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Visualizza Versione Completa : Da dove viene l’enorme influenza dei manga?



m96m
21-05-22, 23:26
https://www.indiscreto.org/da-dove-viene-lenorme-influenza-dei-manga/

paterfamilias
23-06-22, 20:14
l'articolo, di per sé interessante, non mi pare spieghi il successo, probabilmente legato alla situazione contingente di paese in piena ascesa economica nel secondo dopoguerra.

Ad integrare l'articolo, per chi ha tempo e voglia, ci sono degli articoli pubblicati dalla traduttrice del Genji Monogatari (al momento non mi sovviene il nome) che analizza il manga dall'era Meiji agli anni '70.

m96m
23-06-22, 21:30
l'articolo, di per sé interessante, non mi pare spieghi il successo, probabilmente legato alla situazione contingente di paese in piena ascesa economica nel secondo dopoguerra.

Ad integrare l'articolo, per chi ha tempo e voglia, ci sono degli articoli pubblicati dalla traduttrice del Genji Monogatari (al momento non mi sovviene il nome) che analizza il manga dall'era Meiji agli anni '70.

Interessante paterfamilias, se hai delle informazioni in più, potresti dirmele, anche col messaggio privato.

Querion
23-06-22, 21:36
A mio avviso l'articolo dice un sacco di fregnacce.
Non nego che possa esserci stata una qualche influenza precedente ma il vero successo dei manga deriva dall'arrivo in italia e nel mondo degli anime, sopratutto contando quanto il mercato estero sia poco sentito per la maggior parte delle case editrici giapponesi (meno quelle che producono anime).
Aggiungi poi un tipo di fruizione più rapida e di "bassa fascia" come sono molti shonen rispetto a più verbosi e spesso noiosi classici italiani o opere maggiormente complesse belghe e francesi e se ne spiega gran parte del successo in Europa e in Italia.

paterfamilias
24-06-22, 06:36
il traino degli anime, che in Italia cominciarono ad importare e a trasmettere già negli anni '70, è stato fondamentale per il deflagrare del fenomeno manga verso la metà degli anni '90.
Poi vai a capire perché, a distanza di pochissimo tempo, la Granata Press non ce l'ha fatta e chi è venuto immediatamente dopo sì...

emv
20-09-23, 16:44
A mio avviso l'articolo dice un sacco di fregnacce.
Non nego che possa esserci stata una qualche influenza precedente ma il vero successo dei manga deriva dall'arrivo in italia e nel mondo degli anime, sopratutto contando quanto il mercato estero sia poco sentito per la maggior parte delle case editrici giapponesi (meno quelle che producono anime).
Aggiungi poi un tipo di fruizione più rapida e di "bassa fascia" come sono molti shonen rispetto a più verbosi e spesso noiosi classici italiani o opere maggiormente complesse belghe e francesi e se ne spiega gran parte del successo in Europa e in Italia.



Secondo me non sei in grado di capire la portata dell'immagine giapponese sull'immagine occidentale, che è evocata in questo passaggio dell'articolo:

"Sarà proprio durante il periodo Edo che assistiamo a un avvicinamento tecnico e stilistico della rappresentazione giapponese a quella dei manga moderni, come pure all’influenza dell’arte giapponese sugli artisti occidentali. Non solo artisti come Van Gogh, Monet e Lautrec rimansero affascinanti dall’arte di maestri giapponesi quali Hokusai, Hiroshige e Utamaro, ma riscontriamo tracce di questa influenza pure nell’Art Nouveau e nelle opere di artisti che concentreranno la loro attività nei manifesti pubblicitari."


L'arte occidentale fino alla metà del XIX secolo si era orientata sulla prospettiva, la plastica michelangiolesca e la composizione raffaellesca. La suggestione della linea grafica giapponese ebbe un fortissimo impatto che dall'arte elevata a cascata è discesa su tutta la produzione di immagine di massa. Tramite l'Art Nouveau, l'Art Déco e infine l'illustrazione editoriale e pubblicitaria. Beninteso, non ci fu solo il linearismo giapponese, ci furono anche l'arte etnica (Modigliani) e il romanico (Picasso) a giocare un ruolo. L'articolista dimentica il più grande, Manet, l'ultimo dei classici e il primo dei moderni.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/53/Manet%2C_Edouard_-_Portrait_of_Emile_Zola.jpg/800px-Manet%2C_Edouard_-_Portrait_of_Emile_Zola.jpg

Cosa c'entra col fumetto? C'entra perché proprio nel mondo delle strisce sopravviveva l'ultima resistenza dell'immagine occidentale michelangiolesca, nel Supereroismo americano tutto incentrato sulla figurazione plastica culturistica. I disegnatori di DC, Marvel, erano tutti grandi appassionati del Buonarroti.


Poi, certo contano molto anche le soluzioni narrative, i plot degli anime incentrati sulle situazioni della vita reali, sulla malattia, sulla morte, sulla vita adolescenziale, rese con grande realismo hanno affascinato i bambini, ragazzini, della fine degli anni '70, inizio anni '80.

Querion
20-09-23, 17:06
Secondo me non sei in grado di capire la portata dell'immagine giapponese sull'immagine occidentale, che è evocata in questo passaggio dell'articolo:

"Sarà proprio durante il periodo Edo che assistiamo a un avvicinamento tecnico e stilistico della rappresentazione giapponese a quella dei manga moderni, come pure all’influenza dell’arte giapponese sugli artisti occidentali. Non solo artisti come Van Gogh, Monet e Lautrec rimansero affascinanti dall’arte di maestri giapponesi quali Hokusai, Hiroshige e Utamaro, ma riscontriamo tracce di questa influenza pure nell’Art Nouveau e nelle opere di artisti che concentreranno la loro attività nei manifesti pubblicitari."


L'arte occidentale fino alla metà del XIX secolo si era orientata sulla prospettiva, la plastica michelangiolesca e la composizione raffaellesca. La suggestione della linea grafica giapponese ebbe un fortissimo impatto che dall'arte elevata a cascata è discesa su tutta la produzione di immagine di massa. Tramite l'Art Nouveau, l'Art Déco e infine l'illustrazione editoriale e pubblicitaria. Beninteso, non ci fu solo il linearismo giapponese, ci furono anche l'arte etnica (Modigliani) e il romanico (Picasso) a giocare un ruolo. L'articolista dimentica il più grande, Manet, l'ultimo dei classici e il primo dei moderni.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/53/Manet%2C_Edouard_-_Portrait_of_Emile_Zola.jpg/800px-Manet%2C_Edouard_-_Portrait_of_Emile_Zola.jpg

Cosa c'entra col fumetto? C'entra perché proprio nel mondo delle strisce sopravviveva l'ultima resistenza dell'immagine occidentale michelangiolesca, nel Supereroismo americano tutto incentrato sulla figurazione plastica culturistica. I disegnatori di DC, Marvel, erano tutti grandi appassionati del Buonarroti.

Come dicevo, fregnacce.
E fregnacce che cercano di essere più profonde di quanto non sia la realtà.
E basterebbe un Ditko o un Romita sr a rovinare quanto dici.


Poi, certo contano molto anche le soluzioni narrative, i plot degli anime incentrati sulle situazioni della vita reali, sulla malattia, sulla morte, sulla vita adolescenziale, rese con grande realismo hanno affascinato i bambini, ragazzini, della fine degli anni '70, inizio anni '80.

Questo è più realistico. Tutt'ora una parte importante e interessante dei manga è dedicata agli slice of life.

Il successo degli anime e successivamente dei manga è che sono meglio strutturati per ogni tipo di pubblico e interesse rispetto a quelli che facevano, per esempio, in italia con i soli Bonelli e qualche albo singolo (Diabolik o Alan Ford) per un solo pubblico di adulti. Infatti Dylan Dog fece il botto rapportandosi ai giovani adulti, per dire.

Tutt'ora i manga hanno una pletora di tematiche e target di pubblico che i non appassionati manco si immaginano. Aggiungi il loro successo commerciale che ha saturato il mercato dei cartoni animati per decenni (nel bene e nel male) grazie appunto alle varie tematiche e ai relativi bassi costi di produzione e diffusione e si spiega il loro successo.
Un successo puramente commerciale in cui anime e manga hanno occupato le nicchie che i mercati interni di altri paesi non coprivano.

Querion
20-09-23, 17:25
Ricapitolando, scevri da qualsiasi presunta e insensata fascinazione culturale, il fenomeno manga e anime è un fenomeno di mercato e solo successivamente di arte e cultura.

emv
20-09-23, 22:00
Come dicevo, fregnacce.
E fregnacce che cercano di essere più profonde di quanto non sia la realtà.
E basterebbe un Ditko o un Romita sr a rovinare quanto dici.



Evidentemente non vuoi ammettere che le scuole d'arte americane, da cui sono usciti tutti gli illustratori e i fumettisti sono caratterizzate da una venerazione per i grandi maestri del Rinascimento italiano, così come il mondo anglosassone ha sempre avuto un'ammirazione infinita per la classicità greco-romana e la cultura figurativa italiana. Sminuisci qualcosa che è ben noto a chiunque solo per far prevalere una visione mercantilistica di matrice marxista...




Ricapitolando, scevri da qualsiasi presunta e insensata fascinazione culturale, il fenomeno manga e anime è un fenomeno di mercato e solo successivamente di arte e cultura.


Un successo commerciale c'è solo quando c'è una richiesta culturale. Altrimenti potresti proporre qualsiasi minchiata che andrebbe per il solo fatto che è una novità. E ovviamente non esisterebbero i flop ma solo operazioni non finanziate.

Querion
20-09-23, 22:16
Evidentemente non vuoi ammettere che le scuole d'arte americane, da cui sono usciti tutti gli illustratori e i fumettisti sono caratterizzate da una venerazione per i grandi maestri del Rinascimento italiano, così come il mondo anglosassone ha sempre avuto un'ammirazione infinita per la classicità greco-romana e la cultura figurativa italiana.

Non nego che ci potesse essere ammirazione, ma queste mi sembrano parole di chi non conosce niente del fumetto americano e delle sue origini da striscia.
Lo stesso Eisner, probabilmente colui che ha codificato il fumetto americano (e probabilmente globale) aveva uno stile ben lontano da quello dei rinascimentali e anzi a tratti comico in alcuni personaggi.
Lo ripeto, stai sovraelaborando qualcosa che si conosce bene solo per far prevalere la tua visione di una fantomatica ispirazione Rinascimentale.


Sminuisci qualcosa che è ben noto a chiunque solo per far prevalere una visione mercantilistica di matrice marxista...

Proprio no, sono un appassionato di comics e manga, e a mio modo ne ho studiato la storia e lo sviluppo.
Se vuoi saperne di più del fumetto americano e leggere un buon comics al tempo stesso ti consiglio Flex Mentallo di Morrison (probabilmente uno dei maggiori autori di comics viventi).


Un successo commerciale c'è solo quando c'è una richiesta culturale. Altrimenti potresti proporre qualsiasi minchiata che andrebbe per il solo fatto che è una novità. E ovviamente non esisterebbero i flop ma solo operazioni non finanziate.

Un successo commerciale c’è quando si copre una richiesta, non il bisogno di novità (cosa che non ho mai detto giustificasse il successo).
Fino ai manga e agli anime quella richiesta di prodotti per adolescenti e giovani adulti era del tutto vergine. Lí si sono inseriti anime e manga, solitamente fatti anche meglio e con maggiore profondità dei pochi cartoni americani fatti per vendere pupazzetti.
Insomma, come dici tu anche il fatto che si rispondesse a precise esigenze, come gli slice of life, ha contribuito al loro successo commerciale. E successivamente culturale.
Credo ci siano ben pochi adolescenti che non hanno tenuto in mano un manga, e credo siano ben di più di quelli che hanno tenuto in mano un Dylan Dog.

emv
07-10-23, 14:03
Non nego che ci potesse essere ammirazione, ma queste mi sembrano parole di chi non conosce niente del fumetto americano e delle sue origini da striscia.
Lo stesso Eisner, probabilmente colui che ha codificato il fumetto americano (e probabilmente globale) aveva uno stile ben lontano da quello dei rinascimentali e anzi a tratti comico in alcuni personaggi.
Lo ripeto, stai sovraelaborando qualcosa che si conosce bene solo per far prevalere la tua visione di una fantomatica ispirazione Rinascimentale.


E' "rinascimentale" tutto ciò che ha profondità, plasticità e prospettiva, luci e ombre. Non c'è niente di fantomatico è un aggettivo che uso in senso di macrocategoria critica.

Se cerchi di guardare senza pregiudizio verso il soggetto forse capisci:



https://www.giornalepop.it/wp-content/uploads/2017/02/medium_EisnerCutawaySmaller-712x1024.jpg
da Spirit Will Eisner (1940-1952)

https://colasanticasadaste.files.wordpress.com/2017/07/1200px-armadio_degli_argenti2c_03.jpg?w=1000
Beato Angelico (1453)



Nel fumetto avviene sempre la declinazione di ciò che è avvenuto tempo prima nell'arte:


https://www.globusrivista.it/wp-content/uploads/2022/10/bigCity-walls-724x1024.jpg
Big City, tavola estratta dal graphic novel Big City di Will Eisner (1986)

https://www.coran.it/frontend/immagini/files/96891-Escher.jpg
Escher, "Relatività" (1953)


E' "giapponese" invece quando prevale il valore della linea, ad es. Hergé, Manara, Moebius, Vittorio Giardino. In questo caso l'arte Liberty è stato il mediatore di passaggio tra l'Arte e il Fumetto.





Proprio no, sono un appassionato di comics e manga, e a mio modo ne ho studiato la storia e lo sviluppo.


Personalmente ho realizzato tre fumetti, illustrazioni per decine di libri, nel settore scolastico dei libri per ragazzi. Non ho avuto la possibilità di continuare molto, purtroppo, ma ho la soddisfazione di sapere che i miei lavori sono finiti in biblioteche italiane e l'editore li vende su amazon... Il mio campo di studi è quello artistico, quindi qualche volta accetta le osservazioni che uno ti fa... :)




Se vuoi saperne di più del fumetto americano e leggere un buon comics al tempo stesso ti consiglio Flex Mentallo di Morrison (probabilmente uno dei maggiori autori di comics viventi).


Oppercarità... Alex Raymond, Leonard Starr, Stan Drake, John Prentice e, un po' dopo, Al Williamson... sono i miei grandi.

Mai piaciuti i supereoi, che stanno al disegno come il culturismo sta al nuoto quanto alla bellezza della cultura fisica, al netto della enorme professionalità degli artisti del genere.

Ma dal punto di vista dei contenuti che dire del paganesimo ed apocalitticismo di cui sono pervasi...

Tantomeno mi piacciono le loro parodie. E nemmeno i disegnatori dal tratto grottesco come Eisner. Quante alle sue cosidette invenzioni/anticipazioni... mah, mah... per me il fumetto è quando sta dentro le striscie almeno prevalentemente, perché è impossibile raccontare storie senza una struttura visiva costante quale che sia, e soprattutto quando non si rompe lo schema sequenziale degli elementi figurativi che deve sempre corrispondere sempre al senso di lettura. Cosa che ad es. nella tavola estratta da Big City, postata sopra, non vedo rispettata. Quella tavola è piena di elementi che appartengono a ciò che è detto prima e che si vedono anche dopo, questo è uno degli errori più madornali che si possano fare. Questo succede quando ci si ritiene dai maestri e non si ha più voglia di faticare sulle immagini. Ma questa è una cosa che può capire solo chi ha disegnato.

Querion
07-10-23, 14:13
Tralasciando la forzata vicinanza tra la tavola di Spirit e quella di Beato Angelico, tutta l’arte non fa che copiarsi e citarsi. Non è una cosa nuova o strana.

Ma direi che se per te il fumetto è quello a strisce possiamo chiudere la discussione anche ora. Non ho voglia e non ha senso discutere con uno che vuole i fumetti a come si facevano quasi, se non più, un secolo fa ignorandone tutta l’evoluzione nei decenni e anche la rottura della tavola, importantissima per la sua evoluzione.

m96m
08-10-23, 02:00
emv non pensavo fossi un fumettista, mi hai decisamente stupito.

mixkey3
08-10-23, 22:06
Sono rimasto alle chine di Diabolik e quelle delle serie noir. Il fumetto era a colori ma con esse si tornò al bianco e nero e iniziò la prevalenza della tavola, due per pagina, alcuni erano bravi.

So che poi il fenomeno Manga è una rivoluzione copernicana ma non la ho seguita.

emv
09-10-23, 09:29
copiarsi e citarsi. Non è una cosa nuova o strana.


Copiarsi e citarsi non c'entra niente col mio discorso, quelli sono atti limitati. Io mi riferisco a un processo di percezione dell'immagine. Un discorso troppo difficile...



Ma direi che se per te il fumetto è quello a strisce possiamo chiudere la discussione anche ora.



Le strisce sono un concetto, non devono per forza essere orizzontali a tre per tavola e divise in 2 o 3 vignette ... infatti io parlato anche di "struttura" e "quale che sia"...




Non ho voglia e non ha senso discutere con uno che vuole i fumetti a come si facevano quasi, se non più, un secolo fa ignorandone tutta l’evoluzione nei decenni e anche la rottura della tavola, importantissima per la sua evoluzione.


La tipica supponenza del progressista, con la retorica della rivoluzione mascherata dietro la parola evoluzione.

emv
09-10-23, 10:07
emv non pensavo fossi un fumettista,

Ho anche fatto le sceneggiature, quindi conosco tutto il processo creativo. Mi ero ispirato un po' a Masakazu Katsura di Video Girl Ai per la linea e la psicologia delle inquadrature.


mi hai decisamente stupito. :)

Indra88
09-10-23, 10:12
nella leggenda negli anni '80 le 7 zaibatsu si sono riunite segretamente una notte per pianificare la strategia di conquista del mercato occidentale dell' intrattenimento