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Visualizza Versione Completa : E la chiamano opposizione



Rasputin
21-09-10, 09:30
Questo thread è un "memento": sono solo 2 anni, degli ultimi venti, che testimoniano il vuoto assoluto di opposizione nel Paese.
Non c'è da stupirsi se Berlusconi, pur moribondo politicamente, tra una settimana avrà 316 voti senza nemmeno bisogno dei cosiddetti "finiani".

Siamo l'unico Paese al mondo in cui l'opposizione per mesi ha avuto paura di chiedere elezioni anticipate.
Questa è la vera emergenza del Paese: bisogna cambiare dirigenti subito e colmare l'abisso che si è creato tra il popolo della sinistra e gli stati maggiori che in questi anni hanno tradito sistematicamente il mandato

E la chiamano opposizione (http://www.nuovasocieta.it/inchieste/7935-e-la-chiamano-opposizione.html)

di Claudio Forleo

Ellekappa li definì causticamente i "diversamente concordi". Beppe Grillo più semplicemente il "Pdmenoelle". Per la stampa cosiddetta terzista dovrebbe essere il principale partito d'opposizione. Ma in questi due anni e mezzo ha avuto la stessa consistenza dell'ultima Nazionale di Marcello Lippi.
Su regali, errori, omissioni e autogol del Partito Democratico 2008-2010 si potrebbe scrivere un libro. A iniziare dalla campagna elettorale di due anni fa quando Walter Veltroni dopo aver fatto sostanzialmente cadere il governo Prodi con la frase "in caso di elezioni correremo da soli", non ha mai nominato Silvio Berlusconi. Mentre il Presidente del Consiglio lo definiva una "stalinista", Veltroni lo apostrofava come "il principale esponente dello schieramento a noi avverso". Lo stesso Veltroni che ha inserito nel "pantheon" del Pd il latitante e pregiudicato Bettino Craxi e non lo scomodo Enrico Berlinguer. Lo stesso Veltroni che ha inserito nel programma del Pd una legge sul divieto di pubblicare le intercettazioni e le notizie giudiziarie prima del processo. Con tanti saluti alle proteste di un anno dopo sulla legge Alfano.

SCHIFANI, ALITALIA E LA "RIFORMA GELMINI"

Quando si vota il presidente del Senato il Pd si astiene e la maggioranza sceglie Renato Schifani. Anna Finocchiaro, siciliana e avvocato come lui, lascia il suo seggio per andare a baciarlo. E quale fosse la storia di Schifani era certamente noto alla Finocchiaro.
Quando il governo Berlusconi appena insediatosi decide di regalare l'Alitalia ai quindici "capitani coraggiosi" di dalemiana memoria (scaricando sui cittadini i debiti della compagnia), Veltroni (che non c'entrava nulla) dice che il "salvataggio" Alitalia è anche merito del Pd. Complimenti.
E negli stessi giorni di quell'estate del 2008, quando Berlusconi veniva descritto dalla stampa di destra e di sinistra come uno "statista", Enrico Morando, commissario provinciale del Pd napoletano, rilasciava una bella intervista sul Giornale del premier. La Lehmann Brothers era appena crollata e la crisi economica era alle porte. Ma sono anche i giorni delle prime proteste contro il Lodo Alfano, approvato dal Parlamento a luglio. La proposta di Morando è geniale: una manifestazione non anti-governativa perchè "i cittadini hanno un atteggiamento di fiducia nel governo. I calcoli di parte sarebbero infondati oltre che sbagliati. L'opposizione deve fare la sua parte...". Frase quest'ultima ripetuta in questi giorni proprio dal Berlusconi "statista" che ha chiesto "responsabilità" all'opposizione.

IL "PIZZINO" BOCCHINO-LATORRE

Sempre ad ottobre 2008 il governo partorisce la "riforma Gelmini". E infatti sono due anni che la studenti e professori protestamo. Quando qualcuno propose un referendum sulla riforma, Marco Follini (ex Udc) parlò di "radicalismo" del Pd che "insegue Di Pietro". Nelle stesse settimane è indimenticabile il duetto Bocchino – Latorre sugli schermi de La7. Durante il braccio di ferro tra maggioranza e opposizione su chi deve presiedere la Vigilanza Rai, tal Riccardo Villari si fa eleggere con i voti del centrodestra. Il Pd e Idv protestano, ma Villari (oggi possibile stampella di Berlusconi in Senato) non si muove. Durante un confronto in televisione il dalemiano Nicola Latorre è in difficoltà su cosa rispondere a proposito dell'affaire Villari. Ed ecco che Italo Bocchino (oggi presunto oppositore interno del premier) strappa un pezzo di carta e lo porge al Latorre che legge pari pari la risposta dal foglio. Ecco le "larghe intese" di cui tanto si parla.

LA RIFORMA D'ALEMA-CASINI

Nel gennaio del 2009 Massimo D'Alema torna a farsi sentire, memore del fatto che gli italiani hanno la memoria corta e dimenticano facilmente. E infatti dimenticano le telefonate con Consorte e l'affare Unipol-Bnl. D'Alema (il re dell'inciucio per molti, celebre la definizione di "Dalemoni", D'Alema + Berlusconi, coniato ai tempi della Bicamerale) parla di giustizia e propone una riforma studiata addirittura con l'Udc, il partito del prescritto Cesa e del condannato per mafia Cuffaro:

1) Anziché dai singoli pm, le intercettazioni dovranno essere richieste dai capi delle procure rispettando un "budget annuale".

2) Se i giornali raccontano intercettazioni gli editori incorreranno nelle sanzioni previste dalla legge 231 sulla responsabilità penale delle imprese

3) Separazione tra Pm e polizia giudiziaria.

4) Le responsabilità disciplinari dei magistrati vengono affidate a un'Alta Corte di Giustizia esterna al Csm, formato per due terzi da politici.
Tutte splendide idee già contenute o riprese dai vari Gelli, Dell'Utri, Previti, Mastella e Alfano nel corso degli anni

"TRA MOGLIE E MARITO NON METTERE IL DITO"

Quando Veltroni si dimette e lascia "la politica perchè vado in Africa" (oggi niente Africa, nominata per dieci anni, e prova a tornare in sella), alla segreteria arriva Dario Franceschini, veltroniano. A maggio 2009 iniziano le rivelazioni su escort, candidature europee e minorenni assortite. Sui media si consuma il divorzio Veronica – Silvio. La Lario parla di "ciarpame senza pudore" e del marito che va "aiutato". Franceschini se ne esce così: "Tra moglie e marito non mettere il dito"

SALVIAMO I NOSTRI

Alberto Tedesco , assessore della giunta Vendola in Puglia, rischia l'arresto per corruzione? Il Pd candida alle elezioni europee Paolo De Castro, già parlamentare. De Castro vola a Bruxelles e chi prende il posto di De Castro? Alberto Tedesco, che diventa "inarrestabile" secondo l'art.68 della Costituzione. A giugno poi il Parlamento nega l'autorizzazione alla magistratura dell'uso delle telefonate di Nicola Latorre, sospettato di concorso in aggiotaggio con Consorte nella scalata alla Bnl. Quel giorno Pdl, Pd e Udc votano tutti assieme per salvare lui e Luigi Grillo (Pdl), già imputato nel processo Antonveneta.

VIOLANTE LO SMEMORATO

Luciano Violante, lo stesso che nel 1998 ammise candidamente in Parlamento che la sinistra aveva fatto un accordo con Berlusconi per non "toccare le sue televisioni", ricorda a luglio del 2009 (con 17 anni di ritardo) che il generale Mori gli propose un incontro con Vito Ciancimino nell'estate del 1992 e va a parlarne in Procura. Oggi Violante è responsabile delle riforme del Pd.

LE PRIMARIE NEGATE A GRILLO

Il 25 ottobre 2009 sono in programma le primarie. Beppe Grillo vuole candidarsi e il Pd va nel panico. Il pericolo che Grillo raccolga troppi consensi è altissimo. E allora dal Pd dicono che non può perchè non è "tesserato". Allora il comico prende la tessera del partito. No, non può gli rispondono, perchè "si riconosce in un movimento ostile al Partito Democratico". Il Pd si giustifica dicendo che quanto affermato "è scritto nello Statuto", ma nello Statuto non se ne fa mensione.

L'ANTIMAFIA DI VELTRONI

Sempre nello stesso periodo Walter Veltroni rilascia un'intervista al Corriere della Sera "... ho molto tempo libero, adesso voglio andare a fare l'osservatore in Commissione antimafia e mi sembra un'ottima cosa, c'è un sacco di roba da osservare sul fronte della mafia e della politica in questo periodo: speriamo che l'osservazione porti consiglio...sto scrivendo una legge sul conflitto di interessi, una legge molto severa: c'è piena incompatibilità tra l'esercizio di pubbliche funzioni e possesso di mezzi di comunicazione". Chissà che qualcuno non gli chieda che fine abbia fatto questo scritto.
In quell'estate Veltroni entra effettivamente in Commissione Antimafia con queste parole: "Non si può accettare passivamente di vivere in un Paese in cui le mafie hanno un potere sempre più invadente". Ma Veltroni non muove neanche un muscolo della faccia quando, in quella stessa settimana, il sindaco Pd di Pompei Claudio D'Alessio viene pizzicato al matrimonio del nipote del boss Carmine Alfieri. Del resto lo stesso Veltroni accettò, quando venne eletto segretario del Pd nel 2007, la candidatura nelle sue liste di Antonio D'Auria che nel 1994 patteggiò due anni di reclusione per aver partecipato a un'organizzazione di tipo mafioso, promossa, diretta e organizzata da Alfieri Carmine".
E Veltroni è lo stesso che alza il vessillo di Roberto Saviano ogni volta che ne ha occasione.

EVVIVA L'INDULTO!

Ciliegina sulla torta della splendida estate 2009 targata Pd le parole di Luigi Manconi, sottosegretario alla Giustizia del governo Prodi che arriva a difendere l'indulto del 2006, votata dal centrosinistra assieme a Forza Italia e Udc. Manconi, commentando il tasso di recidiva degli indultati (pari a quasi il 30 per cento), ha sostenuto che l'indulto ha "contribuito alla sicurezza collettiva".
Non vanno dimenticati gli scandali e le azioni giudiziarie che hanno coinvolto il Pd nelle regioni, nelle province e nei comuni in cui governa(va). Oltre alla già citata Puglia, in Campania e al comune di Napoli, in Abruzzo e a Pescara, in Toscana e a Firenze. E che hanno visto puntualmente il Pd scagliarsi, in modo più o meno veeemente, contro i magistrati.
Diversamente concordi, appunto.

Zefram_Cochrane
21-09-10, 09:34
Con questi dirigenti non vinceremo mai: que se ne vadan todos!!!

Operaio
27-09-10, 15:35
Non c'è opposizione e non abbiamo un governo che amministra il paese, gente che scalda le poltrone da 40 anni e si arricchisce alla faccia nostra, mi sa che con le buone non riusciamo a cacciarli.