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Visualizza Versione Completa : Età del consenso e famiglia tradizionale e Famiglia tout court



cimad5
16-01-22, 14:41
https://en.wikipedia.org/wiki/Age_of_consent

Se qualcuno ne vuole parlare io ci sono.

Giò
31-01-22, 13:43
Il problema dell'età del consenso è un problema tipicamente moderno perché è nella società moderna che s'è affermata gradualmente una duplice scissione fra sessualità e procreazione, da un lato, e tra sessualità e matrimonio, dall'altro. Non parlo di una scissione "pratica" (i rapporti infecondi al di fuori del matrimonio ci sono sempre stati nella storia), ma di una scissione quasi di principio, invalsa nel costume sociale. In precedenza, il problema del consenso era quasi esclusivamente il problema del consenso matrimoniale, cioè della capacità del singolo individuo di poter contrarre un matrimonio valido. Tale capacità veniva riconosciuta sulla base dell'accertato possesso della dovuta maturità psico-fisica, che da un certo momento in poi le leggi dei singoli Stati fissarono convenzionalmente entro un certo limite d'età con una portata generale.

cimad5
31-01-22, 14:05
Grazie per il tuo intervento. Condivido quanto scrivi, mi sento di aggiungere che tendenzialmente l'età del matrimonio femminile e maschile erano correlati al momento (teorico) del menarca e dello spermarca, perlomeno nelle realtà europee.
Adesso però che siamo nel XXI secolo, e nel costume, quella correlazione non c'è più, riguardo all'età del consenso cosa possiamo aggiungere?

Giò
31-01-22, 19:40
Grazie per il tuo intervento. Condivido quanto scrivi, mi sento di aggiungere che tendenzialmente l'età del matrimonio femminile e maschile erano correlati al momento (teorico) del menarca e dello spermarca, perlomeno nelle realtà europee.


Io ho riassunto il concetto con l'espressione "maturità psico-fisica", ma effettivamente il primo elemento di giudizio era quello. Elemento che poi veniva integrato dalla capacità del soggetto di comprendere i fini del matrimonio stesso.


Adesso però che siamo nel XXI secolo, e nel costume, quella correlazione non c'è più, riguardo all'età del consenso cosa possiamo aggiungere?

Io credo che all'atto pratico sia bene evitare modifiche al ribasso delle attuali leggi che regolano l'età del consenso perché il rischio è quello di spalancare finestre di Overton pericolosissime in una società già relativista come la nostra.

cimad5
31-01-22, 19:58
Ah, ti stavo proprio proponendo di integrare in qusto tread il discorso sull'educazione sessuale https://forum.termometropolitico.it/829403-polonia-aborto-capito-importante-diritto-19.html#post19892000

Nello specifico l'età del consenso in Italia è già bassa, solo chi ha tendenze pedofile vorrebbe diminuirla ulteriormente.
Io mi sentirei di correlare più ampiamente il discorso sull'età del consenso a quello della maggiore età.

cimad5
31-01-22, 20:17
Siccome mi interessa confrontarmi seriamente con Giò e con qualunque altra persona che abbia voglia di intervenire seriamente, chiacchierando senza bigottismi, ma senza neppure scadere nella pseudo-ironia da due soldi, prego il Dottore della Peste di vigilare sul thread.

Giò
31-01-22, 20:23
Ah, ti stavo proprio proponendo di integrare in qusto tread il discorso sull'educazione sessuale https://forum.termometropolitico.it/829403-polonia-aborto-capito-importante-diritto-19.html#post19892000

Nello specifico l'età del consenso in Italia è già bassa, solo chi ha tendenze pedofile vorrebbe diminuirla ulteriormente.
Io mi sentirei di correlare più ampiamente il discorso sull'età del consenso a quello della maggiore età.

Noto che hai colto quale sia il pericolo che io temo da un eventuale abbassamento dell'età del consenso.
Sia chiaro: un rapporto sessuale fra un soggetto minorenne ed uno maggiorenne non è necessariamente pedofilia, anzi, ma è chiaro che più si abbassa l'asticella e più il pericolo che si vada verso derive aberranti aumenta.
Aggiungiamoci il fatto che, ad esempio, un conto è una società che dice che a 12 anni puoi sposarti liberamente e farti una famiglia con tuo marito o con tua moglie (sia chiaro: io non sarei comunque d'accordo con una cosa del genere perché ritengo che in media l'età in cui si raggiunge la maturità psico-fisica adatta è un'altra) ed un altro conto è una società che ti dice che a 12 anni puoi avere rapporti sessuali con chicchessia.

cimad5
31-01-22, 20:29
Noto che hai colto quale sia il pericolo che io temo da un eventuale abbassamento dell'età del consenso.
Sia chiaro: un rapporto sessuale fra un soggetto minorenne ed uno maggiorenne non è necessariamente pedofilia, anzi, ma è chiaro che più si abbassa l'asticella e più il pericolo che si vada verso derive aberranti aumenta.
Aggiungiamoci il fatto che, ad esempio, un conto è una società che dice che a 12 anni puoi sposarti liberamente e farti una famiglia con tuo marito o con tua moglie (sia chiaro: io non sarei comunque d'accordo con una cosa del genere perché ritengo che in media l'età in cui si raggiunge la maturità psico-fisica adatta è un'altra) ed un altro conto è una società che ti dice che a 12 anni puoi avere rapporti sessuali con chicchessia.

Non so quanti anni hai, ma ovviamente sai anche tu che ad una certa età, che varia da persona a persona, si inizia ad interessarsi al sesso. Sospetto che l'interesse maschile sia almeno un po' diverso da quello femminile, ma alle medie non ha molta importanza. Però, siccome siamo nella sezione Famiglia, mi sembra giusto porre l'accento sul ruolo importante dell'ambiente famigliare. Oggi si pensa che debba essere tutto demandato alla Scuola, ma esistono le famiglie che dovrebbero educare figli e figlie anche introducendole ad un ragionamento alla sessualità, inoltre esistono altre istituzioni che possono collaborare con le famiglie. Invece, nella realtà...?

Giò
31-01-22, 20:57
Non so quanti anni hai, ma ovviamente sai anche tu che ad una certa età, che varia da persona a persona, si inizia ad interessarsi al sesso. Sospetto che l'interesse maschile sia almeno un po' diverso da quello femminile, ma alle medie non ha molta importanza. Però, siccome siamo nella sezione Famiglia, mi sembra giusto porre l'accento sul ruolo importante dell'ambiente famigliare. Oggi si pensa che debba essere tutto demandato alla Scuola, ma esistono le famiglie che dovrebbero educare figli e figlie anche introducendole ad un ragionamento alla sessualità, inoltre esistono altre istituzioni che possono collaborare con le famiglie. Invece, nella realtà...?

Ho superato i trent'anni ormai.
L'inizio dell'interesse per il sesso nelle generazioni più giovani purtroppo nel corso degli anni è stato sempre più condizionato e stimolato da "input" provenienti dall'esterno: dalla televisione ad internet, passando per il cinema, la cartellonistica pubblicitaria, la moda, ecc. Questo ha favorito un approccio al sesso estremamente differente da quello delle generazioni passate, non senza casi vieppiù numerosi di precocità nei rapporti sessuali. Sia chiaro: è normale che, con l'adolescenza, certi cambiamenti corporei che maschi e femmine subiscono portino gli uni e gli altri a porsi sempre più domande su determinate questioni e a provare un interesse ed un'attrazione che prima non avevano o a cui non pensavano. Il problema che personalmente rilevo è che la spontaneità di questa tappa della crescita è stato distorto e condizionato negativamente dagli input di cui sopra. La famiglia è importantissima in tal senso e può essere una barriera, ma di fronte alla frequenza di questi input pure la famiglia si trova talvolta con le armi spuntate, visto che poi nelle scuole (soprattutto in quelle statali) ogni insegnante ha margini di manovra sufficientemente ampi per trasmettere agli alunni la propria visione personale senza eccessivi riguardi per quella delle famiglie degli studenti.

cimad5
31-01-22, 21:16
Ho superato i trent'anni ormai.
L'inizio dell'interesse per il sesso nelle generazioni più giovani purtroppo nel corso degli anni è stato sempre più condizionato e stimolato da "input" provenienti dall'esterno: dalla televisione ad internet, passando per il cinema, la cartellonistica pubblicitaria, la moda, ecc. Questo ha favorito un approccio al sesso estremamente differente da quello delle generazioni passate, non senza casi vieppiù numerosi di precocità nei rapporti sessuali. Sia chiaro: è normale che, con l'adolescenza, certi cambiamenti corporei che maschi e femmine subiscono portino gli uni e gli altri a porsi sempre più domande su determinate questioni e a provare un interesse ed un'attrazione che prima non avevano o a cui non pensavano. Il problema che personalmente rilevo è che la spontaneità di questa tappa della crescita è stato distorto e condizionato negativamente dagli input di cui sopra. La famiglia è importantissima in tal senso e può essere una barriera, ma di fronte alla frequenza di questi input pure la famiglia si trova talvolta con le armi spuntate, visto che poi nelle scuole (soprattutto in quelle statali) ogni insegnante ha margini di manovra sufficientemente ampi per trasmettere agli alunni la propria visione personale senza eccessivi riguardi per quella delle famiglie degli studenti.

E' vero, direi che Internet sia la svolta decisiva. Siccome non si può rinunciare a retemondo bisognerebbe cercare di governarla. Ma siamo in Italia, ed io non mi aspetto mai nulla di buono.
Riguardo alle famiglie purtroppo sono le prime bisognose di educazione, fino a...suppongo 50 anni fa tendenzialmente certi comportamenti (per ora senza giudicare se fossero giusti o sbagliati) erano dati per scontati, e benché la maggioranza delle persone non avesse reali capacità educative, c'era ugualmente un certo equilibrio sociale. La scuola statale, salvo lodevoli eccezioni, è scadente.
Detto per inciso sono una fautrice della privatizzazione integrale della Scuola.
Penso che accanto alle famiglie, a seconda delle visioni di ciascuna famiglia, sarebbe utile esistssero enti educativi, cattolici o laici, ma seri e competenti, che potrebbero, anche, occuparsi dell'educazione sessuale. Perché, per tornare al discorso iniziale, penso che l'educazione sessuale sia qualcosa di positivo. Non ci si improvvisa educatrici, ovviamente.
Quindi se vogliamo considerare anche l'aspetto etico ritengo un bene trasmettere la conoscenza, nelle forme opportune, ai giovani ed alle giovani. Discorso conseguenziale l'età del consenso.

Giò
31-01-22, 21:55
E' vero, direi che Internet sia la svolta decisiva. Siccome non si può rinunciare a retemondo bisognerebbe cercare di governarla. Ma siamo in Italia, ed io non mi aspetto mai nulla di buono.
Riguardo alle famiglie purtroppo sono le prime bisognose di educazione, fino a...suppongo 50 anni fa tendenzialmente certi comportamenti (per ora senza giudicare se fossero giusti o sbagliati) erano dati per scontati, e benché la maggioranza delle persone non avesse reali capacità educative, c'era ugualmente un certo equilibrio sociale. La scuola statale, salvo lodevoli eccezioni, è scadente.
Detto per inciso sono una fautrice della privatizzazione integrale della Scuola.
Penso che accanto alle famiglie, a seconda delle visioni di ciascuna famiglia, sarebbe utile esistssero enti educativi, cattolici o laici, ma seri e competenti, che potrebbero, anche, occuparsi dell'educazione sessuale. Perché, per tornare al discorso iniziale, penso che l'educazione sessuale sia qualcosa di positivo. Non ci si improvvisa educatrici, ovviamente.
Quindi se vogliamo considerare anche l'aspetto etico ritengo un bene trasmettere la conoscenza, nelle forme opportune, ai giovani ed alle giovani. Discorso conseguenziale l'età del consenso.

Purtroppo, internet è totalmente libero ed un bambino o un adolescente possono accedere tranquillamente quasi a qualsiasi genere di contenuti. È vero che esistono modi per evitare ciò: penso ai numerosi filtri che si possono utilizzare (sia sul computer che sul cellulare) per prevenire la possibilità che i propri figli visualizzino determinate cose. Qui però ci si scontra con un certo analfabetismo digitale, che per tanti versi è comprensibile, visto che le generazioni precedenti le nostre non è detto che sappianoo maneggiare certi strumenti o che li conoscano a sufficienza per sapere dell'esistenza di opzioni di questo tipo.
In una società sana, sarebbe lo Stato a risolvere questo problema, ma da noi - piccola nota polemica - lo Stato tende a farsi vivo più per rompere le scatole quando non serve o per fare dei danni, contraddicendo lo scopo per il quale esiste (il bene comune), che per altri motivi. Perciò, agli individui e, più precisamente, alle famiglie non resta che arrangiarsi come possono.
Riguardo all'educazione sessuale, ammetto che è un'espressione che non mi piace molto perché può nascondere, all'atto pratico, parecchie insidie, soprattutto per come viene intesa oggi nella maggioranza dei casi. Detto questo, rimane il fatto che, da un certa età in poi, è ragionevole parlare di determinati argomenti ai propri figli iuxta modum e, se si vuol definire ciò "educazione sessuale", sarebbe esagerato farne una questione di parole. Quello che conta è il contenuto del messaggio che viene dato.
Quanto alla scuola, il discorso si fa complesso. In linea di principio, ritengo che l'intervento dello Stato in questo ambito debba essere sussidiario, cioè deve esserci laddove l'iniziativa degli individui, dei corpi intermedi e della Chiesa risulta carente. La scuola statale dev'essere un rimedio alla mancanza di scuole private, comunali, ecclesiastiche o di altri enti morali, non il contrario. Ovviamente, allo Stato spetta il compito di vigilare sul fatto che i programmi di queste scuole siano adeguati e rispondano a determinate esigenze oppure che gli studenti usciti da tutte le varie scuole abbiano raggiunto un certo grado di cultura e di preparazione.
Nel contesto odierno, in cui tende ad esserci un mercato pluralismo di visione politiche, etiche e religiose, penso che la soluzione più tollerabile (per quanto non la reputi la migliore dal punto di vista "ideale") sia nel fatto che le scuole statali lascino ai genitori il compito dell'educazione sessuale degli studenti. In alternativa, i contenuti delle eventuali lezioni di educazione sessuale, dovrebbero essere vagliati preventivamente dai genitori in modo che siano evitate, nel corso della lezione, cose contrarie al volere delle famiglie.

cimad5
31-01-22, 22:09
Purtroppo, internet è totalmente libero ed un bambino o un adolescente possono accedere tranquillamente quasi a qualsiasi genere di contenuti. È vero che esistono modi per evitare ciò: penso ai numerosi filtri che si possono utilizzare (sia sul computer che sul cellulare) per prevenire la possibilità che i propri figli visualizzino determinate cose. Qui però ci si scontra con un certo analfabetismo digitale, che per tanti versi è comprensibile, visto che le generazioni precedenti le nostre non è detto che sappianoo maneggiare certi strumenti o che li conoscano a sufficienza per sapere dell'esistenza di opzioni di questo tipo.
In una società sana, sarebbe lo Stato a risolvere questo problema, ma da noi - piccola nota polemica - lo Stato tende a farsi vivo più per rompere le scatole quando non serve o per fare dei danni, contraddicendo lo scopo per il quale esiste (il bene comune), che per altri motivi. Perciò, agli individui e, più precisamente, alle famiglie non resta che arrangiarsi come possono.
Riguardo all'educazione sessuale, ammetto che è un'espressione che non mi piace molto perché può nascondere, all'atto pratico, parecchie insidie, soprattutto per come viene intesa oggi nella maggioranza dei casi. Detto questo, rimane il fatto che, da un certa età in poi, è ragionevole parlare di determinati argomenti ai propri figli iuxta modum e, se si vuol definire ciò "educazione sessuale", sarebbe esagerato farne una questione di parole. Quello che conta è il contenuto del messaggio che viene dato.
Quanto alla scuola, il discorso si fa complesso. In linea di principio, ritengo che l'intervento dello Stato in questo ambito debba essere sussidiario, cioè deve esserci laddove l'iniziativa degli individui, dei corpi intermedi e della Chiesa risulta carente. La scuola statale dev'essere un rimedio alla mancanza di scuole private, comunali, ecclesiastiche o di altri enti morali, non il contrario. Ovviamente, allo Stato spetta il compito di vigilare sul fatto che i programmi di queste scuole siano adeguati e rispondano a determinate esigenze oppure che gli studenti usciti da tutte le varie scuole abbiano raggiunto un certo grado di cultura e di preparazione.
Nel contesto odierno, in cui tende ad esserci un mercato pluralismo di visione politiche, etiche e religiose, penso che la soluzione più tollerabile (per quanto non la reputi la migliore dal punto di vista "ideale") sia nel fatto che le scuole statali lascino ai genitori il compito dell'educazione sessuale degli studenti. In alternativa, i contenuti delle eventuali lezioni di educazione sessuale, dovrebbero essere vagliati preventivamente dai genitori in modo che siano evitate, nel corso della lezione, cose contrarie al volere delle famiglie.

Accidenti, un sacco di temi e tra poco inizia Murdoch Mysteries.
Rispondo solo riguardo l'analfabetismo digitale, sul resto torno dopo.
Allora, certamente in Italia c'è scarsa dimestichezza con gli stumenti informatici, ma questo non esime i genitori dalle responsabilità. Insomma se metti tua figlia davanti ad Internet hai il dovere di informarti su quello che fa, come lo fa, e come monitorarla. E lo dico da figlia. Io ho sempre avuto i filtri sul computer, anche se probabilmente non efficaci come sarebbero dovuti essere, e li avrei ancora se non avessi acquistato un computer nuovo (mia mamma non ha ritenuto di rimetterli). Non ne ero contenta, ma razionalmente sapevo che era giusto. Le figlie possono essere anche un pochino ribelli, ma capiscono se i genitori si danno da fare per loro.
Sull'educazione sessuale non ne faccio neppure io una questione di nomi, se ne vuoi proporre uno che ritieni più idoneo per me va bene :)

Giò
31-01-22, 23:05
Accidenti, un sacco di temi e tra poco inizia Murdoch Mysteries.
Rispondo solo riguardo l'analfabetismo digitale, sul resto torno dopo.
Allora, certamente in Italia c'è scarsa dimestichezza con gli stumenti informatici, ma questo non esime i genitori dalle responsabilità. Insomma se metti tua figlia davanti ad Internet hai il dovere di informarti su quello che fa, come lo fa, e come monitorarla. E lo dico da figlia. Io ho sempre avuto i filtri sul computer, anche se probabilmente non efficaci come sarebbero dovuti essere, e li avrei ancora se non avessi acquistato un computer nuovo (mia mamma non ha ritenuto di rimetterli). Non ne ero contenta, ma razionalmente sapevo che era giusto. Le figlie possono essere anche un pochino ribelli, ma capiscono se i genitori si danno da fare per loro.
Sull'educazione sessuale non ne faccio neppure io una questione di nomi, se ne vuoi proporre uno che ritieni più idoneo per me va bene :)

Sinteticamente (in attesa del resto della risposta):

1) concordo sul fatto che i genitori non siano esenti da responsabilità, ma a volte, in buona fede, alcuni genitori nemmeno s'immaginano che contenuti ci possono essere. È vero che più passerà il tempo e più ci saranno genitori "nativi digitali" per cui non varrà l'attenuante/la scusante di cui sopra, ma per ora la situazione presenta diverse sfaccettature;

2) usiamo pure l'espressione "educazione sessuale", l'importante è intendersi.

cimad5
31-01-22, 23:17
Scuola
Sono convinta che ogni persona abbia diritto di accedere all'istruzione gratuita (non a quella universitaria gratuitamente però), e lo Stato dovrebbe stabilire i programmi scolastici, supervisionarne l'applicazione e garantire ad ogni famiglia un...chiamiamolo assegno per pagare le rette dei figli. Non credo che le spese sarebbero superiori alle attuali. Ma, in questo modo, ogni famiglia potrebbe scegliere liberalmente la scuola per i propri figli. E non ci sarebbe più l'imposizione del pensiero unico (o almeno meno) da parte della parte politica che governa lo Stato.
Io ho frequentato un liceo paritario.
Per curiosità come la pensi sulle classi monosesso. Non per pruderie sessuale, ma considerato che gli schemi mentali maschili e femminili sono diversi, e i percorsi di apprendimento differiscono, soprattutto nell'adolescenza.

cimad5
31-01-22, 23:19
Sinteticamente (in attesa del resto della risposta):

1) concordo sul fatto che i genitori non siano esenti da responsabilità, ma a volte, in buona fede, alcuni genitori nemmeno s'immaginano che contenuti ci possono essere. È vero che più passerà il tempo e più ci saranno genitori "nativi digitali" per cui non varrà l'attenuante/la scusante di cui sopra, ma per ora la situazione presenta diverse sfaccettature;

2) usiamo pure l'espressione "educazione sessuale", l'importante è intendersi.

1) Certo, forse sono un po' rigida io, perché ho una mamma abbastanza severa;
2) Va bene :)


PS: c'è ancora il secondo episodio della srata

Giò
31-01-22, 23:55
1) Certo, forse sono un po' rigida io, perché ho una mamma abbastanza severa;
2) Va bene :)


PS: c'è ancora il secondo episodio della srata

Più che questione di severità è questione di prudenza. C'è chi prende più precauzioni e chi meno: vuoi per sottovalutazione del problema, vuoi per disattenzione, vuoi per ignoranza, ecc.

cimad5
01-02-22, 00:00
Più che questione di severità è questione di prudenza. C'è chi prende più precauzioni e chi meno: vuoi per sottovalutazione del problema, vuoi per disattenzione, vuoi per ignoranza, ecc.

Giusto :encouragement:

Buonanotte!

Giò
01-02-22, 00:03
Scuola
Sono convinta che ogni persona abbia diritto di accedere all'istruzione gratuita (non a quella universitaria gratuitamente però), e lo Stato dovrebbe stabilire i programmi scolastici, supervisionarne l'applicazione e garantire ad ogni famiglia un...chiamiamolo assegno per pagare le rette dei figli. Non credo che le spese sarebbero superiori alle attuali. Ma, in questo modo, ogni famiglia potrebbe scegliere liberalmente la scuola per i propri figli. E non ci sarebbe più l'imposizione del pensiero unico (o almeno meno) da parte della parte politica che governa lo Stato.
Io ho frequentato un liceo paritario.
Per curiosità come la pensi sulle classi monosesso. Non per pruderie sessuale, ma considerato che gli schemi mentali maschili e femminili sono diversi, e i percorsi di apprendimento differiscono, soprattutto nell'adolescenza.

Dal punto di vista fiscale, per me può anche andar bene che le scuole statali siano finanziate coi soldi ottenuti dalla riscossione delle tasse pagate dai cittadini, mentre le altre scuole (private o paritarie o parentali che siano) vengano pagate tramite le rette delle famiglie degli alunni...però trovo equo che lo Stato conceda delle forti agevolazioni fiscali sia per le famiglie che decidono di iscrivere i propri figli alle scuole paritarie/private/parentali che per coloro che fondano e gestiscono tali scuole in modo che non si creino situazioni di disparità. Comunque anche la soluzione che tu proponi può essere sensata.
Sono favorevole a classi separate per maschi e femmine proprio per la diversa attitudine dei due sessi, anche se mi rendo conto che per questioni di natura pratica e logistica non sempre sarebbe possibile attuare questa soluzione. La socializzazione fra persone di sesso diverso può benissimo avvenire anche in altri luoghi ed occasioni, non è detto che debba per forza avvenire durante le lezioni scolastiche. Per riassumere: penso che sia una soluzione auspicabile e da favorire in ogni modo, tenendo conto però delle circostanze e delle effettive possibilità.

cimad5
01-02-22, 09:00
Età del consenso informata

Ricevere un'educazione sessuale mi sembra propedeutico alla scelta di avere rapporti sessuali.
Non sono né una sessuologa, né una psicologa e tantomeno un'educatrice. Il mio percorso formativo non mi autorizza a stilare un piano di educazione sessuale, ma alcuni criteri cardine mi sento di esprimerli.
Indipendentemente in che contesto si svolgano i corsi (scuole come attività extracurriculari oppure, come preferirei, centri educativi) penso che, sempre con la (attenta si spera) valutazione delle famiglie, il percorso potrebbe iniziare in III media e proseguire fino al termine della scuola secondaria, con la possibilità, per chi lo desiderasse, di proseguire anche durante l'università (o a parità di età in caso di non frequentazione dell'università). Quindi, evidentemente, non si tratterebbe di corsi spot, ma di un vero e proprio percorso educativo. Questo non significa però che intendo creare una scuola parallela.
Le finalità, secondo me, in generale dovrebbero essere:
1) la conoscenza del proprio corpo dal punto di vista biologico
2) l'insegnamento del mutuo rispetto tra ragazzi e ragazze (con la grave e sottovalutata problematica del bullismo)
3) la sessuologia in senso proprio
4) supporto concerto alle ragazze ed ai ragazzi che avessero difficoltà relazionali o similari
5) un ragionamento, non impositivo, sulla genitorialità e la famiglia.
Da profana penso che i corsi dovrebbero essere separati sulla base del genere, ma è appunto una mia idea, non so quanto scientifica.

Quindi, quale potrebbe essere l'età del consenso (mi limito ad un ragionamento in ambito UE)? Altrove mi sono espressa per l'età di 16 anni (il che ovviamente non significa dover fare sex a 16 anni, ma che volontariamente sia legale farlo). La maturità fisica per una ragazza c'è, quella emozionale forse non è completa, ma per quella non c'è un'età fissa. Inoltre nell'adolescenza (ma non solo nell'adolescenza), si hanno pressioni che derivano dalle prime infatuazioni, dalle prime forti pulsioni sessuali ed anche, spero per tante persone, dal desiderio dell'amore romantico. Non sono situazioni semplici da gestire, né scelte semplici da fare. Non si dovrebbe criminalizzare una ragazza se sceglie di avere rapporti sessuali. Piuttosto è importante che ci siano persone, ed il ruolo genitoriale è fondamentale, che la consiglino senza giudicarla. Per quanto riguarda i ragazzi non so esprimermi, tuttavia penso che se una ragazza a 16 anni non è del tutto matura emozionalmente, un maschio lo è di gran lunga di meno, e quindi forse i ragazzi necessiterebbero di un percorso differenziato.

cimad5
02-02-22, 10:25
https://www.stateofmind.it/2018/10/educazione-sessuale-adolescenti/

Educazione sessuale ed affettiva a scuola: Italia ed Europa a confronto

Giò
03-02-22, 16:23
Età del consenso informata

Ricevere un'educazione sessuale mi sembra propedeutico alla scelta di avere rapporti sessuali.
Non sono né una sessuologa, né una psicologa e tantomeno un'educatrice. Il mio percorso formativo non mi autorizza a stilare un piano di educazione sessuale, ma alcuni criteri cardine mi sento di esprimerli.
Indipendentemente in che contesto si svolgano i corsi (scuole come attività extracurriculari oppure, come preferirei, centri educativi) penso che, sempre con la (attenta si spera) valutazione delle famiglie, il percorso potrebbe iniziare in III media e proseguire fino al termine della scuola secondaria, con la possibilità, per chi lo desiderasse, di proseguire anche durante l'università (o a parità di età in caso di non frequentazione dell'università). Quindi, evidentemente, non si tratterebbe di corsi spot, ma di un vero e proprio percorso educativo. Questo non significa però che intendo creare una scuola parallela.
Le finalità, secondo me, in generale dovrebbero essere:
1) la conoscenza del proprio corpo dal punto di vista biologico
2) l'insegnamento del mutuo rispetto tra ragazzi e ragazze (con la grave e sottovalutata problematica del bullismo)
3) la sessuologia in senso proprio
4) supporto concerto alle ragazze ed ai ragazzi che avessero difficoltà relazionali o similari
5) un ragionamento, non impositivo, sulla genitorialità e la famiglia.
Da profana penso che i corsi dovrebbero essere separati sulla base del genere, ma è appunto una mia idea, non so quanto scientifica.

Quindi, quale potrebbe essere l'età del consenso (mi limito ad un ragionamento in ambito UE)? Altrove mi sono espressa per l'età di 16 anni (il che ovviamente non significa dover fare sex a 16 anni, ma che volontariamente sia legale farlo). La maturità fisica per una ragazza c'è, quella emozionale forse non è completa, ma per quella non c'è un'età fissa. Inoltre nell'adolescenza (ma non solo nell'adolescenza), si hanno pressioni che derivano dalle prime infatuazioni, dalle prime forti pulsioni sessuali ed anche, spero per tante persone, dal desiderio dell'amore romantico. Non sono situazioni semplici da gestire, né scelte semplici da fare. Non si dovrebbe criminalizzare una ragazza se sceglie di avere rapporti sessuali. Piuttosto è importante che ci siano persone, ed il ruolo genitoriale è fondamentale, che la consiglino senza giudicarla. Per quanto riguarda i ragazzi non so esprimermi, tuttavia penso che se una ragazza a 16 anni non è del tutto matura emozionalmente, un maschio lo è di gran lunga di meno, e quindi forse i ragazzi necessiterebbero di un percorso differenziato.

Però qui, come vedi, subentra un discorso di indole morale, come ti accennavo nell'altro 3d.
Ad esempio, per chi professa la religione cattolica o anche solo si limita ad aderire ai principi della legge naturale, così come intesa dalla filosofia tomista (ma non solo), slegare il discorso sulla sessualità dalla dimensione procreativa o pensare che ci possa essere una sessualità legittima al di fuori del vincolo matrimoniale è inaccettabile e profondamente diseducativo. A maggior ragione se tale "operazione" viene compiuta in presenza di adolescenti che dovrebbero essere educati alla purezza e all'amore coniugale. Dal punto di vista strettamente pratico, in una società prevalentemente cattolica o in cui certi principi di morale coniugale e sessuale sono dati per scontati, questo problema verrebbe risolto facendo sì che i corsi di educazione sessuale, che a questo punto diventerebbero corsi di educazione alla sessualità e all'affettività, siano orientati secondo i suddetti principi. In una società pluralista e secolarizzata come l'odierna, l'unica soluzione attuabile sarebbe una consultazione obbligatoria delle famiglie degli allievi nella determinazione dei contenuti dei corsi ed una modulazione dei programmi sulla base delle esigenze espresse dai genitori degli studenti, a meno che non si preferisca che questo problema venga affrontato in via esclusiva dai genitori, limitando le informazioni a quelle strettamente necessarie per una conoscenza scientifica del funzionamento dell'apparato riproduttore dell'uomo e della donna (cosa per la quale non serve un corso di educazione sessuale ma è sufficiente l'ora di scienze).

cimad5
03-02-22, 17:23
Però qui, come vedi, subentra un discorso di indole morale, come ti accennavo nell'altro 3d.
Ad esempio, per chi professa la religione cattolica o anche solo si limita ad aderire ai principi della legge naturale, così come intesa dalla filosofia tomista (ma non solo), slegare il discorso sulla sessualità dalla dimensione procreativa o pensare che ci possa essere una sessualità legittima al di fuori del vincolo matrimoniale è inaccettabile e profondamente diseducativo. A maggior ragione se tale "operazione" viene compiuta in presenza di adolescenti che dovrebbero essere educati alla purezza e all'amore coniugale. Dal punto di vista strettamente pratico, in una società prevalentemente cattolica o in cui certi principi di morale coniugale e sessuale sono dati per scontati, questo problema verrebbe risolto facendo sì che i corsi di educazione sessuale, che a questo punto diventerebbero corsi di educazione alla sessualità e all'affettività, siano orientati secondo i suddetti principi. In una società pluralista e secolarizzata come l'odierna, l'unica soluzione attuabile sarebbe una consultazione obbligatoria delle famiglie degli allievi nella determinazione dei contenuti dei corsi ed una modulazione dei programmi sulla base delle esigenze espresse dai genitori degli studenti, a meno che non si preferisca che questo problema venga affrontato in via esclusiva dai genitori, limitando le informazioni a quelle strettamente necessarie per una conoscenza scientifica del funzionamento dell'apparato riproduttore dell'uomo e della donna (cosa per la quale non serve un corso di educazione sessuale ma è sufficiente l'ora di scienze).

La qustione che poni è fondatissima. Sapevo che l'avresti affrontata meglio di me, quindi ho aspettato il tuo post.
Il discorso vale per i cattolici, ma in realtà, mi sembra anche per tutte le persone che aderiscono a concezioni di vita (religiose, ma non solo quindi) differenti da quella che, ma solo per comodità, definisco società laica post-illuminista. Personalmente tra le soluzioni che individui quella migliore mi sembra "una consultazione obbligatoria delle famiglie degli allievi nella determinazione dei contenuti dei corsi ed una modulazione dei programmi sulla base delle esigenze espresse dai genitori degli studenti". Personalmente credo che lo Stato serva alle persone, quindi meno si impone, fatte salve certe regole fondamentali, meglio è.
:encouragement:

Giò
03-02-22, 19:05
La qustione che poni è fondatissima. Sapevo che l'avresti affrontata meglio di me, quindi ho aspettato il tuo post.
Il discorso vale per i cattolici, ma in realtà, mi sembra anche per tutte le persone che aderiscono a concezioni di vita (religiose, ma non solo quindi) differenti da quella che, ma solo per comodità, definisco società laica post-illuminista. Personalmente tra le soluzioni che individui quella migliore mi sembra "una consultazione obbligatoria delle famiglie degli allievi nella determinazione dei contenuti dei corsi ed una modulazione dei programmi sulla base delle esigenze espresse dai genitori degli studenti". Personalmente credo che lo Stato serva alle persone, quindi meno si impone, fatte salve certe regole fondamentali, meglio è.
:encouragement:

Io ho visione diversa dello Stato - credo più ad una reciproca ordinazione fra Stato ed individui che ad un rapporto unilaterale in favore degli individui -, ma penso che oggi la situazione concreta non permetta soluzioni differenti da quelle indicate. Perlomeno per quanto riguarda le scuole statali.

cimad5
03-02-22, 21:08
Io ho visione diversa dello Stato - credo più ad una reciproca ordinazione fra Stato ed individui che ad un rapporto unilaterale in favore degli individui -, ma penso che oggi la situazione concreta non permetta soluzioni differenti da quelle indicate. Perlomeno per quanto riguarda le scuole statali.

Immaginavo.
A me pare che in Italia in realtà, concretamente, non sia possibile niente.

Che ne pensi dell'età del consenso, la modifichersti?

Giò
03-02-22, 21:57
Immaginavo.
A me pare che in Italia in realtà, concretamente, non sia possibile niente.

Che ne pensi dell'età del consenso, la modifichersti?

Purtroppo in Italia i problemi sono tanti e di difficile soluzione. In più scontiamo il fatto di avere una pessima classe dirigente, che il più delle volte ha evitato di fare l'interesse nazionale, con le conseguenze che vediamo. Ma qui si aprirebbe un OT molto ampio.
Riguardo all'età del consenso, come ti dicevo, lascerei tutto com'è. Al limite, come giustamente osservavi anche tu, se proprio si dovessero fare delle modifiche, sarebbe meglio fare delle modifiche che alzino l'età del consenso rispetto ai limiti odierni. Lo dico proprio a fronte dell'ormai consolidata (purtroppo) scissione fra sessualità e procreazione, da un lato, e, dall'altro, tra sessualità e matrimonio, ormai invalsa nel costume sociale della maggioranza (perlomeno apparente, anche se credo pure effettiva).

cimad5
03-02-22, 22:25
Purtroppo in Italia i problemi sono tanti e di difficile soluzione. In più scontiamo il fatto di avere una pessima classe dirigente, che il più delle volte ha evitato di fare l'interesse nazionale, con le conseguenze che vediamo. Ma qui si aprirebbe un OT molto ampio.
Riguardo all'età del consenso, come ti dicevo, lascerei tutto com'è. Al limite, come giustamente osservavi anche tu, se proprio si dovessero fare delle modifiche, sarebbe meglio fare delle modifiche che alzino l'età del consenso rispetto ai limiti odierni. Lo dico proprio a fronte dell'ormai consolidata (purtroppo) scissione fra sessualità e procreazione, da un lato, e, dall'altro, tra sessualità e matrimonio, ormai invalsa nel costume sociale della maggioranza (perlomeno apparente, anche se credo pure effettiva).

Andando in controtendenza, almeno mi sembra di essere controtenza alla mia generazione (ma poi non coì tanto), anch'io aumenterei l'età del consenso, anche tra minorenni.
Anche se sarebbe ragionevole differenziare tra sessualità penetrativa ed il resto.