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libertando
28-08-10, 16:13
Libertiamo con Fini e con Futuro e Libertà? Per essere ciò che siamo, liberali
Inserito il 31 luglio 2010
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Guarda anche: Berlusconi, centrodestra, Della Vedova, Falasca, Fini, Futuro e Libertà, liberali, Libertiamo, Palma
Libertiamo con Fini e con Futuro e Libertà? Per essere ciò che siamo, liberali

- Libertiamo con Fini? Della Vedova nel gruppo parlamentare Futuro e Libertà? Noi sappiamo che una parte del nostro “piccolo mondo liberale” – i lettori, gli autori ed i sostenitori di Libertiamo – è scettica nei confronti di questa scelta. Il rispetto che bisogna avere per le opinioni altrui, e soprattutto per le opinioni di chi ci è più vicino, impone che si spendano un po’ di parole sulle ragioni per cui – da liberali – abbiamo aderito all’iniziativa politico-parlamentare di Gianfranco Fini. A ciò che Benedetto Della Vedova ha scritto ieri e Carmelo Palma l’altroieri, provo ad aggiungere qualche considerazione, partendo dal fondo della storia, da uno stralcio del documento dell’Ufficio di Presidenza del PdL di giovedì sera

l’On. Fini e taluni dei parlamentari che a lui fanno riferimento hanno costantemente formulato orientamenti e perfino proposte di legge su temi qualificanti come ad esempio la cittadinanza breve e il voto agli extracomunitari che confliggono apertamente con il programma che la maggioranza ha sottoscritto solennemente con gli elettori.

Insomma, nel maggiore partito di centrodestra ritenere che sia opportuno ridurre i tempi per l’acquisizione del diritto alla cittadinanza italiana, magari per chi in Italia è nato, e concedere il voto alle elezioni amministrative a tutti i residenti, sostanzialmente sulla base della taxation e non della cittadinanza, è ufficialmente considerato censurabile. Non “minoritario” e nemmeno politicamente “inopportuno”, ma addirittura tanto confliggente con il programma del PdL da rappresentare una causa di incompatibilità politica tra chi ha queste idee e il PdL.

Voltandoci alle nostre spalle, e ripercorrendo gli ultimi diciotto o ventiquattro mesi della vita politica del centrodestra, scorgiamo vive e irrisolte le fratture tra questo PdL e la nostra idea di libertà, di paese e di politica: le strumentalizzazioni sul caso Englaro e sul testamento biologico; una narrazione della congiuntura economica ispirata al principio del “tutto bene, stiamo messi meglio degli altri”, slogan di copertura per l’immobilismo e strategia di sopravvivenza quotidiana (niente riforme, solo maquillage a scopo sondaggi); la promiscuità con certi satrapi illiberali del mondo – da Putin a Gheddafi passando per Lukashenko – lontana parente di una pur legittima realpolitik e sicuramente estranea all’atlantismo che aveva ispirato il governo Berlusconi 2001-2006; il “subappalto” all’esterno di alcuni temi cruciali per la vita della società (alla Lega Nord il federalismo fiscale, il contrasto dell’immigrazione clandestina e le politiche per la sicurezza urbana, alla Conferenza Episcopale la bioetica e i diritti civili); la logica dell’emergenza elevata a metodo di governo; la sensazione di occupazione politica del Tg1, così diversa dal rapporto che Berlusconi aveva saputo avere in passato con l’informazione e così simile a quella che l’antiberlusconismo andava dipingendo in passato; un pilastro delle nostre idee – il garantismo – usato come giustificazione dell’impunità dei potenti, e mai opposto, invece, al giustizialismo praticato nei confronti dei pezzenti (leggasi reato di clandestinità et similia).

Su questi temi, in questo arco di tempo, Libertiamo ha incrociato – non casualmente – Gianfranco Fini e la sua piccola ma ricca e problematica galassia culturale.

Saremo a lungo grati a Silvio Berlusconi per aver sdoganato in Italia la “rivoluzione liberale”, ma sedici anni per un cambiamento sempre annunciato, spesso elettoralmente “ricapitalizzato” e mai praticato hanno fiaccato prima le speranze e poi i nervi della costituency delle nostre idee. Che Berlusconi abbia deluso le aspettative liberali è un rospo che abbiamo inghiottito da un po’: quante volte ce lo siamo detti, in fondo? Per far degli esempi, chi tra noi non ha reagito con un misto di rammarico e scetticismo all’ultimo rilancio sulla modifica dell’articolo 41 della Costituzione, e così nelle ripetute promesse di taglio dell’Irap o di altre imposte? Quanta distanza c’è tra “La paura e la speranza” tremontiana e il programma economico di Martino del 1994 o finanche la riforma (anch’essa tremontiana) dell’Irpef del 2003?

Ed ecco che la domanda di molti è: “E con Fini tutto ciò sarà diverso?”. Se lo scetticismo è sempre comprensibile e legittimo, lo è meno il riflesso di chi giudica un leader e la sua iniziativa sulla base del “dna politico” e non sui dati di realtà e attualità. E’ sbagliato, a giudizio di chi scrive, “decodificare” Fini non per il suo presente politico, ma per il suo passato ormai sufficientemente remoto. Tanto più che questo passato, incomprensibilmente, per Fini sarebbe una condanna, e per altri – a partire dal Cavaliere – un’assoluzione. Noi abbiamo la pretesa di dire che Fini ha in mente il partito che avevamo creduto (o forse sperato) di poter creare, un partito aperto, moderno e plurale che guardi alle migliori esperienze di centrodestra europee ed americane. Non il “partito liberale” – per fortuna o purtroppo, ma questo è un altro discorso – ma un grande partito per la società aperta, in cui le nostre idee possano fattivamente contribuire alla costruzione di una seria e moderna piattaforma programmatica rivolta alla maggioranza degli elettori.

PS. Libertiamo sarà sempre se stessa (e per rincarare la dose in testa alla finestra del browser ora leggete: Libertiamo.it – Idee per una politica liberale, liberista e libertaria). Rompicoglioni eravamo e rompicoglioni restiamo.

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Piercamillo Falasca

Libertiamo con Fini e con Futuro e Libertà? Per essere ciò che siamo, liberali | Libertiamo.it (http://www.libertiamo.it/2010/07/31/libertiamo-con-fini-e-con-futuro-e-liberta-per-essere-cio-che-siamo-liberali/)

libertando
28-08-10, 16:15
Con Libertiamo, per l’egemonia liberale nel centrodestra
Inserito il 06 agosto 2010
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Guarda anche: Bonfante, Della Vedova, Fini, FLI, Futuro e Libertà
Con Libertiamo, per l’egemonia liberale nel centrodestra

- Le critiche mosse su questo giornale all’adesione di Benedetto Della Vedova al gruppo di Futuro e Libertà nascono da un assunto: che Fini non è un liberale. Non lo è per storia e formazione. E questa non è certo una novità. La conseguenza argomentativa ricavata dai lettori, tuttavia, è che Fini, liberale, non lo sarà mai. La composita formazione parlamentare costituitasi su sua iniziativa si configurerebbe, pertanto, come un mostruoso incubatore di quell’assistenzial-statalismo di tradizione aennina di cui la nascita del Pdl aveva definitivamente consegnato le spoglie al cimitero dei caduti (ideologici) novecenteschi.

Quell’assunto, a giudizio di chi scrive, è fattualmente infondato. Per almeno due ragioni. La prima: il percorso intellettuale compiuto da Fini nei tre lustri trascorsi. L’ex missino arrivato ad accogliere le suggestioni innovative e trans-ideologiche delle moderne destre europee (da Rajoy a Sarkozy a Cameron). Il passaggio dal conservatorismo ‘legge e ordine’ alle battaglie (liberali) sulle libertà civili, i diritti di cittadinanza, i temi eticamente sensibili. Battaglie per le quali – rammentiamo – Fini ha finito col pagare lo scotto dell’isolamento e dell’abiura da parte del suo stesso partito. Quel partito, il Pdl, non a caso nato con la parola ‘libertà’ nella sua ragione sociale!

La seconda ragione per la quale a nostro avviso le doglianze espresse dagli amici lettori meritano di essere ricondotte ad una più razionale ponderazione è che, in Futuro e Libertà, Della Vedova c’è in quanto liberale. C’è perché militante di quella missione da cui tutti qui, collaboratori ed amici lettori di Libertiamo, ci sentiamo ciascuno nel nostro ruolo investiti.

La linea di Libertiamo, come ha ribadito Piercamillo Falasca, non cambia.
Le posizioni critiche, come ha garantito Pasquale Annichino, continueranno ad essere incoraggiate.

Personalmente avanzo al lettore uno spunto di riflessione in più.
Credo che la prospettiva aperta con la nascita di Futuro e Libertà sia per Libertiamo strategicamente, culturalmente e politicamente profittevole. Credo infatti che della causa della libertà si possa finalmente fare, all’interno del centrodestra, quello che la Lega ha fatto per la causa del Nord: non una ma ‘la’ battaglia per recuperare alla sua mission primigenia l’azione di governo. E perché questo sia occorrerà fondamentalmente una cosa: che la visione liberale diventi – mi si passi il richiamo gramsciano – ‘egemonica’.

Prosaicamente, credo che con la nascita di Futuro e Libertà a Libertiamo si offra la chance – una pura velleità nel partito afono del leader – di sfoderare la lama delle ragioni liberali.
L’obiettivo che Libertiamo ha inseguito in questi anni – ricondurre la bussola della riflessione, oltre che dell’azione politica, del centro destra lungo il percorso (talvolta abbandonato, talaltra troppo timidamente battuto) della riduzione dello stato nella società e nell’economia italiana – ad avviso di chi scrive pare dunque avvicinarsi, con lo ‘sparigliamento’ del Pdl, non annichilirsi. Non smarrirsi in un indistinto ritorno alla pre-modernità aennina.

Su quali basi fondo questo ragionamento? Beh, su un fatto: il ruolo primario assunto da Della Vedova all’interno del nuovo gruppo parlamentare. Un peso politico nuovo per un liberale, niente affatto scontato e, per questo, niente affatto privo di costi che lo stesso Della Vedova avrà il dovere di onorare, non solo con la maggiore responsabilità all’interno dell’attività parlamentare, ma anche, mi si conceda, per il conto che tutti noi ‘militanti della libertà’ che in lui riponiamo fiducia non mancheremo di sottoporgli.

Opziono dunque questo ragionamento ad un ‘ma’ che – riconosco – più che eventuale è condizione dirimente. Il gruppo di Futuro e Libertà, pur se confinato per ora alla sola azione parlamentare, deve adesso chiarire – in maniera univoca e, possibilmente, tempestiva – quali sono le sue priorità. Quali, cioè, gli obiettivi in direzione dei quali orientare (e dare coerenza) ad un’attività politica che nei mesi a venire si fonderà, inevitabilmente, sul confronto con la maggioranza di governo.

È necessario che il contributo che Fli darà all’agenda di governo sia sostanziale, e sostanzialmente orientato agli impegni prioritari per il paese (oltre che per gli elettori di centrodestra): le liberalizzazioni e la riforma federale dello stato, la svolta radicale nel rapporto tra burocrazia e cittadini e tra fisco e imprese. Prioritario è ridurre peso ed estensione dello stato; prioritario eliminare le sacche di illegalità che si annidano nell’ipertrofia normativa (troppe leggi, nessuna legge: è nel far west che vive il Paese reale. E questo non è tollerabile non più e non solo in termini etici ma – anche e soprattutto – per le aberranti ricadute sul sistema economico nazionale). Prioritario portare al Sud il dizionario della responsabilità, cominciando a parlare agli individui, non agli establishment ostinatamente ancorati alla preservazione del pubblico come necessità
Sono queste le priorità dei finiani? Se si che lo dicano e si impegnino a perseguirle.

Futuro e Libertà fallirà se non saprà essere altro che un gruppo ‘contro’. Riuscirà, al contrario, se saprà agire in sede governativa come una ‘lobby’ libertaria, portatrice di quegli interessi modernizzatori e riformatori ai quale il Pdl è stato sin qui troppo colpevolmente sordo.

È una sfida, quella di Fli. È una sfida che comporta una buona dose di saggezza, di arguzia strategica ed anche di determinazione. In questo Libertiamo può offrire un contributo decisivo. Continuando sostanzialmente a fare quanto fatto con solida coerenza sino ad ora, confidando, come sempre, nel fondamentale ruolo – critico, stimolante – dei suoi lettori.
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Simona Bonfante