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Florian
17-08-10, 13:42
Le due anime del "finismo" riusciranno a trovare una sintesi?
La difficile convivenza di Urso e Granata

di Florian


C'è una figura dietro Gianfranco Fini, che ha condiviso con lui tutte le svolte politiche della destra, e si chiama Adolfo Urso. E poi c'è un finiano dell'ultima ora, che ai tempi del Msi era talmente in rotta col suo capo da venire allontanato dal partito, e si chiama Fabio Granata.

Adolfo Urso è un politico liberale, di scuola Mennitti, ovvero colui che fuoriuscì dal Msi per diventare uno dei principali artefici di Forza Italia e direttore del trimestrale "Ideazione". Ad Urso si deve la "cacciata" di Marcello Veneziani dall'Italia Settimanale, nel 1995, colpevole di nostalgismo verso una cultura di destra e di nuova destra dalla quale An voleva prendere le distanze. Successivamente Urso, animatore della corrente "liberal" Nuova Alleanza, ha accompagnato il progetto dell'elefantino con Mariotto Segni ed è stato il principale promotore del partito unitario di centrodestra. Propugnatore di una destra politicamente ed economicamene liberale, Urso ha recentemente proposto per Fli l'esempio ultraliberista dei Tea Party americani.

Fabio Granata è un intellettuale di Nuova destra, dal passato rautiano, che è venuto alla ribalta negli ultimi anni favorendo la svolta eretica di Fini sulla cittadinanza (“l’Italia a chi la ama”, patriottismo repubblicano) e cavalcando a spron battuto la questione della legalità e della difesa dell’operato delle procure. Azione, questa, che se da un lato ha indispettito i berlusconiani, gli è valsa, di contro, l’apprezzamento dei dipietristi de Il Fatto, che oggi ospitano il suo blog nel loro sito web. Granata è personalità sanguigna, di stampo più missino che aennino, un meridionale guarda con simpatia all’antileghismo ampiamente diffuso al Sud e ad un’economia di stampo sociale, molto lontana dall’esempio anglosassone.

Non è un caso che ad Urso faccia capo il think tank FareFuturo, mentre a Granata si riconosca maggiormente l’humus culturale facente capo a Generazione Italia. Laddove i “futuristi” sembrano proporre per la Destra Nuova la via di un libertarismo economico e dei diritti, l’altra anima finiana, maggiormente radicata sul territorio, propende per scelte più sociali e comunitarie nel solco tradizionale della destra italiana. Difficile dire, ora, quale delle due prevarrà.

hayekfilos
17-08-10, 14:15
ah che ragionamento é??

stiamo a fa un partito grande o no? e allora che minkia ancora che ci dovrebbe stupire la disomogeneità culturale? ragazzi le diversità di idee non devono spaventare senno vuol dire che siamo anche noi come i piccoli berluschini che usano le persone e poi le buttano via perchè hanno il coraggio di esporre le loro idee.
Spero le tue osservazioni siano una mera costatazione di fatto di una normale realtà di partito perchè se ci spaventa il pluralismo e il dibattito addio.

la mia coordinatrice viene dalla destra sociale e io sono un libertario con simpatie anarkike nonostante questo ci troviamo benissimo a ragionare insieme e condividiamo parecchie idee concrete.

Florian
17-08-10, 14:33
ah che ragionamento é??

stiamo a fa un partito grande o no? e allora che minkia ancora che ci dovrebbe stupire la disomogeneità culturale? ragazzi le diversità di idee non devono spaventare senno vuol dire che siamo anche noi come i piccoli berluschini che usano le persone e poi le buttano via perchè hanno il coraggio di esporre le loro idee.
Spero le tue osservazioni siano una mera costatazione di fatto di una normale realtà di partito perchè se ci spaventa il pluralismo e il dibattito addio.

la mia coordinatrice viene dalla destra sociale e io sono un libertario con simpatie anarkike nonostante questo ci troviamo benissimo a ragionare insieme e condividiamo parecchie idee concrete.


Nessuna paura del pluralismo e del dibattito, figurati! :)

apibroker
17-08-10, 16:16
Non debbono prevalere nè l'una, nè l'altra. Essere consapevoli che nessun modello sociale, nessun modello economico, nessun modello culturale è perfetto e che il pragmatismo e la realpolitik debba far prevalere l'uno o l'altro riferimento a seconda del momento e dell'evenienza. La costruzione strategica del modello politico di riferimento può partire anche ex novo, cercando un modello Italia tale da poter far convergere le diverse esigenze.
La diversità è una ricchezza non dimentichiamocelo mai.
P.S. Anche perchè se la buttiamo sui numeri, non c'è storia.

Ada De Santis
17-08-10, 17:07
Insomma un gran PAPOCCHIO, ancora non sapete chi siete dove ndate, siete già divisi, e sul niente come numeri.
Adieu
ADA

Florian
17-08-10, 17:48
Non debbono prevalere nè l'una, nè l'altra. Essere consapevoli che nessun modello sociale, nessun modello economico, nessun modello culturale è perfetto e che il pragmatismo e la realpolitik debba far prevalere l'uno o l'altro riferimento a seconda del momento e dell'evenienza. La costruzione strategica del modello politico di riferimento può partire anche ex novo, cercando un modello Italia tale da poter far convergere le diverse esigenze.
La diversità è una ricchezza non dimentichiamocelo mai.

Ovviamente è giusto che un partito che si proponga di superare la fase del centralismo democratico berlusconiano sia "pluralista". Però, allo stesso tempo, per raggiungere una sintesi possibile e accettabile, è necessario che gli estremi non siano troppo distanti. Adesso, sento alcuni finiani che non si scandalizzano neppure dietro un ticket "Fini-Vendola", piuttosto estremo a dir la verità. Per la stessa ragione devo dire che mi suona strana un'alleanza con Montezemolo che non può, per evidenti ragioni, avere le stesse posizioni di un comunista orgoglioso di esserlo. Allora, visto che nell'area finiana circolano posizioni piuttosto eterogenee che vanno dall'anarcocapitalismo alla destra sociale, non sarebbe male provare ad indicare quella via mediana nella quale chi ci sarà, volente o nolente, sarà costretto a muoversi.


P.S. Anche perchè se la buttiamo sui numeri, non c'è storia.

Presumo che i numeri, nel caso in questione, siano dalla parte di Granata e contro Urso. E però, cosa piuttosto singolare, l'azione politico-culturale di Fini si muove finora tutta sulla scia delle indicazioni di FareFuturo che divergono alquanto, antiberlusconismo a parte, da quelle di Generazione Italia.
Io vorrei sapere ad esempio se l'opinione in voga tra i futuristi che Fli debba promuovere la "rivoluzione liberale" tradita dal Cav. sia condivisa realmente dai giovani che si uniscono ai circoli di Generazione Italia. Se questi davvero guardano come modello alla Forza Italia del '94... sinceramente mi pare alquanto improbabile, molto più realistico pensare che siano interessati a rimettere in moto Alleanza Nazionale.

In seconda battuta, una considerazione sul valore dei "numeri". In un partito democratico dovrebbero contare tutti allo stesso modo, ma Alleanza Nazionale non fu un partito democratico e allora i numeri pesarono diversamente. Infatti, per quanto delle famose 3 correnti quella liberal di Urso fosse nettamente minoritaria (rispetto ai berluscones larussiani e ai destrosociali alemanniani), se guardiamo retrospettivamente la storia della destra non possiamo negare come tutte le decisioni programmatiche di un certo rilievo siano state dettate dal "modernizzatore" Urso, dall'elefantino al partito unitario con Berlusconi. Al contrario, la destra sociale forse non maggioritaria ma sicuramente assai rilevante nei "numeri" ha sempre esercitato un ruolo marginale in quella che è stata l'evoluzione del Msi.

Adesso pure vediamo che i numeri stanno dalla parte di Bocchino e contro Urso. Il quale, però ha l'organizzazione culturale del partito e propone oggi per Fli l'esempio dei Tea Parties statunitensi che cadono del tutto a sproposito in un partito che dovrà necessariamente intercettare il voto a Sud, nell'antileghismo militante, con tutto quello che ne consegue. E non ci vuole molto a capire che se vai con Lombardo e Poli Bortone - come logica vuole - devi scordarti l'ultraliberismo.
Allo stesso tempo, come i "perfidi" berluscones hanno sottolineato, se tu vai con Rutelli e Buttiglione non gli proponi (come fa oggi Barbareschi, altro liberal) i matrimoni gay...

Insomma, non dico che con queste premesse una sintesi sia improponibile, ma che sia difficile questo sì.

hayekfilos
17-08-10, 18:08
considera che adesso siamo in agosto e ci stiamo esercitando coi castelli di sabbia. Quando a settembre si tornerà a confrontarsi col Governo si dovra tenere in considerazione la condizione economica del paese che è il problema piu importante di tutti. Perchè se si vogliono pagare 800 milioni di ore di cassa integrazione in un anno e continuare a spendere fiumi di denari pubblici si dovrà dire dove si vuole andare a prenderli questi denari. Non sui mercati del credito che non si fidano molto degli Statin nemmeno dei più progrediti che ormai hanno debit per una cifra dell'ordine dei 50.000 miliardi di dollari.

se non puoi alzare le tasse e non puoi prendere a prestito denari non puoi andare troppo di fantasia come fa Vendola gli altri nani irresponsabili

Johnny Cash
17-08-10, 21:13
Non debbono prevalere nè l'una, nè l'altra. Essere consapevoli che nessun modello sociale, nessun modello economico, nessun modello culturale è perfetto e che il pragmatismo e la realpolitik debba far prevalere l'uno o l'altro riferimento a seconda del momento e dell'evenienza. La costruzione strategica del modello politico di riferimento può partire anche ex novo, cercando un modello Italia tale da poter far convergere le diverse esigenze.
La diversità è una ricchezza non dimentichiamocelo mai.
P.S. Anche perchè se la buttiamo sui numeri, non c'è storia.



Sono abbastanza d'accordo.
Credo che sia auspicabile una buona iniezione di liberismo (liberalizzazioni, abolizione degli enti inutili, lotta al nepotismo, meritocrazia, abolizione degli ordini professionali) moderata da interventi statali e sociali laddove è necessario.
Io comunque sono più vicino a Urso dal punto di vista economico.

vota dc
18-08-10, 23:34
Non è un caso che ad Urso faccia capo il think tank FareFuturo, mentre a Granata si riconosca maggiormente l’humus culturale facente capo a Generazione Italia. Laddove i “futuristi” sembrano proporre per la Destra Nuova la via di un libertarismo economico e dei diritti, l’altra anima finiana, maggiormente radicata sul territorio, propende per scelte più sociali e comunitarie nel solco tradizionale della destra italiana. Difficile dire, ora, quale delle due prevarrà.

In effetti prima o poi si dovrà scegliere. Il Pli ha preso meno di Forza Nuova perchè agli elettori piacciono i regali (e neanche si accorgono che vengono fatti con i loro soldi!) che i veri liberali non farebbero mai. In generale i futuristi sembrano specchi per le allodole mentre gli altri hanno più credibilità e ottenuto più risultati.
E poi anche nel predicare i futuristi sono messi male Ffwebmagazine - Altro che Asterix. Noi stiamo con Cesare (http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.asp?VisImg=S&Art=2599&Cat=1&I=immagini/Foto%20A-C/asterix10_int.jpg&IdTipo=0&TitoloBlocco=L%E2%80%99analisi&Codi_Cate_Arti=38)

Ricky86
19-08-10, 00:42
Le due anime del "finismo" riusciranno a trovare una sintesi?
La difficile convivenza di Urso e Granata

di Florian


C'è una figura dietro Gianfranco Fini, che ha condiviso con lui tutte le svolte politiche della destra, e si chiama Adolfo Urso. E poi c'è un finiano dell'ultima ora, che ai tempi del Msi era talmente in rotta col suo capo da venire allontanato dal partito, e si chiama Fabio Granata.

Adolfo Urso è un politico liberale, di scuola Mennitti, ovvero colui che fuoriuscì dal Msi per diventare uno dei principali artefici di Forza Italia e direttore del trimestrale "Ideazione". Ad Urso si deve la "cacciata" di Marcello Veneziani dall'Italia Settimanale, nel 1995, colpevole di nostalgismo verso una cultura di destra e di nuova destra dalla quale An voleva prendere le distanze. Successivamente Urso, animatore della corrente "liberal" Nuova Alleanza, ha accompagnato il progetto dell'elefantino con Mariotto Segni ed è stato il principale promotore del partito unitario di centrodestra. Propugnatore di una destra politicamente ed economicamene liberale, Urso ha recentemente proposto per Fli l'esempio ultraliberista dei Tea Party americani.

Fabio Granata è un intellettuale di Nuova destra, dal passato rautiano, che è venuto alla ribalta negli ultimi anni favorendo la svolta eretica di Fini sulla cittadinanza (“l’Italia a chi la ama”, patriottismo repubblicano) e cavalcando a spron battuto la questione della legalità e della difesa dell’operato delle procure. Azione, questa, che se da un lato ha indispettito i berlusconiani, gli è valsa, di contro, l’apprezzamento dei dipietristi de Il Fatto, che oggi ospitano il suo blog nel loro sito web. Granata è personalità sanguigna, di stampo più missino che aennino, un meridionale guarda con simpatia all’antileghismo ampiamente diffuso al Sud e ad un’economia di stampo sociale, molto lontana dall’esempio anglosassone.

Non è un caso che ad Urso faccia capo il think tank FareFuturo, mentre a Granata si riconosca maggiormente l’humus culturale facente capo a Generazione Italia. Laddove i “futuristi” sembrano proporre per la Destra Nuova la via di un libertarismo economico e dei diritti, l’altra anima finiana, maggiormente radicata sul territorio, propende per scelte più sociali e comunitarie nel solco tradizionale della destra italiana. Difficile dire, ora, quale delle due prevarrà.


Correggetemi se sbaglio. In pratica la sfida non sarebbe altro che l'eterno dualismo liberismo vs. socialismo? Chiaramente sotto l'aspetto economico?
Io mi chiedo, è mai possibile che questa creatura che sta nascendo possa eludere da questo dualismo che dura da decenni (o forse anche di più)? Come ha detto apibroker, non esiste un modello perfetto, specialmente in economia o nelle scelte sociali. E allora perchè questa creatura non può adottare uno stile diverso rispetto ad altri partiti? Siamo di fronte, da sempre, a due schieramenti che si dividono ideologicamente sulle opportunità del liberismo e su quelle del socialismo (più o meno edulcorate o più o meno estreme).
Possibile che non vi possa essere un partito che prima di decidere quale delle due soluzioni sia la migliore osservi la società e in seguito decida quali misure prendere? Chiaramente ci sono momenti storici in cui alcune scelte sono migliori di altre. Oggi può andare bene un pò più di socialismo, domani un pò più di liberismo. Nessuno dei due è perfetto, nessuno dei due è dannoso a priori. E allora se Fini, Urso, Granata o chi per essi vogliono creare qualcosa di nuovo secondo me devono partire da questo punto.
Mettiamo pure dei valori alla base di questo movimento, di questa creatura. Confrontiamo le varie posizioni. Ma, prima di tutto, osserviamo la società e valutiamo di conseguenza. Adottiamo un metodo più scientifico e meno ideologico.

hayekfilos
19-08-10, 00:54
Mettiamo pure dei valori alla base di questo movimento, di questa creatura. Confrontiamo le varie posizioni. Ma, prima di tutto, osserviamo la società e valutiamo di conseguenza. Adottiamo un metodo più scientifico e meno ideologico.

per me va bene chiamiamolo anche metodo del buon senso:)

Ortodossia
19-08-10, 01:09
A dir la verità sono più di trent'anni che Granata e Urso convivono nello stesso partito.

Defender
19-08-10, 01:31
A dir la verità sono più di trent'anni che Granata e Urso convivono nello stesso partito.

Solo che Granata non ne era mai stato un dirigente.

stefaboy
19-08-10, 01:43
Le due anime del "finismo" riusciranno a trovare una sintesi?
La difficile convivenza di Urso e Granata

di Florian


C'è una figura dietro Gianfranco Fini, che ha condiviso con lui tutte le svolte politiche della destra, e si chiama Adolfo Urso. E poi c'è un finiano dell'ultima ora, che ai tempi del Msi era talmente in rotta col suo capo da venire allontanato dal partito, e si chiama Fabio Granata.

Adolfo Urso è un politico liberale, di scuola Mennitti, ovvero colui che fuoriuscì dal Msi per diventare uno dei principali artefici di Forza Italia e direttore del trimestrale "Ideazione". Ad Urso si deve la "cacciata" di Marcello Veneziani dall'Italia Settimanale, nel 1995, colpevole di nostalgismo verso una cultura di destra e di nuova destra dalla quale An voleva prendere le distanze. Successivamente Urso, animatore della corrente "liberal" Nuova Alleanza, ha accompagnato il progetto dell'elefantino con Mariotto Segni ed è stato il principale promotore del partito unitario di centrodestra. Propugnatore di una destra politicamente ed economicamene liberale, Urso ha recentemente proposto per Fli l'esempio ultraliberista dei Tea Party americani.

Fabio Granata è un intellettuale di Nuova destra, dal passato rautiano, che è venuto alla ribalta negli ultimi anni favorendo la svolta eretica di Fini sulla cittadinanza (“l’Italia a chi la ama”, patriottismo repubblicano) e cavalcando a spron battuto la questione della legalità e della difesa dell’operato delle procure. Azione, questa, che se da un lato ha indispettito i berlusconiani, gli è valsa, di contro, l’apprezzamento dei dipietristi de Il Fatto, che oggi ospitano il suo blog nel loro sito web. Granata è personalità sanguigna, di stampo più missino che aennino, un meridionale guarda con simpatia all’antileghismo ampiamente diffuso al Sud e ad un’economia di stampo sociale, molto lontana dall’esempio anglosassone.

Non è un caso che ad Urso faccia capo il think tank FareFuturo, mentre a Granata si riconosca maggiormente l’humus culturale facente capo a Generazione Italia. Laddove i “futuristi” sembrano proporre per la Destra Nuova la via di un libertarismo economico e dei diritti, l’altra anima finiana, maggiormente radicata sul territorio, propende per scelte più sociali e comunitarie nel solco tradizionale della destra italiana. Difficile dire, ora, quale delle due prevarrà.

le due anime possono convivere così come sono perchè sono diverse ma complementari.
Fabio Granata porta ai futuristi l'identità missina della legalità e dell'Italianità che non sono in contrasto con il liberalismo economico né con l'etica cattolica.
Al limite c'è da chiedersi se Urso andrà d'accordo con i possibili alleati esterni al movimento come l'UDC.
Sempre riguardo alla cittadinanza, ho sentito proprio da Urso in un dibattito televisivo un intervento ancora più radicale, rispetto alla proposta di Granata.

Defender
19-08-10, 02:09
Ma scusa, stefaboy, secondo te i missini si fidano dei liberisti?
Esiste perfino una rivista, la più diffusa nel centrodestra, che già dal nome si oppone al liberismo!

Ada De Santis
19-08-10, 07:18
Ma scusa, stefaboy, secondo te i missini si fidano dei liberisti?
Esiste perfino una rivista, la più diffusa nel centrodestra, che già dal nome si oppone al liberismo!

Defender, ho la sensazione che non si intendano molto della DESTRA.
ADA

apibroker
19-08-10, 07:44
Signori miei il dibattito è molto interessante, però la soluzione è molto più facile di quello che si crede. Un partito aperto e plurale che si appresta a fare alleanze con soggetti con storie diverse ed a seconda delle necessità chissà quanto diverse, non deve cadere nella trappola delle ideologie e delle ortodossie e chiunque si allei con noi deve liberarsene.
Bisogna partire da un dato di fatto:
1)dobbiamo costruire un futuro nuovo e fermare il declino del paese
2)non siamo soli al mondo
Esiste il PPE, esistono i Tea Party, esiste Cameron.
Lì dove si raggiunge un compromesso bene, altrimenti si prendono i programmi e gli statuti dei punti di riferimento e si applicano.

Defender
19-08-10, 14:43
Lasciando da parte la diffidenza verso Fini, ti farei notare che così non ci si schioda dall'endemico problema di Alleanza Nazionale: non ci si può definire solo in rapporto agli altri.
Dopo la catarsi di Fiuggi, AN s'è sempre definita come "simile a qualcosa" e non lei stessa propugnatrice di una qualsiasi linea politica autonoma.
Certamente non si è soli al mondo, ma non mi sembra che nè i TP, nè l'UMP, nè i Conservatori inglesi traggano la loro identità dal paragone rispetto agli altri, nè mi sembra che vadano in giro a dire "Siamo il corrispettivo in Patria degli altri" ma anzi al contrario puntino su un'idea-forza loro propria, autonoma e calata nella Storia della propria realtà: gaullismo e altre componenti per l'UMP, la storia plurisecolare del conservatorismo britannico e così via, fino a raggiungere gli aneliti di libertarismo dei Tea Parties.
L'unica via possibile è quella di definire prima una identità di base, da cui partire alle alleanze.
Non una rigida ortodossia, nè un fanatismo cieco, ma dei paletti che, per quanto larghi, sono essenziali per distinguere un partito da una consorteria.
Altrimenti si diventa un ammasso indefinito (e indefinibile) che a seconda delle convenienze si traveste di volta in volta da conservatore, da liberale, da progressista, da nazionalista, da europeo, da cosmopolita.
Questo a prescindere dall'opportunità o meno di seguire Granata o di seguire Urso o di un'altra possibile terza via (visto che alla Banda Fini piace assai, in linea generale, la Terza Via).

hayekfilos
19-08-10, 15:41
Lasciando da parte la diffidenza verso Fini, ti farei notare che così non ci si schioda dall'endemico problema di Alleanza Nazionale: non ci si può definire solo in rapporto agli altri.
Dopo la catarsi di Fiuggi, AN s'è sempre definita come "simile a qualcosa" e non lei stessa propugnatrice di una qualsiasi linea politica autonoma.
Certamente non si è soli al mondo, ma non mi sembra che nè i TP, nè l'UMP, nè i Conservatori inglesi traggano la loro identità dal paragone rispetto agli altri, nè mi sembra che vadano in giro a dire "Siamo il corrispettivo in Patria degli altri" ma anzi al contrario puntino su un'idea-forza loro propria, autonoma e calata nella Storia della propria realtà: gaullismo e altre componenti per l'UMP, la storia plurisecolare del conservatorismo britannico e così via, fino a raggiungere gli aneliti di libertarismo dei Tea Parties.
L'unica via possibile è quella di definire prima una identità di base, da cui partire alle alleanze.
Non una rigida ortodossia, nè un fanatismo cieco, ma dei paletti che, per quanto larghi, sono essenziali per distinguere un partito da una consorteria.
Altrimenti si diventa un ammasso indefinito (e indefinibile) che a seconda delle convenienze si traveste di volta in volta da conservatore, da liberale, da progressista, da nazionalista, da europeo, da cosmopolita.
Questo a prescindere dall'opportunità o meno di seguire Granata o di seguire Urso o di un'altra possibile terza via (visto che alla Banda Fini piace assai, in linea generale, la Terza Via).


ebbravo Defender....quindi azzardo, mettiamo che ti fossi uno di destra.... mi riconosci il diritto di definirmi di destra? o ti ostini a vomitarmi addosso che sono un liberista?

certo che sono liberista certo che quardo all'economia del paese, quindi per quale motivo non sarei di destra? che sarei?

ce la fai a riconoscermi come un uomo di destra ? (oddio mo non stiamo a guarda' gli avatar!)

hayekfilos
19-08-10, 15:43
la stessa domanda vale per chi qui si professa di destra sociale...mi viene in mente un amico napoletano

Ricky86
19-08-10, 15:58
Lasciando da parte la diffidenza verso Fini, ti farei notare che così non ci si schioda dall'endemico problema di Alleanza Nazionale: non ci si può definire solo in rapporto agli altri.
Dopo la catarsi di Fiuggi, AN s'è sempre definita come "simile a qualcosa" e non lei stessa propugnatrice di una qualsiasi linea politica autonoma.
Certamente non si è soli al mondo, ma non mi sembra che nè i TP, nè l'UMP, nè i Conservatori inglesi traggano la loro identità dal paragone rispetto agli altri, nè mi sembra che vadano in giro a dire "Siamo il corrispettivo in Patria degli altri" ma anzi al contrario puntino su un'idea-forza loro propria, autonoma e calata nella Storia della propria realtà: gaullismo e altre componenti per l'UMP, la storia plurisecolare del conservatorismo britannico e così via, fino a raggiungere gli aneliti di libertarismo dei Tea Parties.
L'unica via possibile è quella di definire prima una identità di base, da cui partire alle alleanze.
Non una rigida ortodossia, nè un fanatismo cieco, ma dei paletti che, per quanto larghi, sono essenziali per distinguere un partito da una consorteria.
Altrimenti si diventa un ammasso indefinito (e indefinibile) che a seconda delle convenienze si traveste di volta in volta da conservatore, da liberale, da progressista, da nazionalista, da europeo, da cosmopolita.
Questo a prescindere dall'opportunità o meno di seguire Granata o di seguire Urso o di un'altra possibile terza via (visto che alla Banda Fini piace assai, in linea generale, la Terza Via).

Mi spieghi perchè non è accettabile appoggiare di volta in volta una linea conservatrice, liberale, progressista o quant'altro, a seconda dei bisogni del paese? Perchè questo è un fatto negativo invece che positivo?
Secondo me il problema dei partiti post - ideologici è proprio che di post non hanno un bel niente. Hanno continuato a rifarsi alle vecchie tradizioni politiche, rifiutando a prescindere le altre soluzioni. Un partito post - ideologico se ne fregherebbe di fare una politica liberale, piuttosto che socialista, se il paese ne ha bisogno.
Chiaramente la mia idea è del tutto diversa da un papocchio di partito dove all'interno ci sono liberisti e socialisti che si scannano dalla mattina alla sera per imporre la propria idea e il proprio modello di società. Quello si che si tramuterebbe in un inutile immobilismo, mentre la mia idea è sì camaleontica, ma almeno tenterebbe di risolvere i problemi non appoggiandosi a ideologie, ma tentando di interpretare i fatti senza paletti.

Defender
19-08-10, 16:14
Ripeto, è un'affermazione abbastanza slegata dalla mia simpatia per la destra sociale o dalla diffidenza che nutro per i liberisti (notoriamente sfruttatori e collusi con la giudopluto :D).
Si tratta di definire evitare la sterile "copiatura dall'estero" senza un'elaborazione politica autonoma, che è stato un po' il vulnus di Alleanza Nazionale che, perdendo la possibilità di attingere al patrimonio tutto italiano del littorio, non ha voluto definirsi, condannandosi all'imitazione prima di Chirac, poi di Sarkozy, poi di Cameron.
E, ora, dei Tea Parties.
Che potranno anche avere idee buone e valide, è un altro discorso questo, ma non è possibile
1) Limitarsi al Copia-Incolla e quindi alla perenne ricerca di rimorchi esteri, siano essi il Neu-NSDAP o i Tea Parties o il P.C.U.S. non è l'elemento centrale del ragionamento che provo a proporre.
2) Non avere dei paletti definiti, oltre ai quali ci si pone al di fuori dal Partito.

Florian
19-08-10, 16:25
la stessa domanda vale per chi qui si professa di destra sociale...mi viene in mente un amico napoletano

Dici a me? :)

Allora, io non ho mai negato il diritto per ciascuno di essere ciò che professa di essere. Dunque per me chiunque si definisce di destra è di destra, a prescindere da quel che possa pensarne il sottoscritto.

Certamente la destra economica (liberista, libertarian o come dir si voglia) è "una" destra, con le sue ramificazioni interne che la portano ad esiti tutt'altro che unitari. Stesso dicasi per le destre cosiddette "sociali" che spaziano dal filone del conservatorismo "paternalista" ai fascismi propriamente detti.

A mio avviso la questione di cui stiamo dibattendo non è di tracciare un confine tra ciò che è "destra" e ciò che non lo è, quanto comprendere la reale forma che prenderà il finismo (se mai avrà una sua struttura autonoma).

Dopo Fiuggi, l'esempio a cui ha guardato Fini per la destra italiana è stato il gaullismo. Recentemente, con l'avvento in Francia di Sarkozy, Fini ha rimodellato un modello ancora abbondantemente conservatore e "statalista" con notevoli apporti di liberalismo, sia in ambito culturale che economico. Tuttavia, quella che per il momento è stata un'operazione svolta a livello di vertice e di dibattito culturale non si è ancora affermata quale linea di partito e assimilata dalla base. Che continua ad avere idee piuttosto confuse circa il contenuto teorico-politico del finismo.

Infatti, il lancio sul territorio dei circoli di Generazione Italia su tematiche diverse, anche se non confliggenti con quelle tipiche di FareFuturo, dalla legalità alla coesione nazionale piuttosto che le questioni in tema di diritti individuali, aprono in qualche modo scenari variabili per il partito di Fini. Che anche sul piano economico oscilla tra la protesta antitasse e volontà di giustizia sociale che potrebbero (ma non è detto) portare in direzione opposta. Insomma, è uno scenario, quello finiano, ancora troppo fluido, per cui non sarebbe male se i vari finiani facessero chiarezza sforzandosi di parlare una lingua comune.

Defender
19-08-10, 16:36
Mi spieghi perchè non è accettabile appoggiare di volta in volta una linea conservatrice, liberale, progressista o quant'altro, a seconda dei bisogni del paese? Perchè questo è un fatto negativo invece che positivo?
Secondo me il problema dei partiti post - ideologici è proprio che di post non hanno un bel niente. Hanno continuato a rifarsi alle vecchie tradizioni politiche, rifiutando a prescindere le altre soluzioni. Un partito post - ideologico se ne fregherebbe di fare una politica liberale, piuttosto che socialista, se il paese ne ha bisogno.
Chiaramente la mia idea è del tutto diversa da un papocchio di partito dove all'interno ci sono liberisti e socialisti che si scannano dalla mattina alla sera per imporre la propria idea e il proprio modello di società. Quello si che si tramuterebbe in un inutile immobilismo, mentre la mia idea è sì camaleontica, ma almeno tenterebbe di risolvere i problemi non appoggiandosi a ideologie, ma tentando di interpretare i fatti senza paletti.

Perché, al di là della necessaria flessibilità che chiunque deve avere nello scegliere la politica di volta in volta più adatta (ci sono numerosi esempi in cui tanto il PCI quanto il PCF appoggiarono benefiche liberalizzazioni), a mio parere il partito per essere tale deve avere un qualche riferimento che superi il contingente: così come la Lega Nord supera le differenze interne tra liberali e conservatori in nome del nordismo, così questo tutto ipotetico e ancora da definire nuovo Partito oltre alla generica aspirazione a fare il bene dell'Italia, dovrebbe avere un criterio guida che
1) Gli consenta di distinguersi dagli altri
2) Lo accompagni nella scelta delle politiche a suo parere più adatte.
Non sto vagheggiando partiti estremisti o particolarmente attenti all'ortodossia interna o che vagheggiano di calici in cui raccogliersi per il Kali Yuga, ma per spiegare l'esistenza di un nuovo partito mi sembra necessario predisporre un retroterra definito almeno in linea di massima.

Ricky86
19-08-10, 17:08
Perché, al di là della necessaria flessibilità che chiunque deve avere nello scegliere la politica di volta in volta più adatta (ci sono numerosi esempi in cui tanto il PCI quanto il PCF appoggiarono benefiche liberalizzazioni), a mio parere il partito per essere tale deve avere un qualche riferimento che superi il contingente: così come la Lega Nord supera le differenze interne tra liberali e conservatori in nome del nordismo, così questo tutto ipotetico e ancora da definire nuovo Partito oltre alla generica aspirazione a fare il bene dell'Italia, dovrebbe avere un criterio guida che
1) Gli consenta di distinguersi dagli altri
2) Lo accompagni nella scelta delle politiche a suo parere più adatte.
Non sto vagheggiando partiti estremisti o particolarmente attenti all'ortodossia interna o che vagheggiano di calici in cui raccogliersi per il Kali Yuga, ma per spiegare l'esistenza di un nuovo partito mi sembra necessario predisporre un retroterra definito almeno in linea di massima.


E questo modello non potrebbe forse essere un nuovo modo di fare politica e di gestire la cosa pubblica, più che un rimescolamento (l'ennesimo) di idee già abbondantemente testate in varie nazioni e in varie epoche?
Sai, dico questo perchè a mio avviso non c'è un'ideologia, un sistema, un modello sociale che sia perfetto o preferibile a un'altro, a meno che esso non venga contestualizzato. Ma anche in questo caso è ben difficile trovare il modello migliore. Quindi trovo difficile autorinchiudermi entro dei paletti, paletti che dovrebbero definire un partito.
A scanso di equivoci, voglio che tu sappia che capisco perfettamente quello che tu vuoi dire e che è anche condivisibile voler dare un'identità e dei valori precisi a un partito. E' sempre stato fatto così (tranne qui in Italia col PD).
Ma, come ho detto prima, non trovo nessun modello che sia perfetto o sempre preferibile, quindi trovo più sensato abbandonare questi criteri per una scelta secondo me più ragionevole, ovvero: vediamo com'è la società e cerchiamo di porre rimedio ai problemi che vi sono senza preconcetti, senza ideologie.
Poi chiaro, i problemi vanno individuati secondo dei valori e dei principi che sono soggettivi.

hayekfilos
19-08-10, 17:41
di liberali nella Lega manco l'ombra.....

Defender
19-08-10, 18:40
E questo modello non potrebbe forse essere un nuovo modo di fare politica e di gestire la cosa pubblica, più che un rimescolamento (l'ennesimo) di idee già abbondantemente testate in varie nazioni e in varie epoche?
Sai, dico questo perchè a mio avviso non c'è un'ideologia, un sistema, un modello sociale che sia perfetto o preferibile a un'altro, a meno che esso non venga contestualizzato. Ma anche in questo caso è ben difficile trovare il modello migliore. Quindi trovo difficile autorinchiudermi entro dei paletti, paletti che dovrebbero definire un partito.
A scanso di equivoci, voglio che tu sappia che capisco perfettamente quello che tu vuoi dire e che è anche condivisibile voler dare un'identità e dei valori precisi a un partito. E' sempre stato fatto così (tranne qui in Italia col PD).
Ma, come ho detto prima, non trovo nessun modello che sia perfetto o sempre preferibile, quindi trovo più sensato abbandonare questi criteri per una scelta secondo me più ragionevole, ovvero: vediamo com'è la società e cerchiamo di porre rimedio ai problemi che vi sono senza preconcetti, senza ideologie.
Poi chiaro, i problemi vanno individuati secondo dei valori e dei principi che sono soggettivi.

Ma a me va benissimo provare altre strade, basta che ci sia una strada da seguire, nell'affrontare i singoli problemi.
Anzi, è meritoria l'azione di Fini a volersi distaccare delle noiose categorie novecentesche (e qui pesa tutta la sua formazione culturale :D).
Se "ideologia" è intesa nel senso di approccio dogmatico, è inevitabile esserne diffidenti. Non è però possibile, secondo me, evitare le idee forza di base, che dovrebbero essere comuni a tutto il Partito.
Poi è chiaro che non si può avvitare un bullone con un martello, però per decidere se quel bullone va avvitato o no ci vuole un progetto, se la parola ideologia è ambigua, che sia condiviso.

Ricky86
19-08-10, 20:20
Ma a me va benissimo provare altre strade, basta che ci sia una strada da seguire, nell'affrontare i singoli problemi.
Anzi, è meritoria l'azione di Fini a volersi distaccare delle noiose categorie novecentesche (e qui pesa tutta la sua formazione culturale :D).
Se "ideologia" è intesa nel senso di approccio dogmatico, è inevitabile esserne diffidenti. Non è però possibile, secondo me, evitare le idee forza di base, che dovrebbero essere comuni a tutto il Partito.
Poi è chiaro che non si può avvitare un bullone con un martello, però per decidere se quel bullone va avvitato o no ci vuole un progetto, se la parola ideologia è ambigua, che sia condiviso.

Si, posso essere d'accordo. Purchè il progetto indichi non tanto la strada che si vuol percorrere, quanto il traguardo cui si vuole arrivare. Socialismo e liberismo in fondo indicano la strada che si vuol percorrere e ognuno sceglie l'una o l'altra a seconda di quella che piace maggiormente, dato che è impossibile capire dove portino. Ma se noi cerchiamo di capire prima dove vogliamo arrivare, allora forse ci si può liberare dalle gabbie dei vecchi modelli socio - economici e ragionare più liberamente.
Ad esempio, proviamo a dire che nell'Italia che vorremmo sono le persone che si impegnano, quelle con talento, quelle meritevoli che devono fare strada. Nonostante ciò non vogliamo che si creino delle fratture sociali troppo grosse, poichè si rischiano dei disordini e anche un abbassamento del benessere generale della nazione. Diciamo che questo è l'obiettivo. Ora pensiamo a come raggiungerlo, a quali politiche economiche fare partendo dall'attuale situazione del nostro paese.
Mentre invece oggi non si ragiona così. Oggi si dice, alziamo le tasse per dare più servizi per i più deboli. Oppure si dice, abbassiamo le tasse per consentire a chi si impegna di intascare più denaro. Ma in nessuno dei due casi si va a capire se l'alzare o l'abbassare le tasse porta davvero ai risultati sperati e questo perchè per gli ideologi odierni non è tanto importante raggiungere un obiettivo, quanto imporre la strada preferita (su basi del tutto soggettive).