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apibroker
01-11-10, 16:28
Un triangolo futurista per i nostri figli

di Alessandro Piergentili

http://digilander.libero.it/rincolvatiz/senig/cit_futur.jpg
Un triangolo ideale con cui unire le direttrici sulle quali si baserà l'azione politica di Futuro e Libertà e di Generazione Italia. Il discorso di Gianfranco Fini, come sempre lucido ed illuminante, ci ha regalato dell'ottimo materiale per sviluppare le nostre idee ed i nostri progetti politici. Nazione, legalità e lavoro. Un triangolo futurista formato da tre parole. Tre parole, tre concetti dietro i quali si nascondono problemi e soluzioni che determineranno il nostro futuro e quello dei nostri figli. Ognuno di noi, quelli che Fabio Granata chiama "straordinaria e nuova base militante" adesso ha una traccia per fare la propria parte. Un'idea di nazione che non divide i propri cittadini in comunisti e fascisti, in stranieri ed italiani, in lavoratori pubblici e privati, in meridionali e settentrionali, ma unisce tutti attorno a dei valori condivisi. Proprio perchè formata da tutti i cittadini l'Italia futurista è una nazione inclusiva che non ha paura dello straniero, perchè sa riconoscere il clandestino e l'illegale, ma sa integrare il regolare, i figli degli extracomunitari che sono nati nei nostri territori, i nuovi cittadini ed i futuri cittadini che già pagano le tasse ed i contributi, fanno acquisti nei nostri negozi e nei nostri supermercati, badano ai nostri anziani ed ai nostri figli. Una nazione che è accogliente perchè è forte, coesa e sicura di sè. Una nazione che è formata da una comunità di cittadini che possiede il senso civico nel senso originario del termine e che fa della legalità e dell'etica un principio irrinunciabile a tutti i livelli proprio perchè si sforza di fare cultura in tal senso e non incentiva chi va controcorrente e promuove comportamenti antietici prima che illegali. Una nazione fondata sul lavoro, che utilizza le proprie risorse economiche, sociali e culturali per creare occupazione, posti stabili, se possibile, altrimenti ben remunerati. Una nazione che faccia proprio quindi il banale principio economico della remunerazione del rischio di perdita del posto di lavoro. Un lavoro a tempo determinato deve essere remunerato di uno a tempo indeterminato, a parità di mansioni. Fondare una nazione sul lavoro significa anche far convergere tutta l'organizzazione del paese verso politiche di sviluppo sostenibili nel tempo, che tengano conto delle peculiarità della nostra nazione, delle differenze tra il settentrione ed il meridione che debbono essere sensibilmente ridotte nel breve periodo ed annullate nel medio termine. Insomma il triangolo futurista non è altro che un ritorno ai principi fondanti della nostra nazione, del senso nel nostro stare insieme come comunità, il triangolo futurista non è altro che la lettura, la comprensione e l'accettazione dei primi articoli della nostra Costituzione.
Generazione Palermo: Un triangolo futurista per i nostri figli (http://generazionepalermo.blogspot.com/2010/11/un-triangolo-futurista-per-i-nostri.html)

Adriano Romualdi
02-11-10, 13:56
Pur avendo i conati di vomito solo a sentire la voce di fini, sul triangolo nazione-legalità-lavoro, in astratto, non avrei nulla da obiettare. Motivo? perchè nessuno potrebbe dirsi a priori contrario alla difesa di questi principi, che appaiono quasi universali. la distinzione sta nel modo in cui vengano declinati, delineando una cultura politica.
quella dei cd finiani, l'abbiamo oramai capito, è la cultura del pensiero debole, come osservato anche da pigi battista sul corriere.
non ho, tuttavia, nè il tempo nè la voglia di illustravi come i temi che oggi vengano spacciati per eccezionali novità (ad esempio, la mistica delle contaminazioni o del pensiero inclusivo) siano volgari ed imperfette rimasticature di quelle nuove sintesi che la nuova destra di marco tarchi, sulla scia del percorso tracciato da alain de benoist in francia, proponeva nei primissimi anni 80.
una scopiazzatura un po' triste, tipo tesi comprata al cepu, che nasconde soltanto il tremendo vuoto culturale di chi si è arreso al fondamentalismo del politically correct: atlantista in politica estera, mano sul petto quando suona l'inno di mameli, ma anche, veltronianamente, aperto agli immigrati, ai gay, ai pacs, ai diritti civili dei fricchettoni di ogni specie. ove c'è il conformismo, lì ci sono i finiani, colla pretesa, paradossale, di sentirsi pure "futuristi" (sic!), vale a dire portatori di un pensiero nuovo ed originale.

voglio sottolineare, invece, la palese contraddizione intorno all'idea di nazione.

ora, fini ha tracciato le coordinate di un nuovo patriottismo, inteso come patriottismo costituzionale, o, come ribattezzato da granata, patriottismo repubblicano.
sennonchè, questo non è patriottismo, ma la sua esplicita negazione.
la formula, infatti, venne coniata in germania a metà degli anni 80, in quelle che divenne nota come la historikerstreit, la disputa degli storici. ad aprire il dibattito fu ernst nolte, uno dei maggiori storici tedeschi del 900, il quale, partendo da una disamina storica tesa a negare l'unicità dello sterminio degli ebrei nella storia tragica dell'umanità, invocava il superamento del senso di colpa da parte dei tedeschi, per recuperare una dimensione di orgoglio e appartenenza nazionale. titolo del saggio "il passatoc he non vuole passare", appunto.
ina ltri termini, nolte esprimeva un concetto chiarissimo, ovverosia che la crisi di identità dei tedeschi come nazione affondasse le radici proprio nella difficoltà di rivendicare anche le pagine più controverse della propria storia.
ciò perchè la Nazione è appunto una sintesi di storia, lingua, cultura profonda, costumi, tradizioni. la Nazione ha natura identitaria e spirituale.
Apriti cielo, l'articolo di Nolte sollevò la gazzarra più indegna dell'intellighentja progressista, e vide non in uno storico, ma in un sociologo, jurgen habermas, innanzlzare la bandiera della controffensiva "democratica".
Partendo dalla considerazione secondo cui lashoah rimane un unicum della storia (ma non è un nostro problema) Habermas illustò le corrdinate di un nuovo senso di appartenenza nazionale, ribattezzato, appunto, patriottismo costituzionale. In altri termini, la partecipazione alla comunità nazionale tedesca non derivava dalla condivisione della sua storia, delllo stile di vita e di pensiero tetutonico, dall'adesione alle tradizioni religiose e civili. Nulla di tutto questo, l'appartenenza nazionale risiedeva unicamente nella condivisione dei valori della Costutuzione, col rifiuto di ogni totalirsmo (ovviamente strabico, con tendenza a sinistra).

Questa la genesi del "nuovo pensiero" finiano, che dovrebbe costituire uno degli elementi fondanti della nuova destra, ovverosia la negazione assoluta di tutti i fondamenti culturali della cultura di destra da joseph de maistre fino ai giorni nostri.
L'italia a chi la ama, dice Fini, e il buon apibroker, dal canto suo, lo segue a ruota, regalandoci il solito campionario di ovvietà fatto di badanti rumene premurose che curano i nostri anziani.
Dovremmo chiedere a Fini di chiarire, una volta tanto, se l'italia a chi la ama significhi a chi ama la nostra cultura, la nostra storia, le nostre tradizioni e stili di vita, e quindi sceglie di assoggetarsi ad esse e vivere in modo conforme.
Oppure - patriottismo costituzionale - significhi soltanto pagare le tasse e riconoscersi nella costituzione., regalando la cittadinanza (breve) a chi nulla ha da condividere col nostro tessuto nazionale, perchè parla, vive e mangia in modo diverso.
Visto che l'altro giorno era con la merkel (:D) fini avrà potuto interrogarla sul fallimento della società multietnica in Germania, ad esempio.
La verità è un'altra: la difesa della Nazione oggi passa inderogabilmente dall difesa della identità culturale della stessa, contro ogni universalismo benpensante e, chiaramente, "democratico".
E chiunque ritenga che la cultura di destra debba avere nel suo nucleo la difesa della Nazione, sa benissimo che Fini sta dall'altra parte.
E nasconde, dietro i gemelli delle Frecce Tricolori, soltanto le pulsioni del meridionalismo più retrivo, che non vuole rinucniare all'assistenzialismo di Stato.

apibroker
02-11-10, 14:43
Pur avendo i conati di vomito solo a sentire la voce di fini, sul triangolo nazione-legalità-lavoro, in astratto, non avrei nulla da obiettare. Motivo? perchè nessuno potrebbe dirsi a priori contrario alla difesa di questi principi, che appaiono quasi universali. la distinzione sta nel modo in cui vengano declinati, delineando una cultura politica.
quella dei cd finiani, l'abbiamo oramai capito, è la cultura del pensiero debole, come osservato anche da pigi battista sul corriere.
non ho, tuttavia, nè il tempo nè la voglia di illustravi come i temi che oggi vengano spacciati per eccezionali novità (ad esempio, la mistica delle contaminazioni o del pensiero inclusivo) siano volgari ed imperfette rimasticature di quelle nuove sintesi che la nuova destra di marco tarchi, sulla scia del percorso tracciato da alain de benoist in francia, proponeva nei primissimi anni 80.
una scopiazzatura un po' triste, tipo tesi comprata al cepu, che nasconde soltanto il tremendo vuoto culturale di chi si è arreso al fondamentalismo del politically correct: atlantista in politica estera, mano sul petto quando suona l'inno di mameli, ma anche, veltronianamente, aperto agli immigrati, ai gay, ai pacs, ai diritti civili dei fricchettoni di ogni specie. ove c'è il conformismo, lì ci sono i finiani, colla pretesa, paradossale, di sentirsi pure "futuristi" (sic!), vale a dire portatori di un pensiero nuovo ed originale.

voglio sottolineare, invece, la palese contraddizione intorno all'idea di nazione.

ora, fini ha tracciato le coordinate di un nuovo patriottismo, inteso come patriottismo costituzionale, o, come ribattezzato da granata, patriottismo repubblicano.
sennonchè, questo non è patriottismo, ma la sua esplicita negazione.
la formula, infatti, venne coniata in germania a metà degli anni 80, in quelle che divenne nota come la historikerstreit, la disputa degli storici. ad aprire il dibattito fu ernst nolte, uno dei maggiori storici tedeschi del 900, il quale, partendo da una disamina storica tesa a negare l'unicità dello sterminio degli ebrei nella storia tragica dell'umanità, invocava il superamento del senso di colpa da parte dei tedeschi, per recuperare una dimensione di orgoglio e appartenenza nazionale. titolo del saggio "il passatoc he non vuole passare", appunto.
ina ltri termini, nolte esprimeva un concetto chiarissimo, ovverosia che la crisi di identità dei tedeschi come nazione affondasse le radici proprio nella difficoltà di rivendicare anche le pagine più controverse della propria storia.
ciò perchè la Nazione è appunto una sintesi di storia, lingua, cultura profonda, costumi, tradizioni. la Nazione ha natura identitaria e spirituale.
Apriti cielo, l'articolo di Nolte sollevò la gazzarra più indegna dell'intellighentja progressista, e vide non in uno storico, ma in un sociologo, jurgen habermas, innanzlzare la bandiera della controffensiva "democratica".
Partendo dalla considerazione secondo cui lashoah rimane un unicum della storia (ma non è un nostro problema) Habermas illustò le corrdinate di un nuovo senso di appartenenza nazionale, ribattezzato, appunto, patriottismo costituzionale. In altri termini, la partecipazione alla comunità nazionale tedesca non derivava dalla condivisione della sua storia, delllo stile di vita e di pensiero tetutonico, dall'adesione alle tradizioni religiose e civili. Nulla di tutto questo, l'appartenenza nazionale risiedeva unicamente nella condivisione dei valori della Costutuzione, col rifiuto di ogni totalirsmo (ovviamente strabico, con tendenza a sinistra).

Questa la genesi del "nuovo pensiero" finiano, che dovrebbe costituire uno degli elementi fondanti della nuova destra, ovverosia la negazione assoluta di tutti i fondamenti culturali della cultura di destra da joseph de maistre fino ai giorni nostri.
L'italia a chi la ama, dice Fini, e il buon apibroker, dal canto suo, lo segue a ruota, regalandoci il solito campionario di ovvietà fatto di badanti rumene premurose che curano i nostri anziani.
Dovremmo chiedere a Fini di chiarire, una volta tanto, se l'italia a chi la ama significhi a chi ama la nostra cultura, la nostra storia, le nostre tradizioni e stili di vita, e quindi sceglie di assoggetarsi ad esse e vivere in modo conforme.
Oppure - patriottismo costituzionale - significhi soltanto pagare le tasse e riconoscersi nella costituzione., regalando la cittadinanza (breve) a chi nulla ha da condividere col nostro tessuto nazionale, perchè parla, vive e mangia in modo diverso.
Visto che l'altro giorno era con la merkel (:D) fini avrà potuto interrogarla sul fallimento della società multietnica in Germania, ad esempio.
La verità è un'altra: la difesa della Nazione oggi passa inderogabilmente dall difesa della identità culturale della stessa, contro ogni universalismo benpensante e, chiaramente, "democratico".
E chiunque ritenga che la cultura di destra debba avere nel suo nucleo la difesa della Nazione, sa benissimo che Fini sta dall'altra parte.
E nasconde, dietro i gemelli delle Frecce Tricolori, soltanto le pulsioni del meridionalismo più retrivo, che non vuole rinucniare all'assistenzialismo di Stato.

Solo una domanda. Qual'è l'identità culturale che dovremmo difendere? Quella della Trota e della Minetti, quella del Bunga Bunga, dimmi come il governo attuale sta difendendo l'identità nazionale. Siamo diventati la barzelletta del mondo e qui mi si parla di difesa dell'identità nazionale, quando c'è una TV che fa della disgregazione dei valori fondanti la sua mission. Illustraci.
La verità è che l'identità nazionale non va difesa, ma va promulgata e va insegnata. Da una nazione forte e coesa dove i cittadini accettano e promuovono l'identità, dove vanno orgogliosi in giro per il mondo di dire:"Sono italiano", ci si può aspettare l'accoglienza, proprio perchè è forte e coesa non ha paura del diverso o di contaminazioni culturali.

Adriano Romualdi
02-11-10, 17:08
una risposta molto finiana
ma mentre lo statista, pur non dicendo nulla, lo dice benissimo, nella vacuità della tua risposta fanno capolino pure degli scivoloni grammaticali è lessicali:D

io ho semplicemnte posto in luce la drammatica contraddizione di fondo tra il patriottismo costituzionale propugnato da fini e dal suo cenacolo di intellettuali, e la Nazione come concetto essenziale della cultura di Destra
ho evidenziato, altresì, come tale formula affondi le radici nel terreno della cultura progressita, che ha sempre visto nelle identità nazionali uan sorta di retaggio ancestrale che frena lo sviluppo dell'umanità

mi dici che cazzo c'entra il bunga bunga? tra l'altro, fossi finiano eviterei moralismi di sorta, visto la prostituta (proprio nel significato profondo della parola!) che si è messo in casa lo statista. quantomeno B. le remunera con fondi propri, e non attingendo al patrimonio immobiliare del partito

cmq una risposta voglio dartela, per essere chiaro: il sindaco leghista del paesino del bergamasco che impone che alle mense scolastiche sia servito SOLO cibo italiano, e non cous cous o cane fritto, difende la nostra identità nazionale molto più di qualche corteo col tricolore in bella vista. e chiaramente, urta la sensibilità dei maestrini conformisti che oggi applaudono fini

apibroker
02-11-10, 17:16
una risposta molto finiana
ma mentre lo statista, pur non dicendo nulla, lo dice benissimo, nella vacuità della tua risposta fanno capolino pure degli scivoloni grammaticali è lessicali:D

io ho semplicemnte posto in luce la drammatica contraddizione di fondo tra il patriottismo costituzionale propugnato da fini e dal suo cenacolo di intellettuali, e la Nazione come concetto essenziale della cultura di Destra
ho evidenziato, altresì, come tale formula affondi le radici nel terreno della cultura progressita, che ha sempre visto nelle identità nazionali uan sorta di retaggio ancestrale che frena lo sviluppo dell'umanità

mi dici che cazzo c'entra il bunga bunga? tra l'altro, fossi finiano eviterei moralismi di sorta, visto la prostituta (proprio nel significato profondo della parola!) che si è messo in casa lo statista. quantomeno B. le remunera con fondi propri, e non attingendo al patrimonio immobiliare del partito

cmq una risposta voglio dartela, per essere chiaro: il sindaco leghista del paesino del bergamasco che impone che alle mense scolastiche sia servito SOLO cibo italiano, e non cous cous o cane fritto, difende la nostra identità nazionale molto più di qualche corteo col tricolore in bella vista. e chiaramente, urta la sensibilità dei maestrini conformisti che oggi applaudono fini

O accettiamo che se si scrive velocemente ci possono essere degli svarioni, oppure è inutile fare dei maestrini petulanti quando non si mettono mai lemaiuscoli dopo i punti, quando ci si dimentica della punteggiatura e si fanno dei banali errori grammaticali.

Detto questo se pensi che il sindaco del Sole delle Alpi difenda la cultura e l'identità italiana, peccato non avercene tanti di te, andremmo subito al 30-40%. Peccato.

Adriano Romualdi
02-11-10, 20:54
O accettiamo che se si scrive velocemente ci possono essere degli svarioni, oppure è inutile fare dei maestrini petulanti quando non si mettono mai lemaiuscoli dopo i punti, quando ci si dimentica della punteggiatura e si fanno dei banali errori grammaticali.

Detto questo se pensi che il sindaco del Sole delle Alpi difenda la cultura e l'identità italiana, peccato non avercene tanti di te, andremmo subito al 30-40%. Peccato.

sulla prima, ok :D
sulla seconda, continuo a ritenere che la lega al nord abbia progressivamente assunto un'identità di destra, favorita proprio dalla defezione finiana, che ha progressivamente indebolito l'immagine prima di An e poi del PdL
la Lega difende le tradizioni, gli stili di vita, le abitudini del popolo. difende l'identità cristiana contro il laicismo a tendenza filo-islamica. difende il cibo italiano alle mense (a me è parso un intervento di grande impatto simbolico), il festeggiamento del natale nelle scuole, difende, in buona sostanza, le istanze e il sentire profondo della nazione, contro i sofismi politically correct dei cenacoli intellettuali.
ciò che dovrebbe fare la destra, e non fa, perchè fini vuole accreditarsi presso le centrali ideologiche dell'intellighentja sinistrosa, manifestando un pauroso complesso di inferiorità

il problema è che al SUD si confonde - in buona fede? mah - l'identità nazionale coll'assistenzialismo. Prendete il 40%? difficile, senza beccare un voto al nord. non basterà fare ilo congresso a milano o raccattare qualche quadro polltico per spostare gli equilibri


tornando al focus, questo patriottismo della costituzione è espressione della cultura progressista e del "razionalismo democratico" o no??
e, per bontà, ho tralasciato ogni polemica su un personaggio che scopre la mistica della costituzione a 60 anni, dopo aver speso tutta la sua carriera politica a dire di volerla cambiare