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Lord Attilio
09-03-19, 13:58
Intervista a Fidel Castro su Stalin

Tomas Borge: Per la maggior parte dei leader rivoluzionari dell’America Latina, l’attuale crisi del socialismo ha un autore intellettuale: Josif Stalin. Cosa ne pensa?
Fidel Castro: Non si può dire, non oserei dire così. Penso che Stalin abbia commesso errori enormi, ma ha anche avuto grandi successi. Credo che Stalin abbia avuto un ruolo importante nella Rivoluzione d’Ottobre e nella guerra contro l’intervento straniero dopo la rivoluzione, storicamente noto. Stalin svolse un ruolo importante nell’industrializzazione dell’Unione Sovietica, nella grande guerra patriottica e nella ricostruzione del Paese. Questi sono fatti oggettivi.

TB: Alcuni dicono che l’Unione Sovietica vinse la guerra nonostante Stalin…
FC: Tomas, ho avuto pareri critici per molti anni su Stalin in molte aree, quindi penso di avere l’autorità per cercare di essere obiettivo in tutto questo. Mi sembra che equivalga a semplicità storica attribuire a Stalin la colpa dei fenomeni accaduti nell’Unione Sovietica, perché nessun uomo poteva, in modo unipersonale, creare determinate condizioni. È come attribuire a Stalin i meriti di ciò che era l’Unione Sovietica, impossibile! Penso che sia stato lo sforzo di milioni e milioni di persone eroiche che permisero all’Unione Sovietica di emergere, che l’Unione Sovietica si sviluppasse, che diventasse una realtà e svolgesse un ruolo molto importante nel mondo a favore di centinaia di milioni di persone. Penso che il merito principale della Rivoluzione d’Ottobre, naturalmente, se pensiamo alle personalità, fosse Lenin; merito straordinario, singolare, rilevante e di gran lunga superiore agli altri leader. Dovrebbe essere preso in considerazione, prima di tutto, che l’Unione Sovietica ha la sfortuna che Lenin morì relativamente giovane; sarebbe stato necessario che Lenin vivesse altri 10, 15, 20 anni. Abbiamo studiato Lenin, tutti noi che conosciamo il suo pensiero, il suo enorme talento, ci rendiamo conto che Lenin sarebbe stato in grado di rettificare molti rivoluzionari sovietici dopo la sua morte, lo capisci? Quindi l’assenza di Lenin, il vuoto che intendo nell’ordine teorico, nell’ordine intellettuale, nella costruzione del socialismo nell’Unione Sovietica, è un fattore che ha molta importanza nelle cose che accaddero in seguito. Ora, ti ho detto che fui critico nei confronti di Stalin in molte cose; innanzitutto, criticavo le violazioni della legalità commesse da Stalin. Credo che Stalin abbia commesso enormi abusi di potere, questa è un’altra convinzione che ho sempre avuto. Credo che Stalin, devo parlare, a grandi linee, dei più grandi errori commessi, secondo me, da Stalin, nella politica agricola, per lungo tempo credette alle piccole proprietà e alla forma della proprietà privata; cioè, non sviluppò un processo progressivo di socializzazione della terra. Per diversi anni rimase una situazione: tutta la produzione di cibo dipendeva dai singoli appezzamenti, finché in un dato momento questi appezzamenti avevano dato tutto ciò che potevano dare e la produzione di cibo ristagnava completamente. Penso che il processo di socializzazione della terra avrebbe dovuto iniziare prima e avrebbe dovuto svilupparsi progressivamente. Mi sembra che fu molto costoso, nell’ordine economico e nell’ordine umano, il tentativo di socializzare la terra con un breve periodo storico e attraverso la violenza. Questo fu un grosso errore commesso durante la guida di Stalin. A proposito, posso raccontarti della nostra esperienza; più che con argomenti, possiamo ragionare coi fatti. Primo, non abbiamo fatto il tipo di riforma agraria che i sovietici fecero, né il tipo di riforma agraria che fecero i Paesi socialisti. Abbiamo dato la proprietà della terra a tutti i mezzadri, i coloni, i braccianti, a chi aveva della terra, ma le grandi proprietà non le dividemmo, non le frammentammo; Se l’avessimo fatto, avremmo squassato l’industria dello zucchero del nostro Paese, sarebbe stato terribile, quell’industria sarebbe quasi scomparsa; avremmo distrutto le possibilità di poter nutrire la popolazione, creando centinaia di migliaia di nuove tenute nel nostro Paese. Non l’abbiamo mai fatto, ma abbiamo conservato quelle unità. Certo, è molto facile giudicare in condizioni diverse. Forse i sovietici non avevano altra scelta che dividere tutto; se si tiene conto del momento in cui si trovavano, della povertà, della mancanza di risorse, del blocco e di tutti i problemi che subivano, non avevano altra scelta se non quel tipo di riforma agraria. Ammetto che la necessità li avesse costretti a farlo, quello che non credo è che nulla li abbia costretti a portare avanti un processo accelerato di collettivizzazione forzata, capisci? Ti ho detto che non abbiamo diviso, non abbiamo parcellizzato, abbiamo dato la proprietà a tutte quelli già in possesso di appezzamenti, ma abbiamo creato una proprietà statale che costituì la base per la produzione su larga scala dell’agricoltura. Si noti che il nostro Paese è uno dei Paesi che esporta il cibo più pro capite al mondo; alcun Paese al mondo esporta tanto cibo pro-capite quanto Cuba con così poca territorio. Si noti che esportiamo cibo per 40 milioni di persone ogni anno; abbiamo esportato cibo, negli ultimi 15 anni della Rivoluzione, a circa 40 milioni di persone; nonostante il fatto che la nostra popolazione stia crescendo, nonostante il fatto che abbiamo una superficie inferiore perché furono installate strutture di tutti i tipi, abbiamo un’elevata produzione pro capite di cibo. Se avessimo frammentato la terra, non saremmo stati in grado di farlo. Questa è una cosa che viene ignorata: quanto cibo pro capite esporta Cuba? Noi, per ogni cittadino, esportiamo cibo per quattro cittadini nel mondo, proprio perché non abbiamo fatto quel tipo di riforma agraria, abbiamo avuto abbastanza tempo per vederlo. Secondo, abbiamo dato la proprietà a quei contadini che già possedevano terre ma senza titoli di proprietà. Abbiamo sempre capito che piccoli appezzamenti di terra hanno possibilità limitate di produzione di terra; ma non abbiamo mai effettuato alcun tipo di cooperativizzazione forzata. Il processo di collaborazione tra i piccoli agricoltori, che ebbero un ruolo nella produzione agricola di Cuba e hanno una certa percentuale di terra, l’abbiamo fatto progressivamente, a poco a poco, e in dieci anni o più riuscimmo ad unire le terre del 50 percento dei piccoli proprietari. L’altro 50 percento esiste ancora, e l’abbiamo rispettato, lavoriamo con loro e portiamo avanti il nostro programma alimentare in coordinamento con loro, a prescindere dalle limitazioni tecniche del piccolo appezzamento, perché non è possibile utilizzare un’attrezzatura per l’irrigazione a perno centrale che irriga 100 ettari, è impossibile; non è possibile utilizzare l’aereo, né la combinazione di canna, né le più moderne e più alte tecniche di produttività. Tuttavia, non ci è mai venuto in mente di socializzare con la forza il 50 percento dei proprietari indipendenti rimasti dopo la costituzione delle cooperative; gli abbiamo dato sicurezza e promesso che se vogliono stare così per tutta la vita, staranno lì per tutta la vita e che rispetteremo sempre la loro volontà. Abbiamo condotto il processo di collettivizzazione tra i contadini indipendenti che possedevano la terra, terra che gli avevamo dato, sulla base della più rigorosa volontarietà. Ora, immagina già le conseguenze che avrebbe dovuto avere per un Paese che era in vasta maggioranza contadina, dove la terra fu inizialmente distribuita, forse come esigenza politica e sociale fondamentale, perché non potevano fare altro in quel momento, il processo di collettivizzazione forzata. Cioè, secondo me, il grande errore di Stalin.

TB: E tornando al tema della guida militare durante la seconda guerra mondiale, qual è la sua valutazione del ruolo di Stalin?
FC: Penso che la politica di Stalin alla vigilia della guerra fosse totalmente sbagliata. Puoi perfettamente spiegare le motivazioni di Stalin nella sua politica internazionale: penso che sia un fatto storicamente provato che volesse organizzare una coalizione contro Hitler. Perché? Ci sono documenti, ci sono prove di ogni tipo, ed è chiaro ed ovvio che le potenze occidentali, i Paesi capitalisti volevano far combattere Hitler contro l’URSS; è un fatto molto chiaro, evidente, provato nella storia, che Hitler fu visto con approvazione, anche con simpatia, e che il nazismo riceveva sostegno dalla borghesia in Germania come strumento contro il comunismo perché sebbene Hitler fosse un fanatico razzista, mostrò che tutte questo veniva perdonate perché si presentò da sostenitore della lotta al comunismo e tutto il mondo vide in Hitler lo strumento per distruggere l’Unione Sovietica. Quando iniziò la Seconda Guerra Mondiale, avevo 13 anni e già leggevo tutti i giornali; dalla guerra civile spagnola leggevo tutti i giornali, tutte le notizie internazionali, sempre con grande avidità. La Guerra Civile fu nel 1936, stavo per compiere 10 anni, e ricordo quasi come se le avessi appena lette molte notizie che arrivavano qui, perché nella fattoria di mio padre vivevano molti spagnoli e alcuni di loro non potevano leggere o scrivere. Erano divisi tra repubblicani e franchisti, e c’erano molti di questi spagnoli che istintivamente erano repubblicani, così mi chiesero di leggere il giornale. La cuoca di casa, tra gli altri, un galiziano di origine contadina, analfabeta, repubblicana di rabbia, sembra che per tradizione nel suo sangue avesse la ribellione contro feudalesimo e lo sfruttamento, le leggevo le notizie, e ricordo tutte le battaglie nelle Asturie, Teruel, dell’Ebro, le seguì parola per parola. Negli anni che precedettero la Seconda guerra mondiale, lessi i giornali e durante gli anni della guerra leggevo le notizie ogni giorno, per non parlare dei libri, sia riguardo agli eventi militari verificatisi allora, sia riguardo quelli politici del dopoguerra. Per 50 anni ho letto di questi fatti e quando iniziai avevo, come ti ho detto, 13 anni. Posso ricostruire nella mia mente molte cose e fare analisi politica di tutto ciò, analisi politica e persino militare. Non si può negare il fatto che le potenze occidentali abbiano spinto Hitler, finché Hitler non divenne un mostro, una vera minaccia. Né possiamo negare la straordinaria debolezza che le potenze occidentali avevano con Hitler e la sua condotta nei giorni che precedettero l’annessione dell’Austria, la famosa Anschluss; prima di tutto l’occupazione della Saar, dove era vietato inviare truppe, e anche prima dell’intervento di Hitler e Mussolini in Spagna. Furono i bombardieri e i piloti tedeschi che distrussero Guernica e che bombardarono Madrid, che uccisero centinaia di migliaia di spagnoli; furono tedeschi ed italiani con una chiara politica espansionistica che decisero, tra l’altro, la guerra. Tuttavia, accanto alla Repubblica spagnola non combattè alcun velivolo inglese, francese, statunitense; furono le brigate dei volontari internazionali che vi parteciparono. L’unico Paese che ha davvero aiutò fu l’URSS. Non si può negare storicamente che le armi con cui essenzialmente la Repubblica spagnola combatteva provenivano dall’Unione Sovietica, e gli aerei, i carri armati, l’artiglieria su cui che contava la Repubblica provenivano dall’URSS; quello che avevano i sovietici, glielo diedero, glielo mandavano. Quale altro Paese lo fece quando Hitler e Mussolini scatenarono la politica espansionistica? E alla fine raggiunsero il loro obiettivo, riuscirono a far sparire la Repubblica spagnola. Cosa fece l’occidente? Cosa fecero le potenze occidentali potenti in quel momento? Nel pieno di questi eventi, ci fu il riarmo tedesco. Cosa fece l’occidente per impedire il riarmo tedesco? Poi venne l’occupazione di tutte quelle aree europee in cui l’esercito di Hitler non poteva entrare. Più tardi i tedeschi annetterono l’Austria, si espansero. Poi arrivò Monaco e presero una parte del territorio dalla Cecoslovacchia, e più tardi, in breve tempo, occuparono il resto del Paese; influenza ed espansione tedesche si spostarono verso l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria, mandando forze dappertutto. Cosa fece l’occidente di fronte a questi movimenti? Lasciò l’URSS da sola, e l’URSS ebbe molta paura di quella manovra, vide che Hitler penetrava nel Danubio e un luoghi strategici e nulla, fu tollerato tutto ciò. Certo, ciò stimolava l’espansionismo di Hitler e la paura di Stalin, che porto a qualcosa che critico da tutta la vita, perché penso che fu davvero una flagrante violazione del principio: cercare la pace a tutti i costi con Hitler per guadagnare tempo. Nella nostra lunga vita rivoluzionaria, nella storia relativamente lunga della rivoluzione cubana, non abbiamo mai negoziato un solo principio per guadagnare tempo o vantaggio pratico. Penso che fu un errore enorme. Non dirò che fu solo colpa sua, credo che tutta la politica occidentale l’abbia trascinato verso quella posizione; ma cadde nel famoso Patto Molotov-Ribbentrop, quando i tedeschi stavano già cominciando a chiedere la consegna del corridoio di Danzica; fecero una serie di richieste alla Polonia e in quel momento fu stilato il patto. Per tutta la vita, dal momento che avevo coscienza politica e rivoluzionaria, nell’analizzare questi fatti, pensai che fu un enorme errore commesso dalla politica estera sovietica, da Stalin in quegli anni alla vigilia della guerra, La non aggressione, lungi dal dare tempo, lo ridusse il tempo, perché alla fine la guerra si scatenò. Naturalmente, quando Hitler attaccò la Polonia, ad Inghilterra e Francia non rimase altra alternativa e la guerra scoppiò.
Quali conseguenze portò la guerra? Tutte quelle azioni militari fulminee di Hitler, la successiva invasione della Norvegia, poi l’occupazione di Belgio ed Olanda, l’attacco alla Francia, la sconfitta di Francia e Inghilterra sulla terraferma. Il potere di Hitler aumentò in Europa; Mussolini entrò opportunisticamente in guerra credendo che fosse il momento del crollo della Francia, ed ogni mese che passava Hitler era più potente, più risorse umane, più risorse materiali, combustibili, minerali, tutto, e diventava il nemico molto potente per l’Unione Sovietica. Poi, anche in quel periodo, in quella situazione, ci fu una competizione tra Stalin e Hitler, visto che la guerra poteva aver luogo mentre Hitler si volgeva ad est, cercando di guadagnare posizioni, territorio, vantaggi strategici . Cosa penso di tutto ciò? Le ragioni di certe azioni sovietiche in quel momento hanno qualche peso? Se dici: qui c’è una popolazione russa e voglio proteggerla, non devo far venire i tedeschi, l’occuperò io. Lì, a mio parere, si verificò un altro grande errore: nel momento in cui la Polonia fu attaccata, inviare truppe ad occupare quel territorio conteso perché aveva una popolazione ucraina o russa, non lo so. Cosa penso sarebbe stata la migliore politica? Sono sicuro che se avessimo visto una situazione del genere avremmo fatto qualcos’altro. Noi, prima di dare l’immagine che attacchiamo la retroguardia del Paese invaso da Hitler, avremmo preferito invitare la popolazione a passare dall’altra parte del confine per proteggersi, ma non avremmo violato il confine del Paese e non avremmo combattuto quel paese qualunque fossero le differenze ideologiche, un Paese attaccato da Hitler. Penso che fu un errore dal punto di vista dei principi e dell’opinione pubblica internazionale. Penso che la guerra contro la Finlandia fu un altro abbaglio a cui penso da tutta la vita, sia dal punto di vista dei principi sia dal punto di vista del diritto internazionale; Questa è l’opinione che ho sempre avuto. Stava compiendo errori successivi che gli procurarono l’antipatia dell’Unione Sovietica in vasti settori dell’opinione pubblica mondiale, che mise i comunisti di tutto il mondo, molto solidali e stretti amici dell’Unione Sovietica, in situazioni estremamente difficili da difendere coll’opinione pubblica di quei Paesi, in ciascuno di quegli episodi, perché dovette diventare una specie di harakiri per i comunisti di tutto il mondo, erano gli anni dell’internazionale, difendendo l’Unione Sovietica. E direi che era giusto difendere l’Unione Sovietica. Non potevano lasciare l’URSS a prescindere dai loro errori, ma erano costretti a difendere cose impopolari ed ostili come il Patto Molotov-Ribbentrop, l’occupazione di una parte del territorio polacco e la guerra in Finlandia. Visto che ne parliamo, colgo l’occasione e ti dico che non ho mai affrontato questi problemi con nessun giornalista. Credo che siano stati anche errori politici ed errori di principio, che non avremmo mai commesso. Credo che la storia della Rivoluzione cubana sia un argomento che dimostra cone ragiono, perché la Rivoluzione non ha mai commesso una violazione dei principi; mai la Rivoluzione, per alcun motivo o convenienza nazionale, abbandonò alcuna giusta causa in questo mondo, né abbandonò un singolo movimento rivoluzionario nonostante avessimo come avversario un Paese e un governo potenti come gli Stati Uniti. La storia della rivoluzione mostra che non abbiamo mai violato dei principi. Le cose che ho menzionato sono in contrasto coi principi, con la dottrina; sono in disaccordo, anche alla saggezza politica. Sebbene sia vero che dal settembre 1939 al giugno 1941 trascorsero un anno e nove mesi per il riarmo dell’URSS, in quel periodo chi divenne molto più forte, cinque volte più forte, dieci volte più forte, fu Hitler. L’URSS avrebbe potuto aumentare il potere militare a un costo politico e morale molto alto, ma Hitler era dieci volte più potente in quel momento. Se Hitler fosse entrato in guerra nel 1939 contro l’Unione Sovietica, vi dico che avrebbe fatto meno danni di quanto non fece nel giugno del 1941 e avrebbe subito la stessa sorte di Napoleone Bonaparte. Non solo coll’esercito sovietico, che era una realtà e aveva molti ufficiali coraggiosi ed esperti, esperti nelle guerre del tempo della Rivoluzione d’Ottobre: un popolo sempre combattivo e coraggioso. Con la partecipazione del popolo alla guerra irregolare, l’Unione Sovietica avrebbe sconfitto Hitler. Certo, a mio parere, è stato e l’ho sempre visto come grande errore di Stalin e della leadership sovietica. Infine, il carattere di Stalin, la sua terribile sfiducia nei confronti di tutto ciò, lo portò a commettere altri gravi errori: uno di essi fu quasi cadere nella trappola degli intrighi tedeschi e compì una tremenda, terribile, sanguinosa epurazione delle forze armate decapitando, praticamente, l’esercito sovietico alla vigilia della guerra. Un altro errore molto grave fu nel giugno 1941, quando i tedeschi concentrarono milioni di uomini, migliaia e migliaia di aeroplani, decine di migliaia di carri armati e autoblindo, centinaia di divisioni tedesche, romene, ungheresi, finlandesi ai confini e che di fronte a un’evidente aggressione era impossibile nascondere quei piani di aggressione, persisteva testardamente nella teoria che si trattava di una provocazione, che tutto ciò che gli veniva detto e tutto ciò che lo informava era una provocazione e adottò la politica dello struzzo, infilando la testa in un buco. Non mobilitò le truppe, e alcun Paese, quando vede che un’aggressione è imminente, la prima cosa che deve decretare è la mobilitazione generale. Un Paese come l’Unione Sovietica, che poteva mobilitare molti milioni di uomini, contadini, soldati, lavoratori; l’intera popolazione e che aveva migliaia di aeroplani e di carri armati, invece di mobilitarsi, anche se progressivamente, ma mobilitandoli, o dichiarando la mobilitazione generale tempestiva e immediata, a mio parere, adottò una posizione assurdo, troppo prudente, straordinariamente cauta, potremmo dire eccessivamente cauto, per non dare a Hitler un pretesto, e quindi non mobilitò l’esercito, non decretò la mobilitazione generale. Quindi, immagina, cosa succede? Dopo tutti gli errori precedenti, risalenti al 1941, attaccarono di sorpresa l’Unione Sovietica il 22 giugno; penso che fu un fine settimana, un sabato o una domenica.
Come puoi attaccare con milioni di uomini di sorpresa? C’è stata, tuttavia, sorpresa e un Paese smobilitato fu attaccato. Si scopre che gli ufficiali e molti soldati erano in viaggio il giorno dell’attacco, l’aviazione in prima linea, negli aeroporti di prima linea. Per me, è sempre stato molto chiaro che ciò che avrebbe dovuto fare in quel momento era la mobilitazione generale totale, il ripiego in profondità dell’aviazione e altre misure simili. Se non aveva intenzione di attaccare, se aveva intenzione di adottare una politica difensiva, in quelle condizioni doveva ritirare in profondità tutta dell’aviazione, mobilitare l’intera riserva, concentrarla tutta nei punti strategici, avere il massimo allarme al combattimento per tutti gli uomini in prima linea, e Hitler non avrebbe potuto attaccare di sorpresa e raggiungere i gravi risultati iniziali. Quando l’invasione della Jugoslavia ebbe luogo, forse ritardando l’attacco di Hitler di poche settimane, l’Unione Sovietica doveva essere mobilitata. E se ciò fosse accaduto nel 1941, sono assolutamente sicuro che l’esercito di Hitler si sarebbe schiantato contro l’esercito sovietico in profondità e non avrà circondato milioni di uomini, non avrebbe fatto centinaia di migliaia di prigionieri nelle prime settimane di guerra, non avrebbe distrutto quasi tutta l’aviazione il primo giorno, e non avrebbe causato l’enorme distruzione che delle prime settimane e mesi di guerra. Non sarebbe arrivato a Mosca, a Kiev, a Stalingrado, alcuna di queste parti; era impossibile, quell’immenso Paese avrebbe inghiottito gli eserciti tedeschi se il suo popolo, le sue forze fossero state mobilitate. Penso che la storia del mondo sarebbe stata altra, persino, e la Seconda Guerra Mondiale, se l’Unione Sovietica avesse fatto ciò che avrebbe dovuto fare alla vigilia dell’aggressione tedesca, la guerra non sarebbe finita a Berlino, ma in Portogallo se gli hitleriani avessero ceduto tutti i Paesi.

TB: I sovietici avrebbero occupato tutta l’Europa, almeno fino alla Francia.
FC: Chiaro, se sconfiggevano Hitler a Berlino, non avrebbero dovuto continuare ad avanzare, o se lo sconfiggevano ai confini occidentali della Germania; ma Hitler aveva occupato la Francia, non aveva occupato la Spagna dove, tuttavia, c’era un governo correlato. Quindi, se combateva fino alla fine, dico che la guerra finiva in Portogallo, non ci sarebbe stato nemmeno un Secondo Fronte, le truppe nordamericane non sarebbero sbarcate in Europa. Ne ho l’assoluta sicurezza, l’ho sempre avuta, quando analizzavo questi eventi. Con questo ho elencato i principali errori di Stalin, naturalmente, ho incluso gli abusi di potere, le violazioni della legalità e gli atti di crudeltà che Stalin effettivamente commise Questo è, a mio avviso, l’insieme degli errori fondamentali.

TB: Quali erano, secondo te, i meriti di Stalin?
FC: Se si parla in modo approssimativo dei meriti di Stalin, c’è il merito di aver stabilito l’unità dell’Unione Sovietica, consolidando ciò che Lenin aveva avviato, l’unità del partito, diede slancio al movimento rivoluzionario internazionale, e certamente l’industrializzazione dell’Unione Sovietica fu un grande successo, un grande sforzo e un grande merito di Stalin, e penso che fosse decisivo nella capacità di resistere dell’Unione Sovietica. Un grande merito di Stalin, o del collettivo che era con Stalin, ma dato che gli danno tutta la colpa, meriti ed errori sono stati individuati, anche se c’erano molti pregi e molti errori, un grande successo fu il programma di trasferimento dell’industria bellica e delle industrie strategiche in Siberia e nelle profondità dell’Unione Sovietica. Penso che in guerra, una volta iniziata, sapeva come guidare l’Unione Sovietica. Ebbe alcuni primi momenti di grande confusione; ciò è storicamente provato, questo è quello che mi disse Mikojan: come furono le prime ore di Stalin. Era molto amaro, poiché tutte le premesse erano fallite, dato che le informazioni ricevute non erano provocatorie, poiché l’attacco a sorpresa si verificò, poiché Hitler causò una grande distruzione, per diverse ore, penso anche diversi giorni, fu in un grande smarrimento, finché non reagì e divenne un capace capo militare, perché nessuno tranne lui poteva esercitare quelle funzioni, nessuno aveva l’autorità, il prestigio, il potere per svolgere quel ruolo, e poi si dedicò alla difesa dell’Unione Sovietica e, secondo molti generali, Zhukov e i più brillanti generali sovietici, Stalin svolse un ruolo importante nella difesa dell’Unione Sovietica nella guerra contro il nazismo. Questo è riconosciuto da tutti.
Penso che sia giunto il momento di un’analisi imparziale del personaggio e non dargli la colpa di tutto ciò che successe perché, dopo tutto, l’Unione Sovietica che conoscevamo era molto potente, che solo quattro anni dopo l’esplosione delle bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki, che diedero il monopolio dell’arma nucleare agli Stati Uniti, aveva già l’arma nucleare, e subito dopo l’arma termonucleare, e non ci volle molto per avere i vettori di queste armi. Era in grado di sviluppare la missilistica, i voli spaziali, di raggiungere straordinari livelli di sviluppo e produzione industriale ed alimentare. L’Unione Sovietica a volte produceva più di 200 milioni di tonnellate di cibo; ciò che produceva l’Unione Sovietica quando iniziò la Seconda guerra mondiale erano solo 50 o 60 milioni di tonnellate di grano. Ora non mi riferirò a questo, ma l’Unione Sovietica che conoscevamo era un’Unione Sovietica molto ricca, con enormi risorse economiche, in materie prime, industriali, scientifiche; cioè, quello che era noto era una superpotenza, l’Unione Sovietica era una vera superpotenza. Ora, Stalin aveva qualcosa a che fare con lo sviluppo di questa superpotenza? Doveva. In che modo incolpare Stalin, semplicemente, per tutto ciò che è successo nell’Unione Sovietica? Penso che sarebbe una semplicità storica, e non sono soddisfatto dell’accettazione di un’accusa simile. È come dire che il colpevole era Lenin per aver guidato la rivoluzione socialista, aver preso il Palazzo d’Inverno e costituito il governo sovietico e tutto queste cose. Quante persone potrebbero essere incolpate di quel percorso? Finiscono per incolpare Dio di non dare a Lenin più salute per vivere 15 o 20 anni in più. Non voglio scherzarci, anche se potrei dire alcune cose divertenti; ma la verità è che dopo aver ricevuto uno Stato potente e averlo distrutto in pochi anni, dopo aver fatto in pochi anni ciò che Hitler non poté, cosa che la reazione mondiale non poté fare, disintegrando un Paese così potente, di 280 milioni di cittadini, è una grave responsabilità a cui la storia sarà incaricata di rendere giustizia, coll’imperialismo ha raggiunto tali obiettivi senza sparare un colpo. Dobbiamo essere obiettivi, analizzare tutti gli errori politici e di principio commessi da Stalin, analizzare i successi e approfondire i fattori che veramente portato alla distruzione dell’Unione Sovietica e alla reale responsabilità di ciascuno. La costruzione del socialismo nell’URSS fu la prima di queste esperienze nella storia dell’umanità. Non c’è stato alcun processo rivoluzionario senza errori, non c’è stata rivoluzione senza grandi errori. Pensa alla rivoluzione francese, alle rivoluzioni classiche, alle rivoluzioni storiche. Pensa nella sfera latinoamericana alla rivoluzione messicana, un importante evento storico che precedette la rivoluzione bolscevica; C’era tutto: violenza, violazioni della legalità. E in Francia, c’erano o non c’erano? E quando arrivò la Restaurazione, c’erano altre violazioni della legge? In tutte le rivoluzioni si sono verificati questi fenomeni. Ho davvero detto di esser orgogliosi di aver commesso minimi errori e di non aver commesso molti degli errori commessi in tutte le altre rivoluzioni. Potrei elencarli, ma non ne parliamo ora. Ma una rivoluzione potrebbe essere concepita nel vecchio impero degli zar senza molti errori? Non potrebbe. Tuttavia, c’è stata una rivoluzione con molti errori e molti successi, Thomas, che ebbe un ruolo trascendente nel mondo, perché l’esistenza dell’Unione Sovietica e le lotte dell’Unione Sovietica accelerarono il processo rivoluzionario nel mondo: impedì all’umanità di cadere sotto il dominio fascista; accelerò il processo rivoluzionario in Cina, un evento di singolare importanza, aiutò l’indipendenza del Vietnam, ail movimento di liberazione in Africa e altrove, e diede spazio ad altri popoli per vivere in un mondo che conosceva gli antagonismi delle due grandi potenze, che per coloro che non volevano cadere sotto il giogo dell’imperialismo yankee significò un enorme vantaggio, che andò perduto quando l’Unione Sovietica scomparve.

Intervista a Fidel Castro su Stalin ? Aurora (http://aurorasito.altervista.org/?p=5835)

Lord Attilio
14-05-19, 00:34
Lo yanquee e il moderno

José Martí mostrò nelle sue cronache il volto reale degli USA e lottò contro la tendenza semplicistica di confondere «lo yanquee» e «il moderno». L’idea martiana del «progresso» non si riduceva al pragmatismo statunitense: includeva la ricchezza spirituale, la pienezza dell’essere umano, la sua libertà.

Identificare «lo yanquee» con «il moderno», con «il progresso», era già un’idea estesa quando Martí viveva negli USA. Fioriva tra i cubani annessionisti e latinoamericani, affascinati da un grande paese con una rapida crescita economica e una democrazia in apparenza perfetta. Roberto Fernández Retamar precisa che per vivere «in quella nazione, nel
momento in cui si trasforma da paese pre - monopolista in paese monopolista e imperialista, Martí comprende angustiato che il suo prossimo passo […] sarà lanciarsi sul resto dell’America e prima di tutto su Cuba ».
Per quello mostrò nelle sue cronache il volto reale degli USA e lottò conto l tendenza semplicistica di confondere «lo yanquee» e «il moderno».
L’idea martiana del «progresso» non si riduceva al pragmatismo statunitense: includeva la ricchezza spirituale, la pienezza dell’essere umano,la sua libertà.
Anche se si scontrò con editori e padroni di quotidiani, riuscì a denunciare i mali che affiggevano e affliggono ancora, aggravati, gli Stati Uniti, e in particolare il culto del denaro come senso stesso dell’esistenza umana.
Il denaro sì, questo Diavolo peloso e felice attorno al quale danzavano e danzano ancora oggi politici, banchieri, legulei, tutta una sordida fauna.
Le leggi americane hanno dato al nord un alto grado di prosperità (annota Martí) e lo hanno elevato anche al più alto grado di corruzione…
Sia maledetta la prosperità a questo prezzo !».
La storia che segue è conosciuta e insultante: dopo la morte in combattimento di Martí e Maceo, il Maine, l’intervento che strappò la vittoria ai mambì e l’occupazione militare.
Tra il 1898 e il 1902 si aperse una «confusa tappa», disse Marial Iglesias, nella quale «lo smantellamento della dominazione coloniale spagnola» coincise con il tentativo di modellare Cuba secondo «il modello di modernità e progresso delle autorità nordamericane». I negozi di barbiere cominicarono a chiamarsi barber shops; le botteghe, groceries; e la frase English Spoken Here si collocò nelle vetrine. I ricchi celebravano teas e garden parties e passavano l’estate in yacht clubs.
Circa 1 300 maestri elementari frequentarono un corso ad Harvard nel 1900. Fu un progetto per formare annessionisi, che a loro volta irradiassero anessionismo verso le nuove generazioni ed ebbe un effetto contrario. Molto di quanto appreso là diede risorse per inculcare patriottismo al ritorno.
S’inaugurò la Repubblica plattista, e gli USA fecero l’impossibile per assorbirci spiritualmente, Cuba divenne un laboratorio dell’industria culturale yankee. Nell’isola si tradussero e si stamparono riviste per la regione sulla bontà del modo di vivere del nord e si tradussero in spagnolo serie televisive popolari.
Hollywood regnava sulle sale cinematografiche con un concorrente di qualche peso nel cinema messicano e uno minimo nell’argentino.
In quegli anni si moltiplicarono gli yankofili, gli ammiratori sfrenati di tutto quello che veniva dal parariso del Nord. Ma crebbe anche la resistenza all’assorbimento.
Cintio Vitier avvertiva nel 1957 che «siamo vittime della più sottilmente corruttrice influenza mai sofferta dall’emisfero occidentale»: il modo di vivere yanquee. E aggiungeva : «L’essenza dell’ingenuo american way of life, è distruggere la sostanza dalla radice dei valori di tutto quello che tocca».
Com’è stato possibile resistere a tali aggressioni in condizioni così svantaggiose? Ci furono tre fattori vitali: la nostra cultura popolare, quella meticcia, vigorosa; l’impegno degli intellettuali d’avanguardia e il tacito lavoro dei maestri della scuola pubblica cubana.
Il trionfo del 1959 diede un colpe devastante alla yancofilia ed emancipò la Patria attraverso la cultura. Ci liberò della colonia, ci rese liberi, ci formò come antimperialisti; e non fomentò mai rancori verso i popolo statunitense. Fidel disse con orgoglio che Cuba era uno dei pochi paesi del mondo dove non era mai stata bruciata una bandiera degli USA.
Senza dubbio da alcuni anni sembra rinata l’identificazione tra«lo yanquee» e «il moderno». Gente che vuole attrarre clienti con l’uncino della «modernità» utilizza simboli del Nord: berretti di Santa Claus, nomi in inglese per battezzare spazi diversi, costumi di personaggi di Disney o di Halloween.
Cintio preparò I quaderni martiani nel 1994. Di fronte al possibile ritorno di posizioni annessioniste, propose ai maestri « di commentare ampliamente con i nostri alunni più grandi, l’articolo “Il rimedio annessionista», convinto che «lo scudo invulnerabile della nostra storia si chiama José Martí».
Oggi, di fronte a un Impero sempre più esasperato e aggressivo, Martí, Fidel, Maceo, Céspedes, i fondatori della nazione, ci nutrono quotidianamente.

Lo yanquee e il moderno ? Cultura ? Granma - Organo ufficiale del PCC (http://it.granma.cu/cultura/2019-05-13/lo-yanquee-e-il-moderno)

Lord Attilio
15-05-19, 16:35
Raùl Capote a Sant’Angelo Romano – LA GUERRA CHE CI FANNO

Patria Socialista e ANPI Sandro Pertini Sant’Angelo Romano sono orgogliosi di presentare il libro

La Storia mai raccontata della Cia e della dominazione statunitense sul resto del mondo.

Con l’autore, Raúl Antonio Capote, ex agente segreto cubano infiltrato nella Cia

«Tramite la cultura si impone al nemico la propria volontà e si inculcano concezioni del mondo, valori e attitudini: “Alla lunga l’apparato politico non può difendere vittoriosamente in guerra, o imporre in pace, quello che la cultura nega». Gli enormi e ben equipaggiati eserciti imperiali, possono contare oggi su poderose armi culturali: “Con operazioni di penetrazione, di indagine motivazionale, di propaganda e di educazione, gli apparati politici ed economici hanno assunto il compito di operare nel corpo vivente della cultura. L’operazione ha come strumento chirurgico un arsenale di simboli; come campo il pianeta, come preda la coscienza umana. I suoi cannoni sono i mezzi di comunicazione di massa, i suoi proiettili, le ideologie».

RAÚL ANTONIO CAPOTE
Nato a L’Avana nel 1961, dal 1990 al 2000 riesce a infiltrarsi nella Cia, contribuendo così a depotenziare le manovre con le quali gli Stati Uniti tentano di destabilizzare Cuba. Professore di storia, cultura e letteratura cubana, ha pubblicato, tra le altre cose, il libro Un altro agente a L’Avana (2015), dedicato alla sua esperienza di agente segreto. E’ stato da poco nominato Capo della Redazione Internazionale del “Granma”, organo ufficiale del Partito comunista cubano.

Raùl Capote a Sant?Angelo Romano ? LA GUERRA CHE CI FANNO (http://www.patriasocialista.it/raul-capote-a-santangelo-romano-la-guerra-che-ci-fanno/)

Lord Attilio
20-05-19, 16:40
Raúl Castro: Il Partito Comunista continuerà ad appoggiare il nuovo Presidente

Dopo l’assegnazione dell’incarico a Miguel Díaz-Canel come Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri di Cuba, il Generale d’Esercito ha preso la parola per chiudere la seconda sessione plenaria della Nuova Assemblea Nazionale del Potere Popolare.


http://it.granma.cu/file/img/2018/04/medium/f0019521.jpg

Photo: Estudio Revolución
Il Generale d’Esercito comincia il suo discorso di chiusura di questa sessione dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare di Cuba ricordando la vittoria dell’Isola sull’invasione mercenaria a Playa Girón. Quel momento rivestì una grande importanza soprattutto quando Fidel dichiarò il carattere socialista della Rivoluzione, ha indicato.
Poiha segnalato l’opportunità di riconoscere il lavoro svolto dalle commissioni elettorali e delle candidature a tutte le istanze, così come l’insieme delle istituzioni che hanno collaborato per un buon svolgimento delle elezioni. Ugualmente ha felicitata l’elezione dell’Assemblea Nazionale per il Consiglio di Stato del paese.

MIGUEL DÍAZ-CANEL

Raúl, parlando di Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, nuovo presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri di Cuba, ha segnalato il suo lavoro come ingegnere, e il suo lavoro come ufficiale delle FAR. Poi come quadro professionale dell’Unione dei Giovani Comunisti, da dove lentamente ascese sino a divenire un quadro professionale del Partito.
Ha segnalato che Díaz- Canel, durante il Periodo Speciale e coincidendo con la tappa più sensibile, fu membro del Comitato Provinciale del Partito in Villa Clara, dove restò nove anni. Poi passò sei anni a Holguín.
«Lui è nato a Villa Clara, dove restò abbastanza dato che era un territorio che conosceva bene; dopo fu inviato in una delle grandi province dell’oriente, Holguín, come facemmo con una decina di giovani, la maggioranza dei quali giunse al Burò Politico, ma non riuscimmo a concretare la loro preparazione. Lui è stato l’unico sopravvissuto, direi esagerando» racconta Raúl.


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Diaz -Canel è membro del Comitato Centrale dal 1991 e fu promosso al Buró Politico 15 anni fa. Ha realizzato missioni in Nicaragua e si è laureato nel Collegio di Difesa Nazionale. Nel 2009 fu nominato Ministro d’Educazione.
15 anni fa fu eletto Primo Vicepresidente dei Consigli di Stato e dei Ministri; e da allora «un gruppo di membri del Burò Politico abbiamola sensazione d’aver fatto centro», ha detto, riferendosi alle attitudini di Díaz- Canel per assumere l’incarico attuale, come base delle quali fece spiccare il suo lavoro come responsabile nella sfera ideologica del Comitato Centrale del Partito.
Parlando al compagno Machado gli ha detto che noi siamo quelli che vanno criticati perché non garantiamo meglio la preparazione di questi compagni per far sì che occupino importanti incarichi nelle istanze del Partito e del Governo. Io gli ho detto che con 15 anni [Díaz-Canel può aver passato tre anni per 5 province del paese per conoscerle più profondamente. Allora si deve prestare più attenzione alla preparazione dei quadri, ha segnalato il Generale,
Immediatamente Raúl ha indicato che l’elezione di Díaz-Canel ora non è casuale: «per la sua preparazione è il migliore e sappiamo che per la sua dedizione avrà un successo assoluto nell’impegno che gli ha assegnato il nostro organo superiore del Potere Popolare».
Il compagno Díaz-Canel non è un improvvisato, e negli anni ha dimostrato la sua capacità di lavoro, la solidità ideologica e l’impegno verso la Rivoluzione.
La sua crescita non è stata frutto di premura. Il suo caso non è stato come altri dove abbiamo commesso l’errore di accelerare il processo, ha puntualizzato.

IL NUOVO CONSIGLIO DI STATO

Referendosi alla composizione del Consiglio di Stato appena eletto, Raúl ha parlato di Salvador Valdés Mesa, del quale ha segnalato l’impegnata carriera di servizio alla Rivoluzione e come il trionfo del 1959 lo sorprese lavorando in una fattoria. Formò parte dei giovani che parteciparono alla costituzione dell’Unione dei Giovani Comunisti, e giunse ad esserne il Segretario Generale; partecipò alla costruzione del Partito Unito della Rivoluzione Socialista in varie zone di Camagüey.
Nel 1995 fu designato Ministro del Lavoro e la Sicurezza Sociale. Lentamente ascese divenendo Segretario Generale della Centrale dei Lavoratori di Cuba, dove rimase sino al 2013, quando fu eletto Vicepresidente del Consiglio di Stato. È membro del Comitato Centrale dal 1991 e del suo Burò Politico da 10 anni.
Di Machado, al quale è unito da 60 anni di lotta rivoluzionaria, ha detto solo che costituisce un esempio di modestia e dedizione senza limiti al lavoro.
«È anche un poco severo come sanno molti di voi», ha detto tra i sorrisi ed ha aggiunto che «d’ora in avanti concentrerà i suoi sforzi come Secondo Segretario del Comitato Centrale».
Ha citato a parte Mercedes López Acea, che ha svolto un encomiabile lavoro di 8 anni come membro del Burò Politico e al fronte del PCC a L’’Avana, ed ha annunciato che passerà prossimamente ad occupare nuove funzioni.

ASSEMBLEA NAZIONALE DEL POTERE POPOLARE

L ‘Assemblea Nazionale del Potere Popolare riflette il 42% di rinnovo e una rappresentazione femminile del 48,4%, e i due dati sono stati segnalati dal Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito, che ha chiamato a non retrocedere di un millimetro nello sforzo perche le donne, i giovani e le persone di colore occupino posti decisivi nella vita della nazione.
«Questa Assemblea è un esempio, vediamo il curriculum di ognuno di loro, ma è stato faticoso. Per questo non possiamo retrocedere di un millimetro ed è un tema che non possiamo lasciare alla libera spontaneità».
Ugualmente ha indicato com’è ringiovanito il Parlamento cubano, in cuil’età media è calata. «Sono passati gli anni e non ce ne accorgiamo. Tre donne sono state elette vicepresidenti del Consiglio di Stato, due di loro sono negre, ma non è per il colore della pelle, ma per le loro qualità e questo forma parte di quant adottato nel Congresso del Partito sula politica dei quadri».
«Corrisponde al Partito, allo Stato e al Governo realizzare e far realizzare con la dovuta intenzionalità la promozione di giovani, donne e meticci negli incarichi che garantiscono la cava della Rivoluzione, senza ripetere gli errori già commessi», ha segnalato.
Poi ha salutato la ratificazione della presidenza dell’Assemblea Nazionale, e la proposta di Díaz-Canel, come permette la Costituzione, per far sì che si conosca il Consiglio dei Ministri nella prossima sessione dell’ Assemblea, che si realizzerà in luglio, perchè questo permetterà di contare su un tempo prudente per i movimenti dei quadri da realizzare.
«Per quel che mi riguarda continuerò nel mio impegno come Secondo Segretario del Comitato Centrale del PCC, nel mio secondo e ultimo mandato che termina nel 2021, quando termineremo il passaggio alle nuove generazioni. A partire da allora sarò un altro soldato assieme al popolo, difendendo questa Rivoluzione».
«Perchè non ci siano dubbi desidero sottolineare che il PCC nella figura del suo primo segretario continuerà ad appoggiare il presidente», ha aggiunto il Generale.
«Sentiamo insieme al popolo una profonda soddisfazione per l’opera della Rivoluzione e ci riempie di felicità e di fiducia vedere con i nostri stessi occhi il trasferimento alle nuove generazioni della missione di difendere quest’opera», ha sostenuto.

LA GIOUVENTÙ CUBANA AL CENTRO

Parlando delle nuove generazioni ha allarmato che una delle insidie permanenti del nemico è penetrare, confondere e allontanare la gioventù dagli ideali dell’opera e la cultura rivoluzionaria, portandoli verso una mercificazione dei sentimenti e al disinteresse per l’etica, la solidarietà e il senso del dovere.


LA NUOVA COSTITUZIONE

L’attualizzazione della Costituzione della Repubblica ha fatto parte del discorso del Generale d’Esercito, che si è riferito a quei cambi che s’introdurranno nella stessa e saranno sottoposti a pubblico referendum.
«Anticipo, ha chiarito, che nella prossima costituzione non ci saranno cambi nell’obiettivo strategico del Partito, che il nostro popolo appoggerà come nel 1976». Quell’anno i cubani votarono a favore della Carta Magna
attual con il 98 % d’appoggio.
Poi ha puntualizzato che nel Plenum del Comitato Centrale realizzato nel marzo di quest’anno è stato analizzato lo stato economico e sociale della nazione.
«La nuova costituzione è in ritardo perchè non c’è stata la partecipazione degli organismi dalla base per l’adeguata implementazione delle politiche adottate.
Non ci siamo mai fatti illusioni che sarebbe stato un processo corto e facile, perchè le sue dimensioni toccano tutti i settori della società e dovevamo vincere l’egualitarismo e le sue negative sequele nell’economia nazionale», ha aggiunto.
«Durante il V Plenum del Comitato Centrale del Partito é stata esposta la necessità di riformare la costituzione in accordo con quanto avvenuto nell’ordine politico e sociale».
Per questo Raúl ha informato che nella sua prossima sessione l’Assemblea Nazionale creerà una commissione di deputati che presenterà un testo che sarà poi dibattuto dai deputati e dal popolo.

LA VITA ECONOMICA NAZIONALE

Nel caso del contesto socioeconomico della nazione, ha assicurato che proseguirà l’esperimento delle cooperative non agricole e a proposito della doppia moneta ha riferito che continua a dare seri problemi, come la riforma salariale. Ed ha anche indicato la necessità di una politica di comunicazione coerente.
Poi ha ricordato le difficili circostanze in cui si è dovuto sviluppare l’economia del paese e i gravissimi danni provocati dall’intensa siccità degli ultimi 3 anni e dai recenti uragani che hanno colpito la maggior parte del paese.
Per ciò che riguarda il debito estero ha segnalato che si è lavoratao a nuovi negoziati che hanno aiutato a liberare le nuove generazioni da una spada di Damocle con la conseguente restituzione del prestiti del paese nei settore del credito.
Il Generale d’Esercito si è complimentato per la sua attuazione in questo processo con il Ministro d’Economia, Ricardo Cabrisas.
Ha poi fatto un richiamo al risparmio delle risorse, sostenendo che chiediamo sempre troppo, per cui si deve pianificare meglio.
«Difendere l’unità, resistere e resistere, questo è il dovere dei rivoluzionari », ha detto.

VIII VERTICE DELLE AMERICHE

In quanto ai temi di politica estera, il Generale d’Esercito non ha potuto tralasciare il VIII Vertice delle Americhe, marcato dall’atteggiamento egemonico degli Stati Uniti, il cui impegno con la Dottrina Monroe è stato ratificato, soprattutto dalle’esclusione del Venezuela da questo evento internazionale.
«Si sapeva che avrebbero montato uno spettacolo e Cuba è andata a Lima con diritto proprio e la fronte alta e questo conferma la determinazione dei cubani di difendere i loro principi e i loro valori. La delegazione cubana con quella della Bolivia e di altri paesi, hanno impedito ch si mostrasse un fronte unico contro il Venezuela. Gli interventi del nostro cancelliere, a nome del governo e del popolo cubano, sono stati una degna risposta contro i contenuti dell’ingerente discorso del vicepresidente degli Stati Uniti» ha indicato Raúl.
«I membri della società civile hanno difeso con brio la voce di Cuba e dei popoli dell’America. Approfitto dell’opportunità per complimentarmi con tutti membri della delegazione cubana che hanno partecipato a questo Vertice», dijo.
Il Generale d’Esercito ha sottolineato l’impegno di Cuba con l’ALBA, perché siamo la regione del mondo con la maggior disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza e la breccia tra ricchi e poveri è enorme e crescente, nonostante gli sforzi realizzati nei decenni passati, quando i governi progressisti hanno fomentato politiche per mitigare questo male, ha segnalato.
Ugualmente ha denunciato l’arbitraria e ingiusta reclusione di Lula, per il quale reclamiamo la libertà ed ha respinto le accuse sulle violazioni dei diritti umani in Cuba. Ha risaltato le relazioni diplomatiche con l’Unione Europea e i passi avanti dei vincoli con la Cina.
«Tra soli 11 giorni il nostro popolo marcerà unito per le nostre strade e le piazze commemorando il Giorno Internazionale del Lavoro e mostrando l’appoggio maggioritario dei cubani al Partito e alla loro Rivoluzione, e anche se avevo preso l’impegno di stare in un’altra provincia, ho deciso, per la sua importanza, d’accompagnare il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri a questa manifestazione. Poi visiterò altre province perchè si suppone che avrò meno lavoro», ha concluso, tra sorrisi e applausi. ( GM - Granma Int.)

Raúl Castro: Il Partito Comunista continuerà ad appoggiare il nuovo Presidente ? Cuba ? Granma - Organo ufficiale del PCC (http://it.granma.cu/cuba/2018-04-20/raul-castro-il-partito-comunista-continuera-ad-appoggiare-il-nuovo-presidente)

Lord Attilio
20-05-19, 16:56
Mah, a me sembra che Raul si stia comportando come un despota per favorire la sua cricca di generali. Per fortuna che Cuba è una democrazia socialista seria e non è riuscito ad imporre ulteriormente alcune sue pessime idee. E' da un po' di anni che Cuba infatti sta andando verso una brutta direzione: si sta riempiendo di preti, puttane, evangelici e criminali. In questo purtroppo sta abbracciando i modelli di Eritrea, Cina e Vietnam, ovvero la pacificazione con l'imperialismo in nome dello sviluppo e della crescita, cosa che non porterà vantaggio solo alla cricca di burocrati che vuole scardinare la democrazia socialista e sicuramente non al popolo che infatti attualmente da queste "riforme" non sta ottenendo alcun vantaggio concreto.

In ciò non può invece che risultare luminoso il modello della democrazia socialista di Corea, che non ha mai ceduto a nessun ricatto dell'imperialismo. Spero che il popolo cubano attraverso gli organismi della democrazia socialista riesca ad impedire allo stesso modo colpi di stato burocratici.

Cosa ne pensate amaryllide Spirdu LupoSciolto° RibelleInEsilio Kavalerists

So che non sarete d'accordo ma un po' di dibattito ci sta sempre

LupoSciolto°
20-05-19, 17:37
Non so, è che mi sembri un po' troppo pessimista. Ma lo dico così, su due piedi. Prima di esprimere un giudizio vero e proprio dovrò leggermi gli articoli che hai postato.

Lord Attilio
20-05-19, 18:29
Non so, è che mi sembri un po' troppo pessimista. Ma lo dico così, su due piedi. Prima di esprimere un giudizio vero e proprio dovrò leggermi gli articoli che hai postato.

Io parto un po' da impressioni che ho preso in giro. Le liberalizzazioni stanno portando alla nascita di classi (molto) ostili al regime. Le chiese evangeliche (che abbiamo visto con Bolsonaro a cosa servono) e i massoni sono liberi di aggirarsi per Cuba senza che il partito dica niente. Le concessioni alla Chiesa Cattolica avevano anche senso, anche se ultimamente Raul si è sperticato di lodi esagerate verso il Papa. Anche le aperture alla prostituzione non mi piacciono come quelle eccessive al turismo (cose che in Corea si sono fatte con molta cautela, nel primo caso addirittura non si sono fatte proprio). Attenzione, non sto dicendo che a Cuba vada tutto male, per fortuna, dato che vedo una certa resistenza a questi fenomeni. Però bisogna essere coscienti di questi problemi se vogliamo essere vigili e affrontarli.

RibelleInEsilio
20-05-19, 19:17
Il tutto è da vedere. Cuba ha una solida cultura socialista, non credo sarà Raúl a distruggerla, quel che temo, invece, è che Raúl venga al contrario circondato da altra gente poco raccomandabile con contatti al di dopra dei Caraibi.

Per quanto riguarda la DPRK beh direi che fondamentalmente ci sono differenze circostanziali abissali, ma anche storiche. Non sono un grande fan dello juche e della Corea del Nord, per me l'ultraisolazionismo e il conservativismo nordcoreani sono poco utili alla causa.

Jerome
20-05-19, 19:50
Mah, a me sembra che Raul si stia comportando come un despota

Invece Kim Jong-un si comporta democraticamente, scusa?

Spirdu
20-05-19, 20:16
Mah, a me sembra che Raul si stia comportando come un despota per favorire la sua cricca di generali.
Ehm...


Per fortuna che Cuba è una democrazia socialista seria e non è riuscito ad imporre ulteriormente alcune sue pessime idee. E' da un po' di anni che Cuba infatti sta andando verso una brutta direzione: si sta riempiendo di preti, puttane, evangelici e criminali. In questo purtroppo sta abbracciando i modelli di Eritrea, Cina e Vietnam, ovvero la pacificazione con l'imperialismo in nome dello sviluppo e della crescita, cosa che non porterà vantaggio solo alla cricca di burocrati che vuole scardinare la democrazia socialista e sicuramente non al popolo che infatti attualmente da queste "riforme" non sta ottenendo alcun vantaggio concreto.


A me sembra che Cuba guardi di più al socialismo del XXI secolo di sponda chavista, che a quello di mercato sino-vietnamita, o forse ad un sincretismo tra i due. Infatti per quanto riguarda il primo, ampiamente sconquassato in Venezuela, la prospettiva non è esaltante, ma potrebbero esserci delle differenze sull'applicazione a Cuba, data la marca spiccatamente marxista-leninista dello Stato (come in Cina e Vietnam, diversamente che in Venezuela).
Di pacificazione con l'imperialismo ha poco senso parlare. Anche perché ogni tentativo, come abbiamo sempre visto, è temporaneo e si conclude con la sconfitta della rivoluzione, con il suo trionfo, oppure con un ritorno al punto di partenza.
Se il popolo possa beneficiare o meno delle nuove riforme ed in che misura, direi che è ancora presto per dirlo. Comunque, ogni riforma in senso socialista deve essere soppesata da adeguate contromisure contro la corruzione all'interno del Partito. L'esempio di Xi Jinping contro gli elementi corrotti della burocrazia andrebbe applicato anche a Cuba.


In ciò non può invece che risultare luminoso il modello della democrazia socialista di Corea, che non ha mai ceduto a nessun ricatto dell'imperialismo. Spero che il popolo cubano attraverso gli organismi della democrazia socialista riesca ad impedire allo stesso modo colpi di stato burocratici.

Credo che la Corea Socialista, che peraltro ha fatto anch'essa riforme rilevanti di recente, vada plaudita e sostenuta ma ricondotta alle sue condizioni materiali che non sono quelle cubane.



Le liberalizzazioni stanno portando alla nascita di classi (molto) ostili al regime.
A me sembra che portino alla nascita di elementi, non classi. Facilmente reprimibili finché l'indirizzo socialista dello Stato non è abolito.


Le chiese evangeliche (che abbiamo visto con Bolsonaro a cosa servono) e i massoni sono liberi di aggirarsi per Cuba senza che il partito dica niente.

I massoni però sono stati presenti e tollerati dai comunisti cubani da sempre. La realtà è che ci sono motivi storici dietro questo fenomeno che risalgono alla lotta per l'indipendenza. C'è quindi un piccolo compromesso, ma rimane il fatto che come gli evangelisti, questi non hanno agibilità politica e quindi non possono fare danni alla costruzione del socialismo.


Anche le aperture alla prostituzione non mi piacciono come quelle eccessive al turismo
Concordo che si tratti di fenomeni da censurare. Però sono relitti del Periodo Especial, in grande riduzione, a cui il governo cubano sta cercando di rimediare.

Lord Attilio
20-05-19, 21:56
Invece Kim Jong-un si comporta democraticamente, scusa?

Kim Jong Un esprime in quanto segretario le idee del Partito del Lavoro di Corea, fra l'altro senza imporre nulla di suo ma rifacendosi al padre e al nonno. Mica si sveglia la mattina e impone la sua idea come faceva per esempio quel cazzone di Ceausescu. Semmai in Corea più che "dispotismo" c'è il culto della personalità dei Kim, che è una cosa diversa.

Lord Attilio
20-05-19, 22:14
Il tutto è da vedere. Cuba ha una solida cultura socialista, non credo sarà Raúl a distruggerla, quel che temo, invece, è che Raúl venga al contrario circondato da altra gente poco raccomandabile con contatti al di dopra dei Caraibi.

Questo è vero. Infatti nonostante la cricca revisionista di Raul penso brighi per introdurre elementi di capitalismo deve scontrarsi con la grande maturità del popolo cubano e la sua democrazia socialista. Lo dimostrano cose come l'elezione dell'ottimo Diaz-Canel, anche se sotto tutela di Raul come segretario e capo dell'esercito. Alla fine Raul ha dovuto accontentarsi di modifiche parzialissime e con cinquantamila cautele.


Per quanto riguarda la DPRK beh direi che fondamentalmente ci sono differenze circostanziali abissali, ma anche storiche. Non sono un grande fan dello juche e della Corea del Nord, per me l'ultraisolazionismo e il conservativismo nordcoreani sono poco utili alla causa.

Lo Juché è marxismo-leninismo applicato alla realtà coreana. Non sto dicendo che Cuba riprenda quello, dato che ha già la sua ottima variante, ma che imiti alcune decisioni della RPDC che si sono rivelate lungimiranti che l'hanno portata ad essere una potenza nucleare che negozia da pari a pari con Trump e dove cose come prostituzione e criminalità sono molto basse se non inesistenti.

Kavalerists
20-05-19, 22:27
Mah, a me sembra che Raul si stia comportando come un despota per favorire la sua cricca di generali. Per fortuna che Cuba è una democrazia socialista seria e non è riuscito ad imporre ulteriormente alcune sue pessime idee. E' da un po' di anni che Cuba infatti sta andando verso una brutta direzione: si sta riempiendo di preti, puttane, evangelici e criminali. In questo purtroppo sta abbracciando i modelli di Eritrea, Cina e Vietnam, ovvero la pacificazione con l'imperialismo in nome dello sviluppo e della crescita, cosa che non porterà vantaggio solo alla cricca di burocrati che vuole scardinare la democrazia socialista e sicuramente non al popolo che infatti attualmente da queste "riforme" non sta ottenendo alcun vantaggio concreto.

In ciò non può invece che risultare luminoso il modello della democrazia socialista di Corea, che non ha mai ceduto a nessun ricatto dell'imperialismo. Spero che il popolo cubano attraverso gli organismi della democrazia socialista riesca ad impedire allo stesso modo colpi di stato burocratici.

Cosa ne pensate amaryllide Spirdu LupoSciolto° RibelleInEsilio Kavalerists

So che non sarete d'accordo ma un po' di dibattito ci sta sempre

Il presidente di Cuba come quello della Cina cercano di fare quello che è il meglio per il proprio paese, e di dare quelle soluzioni ai problemi che meglio si adattano al loro paese.
Lo stesso faranno quello del Vietnam e quello del Nepal. E quello della Corea del Nord.
Lo stesso devono fare gli altri presidenti di altre nazioni che si ispirano al socialismo, come Maduro ( yankee permettendo ) o Ortega, o Morales, anche se, e soprattutto proprio perchè, non ne seguono una visione marxista-leninista classica.
Quando la finirete di avere una visione del socialismo da religione universalista, statica ed immodificabile, immutabile in qualsiasi contesto, forse vi renderete conto che non c'è nulla di strano se Cuba per risolvere taluni problemi adotta soluzioni diverse da quelle della Cina o della Corea del Nord.
L'importante è la sostanza non la forma esteriore, è la sostanza è incrementare il benessere del popolo e migliorarne le condizioni di vita sotto ogni aspetto possibile. E voglio dire, dopo anni di embargo feroce un pò di "pacificazione con l'imperialismo in nome dello sviluppo e della crescita" non mi sembra un peccato mortale di revisionismo, specie se, al contrario di quanto paventi tu, nè verrà un pò di benessere in più per tutti i cubani. E non si possono nemmeno fare paragoni con le scelte della Corea del Nord, intransigenti e giustamente dal loro punto di vista, che oltre all'arma atomica ha anche vicino un potente protettore, burbero ma fidato, come la RPCinese.
Mao Tze Tung diceva che non è importante di che colore sia il gatto ma che catturi il topo, e secondo me aveva ragione.
Poi personalmente reputo molto più pericolosi preti ed evangelisti in mezzo alle palle, che non qualche eventuale accordo economico con paesi capitalisti, se questo può portare qualche vantaggio immediato e senza snaturarsi troppo.

Lord Attilio
20-05-19, 22:29
A me sembra che Cuba guardi di più al socialismo del XXI secolo di sponda chavista, che a quello di mercato sino-vietnamita, o forse ad un sincretismo tra i due. Infatti per quanto riguarda il primo, ampiamente sconquassato in Venezuela, la prospettiva non è esaltante, ma potrebbero esserci delle differenze sull'applicazione a Cuba, data la marca spiccatamente marxista-leninista dello Stato (come in Cina e Vietnam, diversamente che in Venezuela).
Di pacificazione con l'imperialismo ha poco senso parlare. Anche perché ogni tentativo, come abbiamo sempre visto, è temporaneo e si conclude con la sconfitta della rivoluzione, con il suo trionfo, oppure con un ritorno al punto di partenza.
Se il popolo possa beneficiare o meno delle nuove riforme ed in che misura, direi che è ancora presto per dirlo. Comunque, ogni riforma in senso socialista deve essere soppesata da adeguate contromisure contro la corruzione all'interno del Partito. L'esempio di Xi Jinping contro gli elementi corrotti della burocrazia andrebbe applicato anche a Cuba.

Non si possono risolvere questi problemi solo con la volontà di farlo. Ogni riforma capitalistica ricostruisce piano piano la società di classe, distrugge il socialismo e la comunità, introduce elementi di divisione tipici della barbarie classista, pertanto ognuna di queste cose va introdotta con cautela. Per questo esprimo sentita preoccupazione per quanto sta avvenendo a Cuba ma anche speranza per il fatto che per ora non sembra a livelli esagerati.

Lord Attilio
20-05-19, 22:46
Il presidente di Cuba come quello della Cina cercano di fare quello che è il meglio per il proprio paese, e di dare quelle soluzioni ai problemi che meglio si adattano al loro paese.
Lo stesso faranno quello del Vietnam e quello del Nepal. E quello della Corea del Nord.
Lo stesso devono fare gli altri presidenti di altre nazioni che si ispirano al socialismo, come Maduro ( yankee permettendo ) o Ortega, o Morales, anche se, e soprattutto proprio perchè, non ne seguono una visione marxista-leninista classica.
Quando la finirete di avere una visione del socialismo da religione universalista, statica ed immodificabile, immutabile in qualsiasi contesto, forse vi renderete conto che non c'è nulla di strano se Cuba per risolvere taluni problemi adotta soluzioni diverse da quelle della Cina o della Corea del Nord.
L'importante è la sostanza non la forma esteriore, è la sostanza è incrementare il benessere del popolo e migliorarne le condizioni di vita sotto ogni aspetto possibile. E voglio dire, dopo anni di embargo feroce un pò di "pacificazione con l'imperialismo in nome dello sviluppo e della crescita" non mi sembra un peccato mortale di revisionismo, specie se, al contrario di quanto paventi tu, nè verrà un pò di benessere in più per tutti i cubani. E non si possono nemmeno fare paragoni con le scelte della Corea del Nord, intransigenti e giustamente dal loro punto di vista, che oltre all'arma atomica ha anche vicino un potente protettore, burbero ma fidato, come la RPCinese.
Mao Tze Tung diceva che non è importante di che colore sia il gatto ma che catturi il topo, e secondo me aveva ragione.

E già che ci siamo anche Trump, Conte, la May ecc. Comunque ai cubani non sta venendo alcun benessere, la crescita è asfittica e l'imperialismo non demorde. Le condizioni in cui il marxismo-leninismo si applica sono diverse, pensa che sono talmente dogmatico che apprezzo pure lo Juché che sicuramente non è m-l puro. Tuttavia l'analisi della situazione di tipo scientifico, data dal patrimonio di conoscenza del movimento operaio, è sempre la stessa. Non bisogna mai dimenticare che il marxismo è una scienza le cui conquiste vanno riprese e difese, non abbandonate in nome dell'opportunismo come è avvenuto in URSS e in Cina e come sta avvenendo purtroppo anche in Vietnam. Se i cubani terranno presente queste conquiste riusciranno a difendere la democrazia socialista, altrimenti cederanno al revisionismo. Infatti la crisi dei regimi bolivariani dimostra la correttezza dell'analisi marxista-leninista, il che non vuol dire che tutti debbano vestirsi di verde e farsi crescere i baffi ma applicarla creativamente alla situazione locale, come ha fatto Cuba o come fa il Partito Comunista del Venezuela che sostiene Maduro.

Kavalerists
20-05-19, 23:21
E già che ci siamo anche Trump, Conte, la May ecc. ...
Stiamo parlando di paesi socialisti, a vario modo. Poi se vogliamo fare battute spiritose non c'è problema, ridiamo.

Sparviero
20-05-19, 23:29
Stiamo parlando di paesi socialisti, a vario modo. Poi se vogliamo fare battute spiritose non c'è problema, ridiamo.

pure tramp è socialista, me l'ha detto giannis :D

Lord Attilio
20-05-19, 23:33
Stiamo parlando di paesi socialisti, a vario modo. Poi se vogliamo fare battute spiritose non c'è problema, ridiamo.

Hai citato Mao "Non è importante di che colore sia il gatto ma che catturi il topo"'. Il problema è mettersi d'accordo su cosa voglia dire catturare il topo.


Poi personalmente reputo molto più pericolosi preti ed evangelisti in mezzo alle palle, che non qualche eventuale accordo economico con paesi capitalisti, se questo può portare qualche vantaggio immediato e senza snaturarsi troppo.

Se noti infatti non ho insistito mica tanto su quel punto. Quello che mi preoccupa è l'abbandono del lavoro ideologico e di massa, deleterio con la diffusione di fenomeni come prostituzione e turismo che importa le mode occidentali.

Kavalerists
20-05-19, 23:34
pure tramp è socialista, me l'ha detto giannis :D

Immagina se ne parlavi con The Matrix... :)

Kavalerists
20-05-19, 23:39
Hai citato Mao "Non è importante di che colore sia il gatto ma che catturi il topo"'. Il problema è mettersi d'accordo su cosa voglia dire catturare il topo.



Se noti infatti non ho insistito mica tanto su quel punto. Quello che mi preoccupa è l'abbandono del lavoro ideologico e di massa, deleterio con la diffusione di fenomeni come prostituzione e turismo che importa le mode occidentali.

Ah, cosa intendo l'ho detto nello stesso post che tu hai quotato.

La prostituzione è esistita da sempre ed esisterà sempre, non solo a Cuba ma in tutto il mondo, dove più diffusa dove meno, potete rassegnarvi, lasciali perdere a Rotwang... e a Sparviero. :D

Spirdu
21-05-19, 00:54
Non si possono risolvere questi problemi solo con la volontà di farlo. Ogni riforma capitalistica ricostruisce piano piano la società di classe, distrugge il socialismo e la comunità, introduce elementi di divisione tipici della barbarie classista, pertanto ognuna di queste cose va introdotta con cautela. Per questo esprimo sentita preoccupazione per quanto sta avvenendo a Cuba ma anche speranza per il fatto che per ora non sembra a livelli esagerati.

In uno Stato socialista non possono esistere riforme capitalistiche, allo stesso modo in cui in uno stato capitalista non possono esistere riforme socialiste. Questo io lo ritengo un dato di fatto, tu da quanto ho capito, forse no. Cuba al momento deve affrontare le questioni che derivano dallo strangolamento imperialista, e se delle riforme socialiste sono necessarie a sviluppare le condizioni materiali del popolo cubano, direi che siano da caldeggiare. Come già detto, ogni scelta ha dei lati negativi, ma ci sono anche esempi positivi da seguire per far sì da non incorrere in strade senza via d'uscita. Se Raul Castro è cosciente di questo, non c'è troppo da temere.

Lord Attilio
21-05-19, 13:16
Ah, cosa intendo l'ho detto nello stesso post che tu hai quotato.

Ho capito il senso del criterio pratico, ma se smarriamo il principio che guida quel criterio non c'è molta differenza con un Bersani che va al governo per smussare il capitalismo e si trova ad applicare il liberismo.


La prostituzione è esistita da sempre ed esisterà sempre, non solo a Cuba ma in tutto il mondo, dove più diffusa dove meno, potete rassegnarvi, lasciali perdere a Rotwang... e a Sparviero. :D

Pure l'omicidio ma mica lo si favorisce.

Lord Attilio
21-05-19, 13:33
In uno Stato socialista non possono esistere riforme capitalistiche, allo stesso modo in cui in uno stato capitalista non possono esistere riforme socialiste. Questo io lo ritengo un dato di fatto, tu da quanto ho capito, forse no. Cuba al momento deve affrontare le questioni che derivano dallo strangolamento imperialista, e se delle riforme socialiste sono necessarie a sviluppare le condizioni materiali del popolo cubano, direi che siano da caldeggiare. Come già detto, ogni scelta ha dei lati negativi, ma ci sono anche esempi positivi da seguire per far sì da non incorrere in strade senza via d'uscita. Se Raul Castro è cosciente di questo, non c'è troppo da temere.

Siccome l'URSS è caduta proprio perché hanno introdotto elementi di mercato, non è così semplice. Io comunque ritengo ancora Cuba e Corea paesi SOCIALISTI, il mio era solo un invito a mantenere alta la vigilanza rivoluzionaria e democratica.

Spirdu
21-05-19, 14:03
Siccome l'URSS è caduta proprio perché hanno introdotto elementi di mercato, non è così semplice.

Mercato nero parallelo, attenzione. Quello che fanno Cuba, Cina o Vietnam è l'esatto opposto.

Lord Attilio
21-05-19, 14:18
Mercato nero parallelo, attenzione. Quello che fanno Cuba, Cina o Vietnam è l'esatto opposto.

Quel mercato si è formato proprio per le riforme in senso capitalista di Krusciov, non è che si forma spontaneamente di per se'. Nel socialismo non ci sono i padroni che comandano, dunque serve motivazione e volontà agli operai per lavorare. Se invece che lavorare ti puoi fare il tuo garage in cui vendere i prodotti in nero o se invece nella società esistono persone che possono fare soldi velocemente grazie a piccole attività, non hai nessuna motivazione a lavorare per la comunità. Per questo è già pericoloso e problematico introdurre alcune agevolazioni per le PMI, figurarsi farlo in maniera indiscriminata. Queste cose sono ben chiare nei dibattiti su queste cose sia a Cuba che in Corea, molti compagni cubani hanno sollevato le stesse problematiche di cui sto parlando io.

Lord Attilio
23-05-19, 22:18
Dogana di Cuba: tolleranza zero alle droghe

Ancora una volta si tenta senza successo di vincolare l’Isola al traffico di stupefacenti.

http://www.cubainformazione.it/wp-content/uploads/2016/04/aduanadecuba.jpg

Dallo scorso 18 maggio, differenti media di comunicazione hanno manipolato la notizia del sequestro in Puerto Cristóbal, a Panamá, di 1517 pacchetti di droga (cocaina) in 46 valigette sportive in un contenitore con sacchi di carbone vegetale esportati da Cuba e destinati alla Turchia.


I risultati preliminari dell’investigazione realizzata in territorio cubano e le opportune informazioni apportate dall’Unità di Controllo dei Contenitori e del Servizio Nazionale Aeronavale, tutti e due di Panama, hanno permesso di determinare che il riferito contenitore era arrivato al terminale del porto panamense di Manzanillo e quindi a quello di Cristóbal, con il sigillo collocato in Cuba, luogo d’origine del carico, e con tutta la documentazione che lo avallava in regola. Senza dubbio nel momento della scoperta del fatto si è potuto apprezzare che il sigillo era stato cambiato dopo l’introduzione della droga.

La Dogana Generale della Repubblica lo ha spiegato offrendo un comunicato informativo.

«Siamo in presenza di un modo d’operare usato internazionalmente dai narcotrafficanti e contiamo vari precedenti di casi simili, dato che non è la prima volta che hanno tentato senza successo di vincolare l’Isola con questo tipo di fatti.

«Riaffermiamo che Cuba applica una politica di tolleranza zero alle droghe, ripudia e affronta con rigore qualsiasi manifestazione vincolata al traffico o consumo di queste sostanze e rafforza la cooperazione internazionale con organismi, paesi, agenzie e servizi che combattono questo flagello, ratifica il testo. Inoltre la Dogana ha affermato che continuano le investigazioni con un gruppo multidisciplinare.

https://www.cubainformazione.it/?p=42713

Lord Attilio
04-06-19, 00:15
Utilizzare di più l’industria nazionale e le sue potenzialità

Riunione del Consiglio dei Ministri guidato dal suo Presidente, Miguel Díaz-Canel Bermúdez

http://www.cubainformazione.it/wp-content/uploads/2018/06/economia-cubana.jpg

«Dobbiamo consolidare, avanzare e difendere di più l’industria nazionale e importare meno», ha considerato il 28 maggio il Presidente cubano Miguel Díaz-Canel Bermúdez, durante la riunione del Consiglio dei Ministri alla quale hanno partecipato in video conferenza le più alte autorità del Partito e del Governo di tutte le provincie e i municipi del paese, come informa il sito della Presidenza di Cuba.

Riferendosi alla Fieria degli Affari realizzata in ExpoCuba, ha detto: «È un esempio che in questo paese si può fare qualsiasi cosa che ci proponiamo e a volte non conosciamo le produzioni che sviluppano le nostre imprese».

Queste riflessioni le ha espresse il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri esaminando nei dettagli i principali aspetti che distinguono il comportamento del Piano dell’Economia alla fine d’aprile.

Nella presentazione della relazione, il ministro d’Economia e Pianificazione, Alejandro Gil Fernández, ha spiegato che in aprile sono arrivati nel paese più di 450.000 visitatori e che questo ha rappresentato una crescita superiore al 13% paragonata con lo stesso periodo dell’anno precedente, ma che anche cosi non si ottiene quanto pianificato nel settore.

Poi ha commentato che su 167 investimenti dei quali era previsto iniziare lo sfruttamento totale o parziale, sono stati conclusi solo 53.

Tra i processi degli investimenti del periodo, ha segnalato il Terminale Multiproposito di Santiago de Cuba; la conclusione di 19 chilometri di reti e di 13 di tubi per migliorare il servizio di rifornimento dell’acqua; la riparazione di 16 vagoni ferroviari, con i quali si pongono a disposizione dell’economia 1770 tonnellate di carichi e la capacità per trasportare 14.000 passeggeri e altro.

Al rispetto ha insistito che le analisi di questi temi devono essere sempre più profonde, in modo che si possa avere una conoscenza reale dei costi che presenta il paese e nel piano dell’economia gli investimenti pianificati non realizzati.

Poi ha detto che, data la mancanza di rifornimenti avvenuta nel primo quadrimestre di alcuni prodotti d’alta domanda, l’economia ha sostenuto risorse d’importazione sia di alimenti che per il consumo umano come animale, che ha contribuito a una presenza maggiore di alcuni, come l’olio.

Di fronte alla tensione per l’offerta di pollo e salsicce, per esempio, il Governo ha adottato temporaneamente un gruppo di misure per la vendita regolata, che permetta una maggior presenza nelle reti del commercio.

Inoltre si distribuiscono le risorse che sono nel Piano per produrre e importare con priorità alimenti, medicinali e prodotti della linea economica.

La ministro dell’Industria Alimentare, Iris Quiñones Rojas, ha indicato che si prevede d’incrementare le coperture nelle industrie alimentari locali e nella catena cubana del pane, così come sostenere il piano del commercio nel periodo estivo.

«Abbiamo fatto un’analisi abbastanza dettagliata dei principali problemi per la realizzazione del Piano », ha considerato il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri «e adesso dobbiamo dare un seguito che permetta d’offrire informazioni alla popolazione sulle prospettive per migliorare la situazione attuale di un gruppo di produzione e rifornimenti».

Inoltre ha considerato che nell’analisi del piano dell’economia si deve inserire anche il settore non statale, in maniera che si possa conoscere e valutare quello che ci sta apportando e qual’è la sua reazione con il settore statale, tra gli altri elementi.

ORDINE URBANISTICO A VIÑALES

Durante la riunione, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Piano Generale dell’Ordine Urbanistico per la località di Viñales, ubicata nella provincia di Pinar del Río, presentato da Samuel Rodiles Planas, presidente dell’Istituto di Pianificazione Fisica.

Si tratta di un modello di ordine urbanistico che dà priorità al riscatto, la conservazione e la promozione dei valori di questo luogo singolare del paese, conosciuto come Monumento Nazionale dal 1979 e dichiarato nel 1999 “Paesaggio Culturale dell’Umanità”.

In corrispondenza con le potenzialità del paese, il modello di ordine urbanistico garantisce uno sviluppo ordinato dal punto di vista funzionale, strutturale, morfologico e ambientale; risponde alle necessità della popolazione con un’adeguata destinazione zonale degli usi, l’utilizzo delle singolarità naturali e culturali tangibili e intangibili che lo distinguono, ed è conseguente con gli impegni di protezione e conservazione del patrimonio.

Il Presidente Díaz-Canel lo ha definito un buon Piano d’Ordine, ed ha ricordato quello che il Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, ha detto riferendosi alla necessità d’evitare a Viñales la distruzione delle sue attrazioni naturali che sono uniche e alle quali questo ordine contribuisce in gran misura.

BIOCUBAFARMA: INDUSTRIA INSIGNE DEL PAESE

Il ministro del Commercio Estero e l’Investimento Straniero Rodrigo Malmierca Díaz, ha presentato una relazione sull’investimento straniero, l’uso dei crediti esteri e le esportazioni el Gruppo delle Industrie Biotecnologica e Farmaceutica (BioCubaFarma), una priorità per lo sviluppo dl paese e in cui è urgente fare un salto per rafforzare i temi riferiti.

Ha sottolineato che queste sono industrie d’elevata consonanza nella società, ed anche in settori come la salute pubblica, l’agricoltura e il turismo nei quali si danno passi che rafforzano la partecipazione del capitale straniero come vie per il loro sviluppo.

«Come risultato delle azioni realizzate – ha indicato – è stata creata nella Zona Speciale di Sviluppo Mariel l’impresa mista Innovative Inmunotherapy Alliance, con una messa a fuoco verso l’investigazione lo sviluppo e il commercio di medicinali creati in Cuba per il beneficio di pazienti con il cancro;

sono anche stati identificati affari da sviluppare con capitale straniero, che si trovano in differenti fasi di negoziato e identificazione d potenziali soci.

Le misure d’indurimento del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dal governo degli Stati Uniti – ha puntualizzato – pone difficoltà all’ottenimento dei finanziamenti esterni e questo incide nella soddisfazione con qualità e opportunità delle domande interne ed esterne dei prodotti e dei servizi delle imprese di BioCubaFarma.

Rodrigo Malmierca Díaz ha ricordato che nel dicembre del 2018 è stata approvata la Strategia Integrale per l’Esportazione di Beni e Servizi nella quale sono state definite come principali linee di lavoro in BioCubFarma la confezione di una strategia finanziaria che permetta d’accedere a risorse che rendano possibile l’ottenimento delle materie prime nelle quantità e nel momento in cui si domandano, di potenziare gli investimenti nell’industria con preferenza nella Zona Speciale di Sviluppo Mariel e accelerare la realizzazione di nuovi investimenti e prodotti, tra l’altro.

È stato riconosciuto che questo settore è un esempio nell’utilizzo del capitale umano come via per generare prodotti e servizi nuovi, che apportano entrate, captando know how e attraendo capitali senza vendere il paese. Inoltre è stata indicata l’importanza che ha per generare vincoli di produzione e stimolare lo sviluppo di altre attività.

Eduardo Martínez Díaz, presidente di BioCubaFarma, ha spiegato che negli ultimi anni si nota una tendenza all’incremento delle esportazioni, e si realizza uno sforzo maggiore per differenziare i mercati. Ha aggiunto che una delle forze che distinguono il settore attualmente e che permetterà d’incrementare le esportazioni, radica nell’ottenimento di un gruppo di prodotti nuovissimi e unici a livello mondiale, che risolvono problemi associati alle principali cause di morte come il cancro e le malattie cerebro vascolari e neuro degenerative.

Il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri ha valutato l’alta incidenza di BioCubaFarma nelle esportazioni del paese, un’industria chiamata a una maggiore differenziazione dei suoi mercati e dei suoi prodotti.

QUANDO MANCA IL CONTROLLO INTERNO

Gladys Bejerano Portela, controllore generale della Repubblica, ha informato su due fatti con caratteristiche presumibilmente di disonestà.

Il primo corrisponde al pagamento di salari senza copertura produttiva a dirigenti e lavoratori, emettendo ricevute fraudolente che non corrispondono ai risultati reali dell’impresa.

La Controllore Generale ha richiamato l’attenzione sulla necessità d’approfondire costantemente la legittimità e l’autenticità delle operazioni contabili delle imprese, sia quelle in cui si nota un risultato esagerato dei piani che in quelle che non realizzano la pianificazione.

«Il secondo fatto – ha segnalato – ha a che vedere con problemi d’attuazione etica, dato che si è scoperto che un locale di proprietà statale era occupato in qualità di casa senza la realizzazione del cambio di uso e senza la documentazione necessaria per questi casi. Questa è un’azione d’appropriazione indebita di mezzi e risorse dello Stato.

Poi ha sottolineato che questi due fatti mettono in evidenza l’esistenza di debolezze nel funzionamento degli organi incaricati della direzione e della consulenza e che permettono l’adozione di decisioni che favoriscono l’adozione di decisioni che vanno oltre la facoltà dell’incarico.

Il mandatario cubano ha indicato d’apprendere da questi casi tutte le esperienze possibili ed ha accentuato l’importanza di rinforzare i sistema di controllo interno nelle imprese e nella disciplina, così come la pianificazione del lavoro e dei metodi di direzione dei quadri, per evitare fatti di corruzione amministrativa.

APPLICAZIONI GEOSPAZIALI DI FATTURA NAZIONALE

Un riassunto sul potenziale scientifico tecnologico di cui dispone GeoCuba per generare informazioni geospaziali e sviluppare piattaforme informatiche associate a questo è stato presentato dal direttore generale di questo gruppo di imprese, Eladio Fernández Cívico.

Si tratta di progetti differenti che si realizzano nelle 12 imprese che formano il gruppo ed hanno relazione con ambiti così diversi come i supporti geodesici e di telescoperta spaziale, per realizzare sollevamenti aereo-cartografici, la modellazione di superfici in tecnología 3D e studi marini.

Inoltre partendo dalle tecnologie della telescoperta sono stati sviluppati servizi come il controllo aereo dei disastri e delle reti tecniche, lo stato delle vie, i difetti delle opere e la documentazione .

Tra i lavori sviluppati con i più diversi settori e organismi è stato segnalato il Sistema Informativo del Catasto Nazionale (Siscat), che permette di gestire dati e descrizioni dei beni immobili urbani e rurali.

La ministro di Scienza, Tecnologia e Ambiente, Elba Rosa Pérez Montoya, ha valutato che il Gruppo delle Imprese GeoCuba costituisce l’esempio che sì che si può avanzar nella chiusura del ciclo d’investigazione, senza tralasciare la formazione delle risorse umane e mettendo in evidenza una relazione molto fluida con le università.

Su questo tema, il Presidente dei Consigi di Stato e dei Ministri ha segnalato l’importanza delle piattaforme informatiche di GeoCuba, che si possono applicare in diversi scenari da ministeri, istituzioni e nel sistema cubano delle imprese, contribuendo in gran misura al processo d’informatizzazione della società cubana.

https://www.cubainformazione.it/?p=42995

Lord Attilio
07-06-19, 09:47
Dichiarazione del Governo Rivoluzionario

Il Governo Rivoluzionario della Repubblica di Cuba condanna nei termini più energici le misure annunciate dal Governo degli Stati Uniti il 4 giugno del 2019 con le quali indurisce il blocco economico imposto a Cuba da più di 60 anni, con un costo per l’economia cubana che nel 2018 ha superato i 134.000 milioni di dollari a prezzo corrente e la cifra di 933.000 milioni di dollari, considerando il calo del cambio del dollaro di fronte al valore dell’oro nel mercato internazionale.

Come si è saputo, con questa scalata vigente dal 5 giugno, si rinforzano ancora di più le dure restrizioni che i cittadini statunitensi già soffrono per viaggiare a Cuba, si aggiungono proibizioni assolute per imbarcazioni di ogni tipo provenienti dagli Stati Uniti e si proibisce immediatamente alle navi da crociera di visitare il nostro paese.

La pretesa continuata è strappare concessioni politiche alla nazione cubana con l’asfissia dell’economia e il danno a livello della popolazione In questo caso particolare le misure cercano anche d’impedire che il popolo degli Stati Uniti conosca la realtà cubana e respinga l’effetto della propaganda di calunnie che si fabbrica ogni giorno contro il nostro paese.

Sono azioni che disprezzano l’opinione della maggioranza degli statunitensi il cui interesse per conoscere Cuba ed esercitare il loro diritto di viaggiare è stato dimostrato dai 650.000 che ci hanno visitato nel 2018 assieme a mezzo milione di cubani residenti negli Stati Uniti.

Il 17 aprile scorso l’assessore alla Sicurezza Nazionale John Bolton, in occasione di uno show anticubano che contava con la partecipazione dei mercenari sconfitti a Playa Girón e dei familiari degli sbirri della tirannia di Fulgencio Batista, aveva avvisato che il suo Governo avrebbe ristretto i viaggi non familiari a Cuba. Si sa che questo individuo è riuscito a impadronirsi della politica estera degli Stati Uniti verso l’emisfero occidentale e questo costituisce la minaccia principale alla pace e alla stabilità di tutta la regione.

Gli Stati Uniti promuovono senza pudore la Dottrina Monroe, con la quale pretendono negare l’uguaglianza sovrana e il diritto alla libera determinazione di tutte e ognuna delle nazioni dell’emisfero.

Le recenti aggressioni a Cuba usano nuovi pretesti come argomenti.
Il più noto è la calunniosa accusa che Cuba interviene militarmente in Venezuela, menzogna respinta pubblicamente con forza dal Governo cubano.

Giungono alla mancanza di scrupoli di proporre a Cuba di tradire le sue convinzioni e i suoi principi, che hanno accompagnato la politica estera della Rivoluzione cubana, in cambio di promesse di negoziati o di alleviare le misure draconiane e criminali che formano il blocco economico.

La solidarietà di Cuba con il Presidente Costituzionale Nicolás Maduro Moros, la Rivoluzione bolivariana e chavista e l’unione civico-militare del suo popolo non sono negoziabili. I circa 20.000 collaboratori cubani che in maniera volontaria e abnegata prestano servizio sociali in questo paese, la maggior parte nel settore della salute, resteranno lì sino quando li accoglierà il popolo venezuelano, cooperando con questa fraterna nazione.

Per i cubani il tradimento non è un’opzione. Non siamo ingenui, sono già 150 anni di ardua lotta per la nostra indipendenza dovendo affrontare dal primo giorno le ambizioni egemoniche dell’imperialismo nordamericano.

Cuba non si lascia intimorire nè distrarre dai suoi impegni essenziali e urgenti dello sviluppo della nostra economia e della costruzione del socialismo. Strettamente uniti saremo capaci d’affrontare le avversità più difficili.

Non potranno asfissiarci e non potranno fermarci!

L’Avana , 5 giugno 2019

https://www.cubainformazione.it/?p=43075

Lord Attilio
15-06-19, 08:56
La mentalità importatrice accomoda e frena l’iniziativa e la creatività

Dobbiamo mettere le risorse nella produzione e toglierle dalle importazioni, ha detto Alejandro Gil, ministro di Economia e Pianificazione, nella conferenza magistrale con la quale ha inaugurato l’8º Congresso dell’Associazione Nazionale degli Economisti e dei Ragionieri di Cuba.

Yisel Martínez García e Nuria Barbosa León 14 giugno 2019

La mentalità importatrice accomoda e frena l’iniziativa e la creatività. Photo: Granma
«Dobbiamo mettere risorse nella produzione e toglierle dalle importazioni e questo è un problema di struttura e disponibilità. Ottenerlo dipende dal lavoro che si fa dalla base e in questo gli economisti hanno un ruolo fondamentale», ha detto Alejandro Gil, ministro d’ Economia e Pianificazione, nella conferenza magistrale che h inaugurato l’8º Congresso dell’Associazione Nazionale degli Economisti e dei Ragionieri di Cuba (ANEC), che si svolgerà sino al 14 giugno nel Palazzo delle Convenzioni de L’Avana.

Gil ha assicurato che molti beni si potrebbero produrre .

«L’economia si è accomodata all’importazione e ne stiamo pagando il prezzo.

L’esempio lo vediamo con gli alimenti. Quello che dobbiamo fare è consolidare la produzione nazionale».

«Nello scenario attuale, ha aggiunto, dobbiamo smettere d’applicare concetti tradizionali. Le importazioni provocano due fenomeni: il primo è che non si sviluppa l’industria e il secondo che si fanno debiti al di là delle possibilità che ha l’economia di saldarli.

Per rovesciare questa realtà, Gil ha spiegato che è molto importante realizzare vincoli di produzioni di qualità, una migliore gestione delle imprese, uno sviluppo locale reale e soprattutto guardare ai lati», ha raccomandato.

«Utilizzare le risorse naturali, ha detto, permetterà di vedere con l’occhio buono la produzione nazionale e guardare l’importazione come un ultimo passo. Cambiare questo cammino non è impossibile. Noi che lavoriamo in questo settore dobbiamo capire che siamo al fronte della battaglia per far sì che l’economia di questo paese sia prospera e sostenibile. Si deve cambiare la mentalità, questo è il cammino da seguire per far sì che l’economia, oltre che resistere, facci sviluppare il paese», ha concluso il Ministro.

Le importazioni di alimenti costano all’economia cubana più di 2000 milioni di dollari l’anno.

Sono state applicate alternative per riscattare gli impianti di bio fertilizzanti e bio plaghicidi, accrescere la produzione di mangimi partendo dalle piante proteiche e assicurare vari progetti di investimenti straniero per la produzione dei polli e dei maiali nel paese.

I risultati delle coltivazioni come il riso e i fagioli hanno permesso di sostituire buona parte delle importazioni.

Recentemente si è svolto il Primo Seminario sulla Produzione degli Alimenti con più Scienza.

Miguel Díaz- Canel ha partecipato alla chiusura ed ha disapprovato la mentalità importatrice «che accomoda e frena l’iniziativa e la creatività ».

La mentalità importatrice accomoda e frena l?iniziativa e la creatività ? Cuba ? Granma - Organo ufficiale del PCC (http://it.granma.cu/cuba/2019-06-14/la-mentalita-importatrice-accomoda-e-frena-liniziativa-e-la-creativita)

Lord Attilio
15-06-19, 09:09
Cosa siamo andati a cercare in Africa noi cubani

I 385.908 combattenti cubani che hanno combattuto in Africa non lo hanno fatto alla ricerca di gloria personale o di ricchezze. Li muoveva solo il desiderio d’essere utili, fedeli alla Rivoluzione, essere all’altezza del tempi in cui stavano vivendo.

Raúl Antonio Capote 14 giugno 2019

Una calda mattina dell’ottobre del 1983, un gruppo di giovani si concentrò di fronte al Comitato Militare di Piazza della Rivoluzione a L’Avana. Il motivo della presenza di quei ragazzi, la maggioranza ancora imberbe, era andare in Angola come volontari.

Gli aspiranti a combattenti internazionalisti avevano cominciato ad arrivare dalle prime ore della mattina. Scherzi, aneddoti e commenti colorivano l’attesa, mentre si raccontavano episodi d’eroismo e combattimento, la maggioranza frutto dell’immaginazione giovanile e dei desideri che li animavano di emulare con la storia, i loro genitori e i loro nonni.

Nelle prime ore della mattina cominciarono ad arrivare i lavoratori e i funzionari del Comitato Militare che, stupiti commentavano la presenza di tanti ragazzi.

Un ufficiale funzionario del Comitato salutò i presenti e chiese che organizzassero un poco la fila, che si formò lungo il marciapiede.

Gli echi dell’eroica difesa di Cangamba erano stati il detonatore; non si conosceva ancora bene quello che era accaduto, ma si raccontavano storie che superavano la leggenda dei 300 spartani delle Termopili.

CANGAMBA

Dal 2 al 10 agosto del 1983 furono assediate e attaccate le posizioni difese dai combattenti internazionalisti cubani e dalle Forze Popolari di Liberazione dell’Angola (Fapla) nel paese di Cangamba.

In questa località della provincia di Moxico s’incontravano la 32ª Brigata di Fantería Leggera (BIL) delle Fapla e un gruppo di consulenti

Per le Fapla, le forze presenti a Cangamba erano almeno 818 soldati, molti con una scarsa preparazione per il combattimento. 82 combattenti internazionalisti formavano la consulenza cubana.

Una volta iniziati i combattimenti, il 2 agosto del 1983 i capi cubani inviarono un rinforzo e la presenza cubana s’incrementò con 184 soldati.

In totale, i difensori di Cangamba contavano su 18 pezzi d’artiglieria e mortai di piccolo calibro e 36 installazioni GRD-1P con poche munizioni.

Per la parte sudafricana, anche se non c’erano forze di fanteria presenti nel terreno, erano presenti specialisti d’artiglieria, intelligenza puntatori per l’aviazione, ossia più o meno un battaglione. Inoltre c’erano piccole unità. C’erano le piccole unità del Battaglione Bufalo che contava con l’esperienza di azioni congiunte con la Unita, che aveva più di 3.000 uomini.

Morino in combattimento 18 cubani e 27 furono feriti.

Le Fapla contarono 60 morti e 117 feriti. L’85 % dei rifugi furono danneggiati o distrutti. Si contarono 401 resti di granate di mortaio disperse nella posizione difesa, alle quali si sommarono 1300 frammenti di proiettili anti carro e di missili

GRAD-1P. Si è calcolato che per lo meno 1.500 proiettili d’artiglieria erano esplosi nelle posizioni difese dai cubani.

UN POCO DI STORIA

Gli aspiranti internazionalisti nell’attesa parlavano di Kifangondo, della bravura dimostrata dai cubani e dagli angolani della fuga rapida del nemico che pochi giorni prima della battaglia aveva dichiarato: «La colazione a Caxito, il pranzo a Cacuaco e la cena a Luanda», ma che aveva solo morso la polvere

della sconfitta.

Kifangondo, Cangamba e Cuito Cuanavale sono passati alla storia come

«spazi indimenticabili nella sensibilità patriottica dei cubani», ma mancavano ancora degli anni per la vittoria di Cuito Cuanavale, che cambiò per sempre la storia dell’Africa, ponendo fine all’obbrobrioso regime del Apartheid, ma quei combattimenti sferrati dagli internazionalisti cubani, dai soldati volontari della terra di Martì e di Fidel, riempivano d’orgoglio le nuove generazioni che sognavano di contribuire a «saldare il debito con l’Africa».

Maestri, medici, costruttori, ingegneri, centinaia di migliaia di cubani, hanno realizzato missioni internazionaliste in Africa. Il 23 maggio del 1963, con un aereo della Cubana de Aviación, 29 medici, quattro dentisti, 14 infermieri e sette tecnici della salute raggiungessero l’Algeria.

Inziava così la prima missione internazionalista cubana in Africa nella storia della Rivoluzione, una collaborazione che non si è mai interrotta in tutti questi anni e che ha contribuito a salvare migliaia di vite, a alfabetizzare,

a costruire, a seminare, a difendere con il sangue l’indipendenza del continente. Più di 34.000 tecnici di livello medio e universitario provenienti dall’Africa si sono laureati e diplomati in Cuba negli ultimi decenni e attualmente vi studiano altre migliaia di giovani.1

LE MISSIONI INTERNAZIONALISTE MILITARI

Un contingente militare cubano, formato da 685 soldati con i loro mezzi raggiunse la nazione africana tra il 21 e il 29 ottobre del 1963, in aiuto alla nascente Repubblica Algerina Democratica e Popolare, dopo l’arrivo del personale della sanità.

Cuba inviò 746 combattenti, rispondendo alla richiesta d’aiuto del Governo siriano dopo il fallimento dell’offensiva scatenata da Egitto e Siria il 6 ottobre del 1973, per cercare di recuperare i territori occupati da Israele durante la Guerra dei sei giorni, nel giugno del 1967. Con i militari cubani si formò un Reggimiento di Carri Armati che poi si unì alla 47ª Brigata di Carri Armati cubano-siriana.

In Angola, l’Operazione Carlotta impegnò da agosto del 1975 a maggio del 1991, quando ritornò a Cuba l’ultimo gruppo di combattenti.

Fu la risposta del Governo Cubano alla richiesta d’aiuto del leader storico del Movimento per la Liberazione dell’ Angola (MPLA) Agostinho Neto, dopo l’aggressione perpetrata dal Regime del Apartheid sudafricano e i suoi alleati interni e esterni, per impedire l’indipendenza della nazione africana, distruggere il MPLA e occupare il paese.

In totale parteciparono alle missioni in Angola 337.033 militari e 50.000

collaboratori civili. Un contingente militare cubano fu destinato nella

regione di Punta Negra, Repubblica del Congo, con la missione d’agire come appoggio delle truppe che dovevano difendere Cabinda (in Angola),se fosse stato necessario.

«I popoli dell’Angola e di Cuba sono fratelli sotto tutti gli aspetti e per questo staremo sempre l’uno a lato dell’altro (…) Nei tempi buoni e nei tempi cattivi e per sempre. Noi riporteremo solamente l’amicizia indistruttibile di questo grande popolo e i resti dei nostri morti»2.

In codice si chiamava Operazione Baraguá,e cominciò nel gennaio del 1978 questa missione internazionalista militare in Etiopia, quando giunsero in questo paese le prime truppe cubane per affrontare l’aggressione delle forze armate della Somalia, iniziata nel luglio del 1977.

La missione si prolungò sino a settembre del 1989 e vi parteciparono 41.730 militari cubani.

In tutte queste missioni intervennero 385.908 combattenti cubani, e tra loro ne morirono 2398, compiendo il loro dovere internazionalista.

I cubani non hanno portato via niente dall’Africa, saccheggiata una e un’altra volta dalle potenze straniere; siamo andati là rispondendo alle richieste dei suoi popoli, compiendo quello che consideriamo un sacro dovere.

Le migliaia di combattenti che hanno lottato in Africa non cercavano la gloria personale, né ricchezza alcuna, non li muoveva altro desiderio che essere utili, essere fedeli alla Rivoluzione e stare all’altezza dei tempi in cui è toccato loro vivere

LA GLORIA CHE ABBIAMO VISSUTO

È difficile comprendere oggi, dopo tanti anni trascorsi, in questi nuovi tempi che corrono, come dei giovani in piena e vitale giovinezza potevano essere disposti a dare tutto, anche la vita, per persone che vivevano a migliaia di chilometri di distanza, abbandonare la sicurezza della casa, affrontare la lontananza, le malattie, la fatica e la morte.

Che cosa rendeva possibili quelle azioni di assoluto disinteresse? Quei giovani che oggi pettinano capelli bianchi non erano stati né sulla Sierra Maestra né a Playa Girón, non avevano vissuto i giorni della Crisi d’Ottobre, della campagna d’Alfabetizzazione.

Quei giovani in quella fila del Comitato Militare di Piazza della Rivoluzione e di altri centinaia di Comitati militari in tutto il paese, in quei giorni del 1983 e per molti altri anni, non erano fanatici né agnellini addomesticati; erano ragazze e ragazzi nati con la Rivoluzione e li muoveva la convinzione più profonda che era un dovere ed erano orgogliosi di coloro che combattevano e davano la vita in terra africana e non volevano restare indietro.

Non potevano restare indietro.

Quel giorno ero là tra loro e li ho visti piangere perchè non erano stati ammessi, perché venivano respinti. Non si potevano selezionare tutti, com’è logico e niente li consolava, né la promessa di altre missioni nè il richiamo a realizzare il dovere quotidiano nella nostra terra.

Volevano andare a incontrarsi con la storia!

Cosa siamo andati a cercare in Africa noi cubani ? Cuba ? Granma - Organo ufficiale del PCC (http://it.granma.cu/cuba/2019-06-14/cosa-siamo-andati-a-cercare-in-africa-noi-cubani)

Lord Attilio
25-06-19, 21:19
Miguel Díaz-Canel ha conversato con gli intellettuali cubani

Il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, Miguel Díaz-Canel, si è riunito sabato 22 con gli intellettuali cubani, prima del IX Congresso dell’Unione degli Scrittori e degli Artisti di Cuba (Uneac), previsto dal 28 al 30 del presente mese.

http://it.granma.cu/file/img/2019/06/medium/f0024783.jpg

Il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, Miguel Díaz-Canel, si è riunito sabato 22 con gli intellettuali cubani, prima del IX Congresso dell’Unione degli Scrittori e degli Artisti di Cuba (Uneac), previsto dal 28 al 30 del presente mese.
La Televisione Cubana ha informato che durante l’incontro il mandatario ha analizzato i dibattiti effettuati in tutta l’Isola prima del Congresso, ed ha risaltato la vigenza di Parole agli intellettuali.
Díaz-Canel ha ricordato gli incontri realizzati nel giugno del 1961 tra un gruppo di scrittori, artisti e intellettuali e la direzione della Rivoluzione cubana, e soprattutto con il Comandante in Capo Fidel Castro, nella Biblioteca Nazionale José Martí.
Inltre il presidente ha richiamato a difendere il ruolo di creatore e l’identità nazionale. Come parte del dialogo è stata valutata l’avanguardia artistica cubana.
I presenti hanno sottolineato l’importanza di continuare la lotta contro la banalità e per riscattare la memoria storica del paese.

Miguel Díaz-Canel ha conversato con gli intellettuali cubani ? Cultura ? Granma - Organo ufficiale del PCC (http://it.granma.cu/cultura/2019-06-25/miguel-diaz-canel-ha-conversato-con-gli-intellettuali-cubani)

Lord Attilio
27-06-19, 22:53
I deputati dibattono il progetto della Legge Elettorale

https://www.cubainformazione.it/wp-content/uploads/2019/06/deputati.jpg

I deputati de L’Avana, Matanzas, Mayabeque e del municipio speciale dell’Isola della Gioventù hanno dibattuto ieri mercoledì 25, il progetto della Legge Elettorale, processo già realizzato nel resto del paese su richiesta del Parlamento.

Miriam Brito, segretaria dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, ha presieduto la sessione, realizzata nel Centro d’Ingegneria Genetica e Biotecnologia, il cui direttore ha dato il benvenuto ai 280 parlamentari.

Prima dell’inizio del dibattito è stato proiettato un breve materiale audiovisivo sulla storia dell’installazione scientifica inaugurata dal Comandante in Capo, Fidel Castro Ruz, il primo luglio del 1986.

Alina Balseiro, presidente della Commissione Elettorale Nazionale, ha presentato i cambi proposti all’attuale norma giuridica.

L’analisi è stata realizzata per compiere la disposizione transitoria della Costituzione, che stabilisce i termini per elaborare la nuova Legge Elettorale.

https://www.cubainformazione.it/?p=43618

Lord Attilio
04-07-19, 20:41
Imperialisti: abbiamo una «cattiva notizia» da darvi. Qui c’è la Rivoluzione cubana vittoriosa e andiamo avanti.

Che non ci sia immobilismo, che niente resti statico.

Con questo cominciamo a rompere un’inerzia, a dare una nuova dinamica al problema dei salari, alla relazione del lavoro con le entrate delle persone in un settore che merita questa attenzione. In questo settore si difendono le conquiste elementari della Rivoluzione.
Questo settore offre un servizio pubblico molto necessario alle famiglie cubane e servizi pubblici che le famiglie esigono ed anche riconoscono.
In maniera che non ci sia immobilismo, che nulla resti statico e che avanziamo nell’applicazione delle misure.
Queste misure dopo l’analisi realizzata da esperti accademici e membri del Consiglio dei Ministri, sono state presentate al Burò Politico in una sessione di lavoro presieduta dal suo Primo Segretario, il generale d’Esercito Raúl Castro Ruz. Dopo aver contato sulla valutazione politica di quello che proponiamo, allora sono state approvate definitivamente nel Consiglio dei Ministri.
Per l’immediato, io credo che a due giorni da queste valutazioni, mentre facciamo alcuni aggiustamenti partendo dall’apporto della discussione nel Burò Politico, abbiamo fatto conoscere in un comunicato stampa quello che descriveva quanto trattato nel Consiglio dei Ministri.
Un comunicato non può riferire i dettagli, ma non volevamo che prolungasse il tempo tra la decisione e l’annuncio di queste misure alla popolazione cubana.
Il giorno successivo, con la visita a Pinar del Río assieme alla rappresentazione del Consiglio dei Ministri, c’è stata la possibilità di spiegare il tema con maggior ampiezza e abbiamo esposto più dettagliatamente il contenuto fondamentale di questa misura.
Abbiamo deciso di far passare il fine settimana per raccogliere anche le opinioni della popolazione, le sue inquietudini, le principali incertezze e venire qui alla Tavola rotonda.

PENSARE E AGIRE COME PAESE

Stiamo invitando a pensare come paese e questo porta con sè un senso di responsabilità e di partecipazione di tutta la popolazione. Si devono coniugare gli interessi dal punto di vista familiare con quelli sociali.
Siamo convocati con queste misure per non tornare alle condizioni del periodo speciale, perchè siamo in un altro momento storico, con potenzialità per assumere questa tappa e avanzare verso uno sviluppo futuro.
Il desiderio degli Stati Uniti è continuare fare pressioni, ma il nostro processo socialista continuerà. Noi ordiniamo il nostro futuro e con queste misure economiche rinforziamo la nostra economia per far sì che funzioni in maniera corretta.
Pensare e agire come paese significa che si devono accompagnare queste misure con altri elementi, come rinforzare la contabilità, ha segnalato.
Dobbiamo far sì che con queste misure e per il futuro, si registrino adeguatamente i fatti economici per fare analisi opportune, che permettano di adottare decisioni a loro volta opportune, per correggere, allertare, rettificare e dare soluzioni, ha segnalato Díaz-Canel.
Poi ha detto che così come si pianifica, ora si devono montare meccanismi per osservare come si muovono il mercato, il consumo, l’indice dei prezzi del consumatore e altro che si scontra, se si deve correggere.
Ha sottolineato che questo momento ci prepara anche per sostituire i metodi amministrativi per altri economico – finanziari, per dirigere l’economia, che è la domanda attuale e inoltre contribuisce a continuare a sviluppare un concetto che ci deve aiutare per far sì che nei tempi presenti e futuri si abbia più coerenza e che ogni volta che applichiamo misure dobbiamo cercare intenzionalità ed elementi di motivazione, incentivo e responsabilità sociale che le appoggino.
Il Presidente ha segnalato che con queste misure si persegue tra le altre cose che ci siano motivazioni per produrre di più, con qualità e più impegno ed ha riconosciuto che il popolo appoggia l’appello al suo talento, all’osservato e constato , ed anche i reportage esposti nella Tavola Rotonda realizzano che la gente sa in quali difficili condizioni si realizzano questi cambiamenti , si sente partecipe di queste misure e si impegna ad attuare meglio.

LE MISURE DOMANDANO A TUTTI UN MAGGIOR IMPEGNO

Il mandatario ha richiamato a un miglior sfruttamento della giornata di lavoro, che ognuno nel suo posto sia più efficiente ed ha incitato a mantenere la produzione di alimenti, per ottenere la sovranità alimentare, e che tutta l’economia del paese s’incateni per andare avanti in questo proposito.
Ha insistito che l’incremento salariale deve portare a un miglioramento nella qualità dei servizi di ogni tipo nel settore statale ed ha aggiunto che i salari non aumentano solo in questo settore, ma anche in quello delle imprese, data la facoltà che si dà a queste entità, che ora hanno la possibilità di dare una risposta d’incremento produttivo per rispondere alla domanda che esisterà.
Queste misure domanderanno un maggior impegno di tutti, ha precisato, e inoltre ha segnalato che si deve insistere nella preparazione dei quadri, dei funzionari e degli amministratori, per evitare cattive interpretazioni di queste misure e perchè non si applichino male i suoi effetti per un modo d’agire senza scrupoli di coloro che cercano qualsiasi luogo per arricchirsi alle spalle del popolo.
Per questo il controllo dovrà essere una parte importante, ha aggiunto.
Non restiamo fermi, le stesse circostanze esigono che si facciano nuove valutazioni e si dovranno proporre e applicare più azioni.
Nel piano dei sentimenti rivoluzionari e in quello delle emozioni, in momenti come questi, facciamo passi arrischiati, ma necessari ed anche promettenti.
Questo lo vediamo quando ascoltiamo la reazione del popolo di fronte alle misure economiche approvate. Dobbiamo ricordare una frase del Che, quando diceva : «Lasciatemi dire, a rischio di sembrare ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d’amore ».
Noi abbiamo appreso con i nostri padri fondatori, con Fidel e con Raúl, i Comandanti della Rivoluzione e con tutti i combattenti che ci hanno accompagnato in questa battaglia, a sostenere contro il vento e le maree, la Rivoluzione Cubana con le forze di questo amore, ha affermato il Presidente cubano.
Questa forza d’amore si trova precisamente nell’unità solida, forte e indistruttibile della Rivoluzione con il suo popolo. Una Rivoluzione come questa si può sostenere solo con l’amore del popolo, e questo amore è la stessa Rivoluzione.
Questi elementi esaltano l’emozione, quando uno ragiona e si argomenta quando fare passi come questi.
Le misure che prendiamo e che dovremo prendere nel futuro immediato sicuramente avranno successo solo se il popolo le farà sue e per questo le spieghiamo e ci fermiamo sugli argomenti.
L’apporto di ogni cittadino del nostro paese, di ogni lavoratore, sarà importante. Convochiamo al lavoro, alla creazione, a questa creazione rivoluzionaria con passione, bellezza, intelligenza e anche con amore.
A dare un contenuto a tutto quello che ci siamo proposti per fare un paese migliore apportando ognuno la possibilità di partecipazione che abbiamo con quello che possiamo apportare.
La somma di tutti questi sforzi sarà il miracolo della prosperità sostenibile alla quale non abbiamo rinunciato e per la quale continuiamo a combattere, ha sostenuto Díaz-Canel.
Il nemico ci voleva castigare con una dura estate d’incertezza e cattive notizie . Oggi possiamo dire ai signori imperialisti che abbiamo solo una cattiva notizia da dare: Qui c’è la Rivoluzione Cubana vittoriosa e andiamo avanti, anche nel mezzo di situazioni difficili.
Contiamo precisamente con questa Rivoluzione invincibile che è il popolo cubano con la sua grande storia e la sua speranza nel futuro.
Domani veniamo a rispondere anche alle inquietudini della popolazione», ha concluso.
Il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, Miguel Díaz-Canel Bermúdez e i titolari d’Economia e Pianificazione, Alejandro Gil Fernández; Finanze e Prezzi , Meisi Bolaños Weiss; lavoro e Previdenza Sociale , Margarita González Fernández, hanno partecipato alla prima delle Tavole Rotonde dedicate ad offrire dettagli sulle misure adottate di recente dal Consiglio dei Ministri.
Nel programma televisivo, al quale han partecipato membri del Consiglio dei Ministri e della Segreteria del Comitato Centrale del Partito, Díaz-Canel ha valutato come significative le decisioni economiche annunciate, considerando le sempre più numerose difficoltà e partendo dalle misure imposte dall’amministrazione statunitense.
« Stiamo partendo dalla congiuntura attuale in cui stiamo vivendo, dalla situazione attuale marcata dalla perversità e dal sempre più numeroso insieme di difficoltà che l’attuale politica del amministrazione del governo degli USA impone al nostro popolo» ha denunciato il mandatario cubano.
Questo ci crea un gruppo di problemi nel’ordine interno, come la persecuzione finanziaria, la contrazione dei crediti per le stesse pressioni dell’amministrazione statunitense, la chiusura praticamente assoluta dei mercati più vicini al nostro paese, l’attacco spietato alle fonti di entrate sulle quali contiamo e le minacce di sanzioni o le stesse sanzioni che già applicano a tutti coloro che osano commerciare con Cuba.
Nessuno però ha perso il sonno a Cuba per queste minacce, per questa politica d’ingerenza e per questa crescita della retorica dell’amministrazione del Governo degli Stati Uniti contro Cuba.
Noi abbiamo ratificato che non abbiamo rinunciato e non rinunceremo a far sì che la nostra economia – piccola e assediata- in tutti questi 60 anni di Rivoluzione sia prospera e sostenibile. Questa è una volontà. Questo lo aneliamo e continuiamo a difenderlo.
È dimostrato, ha segnalato, che il popolo cubano con convinzione e decisione affronta il blocco genocida e anche noi ci sforziamo in identificare e superare gli ostacoli che alcuni chiamano il blocco interno, ossia le nostre insufficienze, gli stessi imbrogli che poniamo, la burocrazia che abbiamo e tutti quei problemi che c’impediscono d’avanzare in maniera più coerente con gli stessi precetti e principi che abbiamo difeso nell’attualizzazione del nostro modello economico e sociale.
Ma noi abbiamo anche pianificato che nessuna minaccia ci distrarrà dal nostro dovere di difendere l’invulnerabilità della Rivoluzione in tutti gli ambiti.
Le misure che abbiamo proposto e che oggi saranno condivise con maggior ampiezza dai compagni presenti del Consiglio dei Ministri, non hanno niente a che vedere con il populismo, come hanno voluto attaccare alcuni che non si sono mai interessati al benessere del popolo cubano e che cercano di denigrare e macchiare ogni passo che fa la Rivoluzione.
Questo ha a che vedere molto con quanto vissuto dal Consiglio dei Ministri in questa tappa di scambio con il nostro popolo e negli scenari in cui realizzano la loro vita economica e sociale, ed ha a che vedere molto con cose che erano rimandate e che necessitavano già di una risposta, ha a che vedere con il reclamo dei lavoratori nel recentemente realizzato Congresso della CTC, con i reclami e gli apporti degli economisti nel Congresso della ANEC, ha a che vedere anche con idee che si ratificarono in questo fine settimana nel Congresso della UNEAC e io credo che abbia a che vedere con tutto il senso del dibattito popolare con il quale il nostro popolo si è espresso negli ultimi tempi, com’è stato dimostrato nel dibattito della nuova Costituzione della Repubblica. ( GM – Granma Int.)

Imperialisti: abbiamo una «cattiva notizia» da darvi. Qui c?è la Rivoluzione cubana vittoriosa e andiamo avanti. ? Cuba ? Granma - Organo ufficiale del PCC (http://it.granma.cu/cuba/2019-07-03/abbiamo-una-cattiva-notizia-da-dare-agli-imperialisti-qui-ce-la-rivoluzione-cubana-vittoriosa-e-andiamo-avanti)

Lord Attilio
06-07-19, 12:55
Il socialismo e l'uomo a Cuba - Ernesto Che Guevara (1965)

Da: «El socialismo y el hombre a Cuba», in Marcha (Montevideo) 12 marzo 1965, e in Verde Olivo, aprile 1965. L'articolo, in forma di lettera, è indirizzato al giornalista Carlos Quijano direttore del settimanale uruguaiano Morena. - Ora in Ernesto Che Guevara, Scritti scelti, a cura di Roberto Massari, Erre Emme, 1993, trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare in occasione dell'anniversario della morte di Guevara (09/10/1967) - https://www.resistenze.org

Stimato compagno,
termino queste note mentre viaggio per l'Africa, animato dal desiderio di mantenere la mia promessa, sia pure con ritardo. Vorrei farlo affrontando il tema del titolo. Credo che possa essere interessante per i lettori uruguaiani.

Si ascolta spesso dalla bocca dei portavoce capitalistici, come argomento della lotta ideologica contro il socialismo, l'affermazione secondo cui questo sistema sociale, o il periodo di costruzione del socialismo nel quale siamo impegnati, sarebbe caratterizzato dalla negazione dell'individuo, sacrificato sull'altare dello Stato. Non cercherò di confutare questa affermazione su una base puramente teorica, ma di descrivere la realtà che oggi si vive a Cuba, aggiungendo qualche commento di carattere generale. In primo luogo, traccerò a grandi linee la storia della nostra lotta rivoluzionaria prima e dopo la presa del potere.

Come è noto, la data esatta in cui iniziarono le azioni rivoluzionarie, che dovevano culminare nel primo gennaio del 1959, fu il 26 luglio 1953. All'alba di quel giorno, un gruppo di uomini, guidati da Fidel Castro, attaccò la caserma Moncada nella provincia d'Oriente. L'azione fu un fallimento che si trasformò in disastro e i sopravvissuti finirono in carcere, per poi ricominciare, dopo essere stati amnistiati, la lotta rivoluzionaria.

Durante questa fase, nella quale esistevano soltanto dei germi di socialismo, l'uomo era il fattore fondamentale. Si faceva affidamento su di lui, come individuo, dotato di una sua specificità, con tanto di nome e cognome; e dalla sua capacità d'agire dipendeva il trionfo o il fallimento dell'azione intrapresa.


Venne poi la fase della lotta guerrigliera. Essa si sviluppò in due ambienti diversi: il popolo, massa ancora assopita che bisognava mobilitare, e la sua avanguardia, la guerriglia, motore propulsivo del movimento, generatore di coscienza rivoluzionaria e di entusiasmo combattivo. Questa avanguardia fu l'agente catalizzatore che creò le condizioni soggettive necessarie per la vittoria. Anche in questa fase, nel quadro del processo di proletarizzazione del nostro pensiero, della rivoluzione che si operava nelle nostre abitudini e nella nostra mente, l'individuo rimase il fattore fondamentale. Ognuno dei combattenti della Sierra Maestra, che abbia raggiunto un grado elevato tra le forze rivoluzionarie, ha al suo attivo una storia di fatti memorabili. E in base a questi conquistava i suoi gradi.

Fu questo il primo periodo eroico, in cui ci si batteva per ottenere incarichi di maggiore responsabilità e di maggior pericolo, senza altra soddisfazione che l'adempimento del proprio dovere.

Nel nostro lavoro di educazione rivoluzionaria, torniamo spesso su questo tema formativo. Nell'atteggiamento dei nostri combattenti già si delineava l'uomo del futuro.

In altri momenti della nostra storia si sono ripresentate le occasioni per un impegno totale nella causa rivoluzionaria. Durante la crisi di ottobre o nei giorni del ciclone «Flora» abbiamo visto atti di valore e di sacrificio eccezionali, compiuti da tutto un popolo. Trovare il modo di perpetuare nella vita quotidiana questo atteggiamento eroico è uno dei nostri compiti fondamentali dal punto di vista ideologico.

Nel gennaio 1959 si costituì il governo rivoluzionario con la partecipazione al suo interno di vari esponenti della borghesia filoimperialistica. La presenza dell'Esercito ribelle costituiva la garanzia per il mantenimento del potere, come fattore di forza fondamentale.

In seguito si produssero gravi contraddizioni, risolte in un primo momento nel febbraio 1959, quando Fidel Castro assunse la direzione del governo, con la carica di Primo ministro. Questo processo culminò nel luglio dello stesso anno, quando il presidente Urrutia si dimise sotto la pressione delle masse. Appariva così nella storia della rivoluzione cubana, ormai con caratteristiche nitide, un personaggio che si ripresenterà sistematicamente: le masse.

Questa entità multiforme non è, come si pensa, la somma di elementi di una medesima categoria (a ciò ridotti, tra l'altro, dal sistema imposto) che agisce come un gregge mansueto. E' vero che segue senza esitare i propri dirigenti, in particolare Fidel Castro; ma il grado in cui questi si è guadagnato tale fiducia risponde precisamente al modo in cui egli interpreta i desideri del popolo, le sue aspirazioni, e alla lotta sincera per il mantenimento delle promesse fatte.

Le masse hanno partecipato alla Riforma agraria e al difficile compito dell'amministrazione delle imprese statali; sono passate attraverso l'esperienza eroica di Playa Girón, si sono forgiate nella lotta contro le varie bande armate dalla Cia; hanno vissuto uno dei momenti decisivi della storia moderna con la crisi di ottobre e oggi continuano a lavorare per la costruzione del socialismo.

Guardando ai fatti da un punto di vista superficiale, potrebbe sembrare che abbiano ragione coloro che parlano di sottomissione dell'individuo allo Stato; le masse realizzano, con entusiasmo e disciplina senza pari, i compiti che il governo affida loro, siano essi di tipo economico, culturale, sportivo o di difesa.

L'iniziativa, in genere, parte da Fidel Castro o dall'alto comando della rivoluzione e viene poi spiegata al popolo che la fa propria. Altre volte, le esperienze locali vengono riprese dal partito e dal governo per generalizzarle, seguendo lo stesso procedimento.

Lo Stato, tuttavia, a volte si sbaglia. Quando si verifica uno di questi errori, si nota un calo dell'entusiasmo collettivo, dovuto a una diminuzione di quello stesso entusiasmo in ciascuno degli individui che formano la massa; il lavoro si paralizza, fino a ridursi a livelli insignificanti: è il momento di rettificare. Così avvenne nel marzo del 1962, con la politica settaria imposta al partito da Anibal Escalante.

E' ovvio che il meccanismo non è in grado di garantire una serie di misure adeguate e che occorre un legame più organico con le masse. Dobbiamo migliorare tale meccanismo nel corso dei prossimi anni; nel caso, comunque, di iniziative provenienti dai livelli elevati del governo, utilizziamo per ora il metodo quasi intuitivo di osservare le reazioni generali di fronte ai problemi sollevati. In ciò è maestro Fidel, il cui modo particolare di comunicazione col popolo si può apprezzare solo vedendolo direttamente. Nelle grandi manifestazioni pubbliche sembra di assistere quasi a un dialogo tra diapason, che pone in vibrazione reciproca gli interlocutori. Fidel e le masse cominciano a vibrare in un dialogo di intensità crescente fino a raggiungere l'apice in un finale improvviso, segnato dal nostro grido di lotta e di vittoria.

Ciò che è difficile comprendere, per chi non stia vivendo l'esperienza della rivoluzione, è questa stretta unità dialettica tra l'individuo e la massa, in cui entrambi interagiscono e la massa a sua volta, come insieme di individui, interagisce con i dirigenti.

Nel capitalismo si possono osservare fenomeni di questo tipo quando appaiono uomini politici capaci di spingere alla mobilitazione popolare; ma se non si tratta di un autentico movimento sociale nel qual caso non si può parlare pienamente di capitalismo esso durerà quanto la vita di chi lo ha messo in moto o fino al termine delle illusioni popolari imposto dalla rigidità della società capitalistica. All'interno di questa, l'uomo è guidato da un ordinamento impersonale che, in genere, sfugge alla sua comprensione. L'essere umano, alienato, ha un cordone ombelicale invisibile che lo lega alla società nel suo insieme: la legge del valore. Essa agisce in tutti gli aspetti della sua vita, modellandogli la strada e il destino.

Le leggi del capitalismo, cieche e invisibili per il senso comune della gente, agiscono sull'individuo senza che questi se ne accorga. Egli non vede altro che la vastità di un orizzonte che gli appare infinito. Così lo presenta la propaganda capitalistica che pretende di ricavare dal caso Rockefeller vero o falso che sia una lezione sulle possibilità di successo. La miseria che è necessario accumulare perché si realizzi un esempio del genere e la somma di iniquità che implica una fortuna di tali dimensioni non fanno parte del quadro, e non è sempre possibile per le forze popolari avere chiari simili concetti. (A questo punto sarebbe opportuna una disquisizione sul modo in cui gli operai dei paesi imperialisti vadano via via perdendo il proprio spirito internazionalistico di classe, sotto l'influenza di una certa complicità nello sfruttamento dei paesi dipendenti e come questo fatto attenui, contemporaneamente, lo spirito di lotta delle masse nel proprio paese; ma questo è un tema che esula dalle finalità di queste note.) ÀI massimo si mostra la strada con gli ostacoli che, apparentemente, un individuo dotato delle qualità necessarie potrebbe superare per giungere alla meta. Il premio si intravede in lontananza: il cammino è solitario. Si tratta, per giunta, di una corsa tra lupi: si può vincere solo grazie all'insuccesso degli altri.

Tenterò ora di definire l'individuo, attore di questo straordinario e appassionante dramma che è la costruzione del socialismo, nella sua duplice entità di singolo e membro della comunità. Credo che la cosa più semplice stia nel riconoscere la sua qualità di essere non-fatto, di prodotto non-termi-nato. Le tare del passato si trasmettono al presente nella coscienza individuale e c'è bisogno di un lavoro continuo per sradicarle. Il processo è duplice: da un lato è la società che agisce con l'educazione diretta e indiretta; dall'altro è l'individuo che si sottopone a un processo cosciente di autoeducazione.

La nuova società in formazione deve lottare molto duramente con il passato. Ciò si avverte non solo nella coscienza individuale, su cui pesano i residui di un'educazione orientata sistematicamente all'isolamento dell'individuo, ma anche per il carattere stesso di questo periodo di transizione, con il permanere di rapporti di mercato. La merce è la cellula economica della società capitalistica; finché esisterà, i suoi effetti si ripercuoteranno sull'organizzazione della produzione e conseguentemente sulla coscienza.

Nello schema di Marx, il periodo di transizione era concepito come il risultato della trasformazione esplosiva del sistema capitalistico soffocato dalle proprie contraddizioni; in seguito si è visto, nella realtà, che dall'albero imperialistico potevano staccarsi alcuni paesi che rappresentavano i rami deboli; un fenomeno previsto da Lenin. In essi il capitalismo si è sviluppato abbastanza da far sentire i propri effetti, in un modo o nell'altro, sul popolo; ma non sono le sue stesse contraddizioni che, esaurite tutte le possibilità, fanno saltare il sistema.

La lotta di liberazione contro un oppressore straniero, la miseria provocata da avvenimenti esterni come la guerra - le cui conseguenze vengono fatte ricadere dalle classi privilegiate sugli sfruttati - i movimenti di liberazione destinati a rovesciare i regimi neocoloniali: questi sono i fattori scatenanti più comuni. L'azione cosciente fa il resto.

In questi paesi non si è ancora prodotta un'educazione completa nei confronti del lavoro sociale e la ricchezza è lungi dall'essere alla portata delle masse attraverso un semplice processo di appropriazione. Il sottosviluppo, da un lato, e l'abituale fuga di capitali verso i paesi «civilizzati», dall'altro, rendono impossibile un cambiamento rapido e indolore. Resta un lungo tratto da percorrere per la costruzione della base economica e la tentazione di seguire le strade battute dell'interesse materiale, come leva propulsiva per uno sviluppo accelerato, è notevole.

Si corre il pericolo che gli alberi impediscano di vedere il bosco. Rincorrendo l'illusione di realizzare il socialismo con l'aiuto delle armi spuntate che ci lascia in eredità il capitalismo (la merce come cellula economica, il profitto, l'interesse materiale individuale come leva ecc.), si può imboccare un vicolo senza uscita. E vi si arriva dopo aver percorso un lungo tratto in cui le strade si incrociano più volte e dove è difficile capire il punto in cui si è sbagliato strada. Frattanto, la base economica adottata ha compiuto il suo lavoro di scavo sullo sviluppo della coscienza. Per costruire il comunismo, contemporaneamente alla base materiale, bisogna creare l'uomo nuovo.

Di qui la grande importanza di scegliere correttamente lo strumento per mobilitare le masse. Questo deve essere fondamentalmente di natura morale, pur senza trascurare un corretto utilizzo degli incentivi materiali, soprattutto di natura sociale.

Come ho già detto, nei momenti di grave pericolo è facile potenziare gli incentivi morali; per mantenere la loro efficacia è necessario sviluppare una coscienza in cui i valori acquistino nuove caratteristiche. La società nel suo insieme deve trasformarsi in una gigantesca scuola.

Le grandi linee di questo fenomeno sono simili al processo di formazione della coscienza capitalistica nella sua prima fase. Il capitalismo ricorre alla forza, ma educa anche la gente all'interno del sistema. La propaganda diretta viene realizzata da coloro che sono incaricati di spiegare l'ineluttabilità di un regime di classe, sia esso d'origine divina o imposto dalla natura come entità meccanica. Ciò placa le masse che si vedono oppresse da un male contro il quale non è possibile lottare. In seguito subentra la speranza e in questo si differenzia dai precedenti regimi di casta che non offrivano via d'uscita.

Per alcuni, tuttavia, continuerà a vigere la formula di casta: il premio a chi obbedisce consiste nell'arrivo dopo la morte in altri mondi meravigliosi dove i buoni vengono premiati, secondo quanto afferma la vecchia tradizione. Per altri, c'è la novità: la distinzione in classi è fatale, ma gli individui possono uscire da quella cui appartengono mediante il lavoro, l'iniziativa, ecc. Questo processo e quello di autoeducazione al successo devono essere profondamente ipocriti; sono la dimostrazione interessata del fatto che una menzogna è verità.

Nel nostro caso l'educazione diretta acquista un'importanza molto maggiore. La spiegazione è convincente perché è vera; non ha bisogno di sotterfugi. Si esercita attraverso l'apparato educativo dello Stato in funzione della cultura generale, tecnica e ideologica, attraverso organismi quali il Ministero dell'educazione e l'apparato di propaganda del partito. L'educazione penetra tra le masse e il nuovo atteggiamento proposto tende a trasformarsi in abitudine; le masse lo vanno facendo proprio ed esercitano una pressione su coloro che non si sono ancora educati. Questa è la forma indiretta di educazione delle masse, potente tanto quanto l'altra.

Il processo, tuttavia, è cosciente: l'individuo riceve continuamente l'impatto del nuovo potere sociale e si rende conto di non essersi ancora completamente adeguato ad esso. Sotto la pressione prodotta dall'educazione indiretta, cerca di adattarsi a una situazione che ritiene giusta e alla quale la sua mancanza di sviluppo gli ha impedito di adeguarsi finora. Si autoeduca.

In questa fase di costruzione del socialismo possiamo vedere l'uomo nuovo che sta nascendo. La sua immagine non è ancora definita; né potrebbe esserlo, giacché il processo marcia parallelo allo sviluppo di nuove forme economiche. Tralasciando coloro la cui mancata educazione li spinge verso un cammino solitario, verso l'autosoddisfacimento delle proprie ambizioni, vi sono altri che, all'interno di questo nuovo quadro di avanzamento collettivo, tendono a camminare isolati dalla massa che accompagnano. L'importante è che gli uomini vanno acquistando ogni giorno di più coscienza della necessità della propria integrazione nella società e, allo stesso tempo, della propria importanza come motori di essa.

Ormai non marciano più soli, per sentieri sperduti, verso brame lontane. Seguono la loro avanguardia, costituita dal partito, dagli operai più avanzati che camminano legati alle masse e in stretto collegamento con loro. Le avanguardie hanno lo sguardo rivolto al futuro e alla sua ricompensa, che non appare però come qualcosa di individuale; il premio è la nuova società in cui gli uomini avranno caratteristiche diverse: è la società dell'uomo comunista.

La strada è lunga e piena di difficoltà. A volte, per avere smarrito la strada si deve retrocedere; altre volte, camminando troppo in fretta, ci separiamo dalle masse; in qualche caso, per troppa lentezza, sentiamo vicino il fiato di coloro che ci pestano i talloni. Nella nostra ambizione di rivoluzionari, cerchiamo di camminare il più velocemente possibile, aprendo nuove strade, ma sappiamo che dobbiamo trarre nutrimento dalle masse e che queste potranno avanzare più rapidamente solo se le stimoliamo con il nostro esempio.

Indipendentemente dall'importanza data agli incentivi morali, il fatto che esista la divisione in due gruppi principali (escludendo naturalmente la frazione minoritaria di coloro che non prendono parte per una ragione o per l'altra alla costruzione del socialismo) dimostra la relativa mancanza di sviluppo della coscienza morale. Il gruppo d'avanguardia è ideologicamente più avanzato delle masse: queste conoscono i nuovi valori, ma in modo parziale. Mentre tra i primi si produce un cambiamento qualitativo che permette loro di andare incontro al sacrificio nella loro funzione di avanguardia, i secondi hanno solo una visione parziale e devono essere sottoposti a stimoli e pressioni di una certa intensità; è la dittatura del proletariato che si esercita non solo sulla classe sconfitta, ma anche, a livello individuale, sulla classe vincitrice.

Tutto ciò implica, per la sua vittoria totale, l'esistenza di una serie di meccanismi: le istituzioni rivoluzionarie. Nell'immagine delle folle che marciano verso il futuro, è implicito il concetto di istituzionalizzazione, inteso come un insieme armonico di canali, gradini, barriere, apparati ben collaudati che permettono questa marcia e la selezione naturale di coloro che sono destinati a camminare tra l'avanguardia e che stabiliscono il premio o il castigo, rispettivamente per chi compie il proprio dovere e per chi trama contro la società in costruzione.

Questa istituzionalizzazione della rivoluzione non si è ancora attuata. Stiamo cercando qualcosa di nuovo che permetta un'identificazione perfetta tra il governo e la comunità nel suo insieme, adeguata alle particolari condizioni della costruzione del socialismo e che rifugga al massimo dai luoghi comuni della democrazia borghese trapiantati nella società in formazione (come le camere legislative, per esempio). Sono state fatte alcune esperienze volte a creare poco a poco l'istituzionalizzazione della rivoluzione, ma senza eccessiva fretta. Il freno maggiore che abbiamo avuto è stato il timore che un qualsiasi aspetto formale potesse separarci sia dalle masse sia dall'individuo, facendoci perdere di vista la più importante e decisiva ambizione rivoluzionaria, che è quella di vedere l'uomo liberato dalla sua alienazione.

Nonostante la carenza di istituzioni, che deve essere superata gradualmente, ora sono le masse a fare la storia, come insieme cosciente di individui che lottano per una causa comune. L'uomo nel socialismo, malgrado la sua apparente standardizzazione, è più completo e benché non disponga di un meccanismo perfettamente adeguato allo scopo, la sua possibilità di esprimersi e farsi ascoltare nell'apparato sociale è infinitamente maggiore. Tuttavia è necessario accentuare la sua partecipazione cosciente, individuale e collettiva, in tutti i meccanismi direttivi e produttivi e legarla all'idea della necessità dell'educazione tecnica e ideologica, in modo che avverta come questi processi siano strettamente interdipendenti e i loro progressi paralleli.

L'uomo acquisterà così la piena coscienza del proprio essere sociale, il che equivale alla sua completa realizzazione come creatura umana, una volta spezzate le catene dell'alienazione. Ciò si tradurrà concretamente nella riappropriazione della propria natura attraverso il lavoro liberato e l'espressione della propria condizione umana attraverso la cultura e l'arte.

Perché l'uomo si sviluppi nel primo aspetto, il lavoro deve acquistare un carattere nuovo; la merce-uomo cessa di esistere e si instaura un sistema che assegna una quota in cambio dell'adempimento del dovere sociale. I mezzi di produzione appartengono alla società e la macchina è solo la trincea dove si compie il proprio dovere. L'uomo comincia a liberare la propria mente dal pensiero sgradevole di dover necessariamente soddisfare i propri bisogni animali attraverso il lavoro. Comincia a vedersi realizzato nella propria opera e a cogliere la propria grandezza umana attraverso l'oggetto creato, il lavoro compiuto.

Ciò non implica la perdita di una parte del suo essere sotto forma di forza-lavoro venduta, che non gli appartiene più, ma significa un'emanazione di se stesso, un contributo alla vita comune nella quale egli si riflette: l'adempimento del proprio dovere sociale. Stiamo facendo il possibile per dare al lavoro questa nuova categoria di dovere sociale e per collegarlo allo sviluppo tecnologico da un lato il che determinerà nuove condizioni per una maggiore libertà e al lavoro volontario dall'altro, fondandoci sulla concezione marxista secondo cui l'uomo realizza pienamente la propria condizione umana quando produce senza la costrizione della necessità fisica di vendersi come merce.

E' ovvio che esistono ancora aspetti coattivi nel lavoro, anche quando esso è volontario; l'uomo non ha ancora trasformato tutta la coercizione che lo circonda in un riflesso condizionato di natura sociale, e in molti casi produce ancora sotto la pressione dell'ambiente («costrizione morale» la definisce Fidel). Gli resta ancora da conquistare il piacere di un completo godimento spirituale del proprio lavoro, senza la pressione diretta dell'ambiente sociale, ma vincolato ad esso dalle nuove abitudini. Questo sarà il comunismo. Il mutamento non avviene automaticamente nella coscienza, così come non avviene nell'economia. Le variazioni sono lente e irregolari: ci sono periodi di accelerazione, altri di pausa e persino di regresso.

Dobbiamo inoltre considerare, come abbiamo notato prima, che non siamo di fronte a un periodo di transizione puro e semplice, quale lo vedeva Marx nella Critica del programma di Gotha, ma a una nuova fase da lui non prevista: il primo periodo di transizione al comunismo o di costruzione del socialismo. Ciò avviene in mezzo a violente lotte di classe con elementi di capitalismo nel proprio seno, che rendono difficile una comprensione globale.

Se a ciò si aggiunge lo scolasticismo che ha frenato lo sviluppo della filosofia marxista e impedito l'analisi sistematica del periodo, la cui economia politica non si è sviluppata, dobbiamo riconoscere che siamo ancora in fasce e che è giusto dedicarsi allo studio di tutte le caratteristiche fondamentali di tale periodo, prima di elaborare una teoria economica e politica di maggior respiro.

La teoria che ne scaturirà darà inevitabilmente la preminenza ai due pilastri della costruzione: la formazione dell'uomo nuovo e lo sviluppo tecnologico. In entrambi gli aspetti ci resta molto da fare, ma è meno grave il ritardo per quanto riguarda la concezione della tecnica come base fondamentale, giacché non si tratta in questo caso di andare avanti alla cieca, ma di seguire per un buon tratto la strada aperta dai paesi più evoluti del mondo. E' per questo che Fidel batte con tanta insistenza sulla necessità della formazione tecnica e scientifica del nostro popolo e in particolare della sua avanguardia.

Nel campo delle idee che riguardano attività non-produttive è più facile cogliere la divisione tra necessità materiale e spirituale. Da molto tempo l'uomo cerca di liberarsi dell'alienazione mediante la cultura e l'arte. Muore quotidianamente durante le otto e più ore in cui funge da merce, per rinascere poi attraverso la sua creatività spirituale. Ma questo rimedio ha in sé i germi della stessa malattia: è un essere solitario che cerca la comunione con la natura. Difende la propria individualità oppressa dall'ambiente e reagisce di fronte alle idee estetiche come un essere isolato, la cui aspirazione è rimanere immacolato.

Si tratta solo di un tentativo di fuga. La legge del valore non è il semplice riflesso dei rapporti di produzione; i capitalisti monopolistici la circondano di una complicata impalcatura che la trasforma in una schiava docile, anche quando i metodi che usano sono esclusivamente empirici. La sovrastruttura impone un tipo di arte in cui bisogna educare gli artisti. I ribelli vengono dominati dal meccanismo e solo i talenti eccezionali potranno creare opere proprie. Gli altri diventano vili salariati oppure vengono schiacciati.

Si inventa la ricerca artistica, intesa come sinonimo di libertà; ma questa «ricerca» ha i suoi limiti, impercettibili fino al momento in cui non ci si scontra, vale a dire fino a quando non si affrontano i problemi reali dell'uomo e della sua alienazione. L'angoscia irrazionale o il volgare passatempo rappresentano delle comode valvole di sfogo per l'inquietudine umana; si combatte l'idea di rendere l'arte un'arma di denuncia. Se si rispettano le regole del gioco, si ottengono tutti gli onori; quegli stessi che otterrebbe una scimmia esibendosi in piroette. L'accordo è di non cercare di fuggire dalla gabbia invisibile.

Quando la rivoluzione prese il potere, ci fu l'esodo di coloro che erano completamente addomesticati; gli altri, rivoluzionari o no, videro di fronte a sé nuove strade. La ricerca artistica ebbe un nuovo impulso. Senza dubbio le strade erano più o meno tracciate e il significato del concetto di fuga si mascherò dietro la parola «libertà». Gli stessi rivoluzionari ebbero molto spesso questo atteggiamento, riflesso dell'idealismo borghese nella coscienza.

Nei paesi in cui si è verificato un processo analogo, si è cercato di combattere queste tendenze con un esagerato dogmatismo. La cultura in generale si trasformò praticamente in un tabù e si proclamò come massima aspirazione culturale la rappresentazione formalmente esatta della natura, trasformandosi poi questa in una rappresentazione meccanica della realtà sociale che si voleva mostrare: la società ideale, quasi senza conflitti né contraddizioni, che si voleva creare.

Il socialismo è giovane e compie degli errori. Noi rivoluzionari, a volte, siamo privi delle conoscenze e dell'audacia intellettuale necessarie per affrontare il compito di sviluppare l'uomo nuovo con metodi diversi da quelli tradizionali che, a loro volta, subiscono l'influenza della società che li ha creati. (Ancora una volta si pone il problema del rapporto tra forma e contenuto.) Il disorientamento è grande e siamo assorbiti dai problemi della costruzione materiale. Non ci sono artisti di grande valore che abbiano, a loro volta, un grande prestigio rivoluzionario. Sono gli uomini del partito che devono assumere questo compito e cercare di raggiungere l'obiettivo principale: l'educazione del popolo.

Si cerca allora la semplificazione; ciò che è alla portata di tutti, che è poi alla portata dei funzionari. La ricerca artistica autentica viene annullata e il problema della cultura generale si riduce a una riappropriazione del presente socialista e del passato morto (e quindi non più pericoloso). Così nasce il realismo socialista, sulle basi dell'arte del secolo scorso. Ma l'arte realista del secolo XIX è anch'essa di classe, capitalistica forse in una forma più pura di questa arte decadente del XX secolo, da cui traspare l'angoscia dell'uomo alienato.

Nella cultura il capitalismo ha dato tutto se stesso e di esso non rimane altro che la presenza di un cadavere maleodorante; in arte, la sua decadenza attuale. Perché tentare, allora, di cercare nelle forme congelate del realismo socialista l'unica ricetta valida? Non si può opporre al realismo socialista «la libertà», perché questa ancora non esiste, né esisterà sino al completo sviluppo della nuova società: non si pretenda neppure di condannare tutte le forme artistiche successive alla prima metà del secolo XIX dall'alto del trono pontificio del realismo ad oltranza, perché si cadrebbe in un errore proudhoniano di ritorno al passato, mettendo una camicia di forza all'espressione artistica dell'uomo che nasce e si forma attualmente. Manca lo sviluppo di un meccanismo ideologico culturale che permetta la ricerca e distrugga le erbacce che così facilmente si moltiplicano sul terreno concimato delle sovvenzioni statali.

Nel nostro paese non si è verificato l'errore del meccanicismo realista, ma uno di segno contrario. E ciò è accaduto perché non è stata compresa la necessità di creare l'uomo nuovo; un uomo che non sia più il portavoce delle idee del secolo XIX, ma neppure di quelle del nostro secolo decadente e morboso. E' l'uomo del XXI secolo quello che dobbiamo creare, benché si tratti ancora di un'aspirazione soggettiva e non sistematizzata. Proprio questo è uno dei punti fondamentali del nostro studio e del nostro lavoro e nella misura in cui otterremo risultati concreti su una base teorica o, viceversa, ricaveremo conclusioni teoriche di carattere generale dalla nostra ricerca concreta, avremo dato un valido apporto al marxismo-leninismo e alla causa dell'umanità.

La reazione contro l'uomo del XIX secolo ci ha portato a una ricaduta nel decadentismo del XX secolo; non è un errore troppo grave, però dobbiamo superarlo, se non vogliamo aprire un ampio arco al revisionismo. Le grandi masse si vanno sviluppando, le nuove idee stanno acquistando un naturale impeto in seno alla società, le possibilità materiali di sviluppo integrale di tutti i suoi membri in assoluto rendono più produttiva la fatica. E' un presente di lotta, ma il futuro è nostro.

Riassumendo, la colpa di molti nostri intellettuali e artisti risiede nel loro peccato originale; non sono autenticamente rivoluzionari. Possiamo cercare di innestare un olmo perché dia pere, ma contemporaneamente bisogna piantar peri. Le nuove generazioni saranno libere dal peccato originale. Le probabilità che compaiano artisti eccezionali saranno tanto maggiori quanto più si saranno ampliati il campo della cultura e le possibilità di espressione. Il nostro compito consiste nell'impedire che la generazione odierna, fuorviata dai suoi stessi conflitti, si perverta e perverta le generazioni future. Non dobbiamo creare docili salariati del pensiero ufficiale, né «borsisti» che vivano al riparo dei finanziamenti statali, beneficiando di una libertà tra virgolette. E' tempo ormai che siano i rivoluzionari a intonare il canto del popolo. E' un processo lungo.

Nella nostra società svolgono un ruolo enorme la gioventù e il partito. Particolarmente importante è la prima, perché è l'argilla malleabile con cui si può costruire l'uomo nuovo, senza alcuna delle tare del passato. Essa riceve un trattamento corrispondente alle nostre ambizioni. La sua educazione è sempre più completa e non trascuriamo di integrarla nel lavoro sin dal primo momento. I nostri studenti fanno un lavoro manuale durante le vacanze o contemporaneamente allo studio. Il lavoro è un premio in certi casi, uno strumento educativo in altri, mai un castigo. Una nuova generazione sta nascendo.

Il partito è un'organizzazione d'avanguardia. I lavoratori migliori vengono proposti dai loro compagni per farne parte. E' minoritario, ma dotato di grande prestigio per la qualità dei suoi quadri. La nostra aspirazione è che il partito sia di massa, quando però le masse avranno raggiunto il livello di sviluppo dell'avanguardia, vale a dire quando saranno state educate per il comunismo. E verso questa formazione va indirizzato il lavoro. Il partito è l'esempio vivente; i suoi quadri devono essere modelli di laboriosità e sacrificio; con la loro azione devono portare le masse al compimento degli obiettivi rivoluzionari e ciò implica anni di dura lotta contro le difficoltà della costruzione, i nemici di classe, le piaghe del passato, l'imperialismo...

Vorrei spiegare ora il ruolo che svolge la personalità umana, l'uomo come individuo dirigente delle masse che fanno la storia. E' la nostra esperienza diretta, non una ricetta. Fidel ha dato alla rivoluzione l'impulso nei primi anni e il tono sempre; ma oggi esiste un buon gruppo di rivoluzionari che si sviluppa all'unisono con il nostro massimo dirigente e una gran massa che segue i propri capi perché ha fiducia in loro; e ha fiducia perché questi dirigenti hanno saputo interpretare le loro aspirazioni.

Non si tratta di sapere quanti chili di carne si mangino o quante volte l'anno ognuno possa andarsene a passeggiare sulla spiaggia, e neppure quante belle cose provenienti dall'estero si possano acquistare con gli attuali salari. Si tratta, piuttosto, di far sì che l'individuo si senta più completo, con molta maggiore ricchezza interiore e senso di responsabilità. Il cittadino nel nostro paese sa bene che l'epoca gloriosa che sta vivendo è fatta di sacrifici; e sa bene che cosa sia il sacrificio. I primi impararono a conoscerlo sulla Sierra Maestra e ovunque si è combattuto; e poi lo abbiamo conosciuto in tutto il paese. Cuba è l'avanguardia dell'America e deve fare dei sacrifici perché sta in prima linea, perché indica alle masse latinoamericane il cammino verso la completa libertà. All'interno del paese, i dirigenti hanno il dovere di assolvere il proprio ruolo di avanguardia; ed è bene dirlo in tutta sincerità, in una vera rivoluzione alla quale si consacra tutto, dalla quale non ci si attende alcuna ricompensa materiale, il compito del rivoluzionario di avanguardia è a un tempo magnifico e angoscioso,

Mi permetta di dirle, a rischio di sembrare ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d'amore. E' impossibile concepire un rivoluzionario autentico privo di tale qualità. E questo è forse uno dei grandi drammi del dirigente: egli deve unire a uno spirito appassionato una mente fredda, e prendere decisioni dolorose senza contrarre un muscolo. I nostri rivoluzionari d'avanguardia devono idealizzare questo amore per i popoli, per le cause più sacre e renderlo unico, indivisibile. Non possono scendere con la loro piccola dose di affetto quotidiano nei luoghi in cui lo esercita l'uomo comune.

I dirigenti della rivoluzione hanno figli che nei loro primi balbettii non imparano a nominare il padre; mogli che devono partecipare al sacrificio della loro vita, al fine di condurre la rivoluzione verso il suo destino; la cerchia dei loro amici coincide con quella dei compagni della rivoluzione. Non c'è vita al di fuori di questa.

In tali condizioni, bisogna avere una grande dose di umanità, un gran senso di giustizia e di verità per non cadere in eccessi di dogmatismo, in freddo scolasticismo, nell'isolamento dalle masse. Bisogna lottare ogni giorno perché questo amore per l'umanità vivente si trasformi in fatti concreti, in atti che servano di esempio, di mobilitazione.

Il rivoluzionario, motore ideologico della rivoluzione in seno al partito, si consuma in questa attività ininterrotta, che finisce solo con la morte, a meno che il processo non si estenda su scala mondiale. Se il suo impegno rivoluzionario si affievolisce quando i compiti più urgenti vengono realizzati su scala locale e l'internazionalismo proletario viene dimenticato, la rivoluzione che egli dirige cessa di essere una forza propulsiva e affonda in un tranquillo letargo, di cui approfitta il nostro inconciliabile nemico, l'imperialismo, per riguadagnare terreno. L'internazionalismo proletario è un dovere, ma anche una necessità rivoluzionaria. Così educhiamo il nostro popolo.

E' chiaro che nella situazione attuale vi sono pericoli. Non solo quello di dogmatismo, e non solo quello di congelare i rapporti con le masse proprio a metà della grande impresa. C'è anche il pericolo delle debolezze in cui si può cadere. Se un uomo pensa che per dedicare tutta la propria vita alla rivoluzione non può permettere che la propria mente sia distratta dalla preoccupazione che a un figlio manchi un determinato prodotto, che le scarpe dei bambini siano rotte, che la sua famiglia sia priva di certi beni indispensabili, allora egli con questo ragionamento lascia infiltrare i germi della futura corruzione.

Per quanto ci riguarda, abbiamo stabilito che i nostri figli debbano avere o essere privi di ciò che hanno o di cui mancano i figli dell'uomo comune; e la nostra famiglia deve comprenderlo e lottare per questo. La rivoluzione si fa attraverso l'uomo, però l'uomo deve forgiare giorno dopo giorno il proprio spirito rivoluzionario.

Così marciamo. Alla testa dell'immensa colonna non ci vergogniamo e non esitiamo a dirlo c'è Fidel; poi i migliori quadri del partito e subito dopo così vicino che si avverte la sua forza enorme viene il popolo nel suo insieme: una solida struttura di personalità che avanzano verso un fine comune; individui che hanno preso coscienza di ciò che è necessario fare; uomini che lottano per uscire dal regno della necessità ed entrare in quello della libertà.

Questa immensa moltitudine si dispone in un certo ordine che corrisponde alla consapevolezza della sua necessità; non è una forza dispersa in migliaia di frazioni disseminate nello spazio come frammenti di una granata, che cercano di raggiungere con qualsiasi mezzo, in una lotta accanita contro i propri simili, una posizione, qualcosa che sia di sostegno per l'incerto futuro.

Sappiamo che ci attendono dei sacrifici e di dover pagare un prezzo per il fatto eroico di rappresentare un'avanguardia come nazione. Noi dirigenti siamo consapevoli di dover pagare un prezzo per avere il diritto di dire che siamo alla testa di un popolo che è a sua volta alla testa dell'America. Ognuno di noi, indistintamente, offre la sua parte di sacrificio, cosciente di ricevere in cambio la soddisfazione del dovere compiuto, coscienti di avanzare insieme a tutti gli altri, verso l'uomo nuovo che si intravede all'orizzonte.

Mi sia consentito trarre qualche conclusione.

Noi socialisti siamo più liberi perché siamo più completi, siamo più completi perché siamo più liberi.
Lo scheletro della nostra libertà è ormai formato, mancano la sostanza proteica e il rivestimento: li creeremo.
La nostra libertà e il suo supporto quotidiano hanno il colore del sangue e sono gonfi di sacrificio.
Il nostro sacrificio è cosciente; è un tributo da pagare per la libertà che stiamo costruendo. La strada è lunga e in parte ignota; conosciamo bene i nostri limiti. Ma faremo l'uomo del XXI secolo: noi stessi.
Ci forgeremo con l'azione quotidiana, creando un uomo nuovo con una nuova tecnica.
La personalità svolge un ruolo di mobilitazione e direzione per il fatto di incarnare le più alte virtù e aspirazioni del popolo e non si allontana dal cammino.
Chi apre la strada è il gruppo di avanguardia, scelto tra i migliori, il partito.
L'argilla fondamentale del nostro lavoro è la gioventù: in essa riponiamo le nostre speranze e la prepariamo perché un giorno prenda la bandiera dalle nostre mani.
Se questa lettera balbettante chiarisce qualcosa, ho raggiunto l'obiettivo per il quale la invio.
Riceva il nostro saluto di rito, come una stretta di mano o un'«Ave Maria Purissima».

Patria o morte!

https://ilcomunista23.blogspot.com/2019/07/il-socialismo-e-luomo-cuba-ernesto-che.html

Rotwang
06-07-19, 12:57
Ho visitato Cuba quando c'era ancora Fidel, a me è piaciuta, ci avrei vissuto e mi sembrava incredibilmente sicura, però la povertà l'ho vista.

Lord Attilio
06-07-19, 21:01
Ho visitato Cuba quando c'era ancora Fidel, a me è piaciuta, ci avrei vissuto e mi sembrava incredibilmente sicura, però la povertà l'ho vista.

Potrebbero vivere meglio, non avessero le sanzioni. Negli anni 90' caduta l'URSS erano alla disperazione.

Lord Attilio
19-09-19, 01:04
Incontro Antimperialista di Solidarietà per la Democrazia e contro il Neoliberalismo

https://www.cubainformazione.it/wp-content/uploads/2019/09/noi-resistiamo-2.jpg

Nuria Barbosa León

Per dibattere la necessaria articolazione tra i movimenti, le organizzazioni e i gruppi, i cui punti centrali di lotta sono lo scontro con l’imperialismo, il Capitolo Cuba dei Movimenti Sociali convoca all’Incontro Antimperialista di Solidarietà, per la Democrazia e contro il Neoliberalismo, dal 1 al 3 novembre nel Palazzo delle Convenzioni.


Il membro del Burò Politico del Partito Comunista di Cuba, Ulises Guilarte de Nacimiento, segretario generale della Centrale dei Lavoratori di Cuba, ha definito l’incontro “un esercizio d’ampia mobilitazione dell’opinione pubblica e degli interlocutori della sinistra mondiale e regionale, per sostenere la nostra Rivoluzione”.

«Cuba torna ad essere il punto d’incontro per coloro che difendono la pace, la solidarietà tra i popoli, la giustizia e la democrazia, sostenute in un vero potere delle masse progressiste», ha segnalato il dirigente cubano ed ha risaltato che l’incontro dovrà trasformare i suoi dibattiti e gli scambi in una piattaforma di denuncia concreta al brutale blocco economico, commerciale e finanziario imposto in maniera unilaterale dal Governo degli USA.

Poi ha affermato che sarà un’opportunità per costruire e rinforzare l’unita delle forze in una continuità di lotta verso una trasformazione sistematica di fronte all’offensiva spiegata dal capitalismo, dal neocolonialismo, dal razzismo e altre forme di discriminazione.

Si rifletterà su come affrontare la guerra mediatica che hanno lanciato il neoliberalismo e l’imperialismo, sulle nostre strategie di comunicazione, con concetti creativi in modo d’inserire le informazioni.

Nell’incontro cinque commissioni di lavoro raccoglieranno opinioni e iniziative di fronte alla politica estera guerrafondaia della Casa Bianca, che scatena conflitti in tutte le aree geografiche del pianeta. Si realizzerà una Tribuna Aperta in un quartiere de L’Avana e una commissione di lavoro opererà nella Scuola Latinoamericana di Medicina, sugli apporti solidali di Cuba alla formazione accademica dei giovani del mondo.

Si aspetta la rappresentazione di circa mille delegati di tutto il pianeta, assieme al Capitolo Cubano dei Movimenti Sociali, formato da organizzazioni del paese, come i Comitati di Difesa della Rivoluzione, l’Associazione Nazionale dei piccoli Agricoltori, la Federazione delle Donne Cubane, il Movimento Cubano per la pace e il Centro Martin Luther King.

https://www.cubainformazione.it/?p=45420

Lord Attilio
19-09-19, 01:07
Cuba vive oggi giorni di riaffermazione rivoluzionaria

Madeleine Sautié Rodríguez

http://www.cubainformazione.it/wp-content/uploads/2019/08/fucil-fidel.jpg

Sono passati più di 20 anni da quando il 4 aprile del 1997, il Comandante in Capo Fidel Castro parlò ai giovani a proposito del 35º anniversario della UJC, nel teatro Karl Marx, e tra i messaggi emessi in quel discorso –in cui affioravano la smania interventista dell’impero, la sua ossessione malata con Cuba e la posizione irredenta del popolo dell’Isola– e il presente, s’impongono non poche coincidenze.

Come in quello scenario, Cuba vive oggi giorni di riaffermazione rivoluzionaria nella quale le fitte file dei suoi figli non permetteranno il passaggio di alcun gigante.

Il Presidente ci parla oggi come avrebbe fatto in quei giorni memorabili Fidel, con la verità prima di tutto, toccandole le coscienze, chiamando la generosità e la resistenza dei cubani.

Il blocco economico, finanziario e commerciale degli Stati Uniti attacca oggi con più forza la dignità di coloro ch non abbassano la testa, e la risposta dei cubani a Díaz-Canel è la stessa che in altri tempi si sarebbe data al Comandante.

«P’a lo que sea, Fidel, p’a lo que sea», acclamavamo allora davanti al leader; oggi ascoltiamo il Presidente in tutti i suoi già abituali interventi, e senza ripetere l’espressione, l’atteggiamento di fronte alle sue indicazioni è identico.

Il Comandante chiedeva allora se ci sarebbe stato o no un uomo nuovo in Cuba.

«Io direi che ci sono milioni di uomini e donne nuovi in questo paese e che la nostra eroica resistenza è possibile solo per questo.

E diceva che il blocco era diventato «molto più rigoroso, molto più spietato molto più cinico». Senza dubbio pur con quella ostilità, esortava il popolo alla fiducia e alla speranza.

Allora riferiva: «Vediamo l’imperialismo che ogni giorno vuole fare uso del suo potere e della sua influenza economica e politica per fare pressioni (…) sui governi del resto della Terra. Ogni giorno si mostrano più svergognati, ogni giorno gli ambasciatori yankee pronunciano più discorsi in tutte le capitali del mondo e opinano su tutti i problemi vecchi e nuovi, in un mondo che inoltre gli si complica sempre più e tende a complicarsi. E le conseguenze del neoliberalismo danneggiano non solo i paesi dell’America Latina, ma anche i paesi della stessa Europa (…)».

Esercitando il suo magistero politico denunciava che il nemico pensava in leggi assassine «per promuovere lo scontento, per promuovere il disordine nel paese e ci sono voluti molti sforzi, molto lavoro e molto sacrificio per creare un paese unito, creare un paese ordinato, perché vengano questi banditi imperialisti a sfruttare tutte queste condizioni per dividere il popolo, per renderlo fiacco e creare lo scontento. Dobbiamo essere molto coscienti di tutte queste cose».

Come insisteva ugualmente Fidel, che era l’ora di salvare la Rivoluzione, la Patria e il socialismo, così lo ratifica in nuove circostanze, a volte anche simili, il Presidente che con fedeltà assoluta sostiene che siamo continuità.

Così come Fidel ricevette come riposta un NO vibrante e forte, quando chiese ai giovani in quel discorso se erano disposti ad arrendersi e consegnare la Patria e il socialismo, le nuove generazioni oggi rispondono con lo stesso NO.

«Questa è la sola cosa che ci aspettiamo da voi», rispose Fidel, così come oggi non si aspetta un’altra cosa il Presidente.

È degna e solidale la reazione dei cubani di fronte alle misure dell’aggressione imperiale.

https://www.cubainformazione.it/?p=45423