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Visualizza Versione Completa : Storia delle Ferrovie Italiane



occidentale
24-09-10, 08:01
La storia delle ferrovie in Italia inizia come tutti sanno con l'apertura di un tratto di linea ai piedi del Vesuvio, la Napoli-Portici.
Pur trattandosi di una piccola ferrovia, quasi un trastullo di un sovrano che era appassionato di nuove tecnologie, che si allungava per poco più di sette chilometri (inaugurata il 3 ottobre 1839) era il primo passo di un cammino che avrebbe portato la penisola nell'Europa.

Il sistema ferroviario si è evoluto in seguito secondo peculiarità proprie che lo rendono differente da quelli delle altre grandi nazioni europee essenzialmente a causa dell'orografia dell'Italia, paese allungato e diviso da alte catene di monti, perciò di difficile collegamento.
A questo problema si unì nei primi anni dello sviluppo della rete ferroviaria la particolare situazione politica dell'Italia del XIX secolo, allora frammentata in più stati spesso in contrasto tra loro, nemmeno legati da un equivalente del Bund che legava gli stati tedeschi.
In ritardo di tre decenni rispetto al resto del continente, l'unificazione della penisola in un solo Stato portò all'unificazione delle reti ferroviarie.

occidentale
24-09-10, 08:27
Le Ferrovie Borboniche:
Dall'avanguardia alla stasi.

Le ferrovie in Italia nacquero nel Regno delle Due Sicilie, prima dell'unificazione dei singoli stati di cui era composta la penisola.
Il Regno dei Borboni si pose all'avanguardia, questo è doveroso riconoscerlo.

Al momento dell'ideazione della prima tratta ferroviaria erano trascorsi solo dieci anni dall'inaugurazione, della Manchester-Liverpool nel Regno Unito.
In tutta l'Europa si erano accesi grandi entusiasmi ed erano fioriti ogni sorta di progetti per lo sfruttamento di una idea straordinaria che si era rivelata un formidabile mezzo di trasporto relativamente poco dispendioso per trasferire merci e persone da un luogo all'altro.

Mentre gli altri stati della penisola si baloccavano con progetti troppo vasti o guardavano addirittura con diffidenza al nuovo mezzo, il primo tronco ferroviario, costruito tra l'altro con il sistema allora innovativo del doppio binario, venne steso Napoli a Granatello di Portici (km 7,640).

Il primo troncone venne inaugurato il 3 ottobre 1839 dal re Ferdinando II di Borbone, che era all'epoca un entusiasta della ferrovia e che pretese l'allungamento della rete verso altre direzione, facendo uso anche degli ingegneri del genio dell'Armata Reale.

Il 1º agosto 1842 la ferrovia aveva raggiunto Castellammare di Stabia e due anni dopo Pompei e Nocera, con un traffico intenso e una rete piccola ma ben organizzata.

Stranamente lo sviluppo successivo non fu altrettanto celere, forse anche per lo scarso interesse mostrato dai sovrani, che avevano dato impulso allo sviluppo della rete.
All'unità infatti la linea che aveva dato inizio alle ferrovie in Italia arrivava soltanto a Capua e a Salerno.
Questo in quanto le caratteristiche del territorio (notevoli rilievi nelle aree interne, scarsamente popolate rispetto alle coste) rendevano più convenienti i collegamenti via mare.

Verso altre direzioni, nel 1846 il governo borbonico lanciò il prolungamento della ferrovia da Nocera fino a San Severino e ad Avellino e dal nodo di Avellino si progettavano collegamenti verso Bari, Brindisi e Foggia, per struttura una rete ferroviaria che legasse tutte le città del Reame.

Come già detto, la struttura amministrativa e organizzativa delle ferrovie duosiciliane era all'avanguardia e portò allo sviluppo di un apparato tecnico e produttivo di tutto rispetto.
Nel 1837 era nato l'Opificio Meccanico con sede presso il Maschio Angioino, e nel 1840 venne realizzato un laminatoio sito presso l'Opificio di Pietrarsa, allargato in due-tre anni con la produzione di locomotive (su licenza britannica) destinate a condurre i convogli che circolavano sulle reti duosiciliane.

Locomotive assai solide e ben costruite, che saranno vendute anche alle ferrovie del Regno di Sardegna, rimasto indietro nel settore, su indicazione dell'allora ministro Cavour.

Tanto sviluppata era la produzione avviata per input regale,che nello stesso stabilimento dovette essere avviata una scuola per macchinisti ferroviari e navali, che erano richiestissimi.

occidentale
24-09-10, 08:32
http://rete.comuni-italiani.it/blog/wp-content/uploads/2009/02/locomotive-museo-di-pietrarsa.jpg

Locomotive nel Museo di Pietrarsa.

occidentale
24-09-10, 08:36
http://digilander.libero.it/big_lebowsky72/napoli%20portici.jpg
Una litografia del primo convoglio delle ferrovie Napoli-Portici.

Maria Vittoria
19-10-10, 15:35
La rete ferroviaria italiana continuò a diramarsi in modo capillare anche dopo il 1861 .

Solo dopo la seconda guerra mondiale, forse per interessi privati, manutenzione & sviluppo ferroviario vennero ridotti fino a chiudere stazioni e percorrenze.

Il periodo repubblicano risulta essere il peggiore per il trasporto su rotaia in Italia.

:gratgrat: