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apibroker
17-08-10, 16:11
Generazione Palermo (http://www.generazionepalermo.blogspot.com/)
Il Sud, il Nord, l'Italia
http://www.sannazzaro.com/corpoumano1.gif

di Alessandro Piergentili
Ci dispiace ma dobbiamo farlo. Dobbiamo per forza citare il famoso apologo di Menenio Agrippa narratoci da Tito Livio in Ab Urbe Condita II 32. Nell'antica Roma ci fu una rivolta della plebe contro i patrizi, forse uno dei primi scioperi della storia, e Menenio Agrippa riuscì a convincere i plebei a tornare alle proprie mansioni, con il famoso apologo. Nella sua favola si raccontava che le mani, entrate in sciopero perchè stanche di lavorare per uno stomaco che appariva loro parassitario, dovettero rendersi conto che loro erano le prime a sentirsi indebolite dalla protesta, che lasciava non solo lo stomaco, ma l'intero corpo senza nutrimento. La società vista attraverso una metafora organicista. Chiunque abbia effettuato degli studi relativi a scienze sociali, come quelli economici o sociologici, sa perfettamente che tutto è collegato, nessuna azione, per quanto isolata, può rimanere senza conseguenze sul resto della società. Oggi abbiamo letto con molta attenzione l'articolo di Panebianco sul Corriere della Sera. Premettiamo che ci troviamo sostanzialmente d'accordo con quanto scritto dal famoso editorialista e ciò ci capita spesso. In quanto parti in causa, visto che facciamo parte del movimento che si ispira a Gianfranco Fini e visto che siamo stati uno dei primi circoli costituiti al sud, ci sentiamo di escludere totalmente che Generazione Italia e Futuro e libertà siano una sorta di Lega Sud. Il difetto di rappresentanza nella difesa dei legittimi interessi meridionali non può essere coperto da un movimento politico localista speculare alla Lega Nord. Noi non ci sentiamo di aggiungere divisioni a divisioni, seguendo il motto del "divide et impera", bensì vogliamo unire. La questione meridionale, la crescita culturale, sociale ed economica del Mezzogiorno non possono essere considerati dei temi antitetici agli interessi del nord. Sono complementari. E' su questo terreno che bisogna sfidare la Lega Nord. Un'opera d'informazione che rovesci il tavolo e rimischi le carte in gioco. Si ridiscuta di federalismo quindi, anche in tempi brevi, ma rivedendo l'agenda e riformulando la teoria. Perchè bisogna partire dalla discussione sui costi standard? E' naturale che tale analisi penalizzerebbe le regioni meridionali se fosse comprensiva dei costi del personale e quasi totalmente inutile se non li comprendesse. La funzione sociale che lo stato compie al sud è troppo alta ed allo stesso tempo troppo gravosa sia per tenerne conto, che per non tenerne. Un federalismo concepito in questo modo è un federalismo punitivo, di chi già è punito dalla realtà di vivere in regioni più povere e più inefficienti. La soluzione c'è ed è quella di rimandare questa analisi alla fine del processo ed iniziare a discutere fin da subito di autonomia fiscale pura. Prendiamo come punto di riferimento gli articoli disapplicati dello statuto siciliano, il 36, il 37 ed il 38, che la Corte Costituzionale con tre sentenze del 1973, 1987 e l'ultima del Maggio 2010 ha reso inefficaci. In quegli articoli si parla di una regione (qualsiasi nel nostro caso) che sia in grado di decidere il livello di tassazione sul proprio territorio, di incamerare non solo le imposte relative ai redditi dei lavoratori e le imprese siciliane, ma anche la quota parte delle imposte sui consumi incamerate dalle imprese che siciliane non sono. Tanto per fare un esempio in un federalismo leghista se un palermitano acquista una Fiat, la maggior parte dell'iva verrebbe incassata dalla regione Piemonte e ciò è in netto contrasto con il principio ispiratore delle imposte indirette e con un concetto equo di federalismo. E' stato calcolato che se la Sicilia avesse la possibilità di incamerare le tasse indirette rivenienti dai consumi dell'isola, le entrate pro capite balzerebbero ai livelli di Marche ed Umbria. Senza contare che in un percorso di autonomia fiscale, le regioni meridionali potrebbero attrarre nuove imprese e sostituire gradualmente il modello esasperato ed inacidito del finto welfare state del nostro Mezzogiorno, con il mercato e con del lavoro vero. Un percorso di questo genere con degli step chiari e con dei punti di controllo, potrebbe permettere in un decennio di trasformare l'Italia e fermarne il costante declino. Quindi ci troviamo perfettamente d'accordo con le conclusioni dell'articolo del Dott. Panebianco, così come ci rendiamo conto che se i politici meridionali, finora, non hanno fatto gli interessi dei cittadini del sud non è colpa della Lega Nord, ma ciò non vuol dire che i leghisti con la loro visione tribale ed autoctona della società e dell'economia non stiano per danneggiare fortemente il livello socio-economico dei cittadini settentrionali. Suggeriamo a Bossi, salmoni e trote di leggersi Tito Livio.

Florian
17-08-10, 17:03
Invece, mio caro api, devo in questa occasione dar ragione a Panebianco. E ti dirò: me lo auguro pure! :giagia:

Florian
17-08-10, 17:07
RISCHIO DI CRISI SUL FEDERALISMO

Il compromesso più difficile

di Angelo Panebianco


Forse la crisi di governo si verificherà a ottobre o, forse, l'esecutivo durerà, fra (pochi) alti e (molti) bassi, fino all'inizio del prossimo anno. Forse, il casus belli su cui si dissolverà formalmente la maggioranza sarà la giustizia, il terreno propagandisticamente propizio per campagne su temi come legalità e moralità. Ma sarà solo scena. Se crisi sarà, infatti, la ragione vera avrà a che fare con il federalismo, con la distribuzione delle risorse fra Nord e Sud. Non casualmente Bossi sta già mobilitando i suoi in vista di quello scontro. I finiani sanno bene, d'altronde, che i voti dovranno cercarseli al Sud. Sanno che avranno successo solo se riusciranno ad imporsi come una articolazione credibile di quella «Lega Sud» che - ormai è chiaro - non sarà mai un unico partito ma un'aggregazione politicamente eterogenea di molti partiti.

È il destino di tutte le forze politiche italiane. Partono per fare una cosa e finiscono per fare l'opposto. Ad esempio, i sedicenti «liberali» berlusconiani sono in realtà dei dirigisti. A loro volta, i sedicenti «riformisti» del Partito democratico sono in realtà dei conservatori. Allo stesso modo, i finiani volevano essere la «destra moderna e liberale» e faranno la Lega Sud.

È chiaro che quella fra Nord e Sud è la divisione che ormai più conta e che sta oscurando tutte le altre. Tre sono i possibili sviluppi. I primi due metterebbero a rischio l'unità nazionale. Solo il terzo potrebbe portare, col tempo, a una ricomposizione. La prima possibilità è che il federalismo sia imposto alle condizioni della Lega Nord. Il Sud interpreterebbe quella vittoria come una propria sconfitta, la legittimità del nuovo assetto sarebbe compromessa fin dall'inizio, le tensioni Nord/Sud crescerebbero ulteriormente. La seconda possibilità è una sconfitta della Lega Nord e il tramonto del progetto federalista. A ribellarsi, in questo caso, sarebbe il Nord (non solo quello che vota Lega). Il no al federalismo verrebbe interpretato come una prova della volontà del Sud di non rinunciare ai propri vizi, si tratti dei costi della politica locale o dei dissesti della sanità regionale. Anche in questo caso le tensioni fra Nord e Sud crescerebbero.

Coloro che pensano di ricreare i quieti equilibri (con annessi flussi di risorse) del passato, sbagliano i conti. Quegli equilibri non sono più ricostituibili. La terza possibilità è un compromesso soddisfacente per tutte le parti in campo: il Nord non abbandona il Sud al suo destino, il Sud accetta di iniziare un percorso, rigorosamente controllato, di bonifica amministrativa, unito a iniziative di stimolo (infrastrutture, defiscalizzazioni) per la crescita economica.

Pur necessario per salvaguardare l'unità nazionale, il suddetto compromesso è oggi meno probabile di quanto non apparisse un tempo. Per la sua natura di partito nazionale, radicato al Nord come al Sud, il Popolo della Libertà era nella condizione migliore per realizzare un compromesso soddisfacente. Ma, adesso, la rottura fra Berlusconi e Fini, e la prospettiva di una dura competizione fra i rispettivi partiti per i voti del Sud, rendono più difficile l'accordo. Sarà bene che i leader calcolino con attenzione le loro mosse. Se la prossima campagna elettorale si risolverà in uno scontro fra opposti egoismi regionali sarà poi difficile (chiunque vinca) rimettere insieme i cocci.

Angelo Panebianco


Il compromesso più difficile - Corriere della Sera (http://www.corriere.it/editoriali/10_agosto_17/panebianco_compromesso_7e5e99c2-a9c3-11df-bd6c-00144f02aabe.shtml)

Florian
17-08-10, 17:11
La terza possibilità è un compromesso soddisfacente per tutte le parti in campo: il Nord non abbandona il Sud al suo destino, il Sud accetta di iniziare un percorso, rigorosamente controllato, di bonifica amministrativa, unito a iniziative di stimolo (infrastrutture, defiscalizzazioni) per la crescita economica.

Se non ho capito male, Panebianco vorrebbe proporre l'ennesima cura "nordista" per il Sud. L'ennesima colonizzazione!
Ma l'articolo di Granata di ieri (al quale quello di Panebianco di oggi rimanda?) propone tutto il contrario, ovvero una via "sudista" per il Sud e indirettamente per tutta l'Italia.

Pieffebi
17-08-10, 18:10
Io sono e resto un "nordista". Il pericolo dei finiani è proprio quello di diventare una "lega sud" e le "vie sudiste" hanno poco di moderno e nulla di europeo, grazie ad una classe dirigente "trasversale" che è una vera disdetta per il meridione, per l'Italia intera e una "palla al piede" per il nord. Il problema è che alla lega nord tutto questo sta benissimo. E' come Travaglio con Berlusconi, di questo sud CI CAMPA politicamente.

Shalom

apibroker
17-08-10, 19:28
Se non ho capito male, Panebianco vorrebbe proporre l'ennesima cura "nordista" per il Sud. L'ennesima colonizzazione!
Ma l'articolo di Granata di ieri (al quale quello di Panebianco di oggi rimanda?) propone tutto il contrario, ovvero una via "sudista" per il Sud e indirettamente per tutta l'Italia.

In realtà l'articolo di Generazione Palermo arriva alle stesse conclusioni di Panebianco.

La terza possibilità è un compromesso soddisfacente per tutte le parti in campo: il Nord non abbandona il Sud al suo destino, il Sud accetta di iniziare un percorso, rigorosamente controllato, di bonifica amministrativa, unito a iniziative di stimolo (infrastrutture, defiscalizzazioni) per la crescita economica.

Semplicemente che la strada per arrivare allo sviluppo in tempi brevissimi, prima delle infrastrutture (per cui ci vogliono decenni) e della bonifica amministrativa, che per quanto necessaria troverebbe dei rallentamenti e degli ostacoli, passa per la leva fiscale. Autonomia fiscale e possibilità per le regioni meridionali di defiscalizzare completamente le nuove imprese che si trasferiscono da altre aree geografiche italiane e non.
P.S. La defiscalizzazione ha il pregio di attirare più che altro aziende che hanno bassi costi fissi e molto margine. In pratica le aziende di servizi. Molti istituti bancari ad esempio potrebbero trovare molto più conveniente spostare le proprie sedi dal nord al sud, mantendendo le strutture operative al settentrione.

hayekfilos
17-08-10, 19:39
scusami ma questa proposta della defiscalizzazione delle imprese che si insediano al sud l'ho già sentita da benedetto e mi sembra pura utopia...

cioè il nord continua a pagare i buchi del sud mentre è azzoppatto dalla concorrenza fiscale del sud....
Infatti Benedetto supponeva che fosse il parlamento nazionale a decidere una tax free zone al sud.
Scusate ma vi sembra possibile?
Se invece la materia fiscale finisce in parte in mano alle regioni (insieme alla responsabilità dei debiti) quali regioni sono in posizione migliore per fare conccorrenza fiscale? quelle del sud su quelle del nord o quelle nord rispetto alle altre regioni d'europa piu avanzate?

ragazzi non prendiamoci in giro sperare in soluzioni che al sud salvino l'uovo e la gallina senza sacrifici è utopico...

Florian
17-08-10, 19:53
sperare in soluzioni che al sud salvino l'uovo e la gallina senza sacrifici è utopico...

Già, bisogna vedere chi deve sobbarcarsi questi sacrifici. La questione è tutta lì. Se li sobbarchi il Nord questi sacrifici, il Sud ha già dato.

Johnny Cash
17-08-10, 21:04
Io sono e resto un "nordista". Il pericolo dei finiani è proprio quello di diventare una "lega sud" e le "vie sudiste" hanno poco di moderno e nulla di europeo, grazie ad una classe dirigente "trasversale" che è una vera disdetta per il meridione, per l'Italia intera e una "palla al piede" per il nord. Il problema è che alla lega nord tutto questo sta benissimo. E' come Travaglio con Berlusconi, di questo sud CI CAMPA politicamente.

Shalom


Sono d'accordo.
Nulla contro i meridionali ma la risposta al federalismo fuffa che ci stanno propinando non può essere una fuga all'indietro verso ricette assistenzialiste, stataliste e meridionaliste.
Bisognerebbe pensare piuttosto ad elaborare una seria riforma federale, intesa come trasformazione della nostra nazione in una Repubblica Federale.

agaragar
17-08-10, 21:43
RISCHIO DI CRISI SUL FEDERALISMO
Il compromesso più difficile
di Angelo Panebianco

Coloro che pensano di ricreare i quieti equilibri (con annessi flussi di risorse) del passato, sbagliano i conti. Quegli equilibri non sono più ricostituibili. La terza possibilità è un compromesso soddisfacente per tutte le parti in campo: il Nord non abbandona il Sud al suo destino, il Sud accetta di iniziare un percorso, rigorosamente controllato, di bonifica amministrativa, unito a iniziative di stimolo (infrastrutture, defiscalizzazioni) per la crescita economica.

Pur necessario per salvaguardare l'unità nazionale, il suddetto compromesso è oggi meno probabile di quanto non apparisse un tempo.
C'è un problema, che questo è già stato detto e tentato....
Non riuscì il centro-sinistra anche perchè affogato dagli anni di piombo.
Non riuscì il 'socialismo liberale' di Craxi,
Nulla è stato fatto dai governi precedenti dell'ulivo e della libertà.

Un altra cosa, se il sud cambiasse non voterebbe gli stessi politici che vota adesso.

apibroker
18-08-10, 12:46
scusami ma questa proposta della defiscalizzazione delle imprese che si insediano al sud l'ho già sentita da benedetto e mi sembra pura utopia...

cioè il nord continua a pagare i buchi del sud mentre è azzoppatto dalla concorrenza fiscale del sud....
Infatti Benedetto supponeva che fosse il parlamento nazionale a decidere una tax free zone al sud.
Scusate ma vi sembra possibile?
Se invece la materia fiscale finisce in parte in mano alle regioni (insieme alla responsabilità dei debiti) quali regioni sono in posizione migliore per fare conccorrenza fiscale? quelle del sud su quelle del nord o quelle nord rispetto alle altre regioni d'europa piu avanzate?
ragazzi non prendiamoci in giro sperare in soluzioni che al sud salvino l'uovo e la gallina senza sacrifici è utopico...

No, no io sono per la completa concorrenza fiscale. Non hai considerato una cosa. Che se una regione del sud diventa TAX FREE per le nuove imprese, non perde un euro di gettito, perchè trattasi di NUOVE e perchè da alcuni anni il tasso di partite iva che chiudono rispetto a quelle che aprono è molto negativo nel meridione. Non è così per le regioni del nord. Inoltre è vero che al nord ci sono infrastrutture e meno costi logistici per le imprese industriali, ma per le imprese di servizi trasferirsi al sud potrebbe essere più conveniente per i più bassi costi generali.
Inoltre una sana competizione fiscale attrarrebbe ovunque imprese e capitali stranieri.

P.S. Poi dati alla mano potremmo sfatare questa storia che il sud campa alle spalle del nord. Se si riequilibrassero le entrate derivanti da imposte indirette che vanno dove non debbono andare, vedresti che magicamente questo postulato cadrebbe nel vuoto.

hayekfilos
18-08-10, 12:52
sono completamente d'accordo con te api

agaragar
18-08-10, 12:54
P.S. Poi dati alla mano potremmo sfatare questa storia che il sud campa alle spalle del nord. Se si riequilibrassero le entrate derivanti da imposte indirette che vanno dove non debbono andare, vedresti che magicamente questo postulato cadrebbe nel vuoto.No scusa, l'iva pagata in sicilia, non va alla Fiat, ma allo stato, e RISULTA pagata in Sicilia....

agaragar
18-08-10, 12:55
sono completamente d'accordo con te api

Abbiamo già visto che la questione nord-sud è trasvrsale. :D

hayekfilos
18-08-10, 12:56
No, no io sono per la completa concorrenza fiscale. Non hai considerato una cosa. Che se una regione del sud diventa TAX FREE per le nuove imprese, non perde un euro di gettito, perchè trattasi di NUOVE e perchè da alcuni anni il tasso di partite iva che chiudono rispetto a quelle che aprono è molto negativo nel meridione. Non è così per le regioni del nord. Inoltre è vero che al nord ci sono infrastrutture e meno costi logistici per le imprese industriali, ma per le imprese di servizi trasferirsi al sud potrebbe essere più conveniente per i più bassi costi generali.Inoltre una sana competizione fiscale attrarrebbe ovunque imprese e capitali stranieri.

P.S. Poi dati alla mano potremmo sfatare questa storia che il sud campa alle spalle del nord. Se si riequilibrassero le entrate derivanti da imposte indirette che vanno dove non debbono andare, vedresti che magicamente questo postulato cadrebbe nel vuoto.

ne è prova che imprese di servizi a basso valore aggiunto come i call center si sono localizzati al sud.
sulla competizione fiscale, musica per le mie orecchie, si veda l'esempio degli Stati dove ancora resiste nonostante i continui attacchi.

apibroker
18-08-10, 13:04
No scusa, l'iva pagata in sicilia, non va alla Fiat, ma allo stato, e RISULTA pagata in Sicilia....

Stiamo parlando di statistiche. L'iva pagata dal siciliano che acquista una Fiat viene versata in piccolissima parte dal concessionario per la parte relativa al suo margine (un 10%) per il 90% l'iva verrà versata dalla Fiat e risulterà facente parte delle entrate tributarie della Regione Piemonte. Quando verranno calcolate le entrate tributarie pro capite della Regione Piemonte risulterà che il 90% dell'iva pagata dal siciliano è stata pagata da un piemontese.
In ipotesi di federalismo fiscale leghista quelle entrate spettano al Piemonte, noi di generazione Italia diciamo che spettano alla Sicilia perchè pagate da un siciliano.
Senza parlare di tutte le tasse sui capital gain, bolli vari, etc. pagati dai siciliani sui propri conti correnti di banche non siciliane.

hayekfilos
18-08-10, 13:16
da uomo del nord sono d'accordo con la conclusione che le tasse pagate con i solsi di cittadini del sud rimangano al sud.

da libertario il dibattito mi appasiona ma non dal lato della spesa che appassiona la Lega che è il partito del tassa e spendi da molti anni. l'unica differenza è che La lega vuole decentralizzare i centri decisioni della spesa per massimizzare il tassa e spendi laddove ha una forte base elettorale. Io sono contrario al tassa spendi perchè credo che sia anticompetitivo e non favorisca la crescita economica. dato che per me il maggiore problema italiano è la mancanza di crescita economica e di dinamismo delle strutture amministrative e politiche dello Stato, che per questi motivi è il maggior fattore fenante della crescita, per amore del mio paese mi batto che gli italiani capiscano qual'è la scelta migliore per il loro futuro. Smetterla di pensare a godersi il tempo libero e spingerli a seguire un modello dove la realizzazione e la gratificazione personale è frutto di impegno, convinzione e voglia di lavorare per il bene loro e quindi, di conseguenza, del paese.

Occore per questo che la politica rifletta su una nuova e moderma articolazione dello Stato derivante dalla focalizzazione sulle funzioni piu importanti, lasciando indietro cio' che non è core e ostacola la crescita economia e civile del paese.

Florian
18-08-10, 15:09
Il Sud, il federalismo e le cattive abitudini PdL

Oscar Giannino


L’attacco ferragostano dell’onorevole Bossi ha avuto il merito di puntare il dito su una verità che finora raccontavano solo i giornali. La verità è che, nella frattura tra Berlusconi e PdL da una parte e Fini e la neonata Futuro e Libertà dall’altra, il Mezzogiorno è il tema decisivo e centrale. Più della giustizia, più delle tasse, più di tutto il resto. Ad alcuni poteva sembrare che fosse suggestione, che si trattasse di esagerazione. Al contrario l’accusa di Bossi – “Fini e si suoi vogliono un po’ di soldi da sprecare al Sud” – conferma che, quando si tratta di indicare alla propria base il problema numero uno della frattura nel centrodestra , è proprio al Sud che ci si riferisce. Tanto che è anche già cominciata la rituale serie di pensosi editoriali di grandi testate d’informazione, che da una parte riconoscono il problema e dall’altro invocano sia i colonnelli di Berlusconi sia quelli di Fini ad evitare una deriva pericolosa: quella, cioè, di una gara improvvisa tra chi più si posiziona davanti all’elettorato del Mezzogiorno invocando la propria primazia, nell’impedire che l’agenda del governo finisca per svantaggiare ulteriormente il Sud. E’ un rischio concreto? Sì che lo è, almeno a mio avviso. Ma, per come si son messe le cose tra PdL e Fini, non credo affatto che si possa risolvere con qualche generico e moralistico appello a moderare i toni. Partiamo da tre dati di fatto. Il primo è che tutti i sondaggi mostrano che la stragrande maggioranza di elettori del Sud hanno la convinzione che in questi anni il Nord abbia avuto la meglio, nelle attenzioni concrete del governo e nelle risorse. E’ vero, non è vero? Non è vero, visto che finora le cose sono ontinuate più o meno esattamente come in passato, Tremonti ha stretto i cordoni della borsa ma non aveva titolo per cambiare criterio di alocazione delle riorse. Ha dato dei “cialtroni” agli amminitratori del Sud , spreconi e recriminanti, questo sì. Cosa che ha confermato a moltisimi elettori del Sud la falsa mpressione di essere spodestati. E’ purtroppo secondario che di fatto non si cambiato pressoché nulla, quel che conta per delle forze politiche desiderose di contarsi e pesare è che l’elettorato che mirano a rappresentare la pensi così.

Secondo. Da 16 anni la Lega ha saputo vendere al Nord con crescente successo e consenso la convinzione che solo con il federalismo spinto – pur senza mai entrare in particolari e numeri, ciò che solo in realtà fa la differenza – aupicato da Bossi e dai suoi, il Nord riequilibra a proprio vantaggio l’eccesso di risorse che dà allo Stato rispetto a quelle che si vede tornare indietro, pur spendendo in media meno e meglio. Rispetto a questo, in 16 anni nel Sud il consenso elettorale, alle politiche come per le Autonomie, ha visto le diverse componenti tanto della sinistra quanto della destra ripetere in realtà – al di là del colore delle bandiere – esattamente la stessa cosa. E cioè che, appunto, quello a sé era il miglior voto per equilibrare quello dato al Nord alla Lega. Gli elettori del Sud pensano la Lega sia debordante nel centrodestra non tanto perché neghino gli aiuti finanziari straordinari che in realtà Tremonti ha autorizzato solo in casi eccezionali nel Mezzogiorno, ma perché se lo son sentiti ripetere da anni in primis dai candidati alle elezioni dello stesso PdL

E’ da questi due dati di fatto, che deriva il terzo. Se rottura finale dovesse essere tra Berlusconi e Fini, come i toni sembrano sin qui continuare a indicare, allora è ovvio che a essere in condizione di avvantaggiarsi della cosa alle elezioni, presto o tardi che siano, sono proprio Bossi da una parte al Nord, e al Sud Fini e i suoi, seguaci e futuri alleati.

Sono Berlusconi e il PdL, nelle condizioni attuali, a rimetterci di più. Bossi al Nord avrebbe buon gioco a dire agli elettori di centrodestra che è meglio votare direttamente Lega, visto che in caso contrario il federalismo vien promesso vien promesso, ma poi di fatto ancora una volta come sempre non arriva mai. Al Sud. a Fini a quel punto converrebbe far AntiLega con Lombardo e Micciché e, aggiungo, con tutte le Poli Bortone inascoltate dai colonnelli PdL, e che se sinora sembrano più vicine a Berlusconi è sol perché da quella posizione – sulla carta, la più forte – si è poi in migliori condizioni, per trattare poi al momento buono gli sviluppi più convenienti. Un PdL che non portasse a casa i premi di maggioranza in Sicilia e anche solo poco più che in Sicilia, nel resto del Mezzogiorno, con la Lega in crescita ulteriore al Nord comunque al Senato non avrebbe la maggioranza, con l’attuale legge elettorale.

Per evitare questo rischio, meglio sarebbe stato se Berlusconi e la Pdl negli anni scorsi avessero parlato al Mezzogiorno una lingua chiara e univoca. Capace cioè di ammettere che nel Mezzogiorno in media c’è un eccesso di spesa pubblica discrezionale, e cioè acquisti stipendi e sussidi dove il rapporto tra Sud e Nord è di 125 a 100, perché la politica ha preferito moltiplicare i redditi indotti dal settore pubblico, alla ricerca di voti. Ma altresì aggiugendo che in ogni caso c’è Sud e Sud, visto che sommando tutte le componenti Puglia e Campania figurano più tra tre le creditrici che le debitrici rispetto a Calabria, Basilicata e Sicilia dove il riequilibrio è inevitabile e deve essere pure molto energico. E, infine, ribadendo come garanzia agli elettori che l’orizzonte temporale della convergenza verso la virtù sarebbe stato adeguato: diciamo da 5 ma anche fino 10 anni, per chi vi è più distante come Calabria e Sicilia.

Difficile immaginare che, essendo mancata questa chiarezza per 16 anni, venga proprio ora e sia scritta nel punto “Mezzogiorno” che Berlusconi ha ormai pronto, da sottoporre a Fini prima che, a inizio settembre, l’annuncio ormai scontato di un partito nuovo diventi anche la tomba della maggioranza. Per questo continuo a pensare che se Berlusconi non ha già deciso comunque di provare la via elettorale, allora non solo sul Sud dovrà indicare impegni il più possibile precisi – il punto non sono gli 80 miliardi fondi FAS e di coesione europea di cui si occupa Fitto e che bisogna sperare vengano sbloccati su poche priorità vere condivise dalle Regioni che hanno potre di veto, invece che su mille progettoi inutili, il punto sono i numeri del federalismo che sin qui mancano nei decreti attuativi della delega - ma soprattutto dovrà anche essere disposto a concedere che sia un esponente finiano, a rappresentare quegli impegni nell’agenda, nella composizione e nelle attribuzioni del governo stesso.

Per me, sbaglierò ma resta del tutto improbabile. In quel caso, comunque la pensiate su Fini rispetto al patto elettorale sottoscxritto due anni fa con gli elettori, il PdL può però prendersela solo con se stesso.


CHICAGO BLOG » Il Sud, il federalismo e le cattive abitudini PdL (http://www.chicago-blog.it/2010/08/18/il-sud-il-federalismo-e-le-cattive-abitudini-pdl/)

agaragar
18-08-10, 16:29
Stiamo parlando di statistiche. L'iva pagata dal siciliano che acquista una Fiat viene versata in piccolissima parte dal concessionario per la parte relativa al suo margine (un 10%) per il 90% l'iva verrà versata dalla Fiat e risulterà facente parte delle entrate tributarie della Regione Piemonte. Quando verranno calcolate le entrate tributarie pro capite della Regione Piemonte risulterà che il 90% dell'iva pagata dal siciliano è stata pagata da un piemontese.Non sono sicurissimo visto che la Fiat ha stabilimenti anche al sud e non so se la contabilità iva sia centralizzata,
stessa cosa si potrebbe però dire per le mozzarelle e i pomodori che consumano al nord.

Comunque certo, le tasse vanno contabilizzate dove si pagano.

Pieffebi
20-08-10, 17:42
Sono d'accordo.
Nulla contro i meridionali ma la risposta al federalismo fuffa che ci stanno propinando non può essere una fuga all'indietro verso ricette assistenzialiste, stataliste e meridionaliste.
Bisognerebbe pensare piuttosto ad elaborare una seria riforma federale, intesa come trasformazione della nostra nazione in una Repubblica Federale.

Se lo scontro del futuro fosse fra "lega nord" e "lega sud"....povera Italia e povero Sud. Il nord, infatti, se la cavererebbe comunque 100 volte meglio per ragioni evidenti .........

Se così fosse .....il sud retrocederà ancora e solo una minoranza gattopardesca e parassitaria potrà arricchirsi ancora alle spalle del popolo del sud rendendo eterna la questione meridionale.

Shalom

apibroker
20-08-10, 18:21
Non sono sicurissimo visto che la Fiat ha stabilimenti anche al sud e non so se la contabilità iva sia centralizzata,
stessa cosa si potrebbe però dire per le mozzarelle e i pomodori che consumano al nord.

Comunque certo, le tasse vanno contabilizzate dove si pagano.

Purtroppo lo è. Lo statuto siciliano prevederebbe anche che chi ha filiali o stabilimenti nel meridione non solo dovrebbe versare l'iva corrispondente, ma la quota parte IRES. La Corte Costituzionale con sentenze del 1973 e del Maggio 2010 ha posto tutta una serie di problemi e di cavilli che di fatto rendono inapplicabile lo statuto in tal senso.