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Commenti Blog

  1. L'avatar di Maestrale
    grazie PI
  2. L'avatar di Maestrale
    Ah già è vero, me l'ero dimenticata.
    Grande vittoria anche quella, però quella di Bordin mi è parsa molto più epica
  3. L'avatar di v!olet
    un bellissimo racconto. grazie
  4. L'avatar di trash
    Uno studente domandò a Sozan, un Maestro cinese di zen:
    - Qual'è la cosa più preziosa del mondo? -
    Il Maestro disse:
    - La testa di una gatto morto. -
    - E perché la testa di un gatto morto è la cosa più preziosa del mondo? - insistette lo studente.
    Sozan rispose:
    - Perché nessuno può dirne il prezzo. -

    (da: "101 storie zen" - Ed. Adelphi)
  5. L'avatar di Maestrale
    Grazie. Onestamente non è farina del mio sacco, io l'ho solo un pò "adattato" al blog il racconto originale
  6. L'avatar di Gianluca
    davvero bello!
  7. L'avatar di Maestrale
    Invece Sao Miguel, che è la più grande e la più popolosa delle 9 isole che compongono l'arcipelago delle Azzorre (ed è quella dove vivono mia sorella e mio cognato), pur non essendo molto conosciuta è paragonabile a Madeira, anche se bisogna fare le rispettive proporzioni.

    L'isola di Sao Miguel e quella di Madera sono più o meno grandi uguali (entrambe poco più estese di Minorca, per intenderci). La popolazione di Sao Miguel è di circa 140.000 abitanti, quella di Madera è di 245.000. Ponta Delgada (capitale di Sao Miguel) ha circa 65.000 abitanti, Funchal (capitale di Madera) ne ha circa 110.000.
    Pertanto, pur essendo indubbiamente più popolosa Madera, Sao Miguel ha più di metà dei suoi abitanti, non è proprio uno scoglio sperduto in mezzo al mare, a differenza delle altre Azzorre.
    Anche il clima è paragonabile: pur essendo più a nord (le Azzorre sono all'incirca all'altezza della Sicilia come latitudine) sono immerse nella Corrente del golfo quindi riescono a conservare un clima misto semi-tropicale come le Canarie o Madeira: anche là ci sono coltivazioni di bananeti, ananas eccetera, di fianco a foreste pluviali temperate simili a quelle della Spagna settentrionale. Nelle notti di gennaio o febbraio in cui la temperatura minima scende eccezionalmente sotto i 10 gradi si chiudono bene le finestre, ma non esiste una rete centralizzata di riscaldamento a gas perchè non occorre.

    Quindi il fattore F almeno a Sao Miguel non manca neanche fuori stagione anche se ovviamente è vero che non c'è la stessa scelta che ti puoi aspettare in un capoluogo regionale. Poi secondo me ci sarebbero anche opportunità imprenditoriali, proprio perchè il turismo non è ancora decollato nonostante alcune isole siano davvero incantevoli.
    Per quanto riguarda il fatto che non è vero che mi va tutto male, hai ragione tu. Però esistono momenti, come quello in cui ho scritto questo post, in cui tendo a vedere più gli aspetti negativi che quelli positivi della mia vita. Per fortuna però non è sempre così.
  8. L'avatar di Maestrale
    Pensa che a me invece impedisce di schiacciare mi piace sui commenti del blog. Volevo farlo con questo tuo ultimo commento ma mi dice "access denied". Mah, sul blog accadono sempre cose misteriose, commenti invisibili ad alcuni, commenti non conteggiati nei commenti dell'inserzione, a volte si può modificare a volte no... boh....
  9. L'avatar di Maestrale
    Magari una volta ti ha fatto una proposta indecente, tipo invitarti a far parte del suo harem, e tu l'hai messo in ignore

    C'è un commento del Nordista qui fra i commenti, è prima del mio intervento in cui gli rispondo.
    A parte gli scherzi, non capisco neanch'io perchè tu non lo veda. Qui nei blog comunque ho notato che ci sono spesso dei malfunzionamenti purtroppo.
  10. L'avatar di Maestrale
    Il consiglio che mi ha dato pubblicamente di trasferirmi alle Azzorre, è scritto nel suo intervento.

    Comunque non essere gelosa V!, non ce n'è alcun motivo. Se vuoi a te posso mandare una foto di me nudo, a lui non la manderei mai
  11. L'avatar di Maestrale
    Più che altro, come Dell'Utri, sono colto sul fatto !

    Comunque grazie dei consigli genuini Nordista, si vede che sei un buon diavolo . L'ipotesi che mi suggerisci avrebbe degli aspetti negativi, le Azzorre non sono il Canada, sono delle isole completamente fuori dal resto del mondo, è un cambiamento bello grosso. Ma indubbiamente ci sono anche degli aspetti positivi, come quelli che invidio, e come i miei nipotini. Infatti il pensiero mi ha già sfiorato più volte e ci sto riflettendo, e nel frattempo da gennaio prendo anche lezioni di portoghese. Sono già in grado di esprimere concetti fondamentali come "ciao" e "posso avere una birra", quindi direi che sono a buon punto . Già l'estate scorsa, quando sono andato a trovarli, avevo sondato un pò il terreno, senza grandi risultati. Quest'anno quando tornerò là in agosto, dopo aver discusso la tesi, e farò altre ricerche. Vedremo.
  12. L'avatar di Maestrale
    Citazione Originariamente Scritto da v!olet
    l'hai postato alle 2 e 54 di notte.

    oltre all'invidia ci dev'essere della tristezza. sbaglio?
    Mah, direi un misto di motivi probabilmente. Un'innata insonnia di carattere, che rende difficile da sempre lo spegnimento del mio cervello. Un pò di malinconia che mi viene quando mi soffermo su alcuni aspetti della mia vita che vorrei cambiare, fra mille difficoltà che il mio carattere impaziente è poco incline a sopportare. E la birra che mi ha portato ieri il mio amico dello Sri Lanka, superalcolica (tipo 13% credo) e altamente euforizzante, quindi nemica del mio sonno, che stanotte è stato sconfitto.
  13. L'avatar di Maestrale
    Grazie Noir... peccato, speravo che le assomigliassi almeno un pò

    Comunque se attivano la possibilità di modificare i blog (ho chiesto all'admin, siamo in attesa) ho intenzione di apportare alcune modifiche. Il culetto di Nera però non verrà toccato eh. Almeno, non da me
  14. L'avatar di Noir
    bel racconto!
    bene anche il culetto di nera, chissà come si sculetta sulla luna.

    un momento, nera=noir?!
    magari li avessi io gli occhi neri, magari!
  15. L'avatar di Maestrale
    Citazione Originariamente Scritto da v!olet
    bello bello bello

    non vedo l'ora di leggere il resto!
    Grazie Violet! Arriverà presto.
  16. L'avatar di Maestrale
    Catwoman

    Errata corrige:

    "Ehi!" gli disse.
    Il ragazzo si girò di scatto.
    "Cosa fai qui?"le chiese.

    -----------

    "Ho perso la navetta."
    Con la sua andatura zoppicante si avvicinò alla ragazza, che nel frattempo si era liberata del sasso e cercava di coprirsi le gambe con lo zaino e i suoi vestiti.
    "Perchè sei nuda?" disse, guardando le sue cosce.
    "Mi stavo cambiando."
    Si guardarono per un istante, senza dire niente. Poi lei chiese:
    "Mi puoi dare una mano?"
    La guardò con un'espressione da punto interrogativo dipinto sul volto, cercando di capire cosa volesse. Poi si arrese.
    "E come posso aiutarti?"
    "Vieni qui davanti, così se passa qualcun altro nel parcheggio mentre mi cambio, il tuo corpo gli impedirà di vedermi."
    Piero pensò che, naturalmente, la ragazza non volesse entrare nel Robotaxi che l'avrebbe riportata a casa con i vestiti che puzzavano di peperone. E si sentì colpevole della situazione. Era nuda nel parcheggio di una colonia commerciale a causa sua.
    "Certo."
    Entrò anche lui (zoppicando) nello spazio tra i 2 automezzi posteggiati. Ora erano uno di fronte all'altra. Nera era ancora chinata su se stessa e abbracciata alle sue gambe, e lo guardava dal basso verso l'alto.
    "Adesso girati, per favore."
    Senza dire niente, Piero obbedì.
    "Arriva qualcuno?"
    "No, tranquilla."
    Si tolse anche la maglietta.
    "Ti sei fatto male al piede?"
    "Già."
    "Ma riesci a guidare?". Gli chiese, infilandosi i pantaloni della tuta aderente.
    "Potrei anche farcela, ma credo che sia troppo pericoloso. Mi sa che chiamerò un RoboTaxi anch'io."
    "Io non ho chiamato un RoboTaxi."
    "E come tornerai a casa?"
    Nera si tirò in piedi e chiuse la lunga lampo che partiva dal suo pube e le arrivava al collo. Nel mentre disse:
    "Attraverserò il deserto a piedi."
    "Cosa?!?"
    "Puoi girarti adesso."
    Piero non aveva mai visto prima una tuta non ossigenata. A volte gli capitava di dover andare nel deserto lunare anche per un turno intero, quando c'era da istallare il telaio di irrigazione di quello che, da lì a qualche mese, dopo aver costruito anche i muri e il tetto della serra, sarebbe diventato un nuovo campo di granturco. Di conseguenza nel suo lavoro quell'indumento sarebbe stato estremamente scomodo, perchè richiedeva la contemporanea presenza di una bombola di ossigeno sulle spalle.
    Guardandola, le venne in mente un vecchio fumetto del XX secolo che aveva letto una volta per curiosità, prendendolo dal comodino di Ivo. Il portoghese detestava i videobooks, era una delle poche persone che leggeva ancora quegli strani fogli illustrati stampati sulla carta. Era in possesso di fumetti di molto antichi che, a suo dire, erano cose di valore. Quel fumetto in particolare raccontava di un uomo pipistrello che se le dava di santa ragione con una donna gatto. Non fraintendetemi: non era, come nei moderni videobooks progressisti, una critica nei confronti delle mostruosità generate dagli esperimenti genetici del XXII secolo. 2 secoli fa termini come "DNA" o "clonazione" erano appena stati pronunciati, e solo gli addetti al settore ne conoscevano il significato. Erano semplicemente un uomo pipistrello e una donna gatto. Il primo era l'eroe dai lettori. La donna gatto invece era il criminale cattivo.
    Ma a Piero, leggendo il fumetto, non era sembrata poi tanto cattiva. Aveva le sue ragioni. E poi, soprattutto, era sexy. Come lo era Nera, vestita con quella tuta color cuoio dalla testa ai piedi, perfettamente incollata a tutta la sua superficie del suo corpo, escluso il foro dal quale facevano capolino i suoi occhi neri e parte del suo viso.
    "E come pensi di respirare conciata così?"
    "Con questo."
    Tirò fuori il tubetto di ossigeno concentrato e glielo porse. Piero lo prese e lo esaminò per qualche istante, poi tornò a concentrarsi su Nera.
    "Dammi retta, io il deserto lo conosco. E' una pessima idea."
    "La Porta di Auzout è solo a un chilometro e mezzo da qui. Ci metterò al massimo 3 ore, e questo tubetto ha un'autonomia di 5 ore per una persona sola."
    "Ma hai pensato alla temperatura? Qui è notte da più di 4 giorni, ormai ci saranno 50 gradi sottozero..."
    "La tuta ha un sistema di riscaldamento interno."
    "Ok." disse, ridandole il tubetto. Poi aggiunse: "Fa come vuoi. Comunque devi camminare lungo il bordo di un cratere tra le rocce, non è una cosa semplice. Potresti prenderti una slogatura o, peggio, romperti una gamba. In quel caso se non passa nessuno rischi di rimanere lì a morire soffocata quando finisce l'ossigeno."
    In effetti a questo Nera non aveva pensato. E la cosa la infastidì. Potevi versarle addosso un sacco di letame per sbaglio che lei non diceva niente. E' stato un errore, può capitare, pace e amen. Ma se qualcuno le diceva che non era in grado di fare qualcosa, si innervosiva subito. Ancora di più se il suo interlocutore era in grado di proporre delle motivazioni sensate.
    "Faccio sport fin da bambina, ero campionessa di mountain bike juniores a Milano. Di conseguenza conosco i terreni accidentati. Ma se tu hai un'idea migliore della mia, spara, sono tutta orecchi."
    Detto questo si spostò con la mano il lembo della tuta che copriva il suo orecchio destro, e si mise in una posizione di attesa verso il proprio interlocutore.
    "Puoi chiamare un RoboTaxi." rispose Piero, che non sembrava affatto intimidito.
    "No, non posso. Il mio Teled non è carico. Posso fare solo chiamate a carico del destinatario, ma qui sulla Luna siamo solo io e mio padre, il quale purtroppo non risponde."
    Piero pensò alla possibilità di offrirle lui la corsa in RoboTaxi. Ma non era certo uno che navigava nell'oro, e quella giornata gli era già costata un occhio. Decise di vagliare prima altre soluzioni. E ne trovò una.
    "Ti porto io. Ti do un passaggio sull'autocisterna fino alla porta di Auzout."
    "Tu? E dimmi, signor calcialattine, come pensi di guidare con un piede rotto?"
    "Non è rotto. Probabilmente ho preso solo una bella botta."
    Nera lo guardava con le mani appoggiate ai fianchi, in una posa che ostentava trionfo. Come a dire: hai visto, Signor Criticolesoluzionipropostedaglialtri, che poi spari anche tu le tue belle cazzate?
    Piero se ne accorse e incassò. Tuttavia non si arrese:
    "Senti, è vero. Sicuramente ora non sono in grado di guidare. Però potresti farlo tu."
    "Non ho la patente lunare."
    "E chissenefrega! Voglio dire, se dovremo disinserire il pilota automatico per fare qualche manovra, ti guiderò io. E se incontrassimo la Polizia Lunare, proverò a spiegar loro la situazione. E' comunque la soluzione migliore anche per me. Abito a 17 km da qui. Con te al mio fianco sull'autocisterna, i soldati all'ingresso mi permetterebbero di entrare nella tua colonia, che è molto più vicina. In questo modo potrei essere medicato al pronto soccorso, prima di intraprendere il mio viaggio di ritorno."
    Lo fissò per un momento.
    Poi abbassò le braccia di colpo e disse: "Allora potevi dirlo subito."
    "Cosa?"
    "Che sei tu ad aver bisogno di me. Non il contrario."
    Poi prese le sue cose, salì al posto di guida dell'autocisterna e lo lasciò lì da solo, a finire la sua sigaretta.
  17. L'avatar di Maestrale
    Il padre che non c'era

    Acquistò le ultime cose afferrandole al volo, mentre correva per i corridoi svicolando fra le persone come se fossero paletti di uno slalom di sci alpino. Per fortuna conosceva a memoria l'ipermercato, e alle 10.27 era già davanti alla cassa. Ma trovò 6 persone in fila.
    Urca, e adesso cosa faccio. Si guardò intorno. Alle altre casse la fila era più o meno uguale. Ma proprio oggi doveva esserci tutta quella ressa? Dalla vetrina dell'ingresso vide la navetta che aveva già i led accesi, pronta a partire. Le scocciava dover contattare suo padre e farsi mandare un RoboTaxi, ma sembrava proprio che questa volta non ci fosse alternativa.
    Quando, qualche minuto dopo, la fila non si era mossa di un millimetro e vide la navetta scomparire dietro al portellone d'ingresso della colonia commerciale, accettò definitivamente la situazione e pensò al da farsi.
    Appena uscita, estrasse il Teled nella tasca, selezionò il recapito del padre e proiettò la videochiamata su uno degli schermi a muro del parcheggio. Lo schermo rimase blu. Riprovò una seconda volta. E una terza.
    Niente. Papà non si decideva a comparire su quel benedetto schermo. Evidentemente era ad una importante riunione di lavoro, come sempre. Come quando era un'adolescente e lui non si presentò ai campionati femminili di ciclismo. O come quando non potè venire alla sua maturità. O come quando, recentemente, non lo vide alla sua prima mostra in una galleria d'arte di Milano. In quest'ultimo caso non trovò neanche il tempo di telefonarle per complimentarsi. E non perchè fosse impegnato, ma perchè non capiva, o non sapeva, quanto fosse importante per lei. Quello schermo blu era la metafora perfetta del suo senso di solitudine. Il vuoto lasciato dal padre che, nei momenti in cui lei lo avrebbe tanto voluto, non c'era.
    Rimase assorta nei suoi pensieri deprimenti per qualche istante, poi reagì. Decise che non avrebbe aspettato che il padre la richiamasse, e che se la sarebbe cavata da sola anche questa volta. Cercò un posto appartato nel parcheggio degli automezzi, e frugò nella borsa. Non avendo un proprio automezzo, nè tantomeno la patente lunare, quando usciva dalla colonia della capitale su navette, RoboTaxi, Aviotraghetti o altri mezzi pubblici Nera si portava sempre dietro il suo kit di emergenza. Era arrivato il momento di sperimentarlo.
    Trovò entrambe. La tuta aderente a riscaldamento interno, e il tubetto di ossigeno.
    Tenendo entrambi gli oggetti in mano, cercò un posto isolato nel parcheggio.
    Il posto più appartato le sembrò quello tra una grossa autocisterna e un fuoristrada da roccia dura. Si appostò in mezzo ai 2 grossi automezzi e si guardò intorno. Nessuno. Bene. Si chinò e iniziò a spogliarsi.
    Quando si era tolta i pantaloni sentì il rumore di un carrello robotico avvicinarsi. Rimase immobile, abbracciata alle sue gambe nude, sperando che il rumore cambiasse direzione o si interrompesse. Ma non fu così. Il rumore terminò proprio di fianco all'autocisterna, a pochi metri da Nera. Sentì azionare i meccanismi di carico merci. Era il proprietario dell'autocisterna.
    Il solito culo!
    Poi da sotto il telaio vide i suoi piedi, dall'altra parte del veicolo, che si avvicinavano al posto di guida, a passi irregolari. Forse era ubriaco.
    Perfetto, anche violentata da un camionista ubriaco. Non dovrà nemmeno fare la fatica di strapparmi i vestiti.
    L'ubriacone salì, e chiuse la portiera. Nera tirò un sospiro di sollievo, per fortuna non si era accorto di lei. Raccolse le sue cose alla svelta, con l'intenzione di sgattaiolare via prima che l'autocisterna partisse, ma in quel momento la portiera si riaprì. Nera si bloccò di colpo, come se fosse stata colpita da un fulmine paralizzante.
    Oddio, mi ha vista negli specchietti.
    Col cuore che le batteva all'impazzata raccolse la pietra più grossa che trovò nei paraggi. Sentì il camionista accendersi una sigaretta, poi camminare intorno all'autocisterna. Terrorizzata, Nera tese i muscoli del suo braccio, pronta a scagliare quel sasso con tutta la sua forza non appena la testa di quel maniaco sessuale fosse in vista. Poi lui le passò davanti senza degnarla di uno sguardo, e lei vide il suo profilo. A quel punto lo riconobbe. Era il calcialattine di prima.
    "Ehi!" gli disse.

    Il ragazzo si girò di scatto.
    "Cosa fai qui?" gli chiese.
  18. L'avatar di Maestrale
    Nella merda

    Alle casse automatizzate c'era parecchia coda. La vicinanza del Natale si faceva sentire anche qui sulla Luna. Molti braccianti, qualche minatore, ma soprattutto tutti gli impiegati e i funzionari originari dei paesi occidentali usavano lasciare il satellite nel periodo natalizio, per tornare sulla Terra a passare le feste coi propri cari. E alcuni di loro acquistavano qui i loro regali. Per esempio quelli a cui, prima di ripartire, la scorsa estate il figlioletto prediletto ha detto Papà, quando torni mi porti qualcosa dalla Luna?
    Non che le merci poi fossero veramente Made on Moon, intendiamoci. Sulla Luna l'essere umano faceva solo 2 cose da quando l'aveva colonizzata: coltivare cereali ed estrarre elio-3 per le nuove centrali a fusione nucleare. Ma, accidenti, erano cose da cui dipendeva il destino di qualche decina di miliardi di persone.
    Tutte le altre merci venivano fabbricate sulla Terra, piazzate negli store delle colonie lunari, acquistate e riportate indietro a Natale. Ma i bambini in questione erano comunque felici di potersi vantare con i compagni di gioco di possedere un oggetto di un altro mondo, e tanto bastava.
    A Piero piaceva il periodo natalizio. I corridoi di Polenta si svuotavano, restava solo chi, come lui, non aveva nessuno da andare a trovare sulla Terra, oppure non aveva sufficiente disponibilità economica per permettersi il viaggio di andata e ritorno. Era quella ormai la sua famiglia, da quando i genitori morirono nell'eccidio di Centro Firmico, durante la Prima Guerra Lunare, quando lui aveva 11 anni.
    Quando fu il suo turno alle casse robotiche, scese dal carrello automatizzato zoppicando, e iniziò con la sacca nuova, appena comprata nel reparto fai da te, riempita nuovamente di preparati energetici dopo l'incidente avuto con la ragazza dagli occhi neri. Inserì nello stesso buco di ferro anche gli acquisti che erano nel carrello, e quando ebbe finito mise il polpastrello del suo indice sinistro sul lettore. La voce femminile del macchinario lo ringraziò e gli augurò buona giornata, sebbene la notte lunare di novembre fosse già iniziata da più di 100 ore.

    Dopo aver versato il contenuto del carrello nella cisterna, e appoggiata la sacca sopra uno dei sedili passeggero, si sedette al posto di guida e si aprì lo stivale.
    Lungo il lato esterno del suo piede sinistro c'era una bella protuberanza violacea che a brevi intervalli regolari mandava impulsi di dolore al suo cervello. Sapeva che avrebbe dovuto medicarsi al più presto, ma nell'autocisterna non c'era alcun kit del pronto soccorso. Era abbastanza esperto di infortuni perchè nelle piantagioni erano all'ordine del giorno. Le norme della sicurezza sul lavoro erano roba da lavoratori terrestri. Sulla Luna qualche politicante locale ne parlava giusto prima delle elezioni, per poi sparire negli anni successivi, mentre lui e i colleghi andavano a raccattare con barelle di emergenza gente che subiva ferite di ogni tipo: dai semplici malori, fino ai cadaveri recuperati in qualche miniera. Magari una settimana dopo il suo imprevedibile crollo, con calma.
    Esaminò il suo piede. Se era fortunato, si trattava semplicemente di un bell'ematoma. Se invece non lo era, c'era anche qualche microfrattura.
    E a quel punto, realizzò di colpo.
    Sono nella merda

    Passi per il malditesta da vista, per quello aveva preso già preso una nanocapsula prima di partire. E comunque se fosse peggiorato aveva le capsule con sè.
    Ma con quel piede non poteva guidare, non c'erano storie. Se provava a piegare la caviglia sinistra vedeva le stelle. Perciò niente freno. E senza freno, niente possibilità di guida manuale. Affrontare il deserto lunare in queste condizioni era troppo pericoloso: se l'autocisterna avesse incontrato ostacoli che il pilota automatico non era in grado di evitare sarebbe rimasto lì. Magari in una zona poco coperta dalla rete, senza la possibilità di avvertire i soccorsi. Per non parlare della Polizia Lunare di Firmico: se lo avessero beccato alla guida con quella ferita gli avrebbero senz'altro ritirato immediatamente l'autocisterna con tutto il carico.
    Al pensiero di tutto ciò che questo comportava, gli aumentò il maldistesta nelle tempie. Era inutile chiamare i compagni d'alloggio, perchè non possedevano altri mezzi per spostarsi da una colonia all'altra. E lo avrebbero giustamente sfanculato per aver deciso di far provviste a 17 km da casa. Restava una sola possibilità: chiamare un RoboTaxi, e tornare indietro senza provviste. Per poi mandare qui qualcuno del branco (che lo avrebbe comunque sfanculato) a riprendersi tutto.
    Nervoso, aprì lo sportello e uscì zoppicando nel parcheggio dell'iperstore, a fumarsi una sigaretta.

    Sta diventando la spesa più costosa dell'universo. Passeggiava (anzi, zoppicava) nervosamente Tutto per un cazzo di buco in una sacca del cazzo! Immerso nei suoi pensieri, questa volta non fu lui a notarla per primo.

    "Ehi!"
    Si girò di scatto, barcollando per la conseguente fitta di dolore al piede.
    "Cosa fai qui?" gli chiese.
  19. L'avatar di Maestrale
    Matisse

    I piccoli robot delle pulizie accorsero velocemente, come formiche che si avventano su un pezzo di pane.
    "Davvero, scusami... sorry." Armeggiava nella sua tuta da bracciante, alla ricerca dei suoi fazzoletti umidi.
    "Sono italiana anch'io" disse lei, immobile, senza toglierli gli occhi di dosso.
    Piero interruppe brevemente la sua ricerca e la guardò. Poi riprese la sua perquisizione nelle tasche, senza aggiungere altro.
    Mentre lui continuava la sua ricerca febbrile nelle tasche, Nera disse:
    "Che roba è?"
    "Un omogeneizzato di tonno e peperoni."
    "Che schifo."
    "Anche a me non piace, ma Usuf lo adora."
    "Chi è Usuf?"
    "Uno dei miei coinquilini. E' algerino."
    "Usuf non è un nome da algerino."
    Questa volta la guardò senza interrompere la ricerca del fazzoletto.
    "Beh, mi pare che suo padre era turco... o giù di lì. Ecco."
    Le porse il fazzoletto.
    "Grazie." disse, accettandolo.
    Peccato che quei fazzoletti fossero concepiti per permettere ai braccianti di ripulirsi dalla polvere lunare. Che, al massimo dopo un'ora di permanenza sulla tuta dei lavoratori, tornava ad assumere lo stato originale che aveva prima dell'irrigazione artificiale. Cioè tornava secca. L'omogeneizzato invece era umido, quindi l'effetto fu opposto. Il preparato si espanse sulla maglietta come una macchia d'olio. Per fortuna alle sue scarpe, oltre che al resto del pavimento, ci stavano pensando le formiche robot, che erano molto più professionali.
    "Adesso sembro un quadro del Matisse." disse lei, dopo il disastroso tentativo di riportare la maglietta al suo beige originale.
    "Oh, cazzo.... senti..." disse Piero, grattandosi la testa "ho delle tute da lavoro pulite nell'autocisterna. Se mi aspetti qua vado al parcheggio, ne prendo una e te la regalo, ci metto un attimo. E' il minimo che possa fare dopo tutto il casino che ho combinato."
    "Grazie. Ma non posso. Devo prendere l'ultima navetta fra un quarto d'ora, non c'è abbastanza tempo."
    "Dove devi andare?" chiese lui.
    "Perseverantia."
    Piero guardò l'orologio digitale sullo schermo a muro, a pochi metri dallo scaffale
    "Guarda che l'ultima navetta per Perseverantia partirà verso le 10.30. Lo so perchè vado ogni settimana a ritirare le ricevute del mio stipendio, nella colonia del Lago della...."
    Non potè finire la frase, perchè Nera lo interruppe, sbarrando gli occhi mentre leggeva lo stesso display.
    "Ma sono già le 10 e 24! Scusami, devo correre alle uscite."
    "Aspett..." facendo un passo verso di lei, Piero si rese finalmente conto delle condizioni del suo piede. Una fitta lancinante lo sorprese, percorrendo il suo corpo dal piede al cervello in un nanosecondo. Istintivamente si appoggiò alla spalla di lei. Poi quando il dolore si affievolì se ne accorse e, arrossendo un pò, cambiò sostegno e si appoggiò allo scaffale.
    "Se vuoi posso accompagnarti io. Non ho l'autorizzazione ad entrare a Perseverantia, però posso lasciarti ad una delle porte d'ingresso della colonia." le disse.
    Nera ci pensò un istante, poi prese la sua decisione. "Sei gentile, grazie. Ma non ce n'è bisogno, ce la faccio. Ciao."
    Piero guardò l'agile creatura che si allontanava correndo. Lo zaino in spalla e il sacchetto in mano sembravano non costituire alcun limite per quelle falcate, anzi si adattavano perfettamente alla velocità del ritmo imposto dalle gambe. Probabilmente non sarebbe riuscito a starle dietro neanche con i piedi sani.

    To be continued...
  20. L'avatar di Maestrale
    Citazione Originariamente Scritto da v!olet
    romanticismo = zero => mi piace moltissimo

    bravo maestrale !! per non aver saputo fino a ieri come farli incontrare, bisogna dire che il racconto fluisce che è un piacere..

    vediamo come continua ?
    Coming soon
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