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Majorana
20-08-10, 03:01
IL DADAISMO
Dada non significa nulla

Tristan TzaraIl Dadaismo è un movimento artistico che nasce in Svizzera nel XX secolo e più esattamente, durante il periodo della prima guerra mondiale (1915-1918). A Zurigo infatti un gruppo di rifugiati intellettuali formato da Richard Huelsenbeck, Hans Richter, Hans Arp, Tristan Tzara, Marcel Janco, ai quali si uniranno Marcel Duchamp e Max Ernst, discutono spesso al Cabaret Voltaire di un'arte nuova che deve stupire con manifestazioni inusuali e provocatorie, così nasce il movimento dada. La parola Dada, che identifica il movimento, non significa nulla e già in ciò vi è una prima caratteristica del movimento: quella di rifiutare ogni atteggiamento razionalistico. Il rifiuto della razionalità è ovviamente provocatorio e viene usato per abbattere le convenzioni borghesi intorno all'arte.
Pur di rinnegare la razionalità i dadaisti non rifiutano alcun atteggiamento dissacratorio, e tutti i mezzi sono idonei per giungere al loroMarcel Duchamp - La Gioconda con i baffi fine ultimo: distruggere l'arte. Distruzione assolutamente necessaria per poter ripartire con una nuova arte non più sul piedistallo dei valori borghesi ma coincidente con la vita stessa e non separata da essa. Tipico prodotto dada è il ready-made (già fatti o già pronti), un prodotto ordinario tolto dall'oggetto originario e messo in mostra come opera d'arte. Quindi un'opera d'arte può essere qualsiasi cosa, quindi come conseguenza nulla è arte. L'opera dell'artista non consiste quindi nella sua abilità manuale, ma nelle idee che riesce a proporre. Infatti, il valore dei «ready-made» è solo nell'idea. Abolendo qualsiasi valore alla manualità dell'artista, l'artista, non è più colui che sa fare delle cose con le proprie mani, ma è colui che sa proporre nuovi significati alle cose. Dopo il suo esordio a Zurigo, il Dadaismo si Max Ernest - Il sole diffonde ben presto in Europa, soprattutto in Germania e a Parigi, arrivando a lambire anche gli Stati Uniti, ma la vita del movimento è abbastanza breve. Del resto non poteva essere diversamente. La funzione principale del dadaismo era quello di distruggere una concezione oramai vecchia e desueta dell'arte. E questa è una funzione che svolge in maniera egregia, ma per poter divenire proposta necessita di una trasformazione, e ciò avvenne tra il 1922 e il 1924, quando il dadaismo scomparve e nasce il surrealismo.

Majorana
20-08-10, 03:01
Dadaismo

Il movimento dadaista nasce a Zurigo nel 1916 durante la prima guerra mondiale con la fondazione del caffè letterario Cabaret Voltaire, in un periodo in cui nella città pullulano rifugiati, disertori, antimilitaristi, critici e artisti di varia provenienza e rivoluzionari. I protagonisti principali del movimento sono il poeta Tristan Tzara, il pittore Janco (entrambi rumeni), lo scultore e pittore Arp, alsaziano, lo scrittore e filosofo Hugo Ball, tedesco, i francesi Picabia e Duchamp che entrano a far parte del gruppo zurighese nel 1918 quando viene pubblicato il manifesto programmatico del dadaismo. Al Cabaret Voltaire alcuni di questi artisti sono protagonisti di serate dedicate all'arte russa e francese, a canzoni, danze, poemi simultanei, musiche negre. Tra le avanguardie storiche del primo Novecento il dadaismo è quello che a più breve vita, però il suo grande valore è quello di aver scardinato con la provocazione norme e valori tradizionali e aver preparato il terreno per altre esperienze, quali per esempio il surrealismo. E' infatti dal gruppo, Breton, Eluard, Aragon, che gravitava intorno la rivista Littèrature e che aveva collaborato con Tzara, nasce il Surrealismo. Da questo momento in poi l'esperienza dadaista si può ritenere conclusa.

I "canoni" del dadaismo sono:

1) L'importanza data al gioco, alla combinazione casuale, di parole e oggetti, al non senso (pare che il nome dada fu scelto per caso infilando un taglia carta in un dizionario tedesco-francese e prendendo la prima parola della pagina "dada", il quale significa un balbettio infantile senza senso che serve ad indicare qualsiasi oggetto). La conseguenza è una svalutazione dell'attività artistica.

2) I dadaisti cercano di portare alla luce la contraddizione dell'arte all'interno della società capitalistica (il processo di mercificazione cui l'arte è sottoposta). Gli atti provocatori di Duchamp che presenta la merce come un opera d'arte (esempi sono il "Portabottiglie" del 1915 o "La Ruota di bicicletta" esposta in una mostra d'arte nel 1913) o presenta il gratuito e il non senso come attività artistica (Duchamp dipinge dei baffi sulla Gioconda e firma il quadro come opera sua e Picabia tenta di legare una scimmia viva dentro una cornice vuota e poi esporla in una mostra collettiva), sono un esempio lampante della poetica dadaista. In una pagina dello scrittore Mario de Micheli è spiegato chiaramente il valore storico-culturale e politico della poetica dadaista.

"Anti-artistìco, antiletterario, antipoetico è dunque Dada. La sua volontà di distruzione ha un bersaglio preciso, che è in parte lo stesso bersaglio dell'espressionismo; ma i suoi mezzi sono ben più radicali. Dada è contro la bellezza eterna, contro le leggi della logica, contro l'immobilità del pensiero, contro la purezza dei concetti astratti, contro l'universale in genere. Esso è invece per la sfrenata libertà dell'individuo, per la spontaneità, per ciò che è immediato, attuale, aleatorio, per la cronaca contro l'atemporalità, per ciò che è spurio contro ciò che è puro, per la contraddizione, per il no dove gli altri dicono sì e per il sì dove gli altri dicono no, è per l'anarchia contro l'ordine, per l'imperfezione contro la perfezione. Quindi, nel suo rigore negativo è anche contro il modernismo, contro cioè l'espressionismo, il cubismo, il futurismo, l'astrattismo, reputandoli in ultima analisi dei surrogati di quanto è andato o sta per andare distrutto, cioè dei nuovi punti di cristallizzazione dello spirito, il quale mai deve essere imprigionato nella camicia di forza di una regola, sia pure nuova e diversa, ma sempre deve essere libero, disponibile, sciolto dal continuo movimento di se stesso nella continua invenzione della propria esistenza. Nessuna schiavitù, neppure la schiavitù di Dada su Dada. In ogni momento, per vivere, Dada deve distruggere Dada. Non esiste una libertà fissata per sempre, ma un incessante dinamismo della libertà, in cui essa vive negando continuamente se stessa. Il dadaismo è quindi non tanto una tendenza artistico-letteraria, quanto una particolare disposizione dello spirito, è l'atto estremo dell'antidogmatismo, che si serve di qualsiasi mezzo per condurre la sua battaglia. Il gesto quindi più che l'opera interessa Dada; e il gesto può essere compiuto in qualsiasi direzione del costume, della politica, dell'arte, dei rapporti. Una sola cosa importa: che tale gesto sia sempre una provocazione contro il cosiddetto buon senso, contro la morale, contro le regole, contro la legge; quindi lo scandalo è lo strumento preferito dai dadaisti per esprimersi. Da questo punto di vista il dadaismo va anche oltre il significato o la semplice nozione di movimento per diventare un modo di vita. Il senso della sua aspra polemica contro l'Arte e la Letteratura con la maiuscola dev'essere visto proprio nel fatto che in esse, ipocritamente tese a cogliere "i valori eterni dello spirito" la vita era stata abolita, segregata. Dada era invece il desiderio acuto di trasformare in azione la poesia. Era insomma il tentativo più esasperato di saldare la frattura tra arte e vita, di cui Van Gogh e Rimbaud avevano dato il primo drammatico annuncio. Molti elementi posticci ed esteriori si mescolarono sin da principio, ma non c'è dubbio che tale è il suo significato più vero".


Dadaismo (http://www.antelitteram.com/antologia/dadaismo.htm)

Majorana
20-08-10, 03:02
Manifesto del dadaismo"

Dal "Manifesto del Dadaismo" del 1918, di Tristan Tzara:

"Per lanciare un manifesto bisogna volere: A, B, C, scagliare invettive contro 1, 2, 3, eccitarsi e aguzzare le ali per conquistare e diffonder grandi e piccole a, b, c, firmare, gridare, bestemmiare, imprimere alla propria prosa l'accento dell'ovvietà assoluta, irrifiutabile, dimostrare il proprio non-plus-ultra e sostenere che la novità somiglia alla vita tanto quanto l'ultima apparizione di una cocotte dimostri l'essenza di Dio.

Scrivo un manifesto e non voglio niente, eppure certe cose le dico, e sono per principio contro i manifesti, come del resto sono contro i principi (misurini per il valore morale di qualunque frase). Scrivo questo manifesto per provare che si possono fare contemporaneamente azioni contradittorie, in un unico refrigerante respiro; sono contro l'azione, per la contraddizione continua e anche per l'affermazione, non sono nè favorevole nè contrario e non dò spiegazioni perchè detesto il buon senso.

DADA non significa nulla.

Se lo si giustifica futile e non si vuol perdere tempo per una parola che non significa nulla. Il primo pensiero che ronza in questi cervelli è di ordine batteriologico: trovare l'origine etimologica, storica, o per lo meno psicologica. Si viene a sapere dai giornali che i negri Kru chiamano la coda di una vacca sacra DADA. Il cubo e la madre di non so quale regione italiana: DADA. Il cavallo a dondolo, la balia, doppia conferma russa e romena: DADA . Alcuni giornalisti eruditi ci vedono un arte per i neonati, per latri santoni, versione attuale di Gesùcheparlaaifanciulli, è il ritorno ad un primitivismo arido e chiassoso, chiassoso e monotono. Non si può costruire tutta la sensibilità su una parola, ogni costruzione converge nella perfezione che annoia, idea stagnante di una palude dorata, prodotto umano relativo.

L'opera d'arte non deve rappresentare la bellezza che è morta. Un'opera d'arte non è mai bella per decreto legge, obiettivamente, all'unanimità. La critica è inutile, non può esistere che soggettivamente, ciascuno la sua, e senza alcun carattere di universalità. Si crede forse di aver trovato una base psichica comune a tutta l'umanità? Come si può far ordine nel caos di questa informa entità infinitamente variabile: l'uomo? Parlo sempre di me perchè non voglio convincere nessuno, non ho il diritto di trascinare gli altri nella mia corrente, non costringo nessuno a seguirmi e ciascuno si fa l'arte che gli pare.

Così nacque DADA da un bisogno d'indipendenza. Quelli che dipendono da noi restano liberi. Noi non ci basiamo su nessuna teoria. Ne abbiamo abbastanza delle accademie cubiste e futuriste: laboratori di idee formali: Forse che l'arte si fa per soldi e per lisciare il pelo dei nostri cari borghesi? Le rime hanno il suono delle monete. Il ritmo segue e il ritmo della pancia vista di profilo.

Tutti i gruppi di artisti sono finiti in banca, cavalcando differenti comete. Una porta aperta ha la possibilità di crogiolarsi nel caldo dei cuscini e nel cibo. Il pittore nuovo crea un mondo i cui elementi sono i suoi stessi mezzi, un'opera sobria e precisa, senza oggetto. L'artista nuovo si ribella: non dipinge più (riproduzione simbolica e illusionistica) ma crea direttamente con la pietra, il legno, il ferro, lo stagno, macigni, organismi, locomotive che si possono voltare da tutte le parti, secondo il vento limpido della sensazione del momento.

Qualunque opera pittorica o plastica è inutile; che almeno sia un mostro capace di spaventare gli spiriti servili, e non la decorazione sdolcinata dei refettori degli animali travestiti da uomini, illustrazioni della squallida favola dell'umanità .Un quadro è l'arte di fare incontrare due linee, parallele per constatazione geometrica, su una tela, davanti ai nostri occhi, secondo la realtà di un mondo basato su altre condizioni e possibilità. Questo mondo non è specificato, nè definito nell'opera, appartiene alle sue innumerevoli variazioni allo spettatore.

La spontaneità dadaista.

L'arte è una cosa privata. L'artista lo fa per se stesso. L'artista, il poeta, apprezza il veleno della massa che si condensa nel caporeparto di questa industria. E' felice quando si sente ingiuriato: una prova della sua incoerenza. Abbiamo bisogno di opere forti, dirette e imcomprese, una volta per tutte. La logica è una complicazione. La logica è sempre falsa. Tutti gli uomini gridano: c'è un gran lavoro distruttivo, negativo da compiere: spazzare, pulire. Senza scopo nè progetto alcuno, senza organizzazione: la follia indomabile, la decomposizione. Qualsiasi prodotto del disgusto suscettibile di trasformarsi in negazione della famiglia è DADA; protesta a suon di pugni di tutto il proprio essere teso nell'azione distruttiva: DADA; presa di coscienza di tutti i mezzi repressi fin'ora dal senso pudibondo del comodo compromesso e della buona educazione: DADA ; abolizione della logica; belletto degli impotenti della creazione: DADA ; di ogni gerarchia ed equazione sociale di valori stabiliti dai servi che bazzicano tra noi: DADA ; ogni oggetto, tutti gli oggetti, i sentimenti e il buoi, le apparizioni e lo scontro inequivocabile delle linee parallele sono armi per la lotta: DADA ; abolizione della memoria: DADA ; abolizione dell'archeologia: DADA ; abolizione dei profeti: DADA ; abolizione del futuro: DADA ; fede assoluta irrefutabile inogni Dio che sia il prodotto immediato della spontaneità: DADA ."


Manifesto del Dadaismo (http://keynes.scuole.bo.it/ipertesti/arte_cinema/manifestodada.html)

Majorana
20-08-10, 03:06
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