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Visualizza Versione Completa : La Russia di Putin



Majorana
19-08-10, 10:55
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Majorana
19-08-10, 10:58
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Majorana
19-08-10, 11:09
Putin pilota per spegnere gli incendi russi

http://it.euronews.net/images_old/10/W300px_russia-putin-fires-1107.jpg

Il premier russo Putin cerca di smorzare almeno il fuoco delle polemiche .

Come secondo pilota, a bordo di un aereo antincendio, ha volato per circa 30 minuti , nella regione di Riazan, raccogliendo l’acqua del fiume Oka nel tentativo di spegnere un incendio.

Il colpo di scena non basta a far risalire la china della popolarità di Putin e quella del presidente Medvedev. In caduta, stando ai sondaggi.

Scoppiata ormai da oltre un mese l’emergenza sta mettendo in ginocchio il paese.

Le perdite a breve termine per l’economia russa potrebbero arrivare a 15 miliardi di dollari, pari all’1% del Pil 2010.

Mentre la nuvola di fumo che ha invaso Mosca da una settimana ha cominciato a dissiparsi, il numero di morti direttamente collegati agli incendi è salito a 62, mentre il tasso di mortalità, soprattutto tra gli anziani, è più che raddoppiato.

Settecento invece le persone ricoverate o che hanno ricevuto cure d’urgenza presso strutture sanitarie.

Le richieste di soccorso e ricovero sarebbero aumentate almeno del 20%.


Putin pilota per spegnere gli incendi russi - incendi : notizie, mondo | euronews (http://it.euronews.net/2010/08/11/putin-pilota-per-spegnere-gli-incendi-russi/)

Majorana
19-08-10, 11:15
Putin ordina all'oligarca "Disegna l'auto del popolo"
Il premier russo ha commissionato a marzo la sua "automobile per tutti". Ecco il progetto: avrà 4 posti, cinque porte e un motore elettrico da 70 cavalli. Dovrà avere una velocità massima di 120 orari e un'autonomia di 400 km

MOSCA - Nome provvisorio: auto del popolo, proprio come la Volkswagen voluta da Hitler per ogni cittadino tedesco. L'idea è del premier russo Vladimir Putin che ha commissionato a marzo la sua "automobile per tutti" ad uno dei suoi oligarchi prediletti. E Mikhail Prokhorov, almeno a livello di progettazione, ha ripagato la fiducia presentando a tempo di record i disegni e le caratterisrtiche della nuova creatura.

Sarà una city car ibrida, quattro posti, cinque porte, con un motore elettrico da 70 cavalli. Motore alimentato da un set di batterie al litio ricaricabili attravero un sistema di recupero dell'energia in frenata e anche da un piccolo motore interno di 0,6 litri, alimentato a metano. Secondo lo stesso Prokhorov che ha annunciato in pubblico i risultati del suo ufficio di progettazione a San Pietroburgo, l'auto del popolo potrà raggiungere una velocità massima di 120 chilometri orari e ogni ricarica darà un'autonomia di 400 chilometri.

Molto vaghe le indicazioni sugli altri particolari. A parte una carrozzeria piuttosto convenzionale da city car media, niente è stato ancora deciso su interni e finiture. Allo studio una collaborazione con Giugiaro ma tanti sono gli interrogativi lasciati aperti sugli stabilimenti di produzione. In ogni caso Prokhorov si è impegnato con due promesse che sono piaciute molto a Putin: prezzo bloccato sotto i diecimila dollari e presentazione della prima vettura già nel dicembre di quest'anno per avviare la commercializzazione all'inizio
del 2011.

Per realizzare un progetto così ambizioso in così poco tempo la Onexim di proprietà di Prokhorov ha già stanziato 150 milioni di euro. Entro la fine dell'estate un concorso a premi pubblicitario darà ai russi la possibilità di proporre il nome definitivo per una vettura che, riuscisse veramente ad arrivare sul mercato, sarebbe veramente vista come una rivoluzione in un mercato automobilistico come quello russo che non finisce di soprendere gli stessi addetti ai lavori. L'inserimento, per la prima volta tre mesi fa, dell'incentivo della rottamazione ha per esempio fatto registrare un'impennata delle vendita che nemmno gli stessi produttori si sarebbero aspettati, come ammettevano la settimana scorsa i top manager dell'Avtovaz davanti a un fatturato record che ha consentito di ripianare deficit disastroi. Segno che la richiesta è forte , soprattutto di un modello a basso costo e dai consumi irrisori. L'auto del popolo, appunto.


Putin ordina all'oligarca "Disegna l'auto del popolo" - Repubblica.it (http://www.repubblica.it/motori/novita/2010/08/01/news/putin_come_hitler_vuole_l_auto_del_popolo-6002070/?ref=HREC1-12)

Majorana
19-08-10, 11:19
Mosca chiama Roma: saranno gli italiani i nuovi oligarchi della modernizzazione Putin-Medvedev

Miliardi di dollari per modernizzare l’economia e le infrastrutture di un Paese immenso che sta rapidamente risalendo la china dopo la crisi: il progetto varato dal Cremlino di modernizzazione dell’economia e delle infrastrutture, molte delle quali risalenti ormai all’era sovietica, è un business gigantesco, finanziato prevalentemente con i ricchi introiti del gas e degli idrocarburi, ma aperto anche alle aziende italiane. Proprio a loro si è rivolto oggi il presidente della Federazione russa Dmitri Medvedev, in visita a Milano prima di regalarsi un week-end di relax sulle piste valdostane del ghiacciaio di Plateau Rosa.

Nel colloquio di un’ora e mezza con il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi, segnato dal feeling e dalla confidenza che il premier sembra ormai trovare naturale con tutti gli interlocutori russi, a partire ovviamente dall’ “amico” Vladimir Putin. Un’intesa che si fa plastica in conferenza stampa, con i due che si chiamano ripetutamente per nome tra complimenti reciproci, e durante il giro turistico tra i tesori di Milano, con Berlusconi che fa da Cicerone a Medvedev alla sua prima visita in città.

Una visita di poche ore, tra Piazza Scala e le meraviglie del Duomo, tra un veloce aperitivo allo storico caffè Zucca in Galleria Vittorio Emanuele e il Cenacolo vinciano. Il tutto, ovviamente, in una città blindata, presidiata da una miriade di agenti, anche in assetto antisommossa, e da cecchini appostati su tetti e terrazze.

Berlusconi e Medvedev si sono compiaciuti della netta ripresa dell’interscambio tra i due Paesi (+41% nei primi quattro mesi del 2010) dopo la frenata del 2009, con la crisi mondiale che aveva affossato del 30% il volume degli scambi. E hanno approfondito le molteplici sinergie che già legano i grandi gruppi italo-russi, come le intese Finmeccanica-Pirelli-Russian Technologies, Alitalia-Aeroflot e Fiat-Sollers (”è un progetto molto importante e spero crescerà e si amplierà”, è stato l’auspicio del leader del Cremlino).

Ma sono i nuovi investimenti ad aver catalizzato l’attenzione dei due, con Medvedev convinto che l’Italia possa giocare un ruolo da protagonista nel processo di modernizzazione del suo Paese, in particolare nei comparti ”ad alto contenuto tecnologico”. Non a caso il presidente russo ha citato i settori della farmaceutica, dell’aerospazio, delle telecomunicazioni e del nucleare: ”Ciascuna di queste sfere – ha assicurato – è aperta alla partecipazione italiana”.

Musica per le orecchie del Cavaliere, impegnato da sempre nella sua personalissima “diplomazia economica” per spianare la strada ai ”colleghi” imprenditori. Nell’ora e mezza di colloquio anche tanta politica estera (Medio Oriente, Iran, Afghanistan) e una convinzione comune: il G8 resta un foro utilissimo per il dialogo e la conoscenza personale tra i leader degli otto Paesi più industrializzati e ideologicamente affini.

Con Medvedev che si è spinto a definire Berlusconi come ”il più autorevole ed esperto” frequentatore del summit. Prima di raggiungere in elicottero Cervinia, Medevdev si è fermato a colazione nella villa del premier ad Arcore, con tanto di gelato tricolore, e poi è stato accompagnato dal premier a Villa Gernetto, sede della futura Universitàdel Pensiero liberale: Berlusconi, dopo l’amico Putin, ha riservato oggi un posto da docente anche a lui.


Mosca chiama Roma: saranno gli italiani i nuovi oligarchi della modernizzazione Putin-Medvedev (http://www.blitzquotidiano.it/politica-mondiale/medvedev-aziende-italia-modernizzare-russia-482741/)

Majorana
19-08-10, 11:25
Russia, Putin invoca sanzioni contro speculazioni sul prezzo del grano

Gli incendi in Russia stanno diminuendo. Fiamme finora favorite dalla forte siccità che ha anche danneggiato il raccolto di grano nel Paese. Per alleviare la crisi nel settore ed evitare un’impennata dei prezzi, il governo ha deciso di bloccare le esportazioni di cereali a partire da domenica e almeno fino al 31 dicembre. Il premier Putin invoca sanzioni contro chi cercherà di far salire i prezzi.

“È necessario far capire agli operatori del mercato disonesti – ha detto quest’ultimo – che è meglio agire secondo la legge se non vogliono affrontare multe che potrebbero superare di gran lunga i profitti generati dalla speculazione”.

Funzionari moscoviti hanno registrato un aumento del dieci per cento dei prezzi al dettaglio del pane tra fine luglio e i primi di agosto. Il raccolto di grano quest’anno, è previsto intorno ai 65 milioni di tonnellate. Nel 2009 era stato di 97 milioni.


Russia, Putin invoca sanzioni contro speculazioni sul prezzo del grano - incendi : notizie, mondo | euronews (http://it.euronews.net/2010/08/14/russia-putin-invoca-sanzioni-contro-speculazioni-sul-prezzo-del-grano/)

Majorana
19-08-10, 11:27
PERCHE’ IL COUNCIL ON FOREIGN RELATIONS ODIA PUTIN

Domenica scorsa [il 2 dicembre, NdT], il partito di Putin, Russia Unita, ha vinto alla grande le elezioni parlamentari del paese con il 63 per cento dei voti. E’ stata una vittoria poderosa. Russia Unita controlla adesso 306 dei 450 seggi della Duma, una maggioranza schiacciante. Il voto è stato un referendum sulla leadership di Putin, che è stata approvata a valanga. Ora è sicuro che anche se Putin, l’anno prossimo, dovesse dimettersi da presidente, come tutti si aspettano, resterà comunque lui il giocatore di primo piano nella politica russa del prossimo futuro.

Vladimir Putin è probabilmente il leader russo più popolare della storia, anche se non lo si direbbe dalla lettura dei media occidentali. Secondo un recente sondaggio del Wall Street Journal, la percentuale di gradimento verso la persona di Putin nel novembre 2007 era dell’85 per cento, il che fa di lui il capo di stato più popolare che esista oggi al mondo. La popolarità di Putin deriva da molti fattori. Possiede una personalità intelligente e carismatica. E’ animato da un fiero nazionalismo e ha lavorato instancabilmente per migliorare la vita dei cittadini russi e per riportare il paese alla passata grandezza. Ha trascinato 20 milioni di russi fuori da una povertà opprimente, ha migliorato il sistema scolastico, sanitario e pensionistico, ha (parzialmente) nazionalizzato le industrie più importanti, ha ridotto la disoccupazione, incrementato la produzione e le esportazioni, ridato vigore al mercato russo, rafforzato il rublo, innalzato il tenore di vita complessivo, ridotto la corruzione di governo, incarcerato o esiliato gli avidi oligarchi e ammassato riserve di capitale per 450 miliardi di dollari.



La Russia non è più alla mercè dei predoni come lo fu dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Putin ha posto fine a tutto questo. Ha ripristinato il controllo sulle immense risorse del paese e le sta utilizzando per migliorare la vita del suo popolo. E’ un taglio netto con gli anni ’90, quando l’ubriacone Eltsin precipitò la Russia nel disastro economico per seguire gli editti neoliberisti di Washington, vendendo i Gioielli della Corona di Russia ai rapaci oligarchi. Putin ha rimesso in ordine la casa Russia; ha stabilizzato il rublo, rafforzato le alleanze economico/militari nella regione e rimosso i gangster corporativi che avevano rubato i beni nazionali della Russia in cambio di pochi spiccioli. Oggi gli oligarchi sono in carcere o hanno dovuto fuggire dal paese. La Russia non è più in vendita.

La Russia è tornata ad essere una grande potenza mondiale e una vitale fonte di idrocarburi. La sua stella è in rapida ascesa, proprio mentre quella americana inizia a dissolversi. Ciò potrebbe spiegare perché Putin sia tanto disprezzato in Occidente. Freud la chiamerebbe forse invidia del petrolio, ma la questione è più complessa. Putin ha avviato una serie di trasformazioni sociali che fanno a pugni con i dogmi di base del neoliberismo, cioè con i princìpi che governano la politica estera americana. Egli non appartiene a quella fratellanza di corporazioni bancarie che ritiene di dover spartire tra i propri membri la ricchezza del mondo, a prescindere dalla sofferenza e dalla distruzione che può derivarne. Il principale interesse di Putin è la Russia: il benessere della Russia, la sovranità della Russia e il posto della Russia nel mondo. Non è un sostenitore del globalismo.

E’ per questo che l’amministrazione Bush ha circondato la Russia con basi militari, ha rovesciato i regimi confinanti con le sue rivoluzioni colorate (organizzate dalle ONG e dai servizi segreti americani), ha interferito con le elezioni russe e ha minacciato di dispiegare un sistema di armamenti nucleari (ufficialmente a scopo difensivo) nell’Europa dell’Est. La Russia è vista come un potenziale rivale delle ambizioni imperialistiche americane e deve quindi essere contenuta o sovvertita.

Nei primi anni della sua presidenza, si credeva che Putin avrebbe ottemperato alle richieste occidentali e accettato un ruolo subordinato nel sistema a centralità USA-UE-Israele. Ma questo non è accaduto. Putin ha difeso ostinatamente l’indipendenza della Russia e ha resistito all’integrazione nel sistema dominante.

Il trionfalismo che aveva attraversato Washington dopo la caduta del Muro di Berlino è stato ora sostituito dalla paura tangibile di una crescita del potere russo, proprio nel momento in cui il prezzo del petrolio continua a salire. Le placche tettoniche del potere geopolitico iniziano a spostarsi gradualmente verso Est. E’ per questo che gli USA si sono uniti al Grande Gioco e stanno cercando di mettere radici stabili in Eurasia. Nonostante ciò, non è difficile immaginare uno scenario in cui l’accesso americano alle ultime grandi riserve di petrolio e gas naturale del pianeta – i tre trilioni di barili di petrolio e gas naturale del Bacino del Caspio – potrebbe essere completamente bloccato dalla risorgente superpotenza russa.

Il più potente fra i “think tank” di Washington, il Council on Foreign Relations, ha da tempo previsto questo problema e ha deciso che la politica statunitense verso la Russia doveva essere totalmente ridefinita.

John Edwards e Jack Kemp furono messi a capo di una task force del CFR il cui compito era quello di costruire il pretesto per un attacco frontale contro Putin. E’ qui che nacque l’idea che Putin stesse “riportando indietro la democrazia”. Nel loro articolo “La Russia nella direzione sbagliata”, Edwards e Kemp affermavano che una “partnership strategica” con la Russia non era più possibile. Sostenevano che il governo russo stava diventando sempre più autoritario e la società sempre meno “aperta e pluralista”.

Kemp e Edwards fornirono così le basi ideologiche su cui fu strutturata l’intera campagna propagandistica contro Putin. E fu una campagna di dimensioni impressionanti. Una ricerca su Google News mostra circa 1.400 articoli su Putin provenienti da varie fonti giornalistiche. Quasi tutti contengono esattamente la stessa retorica, le stesse chiacchiere, le stesse falsità, le stesse calunnie. E’ impossibile trovare anche un solo articolo su 1.400 che si discosti di una virgola dai punti di discussione predefiniti dal Council on Foreign Relations.

E’ interessante osservare fino a che punto i media siano diventati un megafono propagandistico degli interessi di sicurezza nazionale. I sondaggi su Putin confermano la sua enorme popolarità, eppure i media continuano a presentarlo come un tiranno. Un atteggiamento totalmente incongruo.

In molti articoli Putin viene bollato come “antidemocratico”; un’accusa che non viene mai rivolta alla famiglia reale saudita che vieta alle donne di guidare, impone loro di coprirsi dalla testa ai piedi e le condanna alla lapidazione in caso d’infedeltà. Inoltre in Arabia Saudita la decapitazione è ancora la condanna più diffusa per i reati capitali.

Quando il re saudita Abdullah viene in visita negli Stati Uniti, nessuno lo rimprovera per il trattamento repressivo imposto dal suo regime contro la popolazione. Anzi, viene onorato con splendide foto che ritraggono lui e George Bush mentre passeggiano a braccetto tra i prati di Crawford.

Perché Putin viene accusato di “riportare indietro la democrazia”, mentre il fantoccio americano Mikhail Saakashvili può dichiarare a piacimento la legge marziale e schierare i suoi robocop armati di manganello contro i dimostranti, picchiandoli fino allo svenimento prima di farli deportare nei gulag georgiani? Le immagini della sanguinosa repressione di Saakashvili sono state pubblicate dalla stampa estera, ma non negli Stati Uniti. Invece, i media tenevano puntate tutte le telecamere su Garry Kasparov (collaboratore del Wall Street Journal e fanatico di destra) mentre veniva portato in manette in una caserma di Mosca per aver manifestato senza autorizzazione.

Il vero crimine di Putin è quello di servire gli interessi nazionali della Russia anziché quelli del capitale globale. Nonché quello di rifiutare il modello di mondo “unipolare” voluto da Washington. Come ha detto a Monaco: “Il mondo unipolare è un mondo in cui esiste un solo padrone, un solo sovrano; un unico centro di autorità, un unico centro di forza, un unico centro decisionale. A conti fatti questo modello è pernicioso non solo per coloro che vivono all’interno del sistema, ma anche per lo stesso sovrano, poiché lo distrugge dall’interno. E, cosa più importante, il modello stesso è difettoso poiché alla sua base non c’è, né potrebbe esservi, un fondamento morale per la moderna civiltà”.

E ha aggiunto:

“Stiamo assistendo a un disprezzo sempre più grande per i principi basilari del diritto internazionale... Assistiamo ad un uso spropositato e quasi incontrastato della forza – forza militare – nelle relazioni internazionali, forza che sta spingendo il mondo in un abisso di conflitti permanenti. Sono convinto che abbiamo già raggiunto il momento decisivo, quello in cui dovremo seriamente ripensare l’architettura della sicurezza globale”.

Ben detto, Vladimir.
Putin non è un santo, ma non merita le sferzate che riceve dai media occidentali.

Una parola conclusiva su Garry Kasparov

Domenica scorsa, mentre il partito “Russia Unita” di Putin si avviava ad una vittoria schiacciante, la Reuters era occupata a scattare penose foto ad un Kasparov che, con viso terreo e mostrando schede elettorali simili a quelle della Florida, sosteneva che le elezioni erano state truccate. “Non hanno solo manipolato i voti”, frignava Kasparov, “Hanno violentato l’intero sistema elettorale. Queste elezioni mi ricordano le elezioni del periodo sovietico, quando non esisteva scelta... Putin troverà pane per i suoi denti se intende governare come Stalin”.

Stalin? Così adesso Putin è Stalin? Prima di tutto, da quand’è che la Reuters si interessa con tanta solerzia delle irregolarità elettorali? Dev’essere un’evoluzione recente, perché non si riusciva a trovarla da nessuna parte durante le elezioni presidenziali del 2000. E da quand’è che hanno iniziato ad interessarsi al “dissenso politico”? Di sicuro non hanno mai sprecato troppa pellicola per le manifestazioni contro la guerra tenutesi negli Stati Uniti. Dobbiamo dunque pensare che siano più interessati alla democrazia russa che a quella americana?

E perché la Reuters è così pronta a regalare prezioso spazio editoriale a un giocatore di scacchi fallito, interessato solo a rendersi ridicolo strepitando contro i brogli elettorali? Queste non sono notizie; è propaganda.

Quanto a Kasparov e alle sue accuse imbecilli: dovrebbe essere felice di vivere nella Russia di Putin anziché in quella di Stalin, o a quest’ora si troverebbe, con le catene ai piedi, su un treno diretto verso le vaste distese siberiane.

E comunque, che ci fa Kasparov a Mosca? E come mai a questo ometto – senza praticamente nessuna base politica – viene riservato così ampio spazio nella narrativa dei media occidentali? E’ solo per screditare le elezioni e gettare un altro po’ di fango su Putin o c’è dell’altro?

Garry Kasparov dovrebbe abbandonare la politica e dedicarsi a ciò che sa fare meglio: la recitazione comica. Vedere Kasparov girellare per Mosca con il suo cestino di invidiose amenità e il suo entourage di marmittoni dei media occidentali è come guardare “Le straordinarie avventure di Mr. Bean al Cremlino”, una miserabile performance in una squallida commedia di serie B. Uno spettacolo penoso.

Il partito di Kasparov, “Un’altra Russia”, non ha raggiunto nemmeno il 2 per cento nei sondaggi. E’ una pagliacciata assoluta. In effetti, perfino la Reuters lo ammette (con riluttanza) nel suo lancio d’agenzia.

Ecco la velina. Reuters: “Kasparov e il suo movimento dissidente “Un’altra Russia” non prenderanno parte alle elezioni parlamentari di domenica prossima, non essendo riusciti a registrarsi come partito. GODONO DI SCARSO SOSTEGNO FRA I RUSSI, MA HANNO UN GRANDE SEGUITO IN OCCIDENTE”. “Un grande seguito in Occidente”? Chissà perché non ne sono sorpreso?

Quindi, in parole povere, Kasparov non ha la minima base elettorale in Russia, eppure gli sono stati forniti cameramen e troupe giornalistiche che lo seguono riprendendo ogni scemenza che dice. Fantastico. Ma chi credono che sia? Nelson Mandela?

Kasparov collabora al Wall Street Journal di Rupert Murdoch; quindi possiede già una piattaforma regolare per il lancio delle sue sparate contro la “tirannia” di Putin. Di solito, uno non ottiene spazio editoriale sulla prima pagina del WSJ a meno che le sue opinioni politiche non siano un po’ più a destra di quelle di Augusto Pinochet. Il che è probabilmente il caso di Kasparov. Nell’edizione del WSJ di sabato scorso Kasparov si è prodotto nel suo ultimo assurdo soliloquio, sparlando di Putin e commemorando la sua straziante ordalia di 5 giorni nelle galere moscovite.

Benché Kasparov abbia raggranellato ben poco sostegno in Russia, egli sembra avere molti leali seguaci nell’elite di Washington. Stando a Wikipedia: “Nel 1991 Kasparov ha ricevuto il premio Keeper of the Flame [Custode della Fiamma] dal Center for Security Policy (un think tank americano), per la sua resistenza anticomunista e per il contributo alla diffusione della democrazia. Kasparov è un destinatario eccezionale, poiché il premio viene solitamente conferito a “individui che abbiano consacrato la propria carriera politica alla difesa degli Stati Uniti e dei valori americani nel mondo”. Hmmmm... “individui che abbiano consacrato la propria carriera politica alla difesa degli Stati Uniti e dei valori americani nel mondo”. Non è forse la definizione di un agente americano?

Stando ancora a Wikipedia: “Nell’aprile 2007 si sostenne che Kasparov era membro del Consiglio di Sicurezza del Center for Security Policy, una “organizzazione apartitica e senza scopo di lucro specializzata nell’identificare politiche, azioni e risorse vitali per la sicurezza nazionale americana”. Kasparov confermò tutto e aggiunse di essersi dimesso subito dopo essere venuto a conoscenza della situazione. Sottolineò di NON ESSERE AL CORRENTE DI ESSERE UN MEMBRO DELL’ORGANIZZAZIONE e fece intendere di essere stato incluso in essa per sbaglio, dopo aver ricevuto nel 1991 il premio “Keeper of the Flame” dall’organizzazione stessa. Tuttavia Kasparov mantenne il proprio legame con la leadership dei neoconservatori, tenendo discorsi presso istituzioni come lo Hoover Institute”.

Ecco una lista di altre personalità che hanno ricevuto il premio “Keeper of the Flame”: 2007-Senatore Joe Lieberman. 2004-Generale Peter Pace. 2003- Paul Wolfowitz. 2002- Generale Richard Meyers. 1998-Donald Rumsfeld. 1996-Newt Gingrich. 1995-Ronald Reagan. 1990-Casper Weinberger.

Kasparov è un’anomalia o è un pezzo importante di questa congrega di pazzoidi di estrema destra? E chi sono i principali esponenti del Center for Security Policy? Richard Perle, Douglas Feith, Frank Gaffney, James Roche e Laura Ingraham. Mamma mia! Tutto l’ufficio centrale del nido del cuculo neocon! Ora dimmi, caro lettore: con amici come questi, cosa dovremmo pensare della performance di Kasparov a Mosca? Sarà davvero interessato a “promuovere la democrazia” o stava solo recitando un copione preparato a Washington?

Negli Stati Uniti, Kasparov è diventato il nodo centrale delle elezioni russe, la fonte primaria di qualsiasi analisi “obbiettiva”. La NPR ripete ogni mezz’ora le sue affermazioni fasulle. Le altre agenzie d’informazione non sono da meno. Egli è divenuto la lente distorta attraverso la quale l’America osserva la democrazia russa. Questo ci dice molto di più sulla stretta mortale che i neocon ancora possiedono sui media di qualunque dibattito riguardante la Russia. Il fallimento di Kasparov ci offre la possibilità di osservare dall’interno il funzionamento dei media di regime. Essi non sono nient’altro che un megafono propagandistico per organizzazioni di estrema destra che, tramite loro, portano avanti una sanguinosa strategia imperiale. Fidel Castro ha sintetizzato a meraviglia la situazione quando ha detto, qualche giorno fa: “I media sono lo strumento più sofisticato mai messo a punto dalla tecnologia allo scopo di uccidere esseri umani e soggiogare o sterminare intere popolazioni”.

Sante parole, Fidel.

Versione originale:

Mike Whitney
Fonte: CounterPunch: Tells the Facts, Names the Names (http://www.counterpunch.org)
Link: Mike Whitney: Why the CFR Hates Putin (http://www.counterpunch.org/whitney12052007.html)
5.12.07

Versione italiana:
Fonte: Gianluca Freda BLOGGHETE !!! (http://blogghete.blog.dada.net/)
30.12.07

Traduzione a cura di Gianluca Freda


ComeDonChisciotte - PERCHE’ IL COUNCIL ON FOREIGN RELATIONS ODIA PUTIN (http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4116)

Majorana
19-08-10, 11:30
“I 25 miti russofobi” di A. Latsa, con una nota introduttiva di G. Petrosillo

A LEZIONE D’INDIPENDENZA NAZIONALE DA V. PUTIN (a cura di G.P.)
I nostri governanti dovrebbero prendere lezioni di indipendenza nazionale e di orgoglio patriottico dal leader russo, Vladimir Putin. Quest’ultimo, pur essendo il premier di un paese che solo da un decennio è riemerso dall’incubo della disgregazione politica, economica, sociale, territoriale; pur guidando uno stato isolato nella comunità internazionale per via del suo passato sovietico; pur non disponendo della stessa forza d’urto militare e ideologica di quella grande potenza mondiale che fu l’URSS, alla quale Eltsin e il suo corteggio di oligarchi “regalarono” lo smembramento dell’apparato bellico, non tollera la prepotenza americana e non è disposto a far buon viso a cattivo gioco di fronte alle reiterate bugie di Obama.
Quest’ultimo, aveva promesso che punto fermo del suo mandato sarebbe stato un mutamento di prospettiva storica rispetto al guerrafondismo di Bush, ma le promesse su un repentino allentamento della morsa occidentale sull’Eurasia sono ancora lettera morta. Le menzogne imperiali, ad ogni modo, non incantano più nessuno, e men che meno i russi, anche se le teste d’uovo statunitensi credono che basti edulcorare il linguaggio per stemperare un clima di effervescenza geopolitica ormai irreversibile.
Gli americani devono comprendere che il mondo unipolare, da loro egemonizzato dopo la fine della guerra fredda, è solo un ricordo, un’immagine di una fase storica definitivamente tramontata. Di fronte a queste certezze, le parole accomodanti dell’amministrazione americana non hanno più alcun effetto se non si presenta una stretta coincidenza tra buone intenzioni e azioni pratiche, nel senso di un adeguamento della politica estera americana al nuovo contesto internazionale, in direzione di una distribuzione concertata delle decisioni.
Se gli americani credono di potersi mimetizzare ancora a lungo dietro le false bandiere della guerra al terrore e dietro quelle dell’interventismo per ragioni umanitarie hanno sbagliato tutti i loro calcoli. Anche questa storia delle rivoluzioni colorate, finanziate attraverso canali legali e illegali, comincia a diventare un’arma spuntata e riconoscibilissima. I colori dell’iride sono terminati mentre gli Stati hanno imparato a reagire, anche violentemente, ai colpi di mano delle piazze teleguidate da ovest.(Iran e Cina docent)
In questo quadro di rivolgimenti degli equilibri mondiali devono essere accolte le ultime fiere e decise dichiarazioni di Putin sul riarmo del suo paese. La Russia, ha detto il suo Premier, “deve sviluppare armi offensive per far fronte allo scudo antimissile americano…Se vogliamo salvaguardare l’equilibrio, dobbiamo stabilire lo scambio di informazioni. Il nostro partner americano ci fornirà tutte le informazioni sul sistema di difesa missilistico e noi ricambieremo fornendogli tutte le informazioni sulle nostre armi offensive”. Ecco come gli americani possono rendere concreta la loro buona volontà, laddove sincera. Il problema è stato circostanziato dai russi proprio per verificare se gli statunitensi sono realmente disponibili a dismettere i panni, ormai consunti, di gendarmi del mondo al fine di contribuire alla rideterminazione di un equilibrio meno precario di quello attuale. Sia ben inteso, noi non crediamo ad un equilibrio stabile, la conflittualità tra le nazioni è ineliminabile ed è la chiave della dinamica capitalistica, ma certamente ancor più esizioso, in termini di distruzione e di morte, è voler a tutti costi preservare uno statu quo già bruciato dalla Storia. Le vie sono allora due, o si tenta di “razionalizzare” la conflittualità, limitando i danni e prendendo coscienza delle strade percorribili, oppure la si lascia agire “liberamente” con tutto ciò che questo comporta (guerre e terremoti sociali di dimensioni non preventivabili).
Putin cerca di seguire la prima via, proprio per questo non ha tirato in ballo situazioni ormai imputridite e difficilmente districabili nel breve periodo, ma si è concentrato su una questione immediata che gli interessati, se solo ne nutrissero i leali propositi, potrebbero sbrogliare in poco tempo: rinunciare all’accerchiamento della Russia e alle minacce di missili impiantati alle sue frontiere.
Ha proseguito Putin“… i nostri partner americani stanno realizzando un sistema di difesa antimissile e noi no. Ma il problema della difesa antimissile e quello delle armi offensive sono strettamente collegati tra loro”.
Ben detto! Se l’obiettivo è quello di provocare e di fomentare il disordine, come risposta si otterrà un caos completo e così il mondo diventerà ingovernabile per tutti. Ovviamente, prima o poi un ordine si ricrea ma il prezzo da pagare varia a seconda di come i processi storici, nel novero delle umane possibilità, vengono gestiti.
Detto ciò, facendovi gli auguri di buon anno, vi lascio alla traduzione di un interessante articolo segnalatomi dagli amici di Eurasia che parla proprio dei passi da gigante fatti dalla nuova Russia del duo Putin-Medvedev

I 25 miti della russofobia (fonte Dissonance, trad. di G.P.)

In occasione dell’anno Francia-Russia, nel 2010, ho scelto di terminare il 2009 con una piccola sintesi del lavoro di re-informazione e di decodificazione della scena russa, effettuato attraverso questo blog. L’ idea di questo articolo mi è stata suggerita da Anatoly di Sublime Oblivion, al quale sono grato. Quest’articolo cade a puntino poiché Le Figaro ha appena pubblicato con l’ inchiostro ” arancione” un articolo che mi permette di attribuire al suo autore il premio di Russofobo dell’anno. Incito tutti i miei lettori a segnalare il loro malcontento a Le Figaro, sia contattando direttamente il giornale, sia inviando un commento in seguito all’articolo. Solo questo lavoro comune e quantitativo può esercitare un’influenza sul contenuto degli articoli, allora manifestate!
Ecco, sarà tutto per il 2009.
Desidero augurare a tutti i miei lettori una buona fine d’anno, li ringrazio del loro sostegno crescente e confermo loro la mia grande determinazione a proseguire il mio lavoro nel 2010, con numerosi progetti per rendere il blog più popolare, più interattivo, e certamente con l’arrivo di nuovi partecipanti;)
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1 – Sotto Putin, la vita è migliorata soltanto per i ricchi e gli oligarchi, ed i poveri non hanno visto crescere il loro tenore di vita.
Falso, sotto il governo Putin, la povertà è considerevolmente diminuita. Il tasso di Russi sotto la soglia di povertà è passato dal 35 al 23% dal 2000 al 2004 ed era caduto al 13,5% nel 2008 (prima della crisi). 2000 (arrivo di Putin al potere): 35%, 2004 (fine del primo mandato di Putin): 23% 2008 (fine del secondo mandato di Putin): 13,5%
Memo: occorre ricordare che in Francia nel 2007: il 13,7% della popolazione viveva sotto la soglia di povertà.
2 – La spirale demografica russa vedrà la popolazione di questo paese diminuire a meno di 100 milioni di abitanti contro i 142 milioni oggi.
Falso. È molto frequente “leggere„ infatti che il tasso di natalità è basso, che il tasso di mortalità è elevato, come pure il tasso di aborti e di suicidi, e che la Russia perderebbe inesorabilmente 700.000 abitanti all’anno. Tuttavia non è così. Nel 2005 la popolazione russa è decresciuta di 760.000 abitanti, un record assoluto. Nel 2006 il ribasso è stato “soltanto„ di 520.000 abitanti. Nel 2007 il ribasso è stato “soltanto„ di 280.000 abitanti. Nel 2008 il ribasso è quasi di 116.000 abitanti Nel 2009 la popolazione è aumentata di 12.000 persone, essendo la natalità aumentata del 3% nel 2009 e nonostante la crisi economica. Le misure Medevedev del 2005 hanno dunque avuto un risultato assolutamente fulminante.
Memo: Oggi le previsioni demografiche russe non sono dunque più pessimistiche di quelle della Cina o di paesi del G7 come la Germania.
3 – Sotto Putin in Russia vi è un abbassamento dei diritti umani, più di 200 giornalisti sono stati assassinati e la Russia ritorna al suo passato “totalitario„.

Sfortunatamente soltanto il 3% dei Russi è d’accordo con questo punto di vista! Inoltre, sotto il regno di Putin 17 giornalisti hanno purtroppo trovato la morte, ma è sempre meno che sotto Eltsin (30 morti). Secondo la CIA stessa, se la Russia è il 4° paese al mondo per numero di giornalisti uccisi dal 1992, è soltanto il 14° per numero di giornalisti assassinati/numero di abitanti nel paese, dinanzi ad Israele e all’Algeria e appena avanti alla Turchia che pretende di entrare nell’UE. Ugualmente, nella classifica dei paesi ex-URSS, la Russia è soltanto 5° (su 13) dietro uno stato membro dell’UE, la Lettonia. Infine occorre aggiungere che nel 2009, nella classifica del numero di giornalisti arrestati, la Russia è allo stesso livello del Vietnam o anche della Turchia, candidato all’UE.
4 – L’economia russa è basata soltanto sulle materie prime, e la gravità della recessione del 2009 lo ha dimostrato.
Nessuno ha mai negato che la Russia (come altri stati) è estrattore ed esportatore di materie prime. Tuttavia non è ciò che ha contribuito a far sì che la Russia subisse la crisi del 2009, poiché la sua economia è relativamente chiusa e la domanda interna è restata forte, cosa che permette teoricamente di sostenere l’economia. Invece i tagli di crediti da parte delle banche occidentali (presso le quali le società russe avevano contratto prestiti) hanno in gran parte contribuito a rallentare lo sviluppo economico del paese. Inoltre, gli appelli del dipartimento americano nel 2008 a sanzionare la Russia dopo l’affare georgiano hanno in gran parte contribuito ad aumentare l’instabilità economica e a fare uscire i capitali dalla fine 2008 alla fine 2009 (soprattutto anglosassoni).
5 – La Russia ha brutalmente invaso la Georgia nell’agosto 2008.
In realtà alcune ore dopo il suo discorso teletrasmesso che prometteva a tutti gli abitanti della Georgia “la pace„, i carrarmati aprivano il fuoco sull’Ossezia. Aiutato da consulenti militari e mercenari americani, Ucraini ed israeliani, questi attacchi uccidevano civili e soldati di mantenimento della pace sotto mandato dell’ONU. Nonostante tutta la propaganda che lasciava credere che fosse la parte russa l’aggressore, la risposta militare russa è stata giusta e proporzionata. Più di ogni cosa, il grosso delle infrastrutture georgiane è stato salvato (in particolare energetiche) e la capitale non toccata. Un rapporto della missione internazionale dell’01 10 2009 su questi eventi affermava che la Georgia era all’origine dello scoppio dei disordini militari ed aveva per prima aperto il fuoco (sull’ Ossezia). Inoltre, sono stati montati, ad uso degli occidentali, numerosi fotomontaggi, ad esempio qui (Cheating photosession in Georgia « “Wag the dog” on the air (http://wagthedogreality.wordpress.com/2008/08/20/cheating-photosession-in-georgia/)), o qui (Sky News lies: Tskhinvali ruins used to smear Russians « “Wag the dog” on the air (http://wagthedogreality.wordpress.com/2008/08/22/sky-news-lies-tskhinvali-ruins-used-to-smear-russians/)).
Domanda: perché nessuno si commuove per le manifestazioni vietate all’opposizione georgiana, per gli arresti di oppositori e per gli assassinii di oppositori georgiani all’estero?
6 – “I liberali„ russi sono i difensori delle libertà individuali e non possono liberamente agire politicamente poiché il Cremlino lo impedisce.
Non è completamente esatto, i liberali Russi hanno sempre potuto liberamente partecipare alle elezioni ed esistere politicamente in Russia ma la loro influenza politica non smette di diminuire (12% alle elezioni legislative del 1993, 7% alle elezioni legislative del 1995 e 1999, 4% nel 2003,2% nel 2006.) Inoltre, il modello di società ricalcata sull’occidente non attira “più„ una popolazione russa che ha molto viaggiato (1/4 dei cittadini è già andato in Europa) ed è cosciente dei suoi interessi a svendere la sovranità nazionale. Infine i metodi dei Kasparov e consorti di organizzare manifestazioni, eventi ad effetto senza autorizzazioni legali (in modo da essere deliberatamente arrestati) e con banderuole in inglese (certamente ad uso dei mass media stranieri) non li rendono per niente credibili agli occhi degli Russi.
7 – i Russi sono razzisti, sessisti ed odiano l’occidente.
I Russi non sono razzisti poiché il loro paese è assolutamente multi etnico e multi confessionale. Non ci sono più (se non anzi meno) razzisti in Russia che negli altri paesi detti civilizzati (America, Germania, Ucraina.). Quanto alle donne, le società slave sono matriarcali, le donne svolgono un ruolo economico essenziale, ed usufruiscono del diritto di voto e di aborto da lungo tempo. Per il diritto di voto: 30 anni prima dei francesi!
8 – La Russia è aggressiva con i suoi vicini geograficamente prossimi.
Contrariamente alle altre grandi superpotenze, la Russia non ha mai invaso militarmente un altro stato. Infine, molti cittadini degli stati vicini sarebbero d’accordo perché il loro stato reintegri la federazione della Russia.
9 – La Russia è colpita da una sieropositività endemica.
Si legge ovunque che la Russia conterebbe una parte enorme di sieropositivi nella sua popolazione ecc. in realtà, lo scan (test) della popolazione è quasi terminato ed il grosso dei sieropositivi è stato identificato (dunque esaminato). Il picco è stato raggiunto nel 2002 e la tendenza da allora è alla diminuzione eccetto in alcune popolazioni ristrette (tossicodipendenti da iniezioni, prostitute, prigionieri.) Quindi l’epidemia di AIDS se resta importante (come in tutti i paesi sviluppati) sembra sotto controllo e non dovrebbe prendere una piega sub sahariana.
10 – Una nazione con una natalità di tipo europea ed una mortalità alla africana non può avere alcun futuro.
E perché? La diminuzione della natalità post-sovietica è dovuta alla situazione economica degli anni 90 ed allo choc morale ed economico creato dal crollo dell’URSS, al di fuori questo periodo la natalità è risalita, oggi è di tipo europeo (punto 2), nulla dice che non sarà più elevata domani o dopo domani. Quanto alla supermortalità, oggi è tuttavia in diminuzione e non tocca che gli uomini anziani di questo periodo, questi inoltre non contribuiscono alla natalità russa (sono già padri, o nonni).
11 – La diseguaglianza è molto forte in Russia, al livello della Russia zarista e questo viene aggravato da una corruzione endemica. Tutto ciò è peggiorato dall’arrivo di Putin al potere.
L’economia russa è un’economia originale, né completamente liberale, né completamente autoritaria. È un’economia a metà aperta a metà chiusa, è segnata da un forte interventismo dello stato e da una corruzione relativamente elevata, cosa che nessuno nega. Tuttavia dopo l’arrivo al potere di Vladimir Putin, la guerra contro “gli oligarchi„ è stata condotta con successo. La stampa occidentale, che fustigava questi oligarchi arricchitisi negli anni 90 si è messa molto stranamente a fustigare Putin quando quest’ultimo ad iniziato a metterli alle corde. Per quali ragioni? Più seriamente, come precisava il presidente di un gruppo di sicurezza economica in occasione di un forum al senato francese: “Il tempo in cui i cattivi ragazzi in giacca nera venivano a bussare alle porte è passato dal 1995. E’ anche finito il tempo – dal 2000 – in cui gli attori informali “rossi„ (vale a dire le amministrazioni come la polizia o le associazioni degli appartenenti dei servizi speciali) sostituivano gli attori informali “neri„. L’ epoca attuale è quasi quella delle relazioni civilizzate di mercato in Russia„.
12 – La Russia ha represso nella violenza più terribile l’insurrezione cecena in cui i guerriglieri desideravano soltanto l’indipendenza ed uscire dal grembo russo.
Falso, dopo la prima guerra in Cecenia (1995) ed il ritiro russo, i ceceni avevano un’indipendenza de facto. La situazione è terribilmente degenerata, gruppi mafiosi islamisti sotto influenza straniera (wahhabites) hanno iniziato a terrorizzare la popolazione e sono stati effettuati raid negli stati vicini da milizie militari per tentare di destabilizzare il Caucaso e stabilire un califfato islamico, indipendente dalla Russia. La Cecenia si situa “in„ Russia e la grande maggioranza dei ceceni non vuole l’indipendenza ma la pace. Dalla fine della seconda guerra di Cecenia, il paese è diretto con pugno di ferro da Ramzan Kadyrov, ma esiste uno stato legale, il paese è quasi pacificato e la ricostruzione quasi terminata.
13 – Il programma spaziale sovietico è stato sviluppato “da prigionieri„ di guerra tedeschi..
Purtroppo per la Germania, Il programma spaziale sovietico è dei russi (come Korolev), che non hanno beneficiato del piano Marshall per ricostruire il paese dopo la seconda guerra mondiale. Al contrario, molti prigionieri tedeschi sono stati catturati ed utilizzati negli Stati Uniti per contribuire allo sviluppo, il più famoso è stato lo scienziato nazista Von Braun.
114 – la Russia non ha permesso transizioni democratiche, Putin ha messo in campo il suo burattino Medevedev.
Putin è regolarmente tradotto male, volontariamente mal interpretato e sistematicamente presentato come “un dittatore„, “un non democratico„. Quando Medvedev è stato eletto, la stampa ci ha garantito che non era così, che rapidamente si sarebbe dimesso, o sarebbe stata cambiata la legge affinché Putin salisse nuovamente al potere. Alla fine non è successo, si trattava ancora una volta soltanto di denigrazioni. Il duo Putin-Medvedev va mano nella mano dal 2000 (10 anni fa).
15 – La situazione è catastrofica in Estremo Oriente, colonizzato dai cinesi, domani la Siberia sarà interamente cinese!
Le relazioni russo-cinesi non sono mai state cattive, nonostante quel che affermano “gli specialisti occidentali„. Innanzitutto non vi è una “invasione” di cinesi come si vorrebbe far credere. Più sorprendentemente, uno studio del 2008 ha tracciato il ritratto di una “migrazione cinese tipica, interrogando 1000 persone in tutte le grandi città della Russia. Ecco questo quello che emerge: il 60% è costituito da uomini, il 20% ha un’istruzione superiore (la media cinese è pari al 12%). Il 94% lavora e la grande maggioranza proviene dalle città frontaliere della Russia. Più della metà sono autoimprenditori e fanno commercio. La grande domanda è “quanti” sono? Secondo l’FMS, 200.000 nel 2006 e 320.000 nel 2007, fra cui molti lavoratori stagionali. Certamente non sono contemplati i clandestini ma finora, nonostante le urla di alcuni (Golts, Latynina.) non una città di milioni di cinesi è stata scoperta nell’Estremo Oriente russo. Tuttavia una cifra di 500.000 (fra cui 2/3 di migranti legali e stagionali) sembra essere una cifra ragionevole. ” Di fronte ” a questo ci sono 5 milioni di Russi. Anche se i cinesi dovessero abbandonare il loro “obiettivo„ del Sud-Est asiatico (e questo è improbabile) e cercare un conflitto con la Russia (ancora più improbabile), la superiorità militare russa (in particolare nucleare) è largamente dissuasiva.
16 – La Russia ha provato di non essere un partner affidabile per l’occidente, in particolare per gli approvvigionamenti energetici (Cf: i tagli di gas).
Quando si osserva in dettaglio “chi„ ha realmente aggredito l’altro si è in diritto di pensare il contrario. Ci si è posta la domanda di ciò che avrebbero dovuto pensare i Russi dell’estensione ad est della NATO, dell’affare del Kosovo, del trattamento delle minoranze russe nei paesi baltici, dell’aggressione militare georgiana, delle rivoluzioni colorate finanziate dalla CIA ecc.)? Allo stesso modo, i tagli degli approvvigionamenti dell’ ultimo inverno sono stati iniziati dall’Ucraina che non ha pagato la Russia per il gas che ha trasportato “sul suo„ territorio. La Russia alimenta di gas la Turchia da moltissimo tempo (dal 2003 via Blue Stream) e mai ci sono stati tali problemi, prova è che la Russia è un partner ed un fornitore affidabile.
17 – I Russi esagerano le accuse “di discriminazioni„ che colpirebbero i loro cittadini in Estonia ed in Lettonia.
No, molte associazioni europee dei diritti umani hanno puntato il dito sulla terribile situazione di queste minoranze russe, umiliate a vari livelli: amministrativi, linguistici, per l’accesso al lavoro ecc. La conseguenza è che in questi stati ¼ della popolazione è privato da un diritto all’insegnamento e non ha accesso alla cittadinanza! Alcuni non sono russi (hanno i passaporti sovietici), si trovano “senza„ nazionalità, apolidi e trattati come cittadini di secondo rango, il tutto nel cuore dell’Europa. In questi stessi stati, sono tollerate le marce dei veterani delle SS ed i monumenti sovietici sono cancellati, i russi sono uccisi e l’UE non dice nulla.
18 – Il potenziale militare russo è completamente obsoleto, la sua dottrina militare anche e la Russia sarebbe incapace “di reggere„ un eventuale confronto con la Cina o la NATO.
La realtà è diversa: La Russia sta attualmente sviluppando una serie di armi di tutti i tipi e di altissima tecnologia, come i caccia militari, i bombardieri pesanti, apparecchiature di sorveglianza o anche le armi di distruzione di massa (boulava, voivoda). ecc. La guerra in Georgia ha provato la superiorità militare dell’esercito russo su un esercito addestrato e “aiutato„ dalla NATO da 5 anni. La nuova dottrina militare russa è tutto salvo che obsoleta essendo legata “al piano 2020„, le proposte recenti del Cremlino “su un nuovo complesso di sicurezza continentale„ sono al contrario idealiste e futuristiche. Infine, il piano d’ammodernamento dell’esercito è considerevole.
19 – La società civile è stata distrutta da Putin, ed il sistema giudiziario “è legato„.
In realtà, il numero di querelanti che vanno in tribunale è considerevolmente aumentato tra il 1999 ed il 2009 ed è cresciuto di 6 volte! In Russia è stato introdotto il sistema “dei giurati„ e le società querelanti vincono ormai il 71% dei loro processi contro lo stato. Esiste più di un sistema d’aiuto giuridico gratuito. L’immagine delle ONGS brutalizzate dal potere viene dall’espulsione del Freedom House nel 2004 per il mancato pagamento del canone. Ma quando si conoscono le attività rivoluzionarie arancioni di tali associazioni, è normale che il potere afferri “la prima„ occasione per farle proibire.
20 – Khodorkovsky è stato ingiustamente arrestato e detenuto perché era un imprenditore efficace ed aperto alle idee liberali dell’occidente.
Khodorkovsky è detenuto per comportamenti fraudolenti, illegali (corruzione, aggiramento ed evasione fiscale.). Più della metà dei Russi giudicano normale il suo arresto. (54% nel 2006). Khodorkovsky ha anche messo in pericolo l’interesse nazionale russo poiché aveva previsto di cedere Youkos a Exxon, cedendo così le materie prime russe (che non gli appartenevano) ad una società americana, il tutto all’indomani della guerra fredda. Inoltre, questi averi “personali„ sono stati, dopo il suo arresto, trasferiti a Rothschild cosa che sembra in fin dei conti normale, Khodor è legato ai neo conservatori US e sedeva al Carlyle con i parenti di Bush.
21 – Eltsin è stato un vero democratico.
Ha anche posato su un carrarmato, come quelli che aprirono il fuoco sulla duma dove i deputati (comunisti) si opponevano a queste riforme “liberali/corrotte„. Ha in seguito iniziato una guerra non preparata in Cecenia, che ha perso. Ha nominato ministri incompetenti e ladri, permesso agli oligarchi di arricchirsi, mentre il popolo si impoveriva e le mafie caucasiche prendevano il controllo del paese. Era alcolizzato e ridicolizzava la Russia. Era per tutto ciò estremamente apprezzato dagli occidentali.
22 – La Russia si serve dell’energia “per legare„ i suoi vicini ed utilizza la sua espansione energetica a profitto di progetti politici.
Un fornitore ha il diritto di scegliere la sua tariffa, ed i clienti di pagare o no. Il paese al mondo che utilizza l’energia a fini politici è l’America che si permette di bombardare paesi come l’Iraq e l’Afganistan.
23 – la Russia è diretta da neo-comunisti, eurasiatici, nazionalisti e che sono prima di tutto contro l’Ovest e l’Europa.
Il sistema politico russo è molto diverso dai sistemi politici europei. Lo spettro politico è molto ampio anche nell’ambito di un solo partito. Sì è vero i Russi sono molto patriottici e ciò sia nei partiti di destra che sinistra. Quando è stato chiesto a Vladimir Putin a quale ideologia si richiamava quest’ultimo ha risposto: “non trovate che le ideologie hanno fatto abbastanza danni?„ Recentemente, Sergueï Lavrov ha affermato che la Russia si sentiva parte della civilizzazione europea.
24 – La Russia sarà un califfato islamico nel 2050.
La realtà è molto diversa, le persone di etnia russa rappresentano l’80% della popolazione del paese. Secondo un sondaggio del 2006 soltanto il 6% dei cittadini della Russia si considera “musulmano„, consolidando il proverbio che “in Russia la vodka ha sciolto il corano„. Inoltre, anche nel cuore delle zone musulmane della Russia (tatarstan, bachokorstan.) “i russi di etnia slava„ rappresentano più del 50% della popolazione. Inoltre la fertilità “dei Russi di nascita„ è ormai più elevata di quella “dei musulmani„ russi, eccetto in alcune regioni come la Cecenia, ma la sua popolazione rappresenta soltanto “l’1% della popolazione russa.
25 – Berezovsky ha contribuito all’arrivo di Putin al potere ed è ora sottoposto a vessazioni da parte dalle autorità russe che gli impediscono di ritornare nel suo paese.
Il generale Lebed diceva: “Berëzovski è l’apoteosi di questa piccola cricca al potere che non è soddisfatta di mostrare che ruba quanto di farlo impunemente. Lebed è morto in un incidente d’elicottero. Il giornalista di Forbes Paul Khlebnikov ha scritto un libro su di lui “padrino del Cremlino„, mettendo in evidenza questi legami con le mafie, quest’ultimo è ugualmente morto assassinato. Berëzovski è stato tirato in causa in molti affari scabrosi ed omicidi non risolti. Ci sono mandati di arresto contro lui in Russia ma anche in Sudamerica. Non è sorprendente che questo “grande democratico„ sia difeso da molti occidentali.


“I 25 miti russofobi” di A. Latsa, con una nota introduttiva di G. Petrosillo | eurasia-rivista.org (http://www.eurasia-rivista.org/2618/i-25-miti-russofobi-di-a-latsa-con-una-nota-introduttiva-di-g-petrosillo)

Majorana
19-08-10, 11:33
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Caporione
19-08-10, 11:34
Putin c'entra poco con il Socialismo nazionale, è un nazionalcapitalista autoritario che ha scelto come proprio delfino un neo-liberale. L'unica cosa positiva è la vendita di armi a certi paesi. Secondo me dei dirigenti russi dopo il crollo dell'U.r.s.s. c'è poco da fidarsi: vogliono solo ottenere un posto tra "quelli che contano". Nel fattempo inaugurano musei su Auschwitz e votano le sanzioni all'Iran.

Majorana
19-08-10, 11:42
L'ultimo dicorso di Putin da presidente: Cecenia pacificata, Russia nel G7

http://www.rainews24.it/ran24/immagini/putinv.jpg

In quello che potrebbe essere il suo ultimo discorso televisivo da presidente Vladimir Putin ha detto che il mondo è entrato in una nuova fase della corsa agli armamenti e che ciò "non dipende dalla Russia".

Putin ha tenuto il suo ultimo discorso da presidente nel Consiglio di stato, organo che raggruppa quattro volte l'anno governo, governatori regionali e responsabili delle agenzie statali, nella Sala di San Giorgio del Cremlino, davanti a 750 persone. Al centro dell'intervento il programma nazionale per i prossimi 12 anni, fino al 2020.

La crescita del paese
La Russia è entrata tra "le prime sette economie mondiali" e ora punta a un ulteriore sviluppo, non solo economico, ma anche sociale. Verso un allungamento della prospettiva di vita sino a una media di 75 anni entro il 2020.

Obiettivi di lungo periodo
Tradendo una certa emozione, il capo di stato uscente ha focalizzato sugli obiettivi economici, il futuro della Russia. A anche sui punti deboli che restano, primo tra tutti l'inefficienza del sistema economico, Putin ha elencato le necessità più urgenti: "ottimizzazione del sistema di finanziamento" da realizzare "motivando i funzionari"; "piani di sviluppo" e "riforma amministrativa" per portare "reali risorse"; "stimoli all'innovazione" e "abbassamento delle tasse". La Russia dovrà raggiungere entro il 2020 una aspettativa di vita di almeno 75 anni, ha detto Putin. E il 60-70% dei ragazzi dovrà completare gli studi superiori. Attualmente l'aspettativa di vita per gli uomini in Russia è di 58 anni.

Il bilancio di due mandati
Il presidente non si è astenuto dal tracciare un bilancio della sua esperienza di otto anni al Cremlino: la Russia ha saputo vincere contro il separatismo, "la repubblica Cecena è diventata pienamente parte della Federazione" russa, "il separatismo è stato sconfitto, e il terrorismo ... Ha sofferto un colpo decisivo".

Mosca, ha proseguito Putin, non è più nelle mani degli oligarchi ed è riuscita a sottrarsi al meccanismo decisionale dettato da monopoli, gruppi di potere, magnati dei media, fanatici neo-populisti. "La sfiducia nello stato è stata eliminata", ha detto Putin,sottolineando che ora le decisioni che riguardano milioni di persone nel paese, non sono prese nell'interesse di piccoli gruppi.


Rainews24.it (http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=78436)

Caporione
19-08-10, 11:44
A mio giudizio il Socialismo nazionale in Russia è rappresentato da Zjuganov, patriota russo socialista, filo-sovietico e anti-imperialista, sfidante prima di Boris Eltsin e poi di Putin.

POCO MARX NEL " MANIFESTO " DELLO SFIDANTE DI ZAR BORIS
Zyuganov: " Vi spiego il mio nazional comunismo "
In un libro presentato dalla rivista " liMes " le radici della ideologia di Ghennadij: " Siamo gli eredi di Roma e Bisanzio "

DAL NOSTRO INVIATO MOSCA . Ma Zyuganov e' comunista? A giudicare dalla lode a Stalin elevata ad uso del quotidiano ungherese Magyar Hirlap, sembrerebbe proprio di si' . Se il dittatore sovietico morto nel 1953 fosse vissuto cinque o sei anni di piu' , "l' Urss sarebbe stata incrollabile per secoli". Quanto alle vittime dei Gulag, "ci sono forse piu' persone in schiavitu' negli odierni lager di Boris Eltsin". E ancora: le vittime delle purghe non sono tutte da attribuire al dittatore sovietico, ma a "elementi estranei alla nazione (cioe' non russi o ebrei, ndr) come il capo della polizia Genrikh Yagoda, il ministro Moisei Kaganovich, il capo ideologo dell' esercito Lev Mekhlis e il capo dei servizi segreti Lavrenti Beria". Ma, se si guarda oltre la retorica elettorale, si scopre una miscela che profuma tanto di vecchia Russia, con sentori di muffa zarista e di incenso acre da chiesa ortodossa. L' impressione e' ancora piu' netta dopo aver sfogliato le pagine di liMes, la rivista italiana che si occupa di "geopolitica" e che dedica alla Russia un fascicolo speciale in vendita da oggi. Il filo conduttore e' l' idea che l' ex superpotenza comunista, al di la' delle oscillazioni politiche, abbia un destino e un orientamento dettati da collocazione geografica ed eredita' storica, piu' che dai gusti ideologici dei suoi leader. Dunque il gigante eurasiatico, chiunque vinca le elezioni, sara' costretto a seguire la sua vocazione, che non coincide col sogno occidentale di farne un' appendice del mondo capitalistico. Ma la rivincita della geopolitica sull' ideologia e' lampante proprio in Ghennadij Zyuganov, il piu' pericoloso sfidante di Boris Eltsin. LiMes presenta un testo scritto dal leader del Pc russo due anni fa e che fa parte del suo libro "Derzhava" (Potenza): una sorta di manifesto in cui e' rimasto poco o nulla delle analisi marxiste, soppiantate da un nazional comunismo che ha il suo parente piu' prossimo nell' esaltazione grande serba di Slobodan Milosevic. Il punto di partenza di Zyuganov e' l' unita' dell' intera storia russa. Non c' e' piu' contrapposizione fra periodo sovietico e passato zarista: tutto e' giustificato e glorificato, purche' appartenga alla tradizione nazionale. Un' esaltazione dei tempi andati che culmina in un peana all' idea stessa di "impero". Povero Lenin, che tuonava contro "l' imperialismo, fase suprema del capitalismo". Il suo erede non si vergogna di dire che il motto zarista "autocrazia, ortodossia, popolo" e' ancora attuale e "trasponibile nel contesto dell' analisi politica contemporanea". E poiche' "l' impero e' la forma di sviluppo dello Stato russo", Zyuganov arriva a chiedersi se "e' giusto oggi rinunciare a questa eredita' storica toccata alla Russia". Come a dire: imperialisti lo siamo dalla nascita, non chiedeteci di smettere proprio adesso. Addirittura, per Zyuganov il destino imperiale della Russia e' una specie di frutto della Provvidenza. Il leader comunista fa sua la teoria di "Mosca Terza Roma", erede di Roma e Bisanzio: anzi, con un maldestro sfoggio di dialettica hegeliana, la Russia e' vista come la sintesi suprema dei due grandi imperi del passato. Almeno, Hegel credette di scorgere in Napoleone "lo spirito del mondo a cavallo": Zyuganov si accontenta di vederlo a bordo delle Volga nere dei funzionari del Cremlino. Di marxismo rivoluzionario, nelle analisi di Zyuganov, non c' e' piu' traccia: ma al suo posto non c' e' il socialismo democratico occidentale. Troviamo invece un' ideologia nazional populista che affonda le radici nella tradizione russa. Altro che "religione oppio dei popoli": per Zyuganov la fede ortodossa e' un baluardo morale che "conferisce all' anima della nazione un inesauribile equilibrio interiore". La lotta di classe e' esplicitamente ripudiata, perche' bisogna "intendere il popolo come un' unica forza integrata". L' identita' etnica viene dunque al primo posto, il linea con quel neo nazionalismo che divampa in tutto l' Est post comunista e che in Jugoslavia ha dato le sue prove piu' efferate. Di conseguenza, tutta la storia russa di questo secolo e' letta da Zyuganov come lotta fra "patrioti" e "russofobi". Dopo la rivoluzione del ' 17, per Zyuganov lo scontro fra le due tendenze continua all' interno del Partito comunista sovietico. Ma il culmine della perversione viene raggiunto col disgelo khruscioviano e la perestrojka gorbacioviana, definiti "eredi morali di tutti i nemici della Russia". Al giorno d' oggi, il nemico mortale e' "il nuovo ordine mondiale", visto come il tentativo di costituire un "super Stato mondiale" per tenere soggiogata la Russia e gli altri Paesi in via di sviluppo. Le conseguenze, per chi si ribella, sono "gli spietati bombardamenti sull' Irak" e "le spedizioni punitive dei caschi blu a Mogadiscio". Soltanto "la piccola Serbia grazie all' eroica resistenza dell' intero suo popolo e' riuscita sinora a sfuggire a un' analoga sorte". Saddam, Aidid, Milosevic: ecco la triade ispiratrice di Zyuganov.

Avanguardia
19-08-10, 14:07
Putin c'entra poco con il Socialismo nazionale, è un nazionalcapitalista autoritario che ha scelto come proprio delfino un neo-liberale. L'unica cosa positiva è la vendita di armi a certi paesi. Secondo me dei dirigenti russi dopo il crollo dell'U.r.s.s. c'è poco da fidarsi: vogliono solo ottenere un posto tra "quelli che contano". Nel fattempo inaugurano musei su Auschwitz e votano le sanzioni all'Iran.

In sostanza sono d' accordo con te. Non si può dire la Russia stia da una parte piuttosto che dall' altra. Si sente minacciata dalla Cina, e allora cerca di tessere alleanze con USA, UE e Israele, ma visto che questi cercano di approfittare della situazione per soggiogare la Russia ai loro interessi, la Russia continua al di là delle formalità e dei discorsi, ad aiutare un pò l' Iran, vendendole carburante e aiutando il suo programma nucleare. Insomma mentiene i piedi su 2 staffe. Se non ci fosse Putin, sicuramente la Russia finirebbe tra le fauci occidentali definitivamente.
Riguardo la politica interna, la Russia non la si può definire un granchè, resta una gabbia plutocratica. Putin qualcosa di interessante ha provato a fare, come un maggiore controllo nazionale sulle risorse energetiche, però non è un socialista nazionale, resta sempre un nazional-capitalista senza prospettive di grande respiro.

Nazionalistaeuropeo
19-08-10, 14:34
Putin c'entra poco con il Socialismo nazionale, è un nazionalcapitalista autoritario che ha scelto come proprio delfino un neo-liberale. L'unica cosa positiva è la vendita di armi a certi paesi. Secondo me dei dirigenti russi dopo il crollo dell'U.r.s.s. c'è poco da fidarsi: vogliono solo ottenere un posto tra "quelli che contano". Nel fattempo inaugurano musei su Auschwitz e votano le sanzioni all'Iran.
In parte concordo.
Stiamo comunque a vedere le ultime mosse,anche l'inaugurazione della nuova centrale iraniana.

Majorana
19-08-10, 19:12
Putin c'entra poco con il Socialismo nazionale, è un nazionalcapitalista autoritario che ha scelto come proprio delfino un neo-liberale. L'unica cosa positiva è la vendita di armi a certi paesi. Secondo me dei dirigenti russi dopo il crollo dell'U.r.s.s. c'è poco da fidarsi: vogliono solo ottenere un posto tra "quelli che contano". Nel fattempo inaugurano musei su Auschwitz e votano le sanzioni all'Iran.


Di certo non è capitalista, dato il suo schierarsi contro gli oligarchi.
Purtroppo, Putin, ha le mani legate, ma dopo tutti gli avvenimenti geo-politici accaduti sarebbe interessante vederlo di nuovo in azione in Russia.
Dieci anni di un Putin ostinato, potrebbero segnare un serio cambiamento per quel paese.

Avamposto
20-08-10, 01:14
PERCHE’ IL COUNCIL ON FOREIGN RELATIONS ODIA PUTIN


- di MIKE WHITNEY


Domenica scorsa [il 2 dicembre, NdT], il partito di Putin, Russia Unita, ha vinto alla grande le elezioni parlamentari del paese con il 63 per cento dei voti. E’ stata una vittoria poderosa. Russia Unita controlla adesso 306 dei 450 seggi della Duma, una maggioranza schiacciante. Il voto è stato un referendum sulla leadership di Putin, che è stata approvata a valanga. Ora è sicuro che anche se Putin, l’anno prossimo, dovesse dimettersi da presidente, come tutti si aspettano, resterà comunque lui il giocatore di primo piano nella politica russa del prossimo futuro.

Vladimir Putin è probabilmente il leader russo più popolare della storia, anche se non lo si direbbe dalla lettura dei media occidentali. Secondo un recente sondaggio del Wall Street Journal, la percentuale di gradimento verso la persona di Putin nel novembre 2007 era dell’85 per cento, il che fa di lui il capo di stato più popolare che esista oggi al mondo. La popolarità di Putin deriva da molti fattori. Possiede una personalità intelligente e carismatica. E’ animato da un fiero nazionalismo e ha lavorato instancabilmente per migliorare la vita dei cittadini russi e per riportare il paese alla passata grandezza. Ha trascinato 20 milioni di russi fuori da una povertà opprimente, ha migliorato il sistema scolastico, sanitario e pensionistico, ha (parzialmente) nazionalizzato le industrie più importanti, ha ridotto la disoccupazione, incrementato la produzione e le esportazioni, ridato vigore al mercato russo, rafforzato il rublo, innalzato il tenore di vita complessivo, ridotto la corruzione di governo, incarcerato o esiliato gli avidi oligarchi e ammassato riserve di capitale per 450 miliardi di dollari.



La Russia non è più alla mercè dei predoni come lo fu dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Putin ha posto fine a tutto questo. Ha ripristinato il controllo sulle immense risorse del paese e le sta utilizzando per migliorare la vita del suo popolo. E’ un taglio netto con gli anni ’90, quando l’ubriacone Eltsin precipitò la Russia nel disastro economico per seguire gli editti neoliberisti di Washington, vendendo i Gioielli della Corona di Russia ai rapaci oligarchi. Putin ha rimesso in ordine la casa Russia; ha stabilizzato il rublo, rafforzato le alleanze economico/militari nella regione e rimosso i gangster corporativi che avevano rubato i beni nazionali della Russia in cambio di pochi spiccioli. Oggi gli oligarchi sono in carcere o hanno dovuto fuggire dal paese. La Russia non è più in vendita.

La Russia è tornata ad essere una grande potenza mondiale e una vitale fonte di idrocarburi. La sua stella è in rapida ascesa, proprio mentre quella americana inizia a dissolversi. Ciò potrebbe spiegare perché Putin sia tanto disprezzato in Occidente. Freud la chiamerebbe forse invidia del petrolio, ma la questione è più complessa. Putin ha avviato una serie di trasformazioni sociali che fanno a pugni con i dogmi di base del neoliberismo, cioè con i princìpi che governano la politica estera americana. Egli non appartiene a quella fratellanza di corporazioni bancarie che ritiene di dover spartire tra i propri membri la ricchezza del mondo, a prescindere dalla sofferenza e dalla distruzione che può derivarne. Il principale interesse di Putin è la Russia: il benessere della Russia, la sovranità della Russia e il posto della Russia nel mondo. Non è un sostenitore del globalismo.

E’ per questo che l’amministrazione Bush ha circondato la Russia con basi militari, ha rovesciato i regimi confinanti con le sue rivoluzioni colorate (organizzate dalle ONG e dai servizi segreti americani), ha interferito con le elezioni russe e ha minacciato di dispiegare un sistema di armamenti nucleari (ufficialmente a scopo difensivo) nell’Europa dell’Est. La Russia è vista come un potenziale rivale delle ambizioni imperialistiche americane e deve quindi essere contenuta o sovvertita.

Nei primi anni della sua presidenza, si credeva che Putin avrebbe ottemperato alle richieste occidentali e accettato un ruolo subordinato nel sistema a centralità USA-UE-Israele. Ma questo non è accaduto. Putin ha difeso ostinatamente l’indipendenza della Russia e ha resistito all’integrazione nel sistema dominante.

Il trionfalismo che aveva attraversato Washington dopo la caduta del Muro di Berlino è stato ora sostituito dalla paura tangibile di una crescita del potere russo, proprio nel momento in cui il prezzo del petrolio continua a salire. Le placche tettoniche del potere geopolitico iniziano a spostarsi gradualmente verso Est. E’ per questo che gli USA si sono uniti al Grande Gioco e stanno cercando di mettere radici stabili in Eurasia. Nonostante ciò, non è difficile immaginare uno scenario in cui l’accesso americano alle ultime grandi riserve di petrolio e gas naturale del pianeta – i tre trilioni di barili di petrolio e gas naturale del Bacino del Caspio – potrebbe essere completamente bloccato dalla risorgente superpotenza russa.

Il più potente fra i “think tank” di Washington, il Council on Foreign Relations, ha da tempo previsto questo problema e ha deciso che la politica statunitense verso la Russia doveva essere totalmente ridefinita.

John Edwards e Jack Kemp furono messi a capo di una task force del CFR il cui compito era quello di costruire il pretesto per un attacco frontale contro Putin. E’ qui che nacque l’idea che Putin stesse “riportando indietro la democrazia”. Nel loro articolo “La Russia nella direzione sbagliata”, Edwards e Kemp affermavano che una “partnership strategica” con la Russia non era più possibile. Sostenevano che il governo russo stava diventando sempre più autoritario e la società sempre meno “aperta e pluralista”.

Kemp e Edwards fornirono così le basi ideologiche su cui fu strutturata l’intera campagna propagandistica contro Putin. E fu una campagna di dimensioni impressionanti. Una ricerca su Google News mostra circa 1.400 articoli su Putin provenienti da varie fonti giornalistiche. Quasi tutti contengono esattamente la stessa retorica, le stesse chiacchiere, le stesse falsità, le stesse calunnie. E’ impossibile trovare anche un solo articolo su 1.400 che si discosti di una virgola dai punti di discussione predefiniti dal Council on Foreign Relations.

E’ interessante osservare fino a che punto i media siano diventati un megafono propagandistico degli interessi di sicurezza nazionale. I sondaggi su Putin confermano la sua enorme popolarità, eppure i media continuano a presentarlo come un tiranno. Un atteggiamento totalmente incongruo.

In molti articoli Putin viene bollato come “antidemocratico”; un’accusa che non viene mai rivolta alla famiglia reale saudita che vieta alle donne di guidare, impone loro di coprirsi dalla testa ai piedi e le condanna alla lapidazione in caso d’infedeltà. Inoltre in Arabia Saudita la decapitazione è ancora la condanna più diffusa per i reati capitali.

Quando il re saudita Abdullah viene in visita negli Stati Uniti, nessuno lo rimprovera per il trattamento repressivo imposto dal suo regime contro la popolazione. Anzi, viene onorato con splendide foto che ritraggono lui e George Bush mentre passeggiano a braccetto tra i prati di Crawford.

Perché Putin viene accusato di “riportare indietro la democrazia”, mentre il fantoccio americano Mikhail Saakashvili può dichiarare a piacimento la legge marziale e schierare i suoi robocop armati di manganello contro i dimostranti, picchiandoli fino allo svenimento prima di farli deportare nei gulag georgiani? Le immagini della sanguinosa repressione di Saakashvili sono state pubblicate dalla stampa estera, ma non negli Stati Uniti. Invece, i media tenevano puntate tutte le telecamere su Garry Kasparov (collaboratore del Wall Street Journal e fanatico di destra) mentre veniva portato in manette in una caserma di Mosca per aver manifestato senza autorizzazione.

Il vero crimine di Putin è quello di servire gli interessi nazionali della Russia anziché quelli del capitale globale. Nonché quello di rifiutare il modello di mondo “unipolare” voluto da Washington. Come ha detto a Monaco: “Il mondo unipolare è un mondo in cui esiste un solo padrone, un solo sovrano; un unico centro di autorità, un unico centro di forza, un unico centro decisionale. A conti fatti questo modello è pernicioso non solo per coloro che vivono all’interno del sistema, ma anche per lo stesso sovrano, poiché lo distrugge dall’interno. E, cosa più importante, il modello stesso è difettoso poiché alla sua base non c’è, né potrebbe esservi, un fondamento morale per la moderna civiltà”.

E ha aggiunto:

“Stiamo assistendo a un disprezzo sempre più grande per i principi basilari del diritto internazionale... Assistiamo ad un uso spropositato e quasi incontrastato della forza – forza militare – nelle relazioni internazionali, forza che sta spingendo il mondo in un abisso di conflitti permanenti. Sono convinto che abbiamo già raggiunto il momento decisivo, quello in cui dovremo seriamente ripensare l’architettura della sicurezza globale”.

Ben detto, Vladimir.
Putin non è un santo, ma non merita le sferzate che riceve dai media occidentali.



























Una parola conclusiva su Garry Kasparov

Domenica scorsa, mentre il partito “Russia Unita” di Putin si avviava ad una vittoria schiacciante, la Reuters era occupata a scattare penose foto ad un Kasparov che, con viso terreo e mostrando schede elettorali simili a quelle della Florida, sosteneva che le elezioni erano state truccate. “Non hanno solo manipolato i voti”, frignava Kasparov, “Hanno violentato l’intero sistema elettorale. Queste elezioni mi ricordano le elezioni del periodo sovietico, quando non esisteva scelta... Putin troverà pane per i suoi denti se intende governare come Stalin”.

Stalin? Così adesso Putin è Stalin? Prima di tutto, da quand’è che la Reuters si interessa con tanta solerzia delle irregolarità elettorali? Dev’essere un’evoluzione recente, perché non si riusciva a trovarla da nessuna parte durante le elezioni presidenziali del 2000. E da quand’è che hanno iniziato ad interessarsi al “dissenso politico”? Di sicuro non hanno mai sprecato troppa pellicola per le manifestazioni contro la guerra tenutesi negli Stati Uniti. Dobbiamo dunque pensare che siano più interessati alla democrazia russa che a quella americana?

E perché la Reuters è così pronta a regalare prezioso spazio editoriale a un giocatore di scacchi fallito, interessato solo a rendersi ridicolo strepitando contro i brogli elettorali? Queste non sono notizie; è propaganda.

Quanto a Kasparov e alle sue accuse imbecilli: dovrebbe essere felice di vivere nella Russia di Putin anziché in quella di Stalin, o a quest’ora si troverebbe, con le catene ai piedi, su un treno diretto verso le vaste distese siberiane.

E comunque, che ci fa Kasparov a Mosca? E come mai a questo ometto – senza praticamente nessuna base politica – viene riservato così ampio spazio nella narrativa dei media occidentali? E’ solo per screditare le elezioni e gettare un altro po’ di fango su Putin o c’è dell’altro?

Garry Kasparov dovrebbe abbandonare la politica e dedicarsi a ciò che sa fare meglio: la recitazione comica. Vedere Kasparov girellare per Mosca con il suo cestino di invidiose amenità e il suo entourage di marmittoni dei media occidentali è come guardare “Le straordinarie avventure di Mr. Bean al Cremlino”, una miserabile performance in una squallida commedia di serie B. Uno spettacolo penoso.

Il partito di Kasparov, “Un’altra Russia”, non ha raggiunto nemmeno il 2 per cento nei sondaggi. E’ una pagliacciata assoluta. In effetti, perfino la Reuters lo ammette (con riluttanza) nel suo lancio d’agenzia.

Ecco la velina. Reuters: “Kasparov e il suo movimento dissidente “Un’altra Russia” non prenderanno parte alle elezioni parlamentari di domenica prossima, non essendo riusciti a registrarsi come partito. GODONO DI SCARSO SOSTEGNO FRA I RUSSI, MA HANNO UN GRANDE SEGUITO IN OCCIDENTE”. “Un grande seguito in Occidente”? Chissà perché non ne sono sorpreso?

Quindi, in parole povere, Kasparov non ha la minima base elettorale in Russia, eppure gli sono stati forniti cameramen e troupe giornalistiche che lo seguono riprendendo ogni scemenza che dice. Fantastico. Ma chi credono che sia? Nelson Mandela?

Kasparov collabora al Wall Street Journal di Rupert Murdoch; quindi possiede già una piattaforma regolare per il lancio delle sue sparate contro la “tirannia” di Putin. Di solito, uno non ottiene spazio editoriale sulla prima pagina del WSJ a meno che le sue opinioni politiche non siano un po’ più a destra di quelle di Augusto Pinochet. Il che è probabilmente il caso di Kasparov. Nell’edizione del WSJ di sabato scorso Kasparov si è prodotto nel suo ultimo assurdo soliloquio, sparlando di Putin e commemorando la sua straziante ordalia di 5 giorni nelle galere moscovite.

Benché Kasparov abbia raggranellato ben poco sostegno in Russia, egli sembra avere molti leali seguaci nell’elite di Washington. Stando a Wikipedia: “Nel 1991 Kasparov ha ricevuto il premio Keeper of the Flame [Custode della Fiamma] dal Center for Security Policy (un think tank americano), per la sua resistenza anticomunista e per il contributo alla diffusione della democrazia. Kasparov è un destinatario eccezionale, poiché il premio viene solitamente conferito a “individui che abbiano consacrato la propria carriera politica alla difesa degli Stati Uniti e dei valori americani nel mondo”. Hmmmm... “individui che abbiano consacrato la propria carriera politica alla difesa degli Stati Uniti e dei valori americani nel mondo”. Non è forse la definizione di un agente americano?

Stando ancora a Wikipedia: “Nell’aprile 2007 si sostenne che Kasparov era membro del Consiglio di Sicurezza del Center for Security Policy, una “organizzazione apartitica e senza scopo di lucro specializzata nell’identificare politiche, azioni e risorse vitali per la sicurezza nazionale americana”. Kasparov confermò tutto e aggiunse di essersi dimesso subito dopo essere venuto a conoscenza della situazione. Sottolineò di NON ESSERE AL CORRENTE DI ESSERE UN MEMBRO DELL’ORGANIZZAZIONE e fece intendere di essere stato incluso in essa per sbaglio, dopo aver ricevuto nel 1991 il premio “Keeper of the Flame” dall’organizzazione stessa. Tuttavia Kasparov mantenne il proprio legame con la leadership dei neoconservatori, tenendo discorsi presso istituzioni come lo Hoover Institute”.

Ecco una lista di altre personalità che hanno ricevuto il premio “Keeper of the Flame”: 2007-Senatore Joe Lieberman. 2004-Generale Peter Pace. 2003- Paul Wolfowitz. 2002- Generale Richard Meyers. 1998-Donald Rumsfeld. 1996-Newt Gingrich. 1995-Ronald Reagan. 1990-Casper Weinberger.

Kasparov è un’anomalia o è un pezzo importante di questa congrega di pazzoidi di estrema destra? E chi sono i principali esponenti del Center for Security Policy? Richard Perle, Douglas Feith, Frank Gaffney, James Roche e Laura Ingraham. Mamma mia! Tutto l’ufficio centrale del nido del cuculo neocon! Ora dimmi, caro lettore: con amici come questi, cosa dovremmo pensare della performance di Kasparov a Mosca? Sarà davvero interessato a “promuovere la democrazia” o stava solo recitando un copione preparato a Washington?

Negli Stati Uniti, Kasparov è diventato il nodo centrale delle elezioni russe, la fonte primaria di qualsiasi analisi “obbiettiva”. La NPR ripete ogni mezz’ora le sue affermazioni fasulle. Le altre agenzie d’informazione non sono da meno. Egli è divenuto la lente distorta attraverso la quale l’America osserva la democrazia russa. Questo ci dice molto di più sulla stretta mortale che i neocon ancora possiedono sui media di qualunque dibattito riguardante la Russia. Il fallimento di Kasparov ci offre la possibilità di osservare dall’interno il funzionamento dei media di regime. Essi non sono nient’altro che un megafono propagandistico per organizzazioni di estrema destra che, tramite loro, portano avanti una sanguinosa strategia imperiale. Fidel Castro ha sintetizzato a meraviglia la situazione quando ha detto, qualche giorno fa: “I media sono lo strumento più sofisticato mai messo a punto dalla tecnologia allo scopo di uccidere esseri umani e soggiogare o sterminare intere popolazioni”.

Sante parole, Fidel.

Versione originale:

Mike Whitney
Fonte: CounterPunch: Tells the Facts, Names the Names (http://www.counterpunch.org)
Link: Mike Whitney: Why the CFR Hates Putin (http://www.counterpunch.org/whitney12052007.html)
5.12.07

Versione italiana:
Fonte: Gianluca Freda BLOGGHETE !!! (http://blogghete.blog.dada.net/)


ComeDonChisciotte - PERCHE’ IL COUNCIL ON FOREIGN RELATIONS ODIA PUTIN (http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4116)