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Visualizza Versione Completa : Dedicato alla Marineria Italiana



Maria Vittoria
22-10-10, 15:37
Guido Milanesi

L'àncora d'oro

racconti di guerra marittima

Milano, Casa Editrice Ceschina, Via Omenoni 4 - 1927 -

1 opera di propaganda marinara del Comandante G.Milanesi, Capitano di Vascello che vuol ricordare il retaggio della nostra gente di mare, iniziando con
La Ferita : "fior di melissa ricorda o marinar che il tempo passa e resta ancora invendicata Lissa ... "

occidentale
22-10-10, 16:07
La Ferita di Lissa venne vendicata.

Beffa di Buccari
10-11 Febbraio 1918

«In onta alla cautissima Flotta austriaca occupata a covare senza fine dentro i porti sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti col ferro e col fuoco a scuotere la prudenza nel suo più comodo rifugio i marinai d'Italia, che si ridono d'ogni sorta di reti e di sbarre, pronti sempre a osare l'inosabile. E un buon compagno, ben noto - il nemico capitale, fra tutti i nemici il nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro - è venuto con loro a beffarsi della taglia».

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Siamo trenta d’una sorte,
e trentuno con la morte.

EIA, l’ultima!
Alalà!

Siamo trenta su tre gusci,
su tre tavole di ponte:
secco fegato, cuor duro,
cuoia dure, dura fronte,
mani macchine armi pronte,
e la morte a paro a paro.

EIA, carne del Carnaro!
Alalà!

Con un’ ostia tricolore
ognun s’è comunicato.
Come piaga incrudelita
coce il rosso nel costato,
ed il verde disperato
rinforzisce il fiele amaro.

EIA, sale del Quarnaro!
Alalà!

Tutti tornano, o nessuno.
Se non torna uno dei trenta
torna quella del trentuno,
quella che non ci spaventa,
con in pugno la sementa
da gittar nel solco avaro.

EIA, fondo del Quarnaro!
Alalà!

Quella torna, con in pugno
il buon seme della schiatta,
la fedel seminatrice,
dov’è merce la disfatta,
dove un Zanche la baratta
e la dà per un denaro.

EIA, pianto del Quarnaro!
Alalà!

Il profumo dell’Italia
è tra Unie e Promontore.
Da Lussin, da Val d’Augusto
vien l’odor di Roma al cuore.
Improvviso nasce un fiore
su dal bronzo e dall’acciaro.

EIA, patria del Quarnaro.~
Alalà!

Ecco l’isole di sasso
che l’ulivo fa d’argento.
Ecco l’irte groppe, gli ossi
delle schiene, sottovento.
Dolce è ogni albero stento,
50ogni sasso arido è caro.

EIA, patria del Quarnaro!
Alalà!

Il lentisco il lauro il mirto
fanno incenso alla Levrera.
Monta su per i valloni
la fumea di primavera,
copre tutta la costiera,
senza luna e senza faro.

EIA, patria del Quarnaro!
Alalà!

Dentro i covi degli Uscocchi
sta la bora e ci dà posa.
Abbiam Cherso per mezzana,
abbiam Veglia per isposa,
e la parentela ossosa
tutta a nozze di corsaro.

EIA, mirto del Quarnaro!
Alalà!

Festa grande. Albona rugge
ritta in piè su la collina.
Il ruggito della belva
scrolla tutta Farasina.
Contro sfida leonina
ecco ragghio di somaro.

EIA, guardie del Quarnaro!
Alalà!

Fiume fa le luminarie
nuziali. In tutto l’arco
della notte fuochi e stelle.
Sul suo scoglio erto è San Marco.
E da ostro segna il varco
alla prua che vede chiaro.

EIA, sbarre del Quarnaro!
Alalà!

Dove son gli impiccatori
degli eroi? Tra le lenzuola?
Dove sono i portuali
che millantano da Pola?
A covar la gloriola
90cinquantenne entro il riparo?

EIA, chiocce del Quarnaro!
Alalà!

Dove sono gli ammiragli
d’arzanà? Su la ciambella?
95Santabarbara è sapone,
è capestro ogni cordella
nella ex voto navicella
dedicata a san Nazaro.

EIA, schiuma del Quamaro!
Alalà!

Da Lussin alla Merlera,
da Calluda ad Abazia,
per il largo e per il lungo
siam signori in signoria.
105Padre Dante, e con la scia
facciam "tutto il loco varo".

EIA, mastro del Quarnaro!
Alalà!

Siamo trenta su tre gusci,
110su tre tavole di ponte:
secco fegato, cuor duro,
cuoia dure, dura fronte,
mani macchine armi pronte,
e la morte a paro a paro.

EIA, carne dal Carnaro!
Alalà!

11 febbraio 1918.
Da ex-ufficiale di Marina, NON dimentico.
Chissà che un giorno......la Venezia Giulia alla fine non risorga.

occidentale
22-10-10, 16:12
http://it.wikipedia.org/wiki/Impresa_di_Pola

occidentale
22-10-10, 16:18
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/46/Affondamento_Santo_Stefano.jpg/800px-Affondamento_Santo_Stefano.jpg
LA Santo Stefano affonda all'alba del 10 Giugno. Rizzo con due MAS umilia la Reale ed Imperiale Marina, scompaginando una formazione di navi da battaglia e affondando la Santo Stefano.

« Potevano essere le tre: era ancora notte, ma non più completamente buio. Avevamo il rampino a mare ed incrociavamo sperando di incocciare qualcosa, ma inutilmente...
A lento moto, il tempo non passava mai, sicché per far venire presto l'alba, mi mettevo di tanto in tanto al timone. Tutto il canale di Luttostrak era stato rampinato: nulla. Non ci rimaneva ormai altro da fare che salpare il rampino e ripiegare sul punto A dove avevamo lasciato le due torpediniere. Così decido: consegno il timone a Gori e gli indico la rotta per il punto A. Prendo un salvagente avvoltolato come cuscino e mi sdraio sul ponte, con la faccia alle stelle. La notte è rugiadosa e mi sento intorpidito: col lieve rullio, le stelle corrono da un capo all'altro del bordo: ed io le inseguo metodicamente, mezzo assopito... Quand'ecco, a dritta, al nord, lontano sull'orizzonte, delle nuvole di fumo! Dalla parte di Pola? Ma allora non possono essere nostre unità: ad ogni modo è da escludere che siano le nostre torpediniere, perché quelle debbono trovarsi a ponente, verso la nostra prora. E poi sono troppo guardinghe e fumo non ne fanno. Dunque i fumi sono nemici. Subito mi viene il dubbio che dalla stazione di vedetta di Gruica abbiano potuto scorgere i Mas: avranno dato l'allarme a Lussin, ed ecco che hanno inviato dei cacciatorpediniere per darmi la caccia. Chiamo Gori e gli mostro il fumo che si fa sempre più manifesto, che si avvicina. Noi stiamo navigando verso il largo e probabilmente chi viene alla nostra ricerca ancora non ci ha scorti ... ma io sono impaziente di appurare di che si tratta. Perciò accosto a dritta e dirigo verso il fumo. Noi siamo pronti a tutto: del resto anche se tentassimo di sottrarci a tutta forza, non potendo sviluppare più di venti miglia, una volta avvistati saremmo inseguiti, cannoneggiati, affondati... Meglio approfittare della luce ancora incerta e se possibile farsi sotto ed attaccare... A piccolo moto, seguito dal Mas 21, dirigo incontro al fumo, prendendo la rotta di collisione...

Aguzzo lo sguardo ed intravedo le soprastrutture di grosse navi, forse un convoglio? Ma quelle sono corazzate e tutt'intorno delle siluranti! Attento Gori! Avvertire Mas 21 che abbiamo di prua una divisione navale, certamente nemica... Il cuore mi da un tuffo: c'è da fare buona caccia stamane... »
« Avvicinando il nemico mi accorsi dell'esattezza dell'ipotesi trattandosi di due grosse navi scortate da 8 o 10 cacciatorpediniere che le proteggevano di prora, di poppa e sui fianchi. Decisi di eseguire il lancio alla minima distanza possibile e perciò diressi in modo da portarmi all'attacco passando fra i due caccia che fiancheggiavano la prima nave a una distanza di non oltre 300 metri. I due siluri colpivano la nave scoppiavano quello di dritta fra il primo e il secondo ciminiere, e quello di sinistra fra il ciminiere poppiere e la poppa, sollevando due grandi nuvole di acqua e fumo nerastro. I siluri essendo preparati per l'attacco contro siluranti erano regolati a metri 1,5. La nave non eseguì alcuna manovra per evitare i siluri. »

occidentale
22-10-10, 16:21
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Rizzo

Maria Vittoria
25-10-10, 09:01
"Lo stornello era inciso con la punta d'un temperino in uno degli angoli inferiori della lavagna.
Lo scoprì il ragazzino Bellini - quattordici anni - nei cinque minuti d'intervallo tra le due lezioni mattinali, le prime impartite a noi del primo corso dell'Accademia Navale di Livorno, divenuti figli della Marina da 24 ore.
Egli lo mostrò a Dueci e a Tanca - tredicenni entrambi - e poi lo lesse ad alta voce.
E tutti noi lo guardammo stupiti come ci venissero dette solenni parole di predica, troppo gravi per i nostri anni.

Tutto ciò che è anteriore alla propria nascita sembra straordinariamente lontano al ragazzo. Tra sè stesso e un passato che sente estraneo da lui, egli tenta di stabilire quei legami che assicurano la continuità della storia umana, allacciando insieme una generazione all'altra.

Così i ragazzini D'Arcayne e Bellegarde De Saint Lary - fra i 13 e i 14 anni - continuarono a dir male del professore d'algebra, non ammutoliti dalla parola " Lissa " e, per conseguenza, i ragazzini Dentice Di Frasso e De Witt - stessa età - volendo loro imporre il silenzio, provocarono tale pugnace tafferuglio tra i banchi, da far accorrere in classe il Signor Lamberti, l'ufficiale d'ispezione, un vecchio tenente di vascello che " c'era stato" e che semplicemente col dirci questo, dopo aver amministrato la giustizia, acquistò subito nella nostra sbalordita ammirazione uno straordinario prestigio, non scosso neanche dal rancore delle prigioni inflitteci con munificenza in seguito.

E resta ancora invendicata Lissa ...

Maria Vittoria
25-10-10, 12:31
Lo sconosciuto nostro predecessore, che aveva inciso lo stornello sulla lavagna, era stato veramente felice nella scelta del posto.
Quando nei momenti di freddo sudore per l'impossibilità di far combaciare l'angolo ABC sull'angolo A'B'C' o di raccapezzarsi su 1 equazione uno di noi, chiamato a conferire, chinava gli occhi arrendendosi alla sopravveniente strapotenza dello zero, la parola "Lissa" ingrandiva al suo sguardo e assumeva la forza di una rampogna ...

- "Per me, vedi," mormorava " è necessario tu sappia far coincidere l'angolo ABC sull'angolo A'B'C' ... per me devi sapere che a alla seconda più 2 ab + b alla seconda non è che il quadrato di a + b ... "

E ... - Bravo ! - sussurrava quando un qualche altro tra noi ricopriva la lavagna di trionfanti formule. - Avanti ! ... Così ! ... Per me !

Ma che cosa era stata dunque quella Lissa che come sottile veleno sparso nelle mura, nell'aria stessa dell'Accademia Navale, sentivamo gravarci continuamente addosso e ci si manifestava sotto tanti molteplici aspetti, ma tutti tetri e brucianti?

Maria Vittoria
25-10-10, 14:16
"20 luglio 1866. Sul mare volse a noi sfavorevole la sorte delle armi"

era scritto sopra uno dei pilastri del grande corridoio che recinge da ogni lato l'immensa corte dell'Accademia.

La parola fatale non era nominata, ma la si sentiva lì, dominare tutta la fila dei pilastri e offuscare ogni altra scritta di vittoria.

E quando in riga passavamo e ripassavamo lì sotto, a cominciare dalle cinque del mattino fino alle otto di sera, secondo le prescrizioni di un severissimo orario, o al rossastro gas, o alla bianca luce del giorno

" sul mare volse a noi sfavorevole la sorte delle armi "

sempre s'accaniva su noi, costringendoci a deviar lo sguardo per ricercare il perpetuo " Signor sì - Signor no " sparso dovunque

e considerarlo riposo.

Maria Vittoria
25-10-10, 14:22
" 20 luglio 1866 "

Soltanto questa data era apposta sopra un grande quadro ad olio, messo nel centro d'una parete, nella camera dell'ufficiale d'ispezione: il famoso santuario dei "rapporti" e delle "cicche".

E quando "sull'attenti" ci sentivamo catechizzare nel vasto campo dei nostri misfatti che s'estendeva dalla scotta di velaccio al paranco di brandeggio del pezzo, dalla pala del remo al bilan - c - iarm, da Guido Cavalcanti alla declinazione del sole, dalla bandiera da segnale al teorema di Sturm, alla nomenclatura inglese, francese e tedesca delle navi, a Mercatore, alla valvola atmosferica da palombaro, al ponte di Wheatstone, ad una sterminata famiglia di parallassi ... preferivamo fissare di là dal superiore, il quadro.

Maria Vittoria
25-10-10, 14:38
E v'era una confusa folla di navi dall'alta alberatura aggrovigliate insieme sopra uno sfondo fumoso sul quale risaltavano vividi, quasi diamantati, i colori delle bandiere, come nel verde pallidamente azzurrato del mare apparivano più netti e scuriti naufraghi e rottami.

E v'era una nave nostra, tutta inclinata, che mostrava in pieno il suo ordinatissimo ponte con drappelli di marinai bene allineati sul legname chiaro ed ufficiali in alta uniforme alla testa di ogni drappello.

Una nave austriaca le era addosso, rotta nella prua e nel trinchetto, avvolta da folate di fumo, fissando così quella che fu la penultima fase dell'epica fine del "Re d'Italia ".

Ma tutto ciò ci appariva come al di là di tempi remotissimi, immobile sotto una coltre di olio ...

Maria Vittoria
25-10-10, 14:50
...

non esser presagito come vendicator di Lissa significava sanguinoso insulto.

E un pò prima di lasciare l'Accademia navale per essere sciamato sui mari, il giovanotto Bellini - diciannove anni - incise infatti sulla lavagna del V° Corso,a sfogo d'un rancore da scienziato marittimo, uno stornello ispirato a uno strano fiore logaritmico, ben noto ai matematici: la mantissa :

Fior di mantissa
Tu porti in te la tua condanna stessa
No, non sarai vendicator di Lissa

cosa che gli fruttò, pare, l'ultima prigione di rigore.

...

Maria Vittoria
25-10-10, 14:57
Il testo a firma di Guido Milanesi prosegue fino all'ultimo capitolo, dedicato alle àncore , per terminare con una frase dal verbo al passato, valida ancor oggi:

" Perché Lissa fu cancellata dall'unione di tutte le piccole àncore d'oro, strette in congresso infrangibile ... "

(Al di là dell'appartenenza alla Marina Militare o alla Marina Mercantile, in quanto tutte della Marina Italiana)