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    Predefinito usa fed e qe 60 miliardi mese

    https://it.businessinsider.com/la-fe...a-giugno-2010/

    La Fed parte con il nuovo Qe per tamponare la crisi di liquidità: 60 miliardi al mese almeno fino a giugno 2020
    Mauro Bottarelli 11/10/2019 56:15 PM 2424

    02/11/2017 Washington, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nomina Jerome H. Powell nuovo presidente della Federal Reserve
    Signori, si riparte con il Qe. In fretta, talmente urgente da non poter attendere nemmeno la riunione della Fed del 29-30 ottobre prossimi. Con nota inaspettata, attorno all’ora di pranzo negli Usa, la Banca centrale Usa ha comunicato che dal 15 ottobre prossimo ricomincerà acquisti diretti sul mercato per un ammontare mensile approssimativo di 60 miliardi al mese, “almeno fino al secondo trimestre inoltrato del prossimo anno” al fine di “riportare il bilancio delle riserve su un livello ampio o comunque pari a quello precedente al settembre 2019”. La nota, infatti, si apre dichiarando che la mossa del Comitato monetario (Fomc) è stata presa “alla luce del recente e inaspettato aumento delle liabilities sulle riserve“. Ma non basta, le aste sia repo che term in atto – già prolungate per due volte dal 17 settembre scorso – proseguiranno “fino almeno a tutto il mese di gennaio del prossimo anno”. Di fatto, la resa di Jerome Powell. E non allo stalking via Twitter di Donald Trump ma alla realtà. Una realtà che ora deve cominciare a preoccupare sul serio, vista l’emergenzialità e la magnitudo dell’intervento preannunciato dal nulla e al termine di una riunione del Fomc che appare essere stata convocata dal nulla. Un piano, quello appena annunciato, che va oltre anche a quello paventato il giorno precedente da Goldman Sachs, le cui previsioni – utilizzando un gergo bellico dell’era Bush – si potevano shock and awe, come mostra il grafico:


    Fonte: Goldman Sachs

    presente nell’ultimo report: quattro mesi di acquisti diretti sul mercato a partire da novembre per un controvalore di 60 miliardi al mese. Insomma, 240 miliardi di controvalore che sarebbero in linea con le stime di carenze di riserve che il mercato prezza per la Banca centrale Usa: addirittura, Bank of America nel suo studio parla di 300 miliardi di necessità, “un bazooka di acquisti di assets al fine di riportare le riserve a un livello abbondante”. Jerome Powell è andato oltre. Anzi, è stato costretto ad andare decisamente oltre da un mercato che rischiava realmente di precipitare in uno scenario pre-natalizio da Lehman moment. In realtà partendo da questi presupposti, più di un’antenna si è drizzata quando al termine della quotidiana asta repo del mattino, la Fed di New York ha comunicato che le richieste di liquidità da parte di soggetti finanziari erano state pari a 61,55 miliardi di dollari, un +35% in un giorno rispetto ai 45,5 miliardi del 10 ottobre, come mostra il grafico




    Fonte: Zerohedge/The New York Fed


    Il tutto, mentre l’asta term a 6 giorni ha invece mostrato segni di stabilizzazione, con le richieste ferme a 21,15 miliardi, metà circa delle richieste dell’altra iniezione di liquidità a mediio termine (in quel caso, a 14 giorni) del 10 ottobre. Insomma, qualcuno pare aver avuto bisogno di cash per superare il weekend. Ovviamente, il fatto che la Fed stia per ripartire con gli acquisti strutturali e nel frattempo garantisca liquidità al mercato quotidianamente fino al 4 novembre con aste temporanee permette agli investitori di trattare l’argomento in maniera meno drammatica, aprendo anche scenari ipotetici. Del tipo, chi è il grande malato, preso atto che l’intero sistema patisca la scarsezza di riserve della Federal Reserve, sintomo di una fragilità sistemica che è figlia tanto dell’esposizione alla leva, quanto di un vero e proprio terrore sul rischio di controparte? A dare qualche indizio in più ci aveva pensato nel frattempo l’edizione del Financial Times, nella quale compariva un articolo decisamente interessante: la Fed sarebbe intenzionata a esentare le banche straniere operanti negli Usa attraverso loro filiali dalla regolamentazione più stringente proprio sui requisiti di liquidità. E il quotidiano della City non basava la propria ricostruzione su sentito dire provenienti dalle sale trading ma da qualcuno così addentro alla faccenda da tirare in ballo direttamente Randal Quarles, vice-presidente del Comitato per la regolamentazione bancaria della Federal Reserve, come ispiratore della mossa. In parole povere, ogni nuovo tipo di richiesta regolatoria nei confronti di banche straniere dovrà essere concordato con le istituzioni del Paese di origine, al fine di evitare vulnus legislativi e potenziali conflitti territoriali o di competenza. Il più classico e burocratici degli alibi in punta di cavillo, a detta di molti. E chi beneficerebbe maggiormente da questa sorta di esenzione dai requisiti legati alla liquidità? Questa tabella:


    Fonte: Financial Times


    parla decisamente chiaro al riguardo e getta una luce decisamente poco tranquillizzante sull’accelerazione della Fed nel suo cambio di policy monetaria e sull’asta repo del mattino, con la sua richiesta di liquidità per il fine settimana eccezionalmente e inaspettatamente alta. Ovvero, la Federal Reserve, onde evitare anche solo la percezione di una nuova Lehman Brothers che possa emergere dall’operatività di Deutsche Bank negli Usa attraverso il suo spregiudicato desk di investimento, sta di fatto salvando il gigante tedesco dai piedi d’argilla? Ipotesi ovviamente estrema, la quale però fa il paio con alcuni dati di fatto. Primo, non più tardi di pochi giorni fa, Deutsche Bank ha ammesso che la metà dei tagli occupazionali annunciati (circa 9mila persone) andranno a colpire la casa madre in Germania, sintomo che la situazione è divenuta tale da far riporre ogni residuo scrupolo di natura politica riguardo la natura e l’entità della crisi in atto. Della serie, la canna del gas non è poi così lontana. Secondo, al netto dell’accordo transattivo raggiunto nel dicembre 2016 con il Dipartimento della Giustizia Usa per chiudere, dietro pagamento di 7,2 miliardi di dollari, il contenzioso sulla vendita di titoli tossici prima del 2008, pare che Deutsche Bank non abbia ancora saldato del tutto quella multa. E nemmeno altre accumulate nel tempo per la sua attività di investment banking negli Stati Uniti, il cui ammontare totale sarebbe quantificato attorno ai 20 miliardi di dollari complessivi. Terzo, Deutsche Bank – in questo caso involontariamente e suo malgrado – si ritrova in pieno al centro della nuova disputa politica interna sul futuro del presidente Trump, visto che come riportato dal New York Times, l’istituto tedesco ha reso noto di fronte a una Corte federale di non essere in possesso della documentazione bancaria e fiscale richiesta dai Comitati parlamentari della House of Representatives lo scorso anno e contro la cui consegna l’inquilino della Casa Bianca aveva diffidato per vie legali proprio Deutsche Bank.

    Insomma, un intreccio pericoloso e che potrebbe mettere il colosso creditizio teutonico in posizione decisamente sgradevole, fra le proverbiali incudine e martello, stante la propria situazione negli Usa e il momento estremamente delicato legato alla ristrutturazione e all’operatività della bad bank. Tre indizi fanno una prova? Non sempre. Certo, in molti – a mezza bocca e sottovoce – ammettono che le coincidenze cominciano a essere molte, forse troppe, ultime delle quali l’esito dell’asta repo di fine settimane e il timing dell’uscita della Fed sulle riserve degli istituti esteri. I quali, però, contemplano anche alcune banche giapponesi. Le quali potrebbero avere, a loro volta, qualche rogna legata all’esposizione a due soggetti strettamente connessi fra loro e tutt’altro che in salute, Softbank e WeWork. E sempre il Financial Times, infatti, faceva notare come i creditori dell’azienda di co-working stiano cominciando a preoccuparsi seriamente, poiché al netto dell’annullamento dell’Ipo, ora le necessità di reperimento di un nuovo canale di finanziamento (miliardario) si fanno stringenti. Tanto da balenare l’ipotesi di una ristrutturazione del debito a breve termine, in caso di mancanza di nuovo inflow di capitale: questione di settimane, non di mesi. Tanto che il quotidiano della City si spinge a parlare potenzialmente di imminent bailout. Ovvero, salvataggio imminente. Da parte della Fed, tramite una partita di giro che ha come posta finale e condivisa la sopravvivenza dell’intero sistema finanziario?
    ciao ciao

  2. #2
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    Predefinito Re: usa fed e qe 60 miliardi mese

    Zerohedge ha la stessa credibilita di Sputnik Italia......

  3. #3
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    Predefinito Re: usa fed e qe 60 miliardi mese

    Citazione Originariamente Scritto da paulhowe Visualizza Messaggio
    Zerohedge ha la stessa credibilita di Sputnik Italia......
    https://www.bloomberg.com/news/artic...th-from-oct-15
    ciao ciao

 

 

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