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famedoro
09-10-10, 15:51
AFGHANISTAN: TURCO (RADICALI - PDM), BLINDATO FRECCIA, CHI L'HA VISTO ? - Roma 18 magg - "Fin dal 15 luglio 2009 il Ministro della difesa La Russa, all'indomani della tragica e prevedibile morte di un militare dell'esercito impiegato come mitragliere in ralla su un mezzo «Lince» nella zona di guerra dell'Afghanistan, affermava nelle aule di Camera e Senato e su molte testate giornalistiche che i veicoli tattici leggeri multiruolo «Lince» sarebbero stati sostituiti con i più adeguati «Veicolo blindato medio 8x8 Freccia». I 54 mezzi di cui il Ministro aveva annunciato la disponibilità fanno parte di un primo lotto del programma di acquisizioni per 249 unità - 172 combat, 36 commando anticarro, 20 posto comando e 21 porta mortaio -, il secondo lotto in finanziamento è di 109 unità ed il terzo di 86. La prima fase di acquisizione, per 49 unità, è finanziata per 310 milioni di euro dal Ministero dello sviluppo economico (MSE), in base a una convenzione tra il Ministero della difesa ed il Ministero dell'economia e delle finanze, sulla base dell'articolo 1, comma 95, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria 2006). Le fasi successive avranno un valore di 1.230 milioni di euro. Il costo totale di 1.540 milioni di euro dovrebbe essere ripartito su più esercizi finanziari, dal 2006 al 2014, come segue secondo il programma originale indicato dai documenti del Parlamento: nel 2006, 6 milioni di euro; nel 2007, 50 milioni di euro; nel 2008, 120 milioni di euro; nel 2009, 220 milioni di euro; nel 2010, 260 milioni di euro; nel 2011, 280 milioni di euro; nel 2012, 280 milioni di euro; nel 2013, 260 milioni di euro; nel 2014, 64 milioni di euro. Le cifre sono indicative, per la prima tranche finanziata con fondi del Ministero dello sviluppo economico non è nota la spesa sui singoli esercizi finanziari. Insomma, sono stati spesi moltissimi soldi per non concludere assolutamente nulla! Sono trascorsi più di dieci mesi da quando La Russa ha annunciato l’impiego dei Freccia in Afghanistan eppure questi mezzi sono ancora un miraggio e non sappiamo fino a quando lo saranno. Intanto siamo costretti ad assistere ai suoi annunci, mentre i nostri militari continuano a morire."

AFGHANISTAN: TURCO (RADICALI - PDM), BLINDATO FRECCIA, CHI L'HA VISTO ? (http://www.partitodirittimilitari.org/index.php?option=com_content&view=article&id=145:afghanistan-turco-radicali-pdm-blindato-freccia-chi-lha-visto-&catid=1:latest-news&Itemid=113)

hayekfilos
09-10-10, 16:32
Uno piu inadeguato di La Russa al mistero della difesa non ci poteva essere, a sentire che questo doveva dipendere da Scajola per trovare i soldi per i mezzi per i nostri militari, mi fa rabbrividire.

eh ma sarà tutta colpa di questa maledetta crisi economica che noi abbiamo superato meglio degli altri....peccato che questo penoso governo che ha sprecato i soldi per il G8 non li trova per le priorità.

Aridatece Antonio Martino, maledditi figli di De Lorenzo!!!

trilex
10-10-10, 09:53
senza vergogna peggio dei comunisti, la cazzata del freccia e' una comica, il freccia NON E' un LMV ha compiti diversi!

Il lince nella sua categoria e' il migliore del mondo, enormemente meglio dell'hammer e di guello che sta' facendo la gaz in russia.


E cmq con 100kg di c4 non regge nemmeno lo scafo di un Ariete, nemmeno con corazza reattiva! Ipercazzari!

hayekfilos
10-10-10, 11:01
ma a me pare che ciurli nel manico....

famedoro
10-10-10, 17:44
Mica eravamo noi che chiedevamo i freccia, era La Russa che ci prometteva la sostituzione dei san lince, come li chiamavano a inizio missione per le vite che aveva salvato, con i freccia per risolvere il problema...

...poi il ruolo di ministro della difesa nel governo di un paese un significato ce l'ha... se La Russa sparava cazzate quando ci annunciava le sostituzioni dei lince con i freccia è un'altra questione...

ergo il problema è semplice...

o sparava cazzate prima
o non ha mosso il culo per risolvere un problema conosciuto da piu di un anno...

...e in ogni caso anche fosse la prima delle due opzioni verrebbe da dire che comunque il problema della vulnerabilità dei Lince alle bombe piazzate sulla strada non è stato risolto...

yure22
11-10-10, 09:48
Mica eravamo noi che chiedevamo i freccia, era La Russa che ci prometteva la sostituzione dei san lince, come li chiamavano a inizio missione per le vite che aveva salvato, con i freccia per risolvere il problema...

...poi il ruolo di ministro della difesa nel governo di un paese un significato ce l'ha... se La Russa sparava cazzate quando ci annunciava le sostituzioni dei lince con i freccia è un'altra questione...

ergo il problema è semplice...

o sparava cazzate prima
o non ha mosso il culo per risolvere un problema conosciuto da piu di un anno...

...e in ogni caso anche fosse la prima delle due opzioni verrebbe da dire che comunque il problema della vulnerabilità dei Lince alle bombe piazzate sulla strada non è stato risolto...


Mica dipende dal ministro della difesa, le scelte le fa il parlamento.

Se ci si deve soltanto difendere la vedo dura, servirebbero armi offensive. droni, satelliti spia e bombe tipo serbia, quelle usate dal governo dalema.

Coi satelliti spia (leggono persino le targhe) si vede dov e piazzano le cariche, da dove vengono e dove vadano; coi droni si fanno saltare i loro arsenali e loro stessi mentre lavorano alla installazione delle mine.


Mi pare d'un semplice.

Se poi abbiamo paura di far loro male, se strada con emergency non ce la farebbe a curarli tutti, allora é un altro problema.

Anticapitaslista
11-10-10, 15:36
Guerra infinita in Afghanistan - La necessità della guerra

Il governo degli Stati Uniti sa che non ha da vincere alcuna guerra in Afghanistan, ma è costretto a continuare la guerra e l’occupazione.

A poche settimane dalla destituzione del generale Mc Kristall, comandante della coalizione (International security assistance force) e pochi giorni dopo la ennesima, inconcludente Conferenza internazionale di Kabul, la recente diffusione di una gran massa di documenti segreti del Pentagono, riguardanti la conduzione della guerra dal gennaio 2004 al dicembre 2009, ha messo nuovamente in difficoltà la Casa Bianca, sebbene si riferisca soprattutto al periodo di presidenza repubblicana, perché smentisce gli argomenti usati dalla propaganda ufficiale per giustificare la guerra. Risulta evidente soprattutto la mancanza di una strategia complessiva degli Stati Uniti e dei loro alleati, mancanza di un respiro storico e che non dipende certamente dal partito che al momento sta al governo.

Le sprezzanti dichiarazioni del generale Mc Kristall contro il presidente Obama e i suoi consiglieri, seguite dal suo inevitabile dimissionamento, hanno reso di pubblico dominio lo scontro tra i vertici politici e militari nella conduzione della guerra. Secondo alcuni commentatori il generale avrebbe così voluto esprimere il malumore che da mesi cova tra i militari al fronte: contro le nuove direttive imposte da Washington, che nel 2010 hanno provocato un repentino aumento delle perdite tra i soldati dell’Isaf; l’offensiva di Marjah, nella provincia di Helmand, che, spacciata per una grande vittoria, si e dimostrata un fallimento; la prevista nuova offensiva su Kandahar che è stata rimandata all’autunno. La sua sostituzione col generale David Petreus però non ha segnato una vittoria della Casa Bianca, ma un ennesimo compromesso.

La nuova strategia imposta dai Democratici per giustificare l’aumento dello sforzo bellico e che si voleva basata sulla “conquista dei cuori e delle menti” degli afghani, riducendo gli attacchi contro obiettivi civili, doveva servire soprattutto a dare un’immagine dell’Afghanistan come di un paese pacificato sotto il buon governo di Karzai, soprattutto a scopi elettorali interni americani.

Il generale Petreus, sotto l’insegna della “continuità” sbandierata dalla casa Bianca, ha voluto dare subito un segnale di come la vede lui, dando il via libera all’ennesima strage di civili nella provincia meridionale dell’Helmand dove alcuni razzi delle forze Isaf hanno massacrato 52 persone; à la guerre comme à la guerre!

La stessa diffusione di quei documenti “più o meno segreti” del Pentagono non è escluso che sia stata pilotata proprio da ambienti militari, come ipotizza La Repubblica del 29 luglio, proprio «per sbattere in faccia ai decisori i fatti e non le pietose bugie che amano ripetere, ad esempio riguardo all’alleato pakistano».

Ma non sono solo questi problemi a turbare i piani della Casa Bianca dove, invece della la musica nuova che si sarebbe dovuta ascoltare con la vittoria democratica. Le cose in Afghanistan vanno male non solo sul piano militare ma anche politico, amministrativo, sociale: la lotta intestina tra i diversi “servizi” di informazione e sicurezza, la contrapposizione tra truppe mercenarie e truppe regolari; il contraddittorio atteggiamento verso i guerriglieri, trattati ufficialmente come terroristi ma oggetto di accordi sotto banco; il palese disprezzo dei vertici militari statunitensi verso gli alleati dell’Isaf, chiamati però ad uno sforzo sempre più impegnativo nella guerra; gli annunci di un vicino ritiro mentre ci si appresta ad una importante offensiva militare; le strobazzate vittorie poi sempre smentite e ridimensionate; la strategia ondivaga verso l’alleato-nemico pakistano comprato a fior di milioni di dollari mentre il suo territorio viene colpito quotidianamente dai bombardamenti indiscriminati dei droni, ciechi e micidiali.

Queste contraddizioni non sono determinate dalla schizofrenia dei governanti statunitensi o del Pentagono o del Dipartimento di Stato, ma dalla mancanza di un vero, reale obbiettivo strategico da raggiungere con la guerra che non sia la guerra stessa.

La propaganda di regime, anche in Italia, continua a ripetere, dinanzi ad ogni nuova notizia di militari caduti, la favola della necessità di continuare la guerra per combattere Al Qaeda e impedire la sua andata al potere. Ma, come ammettono ormai in molti, l’araba fenice di questa misteriosa e imprendibile organizzazione non esisterebbe più in Afghanistan, e forse non c’è mai stata, e sarebbe oggi dispersa in gruppi distinti in vari paesi, dalla Somalia allo Yemen, al Pakistan.

Sarebbe il timore di un ritorno al potere dei talebani a costringere Washington a mantenere in Afghanistan un esercito di 150.000 uomini, a cui si aggiungono altrettanti mercenari? Ma l’attuale governo Karzai in cosa sarebbe diverso da un governo a guida talebana? Certamente l’attuale governo già non si distingue da quello per la corruzione dei suoi membri e di quanti sono al loro servizio. Non per quanto riguarda l’ordine pubblico o i servizi sociali, dato che la popolazione ha timore della corrotta polizia afghana più che delle milizie, vive nella paura e spesso in condizioni di estremo disagio in mancanza di ospedali, scuole e altri servizi primari. Né il governo Karzai si distingue da quello talebano per una politica di parità per le donne, altra menzogna sui fini della guerra nella propaganda interventista: le donne, che avevano raggiunto una equiparazione sociale al tempo dell’occupazione russa e del regime filo russo, sono dall’attuale governo, con la piena compiacenza della “comunità internazionale”, mantenute in quello stato di semi schiavitù sotto cui furono riportate dal regime talebano.

L’ultima conferenza internazionale, tenuta a Kabul, ha dimostrato proprio questo: non ha raggiunto alcun risultato pratico per quanto riguarda la risoluzione dei problemi del Paese. Solo risultato significativo è che ha cancellato la scadenza del 2011, posta sconsideratamente da Obama, per l’inizio del ritiro delle truppe d’occupazione; la conferenza ha infatti ribadito che fino al 2014 non vi sarà alcun ritiro. Circola intanto la notizia che il Pentagono stia costruendo una base militare del costo di 100 milioni di dollari, vicino a Mazar i Sharif, a poche decine di chilometri dal confine uzbeko, sull’esempio di quanto è stato fatto in Iraq.

Nonostante le sconfitte, le contraddizioni, i costi umani e materiali, Washington non intende togliere il suo pesante stivale da una regione che permette di controllare da vicino la zona centroasiatica e le sue riserve di idrocarburi, la Russia e i suoi satelliti, il turbolento Pakistan , l’Iran, l’India, la Cina in continua espansione anche in quell’area.

La spiegazione di tutto questo si trova forse in questa semplice constatazione: negli ultimi dieci anni la spesa per il bilancio della “difesa” degli USA è aumentata di più del 100 %; nello stesso periodo il peso della economia statunitense sull’economia mondiale si è ridotto dal 32 al 23%.

Questo vuol dire che gli Stati Uniti negli ultimi dieci anni hanno mantenuto pressoché inalterata la loro preminenza in campo militare con una spesa annua stimata pari a circa la metà dell’intera spesa militare mondiale, ma hanno perso, relativamente, peso nell’economia mondiale rispetto alle altre potenze, soprattutto rispetto alla Cina, all’India e ad altri Stati di recente capitalismo.

È dunque logico che in una situazione di crisi mondiale di sovrapproduzione come è quella che stiamo vivendo da alcuni decenni, ma che in questi ultimi anni pare volgersi verso la catastrofe per l’intero sistema capitalistico, gli Stati Uniti, come e più di altre potenze, guardino alla guerra come suprema ed unica via d’uscita dalla palude della recessione.

In questa prospettiva, poter disporre di punti di forza in zone di primaria importanza strategica per gli approvvigionamenti di materie prime o per la loro posizione geografica, come sono appunto l’Iraq e l’Afghanistan, assume una importanza vitale.

La decisione di ritirare una parte delle truppe dall’Iraq non è in contrasto con questa ipotesi; essa non è stata infatti determinata da una raggiunta pacificazione e “democratizzazione” del Paese, che è e resta sempre sull’orlo della guerra civile e in condizioni disastrose dal punto di vista delle condizioni di esistenza della sfortunata popolazione, ma da una valutazione dei costi dell’occupazione dal punto di vista finanziario e dell’impegno militare. L’acquartieramento delle truppe in basi super attrezzate e ben difese permette agli Usa, pur rinunciando al controllo del territorio, di mantenere nel Paese una forza militare determinante che rappresenta una oggettiva minaccia sia per il governo iracheno sia per le potenze vicine, Siria Turchia Iran.

La stessa cosa si intende probabilmente fare in Afghanistan, che sia “pacificato” o meno.

La borghesia americana è spinta a puntare molto sulla guerra afghana anche per dimostrare agli imperialismi rivali la forza militare di cui ancora dispone e che è disposta a tutto per difendere i suoi privilegi di prima potenza.

Per uscire dalla recessione il sistema capitalistico conosce una sola via, la guerra. Sta al proletariato internazionale riprendere la strada della sua organizzazione indipendente, come classe, per sfuggire alla trappola mortale di una nuova terza guerra imperialista che lo vedrebbe ancora una volta mandato al macello per le necessità di conservazione del regime dei suoi sfruttatori, ribadendo il suo programma storico: contro la guerra tra gli Stati guerra tra le classi per il comunismo.

Partito Comunista Internazionale

da "il Partito Comunista N.ro 341"

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE