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Visualizza Versione Completa : Esoterismo, occultismo e irrazionale in Gustav Meyrink



Avamposto
19-08-10, 10:44
GUSTAV MEYRINK - LA VIA DEL RISVEGLIO



Vi riporto un brano che amo profondamente, si tratta de "La via del risveglio" secondo Gustav Meyrink:


Il principio è ciò che all' uomo manca. E non che sia tanto difficile trovarlo. E' anzi proprio il preconcetto di doverlo trovare che costituisce impedimento. La vita è piena di grazia; ad ogni istante essa ci dona un principio. Ad ogni secondo siamo investiti dalla domanda "Chi sono io?". Noi non la poniamo. E quest' è la ragione per cui non troviamo il principio. Se però una volta seriamente la poniamo, già spunta il giorno, il cui rosso tramonto significa morte per quei pensieri che son penetrati nell' aula dei Re e vivon da parassiti alla mensa dell' anima nostra. Lo scoglio corallifero ch' essi con diligenza da infusori si sono andati costruendo nel corso dei secoli e che noi chiamiamo "il nostro corpo", è opera loro ed è il luogo dove albergano e van prolificando. Noi dobbiamo innanzitutto aprire una breccia in questo scoglio di calce e colla e poi ridissolverlo in quello spirito ch' esso inizialmente era, se intendiamo riguadagnare il libero mare.


* * *

Chi non impara a vedere in terra, di là non lo impara di certo. La chiave della potenza sulla natura inferiore è arrugginita fin dal diluvio. Essa si chiama esser sveglio.
Esser svegli è tutto.
Di nulla l' uomo è così fermamente persuaso quanto d' esser sveglio. In verità però egli è imprigionato in una rete di sonno e di sogno ch' egli stesso ha intessuto. Più fitta è questa rete e più potente signoreggia il sonno. Quelli che vi sono impigliati passano nella vita come un gregge avviato al macello, ottusi, indifferenti e senza pensieri.
Esser svegli è tutto.
Il primo passo in questo senso è così facile che anche un bimbo lo sa fare; solo il macolto ha disimparato a camminare e resta paralizzato d' ambo i piedi perchè non vuol fare a meno delle stampelle che ha ereditato dai suoi antenati. Sii sveglio qualunque cosa tu imprenda! Non credere d'esserlo diggià. No: tu dormi e sogni. Irrigidisciti tutto, raccogliti bene e costringiti un momento solo alla sensazione che ti traversa con un brivido il corpo: "ORA SON SVEGLIO!".
Se ti riesce di sentire questo, riconoscerai pure d'un tratto che lo stato in cui solo un istante prima ti trovavi non appare al confronto che come stordimento e sonnolenza. Ed è questo il primo passo esitante per un lungo, lungo migrare dalla servitù all' onnipotenza. Cammina in questo modo da risveglio a risveglio,. Non v' è pensiero tormentoso che così tu non possa sbandire; esso resta indietro e non può più sollevarsi fino a te; tu lo sovrasti, così come la corona di un albero cresce spaziando al di sopra dei rami inariditi. Cadranno da re i dolori come le foglie appassite, una volta che tu sia tanto innanzi, che codesto risveglio s' impossessi del tuo corpo. Le gelide immersion degli Ebrei e dei Brahmani, le notturne veglie dei discepoli del Buddha e degli asceti cristiani, i supplizi infittisi dai fachiri indù per non addormentarsi, altro non sono che riti esteriori cristallizzati, frantumi di colonne che rivelano ai cercatori: "Qui in grigi evi lontani s' erigeva un tempio arcano al Volere essere svegli". Leggi le sacre scritture d' ogni popolo della terra: passa attraverso essere tutto il filo rosso della dottrina arcana del risveglio. E' la Scala Celeste di Giacobbe che lottò con l' angelo del Signore tutta la "notte" finchè non si fece "giorno", ed egli riportò vittoria. Dall' uno all' altro gradino di un risveglio sempre più chiaro e distinto tu devi salire se vuoi uccidere la morte, la cui corazza ha per piastre il sonno, il sogno e lo stordimento. Pensa soltanto che l infimo gradino di codesta Scala Celeste si chiama genio. Che nome dovremmo dare allora ai più alti gradi? Essi restano ignoti alle moltitudini e vengon ritenuti leggenda. Sulla via del risveglio il primo nemico che ti sbarrerà il passo sarà il tuo stesso corpo. Fino al primo canto del gallo egli combatterà contro di te. Quando però tu sia riuscito a vedere il giorno dell' eterno risveglio che ti stranierà dalla schiera dei sonnambuli che credono d'esser uomini e non d' esser degli dei dormienti, allora sparirà per te anche il sonno del corpo e l' universo intero ti sarà soggetto. Allora potrai fare miracoli, se vorrai, e non dovrai attendere, umile, gemebondo, schiavo, che un crudele Iddio si compiaccia di farti grazia - o di farti spiccare la testa. Certo: la felicità del cane fedele e scodinzolante, quella di sapere un padrone sopra di sè a cui si possa servire, codesta felicità d' infrangerà per te. Ma interrogati bene e rispondimi: Vorresti tu cambiarti, uomo quale oggi sei ancora, col tuo cane?

* * *

Ognuno che senta la terra come una prigione, ogni credente che invoca la redenzione - tutti costoro evocano incosciamente il mondo dei fantasmi. Fallo anche tu. Ma in piena coscienza! Ci sarà, per coloro che lo fanno incosciamente una mano invisibile che magicamente tramuti in terraferma le paludi in cui essi necessariamente devono finire? Non lo so. Non voglio contestarlo ma - non ci credo. Quando, sulla via del risveglio, passerai per il regno dei fantasmi, riconoscerai a poco a poco, ch' essi altro non sono se non pensieri che tu vedi d'improvviso con gli occhi. Quest' è la ragione per cui essi ti sono inconsueti e t' appaion quali larve. Poichè il linguaggio delle forme è diverso dall' idioma del cervello [1]. Ed è arrivato allora quell' istante in cui si compie la strana permutazione che in te può avvenire: dagli uomini che ti circondano vengon fuori - degli spettri. Tutti coloro che ti sono stati cari, diventano d' improvviso larve. Perfino il tuo stesso corpo. E' la più terrificante delle solitudini che pensare si possa. E' un pellegrinar nel deserto. E chi in esso non trova la fonte della vita, muore di sete. ...Questo è il segno - la stimmata - di tutti coloro che sono stati morsi dalla "Serpe del mondo spirituale". Sembra quasi che due vite debbano innestarsi in noi prima che il miracolo del risveglio possa compiersi. Quel che di solito è disciolto dalla morte, avviene in questo caso per lo svanire dei ricordi - talora per un improvviso interno capovolgimento. Gli uomini tutti potrebbero arrivare a questo. E la chiave si trova puramente e semplicemente nel rendersi contro della "forma del proprio Io", della propria pelle, vorrei dire, immersi che si sia nel sonno; nel discoprire la stretta fessura attraverso la quale la coscienza si fa strada fra lo stato di veglia e quello del sonno più profondo. La lotta per l' immortalità è una battaglia per il dominio sui suoni e sui fantasmi che hanno in noi la loro dimora; e l' attesa del nostro "Io" di diventare Re, è quanto aspettare il Messia. Tutto ciò ch' io t' ho detto si ritrova nei libri dei religiosi d' ogni popolo: l' avvento d' un nuovo Regno, la veglia, la vittoria sul corpo e la solitudine. Eppure da codesti religiosi ci divide un abisso senza ponti. Essi credono che un giorno s' avvicini, in cui i buoni entreranno in Paradiso e i cattivi saran sommersi nelle voragini dell' Inferno. Noi sappiamo che tempo verrà in cui molti si ridesteranno e verran divisi dai dormienti così come i signori dagli schiavi, perchè i dormienti non possono capire i risvegliati. Noi sappiamo che non esiste nè il bene nè il male, ma soltanto il vero e il falso. Essi credono che lo "star desti" sia tener aperti i sensi e gli occhi ed eretto il corpo durante la notte perchè l' uomo possa recitare le sue preghiere. Noi sappiamo che lo "star desti" equivale al risveglio dell' Io immortale di cui l' insonne stato del corpo non è che la naturale conseguenza. Essi credono che il corpo debba venir trascurato e sia da tenersi a vile perchè peccaminoso. Noi sappiamo: che il peccato non esiste; che il corpo è il principio col quale dobbiamo incominciare; e che noi siamo discesi in terra per trasformarlo in ispirito. Essi credono che occorra andare col proprio corpo in solitudine per purificare lo spirito. Noi sappiamo che, innanzitutto, è il nostro spirito che deve andare in solitudine per trasfigurare il corpo. Da te solo dipende di sceglier la tua via - la nostra oppur la loro. A decidere dev' esser la tua libera volontà.

* * *

Ti ho detto che il principio della via è lo stesso nostro corpo. Chi sa questo può ad ogni istante mettersi in cammino. Adesso voglio insegnarti i primi passi. Tu devi distaccarti dal corpo, ma non come se tu lo volessi abbandonare. Devi scioglierti da esso come uno che separi la luce dal calore. Già a questa svolta guata il primo nemico. Chi si strappa dal proprio corpo per volare attraverso lo spazio percorre la via delle streghe, che han tratto dal loro rozzo involucro terrestre un corpo di fantasma su cui esse cavalcano, come su di un manico di scopa, la notte di Valpurga. Le streghe credono d' esser al sabba del diavolo, mentre il loro corpo giace in realtà privo di sensi, e rigido nella loro camera. Esse scambiano semplicemente la loro percezione terrestre con quella spirituale; perdono il meglio per acquistar la parte peggiore; il loro è un depauperarsi, anzichè un arricchirsi. Già da ciò puoi capire che non è questa la via verso il risveglio. Per comprendere che tu non sei il tuo corpo - come gli uomini credono di sè stessi - devi renderti conto delle armi di cui esso usa per poter conservare il dominio du si te. Certo che adesso stai ancora così profondamente in sua balia, che la tua vita si spegne se il suo cuore cessa di battere e che t' affondi nella notte non appena esso chiuda gli occhi. Tu credi di poterlo muovere. Ma è un ' illusione: è al contrario, lui che si muove e che solamente prende in aiuto da te la tua volontà. Tu credi di creare pensieri. No: è esso che te li manda perchè tu ceda ch 'essi provengano da te e perchè tu faccia tutto ciò ch' esso vuole. Mettiti a sedere ben diritto e proponiti di non muover membro nè di batter ciglio e di restartene immobile come una colonna, e allora vedrai come esso, avvampato d' odio, si precipiti su di te e ti voglia costringere ad essergli di nuovo soggetto. Con mille armi esso t' assalirà e non ti darà pace fino a che non gli abbia di nuovo permesso di muoversi. Dalla sua ira feroce, dalla precipitata maniera di combattere per cui esso lancerà freccia su freccia contro di te, potrai accorgerti - se sei accorto - di quanto esso tema per il suo dominio e quanto sia grande la tua potenza, della quale esso mostra d' aver tanta paura. Dominare il tuo corpo nn deve esser lo scopo ultimo che tu persegui. Quando tu gli proibisci di muoversi, lo devi far soltanto per arrivar a conoscere le forze sulle quali si esercita il suo dominio. E sono legioni, quasi inassoggettabili per quantità. Esso le lancerà a battagliare contro di te, l' una dopo l' altra se non tu desisterai dal tenergli testa col mezzo, apparentemente così semplice, dello star seduto ed immobile. Sarà prima la brutalità rude dei muscoli che vogliono tremare e sussultare; poi il bollor del sangue che ti imperlerà il viso di sudore; e il martellamento del cuore; e la pelle percorsa da brividi così freddi da far rizzare i capelli; e l' oscillazione del corpo che ti prende, come se l' asse di gravità si fosse spostato. Tutte codeste forze tu potrai fronteggiare e vincere, e, in apparenza, grazie alla volontà. Ma non sarà la volontà soltanto: sarà in effetti un risvegliarsi superiore che le sta dietro, invisibile come per la magica virtù dell' elmo di Sigfrido. Ma anche questa vittoria è priva di valore. Perfino se tu riuscirai a renderti signore del respiro e del battito del cuore, non saresti che un fachiro - un "povero", per dirla in povere parole. I campioni che in seguito il corpo manda a fronteggiarti sono gli inafferrabili sciami di mosche dei pensieri. Contro di essi non giova la spada della volontà. Più selvaggiamente tu la vibri contro di loro e più rabbiosi essi ti ronazno intorno e se, per un momento, ti riesce di levarteli di torno, ecco che tu cadi in letargo e sei vinto in un altro modo. Imporre ad ess di star fermi è fatica sprecata. C' è un solo modo di scampare da essi: passare ad un grado superiore di risveglio. Come tu debba incominciare per arrivarvi, è cosa che tu devi imparare da te. E' un continuo andar a tastoni col sentimento, ed è nel contempo un ferreo proposito. Questo è tutto ciò che te ne posso dire. Ogni consiglio che ti si voglia dare riguardo codesta lotta tormentosa è veleno. Qui c' è uno scoglio ad evitare ed a sorpassare, al che non puoi provveder che tu stesso. Raggiunto che tu abbia questo stato, s' avanza il regno degli spettri del quale t' ho già parlato. Apparizioni spaventevoli o radianti di luce ti si manifesteranno e vorranno farti credere da te esseri soprannaturali. E invece non sono che pensieri in forma visibile sui quali ancora non hai piena potenza. Più solennemente essi s'a tteggiano, più perniciosi sono: rammentalo! Quando però tu abbia trovato il "senso più profondo" che si nasconde in ognuna di queste larve di esseri, tu riuscirai a vedere con l' occhio dello spirito non solo il loro nucleo vivo, ma il tuo stesso. E allora tutto quel che ti sia stato tolto, ti verrà mille volte restituito, come a Giobbe; allora tu sarai - di nuovo dov' eri una volta, come volentieri affermano ironizzando gli stolti. Non sanno essi che è ben diverso rimpatriare dopo essere stati lungamente in terra straniera, dall' esser sempre rimasti a casa. Se a te - una volta avanzato di tanto - sia fatta parte delle stesse forze miracolose possedute dai profeti dell' antichità, o se invece ti sia riservato l' entrare nell' eterna pace, è cosa che nessuno può sapere. La nostr via porta fino al gradino della maturità. Arrivato che tu sia ad essa sei anche degno di ricever quel dono. Una fenice tu sarai diventato in entrambi i casi. Ottenere di violenza quel dono è cosa che sta in tuo potere.

* * *

Uno tra coloro che conservano la chiave della magia è rimasto in terra e cerca e aduna i chiamati. Così come lui non può morire, non può morire la leggenda che circola su di lui. Sussurrano alcuni ch’egli sia l' Ebreo Errante; altri lo chiamano Elia; gli gnostici sostengono che si tratti di Giovanni Evangelista. Ed è soltanto naturale che ognuno lo veda diversamente; un essere che, come lui, abbia trasmutato il suo corpo in ispirito, non può restar legato alla rigidità d’una qualunque forma. Immortale, in verità, non è che l' uomo risvegliato. Astri ed Iddii tramontano, egli solo resta e può mandare a compimento tutto quel c' egli vuole. Non c' è Dio sopra di lui. Ciò che il religioso ritiene Dio, non è che uno stato ch' egli potrebbe raggiungere se fosse capace di credere in sè stesso. Così invece egli pone, con cecità inguaribile, un ostacolo dinanzi a sè oltre al quale ei non s'arrischia di spiccare un salto. Egli si crea un' immagine per adorarla, invece di trasformarsi in essa. Se puoi pregare, prega il tuo inivisibile te stesso. Egli è l' unico Dio che esaudisce le preghiere. Gli altri Iddii ti porgono pietre invece di pane.
...Quando il tuo invisibile Te stesso apparirà in te come entità, tu potrai riconoscerlo dal fatto che getterà un' ombra. Io stesso non sapevo prima chi io mi fossi, fino a quando non ebbi a vedere il mio corpo come un' ombra.



Gustav Meyrink, la via del risveglio | Salakabula 353 (http://salakabula313.splinder.com/post/11969781/Gustav+Meyrink,+la+via+del+ris)

Avamposto
19-08-10, 10:45
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Avamposto
19-08-10, 10:46
Meyrink Gustav
La casa dell'alchimista

Sab, 18/11/2006 -
Autore: Meyrink Gustav



“La realtà è solo ciò che la maggior parte degli esseri percepisce collettivamente o…potrebbe percepire? Sono autorizzato ad affermare: questo o quello è sogno, vaneggiamento o illusione, semplicemente perché è soltanto uno a percepirlo? No, non posso e non voglio affermarlo, neppure se ciò che sento dalla bocca di un solo uomo si facesse beffe di ogni evidenza…Posso solo tacere e pensare dentro di me: io non lo so”. (Gustav Meyrink, “La casa dell’alchimista”, capitolo II).


Tutto il fascino di un’opera frammentaria, pubblicata postuma, decenni dopo la morte dell’autore. “La casa dell’alchimista” doveva essere la sintesi della ricerca letteraria e spirituale di Gustav Meyrink: doveva essere un libro iniziatico. Il romanzo, intrapreso dopo il 1927, è rimasto invece incompiuto per la morte dell’autore, avvenuta nel 1932. Quegli anni furono funestati dal suicidio del figlio: Meyrink attraversò un periodo di gravissima crisi esistenziale. Il titolo del romanzo sembra fosse provvisorio. Il primo nucleo della storia risiede nel racconto “L’orologiaio”, iniziazione gnostica dell’autore, pubblicato nel 1926 e ospitato nell’edizione consultata.



L’incompiuto di Meyrink è strutturato in tre capitoli, tutti titolati; nell’edizione indicata in bibliografia, il curatore ha ritenuto opportuno affiancare ai tre capitoli gli appunti e il progetto narrativo dell’autore, in maniera tale da poter sopperire, per quanto possibile, alle purtroppo irrimediabili lacune testuali.



Il romanzo è ambientato in una indefinita metropoli tedesca, nel presente. Un reporter, bardato in un mantello a scacchi, un cappello a quadri e una camicia a quadri indosso, vaga per la città in cerca della “Locanda del Pavone”, caffetteria tenuta da un persiano. Lì deve incontrare Gracchus Meyer, vecchio cancelliere giudiziario, per ascoltare la storia dell’edificio che ospita la locanda.

Una volta giunto a destinazione, viene ricevuto dal suo interlocutore, che non esita a raccontare la storia del luogo. La casa, antichissima, è stata edificata da un alchimista, Güstenhöver, nel Medio Evo: e ricostruita e ampliata nel corso dei secoli. Secondo Meyer, è come se fosse cresciuta da sola. La sorte di Güstenhöver è misteriosa: mancano del tutto documenti. La leggenda vuole che egli abbia trovato l’Elisir di Lunga Vita. L’edificio è così divenuto di proprietà di un erede diretto, l’orologiaio Hieronymus, che tuttavia non appare mai nel libro. Ha una bottega, dove, riparando orologi, guarisce le anime dei clienti. Degno erede dell’antenato. Al pianterreno, si trova il fascinoso Caffè del persiano Khosrul Khan; nelle stanze si trovano gli alloggi destinati ai suoi misteriosi ospiti: dervisci, compagni della setta degli Yazidi.

Gli Yazidi adorano l’Angelo Caduto, il “demonio”. Ma è un demonio destinato a ricongiungersi a Dio. Lo Yazida ha una sola missione: sostenere la coscienza degli uomini nel cammino verso la “maturazione”. (“Nihil Scire – Omnia Posse”?)

Al piano superiore, coperto da un tetto di vetro dove atterrano dei velivoli, si trova lo studio cinematografico del dottor Ismael Steen, nuova incarnazione del male nella letteratura popolare.

Mentre Meyer e il reporter vestito a quadri discutono, si intromette, borbottando, un altro individuo: Apulejus Ochs, plurilaureato e ancora studente universitario, creatore di problemi scacchistici.

Non appena il reporter paga il suo anziano informatore, Ochs lo avvicina promettendogli altre informazioni sulla misteriosa casa dell’alchimista: e racconta della segreta rivalità e dell’invisibile battaglia che ogni giorno, a suo dire, combattono, per le anime, Steen e il persiano Khan; della malvagità dell’uno, e dell’energia e dell’intelligenza dell’altro; e spiega che la casa sembra un organismo vivo.

Consegna al reporter degli appunti sulla casa; appunti che costituiscono il contenuto del secondo capitolo. Dove si parla di macchie sui soffitti, e di segrete porte; di lotta tra anime, e del dominio dello spirito; della ricerca dell’alchimista, e della distanza tra la scienza nuova di Freud e l’antica, immortale conoscenza esoterica. Mi fermo qui, con la trama, sperando d’avervi sufficientemente invogliati alla lettura; e vengo a qualche rilievo d’altra natura.



La lingua adottata da Meyrink è lingua letteraria, con non infrequenti cadute nel parlato; principalmente ciò avviene in certi monologhi interiori, dove, nel tentativo di rappresentare fedelmente il flusso di coscienza dei personaggi (la prospettiva di narrazione varia regolarmente, si mantiene la prima persona ma si giostrano i protagonisti; espediente certamente fascinoso), si crea qualche distonia con l’altrimenti uniforme stile narrativo. Non è lingua ornata da preziosismi e ricercatezze, è lingua densa ed evocativa. L’impatto è suggestivo.

L’argomento indurrebbe a integrare il romanzo nella “letteratura fantastica”: sarei cauto, tuttavia, nell’etichettare l’opera, riconoscendo che l’esoterismo non merita d’esser salutato come “fantastico”, sic et simpliciter.

De Turris, nella pregevole introduzione all’opera, si scaglia contro quelle correnti critiche che hanno grossolanamente definito ciò che reputavano figlio dell’irrazionalismo come un prodotto inferiore, mediocre o “facile”: ricordando oltretutto che fu l’allora giovanissimo Cacciari a difendere con coraggio, come Borges avrebbe fatto altrove, lo spessore, il fascino e l’intelligenza di queste “altre” letterature. Rinvio, in ogni caso, alle pagine del De Turris quanti fossero interessati ad approfondire la diatriba, poiché non ritengo di avere gli strumenti sufficienti e la documentazione adatta per confutare le posizioni di entrambe le parti in causa.



Questo libro appassiona e coinvolge; e spezza il cuore saperlo incompiuto, per sempre. L’attività letteraria di Gustav Meyrink si interrompe dunque nel momento cruciale; queste pagine, salvate dall’oblio del tempo, offrono nuovo piacere estetico al cultore del gotico e grottesco scrittore mitteleuropeo.

Riservato a chi già apprezzava e conosceva l’artista. I neofiti e i curiosi si accostino all’opera di Meyrink leggendo “Il Golem” e “Il volto verde”.



“Meglio bruciare in una coscienza ardente eppure restare in vita, piuttosto che portare dentro di sé, come un cadavere, una coscienza morta”. (Gustav Meyrink. Frammento tratto dagli appunti per “La casa dell’alchimista”. Questa frase avrebbe dovuto concludere il romanzo).



EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.



Gustav Meyer, alias Gustav Meyrink (Vienna, 1868- Starnberg, Baviera 1932). Romanziere e occultista austriaco. Studiò tra Monaco, Amburgo e Praga, dove visse per molti anni. Fondò la Loggia teosofica di Praga “Zum Blauen Stern” nel 1891. Iniziò la sua attività letteraria nel 1901, collaborando a “Simplicissimus”, dove pubblicò le prime novelle, già contraddistinte da una vena grottesca. Il suo primo romanzo, “Il Golem”, risale al 1915..



Gustav Meyrink, “La casa dell’alchimista”, Edizioni del Graal, Roma, 1981. Traduzione di Piero Cammerinesi. L’edizione dispone di un raffinato e polemico saggio introduttivo, firmato da Gianfranco De Turris, e di una breve note biografica, curata da Piero Cammerinesi.

In appendice, il racconto breve di Meyrink “L’orologiaio” e il saggio di Arnold Keyserling “Metafisica dell’orologiaio”.



Prima edizione:Gustav Meyrink, “Das Haus des Alchimisten”, Munich, 1973.


La casa dell'alchimista | Lankelot (http://www.lankelot.eu/letteratura/meyrink-la-casa-dellalchimista.html)

Avamposto
19-08-10, 10:47
lunedì 5 luglio 2010
Gustav Meyrink e il petrolio nel Golfo del Messico


Gustav Meyrink (1868-1932) è uno scrittore noto soprattutto per i suoi romanzi macabri e dell’occulto, con più di qualche richiamo alchemico, come Il golem o Il domenicano bianco. Però, prima della sua fase di romanziere, ha scritto molti racconti brevi piuttosto interessanti, spesso grotteschi e ironici, ma altrettanto spesso cupi e notturni.

Ne sto leggendo di questi tempi una raccolta intitolata La morte viola (Reverdito Editore) e uno dei racconti mi ha colpito per la sua strana attualità. Si intitola Petrolio! Petrolio! e narra di spericolate trivellazioni petrolifere che, con malevolenza, producono un’immensa fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico. Mentre c’è chi predice che lo strato di petrolio ricoprirà tutti gli Oceani della Terra impedendo il formarsi della pioggia e in sostanza facendo morire la civiltà umana, la civiltà stessa discute delle reazioni sulla Borsa, dell’andamento del prezzo del petrolio e così via in un immane girone infernale burocratico di grande irresponsabilità e inettitudine che non mi sembra tanto lontano da quello che sta succedendo oggi. Questo in un racconto del 1902...


Odds & Ends - Il blog di Rudy Salvagnini: Gustav Meyrink e il petrolio nel Golfo del Messico (http://rudysalvagnini.blogspot.com/2010/07/gustav-meyrink-e-il-petrolio-nel-golfo.html)

Avamposto
19-08-10, 10:48
GUSTAV MEYRINK di Devon Scott

PERSONAGGI DELLA MAGIA

Le personalità che si sono distinte nel campo della magia, nel corso dei secoli, e che ancora oggi ricordiamo



La Vita
Gustav Meyer nacque a Vienna, nell'albergo Blauer Block, il 19 gennaio 1868, da Maria Meyer (attrice bavarese di origini ebraiche) e dal barone Karl Freiherr von Varnbuler und zu Hemmingen, ministro dello stato del Wurttenberg e di trentadue anni più vecchio della donna. Figlio illegittimo, ricevette comunque un'ottima educazione; fece le scuole inferiori a Monaco, dove la madre lavorava nel Teatro di Corte, poi ad Amburgo, infine al ginnasio di Praga, dove si distinse per la sua bravura.
Terminati gli studi, nel 1889, pur giovanissimo, fondò una piccola banca, la Meyer e Morgenstern, in società con un amico. Nel 1891, in un momento personale molto critico, tentò il suicidio. Per fortuna, il tentativo non riuscì ed egli si accostò al mondo del paranormale. I suoi interessi si rivolsero soprattutto alla preveggenza e alla percezione extra-sensoriale; fece pericolosi esperimenti con droghe e veleni, rischiando spesso la vita. L'anno seguente si sposò con Hedwig Aloysia Certl. Divenne un uomo di successo e piuttosto ricco, ma il matrimonio naufragò molto presto; i due coniugi si fecero la guerra per anni, perché la moglie rifiutava di concedergli il divorzio.

A partire dal 1893 egli fu affiliato a diverse società iniziatiche, tra cui la Massoneria, i Rosacruciani, la Teosofia, l'Ordine degli Illuminati; cominciò anche a praticare lo yoga per motivi di salute (aveva il diabete e una tubercolosi del midollo spinale) e ad interessarsi di alchimia a cabala. Nell'agosto del 1896 incontrò Philomena Bernt, che in seguito sarebbe diventata la sua seconda moglie. Ai problemi familiari si aggiunsero quelli di lavoro: nel 1901 voci calunniose insinuarono che egli fosse coinvolto in oscure pratiche occultistiche e addirittura si avvalesse dell'aiuto degli spiriti per aumentare i suoi guadagni e anche per sedurre le donne. Denunciato, conobbe il carcere: un'esperienza terribile per lui che, riconosciuto innocente e poi completamente riabilitato nel 1902, si ritrovò però rovinato (finanziariamente e socialmente) dalle false accuse e dovette dare fallimento. Proprio nell'ottobre del 1901 aveva pubblicato il suo primo racconto, Der heisse Soldat (il soldato bollente) sulla rivista Simplicissimus, con lo pseudonimo di Meyrink, che era il nome dei nonni materni. Uscito dal carcere, ne pubblicò altri e nel 1903 la casa editrice della rivista gli pubblicò un libro di racconti. Stroncato dai critici e amatissimo dai lettori, decise di lasciare Praga, con tutte le esperienze penose che associava alla città. Trasferitosi a Vienna, radunò intorno a sé un circolo di studiosi che condividevano i suoi stessi interessi letterari ed esoterici. Nel 1905 la moglie gli concesse, finalmente, il divorzio ed egli sposò Philomena in Inghilterra.

Il matrimonio fu felice e saldo; la moglie era tubercolosa, ma egli la curò con bagni freddi e dieta, e lo fece tanto bene che la donna morì quasi centenaria. L'anno seguente ebbero una figlia, Sybille, che nacque in Svizzera, dove si erano rifugiati per sfuggire al carcere, date le posizioni antimilitariste di Gustav, poi un maschio. Nel 1911 tutta la famiglia si trasferì a Starnberg, una cittadina lacustre vicina a Monaco. Furono anni abbastanza sereni, anche se con alternarsi di periodi di difficoltà e di tranquillità economica, e di successi letterari, che gli attirarono violenti attacchi da parte di certa stampa. Nel 1915 uscì Il Golem, che ebbe subito un enorme successo. Egli fece richiesta per cambiare legalmente il cognome Meyer in Meyrink; comprò anche una casa in Baviera, anche se poté andarci molto di rado a causa delle precarie condizioni di salute. Nel 1932 l'amatissimo figlio Harro, bello, intelligentissimo e campioni di sci, ebbe un incidente che lo costrinse sulla sedia a rotelle; il 12 luglio il ragazzo uscì di nascosto, reggendosi, sulle stampelle, e fu poi trovato morto nel bosco. La morte parve un suicidio mascherato; Meyrink cominciò a declinare e morì il 4 dicembre dello stesso anno. In una lettera la moglie rivelò che egli, salutati i suoi, si era seduto in camera con la finestra aperta, a torso nudo nonostante la temperatura rigidissima: con ogni evidenza, si era lasciato morire. Fu sepolto nel cimitero di Starnberg.



Bibliografia
- Il Golem e altri racconti, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Edizioni Newton, 1994.
- La casa dell'alchimista, con saggio introduttivo di Gianfranco de Turris, Edizioni del Graal, Roma, 1981.
- Il diagramma magico, con prefazione di Gianfranco de Turris, Basaia Editore, Roma, 1983. E' una raccolta di articoli di taglio molto moderno sulle sette, il misticismo, i ciarlatani della magia.
- L'angelo della finestra d'Occidente, con introduzione di Julius Evola, Basaia Editore, Roma, 1983.
- La morte viola, con un saggio di Gianfranco de Turris, Edizioni Reverdito, Trento, 1988. E' una raccolta di racconti dal 1901 al 1908.
AA.VV.
- Meyrink scrittore e iniziato, di Autori Vari, con prefazione di Gabriele La Porta, Basaia Editore, Roma, 1983. E' una raccolta di opinioni su Meyrink di studiosi del calibro di Serge Hutin, Herman Hesse, Massimo Scaligero, Raymond Abellio, Julius Evola e molti altri.

L'opera più famosa è Il Golem (1915), da cui furono tratti diversi film. Athanasius Pernath, il protagonista, è un uomo che sa di avere un passato tragico e misterioso, ma non riesce a ricordarlo; vive nel ghetto, circondato da persone strane e sgradevoli, in un ambiente da incubo.

Spesso, in sogno, assisto alle spettrali comunicazioni che si scambiano queste vecchie case, e mi rendo conto con terrore che loro sono in realtà i veri padroni di questa strada, della sua vita e della sua essenza, alla quale possono rinunciare a piacere, imprestandola agli abitanti durante il giorno e riprendendosela, con interessi esorbitanti, durante la notte. Per non parlare degli strani esseri che vivono fra le loro mura, esseri non di carne, né di sangue, i cui fatti e misfatti sembrano accadere senza un piano. (...) Sempre più mi convinco che quei sogni nascondono qualche profonda verità, che luccica debolmente nella profondità della mia anima, come il fievole riflesso dell'arcobaleno di una favola, durante la veglia. Allora, non so come, mi torna in mente la leggenda del misterioso Golem, l'uomo meccanico che tanto tempo fa, qui nel ghetto, un saggio rabbino creò utilizzando i quattro elementi; poi gli diede una sterile vita di automa, rinserrata in una formula magica che egli gli pose fra i denti (1).

Ogni trentatré anni il Golem appare alla finestra di una stanza senza porte, situata vicino alla casa di Pernath, in Altschulegasse. Chi lo incontra resta come paralizzato, esattamente come succede al protagonista, che dopo l'esperienza viene riportato da amici nella sua casa, dove trova il vicino Hillel che gli spiega che cosa è successo.

Non c'è niente di strano in tutto questo. Solo il soprannaturale può incutere terrore nell'uomo. La vita ferisce ed irrita come un cilicio, ma i raggi del sole del mondo spirituale sono dolci e ci recano conforto. (...) Il Golem raffigura il risveglio dell'anima attraverso la vita più intima dello spirito. Ogni cosa sulla terra non è che un simbolo perenne, rivestito di polvere. Impara a pensare con i tuoi occhi. Pensa con i tuoi occhi ed osserva attentamente tutte le forme: tutto ciò che ha preso forma era prima uno spirito. (...) Colui che è stato destato non si addormenterà più (2).

A questa fortunatissima opera seguirono Il volto verde (1917), La notte di Valpurga (1918), Il Domenicano bianco (1922) e L'Angelo della finestra d'Occidente (1927). Abbiamo poi La casa dell'alchimista, romanzo incompiuto, che sarebbe diventato forse il suo capolavoro, se egli non fosse morto.
Uno dei temi ricorrenti nei libri di Meyrink è un filo che unisce una personalità presente ad una del passato, che ha vissuto intense esperienze magiche; i personaggi fanno venire alla luce i loro ricordi inconsci per ritrovare la trama delle loro esistenze e delle loro conoscenze passate. Così ne' L'angelo della finestra d'Occidente il barone Muller scopre di avere in sé l'anima del suo antenato John Dee, il grande mago elisabettiano; ne' La notte di Valpurga Zrcadlo assomiglia in modo impressionante al fratello morto del protagonista; ne' Il Domenicano bianco Colombier discende dai von Focher, una famiglia di alchimisti; ne' La casa dell'alchimista l'orologiaio Gustenhover discende dall'alchimista proprietario della casa, dimora che sembra esercitare la sua influenza su tutti gli abitanti.

Meyrink affermava di "scrivere sotto dettatura di intime voci" e di prendere il materiale per i suoi libri nelle visioni oniriche. Questa fu la caratteristica che suscitò velenosissime critiche da parte dei contemporanei, fraintendimenti e ridicolizzazioni in epoche più recenti: le sue opere furono definite "paccottiglia", "fumettoni dell'orrore", "ciarpame negromantico", l'autore fu tacciato di mediocrità, di decadentismo, di ciarlatanesimo mistico e di irrazionalismo. Probabilmente si deve a queste opinioni la pessima fama di Meyirink, etichettato come scrittore da quattro soldi dai critici letterari e come autore affascinante e "magico" dai suoi lettori. Come disse Herman Hesse:

Migliaia sono le persone che oggi fanno pagare a Gustav Meyrink i suoi folgoranti successi. Per cominciare, si è lasciato per vent'anni questo scrittore scrivere i suoi raccontini divertenti, acidi, spesso pieni di spirito, senza concedergli un briciolo di attenzione. (...) Adesso, quando ha scritto cinque romanzi che gli son valsi un inaudito successo, si verifica la regola del ritorno di fiamma: ogni grande successo si mette di colpo a risvegliare i sospetti, e sul fortunato eletto cominciano a piovere pietre (3).

Le opere di Meyrink riflettono i suoi interessi e i suoi studi e sono letteralmente intrise di esoterismo, magia, alchimia, per cui esistono due piani diversi di lettura: quello superficiale della letteratura fantastica d'evasione (con tutte le sue esagerazioni) e quello profondo dell'insegnamento esoterico nascosto sotto un velo. Un velo piuttosto trasparente, per la verità: la sapienza cabalistica, quella massonica e rosacruciana, i principi dell'opera alchemica, perfino il tantrismo e il taoismo, emergono in modo chiarissimo nel pensiero e nel comportamento dei personaggi dei suoi libri.
L'autore stesso disse che:

espediente dell'opera d'arte consiste- almeno io sono di questa opinione- nel fatto che, dietro lo svolgimento, come pure dietro i protagonisti, vi sia un senso profondo, cosmico, non individuabile a prima vista. E' chiaro che tale significato deve manifestarsi solo ai lettori più attenti: il senso più profondo non deve mai agire in modo apparente (4).

Per citare di nuovo Herman Hesse, il successo di Meyrink si deve non solo alla sua sapienza esoterica, ma ai personaggi veri e "finemente spiritualizzati", a opere che rompono con le convenzioni vigenti, al fatto che egli non soltanto aveva qualcosa da dire, ma che per tutta la vita ebbe il coraggio di dirlo e di essere sempre se stesso.



Note
1- Da Il Golem e altri racconti di Gustav Meyrink, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Edizioni Newton, 1994.
2- Da Il Golem e altri racconti, opera citata.
3- Da Meyrink scrittore e iniziato, di Autori Vari, con prefazione di Gabriele La Porta, Basaia Editore, Roma, 1983.
4- Da La casa dell'alchimista, con saggio introduttivo di Gianfranco de Turris, Edizioni del Graal, Roma, 1981.



Autore: Devon Scott


Gustav Meyrink (http://www.spaziofatato.net/gustavmeyrink.htm)

Avamposto
19-08-10, 10:49
GUSTAV MEYRINK
IL GOLEM
Bompiani, 1993
trad. di Carlo Mainoldi




L'antico misterioso ghetto ebraico di Praga e le leggende fiorite intorno ad esso sono rappresentate in questo romanzo, il più noto di Meyrink.

In un'atmosfera surreale ed onirica, con una narrazione interrotta e barocca a metà strada tra l'espressionismo e il surrealismo, giocando sulla contrapposizione tra sogno e realtà, attingendo alla Kabbala, al simbolismo dei tarocchi, alla leggenda (rivisitata) del Golem e ad altre tradizioni ebraiche (nella loro volgarizzazione), il romanzo si snoda tra visioni, sdoppiamenti, apparizioni fantasmatiche, magie e misteri.

Ma nell'opera di Meyrink il Golem non è un uomo d'argilla come quello creato dal Rabbi Löw all'epoca di Rodolfo II, bensì un fantasma, un'ombra che ogni 33 anni si aggira per il ghetto sconvolgendo i suoi abitanti. Della sua esistenza nessuno è certo, così che lo si può vedere anche in senso psicanalitico come materializzazione dei timori di coloro che credono di averlo visto, o come rappresentazione del 'doppio'. Un romanzo moderno quindi, di stampo novecentesco, distante dalla Praga medievale cui rimanda invece il Golem della tradizione.


Il Golem, romanzo dello scrittore praghese Gustav Meyrink (http://www.scritturaimmanente.it/kafka/amicizie/meyrink/mey_golem.htm)

Avamposto
19-08-10, 10:50
GUSTAV MEYRINK




Lo si può considerare praghese anche se era nato a Vienna nel 1868. Cresciuto ad Amburgo e Monaco, si trasferì a Praga per frequentare la scuole superiori, e vi rimase, lavorando in banca e dedicandosi contemporaneamente alla letteratura.

Raggiuse la notorietà e il successo nel 1915 con la pubblicazione della sua opera più famosa, Il Golem, ambientata nel ghetto ebraico di Praga. Morì nel 1932.





Scrisse diversi romanzi di ambiente praghese, tra cui:

La faccia verde (1917)

La notte di Valpurga (1918)

Il domenicano bianco (1922)

L'angelo della finestra occidentale


Gustav Meyrink, scrittore di Praga amico di Kafka (http://www.scritturaimmanente.it/kafka/amicizie/meyrink/meyrink_bio.htm)

Avamposto
19-08-10, 10:51
Vittorio Fincati

LA FINESTRA OCCIDENTALE

sguardi su Gustav Meyrink - 1



Questo nostro breve saggio presuppone nel Lettore la conoscenza dei romanzi di Gustav Meyrink, diversamente, gli argomenti trattati risulterebbero alquanto astrusi. In Italia esiste un affezionato pubblico di Meyrink, tanto che questo autore viene periodicamente ristampato, ritradotto e diversamente commentato. Proprio quest’anno è uscito per la Sellerio un saggio della germanista Margherita Cottone che tratta diffusamente del nostro scrittore: La letteratura fantastica in Austria e Germania (1900-1930) Gustav Meyrink e dintorni. L’anno precedente Liberamente aveva edito il romanzo incompiuto La Casa dell’Alchimista con una argomentata post-fazione di Gianfranco De Turris che rende giustizia al Nostro di molte critiche ingenerose. La serie delle pubblicazioni era cominciata nel lontano 1926 allorchè Campitelli di Foligno pubblicò Il Golem, in una curiosa traduzione che riportava in dialetto romanesco alcune espressioni gergali originarie, altrimenti intraducibili.



Poiché, quindi, il presente saggio vuole solo gettare uno sguardo su alcuni aspetti dell’opera meyrinkiana, non abbiamo ritenuto anteporre un capitolo che facesse da preambolo a Meyrink e alla sua opera, anche perché ci sembra che il saggio testè uscito della Cottone e quello di De Turris non meritano di venire pedissequamente imitati. L’intento è stato quindi quello di aprire uno scenario di novità su alcune cose non dette o pochissimo note, sulle quali speriamo che altri o noi stessi torneranno a lavorare prossimamente. Ci riferiamo alla vera paternità del romanzo L’Angelo della Finestra d’Occidente, paternità che risale ad un amico e vicino di casa del Meyrink, Alfred Schmid-Noerr (ma che non inficia la paternità ideologica “meyrinkina” del racconto stesso); ci riferiamo all’origine di certe conoscenze “tantriche” che Meyrink trasse soprattutto dai suoi rapporti con l’allora famoso scrittore Bo Yin Ra e che ci hanno fatto supporre quest’ultimo impersonato da Meyrink nel personaggio di Lipotin; ci riferiamo ai rapporti conflittuali di Meyrink con i nascenti movimenti nazifascisti, argomento sul quale nessuno ha mai accennato; ci riferiamo ad alcuni giudizi espressi da chi molto ha fatto per diffondere Meyrink in Italia, cioè ad Julius Evola. Inoltre abbiamo voluto offrire al lettore un Glossario de L’Angelo della Finestra d’Occidente (sulla scia di quello pubblicato da Gerard Heym in appendice all’edizione francese de Il Domenicano Bianco) poiché alcune voci ampliano fatti e notizie non prive di interesse documentario e retrospettivo. Abbiamo voluto inserire, facendo riferimento al protagonista “storico” del romanzo L’Angelo della Finestra d’occidente, John Dee, la prima traduzione italiana di un Grimorio di magia evocatoria a questi attribuito, dal momento che nel romanzo si insiste criticamente su questo tipo di magia. Abbiamo poi fatto seguire un curioso e per molti aspetti sconnesso documento, il cosiddetto Testamento Kerning, che Gustav Meyrink fece pubblicare a Lipsia nel 1907, e concernente delle pratiche psico-fisiche che solo in seguito hanno trovato una elaborazione coerente nell’opera di Franz Bardon. Per finire abbiamo riportato in fac-simile l’edizione inglese del 1842 del Diario privato di John Dee. Un documento di estremo interesse, poiché dimostra a quale fonte abbia attinto il redattore del romanzo per descrivere gli eventi della vita di John Dee e nei quali il Lettore potrà notare i numerosi punti in cui realtà e finzione letteraria hanno combaciato.



remomangialupi (http://sites.google.com/site/remomangialupi/)

Avamposto
19-08-10, 10:59
Il domenicano bianco. Romanzo [Der weisse Dominikaner]

MEYRINK Gustav (Vienna 1868 - Starnberg 1932)







Dati bibliografici

Casa editrice: Fratelli Bocca Editori 1944 (10 febbraio), Milano
Data di pubblicazione: 1944



Descrizione:

1 illustrazione a sanguigna in copertina, raffigurante una divinità indiana.

Traduzione e introduzione, in forma anonima, di Julius Evola: "Per coloro che desiderassero un approfondimento - non critico, ma dottrinale - dell'opera di Meyrink, ci limiteremo a rinviare al capitolo dedicato da Evola alla magia in "Maschera e Volto dello Spiritualismo Contemporaneo", oltre che al capitolo II, vol. I, dell'"Introduzione allo studio della magia quale scienza dell'io" a cura del Gruppo di UR, che si rifanno precisamente al presente libro ("La faccia verde"). Nonché - più in generale - alle prefazioni delle opere di Meyrink "Il domenicano bianco" - "La notte di Valpurga" e "L'angelo della finestra d'occidente", dallo stesso Evola tradotte e presentate - anonimamente - per i tipi di Bocca." (Anonimo, dall'introduzione al libro di Gustav Meyrink, "La faccia verde", Padova, Edizioni di Ar, pag. III). Opera pubblicata per la prima volta nel 1921: "Il libro forse è quello che, più di tutti gli altri di Meyrink, è ricco di riferimenti iniziatici (.). Nel "Domenicano Bianco" il punto principale di riferimento è costituito da una dottrina di origine taoista. Nei cosiddetti sviluppi "alchemici" del taoismo viene considerata la possibilità di "risolvere" il proprio corpo, o, per dir meglio, di risolverne la materialità, riportandolo all'elemento primordiale spirituale, di cui esso rappresenta una coagulazione" (Julius Evola, dalla Prefazione, pag. XVI). Prima edizione italiana.


Il domenicano bianco. Romanzo [Der weisse Dominikaner]: MEYRINK Gustav (Vienna 1868 - Starnberg 1932) - AbeBooks - L'Arengario Studio Bibliografico (http://www.abebooks.it/domenicano-bianco-Romanzo-weisse-Dominikaner-MEYRINK/1291931568/bd)

Avamposto
19-08-10, 11:00
http://fran.sneeknet.nl/homepage/show/1403486.jpg



http://4.bp.blogspot.com/_TbkIC-eqFNM/TB_Rcd91kyI/AAAAAAAAGBI/HwwPbSWtgxw/s1600/meyrink.jpg

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19-08-10, 11:01
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Avamposto
07-09-10, 10:32
3jgtCXVODwA

Avamposto
07-09-10, 10:33
1Re7oLaYeTY

Avamposto
07-09-10, 10:33
_rJvagEVLSo

Legionario
17-12-10, 22:14
Personaggio estremamente interessante dell'ambiente occultista mitteleuropeo del quale fu amico anche Evola. Interessante e fascinoso quanto ci ha lasciato a livello letterario.

Ottimo avergli dedicato una discussione.