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Visualizza Versione Completa : La profezia della caduta del tempio di yokhannan ben zakkai alias gesù.



Baphomet
16-11-20, 20:31
Vi avverto, se aprirete questo link vi renderete conto con poche frasi che la Chiesa vi ha mentito nei secoli:

https://originidelcristianesimoprimitivo.blogspot.com/2020/07/la-profezia-della-caduta-del-tempio-di.html?m=1

Marietto
16-11-20, 20:52
Giovanni di Giscala e Yochanan ben Zakkai NON erano la stessa persona.

Inoltre, Giovanni di Giscala e Simone bar Giora erano acerrimi nemici.

Baphomet
17-11-20, 07:51
I due Giovanni sono Galilei, non sono antiromani, entrambi creano divisione a Gerusalemme, bloccano nel Tempio i riti sacrificali, non rispettano il Sabato, hanno il loro amico/alleato più famoso di nome Lazzaro, sono parenti con chi ha incominciato a bruciare Gerusalemme e le sue provviste [ Simone di giora il capo dei sicari, chiamato sul Talmud Abba Sikra che significa il padre dei sicari o Ben Batiah), entrambi non furono uccisi dai romani, sia nel Talmud che in Guerre Giudaiche di Flavio Giuseppe attribuiscono a Giovanni la colpa della caduta del Tempio, entrambi crearono l'odio dei sacerdoti del Tempio, che volevano farli fuori specialmente quando entrambi decisero di bloccare i riti sacrificali nel Tempio.

All'inizio Simone fu chiamato con lo scopo di cacciare Giovanni, ma pian piano Simone getto' la sua maschera e si alleo' con Giovanni:

Libro IV:573 Ma il Dio sconvolse le loro menti ed essi pensarono di ricorrere a un rimedio peggiore del male;
infatti per liberarsi di Giovanni decisero di far entrare Simone, cioè di attirarsi un secondo padrone, e per di più
sollecitandolo con le preghiere.
Libro IV:574 La decisione venne eseguita e il sommo sacerdote Mattia fu inviato a pregare quel Simone, che
tanto avevano temuto, di voler entrare in città. Unirono le loro insistenze anche tutti quelli che erano stati
costretti a fuggire da Gerusalemme per gli Zeloti e che desideravano di recuperare case e averi.
Libro IV:575 Simone acconsentì con grande degnazione di far loro da padrone e fece il suo ingresso come per
liberare la città dagli Zeloti, acclamato dal popolo quale salvatore e protettore;
Libro IV:576 ma quando fu dentro col suo esercito non pensò che al suo potere, considerando quelli che
l'avevano invocato non meno nemici di coloro contro cui era stato invocato.

Baphomet
17-11-20, 08:10
Ed ecco la prova storica dove il maestro dice a Simone "pasci le mie pecore" pur non fidandosi troppo di lui:

Libro V:278 Gli uomini delle fazioni avverse presero a gridarsi l'un l'altro che ciò che stavano facendo era tutto a
vantaggio dei nemici, mentre invece, anche se il Dio non concedeva loro una durevole concordia, era
necessario almeno deporre per il momento le scambievoli rivalità e combattere uniti contro i romani. Così
Simone fece sapere a quelli del tempio che potevano senza timore uscire per difendere le mura, e Giovanni, pur
non fidandosi troppo, li lasciò andare.

Gesù consapevole che Simone detto Pietro l'avesse rinnegato a Gerusalemme, pur non fidandosi troppo di lui ( infatti gli chiede più volte se gli volesse bene) gli fa pascere le sue pecorelle:

15Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».

Baphomet
17-11-20, 08:36
È quel Simone gli volle così bene che lo fece uscire da Gerusalemme in una bara, fingendone la sua morte, stando al Talmud.

Chi fu giustiziato a Roma al posto del maestro Giovanni, facendo una vera e propria via crucis, fu sempre questo Simone... lo stesso Simone che secondo alcune correnti gnostiche ( Basilide, Il trattato del grande Seth...) e l'Islam, morì al posto del Cristo:

Libro VII:154 Questi era Simone, figlio di Ghiora, che fino a quel momento aveva sfilato fra gli altri prigionieri e
che ora con una corda al collo venne trascinato, fra ingiurie e percosse, in un luogo vicino al Foro, dove i romani
fanno eseguire le condanne a morte dei malfattori.
Libro VII:155 All'arrivo della notizia che era stato ucciso, accolta tra vive acclamazioni, gli imperatori
cominciarono a celebrare i sacrifici e, dopo averli offerti con le preghiere di rito, si ritirarono nel palazzo.

Baphomet
17-11-20, 08:44
E fu proprio lui, il Simone, che come narrano ì più antichi Vangeli gnostici cristiani, sfuggiti dalla fiamme della Chiesa, che venne vestito da re MESSIA e si fece catturare e uccidere dai romani al posto del Maestro:

Libro VII:26 - 2, 2. Durante l'assedio di Gerusalemme questo Simone aveva occupato la città alta; quando poi
l'esercito romano, penetrato entro le mura, prese a saccheggiare tutta la città, allora egli raccolse, assieme agli
amici più fidati, un certo numero di scalpellini con i ferri necessari al loro lavoro e cibo sufficiente per molti
giorni, e assieme a loro s'introdusse in una delle gallerie sotterranee segrete.
Libro VII:27 Dopo essersi spinti avanti nel tratto scavato anticamente, s'imbatterono nella pietra viva e allora
cominciarono a scavarla nella speranza di poter procedere oltre, risalire in un luogo sicuro e mettersi in salvo.
Libro VII:28 Ma alla prova dei fatti la speranza si rivelò fallace: i minatori a gran pena avevano fatto un piccolo
progresso mentre i viveri, pur distribuiti con parsimonia, stavano per finire.
Libro VII:29 Allora Simone, credendo di poter ingannare i romani spaventandoli, si avvolse in tunichette bianche
e, fermatovi sopra con una spilla un mantello purpureo, venne fuori dalla terra nel luogo dove prima sorgeva il
tempio.
Libro VII:30 Sulle prime chi lo vide fu preso dalla paura e rimase immobile, ma poi gli si avvicinarono e gli
chiesero chi fosse.
Libro VII:31 Simone non glielo rivelò, ma si fece chiamare il comandante; quelli andarono di corsa e ben presto
arrivò Terenzio Rufo, che era stato lasciato a capo del presidio. Questi, dopo aver sentito da Simone tutta la
verità, lo fece mettere in catene e inviò a Cesare la notizia della sua cattura.
Libro VII:32 Così il Dio, per punirlo della sua crudeltà contro i concittadini, che aveva tiranneggiato senza
compassione, lo diede in balia dei nemici che più l'odiavano: non era stato preso a forza,
Libro VII:33 ma si era volontariamente consegnato al castigo, compiendo un atto per cui molti erano stati da lui
crudelmente uccisi sotto la falsa accusa di voler passare dalla parte dei romani.

È da quest'uomo, uscito da sotto le pietre del Tempio ormai distrutto, che nacque la celebre frase" Simone... io ti chiamerò Pietro e da questa pietra io fonderò ( a Roma) la mia Chiesa."

Marietto
17-11-20, 21:21
Similitudini, analogie, comparazioni, coincidenze (di nomi, tempi o luoghi) sono sempre possibili e possono anche risultare suggestive come, ad esempio, nel caso di Giuseppe Flavio e Jochanan Ben Zakkai che furono entrambi condotti al cospetto di Vespasiano, entrambi nel medesimo tempo (intorno al 70 d.C.), entrambi nel medesimo luogo (l'accampamento romano, nei pressi di Gerusalemme), entrambi gli predissero che sarebbe diventato Imperatore e, di quest'ultimo, entrambi ottennero il favore e la protezione, dopo che la profezia si rivelò corretta: questo significa che erano la stessa persona? No, più verosimilmente, Giuseppe Flavio pronunciò effettivamente quelle parole "profetiche" che, in seguito, furono attribuite anche a Jochanan Ben Zakkai, da parte degli autori del Talmud.

A differenza di Jochanan Ben Zakkai che, come Giuseppe Flavio (altra analogia), cercava strenuamente di convincere i propri connazionali ad arrendersi e a sottomettersi al dominio dell'Impero, Giovanni di Giscala fu uno dei principali protagonisti della guerra, ed "antiromano" lo era eccome:

Tito divise le legioni in due gruppi e cominciò a elevare i terrapieni di fronte all'Antonia e alla tomba di Giovanni col proposito di espugnare da questa parte la città e dal lato dell'Antonia il tempio: infatti se non si prendeva anche questo, il possesso della città restava malsicuro. Il compito di costruire due terrapieni in ciascuno di questi due punti fu assegnato uno per legione. Quelli che lavoravano presso il monumento venivano ostacolati dalle sortite degli Idumei e degli uomini di Simone, quelli che lavoravano di fronte all'Antonia dalle forze di Giovanni e dal gruppo degli Zeloti. Tutti questi avevano la meglio non solo nel lancio dei proiettili a mano, dato che combattevano dall'alto, ma anche perché avevano ormai imparato a usare le macchine, resi esperti dall'esercizio quotidiano. Disponevano di trecento lanciamissili e quaranta baliste, con cui ostacolavano grandemente i lavori di riempimento dei romani.
(Guerra Giudaica V: 356-359)

Essendosi i giudei ritirati di corsa nel tempio, i romani penetrarono nella galleria che Giovanni aveva scavata per raggiungere i terrapieni. I ribelli delle due bande, quella di Giovanni e quella di Simone, pur restando separati, cercarono di contrastare loro il passo non risparmiando alcuna prova eccezionale di forza e di coraggio; essi comprendevano infatti che l'irrompere dei romani nel tempio significava la loro definitiva disfatta, così come per i romani esso rappresentava la premessa della vittoria. Attorno agli ingressi si accese una zuffa accanita: gli uni si sforzavano di impadronirsi anche del tempio, mentre i giudei cercavano di respingerli verso l'Antonia. Nessuna delle due schiere poteva far uso dei proiettili e dei giavellotti, ma si battevano corpo a corpo con le spade; la mischia era tale che non si poteva più capire da quale parte stessero i vari combattenti essendosi tutti confusi insieme e mescolati in quello spazio ristretto, mentre le loro grida si disperdevano inintelligibile nell'enorme frastuono. Grande fu la strage da entrambe le parti, e i cadaveri e le armi dei caduti venivano calpestate dai combattenti.
(Guerra Giudaica V: 71-76)

Quindi, Giovanni di Giscala fu il capo di una banda che ostacolò l'avanzata dell'Impero, facendo strage di Romani: non è qualcosa che questi ultimi potessero perdonare, come fosse stata una sciocchezzuola, lasciandolo libero ed impunito, e permettendogli persino di trascorrere il resto dei suoi giorni, in tutta tranquillità, ad insegnare nell'accademia rabbinica di Javneh, come fu concesso a Jochanan Ben Zakkai. No, il suo destino fu ben diverso, non venne nascosto dentro una bara e trasportato, con questo stratagemma, fuori dalla mura di Gerusalemme ed al cospetto di un benevolo Vespasiano, bensì:

Giovanni, distrutto dalla fame nei sotterranei insieme con i fratelli, supplicò i romani di concedergli la grazia che tante volte aveva sprezzantemente rifiutata, mentre Simone si arrese dopo una lunga lotta contro il bisogno, come vedremo in seguito. Questi fu riservato all'esecuzione capitale in occasione del trionfo, mentre Giovanni fu condannato al carcere a vita. I romani, infine, incendiarono le estreme propaggini della città e spianarono le mura.
(Guerra Giudaica Libro VI:433-434)

E, visto che l'abbiamo tirato in ballo, concentriamoci adesso sul rapporto intercorrente tra Giovanni di Giscala e Simone bar Giora: innanzitutto, non è affatto vero che fossero parenti. Questa convinzione nasce da un'erronea interpretazione di un passo di Giuseppe Flavio, il seguente:

Quale amicizia, quale parentela non rese questi due [Giovanni e Simone] più audaci nelle loro stragi quotidiane? Essi infatti consideravano un atto d'ignobile cattiveria far male a degli estranei, mentre ritenevano di fare una bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi.
(Guerra Giudaica Libro VII: 266)

Giuseppe non ci sta dicendo che Giovanni e Simone fossero amici e parenti, bensì che non si facevano scrupoli ad uccidere i loro stessi parenti ed amici.

Inoltre, tu descrivi il loro rapporto come se Giovanni e Simone fossero stati due amici/nemici, due rivali che in fondo si volevano bene, nonostante qualche piccola scaramuccia: no, questi due si odiavano a morte ed erano a capo di due rispettive fazioni che si trucidavano, reciprocamente:

Perciò gli Zeloti s'impensierirono ai suoi progetti e, volendo prevenire uno che cresceva a loro danno, uscirono ad affrontarlo in armi con la maggior parte delle loro forze; Simone andò loro incontro e nel combattimento che ne seguì parecchi ne uccise e gli altri li respinse fino alla città.
(Guerra Giudaica Libro IV: 514)

Tutto ciò ebbe l'effetto di rinfocolare le apprensioni degli Zeloti; questi non osarono affrontarlo in campo aperto, ma gli tesero degli agguati e catturarono sua moglie e parecchie persone del suo servizio. Poi, tutti trionfanti come se avessero preso Simone in persona, fecero ritorno in città aspettandosi che fra breve quello, deposte le armi, sarebbe venuto a supplicarli di restituirgli la moglie. E invece non da pietà, ma da furore egli fu preso per il rapimento e, avvicinatosi alle mura di Gerusalemme, sembrava una belva ferita che, non potendo sfogarsi sui feritori, si sfogava su chi capitava. Chiunque usciva dalle porte per raccoglier erbe o legna, anche se disarmato o vecchio, egli lo faceva catturare e uccidere fra i tormenti, inferocito al punto che per poco non divorava le carni dei morti. Molti anche ne rimandò indietro con le mani mozzate, col proposito di atterrire i nemici e, insieme, di istigare il popolo contro i colpevoli. Per mezzo di essi mandò a dire che Simone aveva giurato sul Dio cui nulla sfugge che, se non si fossero affrettati a restituirgli la moglie, avrebbe sfondato le mura e inflitto il medesimo castigo a tutti gli abitanti della città, senza nessun riguardo per l'età e senza distinzione fra innocenti e colpevoli. Tali minacce atterrirono non soltanto il popolo, ma anche gli Zeloti, che gli rimandarono la moglie, ed egli per il momento si acquietò sospendendo per un poco le continue stragi.
(Guerra Giudaica Libro IV: 538-544)

Certo, quando i Romani arrivarono ad assediare le mura di Gerusalemme, Giovanni e Simone furono costretti ad allearsi, per fronteggiare la pressante minaccia comune, ma non c'era qualcuno di superiore (come nel caso di Gesù e Pietro) che affidava la guida dei propri discepoli ad un subalterno ("pasci le mie pecorelle"): si trattava di due bande che univano momentaneamente le forze, per poi tornare a fronteggiarsi, come avevano già fatto, in precedenza:

Giovanni occupava il tempio e non pochi dei suoi dintorni, l'Ophel e la valle detta Cedron. Avendo distrutto col fuoco tutto ciò che si trovava fra le rispettive linee, essi si erano creato uno spazio per battersi, e i loro scontri non cessarono nemmeno quando i romani si furono accampati presso le mura; dopo essere per poco rinsaviti quando fecero la prima sortita, erano poi ricaduti nella follia dei contrasti interni, tornando a scontrarsi fra loro e a fare quanto di meglio gli assedianti non potevano augurarsi.
(Guerra Giudaica Libro V: 254-255)

Baphomet
18-11-20, 00:36
Le opere di Flavio Giuseppe sono state ricopiate nei secoli dai monaci emanuensi cristiani, che hanno aggiunto e tagliato laddove costituiva un pericolo per la Chiesa.

Ma il loro lavoro certosino nel falsificare le fonti è stato davvero grande, così grande che qualche piccola dimenticanza in altri testi poteva sfuggire... come ad esempio nell'autobiografia di Flavio Giuseppe:

"A Giscala le cose stavano così: Giovanni figlio di Levi, vedendo che alcuni cittadini erano esaltati alla idea della ribellione ai Romani, si adoperava per calmarli e pretendeva che si mantenessero fedeli (a Roma). Tuttavia, nonostante il suo impegno appassionato, non vi riuscì" (Bio. 43-44).

Marietto
18-11-20, 04:08
Le opere di Flavio Giuseppe sono state ricopiate nei secoli dai monaci emanuensi cristiani, che hanno aggiunto e tagliato laddove costituiva un pericolo per la Chiesa.

Ma il loro lavoro certosino nel falsificare le fonti è stato davvero grande, così grande che qualche piccola dimenticanza in altri testi poteva sfuggire... come ad esempio nell'autobiografia di Flavio Giuseppe:

"A Giscala le cose stavano così: Giovanni figlio di Levi, vedendo che alcuni cittadini erano esaltati alla idea della ribellione ai Romani, si adoperava per calmarli e pretendeva che si mantenessero fedeli (a Roma). Tuttavia, nonostante il suo impegno appassionato, non vi riuscì" (Bio. 43-44).

Attualmente, non dispongo dell'autobiografia di Giuseppe Flavio: mi procurerò quest'opera, in modo tale da potermi documentare e risponderti in modo puntuale (anche perché, effettivamente, mi hai messo una certa curiosità).

Nel frattempo, posso fare due considerazioni, una sul metodo ed una nel merito.

La prima considerazione, quella sul metodo, è che, se tu avessi ragione, vorrebbe dire che i monaci amanuensi non si sarebbero limitati ad aggiungere interpolazioni e tagliare questo o quel passo, bensì avrebbero, di fatto, completamente riscritto, se non totalmente inventato, interi capitoli, se non addirittura interi libri, di "Guerra Giudaica": in un contesto del genere, se vero, l'unica opzione possibile è rigettare l'intera opera (o, almeno, quei numerosi capitoli e libri che trattano tanto approfonditamente la figura di Giovanni di Giscala), perché sarebbe assolutamente impossibile discernere il vero dal falso, ciò che è stato davvero scritto da Giuseppe Flavio e ciò che sarebbe stato scritto dal presunto copista falsario.

Passiamo alla seconda considerazione, quella nel merito: in "Guerra Giudaica" è narrato che Giovanni, inizialmente, finse di appoggiare la causa romana, per poter fuggire, con l'inganno, da Giscala e rifugiarsi a Gerusalemme, dove si alleò persino con Anano figlio di Anano, il sommo sacerdote che incitò, organizzò e capeggiò la rivolta, dei cittadini, contro gli Zeloti ma, di questi ultimi, Giovanni era in realtà una spia. Dunque, è possibile che il passaggio di "Autobiografia" si riferisca a questo, oppure è possibile che, effettivamente, Giovanni era contrario alla rivolta, contro i Romani, almeno in un primo momento, e che in seguito abbia cambiato idea e schieramento, per opportunità oppure per un genuino ripensamento.

(92) Per Tito, arrivato con i suoi cavalieri a Giscala, sarebbe stato facile prendere d'assalto la città, ma egli ben sapeva che in caso di espugnazione gli abitanti sarebbero stati sterminati in massa dai suoi uomini; allora, sazio di strage e impietosito per la popolazione che indistintamente avrebbe seguito nella rovina i colpevoli, preferì impadronirsi della città venendo a patti. (93) Perciò, essendo le mura gremite di uomini che per lo più appartenevano alla banda dei rivoluzionari, egli disse loro che si domandava con meraviglia su che cosa facevano affidamento quando, caduta ormai ogni città, essi solo resistevano alle armi romane. (94) Eppure avevano visto che città molto più forti erano state prese con un solo assalto, mentre chi si era fidato di venire a patti con i romani si godeva tranquillamente i suoi beni; tali patti egli allora tornava ad offrir loro senza volerli punire per la loro pervicacia. [...] (97) A questo discorso non solo nessuno degli abitanti poté rispondere, ma nemmeno accostarsi alle mura; infatti erano state tutte occupate dai banditi, e alle porte vi erano sentinelle per impedire che qualcuno potesse uscire per trattare o fare entrare dei cavalieri nella città. (98) Fu invece Giovanni in persona a rispondere dicendo che le proposte gli piacevano e che con le buone o le cattive le avrebbe fatte accettare da chi non le condivideva; (99) bisognava però lasciar passare quel giorno, che era di sabato, quando in omaggio alla legge dei giudei non era loro lecito né di combattere né di trattare la pace. [...] (103) Con tali discorsi abbindolò Tito, e infatti egli non si preoccupava tanto del sabato quanto di farla franca; temeva di essere catturato non appena la città fosse caduta, mentre sperava di mettersi in salvo fuggendo col favore della notte. [...] (106) Durante la notte Giovanni, poiché non si vedeva una sentinella intorno alla città, colse la buona occasione e prese la fuga verso Gerusalemme seguito non soltanto dai suoi armati, ma anche da parecchi popolani inermi con le loro famiglie.
(Guerra Giudaica IV: 92-106)

(208) Tutti questi uomini perirono per colpa di Giovanni, di cui abbiamo ricordato la fuga da Giscala: un uomo quanto mai subdolo, dominato da una terribile sete di potere, che già da tempo manovrava per impadronirsene. (209) In quel momento egli fece finta di stare dalla parte dei cittadini e, messosi al seguito di Anano, che di giorno si incontrava con i notabili per deliberare e di notte ispezionava gli uomini di guardia, riferiva poi i segreti agli Zeloti, e ogni progetto del popolo veniva per suo mezzo a conoscenza dei nemici prima ancora di essere stato definitivamente approvato.
(Guerra Giudaica IV: 208-209)

Baphomet
18-11-20, 08:15
Marietto per mancanza di tempo aggiungero' contenuti e risposte a rate, intanto per chi non conosce le opere di Flavio Giuseppe mi è doverose dimostrare le lampanti falsificazioni e dimenticanze della Chiesa:



"A Giscala le cose stavano così: Giovanni figlio di Levi, vedendo che alcuni cittadini erano esaltati alla idea della ribellione ai Romani, si adoperava per calmarli e pretendeva che si mantenessero fedeli (a Roma). Tuttavia, nonostante il suo impegno appassionato, non vi riuscì" (Bio. 43-44).

Questo è quello che appare nell'autobiografia di Flavio Giuseppe il cui contenuto in Guerra Giudaica viene totalmente stravolto dalle pie mani dei padri della Chiesa:


Libro IV:84 - 2, 1. Non sottomessa restava soltanto Giscala, una piccola cittadina della Galilea; i suoi abitanti
erano inclini alla pace, trattandosi per lo più di contadini tutti presi dal pensiero dei raccolti, ma erano stati
rovinati dall'arrivo di una non piccola banda di briganti, che avevano anche guastato alcuni elementi della
cittadinanza.
Libro IV:85 Li aveva incitati alla rivolta e organizzati Giovanni, figlio di un certo Levi, un ciarlatano dal carattere
subdolo, pronto a concepire grandi speranze e abile nel realizzarle, noto a tutti come un partigiano della guerra
per ambizione di potere.
Libro IV:86 Era stato lui a dar vita a Giscala al partito dei rivoluzionari, per colpa dei quali i paesani, che forse
sarebbero venuti a patti di resa, aspettavano invece con sentimenti ostili l'arrivo dei romani.

Cosa aveva fondato a Giscala Giovanni... un "partito dei rivoluzionari" antiromano?

Ma se lui stesso non era antiromano, quindi a Giscala cosa aveva fondato di così tanto importante da indurre la Chiesa a mettere mano per stravolgere la sua biografia?

Marietto
18-11-20, 09:52
Marietto per mancanza di tempo aggiungero' contenuti e risposte a rate, intanto per chi non conosce le opere di Flavio Giuseppe mi è doverose dimostrare le lampanti falsificazioni e dimenticanze della Chiesa:




Questo è quello che appare nell'autobiografia di Flavio Giuseppe il cui contenuto in Guerra Giudaica viene totalmente stravolto dalle pie mani dei padri della Chiesa:


Libro IV:84 - 2, 1. Non sottomessa restava soltanto Giscala, una piccola cittadina della Galilea; i suoi abitanti
erano inclini alla pace, trattandosi per lo più di contadini tutti presi dal pensiero dei raccolti, ma erano stati
rovinati dall'arrivo di una non piccola banda di briganti, che avevano anche guastato alcuni elementi della
cittadinanza.
Libro IV:85 Li aveva incitati alla rivolta e organizzati Giovanni, figlio di un certo Levi, un ciarlatano dal carattere
subdolo, pronto a concepire grandi speranze e abile nel realizzarle, noto a tutti come un partigiano della guerra
per ambizione di potere.
Libro IV:86 Era stato lui a dar vita a Giscala al partito dei rivoluzionari, per colpa dei quali i paesani, che forse
sarebbero venuti a patti di resa, aspettavano invece con sentimenti ostili l'arrivo dei romani.

Cosa aveva fondato a Giscala Giovanni... un "partito dei rivoluzionari" antiromano?

Ma se lui stesso non era antiromano, quindi a Giscala cosa aveva fondato di così tanto importante da indurre la Chiesa a mettere mano per stravolgere la sua biografia?

Quella frase, di "Autobiografia", fotografa un momento, nel quale Giovanni non era (o simulava di non essere) antiromano ma nulla impedisce che possa esserlo diventato successivamente, per opportunità o per genuino ripensamento.

In quella stessa frase, che tu consideri sfuggita alla censura della Chiesa, e pertanto autentica, è anche riportato che quel Giovanni era figlio di Levi, non di Zaccheo, come quell'altro Giovanni, ad ulteriore riprova che non si trattava della stessa persona.

Ti chiedo, per favore, di citare e riportare testualmente le fonti, secondo le quali Yochanan ben Zakkai avrebbe impedito i riti, non rispettato il sabato e sarebbe stato giudicato colpevole della caduta del Tempio.

Con calma, naturalmente, capisco la mancanza di tempo... :)

Baphomet
18-11-20, 23:35
In quella stessa frase, che tu consideri sfuggita alla censura della Chiesa, e pertanto autentica, è anche riportato che quel Giovanni era figlio di Levi, non di Zaccheo, come quell'altro Giovanni, ad ulteriore riprova che non si trattava della stessa persona.


Il significato del nome Giovanni è "grazia di Yahweh", mentre Zaccheo, in aramaico antico, significa il "giusto", il corrispondente dell'ebraico "zaddik" o "tzaddik". Zaccheo è un diminutivo di Zaccaria (Zekarya in ebraico).

Simone bar Giora – epiteto che significa "figlio del proselito" . Nella Historia di Tacito anche Giovanni di Giscala viene chiamato bar Giora.

Nell'autobiografia di Giuseppe Flavio, viene attestato che il fratello di Giovanni di Giscala si chiamasse proprio Simone.

Baphomet
19-11-20, 00:00
Esistono parecchi episodi dove riprendono Gesù "guarire" di Sabato, ma credo che siano stati tutti scritti per dimostrare la morale ultima del primo evangelista Matteo e cioè che " il figlio dell'uomo è signore del Sabato":

www.laparola.net/wiki.php?riferimen...&formato_rif=vp (http://www.laparola.net/wiki.php?riferimento=Mt12%2C1-8&formato_rif=vp)

All'interpretazione legalistica e letterale del riposo sabbatico da parte dei farisei Gesù oppone un'interpretazione basata sulla comprensione dello spirito della legge, citando un episodio biblico che giustifica la violazione della legge nel caso di un bisogno superiore. Il sabato non ha un valore assoluto: Dio non ha creato l’uomo perché osservi il riposo del sabato, ma ha stabilito il riposo sabbatico perché sia utile all'uomo. Gesù vuole che si usi misericordia e non rigore e durezza verso se stessi e gli altri. Proclamandosi signore del sabato, Gesù vuole sottolineare che può dargli un senso nuovo, realizzandone pienamente il suo vero significato.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Ges%C3...el%20sabato (https://it.m.wikipedia.org/wiki/Ges%C3%B9_signore_del_sabato#:~:text=In%20un%20gio rno%20di%20sabato,mani%20e%20mangiano%20i%20chicch i.&text=Ges%C3%B9%20dice%20inoltre%20che%20vuole,%C3% A8%20il%20signore%20del%20sabato).

Ricordo che Gesù nei Vangeli viene paragonato al nuovo Tempio, muore e RISORGE di SABATO è nell'episodio visto in precedenza in Matteo, lascia lo stesso insegnamento di Yokhannan ben Zakkai al rabbino Gesù figlio di Anania (dopo la sua apparente morte e resurrezione e dopo la caduta del Tempio...è la stessa storia con qualche piccola variante):


"Una volta, quando Rabban Yochanan ben Zakkai stava camminando a Gerusalemme con Rabbi Yehoshua, arrivarono dove il Tempio di Gerusalemme ora era in rovina. "Guai a noi", esclamò Rabbi Yehoshua, "perché questa casa dove è stata fatta l'espiazione per i peccati di Israele ora giace in rovina!" Rispose Rabban Yochanan, "Abbiamo un'altra, altrettanto importante fonte di espiazione, la pratica delgemilut hasadim (gentilezza amorevole), come si afferma" Desidero amorevolezza e non sacrificio ".



Sebbene sia lo stesso storico Giuseppe Flavio a ribadire che Giovanni non rispettasse il Sabato, anche l'Ebraismo cerca di mettere qualche pezza a questa sua mania:

www.e-brei.net/index.php?mact=CGBlo...nt01returnid=15 (http://www.e-brei.net/index.php?mact=CGBlog,cntnt01,detail,0&cntnt01articleid=512&cntnt01returnid=15)

Baphomet
19-11-20, 00:11
Il blocco dei riti sacrificali stando al Gittin 56 a e b, prima ancora della caduta del Tempio:

[Mi vendicherò] andando a fare una delazione presso il governatore [romano].


Andò e disse al governatore: "Gli Ebrei si sono ribellati contro di te!" Gli rispose: "E chi lo dice?" [Bar Kamtza] gli rispose: "Manda loro [un animale] da offrire sull'altare [del Tempio], e vedrai se lo offrono." Il governatore gli diede un vitello pregiato da portare [al Tempio]. Una volta arrivato, [Bar Kamtza] mutilò il vitello alle labbra, e c'è chi dice alle palpebre; [in ogni caso,] in un posto che per noi [Ebrei] rappresenta una menomazione, ma per loro [Romani] non lo è. I saggi pensarono di offrire [ugualmente il vitello] sull'altare, per mantenere la pace con le autorità. Disse loro Rabbi Zecharia ben Avkulas: "[Se così facessimo,] la gente direbbe che le bestie mutilate possono essere offerte sull'altare!" I saggi pensarono allora di uccidere [Bar Kamtza], affinché non potesse andare a completare la delazione. Disse loro Rabbi Zecharia ben Avkulas: "[Se così facessimo,] la gente direbbe che chi mutila una bestia consacrata [per l'altare] merita la pena di morte!" Disse Rabbi Yochanan: "L'umiltà di Rabbi Zecharia ben Avkulas ha fatto distruggere la nostra casa, bruciare il nostro palazzo [il Tempio] e ci ha fatti mandare in esilio dalla nostra Terra".

http://www.anzarouth.com/2008/08/talmud-ghittin-55-57.html?m=1

Nello stessa fonte ebraica trovate scritto che Dio aiutò Giovanni a bruciare il Tempio.


Metto anche un video che aiuta meglio a comprendere i passi in questione:


https://youtu.be/R6t3Zm7nMTg

Baphomet
19-11-20, 00:43
Nell'Avoth deRabbi Nathan (versione B, capitolo 4: 5) troviamo una versione alternativa al Gittin 56 a b, molto simile al profilo non antiromano visto per il Giovanni di Giscala nel autobiografia di Flavio Giuseppe:

“Quando Vespasiano venne a distruggere Gerusalemme , disse loro: 'Stolti! Perché cerchi di bruciare la santa casa? Dopo tutto, cosa ti sto chiedendo? Ti chiedo semplicemente di lasciarmi a ciascuno il suo arco e la sua freccia, e io mi allontanerò da te. ' Gli risposero: "Proprio come siamo usciti contro due [eserciti romani] che sono venuti prima di te e li hanno uccisi, così anche noi usciremo contro di te e ti uccideremo!" (cioè il riferimento è al generale romano Cestio che fu sconfitto dai Giudei nel 66 d.C., segnando l'inizio della guerra con Roma). Quando il nostro Maestro, Yochanan b. Zakkai, udite queste parole, chiamò gli uomini di Gerusalemme e disse loro: 'Figli miei, perché dovreste distruggere questa città o cercare di bruciare la santa casa !? Dopo tutto, cosa ti sta chiedendo (cioè Vespasiano)? Guarda, non ti sta chiedendo nulla se non che lasci i tuoi archi e le frecce, e lui si allontanerà da te ». Gli risposero: "Proprio come siamo usciti contro due [eserciti romani] prima di lui e li abbiamo uccisi, così anche noi usciremo contro di lui e lo uccideremo". Vespasiano aveva uomini in armatura posizionati lungo le mura di Gerusalemme e informatori all'interno della città. Tutto ciò che sentivano, lo scrivevano sulle frecce e lanciavano le frecce fuori dal muro, una delle quali diceva che Rabban Yochanan b. Zakkai era tra quelli che ammiravano il Cesare , e che menzionava questo fatto al popolo di Gerusalemme. Quando Rabbi Yochanan b. I ripetuti avvertimenti di Zakkai rimasero inascoltati, inviò e chiamò i suoi discepoli, Rabbi Eliezer [b. Hyrcanus] e Rabbi Yehoshua [b. Hananiah]. Disse loro: 'Figli miei, alzatevi e portatemi fuori da questo posto! Fammi una bara e ci dormirò ». Il rabbino Eliezer si tenne all'estremità anteriore della bara, e il rabbino Yehoshua si tenne all'estremità posteriore. Portarono la bara mentre vi giaceva fino al tramonto, finché non si fermarono alle porte delle mura di Gerusalemme. I facchini ai cancelli chiesero chi fosse morto. Risposero loro: "È un uomo morto, come se non sapessi che non ci è permesso lasciare che un cadavere rimanga a Gerusalemme durante la notte!" I facchini hanno risposto: "Se è un morto, rimuovilo". Quindi lo rimossero e rimasero con lui fino a quando il sole non fu tramontato, che, a quel punto, avevano raggiunto Vespasiano. Hanno aperto la bara e lui si è alzato in piedi davanti a lui. Lui (cioè Vespasiano) gli chiese: 'Sei Rabban Yochanan b. Zakkai? Chiedimi cosa ti darò. Gli disse: 'Non chiedo nulla, tranne Yavneh (Jamnia). Andrò e vi insegnerò ai miei discepoli e vi stabilirò la preghiera, e vi adempirò tutti i doveri prescritti dalla Legge divina '. Gli rispose: "Va 'e fa' tutto quello che vuoi". Rabbi Yochanan b. Zakkai allora gli disse: "Vuoi che ti dica una cosa?" Vespasiano gli rispose: "Dillo". Gli disse: "Sei destinato a governare l' Impero Romano !" Gli chiese: "Come fai a saperlo?" Egli rispose: 'Così ci è stato tramandato che la santa casa non sarà data nelle mani di un semplice cittadino, ma piuttosto nelle mani di un re, come dice (Isaia 10:34) : abbattete i boschetti della foresta con uno [strumento] di ferro, e il Libano cadrà per uno potente ". Dissero che non erano passati più di due o tre giorni quando un certo messaggero venne dalla sua città, informandolo che Cesare era appena morto e che lo avevano nominato a capo dell'Impero Romano. Gli portarono una catapulta di legno di cedro indurito e la girarono verso le mura di Gerusalemme. Gli portarono assi di legno di cedro e le misero nella catapulta fatta di legno di cedro indurito, e lui colpiva il muro con loro finché non creava una breccia nel muro ... Quando Rabban Yochanan b. Zakkai sentì che lui (cioè il figlio di Cesare, Tito , che era rimasto a governare l'esercito romano) distrusse Gerusalemme e bruciò la santa casa con il fuoco, si stracciò le vesti, ei suoi discepoli si stracciarono le vesti, e piangevano e gridavano e martellandosi il petto come persone in lutto, ecc. " Yohanan ben Zakkai -

https://it.qaz.wiki/wiki/Yohanan_ben_Zakkai

Marietto
19-11-20, 02:39
Il significato del nome Giovanni è "grazia di Yahweh", mentre Zaccheo, in aramaico antico, significa il "giusto", il corrispondente dell'ebraico "zaddik" o "tzaddik". Zaccheo è un diminutivo di Zaccaria (Zekarya in ebraico).

Sì, sapevo già che Zaccheo è diminutivo di Zaccaria: resta il fatto che il padre di quel Giovanni è un altro, cioè Levi, e ciò viene attestato in un passaggio che tu stesso riconosci come autentico.




Simone bar Giora – epiteto che significa "figlio del proselito" . Nella Historia di Tacito anche Giovanni di Giscala viene chiamato bar Giora.

Ed esattamente in quale passo, delle Historiae di Tacito, sarebbe menzionato Giovanni di Giscala (cosa che non mi risulta affatto)?




Nell'autobiografia di Giuseppe Flavio, viene attestato che il fratello di Giovanni di Giscala si chiamasse proprio Simone.

Simone, Giovanni, Giuda, Lazzaro e Gesù erano nomi estremamente ricorrenti e non ci sarebbe assolutamente alcunché di sorprendente, se Giovanni avesse avuto un fratello chiamato Simone: questo non significa che si trattasse proprio di quel Simone.




Il blocco dei riti sacrificali stando al Gittin 56 a e b, prima ancora della caduta del Tempio:

[Mi vendicherò] andando a fare una delazione presso il governatore [romano].


Andò e disse al governatore: "Gli Ebrei si sono ribellati contro di te!" Gli rispose: "E chi lo dice?" [Bar Kamtza] gli rispose: "Manda loro [un animale] da offrire sull'altare [del Tempio], e vedrai se lo offrono." Il governatore gli diede un vitello pregiato da portare [al Tempio]. Una volta arrivato, [Bar Kamtza] mutilò il vitello alle labbra, e c'è chi dice alle palpebre; [in ogni caso,] in un posto che per noi [Ebrei] rappresenta una menomazione, ma per loro [Romani] non lo è. I saggi pensarono di offrire [ugualmente il vitello] sull'altare, per mantenere la pace con le autorità. Disse loro Rabbi Zecharia ben Avkulas: "[Se così facessimo,] la gente direbbe che le bestie mutilate possono essere offerte sull'altare!" I saggi pensarono allora di uccidere [Bar Kamtza], affinché non potesse andare a completare la delazione. Disse loro Rabbi Zecharia ben Avkulas: "[Se così facessimo,] la gente direbbe che chi mutila una bestia consacrata [per l'altare] merita la pena di morte!" Disse Rabbi Yochanan: "L'umiltà di Rabbi Zecharia ben Avkulas ha fatto distruggere la nostra casa, bruciare il nostro palazzo [il Tempio] e ci ha fatti mandare in esilio dalla nostra Terra".

Maestri della Torà: La Distruzione del Tempio di Gerusalemme Talmud Bavli - Trattato di Ghittin (http://www.anzarouth.com/2008/08/talmud-ghittin-55-57.html?m=1)



E dove starebbe scritto, in questa fonte, che Yochanan ben Zakkai avrebbe impedito i riti?

Inoltre, considerato responsabile della caduta del Tempio, non risulta essere Yochanan ben Zakkai, bensì quest'ultimo avrebbe accusato, di tale colpa, Zecharia ben Avkulas.




Nello stessa fonte ebraica trovate scritto che Dio aiutò Giovanni a bruciare il Tempio.

Riporta il testo, per favore.

Baphomet
19-11-20, 16:37
Sì, sapevo già che Zaccheo è diminutivo di Zaccaria: resta il fatto che il padre di quel Giovanni è un altro, cioè Levi, e ciò viene attestato in un passaggio che tu stesso riconosci come autentico.


Io ho la consapevolezza che gli ebrei davano tanti soprannomi alle persone, quindi quando leggi bar o ben davanti un nome, non è detto che si riferisca necessariamente al nome del padre, potrebbe anche essere un soprannome come ad esempio il Gesù Barabba di Matteo, poteva essere letto come Gesù figlio del padre, o meglio Gesù il figlio di Dio.

Simone venne chiamato Pietro, Levi venne chiamato Matteo, Mattia (quello che sostituì Giuda Iscariata) secondo le Pseudo Clementine era Giuseppe Barnaba ecc...

Quello che resta di queste persone, chiamate con nomi totalmente diversi, sono le loro azioni.

La storia di quel profeta che predica la caduta del Tempio, che sembrava non antiromano, che blocco' i riti sacrificali nel Tempio, che fu preso in odio dai sacerdoti di Gerusalemme, che causò la caduta di Gerusalemme e del suo Tempio per vendicarsi di quella generazione che non l'aveva riconosciuto come profeta mandato da Dio, che morì in apparenza risorgendo fuori Gerusalemme è una storia di una persona!

Poi puoi chiamarlo per svariati motivi Giovanni figlio di Levi, Giovanni il Giusto/ben Zakkai o Gesù, non importa! Quello che importa è ch'è esistito davvero una persona che ha compiuto quelle imprese.

Una persona può dirti che un uomo di nome Gesù è venuto come da profezia "con carri da guerra provenienti dai cieli" per distruggere le torri gemelle e vendicarsi degli americani... tu sai chi ha causato la caduta delle torri gemelle e come: è necessario che ti dica che quella persona in realtà non si chiamava Gesù ma Osama bin Laden?

No, posso chiamarla in codice con qualsiasi nome, ma la tua testa sa che quella impresa è legata ad un solo nome e cioè Osama bin Laden.

Baphomet
19-11-20, 22:31
Ed esattamente in quale passo, delle Historiae di Tacito, sarebbe menzionato Giovanni di Giscala (cosa che non mi risulta affatto)?


TACITO HISTORIA LIBRO 5

Tre i capi, altrettanti gli eserciti: Simone presidiava la cinta esterna, la più ampia;
Giovanni [chiamato anche Bargiora] il centro della città ed Eleazaro il tempio. Giovanni e Simone traevano la
loro forza dal gran numero di armati, Eleazaro dalla posizione: ma non si contavano, fra loro, scontri,
tradimenti, incendi, e le fiamme s'erano divorate una gran scorta di frumento. Più tardi Giovanni, fingendo di
offrire un sacrificio, manda uomini a massacrare Eleazaro e i suoi, impadronendosi così del tempio. La città si
divise allora in due fazioni, finché, con l'avvicinarsi dei Romani, la guerra esterna riportò la concordia.
13. S'eran verificati dei prodigi; prodigi che quel popolo, schiavo della superstizione ma avverso alle pratiche
religiose, non ha il potere di scongiurare, con sacrifici e preghiere. Si videro in cielo scontri di eserciti e sfolgorio
di armi e, per improvviso ardere di nubi, illuminarsi il tempio. S'aprirono di colpo le porte del santuario e fu
udita una voce sovrumana annunciare: «Gli dèi se ne vanno!» e intanto s'avvertì un gran movimento, come di
esseri che partono. Ma pochi ricavavano motivi di paura; valeva per i più la convinzione profonda di quanto
contenuto negli antichi scritti dei sacerdoti, che proprio in quel tempo l'Oriente avrebbe mostrato la sua forza e
uomini venuti dalla Giudea si sarebbero impadroniti del mondo. Questa oscura profezia annunciava Vespasiano
e Tito, ma il volgo, come sempre sollecitato dalla propria attesa, incapace di fare i conti con la realtà anche nei
momenti più difficili, interpretava a suo favore un destino così glorioso.

Marietto
19-11-20, 22:48
La storia di quel profeta che predica la caduta del Tempio, che sembrava non antiromano, che blocco' i riti sacrificali nel Tempio, che fu preso in odio dai sacerdoti di Gerusalemme, che causò la caduta di Gerusalemme e del suo Tempio per vendicarsi di quella generazione che non l'aveva riconosciuto come profeta mandato da Dio, che morì in apparenza risorgendo fuori Gerusalemme è una storia di una persona!

Nelle fonti che hai riportato finora, almeno quelle di cui hai trascritto il testo, non risulta affatto che Yochanan ben Zakkai avrebbe bloccato i riti sacrificali, sarebbe stato preso in odio dai sacerdoti ed avrebbe causato la caduta di Gerusalemme e del suo Tempio.

Marietto
19-11-20, 23:17
TACITO HISTORIA LIBRO 5

Tre i capi, altrettanti gli eserciti: Simone presidiava la cinta esterna, la più ampia;
Giovanni [chiamato anche Bargiora] il centro della città ed Eleazaro il tempio. Giovanni e Simone traevano la
loro forza dal gran numero di armati, Eleazaro dalla posizione: ma non si contavano, fra loro, scontri,
tradimenti, incendi, e le fiamme s'erano divorate una gran scorta di frumento. Più tardi Giovanni, fingendo di
offrire un sacrificio, manda uomini a massacrare Eleazaro e i suoi, impadronendosi così del tempio. La città si
divise allora in due fazioni, finché, con l'avvicinarsi dei Romani, la guerra esterna riportò la concordia.
13. S'eran verificati dei prodigi; prodigi che quel popolo, schiavo della superstizione ma avverso alle pratiche
religiose, non ha il potere di scongiurare, con sacrifici e preghiere. Si videro in cielo scontri di eserciti e sfolgorio
di armi e, per improvviso ardere di nubi, illuminarsi il tempio. S'aprirono di colpo le porte del santuario e fu
udita una voce sovrumana annunciare: «Gli dèi se ne vanno!» e intanto s'avvertì un gran movimento, come di
esseri che partono. Ma pochi ricavavano motivi di paura; valeva per i più la convinzione profonda di quanto
contenuto negli antichi scritti dei sacerdoti, che proprio in quel tempo l'Oriente avrebbe mostrato la sua forza e
uomini venuti dalla Giudea si sarebbero impadroniti del mondo. Questa oscura profezia annunciava Vespasiano
e Tito, ma il volgo, come sempre sollecitato dalla propria attesa, incapace di fare i conti con la realtà anche nei
momenti più difficili, interpretava a suo favore un destino così glorioso.

Non sapevo che le vicende di Giovanni di Giscala fossero narrate anche nelle Historiae di Tacito: da ignorante, quale ho appena ulteriormente dimostrato di essere, posso supporre che lo storico abbia erroneamente attribuito a Giovanni il patronimico o soprannome di Simone... oppure, i due erano effettivamente imparentati, come sostieni tu. :)

Baphomet
20-11-20, 07:48
L'interpretazione ebraica sulla interruzione dei riti sacrificali, è descritta nel Talmud Gittin 56 a e b che ho già riportato allegando pure un video: Yokhannan ben Zakkai prende un vitellino da sacrificare per Vespasiano, gli taglia un labbro e i sacerdoti vedendo questa imperfezioni, non lo sacrificano. Fu questo che causo l'interruzione dei riti sacrificali, altri non c'è ne furono, perchè Vespasiano prese quest'atto come un segno di ribellione che lo istigo' ad attaccare e distruggere Gerusalemme e il suo Tempio.

Oltre a cio', dopo la caduta del Tempio, Yochannan ben Zakkai disse chiaramente al suo discepolo Gesù figlio di Anania "NON VOGLIO SACRIFICI, MA ATTI DI BENEVOLENZA" (per il perdono dei peccati), rifacendosi come Gesù ad Osea.
Venendo nominato successivamente patriarca, Nasi (principe) e quindi presidente del Sinedrio, Yokhannan ben Zakkai vieto' per sempre i riti sacrificali:non furono quindi i cristiani o l'apostata Paolo a vietare i riti sacrificali, perchè ritenevano Gesù il sacrificio perfetto per il perdono dei peccati, come molti pensano, ma fu Yokhannan Ben Zakkai a porre fine ai sacrifici.

Sempre nella stessa fonte Talmud Gittin 56 a e b, alla fine si dice che Yochannan ben Zakkai ( Bar Kamtza... notate come gli ebrei si divertissero a dare soprannomi), con l'aiuto di Dio incendio' e distrusse il Tempio di Gerusalemme:

"Quanta differenza tra i peccatori ebrei e i profeti dei popoli del mondo! E la Beraita dice: disse Rabbi Elazàr: "Vedi quant'è grande la forza della vergogna! Perché [a causa di quell'umiliazione] il Santo, benedetto Egli sia, ha aiutato Bar Kamtza, ha distrutto la Sua casa ed ha bruciato il Suo palazzo!"

Baphomet
20-11-20, 09:10
A prescindere di come l'Ebraismo e il Cristianesimo abbia interpretato l'interruzione dei riti sacrificali del Tempio, da parte del suo profeta preso in odio dai sacerdoti del Tempio, qui vi riporto la vera versione STORICA, riportata dallo storico ed ex sacerdote del Tempio Flavio Giuseppe:

LIBRO VI
CAPITOLO SECONDO

Libro VI:93 - 2, 1. Tito ordinò ai suoi soldati di abbattere dalle fondamenta l'Antonia e di spianare una via per
farvi salire facilmente tutto l'esercito; quindi affidò un incarico a Giuseppe.
Libro VI:94 Aveva saputo che da quel giorno, era il diciassette di Panemo, il cosiddetto sacrificio perenne in
onore del Dio era stato interrotto per mancanza di uomini, e che di ciò il popolo era rimasto profondamente
turbato;
Libro VI:95 allora fece ripetere a Giovanni il precedente ammonimento, che se cioè egli era in preda a una
criminosa smania di combattere poteva farsi avanti con chi volesse e ingaggiare la lotta senza coinvolgere nella
sua rovina la città e il tempio. Perciò la smettesse di profanare il santuario e di offendere il Dio, anzi avrebbe
potuto far celebrare i sacrifici interrotti per mezzo di quei giudei che egli stesso avrebbe designati.
Libro VI:96 Giuseppe, collocatosi in modo da essere udito non soltanto da Giovanni, ma anche dalla massa,
Libro VI:97 trasmise in ebraico il messaggio di Cesare e concluse con un lungo appello perché volessero
risparmiare la patria, disperdere le fiamme che già lambivano il santuario e rendere al Dio i sacrifici espiatori.
Libro VI:98 Le sue parole furono accolte dal popolo con sgomento e silenzio mentre il tiranno, dopo aver
scagliato un'infinità d'ingiurie e di maledizioni contro Giuseppe, terminò dicendo che non temeva la conquista
della città perché questa apparteneva al Dio.
Libro VI:99 Allora Giuseppe esplose: “Veramente pura hai conservato la città per il Dio, e intatto rimane il
tempio, e nessuna offesa hai arrecato a colui che speri di aver alleato, ed egli riceve le consuete offerte!
Libro VI:100 Se a te, maledetto empio, qualcuno togliesse il tuo cibo quotidiano, tu lo giudicheresti un nemico:
come puoi illuderti di avere dalla tua parte nella guerra colui che hai privato del culto che durava da sempre?
Libro VI:101 E attribuirai le tue colpe ai romani, che finora si son dati cura delle nostre leggi e cercano di
restaurare per il Dio i riti sacrificali interrotti per causa tua?
Libro VI:102 Chi non compiangerebbe amaramente la città per lo strano capovolgimento subito, dato che degli
stranieri, e per di più nemici, si preoccupano di mettere riparo alla tua empietà, mentre tu, che sei un giudeo e
sei stato educato all'osservanza delle nostre leggi, le offendi assai più gravemente di loro?
Libro VI:103 Eppure, Giovanni, non soltanto è bello pentirsi delle proprie colpe, sia pure all'ultimo momento, ma
se tu volessi risparmiare alla patria la rovina avresti un magnifico esempio da seguire, quello di Ieconia re dei
giudei.
Libro VI:104 Quando per causa sua l'esercito babilonese gli mosse guerra, egli, prima che la città fosse
espugnata, ne venne fuori senza che alcuno lo costringesse e preferì affrontare volontariamente la schiavitù
insieme con la sua famiglia piuttosto che consegnare ai nemici questi luoghi santi e vedere la casa del Dio in
preda alle fiamme.
Libro VI:105 Per questo tutti i giudei lo esaltano nella loro storia sacra e il ricordo sempre fresco presso i posteri
attraverso i secoli lo rende immortale.
Libro VI:106 Un magnifico esempio, Giovanni, anche se per seguirlo dovessi affrontare qualche pericolo; io,
comunque, ti assicuro anche il perdono dei romani,
Libro VI:107 e poiché si deve badare chi è a dare un consiglio e da dove viene, ricordati che è un connazionale
ad esortarti, che sono un giudeo io che ti do questa assicurazione. Preferirei morire anziché trasformarmi in uno
di quegli schiavi abbietti che rinnegano la loro stirpe e si dimenticano della patria.
Libro VI:108 Ma tu di nuovo vai sulle furie e mi gridi le tue ingiurie, che del resto ben mi merito perché con i miei
consigli voglio contrastare il destino e mi sforzo di salvare quelli che il Dio ha condannato.
Libro VI:109 Chi ignora ciò che fu scritto dagli antichi profeti, e l'oracolo che incombe su questa misera città e
che sta ormai per avverarsi? Predissero che essa sarebbe stata espugnata quando qualcuno avesse comin-
ciato a far strage dei suoi connazionali.
Libro VI:110 La città e il tempio intero non sono ora ricolmi dei cadaveri delle vostre vittime? E’ il Dio, è
certamente il Dio in persona che insieme coi romani? vi porta il fuoco purificatore e distrugge la città con il suo
enorme carico di nefandezze”.
Libro VI:111 - 2, 2. Mentre Giuseppe così parlava fra gemiti e lacrime, i singhiozzi gli troncarono la voce.
Libro VI:112 I romani provarono a un tempo compassione per il suo dolore e ammirazione per il suo modo di
pensare; invece gli uomini di Giovanni s'inasprirono ancor più contro i romani per la voglia che avevano di
mettere le mani addosso a Giuseppe.
Libro VI:113 Il discorso di costui impressionò molti dei nobili, fra i quali taluni per paura della vigilanza dei ribelli
non si mossero, sebbene fossero sicuri della fine che attendeva loro e la città, mentre altri, approfittando di
qualche buona occasione per fuggire, ripararono presso i romani.
Libro VI:114 Fra gli altri fuggirono i sommi sacerdoti Giuseppe e Gesù, e alcuni figli di sommi sacerdoti come tre
figlia dell'Ismaele che fu decapitato a Cirene, quattro di Mattia e uno di un altro Mattia; questi era fuggito dopo la
rovina del padre, che, come sopra abbiamo detto, Simone figlio di Ghiora aveva fatto uccidere insieme con tre
figli. Con i sommi sacerdoti fuggirono anche numerosi altri nobili.
Libro VI:115 Cesare non soltanto li accolse benevolmente, ma sapendo che per la diversità delle abitudini non
avrebbero avuto un soggiorno piacevole tra gente straniera, li mandò a Gofna invitandoli per il momento a
trattenersi colà; dopo la fine della guerra, appena gli fosse stato possibile, avrebbe reintegrato ciascuno nei suoi
beni....

Marietto
20-11-20, 16:57
Sempre nella stessa fonte Talmud Gittin 56 a e b, alla fine si dice che Yochannan ben Zakkai ( Bar Kamtza... notate come gli ebrei si divertissero a dare soprannomi), con l'aiuto di Dio incendio' e distrusse il Tempio di Gerusalemme:

Su che base affermi che Bar Kamtza fosse un soprannome di Yochanan ben Zakkai?

Marietto
21-11-20, 02:24
Non essendoci più il Tempio, distrutto nel 70 d.C., non potevano più neppure esservi officiati i riti sacrificali e pertanto, facendo di necessità virtù, Yochanan ben Zakkai insegnò che essi non erano più necessari, sostituiti dalla buone azioni, ma è quantomeno improprio asserire che li bloccò o impedì, perché non si può bloccare o impedire qualcosa che, di fatto, è già bloccata o impedita.

Nel Gittin, come abbiamo appurato, non è Yochanan ben Zakkai, bensì Zecharia ben Avkulas e Bar Kamtza, ad essere accusati di aver causato la caduta di Gerusalemme e del suo Tempio.

Infine, nonostante fosse inizialmente favorevole alla pace (stando all'autobiografia di Giuseppe Flavio), Giovanni di Giscala, come ampiamente e diffusamente attestato nelle Historiae di Tacito e nelle altre opere di Giuseppe Flavio, fu uno dei massimi protagonisti della guerra giudaica, del 66/70 d.C., ed antiromano lo era, eccome se lo era, diversamente da Yochanan ben Zakkai.

Giovanni di Giscala e Yochanan ben Zakkai NON erano la stessa persona.

Baphomet
21-11-20, 10:34
Ci sono tante versioni dei fatti sulla cause e delle dinamiche della caduta del Tempio, qui puoi renderti conto delle varie fonti ebraiche che ne parlano:

Yohanan ben Zakkai (http://www.insula.com.au/ahrel/ybzakkai.html#_ftn38)

Sappi comunque che chi ha scritto queste fonti, esattamente come a chi a scritto i Vangeli, DOVEVA tagliare ogni riferimento antiromano dei protagonisti, uno per non essere arrestato dai romani, due per permettere a questi fonti di giungere fino a noi.

Baphomet
21-11-20, 11:35
E pur con tutti questi limiti, Gesù come Giovanni aveva una doppia personalità, da un lato diceva in pubblico di dare a Cesare quello ch'è di Cesare e di non essere antiromano, nelle quattro mura ai suoi discepoli invece diceva:

34 Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada.

Lc 22,36ss. “Chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.

Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Luca 18,19 .

Entrambi avevano seguaci Zeloti ( es. Simone lo zelota), che fin dalla nascita, a prescindere da quello che diceva il proprio maestro, avevano imparato da piccoli come l'ave Maria, di non accettare i romani come loro padroni, ma soltanto Dio.