Ada De Santis
17-08-10, 11:05
Se non ricordo male per te il tradimento di Fini avviene con la fusione a Forza Italia...

Ciao Famedoro, non mi è piaciuta un gran che nemmeno la svolta di FIUGGI, ma ci ha rimbambito di chiacchiere, e la maggioranza delle persone ha pensato ad una destra più moderna, l'abbiamo visto quanto è moderna, è talmente moderna che la DESTRA non c'è più, che vuoi fare ognuno ha le sue opinioni.
Ti saluto e ti auguro una buona giornata
ADA

Ada De Santis
17-08-10, 11:30
Franco Cassano è nato ad Ancona nel 1943 e insegna Sociologia della
conoscenza nell’Università di Bari. È stato intellettuale di punta del marxismo
meridionale, ma ha iniziato, negli anni Ottanta, una riflessione che, senza
rinnegare quelle radici, si apriva a nuovi orizzonti. Il pensiero meridiano,
ovvero ripensare il Mezzogiorno riconsiderando la sua identità culturale
rispetto a una modernizzazione che non lo ha fatto, è l'opera che nel 1996 ha
aperto il dibattito sull'autonomia del pensiero meridionale.
In Approssimazione. Esercizi di esperienza dell’altro (Il Mulino, 1989),
partendo dal presupposto dell’assoluta trascendenza dell’altro, chiunque egli
sia, venivano analizzati i modi dell’avvicinamento, riconoscendo la necessità di
«una volontà d’impotenza».
Partita doppia. Appunti per una felicità terrestre (Il Mulino, 1993) era uno
straordinario percorso in otto st azioni che cercavano di evidenziare come ogni
situazione della vita e della storia sia, appunto, una “partita doppia”, abbia
vantaggi e svantaggi, schiudendoci spesso all’orizzonte tragico, che è quello
in cui l’uomo è gettato.
Ne Il pensiero meridiano (Laterza, 1996), il suo libro più celebre che ha posto
le basi teoriche di un nuovo meridionalismo, il Sud del mondo (anche
attraverso una riflessione su Camus e Pasolini) viene pensato a partire da
parametri nuovi, valorizzandone prima di tutto l’osmosi con il mare, l’«andar
lenti», contro il mito moderno dell’«homo currens», la sua dimensione di
frontiera.
Con Mal di Levante (Laterza, 1997) e Paeninsula (Laterza, 1998) Cassano ha
esteso la sua riflessione a Bari e all’Italia, insistendo su temi come la
contaminazione tra le culture per risolvere il rapporto con il futuro.
Modernizzare stanca (Il Mulino, 2001) raccoglie una serie di saggi in cui
Cassano riflette con sobrietà e ironia su una gran varietà di aspetti del vivere
umano. La modernità – questa la tesi di fondo - presenta dei coni d'ombra:
esistono degli aspetti che non riesce a risolvere in modo soddisfacente,
esistono dei valori (favole, preghiere, ricordi infantili, passioni, relazioni
affettive) che essa, a volte colpevolmente, trascura, e che possono essere
proficuamente riattivati per renderci meno nevrotici.
Il suo ultimo lavoro è una breve saggio su Leopardi, Oltre il nulla (Laterza,
2003), la cui tesi centrale è che il “nulla” nell’autore de La ginestra è solo la
penultima parola. Il disincanto di cui il recanatese si fece teorico e poeta non
coincide con la resa. Nostro compito è farci carico della verità senza
rassegnarsi. Nello stesso tempo Leopardi va riattivato come poeta civile,
alfiere di una “solidarietà planetaria”, che può nascere dalla capacità dello
“sguardo da lontano”.
Cassano appare come uno dei pensatori più liberi ed originali del panorama
intellettuale italiano, grazie anche alla sua passione e alla sua inesausta
curiosità intellettuale, che rompe barriere tra discipline e ideologie. Fa parte
del comitato scientifico del Laboratorio Progetto Poiesis e della redazione della
rivista da Qui. Presiede a Bari il movimento di cittadinanza attiva Città plurale.

http://www.comune.benevento.it/CittaSpettacolo/Ed_2003/FrancoCassano.pdf

Bene, più marxista di così, si muore, pescate i voti a sinistra? Complimenti
lui non ha rinnegato le sue origini marxiste. Complimenti
ADA

Ada De Santis
17-08-10, 11:40
nfanzia e gioventù [modifica]
Figlio di Sestilio Montanelli (1880 – 1972) e di Maddalena Doddoli (1886 – 1982), Indro nacque a Fucecchio (FI) in Toscana[1] nel palazzo di proprietà della famiglia della madre. A tale circostanza sono riferite alcune «leggende», la più famosa delle quali - raccontata dallo stesso Indro - narra che dopo un litigio (gli abitanti di Fucecchio erano divisi in «insuesi» e in «ingiuesi», cioè di sopra e di sotto; la madre era insuese e il padre ingiuese) la famiglia materna ottenne di far nascere il bambino nella propria zona collinare, mentre il padre scelse un nome adespota, estraneo alla famiglia materna e neppure presente nel calendario.[2] Il nome Indro, scelto dal padre, infatti è la mascolinizzazione del nome della divinità induista Indra, poi trasformato nel soprannome "Cilindro" dagli amici ed anche da alcuni avversari politici.[3] Passò l'infanzia nel paese natale, spesso ospite nella villa di Emilio Bassi, sindaco di Fucecchio per quasi un ventennio, nei primi anni del Novecento. A Emilio Bassi, che considerava come un «nonno adottivo», restò legato tanto da volere che a lui fosse cointitolata la Fondazione costituita nel 1987.[4].
Sin da ragazzo, Montanelli iniziò a soffrire di depressione, un male che lo segnerà per tutta la vita:
« La prima crisi fu a undici anni. Mi svegliai una notte urlando "Muoio, muoio!". Una mano mi attanagliava la gola, mi sentivo soffocare. Accorsero i miei genitori, un po' mi quietai, ma smisi di dormire e di mangiare per mesi, avevo paura di tutto, un vero terrore, e mi sentivo addosso la tristezza del mondo intero. Dovetti abbandonare la scuola per quell'anno. I sintomi si sono poi ripresentati identici più o meno ogni sette anni, ciclicamente.[5] »
Il padre, preside di Liceo, fu trasferito prima a Lucca, poi a Nuoro presso il Liceo Classico "G. Asproni", dove il giovane Indro lo seguì. Ancora a causa degli spostamenti del padre, frequentò il liceo a Rieti, dove nel 1925 conseguì la maturità. In seguito si laureò in giurisprudenza a Firenze, con un anno di anticipo sulla durata normale dei corsi, discutendo una tesi sulla «legge Acerbo» in cui criticava il provvedimento, sostenendo che era stato pensato per abolire le elezioni. Ottenne la valutazione di centodieci e lode grazie ai professori antifascisti dell'ateneo [6]. Successivamente frequentò uno stage a Grenoble in scienze politiche e sociali.
Gli anni trenta [modifica]
Montanelli debuttò sulla rivista Frontespizio di Piero Bargellini, con un articolo su Byron e il cattolicesimo (luglio-agosto 1930). Fu attento lettore di altre riviste, specie di L'Italiano di Leo Longanesi (destinato, dal 1937, a diventare suo grande amico e, nel secondo dopoguerra, suo editore) e di Il Selvaggio di Mino Maccari: periodici, entrambi, che pur essendo fascisti furono fra i primi a fare "fronda", cioè a rompere con il coro conformista del regime. Ma fu altresì profondamente influenzato dalla lettura di La Voce (1909-1914) di Giuseppe Prezzolini (destinato, nel secondo dopoguerra, a essere tra i migliori suoi amici). Nel 1932 collaborò al periodico fiorentino l'Universale di Berto Ricci, con una diffusione di circa millecinquecento copie.
L'adesione al fascismo [modifica]
Esordì come giornalista di cronaca nera nel 1934 a Parigi, al Paris-Soir, collaborando contemporaneamente al quotidiano italo-francese diretto da Italo Sulliotti L'Italie Nouvelle. Fu poi mandato come corrispondente in Norvegia, da lì in Canada e poi assunto alla United Press a New York, continuando anche nella collaborazione con Paris-Soir. In questo periodo intervistò il magnate Henry Ford, che descrisse in maniera molto originale.
Nel 1935 il regime fascista attaccò l'Etiopia. Montanelli tornò in Italia e si propose come inviato in Etiopia, ma l'agenzia non acconsentì, così si arruolò volontario. Partecipò alla guerra (iniziata nell'ottobre 1935) come comandante di un battaglione di Ascari (XX Battaglione Eritreo):
« Questa guerra è per noi come una bella lunga vacanza dataci dal Gran Babbo in premio di tredici anni di scuola. E, detto fra noi, era ora. »
(Indro Montanelli, ringraziando Benito Mussolini ("Gran Babbo"), nel raccontare la sua esperienza di comandante di una banda di Ascari durante la guerra d'Etiopia.[7])
La guerra di Montanelli durò solo fino a dicembre: venne ferito e dovette abbandonare i combattimenti. Durante la sua permanenza al fronte aveva iniziato a scrivere un libro, che diede alle stampe all'inizio del 1936. L'opera, XX Battaglione Eritreo, in maggio fu recensita favorevolmente da Ugo Ojetti e Goffredo Bellonci.
Il padre di Indro, Sestilio, si trovava in Africa Orientale per dirigere una commissione di esami per militari e civili dell'esercito residenti nelle colonie. Intercesse presso il direttore del quotidiano di Asmara La Nuova Eritrea, Leonardo Gana, facendolo assumere. Montanelli ottenne così la tessera di giornalista. Nel gennaio 1936 fu trasferito dal XX Battaglione Eritreo al Drappello Servizi Presidiari e iniziò a prestare servizio presso l'Ufficio Stampa e Propaganda [8].
Qui sposò un'eritrea di 12 anni, versando al padre la convenuta cifra di 500 lire, secondo i costumi locali. Questa prima moglie lo seguì per l'intera permanenza in Africa [9].
Redattore de La Nuova Eritrea, Montanelli scrisse un pezzo per Civiltà Fascista intitolato "Dentro la guerra":
« Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve. Almeno finché non si sia data loro una civiltà. »
(Indro Montanelli, gennaio 1936, "Civiltà Fascista".[10])
Manlio Morgagni, direttore dell'Agenzia Stefani e fedelissimo di Mussolini, lo avrebbe voluto come corrispondente dall'Asmara, ma la trattativa non ebbe esito positivo. Quando il padre ritornò in Italia, Indro lo seguì [11].
Il passaggio all'antifascismo [modifica]
Tornato in Italia nell'agosto 1936, Montanelli ripartì per la guerra civile spagnola come corrispondente per il quotidiano romano Il Messaggero, scrivendo articoli anche per L'Illustrazione italiana e il neonato settimanale Omnibus di Longanesi. In Spagna, le sue posizioni contro il regime si radicalizzarono. In un articolo commentò il resoconto della battaglia di Santander con queste parole: “È stata una passeggiata militare con un solo nemico: il caldo.”[12] Mentre la sua simpatia per gli anarchici spagnoli lo portò ad aiutare uno di loro, accompagnandolo fuori frontiera. Il gesto venne ricompensato da "El Campesino"[13], capo anarchico della 46ª divisione nella Guerra di Spagna, con il dono di una tessera della Federación Anarquista de Cataluña di cui Montanelli si sarebbe fregiato per tutta la vita [14]. Una volta rimpatriato, il Minculpop, con l'intervento diretto di Mussolini, lo cancellò dall'albo dei giornalisti per l'articolo sulla battaglia di Santander, considerato offensivo per l'onore delle forze armate. Gli fu anche tolta la tessera del Partito [12], che poi nulla egli fece per riavere. Per evitare il peggio, Giuseppe Bottai (ministro dell'Educazione nazionale) prima gli trovò in Estonia un lettorato di italiano nell'Università di Tartu, poi lo fece nominare direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Tallinn, la capitale.
Gli anni della seconda guerra mondiale [modifica]
Ritornato in Italia, entrò nel 1938 al Corriere della Sera grazie anche all'interessamento di Ugo Ojetti, che credeva nel suo talento giornalistico. Ojetti, ex direttore del Corriere, fece il suo nome ad Aldo Borelli, il direttore in carica, che lo assunse come inviato [15], con l'incarico di occuparsi di articoli di viaggi e letteratura, e con la consegna di tenersi lontano dai temi politici.
Montanelli fece l'inviato in giro per l'Europa. Nel 1939 fu in Albania, diventata quell'anno colonia italiana. Il 1º settembre 1939, mentre si trovava in Germania, conobbe sul Corridoio di Danzica [16] Adolf Hitler, alla presenza dello scultore Arno Brecker e dell'architetto Albert Speer (che confermò poi, nel 1979, la veridicità di quell'incontro). Montanelli stesso ebbe modo di rievocare l'episodio nel libro-intervista autobiografico Il testimone.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, Montanelli si spostò al fronte: oltre all'invasione della Polonia, assistette a quella della Norvegia ad opera dei tedeschi e dell'Estonia da parte dei russi. In Finlandia fu appassionato testimone del tentativo d'invasione da parte dell'URSS; nei suoi articoli trasparve una forte propensione per la causa finlandese.
Con l'entrata in guerra dell'Italia (giugno 1940), Montanelli venne mandato in Francia e nei Balcani; poi gli fu assegnato l'incarico di seguire la campagna militare italiana dalla Grecia e dall'Albania, come corrispondente . Qui raccontò di aver scritto poco, per malattia ma soprattutto per onestà intellettuale: il regime gli imponeva l'obbligo di propaganda, ma sotto i suoi occhi l'esercito italiano subiva seri danni. Un suo articolo, pubblicato su Panorama del 12 settembre 1940, venne considerato "disfattista" dai censori del Minculpop, che successivamente ordinarono la chiusura del periodico.
« Rimasi su quel fronte vari mesi, senza scrivere quasi nulla, un po' perché mi ammalai di tifo e molto perché mi rifiutati di spacciare per una gloriosa campagna militare lo squasso di legnate che ci beccammo laggiù. »
( Tiziana Abate, Indro Montanelli, «Soltanto un giornalista».[17])
Finite obtorto collo le corrispondenze dal fronte, rimpatriò nel 1942 per sposarsi in seconde nozze con l'austriaca Margarethe De Colins De Tarsienne, che aveva conosciuto nel 1938 [18]. Dal 1942 al 1944 scrive sul settimanale Tempo sotto lo pseudonimo di "Calandrino".
Nel 1943 visse il disfacimento dell'8 settembre e si associò al movimento partigiano Giustizia e Libertà. Fu inserito nella lista dei ricercati; scoperto dai tedeschi, fu incarcerato (5 febbraio 1944) e condannato a morte (20 febbraio 1944). Riuscì ad evitare la sentenza per intercessione del cardinale di Milano Ildefonso Schuster [19] [20] [21] [22] [23] [24] [25] [26] [27].
Fuggì da San Vittore grazie all'aiuto della famiglia Crespi, proprietaria del Corriere della Sera [28]. Successivamente fu aiutato a fuoriuscire dall'Italia grazie alla rete clandestina «Opera Scout Cattolica Aiuto ai Rifugiati» (OSCAR). Dall'esperienza trascorsa nella prigione di Gallarate e poi in quella di San Vittore trasse ispirazione per il romanzo Il generale Della Rovere [29].
Il 25 aprile 1945 Montanelli fece il suo ritorno in Italia. Gli inizi non furono facili: gli antifascisti non gli perdonavano il fatto di essere stato fascista; gli ex fascisti non avevano dimenticato il suo «8 settembre». Le porte del Corriere della Sera gli furono inizialmente sbarrate. Montanelli dovette ricominciare dal "settimanale popolare" del Corriere, La Domenica del Corriere di cui assunse la direzione nel 1945.
Solo alla fine dell'anno seguente poté tornare in Via Solferino.
Nel 1946, assieme a Giovanni Ansaldo e Henry Furst, aiutò l'amico Leo Longanesi a fondare l'omonima casa editrice, per la quale cominciò a pubblicare fin dal 1949 (Morire in piedi). Montanelli, oltre che con Longanesi, strinse un'amicizia profonda con un altro personaggio importante nella cultura italiana dell'epoca, Dino Buzzati. Il terzo intellettuale con cui Montanelli strinse una forte e duratura amicizia fu Giuseppe Prezzolini, che stimava per l'indipendenza di pensiero [30].
Gli anni cinquanta e sessanta [modifica]
Negli anni cinquanta Montanelli accettò la richiesta di Dino Buzzati di tornare a collaborare con la Domenica del Corriere. Buzzati gli diede una pagina intera; nacque la rubrica «Montanelli pensa così», che divenne poi «La Stanza di Montanelli», uno spazio in cui il giornalista rispondeva ai lettori sui temi più caldi dell'attualità. In breve tempo diventò una delle rubriche più lette d'Italia.
Grazie al successo della rubrica, Montanelli accettò scrivere a puntate la Storia dei romani e poi la Storia dei greci. Cominciò così la carriera di storico, che fece di Montanelli il più venduto scrittore italiano[31].
Per approfondire, vedi la voce Storia d'Italia (Montanelli).
Il primo libro fu la Storia di Roma, che venne pubblicata a puntate su La Domenica del Corriere e poi raccolto in volume per Longanesi (1957). Dal 1959 in poi la fortunata serie venne edita dalla Rizzoli Editore. La serie continuò con la Storia dei greci, per poi riprendere con la Storia d'Italia dal Medioevo ad oggi.
Quando la parlamentare socialista Lina Merlin, nel 1956 propose un disegno di legge che prevedeva l'abolizione della regolamentazione della prostituzione in Italia e la lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui, in particolare attraverso l'abolizione delle case di tolleranza, Montanelli si batté pervicacemente contro quella che veniva già chiamata - e si sarebbe da allora chiamata - la "legge Merlin". Diede alle stampe un pamphlet intitolato Addio, Wanda!, nel quale scriveva tra l'altro:
« ... in Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare l'intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli, la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la più sicura garanzia... »
Nello stesso 1956 la sua attività d'inviato aveva portato Montanelli a Budapest, dove fu testimone della rivoluzione ungherese del 1956. La repressione sovietica gli ispirò la trama di un'opera teatrale, I sogni muoiono all'alba (1960), da lui portata anche al cinema l'anno successivo insieme a Mario Craveri ed Enrico Gras, con Lea Massari e Renzo Montagnani nel ruolo dei giovani protagonisti.
Nel 1961 sostenne la candidatura di Giovanni Spadolini alla direzione del Corriere. I colleghi anziani si schierarono invece per Alfio Russo, che venne nominato al posto del giornalista-storico fiorentino. Montanelli, risentito, ruppe l'amicizia con Russo.
A partire dal 1965 partecipò attivamente al dibattito sul colonialismo italiano. In accesa polemica con lo storico Angelo Del Boca, Montanelli rilanciava il mito secondo cui quello italiano fu un colonialismo mite e bonario, portato avanti grazie all'azione di un esercito cavalleresco, incapace di compiere brutalità, rispettoso del nemico e delle popolazioni indigene. Nei suoi numerosi interventi pubblici ha negato ostinatamente l'impiego sistematico di armi chimiche come iprite, fosgene e arsine da parte dell'aviazione militare italiana in Etiopia.[32]
Dichiaratamente anticomunista, "anarco-conservatore" (come amava definirsi su suggestione del grande amico Prezzolini) e controcorrente, vedeva nelle sinistre un pericolo incombente, in quanto foraggiate dall'allora superpotenza sovietica.
L'abbandono del Corriere [modifica]
A partire dalla metà degli anni sessanta, dopo la morte di Mario e Vittorio Crespi e la grave malattia del terzo fratello Aldo, la proprietà del "Corriere" fu gestita dalla figlia di quest'ultimo [23]. Sotto il controllo di Giulia Maria, il quotidiano operò una netta virata a sinistra. La nuova linea venne varata nel 1972, con il licenziamento in tronco del direttore Giovanni Spadolini e la sua sostituzione con Piero Ottone.
Montanelli diede un giudizio tagliente sull'operazione. In un'intervista a L'espresso dichiarò che «Un direttore non lo si caccia via come un domestico ladro» e, rivolgendosi ai Crespi, stigmatizzò il «modo autoritario, prepotente e guatemalteco che hanno scelto per imporre la loro decisione» [33]. Si era a ridosso delle elezioni politiche, che si sarebbero tenute il 7 maggio. Montanelli ricevette una proposta di candidatura dal presidente del Partito repubblicano, Ugo La Malfa, che signorilmente girò a Spadolini. Un altro terreno su cui Montanelli si scontrò con la proprietà del Corriere fu la sostituzione del capo della redazione romana, Ugo Indrio. Indrio fu costretto a dimettersi e Montanelli non riuscì ad evitare il suo allontanamento.
A partire dal 1973 Montanelli cominciò ad esprimere il proprio malumore sulle scelte del direttore. Piero Ottone replicò con un articolo di fondo nel quale ribadiva la giustezza della propria posizione. In luglio Montanelli fu confinato in una rubrica in seconda pagina («Montanelli risponde»), nella quale le sue idee avevano l'aria di essere state ghettizzate.
Il giornalista entrò definitivamente in rotta di collisione con la proprietà in seguito a due interviste rilasciate nell'ottobre 1973.
La prima fu pubblicata il 10 ottobre sul settimanale politico-culturale "Il Mondo". Montanelli dichiarava a Cesare Lanza:
« Non esiste un contrasto personale fra Piero Ottone e me. Siamo, anzi, in ottimi rapporti. C'è piuttosto un'impostazione del Corriere della Sera del tutto diversa da quella che è la tradizione del giornale: dissensi sull'attuale indirizzo esistono e sono stati apertamente manifestati. Un dissenso niente affatto sotterraneo, un dibattito; e può darsi che esso si concluda con la sconfitta di chi sostiene questi valori tradizionali. In questo caso, potrebbe avvenire una secessione. »
(Giampaolo Pansa, Comprati e venduti, Bompiani, 1977, pag. 143.)
E concludeva lanciando un appello:
« Ci vorrebbe da parte di una certa borghesia lombarda, che si sente defraudata dal suo giornale, un gesto di coraggio, di cui però questa borghesia, capace in fondo solo di brontolare, non è capace. »
(Giampaolo Pansa, op. cit., pag. 143.)
La seconda uscì il 18 ottobre su Panorama. L'intervista, raccolta da Lamberto Sechi, venne pubblicata con il titolo «Montanelli se ne va». E nel sommario: "A novembre mi metto in pensione, annuncia il più famoso giornalista italiano. I motivi: dissensi sulla nuova linea del Corriere, vecchia ruggine con uno dei proprietari, Giulia Maria Crespi. Per adesso pensa a portare a termine gli ultimi volumi della sua Storia d'Italia. Ma non gli dispiacerebbe, dice, fondare un nuovo giornale" .
L'editorialista spiegava:
« Tra virgolette, ora mi si può solo attribuire questo: il Corriere era un giornale misto, nel senso che conciliava il tipo di giornale a grande tiratura con quello di giornale d'élite. È molto probabile che questo compromesso si basasse su un tipo di pubblico e di società che non esiste più e che quindi oggi ci si deva [sic] rinunciare. Questa rinuncia Ottone la sta compiendo con coerenza (il giornale è anche tecnicamente fatto bene) e forse non poteva esimersi dal compierlo. Ma mette me in estremo disagio. Non gliene faccio alcun rimprovero. Semplicemente constato che le mie attitudini, la mia mentalità, il mio stile, tutto mi rende difficile l'adeguamento »
(Franco Di Bella, Corriere segreto, Rizzoli, 1982, p. 402 (Appendice).)
Nel seguito dell'articolo, Panorama scriveva che Montanelli stava già pensando a realizzare un nuovo giornale con alcuni suoi fedelissimi, molti dei quali lavoravano con lui al Corriere. Giulia Maria Crespi, la cui avversione al giornalista toscano era ben nota[23], non apprezzò affatto l'intervista. Avuta l'anticipazione del testo, il 17 ottobre Piero Ottone si recò personalmente al domicilio milanese di Montanelli per comunicargli la decisione di licenziarlo. Montanelli, però, se ne andò volontariamente, presentando le dimissioni ed accompagnandole da un polemico articolo di commiato; l'articolo non fu pubblicato. Il Corriere diede la notizia con un comunicato, su una colonna, il 19 ottobre.
Montanelli stava effettivamente lavorando per fondare un nuovo giornale, di cui sarebbe stato il direttore. Sapeva che una quota importante dell'opinione pubblica, pur non manifestando direttamente la propria opinione (era nata pochi anni prima l'espressione "maggioranza silenziosa") non apprezzava la nuova linea adottata da giornali importanti come La Stampa e lo stesso Corriere, favorevoli al "compromesso storico" tra DC e PCI . Chiamò la nuova creatura Il Giornale Nuovo [34]. Nella sua "traversata nel deserto" dal Corriere al Giornale lo seguirono molti validi colleghi che, come lui, non condivisero il nuovo clima interno al Corriere, tra i quali Enzo Bettiza, Egisto Corradi, Guido Piovene, Cesare Zappulli, ed intellettuali europei come Raymond Aron, Eugène Ionesco, Jean-François Revel e François Fejtő.
Il giorno stesso della sua uscita dal Corriere, Montanelli ricevette un'offerta da Gianni Agnelli, che gli propose di scrivere su La Stampa. L'offerta fu accettata. Indro pubblicò il suo primo pezzo sul quotidiano torinese il 28 ottobre [35]. Montanelli lasciò anche la sua "storica" rubrica sul settimanale Domenica del Corriere per traslocare sul concorrente Oggi [36].
Il 17 marzo 1974 preannunciò sul quotidiano torinese il suo progetto di fondare un nuovo giornale; il suo ultimo articolo su La Stampa comparve il 21 aprile.
All'inizio del 1974 il progetto di fondazione del nuovo quotidiano era definitivo. Trovò un insperato sostegno finanziario nella Montedison (guidata all'epoca da Eugenio Cefis), che gli fornì 12 miliardi di lire per tre anni [37]. Montanelli ottenne di rimanere il proprietario della testata con i giornalisti cofondatori.
Nello stesso anno si sposò in terze nozze con la collega Colette Rosselli, corsivista del settimanale Gente più nota con lo pseudonimo di «Donna Letizia» [38].
Direttore de il Giornale [modifica]
Con il Giornale (il primo numero uscì il martedì 25 giugno 1974) che sin dal principio concepì come una testata d'opinione, tra l'ostilità della stampa di sinistra e degli ambienti della borghesia radical-chic, Montanelli ebbe l'opportunità di rappresentare con maggiore evidenza le proprie posizioni, sempre poco conformiste e spesso originali; in guisa di interlocutore esterno alla politica, non schierato se non su orientamenti di massima e fautore di una destra ideale, si inserì nel dibattito politico, contribuendo alla creazione della figura dell'opinionista politico di provenienza giornalistica. Il Giornale si avvalse della collaborazione di diverse grandi figure del giornalismo italiano, fra cui Enzo Bettiza e, successivamente, di Gianni Brera.
Dinanzi alla crescita, che egli considerò pericolosa, del Partito Comunista Italiano, restò celebre la sua sollecitazione elettorale in favore della Democrazia Cristiana:
« Turiamoci il naso e votiamo DC »
(frase originalmente detta da Gaetano Salvemini, alla vigilia delle elezioni politiche del 18 aprile 1948, come affermato dallo stesso Montanelli)
L'attentato delle Brigate Rosse [modifica]
Il 2 giugno del 1977 Montanelli fu vittima di un attentato delle Brigate Rosse. Mentre si stava recando, come ogni mattina, al giornale, venne ferito a Milano, all'angolo fra via Manin e piazza Cavour (ove aveva sede il Giornale nel cosiddetto Palazzo dei giornali), con una pistola 7.65 munita di silenziatore che gli sparò tutti i sette colpi di un caricatore e un ottavo già in canna, colpendolo due volte alla gamba destra, una volta di striscio alla gamba sinistra ed alla natica, dove l'unico proiettile non fuoriuscì (secondo una pratica definita col neologismo coniato in quel periodo come "gambizzazione").
L'attentatore prima di sparare, aveva chiesto di spalle a Montanelli, se fosse lui, aprendo il fuoco mentre il giornalista fermatosi stava girandosi per rispondergli. Colpito, Montanelli, non cercò di estrarre la pistola che portava con sé, ma tentò di tenersi in piedi aggrappandosi alla cancellata dei Giardini Pubblici [39], scivolando poi a terra ed urlando "Vigliacchi, vigliacchi" all'indirizzo dell'attentatore e di un suo complice in fuga; poco dopo dichiarò ad un soccorritore: "quei vigliacchi mi hanno fottuto. Li ho visti in faccia, non li conosco, ma credo di poterli riconoscere"[40].
Il "Corriere della sera" dedicò un articolo al fatto di cronaca omettendo il suo nome nel titolo ("Milano [...], gambizzato un giornalista"). Più ironico su La Repubblica fu il vignettista Giorgio Forattini, che raffigurò l'allora suo direttore Eugenio Scalfari nell'atto di puntarsi una pistola contro il piede, dopo aver letto la notizia dell'attentato a Montanelli, suggerendo che ne invidiasse la popolarità. L'"Unità" pubblicò la notizia in prima pagina, col titolo Montanelli ferito da colpi di pistola in un attentato di «brigatisti rossi» corredato con la fotografia del ferito soccorso dai passanti, il quotidiano comunista riportava una precisa cronaca dell'evento, evidenziava la ferma condanna del partito per un atto definito criminale nell'occhiello del titolo.
L'attentato venne rivendicato dalla colonna Walter Alasia delle Brigate Rosse, con una telefonata al "Corriere d'Informazione". Secondo la rivendicazione dei terroristi, perché "schiavo delle multinazionali". Due giorni prima, con la medesima tecnica le Brigate Rosse avevano gambizzato a Genova Vittorio Bruno, vicedirettore del "Secolo XIX", mentre il giorno successivo dell'attentato a Montanelli venne gravemente ferito, a Roma, Emilio Rossi a quel tempo direttore del TG1.
Proprio in quel periodo il corsivista de L'Unità, Fortebraccio scrisse di aver dettato per la propria tomba questo epitaffio: "Qui giace Fortebraccio, che segretamente amò Indro Montanelli. Passante perdonalo, perché non ha mai cessato di vergognarsene". Montanelli, con lo spirito che lo contraddistingueva, replicò prontamente avvertendo lo stesso Fortebraccio che lui aveva iscritto fra le sue ultime volontà quella di essere seppellito accanto al collega e rivale, con questo epitaffio: "Vedi lapide accanto".
I rapporti con Silvio Berlusconi [modifica]
Nel 1977 terminò il finanziamento della Montedison. Montanelli accettò il sostegno di Silvio Berlusconi, all'epoca costruttore edile, che divenne socio di maggioranza nell'ottobre 1979.
Secondo Felice Froio, Montanelli, sottoscrivendo il contratto con Berlusconi, gli avrebbe detto: «Tu sei il proprietario, io sono il padrone almeno fino a che rimango direttore [...] Io veramente la vocazione del servitore non ce l'ho» [41].
Il loro sodalizio durò senza significativi contrasti fino al 1994. Secondo quanto racconta Marco Travaglio, in una delle visite di Montanelli presso la villa di Arcore, Berlusconi gli fece visitare il proprio mausoleo funebre e, al termine della visita, giunti presso la sala dei loculi, gli avrebbe offerto un posto vicino a Previti, Dell'Utri e se stesso. Ma Montanelli declinò l'offerta, rispondendo ironicamente: «Domine, non sum dignus».[42]
Secondo la versione raccontata da Montanelli, in seguito alla "discesa in campo" di Berlusconi, questi si presentò all'ufficio amministrativo del Giornale chiedendo a Montanelli di supportarne le iniziative politiche. Egli però decise di non seguirlo. Il Giornale passò sotto la guida di Vittorio Feltri.
Da un'intervista audiovisiva rilasciata ad Alain Elkann si evince che la loro separazione fu presa di comune accordo. Nell'intervista con Elkann, Montanelli spiega meglio la dinamica della sua uscita dal Giornale. Egli, riferendosi a Berlusconi, afferma: "gli dissi: io non mi sento di seguirti in questa avventura, noi dobbiamo separarci, fu una separazione consensuale tra me e Berlusconi. Il patto su cui si reggeva la nostra convivenza, che era stato scrupolosamente osservato da entrambe le parti (ossia "Berlusconi è il proprietario del Giornale, Montanelli ne è il padrone"), era venuto meno" [43]. Montanelli ricostruisce quindi il dialogo che avvenne con Berlusconi, asserendo che non volle mettersi al suo servizio, sia perché non si era mai messo a servizio di nessuno e non riteneva opportuno cominciare con Berlusconi, sia perché riteneva che Berlusconi non potesse avere successo in politica.
Altri invece, citando lo stesso Montanelli, parlano di un aspro conflitto tra Montanelli e Berlusconi e non convengono con coloro che sostengono la tesi che l'abbandono di Montanelli fosse in comune accordo con la proprietà [44]. Tale versione viene avvalorata da quanto lo stesso Montanelli ebbe modo di confermare nel corso di numerose interviste. [45].
Il 10 gennaio di quel 1994 Montanelli in una lettera aperta a Silvio Berlusconi scrisse:
« Ho creduto di metterti in guardia da quello che mi sembra un grosso azzardo [la discesa in campo]. A questa mia franchezza hai risposto venendo in assemblea di redazione a proporre un rilancio del Giornale purché adottasse una linea politica diversa per sostanza e per forma da quella seguita da me: e con questo hai sbarrato la strada ad ogni possibile intesa. »
(Federico Orlando, Il sabato andavamo ad Arcore, Edizioni Larus, 1995, pag. 214.)
Successivamente egli attaccò duramente Berlusconi, paragonandolo a Mussolini ("ho già conosciuto un uomo della Provvidenza e mi era bastato"), considerandolo incapace di sopravvivere alla politica ("farà la fine del povero Antonio La Trippa: non riuscirà a mantenere le promesse che ha fatto agli italiani e dovrà andarsene").
Non ritenendo di poter accettare la direzione del Corriere della Sera (che non avrebbe assunto anche gli altri redattori del Giornale) offertagli da Paolo Mieli e Gianni Agnelli, decise di fondare una nuova testata insieme agli altri quaranta giornalisti dimissionari, La Voce, nome che scelse in omaggio a Giuseppe Prezzolini.
La nuova impresa tuttavia non ebbe vita lunga, non riuscendo ad ottenere nel tempo un sufficiente volume di vendite, nonostante un esordio di 400.000 copie. Come egli stesso ebbe modo di dire, La Voce si proponeva un obiettivo troppo ambizioso: nella sua idea iniziale la nuova testata doveva essere un settimanale, o un mensile, sul modello de Il Mondo di Mario Pannunzio: di conseguenza la progettazione della "terza pagina", la sezione culturale, risultò particolarmente curata; tuttavia, il numero di giornalisti alle sue dipendenze lo spinsero verso un quotidiano. Tra questi Beppe Severgnini, Marco Travaglio e Peter Gomez.
Dopo la chiusura de La Voce, tornò così a lavorare per il Corriere della Sera, per curare la pagina di colloquio coi lettori, la "Stanza di Montanelli", posta in chiusura del giornale.
Ultimi anni [modifica]


Montanelli, al Teatro Nuovo di Milano, 1994, alla presentazione de La Voce.
Da molti considerato il più grande giornalista italiano, il suo lavoro fu riconosciuto e premiato anche all'estero (Premio Principe delle Asturie 1996 in Spagna, una decorazione in Finlandia, dagli Stati Uniti gli arrivò il riconoscimento annuale come miglior giornalista internazionale). È stato autorevole cronista della storia italiana ed ha intervistato personaggi come Winston Churchill, Charles de Gaulle, Luigi Einaudi, Papa Giovanni XXIII.
La sua prassi giornalistica fu influenzata dal praticantato che fece in America, tenendo presente ciò che gli aveva detto il direttore del giornale di allora, vale a dire che ogni articolo deve poter essere letto e capito da chiunque, anche dal "lattaio dell'Ohio". Divenne membro onorario dell'Accademia della Crusca, per la quale si batté, sulle pagine del Giornale, cercando di coinvolgere direttamente i suoi lettori, così che uno dei più antichi e importanti centri di studio sulla lingua italiana non scomparisse.
Nel 1991 Francesco Cossiga, presidente della Repubblica, gli offrì la nomina a senatore a vita, ma Montanelli non la volle accettare a garanzia della sua completa indipendenza. Dichiarò:
« Non è stato un gesto di esibizionismo, ma un modo concreto per dire quello che penso: il giornalista deve tenere il potere a una distanza di sicurezza. »
(Il Messaggero, 10 agosto 2001)
e ancora:
« Purtroppo, il mio credo è un modello di giornalista assolutamente indipendente che mi impedisce di accettare l'incarico. »
(dalla sua lettera al Presidente Cossiga)
Negli ultimi suoi anni Montanelli si distinse per la posizione profondamente critica assunta nei confronti del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, il suo ex editore, ritenuto antidemocratico, propenso alla menzogna[46], autore di un progetto politico che, diversamente da come veniva descritto, con la destra non aveva niente a che fare. Intendeva mettere in guardia gli italiani, ricordando la pericolosità di un nuovo "uomo della provvidenza" capace di risolvere tutti i problemi, facendo notare, riferendosi a Benito Mussolini, che ne aveva già conosciuto uno in passato e che gli era bastato. Fra le sue considerazioni più note, quella fatta poco tempo prima delle elezioni politiche del maggio 2001, quando, ritenendo Berlusconi vicino alla vittoria elettorale, lo paragonò ad una malattia e disse che l'Italia ne sarebbe guarita, similmente all'azione di un vaccino, in seguito al suo esercizio del potere.
Due mesi dopo, il 22 luglio 2001, si spense a Milano nella clinica de La Madonnina (lo stesso luogo dove 29 anni prima si era spenta un'altra figura storica del Corriere, Dino Buzzati). Il giorno seguente il direttore del Corriere della Sera pubblicò in prima pagina, scritto dallo stesso Montanelli qualche giorno prima di morire, il suo necrologio:
« Mercoledì, 18 luglio 2001 - ore 1.40 del mattino. Giunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza - Indro Montanelli - giornalista - Fucecchio 1909, Milano 2001 - prende congedo dai suoi lettori ringraziandoli dell'affetto e della fedeltà con cui lo hanno seguito. Le sue cremate ceneri siano raccolte in un'urna fissata alla base, ma non murata, sopra il loculo di sua madre Maddalena nella modesta cappella di Fucecchio. Non sono gradite né cerimonie religiose, né commemorazioni civili.[47] »
(Corriere della Sera, 23 luglio 2001)
Migliaia di persone sfilarono nella camera ardente per rendergli omaggio.

http://it.wikipedia.org/wiki/Indro_Montanelli
Statua di Montanelli posta nei Giardini pubblici di Porta Venezia
Eugenio Scalfari lo ha definito "anarchico e guascone", più simile a Cyrano che a Don Chisciotte: "Montanelli non ha mai combattuto contro i mulini a vento scambiandoli per minacciosi giganti, gli avversari che di volta in volta si sceglieva rappresentavano potenti realtà politiche o economiche, che Indro studiava con molta cura prima di muoverne all'attacco. Ne misurava la forza, ne coglieva il punto debole e lì sferrava il colpo".
Enzo Biagi ricordava il suo legame con il lettore: "Era il suo vero padrone. E quando vedeva lo strapotere di certi personaggi, si è sempre battuto cercando di rappresentare la voce di quelli che non potevano parlare".
Il Comune di Milano ha intitolato al grande giornalista i Giardini pubblici di Porta Venezia, divenuti «Giardini Pubblici Indro Montanelli». All'interno del parco è stata posta una statua raffigurante Montanelli, intento nella stesura di un articolo con la celebre Lettera 22 sulle ginocchia.
Attività teatrale [modifica]

Montanelli fu un grande estimatore e frequentatore del teatro e, in particolare, del teatro di rivista. Da giovane fece anche da comparsa nella compagnia di Nanda Primavera, durante alcune rappresentazioni dell'operetta Il Paese dei Campanelli. Dal 1937 al 1965 scrisse una decina di commedie che furono messe in scena da vari teatri di Milano, Roma e Torino:

Bene , avete preso personaggi che hanno rinnegato, "LASTORIA ANTICA". di nuovo complimenti
ADA

Ada De Santis
17-08-10, 11:51
Sono felice di vedere che si va con la barra a SINISTRA. Di nuovo COMPLIMENTI
ADA

apibroker
17-08-10, 12:10
Sono felice di vedere che si va con la barra a SINISTRA. Di nuovo COMPLIMENTI
ADA

Ada non ti impegnare in esercizi intellettuali così difficili. Bisogna essere molto preparati e non basta un copia ed incolla su internet per esserlo.

P.S. Ti ricordo che Alleanza Nazionale si ispirava anche a Gramsci e che tra quello che diceva la corrente della destra sociale e quello che diceva Rifondazione Comunista vi erano poche differenze.

MaRcO88
17-08-10, 12:33
Ada non ti impegnare in esercizi intellettuali così difficili. Bisogna essere molto preparati e non basta un copia ed incolla su internet per esserlo.

P.S. Ti ricordo che Alleanza Nazionale si ispirava anche a Gramsci e che tra quello che diceva la corrente della destra sociale e quello che diceva Rifondazione Comunista vi erano poche differenze.

beh..insomma...

Ada De Santis
17-08-10, 14:02
Ada non ti impegnare in esercizi intellettuali così difficili. Bisogna essere molto preparati e non basta un copia ed incolla su internet per esserlo.

P.S. Ti ricordo che Alleanza Nazionale si ispirava anche a Gramsci e che tra quello che diceva la corrente della destra sociale e quello che diceva Rifondazione Comunista vi erano poche differenze.

Ti ha risposto Marco88, beh i insomma........... Giustamente dal suo punto di vista si sentirà offeso, come ci sentiamo offesi noi Di AN e prima ancora MISSINI, non c'è differenza? Allora perchè eravamo tanto anticomunisti, se non c'era differenza,, ma siete dei trasformisti, VOI potete dire queste assurdità, storicamente e politicamente, solo perchè siete una banda di ragazzini, che fanno filosofia spicciola, vi stanno rimbambendo di chiacchiere, guarda non ti permettere più di dire che non ne capisco, tu non c 'eri, non sai niente di storia
FINI vi sta facendo il lavaggio del cervello,morirete prima di nascere politicamente . Dario Fò quando lo chiamate il pagliaccio della RSI, diventato stracomunista così avete anche il giullare?
Ahahaha aahahah Questa si che è una barzelletta

PS ilcopi incolla non lo faccio solo io , giustamente se devi riportare un'articolo, lo fa anche FLORIAN.
ADA

trilex
17-08-10, 14:14
Ada non ti impegnare in esercizi intellettuali così difficili. Bisogna essere molto preparati e non basta un copia ed incolla su internet per esserlo.

P.S. Ti ricordo che Alleanza Nazionale si ispirava anche a Gramsci e che tra quello che diceva la corrente della destra sociale e quello che diceva Rifondazione Comunista vi erano poche differenze.

ma pensi davvero quello che hai scritto????!!!!!!!


poche differenze tra destra sociale e comunisti!!!!!????


ma come cazzo hai fatto a votare AN se nemmeno ne capivi la politica!!!!!!


In rifondazione dove trovi: tradizione, patriottismo, corporazione, identita'?????

Ada De Santis
17-08-10, 14:21
ma pensi davvero quello che hai scritto????!!!!!!!


poche differenze tra destra sociale e comunisti!!!!!????


ma come cazzo hai fatto a votare AN se nemmeno ne capivi la politica!!!!!!


In rifondazione dove trovi: tradizione, patriottismo, corporazione, identita'?????

TRILEX, ma sono degli incompetenti, poi sono gli altri che non sanno di politica. .VERGONA VERGOGNA VERGONA:
ADA

Johnny Cash
17-08-10, 21:08
P.S. Ti ricordo che Alleanza Nazionale si ispirava anche a Gramsci e che tra quello che diceva la corrente della destra sociale e quello che diceva Rifondazione Comunista vi erano poche differenze.


Beh, differenze vi erano in realtà.
Ad ogni modo spero che l'esempio da cui partire per costruire una destra moderna non sia la destra sociale.
L'Italia ha bisogno di sburocratizzarsi e di liberarsi dalle cupole e dalle corporazioni che la rendono un Paese bloccato.
Ai giovani servono opportunità non assistenzialismo.

La citazione di Gramsci nelle tesi di Fiuggi penso che si riferisse alla battaglia per portare la cultura di destra e la storia vista da destra nelle istituzioni e nei canali di comunicazione.
Nessuna commistione con il comunismo.

Ada De Santis
17-08-10, 21:35
Beh, differenze vi erano in realtà.
Ad ogni modo spero che l'esempio da cui partire per costruire una destra moderna non sia la destra sociale.
L'Italia ha bisogno di sburocratizzarsi e di liberarsi dalle cupole e dalle corporazioni che la rendono un Paese bloccato.
Ai giovani servono opportunità non assistenzialismo.

La citazione di Gramsci nelle tesi di Fiuggi penso che si riferisse alla battaglia per portare la cultura di destra e la storia vista da destra nelle istituzioni e nei canali di comunicazione.
Nessuna commistione con il comunismo.

Quoto, ho la certezza che Api debba studiare un bel pò prima a di mischiare la DESTRA con il COMUNISMO.
CIAO API STUDIA!!!
ADA:crepapelle::crepapelle:

Johnny Cash
17-08-10, 21:45
Si, ma non vorrei essere frainteso.
Dal punto di vista economico la destra sociale era una roba assistenzialista e statalista indigeribile, molto simile alla proposta economica della sinistra per alcuni versi.
D'altronde era la corrente che più si richiamava al fascismo che in economia era fortemente statalista.
Certo, paragonarla a Rifondazione è esagerato.

Curufinwe
18-08-10, 05:37
Tutto molto bello, fin poetico. Talmente poetico che per ora non vuol dire un cavolo. Aspetto ancora di vedere programmi e proposte concrete.

Per quanto riguarda la destra vecchio stampo, Johnny Cash ha detto tutto. Si rifaceva senza dubbio al fascismo nel suo approccio a un sociale statalista che coi conti in dissesto del giorno d'oggi probabilmente non ci potremmo neppure permettere piu' (e che pure sarebbe giusto e opportuno, se gestito bene, ma anche questo sembra diventato impossibile).

Piccola nota per Apibroker: l'atteggiamento di superiorita' intellettuale (giustificato da non si sa bene cosa) che tu e alcuni altri sostenitori di questa nuova svolta finiana state tenendo verso altri utenti che hanno una storia di voto a destra per anni e' francamente imbarazzante e, devo dirlo, identico (ma proprio uguale spaccato) alle pretese di superiorita' e unicita' culturale che certa sinistra ha tenuto per decenni.

Un po' di umilta' e rispetto per le altre opinioni, dato che se sei di destra come sostieni hai senz'altro subito per anni lo stesso atteggiamento e non posso credere ti sia piaciuto.

Ada De Santis
18-08-10, 07:51
Tutto molto bello, fin poetico. Talmente poetico che per ora non vuol dire un cavolo. Aspetto ancora di vedere programmi e proposte concrete.

Per quanto riguarda la destra vecchio stampo, Johnny Cash ha detto tutto. Si rifaceva senza dubbio al fascismo nel suo approccio a un sociale statalista che coi conti in dissesto del giorno d'oggi probabilmente non ci potremmo neppure permettere piu' (e che pure sarebbe giusto e opportuno, se gestito bene, ma anche questo sembra diventato impossibile).

Piccola nota per Apibroker: l'atteggiamento di superiorita' intellettuale (giustificato da non si sa bene cosa) che tu e alcuni altri sostenitori di questa nuova svolta finiana state tenendo verso altri utenti che hanno una storia di voto a destra per anni e' francamente imbarazzante e, devo dirlo, identico (ma proprio uguale spaccato) alle pretese di superiorita' e unicita' culturale che certa sinistra ha tenuto per decenni.

Un po' di umilta' e rispetto per le altre opinioni, dato che se sei di destra come sostieni hai senz'altro subito per anni lo stesso atteggiamento e non posso credere ti sia piaciuto.

Ti QUOTO, si comportano come i comunisti da cui stanno prendendo gli ideali, perchè loro non sono di DESTRA; ne sociale ne economica, sono un ammasso informe che vuole coniugare filososfie che fra loro non hanno niente in comune, un gioco di trasfomismo ,che non li pagherà , grazie il comunismo lo conosciamo, non abbiamo bisogno di voi, che lo state rispolverando, per pescare voti a sinistra, roba da matti, dire che siamo uguali ai comunisti, abbiamo li combattuto per tutta la vita, ma leggete quello che scrivete? STUDIATE LA STORIA,siete dei bambini, che non conoscono niente, menti plagiabili al volere di chi ha tradito tutto e di più.API non hai più riposto , TI STANNO CONSIGLIANDO COME RIMEDIARE A QUELLO CHE HAI SCRITTO , non sei un buon servo per il tuo PADRONE, sto aspettando quale TOPPA ci metterai, alle frasi che hai scritto , " NON C'E? DIFFERENZA FRA LA DESTRA SOCIALE E RIFONDAZIONE COMUNISTA". VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA e ti dai le arie da intellettuale spocchioso , dicendo a me che non capico di politica? STUDIA!!!non seguire cattivi maestri
ADA

FBI
18-08-10, 12:13
Non sapete che vuol dire destra sociale ada.. Non so come ragioni sinceramente, ma ragioni in modo completamento opposto a cio che poi voti bha...

In campo economico la destra sociale ha molte similitudini con il socialismo, isperazione del comunismo, che poi prendono pieghe diverse. Ci sono valori che vanno aldilà della Destra e della Sinistra.. I tempi della politica stadio stanno finendo, sta finendo la sinistra e la destra che eravamo abituati a vedere.. e Fini, politico intelligente, lo ha capito benissimo

Ada De Santis
18-08-10, 12:20
Non sapete che vuol dire destra sociale ada.. Non so come ragioni sinceramente, ma ragioni in modo completamento opposto a cio che poi voti bha...

In campo economico la destra sociale ha molte similitudini con il socialismo, isperazione del comunismo, che poi prendono pieghe diverse. Ci sono valori che vanno aldilà della Destra e della Sinistra.. I tempi della politica stadio stanno finendo, sta finendo la sinistra e la destra che eravamo abituati a vedere.. e Fini, politico intelligente, lo ha capito benissimo

Senti , io mi sono scocciata, stste facendo una cosa vergognosa, lo sai che ha scritto il tuo amico, che destra sociale è uguale a RIFONDAZIONE COMUNISTA; , non mi rompete più i cosiddetti, perchè dite un cumulo di stronzate, guarda non c'è un solo post che vi dia ragione.
ADA

FBI
18-08-10, 12:27
Senti , io mi sono scocciata, stste facendo una cosa vergognosa, lo sai che ha scritto il tuo amico, che destra sociale è uguale a RIFONDAZIONE COMUNISTA; , non mi rompete più i cosiddetti, perchè dite un cumulo di stronzate, guarda non c'è un solo post che vi dia ragione.
ADA

Veramente non ha detto proprio questo.. in ogni caso sei libera di pensarla diversamente.. ma almeno sii coerente..

Curufinwe
18-08-10, 12:34
In campo economico la destra sociale ha molte similitudini con il socialismo, isperazione del comunismo, che poi prendono pieghe diverse.

L'origine e' comune, ovvio. Mussolini non per niente era un socialista, originariamente. D'altra parte anche capitalismo e socialismo sono due facce della stessa medaglia, entrambe se si va a vedere indietro derivano dagli stessi concetti. (e non penso le due filosofie possano essere accusate di essere uguali)
E' anche ovvio pero' che nel tempo le cose si sono differenziate e parecchio, al punto che mi trovo a dover dire che equipararle e' effettivamente molto, ma molto avventuroso.
Bisognerebbe poi anche fare un discorso a parte su cio' che e' stato il comunismo concettualmente (il primo Lenin) e in cosa si e' poi trasformato dopo (Stalin).
Stesso discorso vale per il fascismo prebellico, che stento a definire male assoluto come ha fatto il buon Fini (tant'e' che tanti suoi concetti e idee sopravvivono tuttora nel nostro Stato italiano) e cio' che e' diventato in tempi di guerra (gioco forza, soprattutto per la RSI che si e' trovata i tedeschi in casa e non poteva fare altrimenti).

FBI
18-08-10, 12:52
L'origine e' comune, ovvio. Mussolini non per niente era un socialista, originariamente. D'altra parte anche capitalismo e socialismo sono due facce della stessa medaglia, entrambe se si va a vedere indietro derivano dagli stessi concetti. (e non penso le due filosofie possano essere accusate di essere uguali)
E' anche ovvio pero' che nel tempo le cose si sono differenziate e parecchio, al punto che mi trovo a dover dire che equipararle e' effettivamente molto, ma molto avventuroso.
Bisognerebbe poi anche fare un discorso a parte su cio' che e' stato il comunismo concettualmente (il primo Lenin) e in cosa si e' poi trasformato dopo (Stalin).
Stesso discorso vale per il fascismo prebellico, che stento a definire male assoluto come ha fatto il buon Fini (tant'e' che tanti suoi concetti e idee sopravvivono tuttora nel nostro Stato italiano) e cio' che e' diventato in tempi di guerra (gioco forza, soprattutto per la RSI che si e' trovata i tedeschi in casa e non poteva fare altrimenti).

Sono d'accordo.. per questo ho scritto originalmente! Ovviamente la storia cambia e con essa si adeguano anche le idee e i concetti di base.. Insomma non possiamo pensare al socialismo oggi come negli anni 20.. ma una buona dose serve tutt'ora nell'era del capitalismo, che secondo me sta comunque crollando..

PS. Fini, ha dovuto prendere quella posizione sul fascimo, condivido la sua scelta di rendere pubblica una dichiarazione come quella, ma tutti noi, fini compreso, non la pensiamo esattamente cosi. La politica è anche questo

Curufinwe
18-08-10, 12:59
Sono d'accordo.. per questo ho scritto originalmente! Ovviamente la storia cambia e con essa si adeguano anche le idee e i concetti di base.. Insomma non possiamo pensare al socialismo oggi come negli anni 20.. ma una buona dose serve tutt'ora nell'era del capitalismo, che secondo me sta comunque crollando..

PS. Fini, ha dovuto prendere quella posizione sul fascimo, condivido la sua scelta di rendere pubblica una dichiarazione come quella, ma tutti noi, fini compreso, non la pensiamo esattamente cosi. La politica è anche questo

Vedi, il grosso problema di Fini e' che ormai ha detto tante di quelle cose e il loro esatto contrario che io oramai non ho la piu' pallida idea di cosa pensi per davvero, so solo quello che, ogni tanto, si degna di dire. (Immigrazione, dichiarazioni sul fascismo, posizioni sulla cittadinanza, eccetera)

Da buon nazionalista e ammiratore di uno Stato forte pero' non posso accettare che Fini, per beghe non molto chiarite (contrasti sul programma? Liti sul piano personale? Differenze politiche emerse dopo tre giorni che hai fuso il partito col Diavolo? Altro?) abbia piu' o meno condannato il governo attuale a, quantomeno, avere degli attacchi d'ansia ogni volta che si deve arrivare a una prova di forza in Parlamento.

Coincidentalmente, questa paura di paralisi decisionale e' esattamente il motivo piu' grande per cui ho potuto digerire di nuovo un governo Berlusconi di cui non mi fido particolarmente contrapposto all'immobilismo che e' stato il precedente governo Prodi.

Ada De Santis
18-08-10, 13:00
Veramente non ha detto proprio questo.. in ogni caso sei libera di pensarla diversamente.. ma almeno sii coerente..

IO SONO COERENTE SIETE VOI A NON ESSERLO: TESTE DI RAPA:
ADA

hayekfilos
18-08-10, 13:05
Sono d'accordo.. per questo ho scritto originalmente! Ovviamente la storia cambia e con essa si adeguano anche le idee e i concetti di base.. Insomma non possiamo pensare al socialismo oggi come negli anni 20.. ma una buona dose serve tutt'ora nell'era del capitalismo, che secondo me sta comunque crollando..

PS. Fini, ha dovuto prendere quella posizione sul fascimo, condivido la sua scelta di rendere pubblica una dichiarazione come quella, ma tutti noi, fini compreso, non la pensiamo esattamente cosi. La politica è anche questo

Mi piacerebbe capire da dove trai l'impressione che il capitalismo stia crollando visto che va fortissimo si veda in asia dove centinaia di milioni di persone stanno uscendo dalla povertà grazie alla economia libera.

Il capitalismo sta cambiando pelle...il capitale diventa sempre meno un fattore fondamentale se mai lo e' stato veramente e non sia solo per una letura ideologica che a noi sembra cosi.

Non è colpa del capitalismo che in Italia e in altri paesi si fatica a star dietro al cambiamento, cosa che certo è faticosa e non puo' essere fatta su un divanetto con cocktail e salatini davanti o su una spiaggia del terzo mondo.

Il mondo cambia velocemente .....filosofie della lentezza per carità per allietare il tempo libero sono benvenute, ma c'è anche il tempo del lavoro che giustifica il tempo libero.

trilex
18-08-10, 13:31
vedo tra i futurologi molta confusione ideale e di conseguenza programmatica, quando sara' il momento, sara' x voi un problema.

Ada De Santis
18-08-10, 13:36
vedo tra i futurologi molta confusione ideale e di conseguenza programmatica, quando sara' il momento, sara' x voi un problema.

Sono già morti politicamente.
ADA

Johnny Cash
18-08-10, 13:44
Io non ho avuto più alcuna tessera di partito dopo quella di Alleanza Nazionale e non ho alcun interesse ai litigi tra tifoserie di questo o quel partito. Anzi dico che Fini è criticabilissimo ma in questo frangente è l'unico che si oppone alla deriva del centrodestra a cui stiamo assistendo.
Ad ogni modo se per voi la vera destra è questa cricca di affaristi (Denis Verdini, Dell'Utri, Cosentino)...che dire....de gustibus.

trilex
18-08-10, 14:01
una domanda, dici cha hai avuto la tessera di an, condivida la norma sulle famiglie gay, sulle adozioni ai gay, sulla cittadinanza italiana ottenibile in 5 anni, sul superamento della tradizione cristiana (parlo di tradizione culturale non fede), compresa la soppressione dei suoi simboli nei luoghi pubblici, fino al divieto di benedizione da parte di un sacerdote ad una scolaresca o la recita dei canti di Natale a scuola?

condividi o meno il fatto che in Italia una componente della magistratura ha un atteggiamento politico e di lotta ad una parte politica?

condividi o meno il fatto che alle elezioni gli italiani hanno fatto una scelta chiara per Berlusconi presidente e che l'unica alternativa a Silvio e' il ricorso alla volonta' popolare?

hayekfilos
18-08-10, 16:44
io voglio vedere Silvio semplice deputato senza immunità parlamentare perchè il nano despota ancora si affanna e cercare la scappatoia dai processi

Ada De Santis
18-08-10, 17:30
una domanda, dici cha hai avuto la tessera di an, condivida la norma sulle famiglie gay, sulle adozioni ai gay, sulla cittadinanza italiana ottenibile in 5 anni, sul superamento della tradizione cristiana (parlo di tradizione culturale non fede), compresa la soppressione dei suoi simboli nei luoghi pubblici, fino al divieto di benedizione da parte di un sacerdote ad una scolaresca o la recita dei canti di Natale a scuola?

condividi o meno il fatto che in Italia una componente della magistratura ha un atteggiamento politico e di lotta ad una parte politica?

condividi o meno il fatto che alle elezioni gli italiani hanno fatto una scelta chiara per Berlusconi presidente e che l'unica alternativa a Silvio e' il ricorso alla volonta' popolare?

BELLA domanda, quale sarà la risposta'? Sono curiosa di leggerla.
ADA

Johnny Cash
18-08-10, 18:20
una domanda, dici cha hai avuto la tessera di an, condivida la norma sulle famiglie gay, sulle adozioni ai gay, sulla cittadinanza italiana ottenibile in 5 anni, sul superamento della tradizione cristiana (parlo di tradizione culturale non fede), compresa la soppressione dei suoi simboli nei luoghi pubblici, fino al divieto di benedizione da parte di un sacerdote ad una scolaresca o la recita dei canti di Natale a scuola?

condividi o meno il fatto che in Italia una componente della magistratura ha un atteggiamento politico e di lotta ad una parte politica?

condividi o meno il fatto che alle elezioni gli italiani hanno fatto una scelta chiara per Berlusconi presidente e che l'unica alternativa a Silvio e' il ricorso alla volonta' popolare?


Andando per ordine:

- per norma sulle famiglie gay cosa si intende? Se mai sono favorevole alla regolamentazione delle coppie di fatto.
Nessuno vuole equiparare l'unione tra gay alla famiglia tradizionale.
Semplicemente, regolamentando le coppie non sposate si danno diritti a molte famiglie di fatto composte da padre, madre e figli.
Che poi ne usufruiscano anche i gay per avere qualche diritto onestamente non mi sconvolge, sono essere umani anche loro e in Italia esistono molti omosessuali seri che non partecipano alle pagliacciate come il gay pride e si comportano come tutte le persone normali.


- Sono totalmente contrario alle adozioni da parte degli omosessuali.
Un bambino deve crescere con una figura maschile e una femminile. Ma non mi pare che Fini o chi per lui si sia mai espresso favorevolmente su questo tema.


-Per quanto riguarda la cosidetta "cittadinanza breve".
La legge attuale prevede tempi lunghissimi per ottenere la cittadinanza ma nessun test sulla reale integrazione dell'individuo.
Per questo sono favorevole anche ad una cittadinanza più rapida se accompagnata (come ha sempre proposto Fini) da un esame accurato sulla lingua, la conoscenza della nostra Costituzione e il livello generale di integrazione dell'immigrato.
Prendiamo atto che l'Italia non può fare a meno degli immigrati, a meno che i nostri giovani non vogliano tornare a lavorare nelle fonderie e nelle fabbriche. Dobbiamo integrare le persone per bene e allontanare i delinquenti, come fanno tutti i paesi europei. Basta guardare la Germania dove non esiste che un partito di governo faccia della xenofobia un cavallo di battaglia.
Invece in Italia abbiamo la Lega (col PdL che segue a ruota) che insulta tutti i giorni gli immigrati senza ottenere nessun risultato concreto (anzi di concreto ottiene i voti della gente semplice che crede veramente che con la Lega cacciamo via tutti i "negri")


- Ma chi è che vuole togliere i canti di natale , sopprimere la tradizione culturale cristiana, i canti natalizi? Fini?


-Esiste una minoranza della magistratura "Magistratura Democratica" che è schierata a sinistra. E' una minoranza, questo non autorizza a criminalizzare l'intera magistratura e il CSM come fa Silvio e a difendere politicanti sospettati di contatti con la camorra o con la mafia opponendosi alle giuste dimissioni che dovrebbero dare.


-Per quanto riguarda la questione del consenso a Berlusconi....
E' fuori di dubbio che Berlusconi è legittimato a governare perchè ha vinto le elezioni.
Ma basterebbe studiare un pò di diritto costituzionale per sapere che gli elettori decidono la composizione del Parlamento e non del Governo e che il Presidente del Consiglio non ha un potere assoluto derivante dal consenso ma deve rispettare gli organi di garanzia.
E' questo il confine tra democrazia e dittatura.

Ricky86
18-08-10, 21:17
Non parla un super esperto di economia o di politica o di legge o di filosofia. Parla un ragazzo che da sempre si è chiesto chi potesse meritare il proprio voto ed, eventualmente, un appoggio più importante che il semplice voto.
Da anni mi guardo intorno, cercando di scorgere in questo o quel schieramento, in questo o quel partito, in questo o quel leader politico, le posizioni che mi sembrano non solo le mie preferite, ma anche quelle che, a un esame quanto più possibile attento, si rivelino migliori.
Fin'ora non l'ho mai trovato, tanto che dal 2004 ad oggi, ovvero da quando posso votare, non ho mai dato il mio voto per due volte allo stesso partito. Talvolta mi sono trovato costretto a non votare nessuno, annullando la scheda.
Innanzitutto i valori. Il movimento di Fini per ora si chiama Futuro e Libertà. Sicuramente due belle parole, anche se da sole possono significare tutto e niente.
Per me il futuro dell'Italia si può costruire solamente se si comincerà a diffondere una cultura realmente democratica, nella quale non solo i ceti dirigenti, ma anche la gente normale comincerà a rispettare le regole e le leggi dello Stato. Questo chiaramente non significa piegare la testa a chi decide per noi, ma significa rispettare un'evidenza: non viviamo soli, siamo una società, divisa e lacerata, ma pur sempre una società. E una società per funzionare necessita di alcune regole basilari.
Possiamo discutere o meno su quanto alte o basse debbano essere le tasse e per quali servizi esse servano. Ma sicuramente non possiamo pensare che siano un furto. Lo Stato è di tutti, come fosse una società imprenditoriale, quindi tutti noi siamo dei soci e ogni socio deve contribuire all'impresa.
Per questo la legalità deve essere al primo posto nell'agenda del partito che vorrei. Non è possibile reggere a lungo in paese dominato dalle mafie e dalla corruzione. Questa situazione tarpa le ali ai più meritevoli, avvantaggiando le varie "cricche" o "P3" del caso. Il partito che vorrei deve porsi come obiettivo primario quello di dare un futuro a noi giovani e questo può avvenire solo se saremo liberi di non prostituire la nostra dignità a mafiosi o altri tipi di potentati. E' impossibile? Forse, ma vale la pena provarci. Non sarà mai rose e fiori, ma ci si può avvicinare.
Il partito che vorrei deve poi considerare a tutto tondo la parola libertà. Libertà cosa significa? Anzitutto significa essere liberi di essere sè stessi e quindi di poter manifestare il proprio essere. Libertà di pensiero, libertà di culto, libertà di poter raggiungere i propri obiettivi, libertà di realizzarsi (o di provare a farlo), libertà di girare tranquilli per le città, libertà di coscienza. Ma anche libertà dal bisogno.
Per questo il partito che vorrei deve essere laico. Dovrebbe ragionare come se la religione non esistesse, ma non ostacolarne il culto, qualsiasi religione sia. Dunque basta con la presenza della religione nell'ambito pubblico. Basta coi crocifissi, coi funerali di Stato religiosi, con l'8 per mille, con l'etica di Stato che certi ambiti del PdL e dell'UdC ritengono irrinunciabile.
Il partito che vorrei dovrebbe pensare a delle misure per far sì che ogni cittadino possa realizzare sè stesso. Ad esempio parificando le unioni omosessuali a quelle eterosessuali, per esempio consentendo a chiunque di poter giungere al termine degli studi (magari migliorando la qualità degli stessi).
Il partito che vorrei dovrebbe garantire la sanità pubblica e la sua efficenza. Il partito che vorrei dovrebbe però anche garantire a chi ha intenzione di fare impresa di poterlo fare senza troppe pastoie burocratiche. Troppo spesso le mille e mille carte e autorizzazioni di cui si ha bisogno frenano l'attività imprenditoriale, la rallentano e la azzoppano. Il partito che vorrei deve saper attrarre anche le imprese straniere o, per lo meno, dovrebbe cercare di non far scappare quelle nostrane.
Non sono per i dazi, assolutamente, ma il partito che vorrei dovrebbe difendere il made in Italy, magari cercando di migliorare l'immagine del nostro paese all'estero.
Io non so se il partito - movimento di Fini farà tutto questo o sarà tutto questo. Ma se dovesse esserlo, allora scoprirei una destra davvero nuova.

hayekfilos
18-08-10, 21:57
Per me questo che ha scritto Ricky86 sarebbe da mandare a Fini e farlo leggere a mirabello. E' bello che un giovane esprima le sue speranze, lo dico senza retorica.
oltre tutto, parlando in politichese, mi sembra una base avanzata di mediazione tra le due anime del FLI se di due anime si puo' parlare.
io mi sento di ringraziare ricky per la partecipazione al forum e per questo suo contributo

hayekfilos
18-08-10, 21:59
Il partito che vorrei dovrebbe garantire la sanità pubblica e la sua efficienza. Il partito che vorrei dovrebbe però anche garantire a chi ha intenzione di fare impresa di poterlo fare senza troppe pastoie burocratiche. Troppo spesso le mille e mille carte e autorizzazioni di cui si ha bisogno frenano l'attività imprenditoriale, la rallentano e la azzoppano. Il partito che vorrei deve saper attrarre anche le imprese straniere o, per lo meno, dovrebbe cercare di non far scappare quelle nostrane.
Non sono per i dazi, assolutamente, ma il partito che vorrei dovrebbe difendere il made in Italy, magari cercando di migliorare l'immagine del nostro paese all'estero.
Io non so se il partito - movimento di Fini farà tutto questo o sarà tutto questo. Ma se dovesse esserlo, allora scoprirei una destra davvero nuova.

per non sembrare buonista ti faccio una correzione piccola piccola

vota dc
18-08-10, 23:23
ma pensi davvero quello che hai scritto????!!!!!!!


poche differenze tra destra sociale e comunisti!!!!!????


ma come cazzo hai fatto a votare AN se nemmeno ne capivi la politica!!!!!!


In rifondazione dove trovi: tradizione, patriottismo, corporazione, identita'?????

Mafie rosse = corporazione?
In generale An assomiglia ai vecchi comunisti, solo che Rifondazione per differenziarsi ha avuto una svolta libertino-frocista.

Florian
19-08-10, 08:01
Per questo il partito che vorrei deve essere laico. Dovrebbe ragionare come se la religione non esistesse, ma non ostacolarne il culto, qualsiasi religione sia.

Piano, piano... :D

Va bene la laicità, ma non scivoliamo nel laicismo. Il mio punto di vista è che lo stato non debba sottomettersi ai voleri della Chiesa, ma non che debba essere indifferente ai valori della Chiesa. Che sono poi, non dimentichiamocelo, quei valori che hanno profondamente intriso la storia e la cultura del nostro popolo. La questione, a mio avviso, è di non essere "papisti", non di non essere cattolici.

Curufinwe
19-08-10, 08:18
Piano, piano... :D

Va bene la laicità, ma non scivoliamo nel laicismo. Il mio punto di vista è che lo stato non debba sottomettersi ai voleri della Chiesa, ma non che debba essere indifferente ai valori della Chiesa. Che sono poi, non dimentichiamocelo, quei valori che hanno profondamente intriso la storia e la cultura del nostro popolo. La questione, a mio avviso, è di non essere "papisti", non di non essere cattolici.

Da laicista di destra (cosa un po' strana, lo ammetto), dico che e' impossibile essere cattolici e non papisti senza scivolare in una profonda incoerenza.
La Chiesa ha dei dogmi, concetti su cui non puo' esistere per definizione una discussione. Le cose sono cosi', non si puo' affermare diversamente e professarsi cattolici (altrimenti non si ha capito molto bene che cosa la religione effettivamente affermi).
In tempi recenti la discussione sul biotestamento, o sulle unioni omosessuali, sono due eccellenti esempi. Non ci si puo' dire cattolici ed essere favorevoli a queste due cose. Sarebbe null'altro che eresia.

Florian
19-08-10, 08:31
Da laicista di destra (cosa un po' strana, lo ammetto), dico che e' impossibile essere cattolici e non papisti senza scivolare in una profonda incoerenza.
La Chiesa ha dei dogmi, concetti su cui non puo' esistere per definizione una discussione. Le cose sono cosi', non si puo' affermare diversamente e professarsi cattolici (altrimenti non si ha capito molto bene che cosa la religione effettivamente affermi).
In tempi recenti la discussione sul biotestamento, o sulle unioni omosessuali, sono due eccellenti esempi. Non ci si puo' dire cattolici ed essere favorevoli a queste due cose. Sarebbe null'altro che eresia.

Il problema è non farsi scavalcare dal Papa o dalla CEI, non di fare necessariamente il contrario di quanto presuppone la Chiesa.
Comunque, non mi nascondo purtroppo che la strada intrapresa da Fini è quella di un pragmatico qualunquismo: si vada incontro all'indifferentismo religioso e al materialismo spicciolo sentito dalla maggioranza degli italiani, a prescindere...

Ada De Santis
19-08-10, 08:53
Il problema è non farsi scavalcare dal Papa o dalla CEI, non di fare necessariamente il contrario di quanto presuppone la Chiesa.
Comunque, non mi nascondo purtroppo che la strada intrapresa da Fini è quella di un pragmatico qualunquismo: si vada incontro all'indifferentismo religioso e al materialismo spicciolo sentito dalla maggioranza degli italiani, a prescindere...

Florian sei deluso a quanto pare, o mi sbaglio?
ADA

Florian
19-08-10, 09:02
Florian sei deluso a quanto pare, o mi sbaglio?
ADA

Non sono deluso, per la semplice ragione che non mi sono mai negata la realtà.

Per il momento, comunque, considero fondamentale passare da un'era berlusconiana ad un'era post-berlusconiana, di cui Fini potrebbe esserne il tramite.

apibroker
19-08-10, 09:29
Non sono deluso, per la semplice ragione che non mi sono mai negata la realtà.

Per il momento, comunque, considero fondamentale passare da un'era berlusconiana ad un'era post-berlusconiana, di cui Fini potrebbe esserne il tramite.

Bravo. Se vogliamo un partito diverso via col culto della personalità. Vogliamo un partito di eletti, non di nominati. A partire dal leader.

Ricky86
19-08-10, 10:51
Caro Florian, innanzitutto vorrei sottolineare come io non distingua tra laicismo e laicità. La laicità significa che lo Stato non deve ragionare tenendo conto delle religioni, ma deve comunque far sì che esse abbiano la piena libertà di essere manifestati dai loro aderenti. Il laicismo lo trovo un termine dispregiativo, inventato dai clericali per delegittimare chi vuole uno Stato laico.
Che poi stato laico non significa dover rinunciare alle proprie tradizione, significa solamente che queste tradizioni non devono diventare obbligatorie o caraterrizzanti della vita pubblica. Nessuno deve vietare a nessuno di essere cristiano o ebreo o musulmano o induista o ateo. E tutti debbono rispetto e considerazione a chi ha credi diversi o nessun credo. Questa io la chiamo laicità e credo sia un pilastro del liberalismo.

Florian
19-08-10, 11:42
Bravo. Se vogliamo un partito diverso via col culto della personalità. Vogliamo un partito di eletti, non di nominati. A partire dal leader.

Giusto. E allora rimandiamo Fini agli Esteri o al Quirinale ed eleggiamo Granata segretario della destra! :D

Ada De Santis
19-08-10, 12:11
Giusto. E allora rimandiamo Fini agli Esteri o al Quirinale ed eleggiamo Granata segretario della destra! :D

FINI torna a mischiate tutto , casa , o la coda tra le gambe, purdi cambiare state facendo un papocchio, conservatorirmo, liberalismo , comunismo, è n minestrone che non finisce più, ma con ueste idee dove andate?
Mi dispiace per voi.
ADA

Orone
19-08-10, 19:29
Roba vecchia, muffa. Roba che ricorda certi sproloqui di sinistra.

Forfy
19-08-10, 23:43
Sicuramente tante belle parole,ma poca concretezza,cosa che in politica è essenziale,forse per questo per un certo periodo me ne sono allontanato:chefico: Tante parole per nascondere un unico obiettivo: Fini vuole scalzare Berlusconi ed è guidato solo ed esclusivamente da interessi personali. Non che Berlusconi e la cricca di affaristi rappresentino la Destra italiana ma lo stesso discorso vale per Fini e i suoi intellettuali asserviti. Non dimentichiamoci poi che Berlusconi è l'unico in grado di governare alternativamente alla sinistra.

Ada De Santis
20-08-10, 07:22
Roba vecchia, muffa. Roba che ricorda certi sproloqui di sinistra.

Caro FLORIAN, non riesce a darvi ragione nessuno. la cosa è notevole e unanime.Non ti iene il dubbio che c'è qualcosa di molto importante che non va?
DA

yure22
20-08-10, 07:58
Se non ricordo male per te il tradimento di Fini avviene con la fusione a Forza Italia...

Il trasformismo di fini non lo puoi vedere colla fusione in PDL ma da continui distinguo su fatti storici passati.

Uno come lui, che osannava la repubblica di salò, che viene condannando
le leggi razziali ed ad addossarne le responsabilità al vaticano,oltre che patetico dimostra trasformismo.
Andare in israele e pian gere al muro del pianto lo trovo stupido, mi spiego meglio :
se l'olocausto fu una cosa vergognosa ,disumana,mostruosa allora come mai non ne prese le distanze trenta, quarant'anni fa?

Ha impiegato una vita a comprendere che il fatto fosse deprecabile?

Se così fosse farebbe capire che non ha la facoltà di pensare.

Dare la responsabilità alla chiesa poi é stato vile : addossare ad altri le proprie colpe.

Arruffianarsi con almirante al fine da ereditarne il partito?
Farsi vedere com e in effetti non era?
Diventare il campione di una moltitudine di gente per poi rinnegarla?


Fini é il classico tipo che mai ! dico mai , vorrei per amico; gli preferirei un assassino.

Ada De Santis
20-08-10, 08:38
Il trasformismo di fini non lo puoi vedere colla fusione in PDL ma da continui distinguo su fatti storici passati.

Uno come lui, che osannava la repubblica di salò, che viene condannando
le leggi razziali ed ad addossarne le responsabilità al vaticano,oltre che patetico dimostra trasformismo.
Andare in israele e pian gere al muro del pianto lo trovo stupido, mi spiego meglio :
se l'olocausto fu una cosa vergognosa ,disumana,mostruosa allora come mai non ne prese le distanze trenta, quarant'anni fa?

Ha impiegato una vita a comprendere che il fatto fosse deprecabile?

Se così fosse farebbe capire che non ha la facoltà di pensare.

Dare la responsabilità alla chiesa poi é stato vile : addossare ad altri le proprie colpe.

Arruffianarsi con almirante al fine da ereditarne il partito?
Farsi vedere com e in effetti non era?
Diventare il campione di una moltitudine di gente per poi rinnegarla?


Fini é il classico tipo che mai ! dico mai , vorrei per amico; gli preferirei un assassino.

Bravissimo, lo hai fotografato per quello che è ,un'arrivista senza scrupoli morali.
ADA

hayekfilos
20-08-10, 09:31
Il trasformismo di fini non lo puoi vedere colla fusione in PDL ma da continui distinguo su fatti storici passati.

Uno come lui, che osannava la repubblica di salò, che viene condannando
le leggi razziali ed ad addossarne le responsabilità al vaticano,oltre che patetico dimostra trasformismo.
Andare in israele e pian gere al muro del pianto lo trovo stupido, mi spiego meglio :
se l'olocausto fu una cosa vergognosa ,disumana,mostruosa allora come mai non ne prese le distanze trenta, quarant'anni fa?

Ha impiegato una vita a comprendere che il fatto fosse deprecabile?

Se così fosse farebbe capire che non ha la facoltà di pensare.

Dare la responsabilità alla chiesa poi é stato vile : addossare ad altri le proprie colpe.

Arruffianarsi con almirante al fine da ereditarne il partito?
Farsi vedere com e in effetti non era?
Diventare il campione di una moltitudine di gente per poi rinnegarla?


Fini é il classico tipo che mai ! dico mai , vorrei per amico; gli preferirei un assassino.

veramente è la massa di gggente che gli ha preferito Berlusconi come leader di una roba non democratica. Sono quelli convinti che Salo' fosse il futuro che hanno preferito Berlusconi che assomiglia a Mussolini piu di Fini

yure22
20-08-10, 10:04
veramente è la massa di gggente che gli ha preferito Berlusconi come leader di una roba non democratica. Sono quelli convinti che Salo' fosse il futuro che hanno preferito Berlusconi che assomiglia a Mussolini piu di Fini

Beh, paragonato a ciò che hai scritto,mi fa pensare che fini non sia l'ultimo in fatto di capire le cose, altri ce ne stanno.

FBI
21-08-10, 14:14
Mi piacerebbe capire da dove trai l'impressione che il capitalismo stia crollando visto che va fortissimo si veda in asia dove centinaia di milioni di persone stanno uscendo dalla povertà grazie alla economia libera.
Il capitalismo sta cambiando pelle...il capitale diventa sempre meno un fattore fondamentale se mai lo e' stato veramente e non sia solo per una letura ideologica che a noi sembra cosi.

Non è colpa del capitalismo che in Italia e in altri paesi si fatica a star dietro al cambiamento, cosa che certo è faticosa e non puo' essere fatta su un divanetto con cocktail e salatini davanti o su una spiaggia del terzo mondo.

Il mondo cambia velocemente .....filosofie della lentezza per carità per allietare il tempo libero sono benvenute, ma c'è anche il tempo del lavoro che giustifica il tempo libero.

Non ti sei mai chiesto del perchè l'economia dei paesi in via sviluppo vada cosi forte? Forse non ti sei reso conto della crisi che VIVIAMO ( noi occidente ) in quest'era, crisi che potrebbe portare al crollo del capitalismo europeo e americano. Chiudere un azienda in Francia in USA o in Italia per aprirla in India, Cina , Brasile significa gonfiare terribilemente il proprio fatturato per una multinazionale perchè come ben saprai in questi paesi non esiste uno statudo del lavoratore, non ci sono tutele e per stipendio gli danno un piatto di minestra. Vedi che risparimio.. oggi tutto ciò ha preso una piega sempre piu netta. Tutta questa fuga del lavoro, sta portanto crescita 0, speculazione delle Banche e istituiti finanziari, i Governi sempre piu ostaggi.. pensi che ciò col tempo non possa portare ad un crollo?

Quando si parla di crisi, non dobbiamo pensare a noi stessi o ad una famiglia che ha difficoltà ad arrivare a fine del mese, purtroppo quello ci sarà sempre, ma dobbiamo parlarne in termini piu grandi, Aziende che non riescono piu a produrre perchè sono ormai soffocate e sono cotrette a chiudere, Banche che non danno piu un centesimo e Istituti finanziari che ti sparano tassi da galera.. Trovare Imprese sane oggi tende ad essere sempre piu difficile.. tra quelche anno, la Telecom aprirà call center in Romania, Sky ne ha gia uno, e la FIAT.. lo sappiamo bene

Forfy
21-08-10, 15:27
Sicuramente tante belle parole,ma poca concretezza,cosa che in politica è essenziale,forse per questo per un certo periodo me ne sono allontanato:chefico: Tante parole per nascondere un unico obiettivo: Fini vuole scalzare Berlusconi ed è guidato solo ed esclusivamente da interessi personali. Non che Berlusconi e la cricca di affaristi rappresentino la Destra italiana ma lo stesso discorso vale per Fini e i suoi intellettuali asserviti. Non dimentichiamoci poi che Berlusconi è l'unico in grado di governare alternativamente alla sinistra.

Come spesso mi capita ho cambiato idea, penso che in questo preciso momento politico per la destra italiana sia impossibile non schierarsi. Noi che anteponiamo e abbiamo sempre anteposto la politica all'economia,noi che viviamo in un continuo turbinio di idee spesso anche contraddittorie,noi che vogliamo dare,anzi restituire un'anima alla destra italiana e che francamente siamo stufi di essere rappresentati da una vita da Berlusconi e dal suo esempio di politica-marketing,beh per noi è arrivato il momento di rischiare, di fare anche in Italia la rivoluzione liberale e conservatrice che tutti attendiamo e di stare con Fini anche se giustamente come dice Florian alcune sue idee non ci piacciono. A destra è arrivato il momento di aggredire il futuro...

apibroker
21-08-10, 18:17
Il trasformismo di fini non lo puoi vedere colla fusione in PDL ma da continui distinguo su fatti storici passati.

Uno come lui, che osannava la repubblica di salò, che viene condannando
le leggi razziali ed ad addossarne le responsabilità al vaticano,oltre che patetico dimostra trasformismo.
Andare in israele e pian gere al muro del pianto lo trovo stupido, mi spiego meglio :
se l'olocausto fu una cosa vergognosa ,disumana,mostruosa allora come mai non ne prese le distanze trenta, quarant'anni fa?

Ha impiegato una vita a comprendere che il fatto fosse deprecabile?

Se così fosse farebbe capire che non ha la facoltà di pensare.

Dare la responsabilità alla chiesa poi é stato vile : addossare ad altri le proprie colpe.

Arruffianarsi con almirante al fine da ereditarne il partito?
Farsi vedere com e in effetti non era?
Diventare il campione di una moltitudine di gente per poi rinnegarla?


Fini é il classico tipo che mai ! dico mai , vorrei per amico; gli preferirei un assassino.

La tua è una ricostruzione totalmente di parte.
esiste un'intervista postuma di Almirante che spiega tutto.
Almirante scelse un ragazzo non fascista, che nulla aveva a che vedere con il fascismo per far uscire dal ghetto l'MSI e riportarlo nell'arco costituzionale. I partiti, però non sono delle aziende che le metti lì e le posizioni qui, senza problemi. i partiti rappresentano un popolo e se il popolo è limitato a vecchi rincoglioniti nostalgici ed a giovani bombaroli, tu non puoi che ritrovarti aldifuori dell'arco costituzionale ed ad osannare Mussolini. Inizi da lì, poi piano piano ti sposti, cade il muro di Berlino, c'è tangentopoli, aspetti il tuo momento ed appena vedi che la platea si è allargata o si può allargare, zac fondi un nuovo partito che si sposta verso il centro, ma ciò non può bastare, perchè si deve sempre aspirare a crescere e più ti spingi al centro e più puoi crescere e quindi il percorso non può mai smettere. Questa è una ricostruzione politica. Tu lo chiamerai opportunismo, io la chiamo ambizione a rappresentare un maggior numero di persone e se permetti una maturazione individuale. Quanti di noi da giovani erano estremisti ed adesso sono diventati più pacati? Magari qualcuno rimane estremista anche da vecchio, ma lì, se andiamo a ben guardare, c'è un processo di maturazione incompleto.