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apibroker
25-10-10, 18:57
Fabbrica Cinese Automobili Pechino
http://www.ultimogiro.com/wp-content/uploads/2008/09/fiatcina.jpg
di Alessandro Piergentili
Ci dispiace ma non ci iscriviamo al gruppo del "moriremo cinesi". Non perchè abbiamo nulla contro una popolazione dalla tradizione millenaria, ma perchè siamo fermamente convinti che viviamo in un'epoca di squilibri profondi e che tali squilibri prima o poi rientreranno. Il PIl medio pro capite italiano, espresso in dollari statunitensi, è ancora sei volte circa, quello cinese e paradossalmente dieci anni fa era cinque volte (Fonte CIA World Factbook). Quindi se è vero che in termini assoluti la Cina cresce a ritmi spaventosi, è anche vero che ciò dipende soprattutto dalla crescita demografica e dall'aumento delle esportazioni e che la ricchezza prodotta è talmente concentrata che non favorisce la crescita della domanda interna, ma inflazione e disuguaglianze sociali mostruose. Ben presto i nodi verranno al pettine e la Cina dovrà adeguare il proprio tasso di cambio e favorire la distribuzione interna della ricchezza prodotta. Ciò creerà tensioni salariali e richiesta di maggiori diritti. Quello che accadrà in Cina sarà la cartina di tornasole di come i mercati del lavoro dei paesi emergenti convergeranno rispetto a quelli dei paesi cosiddetti avanzati. In Polonia gli operai Fiat prendono meno dei loro colleghi italiani ed hanno meno diritti, ma già adesso fanno fatica ad arrivare a fine mese, perchè sono cittadini europei e l'area Euro sta convergendo verso standard di vita e prezzi omogenei. La nostra classe dirigente nel costruire un modello strategico per il paese deve tener conto di queste dinamiche e non lasciarsi trasportare dalle contingenze del presente, che poi si traducono nelle spinte egoistiche ed individualistiche delle singole imprese, che seppur grandi dimenticano spesso di essere "UNO" degli attori del mercato insieme a lavoratori, concorrenti, consumatori, banche e stato e non "IL mercato". Il modello Marchionne con il trade off tra delocalizzazione e permanenza a costi bassi ci costringe ad inseguire un'impresa storica ed importantissima su di un terreno che sembra ragionevole, ma che non tiene assolutamente conto del fatto che gli squilibri concorrenziali tenderanno a ridursi. Il Piemonte non è scomparso dalla scena mondiale eppure gli impianti di Mirafiori sono passati dai 58.000 dipendenti circa del 1993 ai 17.000 circa del 2003. Se proprio si deve si faccia, ogni azienda deve seguire la propria convenienza, ma non può sostituirsi al libero mercato da una parte e non deve chiedere troppo allo stato dall'altra, soprattutto non può chiedere alla classe dirigente di rinunciare ad avere una visione strategica che punti alla qualità piuttosto che alla quantità, visto che ormai il terreno competitivo dove possiamo di nuovo emergere è quello del "Made in Italy". Soprattutto un'azienda non può nemmeno chiedere ai lavoratori italiani di diventare lavoratori polacchi o cinesi, quando questi ultimi stanno per diventare italiani o tedeschi, forse non domani, ma entro qualche anno.
Generazione Palermo: Fabbrica Cinese Automobili Pechino (http://generazionepalermo.blogspot.com/2010/10/fabbrica-cinese-automobili-pechino.html)

Mariox
26-10-10, 10:23
Fabbrica Cinese Automobili Pechino
http://www.ultimogiro.com/wp-content/uploads/2008/09/fiatcina.jpg
di Alessandro Piergentili
Ci dispiace ma non ci iscriviamo al gruppo del "moriremo cinesi". Non perchè abbiamo nulla contro una popolazione dalla tradizione millenaria, ma perchè siamo fermamente convinti che viviamo in un'epoca di squilibri profondi e che tali squilibri prima o poi rientreranno. Il PIl medio pro capite italiano, espresso in dollari statunitensi, è ancora sei volte circa, quello cinese e paradossalmente dieci anni fa era cinque volte (Fonte CIA World Factbook). Quindi se è vero che in termini assoluti la Cina cresce a ritmi spaventosi, è anche vero che ciò dipende soprattutto dalla crescita demografica e dall'aumento delle esportazioni e che la ricchezza prodotta è talmente concentrata che non favorisce la crescita della domanda interna, ma inflazione e disuguaglianze sociali mostruose. Ben presto i nodi verranno al pettine e la Cina dovrà adeguare il proprio tasso di cambio e favorire la distribuzione interna della ricchezza prodotta. Ciò creerà tensioni salariali e richiesta di maggiori diritti. Quello che accadrà in Cina sarà la cartina di tornasole di come i mercati del lavoro dei paesi emergenti convergeranno rispetto a quelli dei paesi cosiddetti avanzati. In Polonia gli operai Fiat prendono meno dei loro colleghi italiani ed hanno meno diritti, ma già adesso fanno fatica ad arrivare a fine mese, perchè sono cittadini europei e l'area Euro sta convergendo verso standard di vita e prezzi omogenei. La nostra classe dirigente nel costruire un modello strategico per il paese deve tener conto di queste dinamiche e non lasciarsi trasportare dalle contingenze del presente, che poi si traducono nelle spinte egoistiche ed individualistiche delle singole imprese, che seppur grandi dimenticano spesso di essere "UNO" degli attori del mercato insieme a lavoratori, concorrenti, consumatori, banche e stato e non "IL mercato". Il modello Marchionne con il trade off tra delocalizzazione e permanenza a costi bassi ci costringe ad inseguire un'impresa storica ed importantissima su di un terreno che sembra ragionevole, ma che non tiene assolutamente conto del fatto che gli squilibri concorrenziali tenderanno a ridursi. Il Piemonte non è scomparso dalla scena mondiale eppure gli impianti di Mirafiori sono passati dai 58.000 dipendenti circa del 1993 ai 17.000 circa del 2003. Se proprio si deve si faccia, ogni azienda deve seguire la propria convenienza, ma non può sostituirsi al libero mercato da una parte e non deve chiedere troppo allo stato dall'altra, soprattutto non può chiedere alla classe dirigente di rinunciare ad avere una visione strategica che punti alla qualità piuttosto che alla quantità, visto che ormai il terreno competitivo dove possiamo di nuovo emergere è quello del "Made in Italy". Soprattutto un'azienda non può nemmeno chiedere ai lavoratori italiani di diventare lavoratori polacchi o cinesi, quando questi ultimi stanno per diventare italiani o tedeschi, forse non domani, ma entro qualche anno.
Generazione Palermo: Fabbrica Cinese Automobili Pechino (http://generazionepalermo.blogspot.com/2010/10/fabbrica-cinese-automobili-pechino.html)

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