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Discussione: immortalità degli dei

  1. #31
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    Tra gli dei...(Musei Capitolini in Roma)








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  2. #32
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    Altare dei 12 Dei
    Gabii, Italy
    I secolo d.C.
    Altare dei dodici dei, uso sconosciuto: forse l'orlo di un pozzo o di un altare zodiacale. L'oggetto rappresenta i dodici dei del pantheon romano, ciascuno identificato da un attributo: Venere e Marte legati da Cupido, Giove e un fulmine, Minerva che indossa un elmo, Apollo, Giunone e il suo scettro, Nettuno e il suo tridente, Vulcano e il suo scettro, Mercurio e il suo caduceo, Vesta, Diana e la sua faretra e Cerere…..









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  3. #33
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    All’alba dei tempi, l’uomo pregava con le braccia aperte, e le mani levate al cielo: come un fiore che non desidera altro che ricevere in sè la benedizione del Sole







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  4. #34
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    Predefinito Re: immortalità degli dei








    ·

    Questa è NGC 5746, una galassia situata a 95 milioni di anni luce dalla Terra. Credits: NASA, Chandra Space Telescope.
    Penso agli dei uranici che invocavano le antiche genti

  5. #35
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    LE OSSA ORACOLARI..Cina
    Le ossa oracolari sono state scoperte, per puro caso, solo recentemente, nella città di Ngan Yang. Le scoprì un filologo nel 1899, in epoca coloniale, durante la rivolta dei Boxer in Cina (la rivolta dei Boxer fu una famosa rivolta popolare). A causa dei tumulti di quel periodo molti reperti furono dispersi. Le ossa oracolari rappresentano la più importante prova scritta e concreta della dinastia Shang e per il valore scientifico questo ritrovamento è equipollente se non superiore alla scoperta dei rotoli del Mar Morto. Si tratta di ossa di animali (in particolare scapole di bue, cervo e maiale, infatti questa pratica è detta anche scapulomanzia) o gusci di tartaruga (la parte inferiore del guscio, quella piatta) su cui venivano incisi dei segni. Qualcuno ha congetturato che questi segni rappresentassero dei numeri ma è molto più probabile che si tratti di lettere, frasi, in quanto tramite questa tecnica si volevano fare delle richieste agli antenati perciò l’ipotesi dei numeri sembra piuttosto inverosimile. Le ossa oracolari, infatti, avevano uno scopo divinatorio e nel periodo Shang la divinazione e lo sciamanesimo erano molto praticati.
    Le ossa e le corazze di tartaruga venivano levigate ed ammorbidite con una speciale sostanza. Poi su un lato di esse venivate create delle cavità in file regolari, in modo da poter provocare una reazione dall’altra parte tramite fonti di calore. Le cavità erano le domande, le reazioni tramite il calore erano le risposte. Una divinazione simile è tuttora praticata in Africa quando si gettano ossa nella sabbia, e in Mongolia quando si gettano bastoncini nella polvere. Il criterio è il medesimo.
    Non è molto chiaro in che modo veniva letto il responso, forse si guardava l’ampiezza degli angoli formati all’incrocio delle due incrinature principali. Era lo sciamano che interpretava il responso, in sua assenza questo compito veniva svolto dal re in quanto un re in Cina DOVEVA avere dei poteri magici, ad esempio doveva poter guarire.
    Nel periodo Shang la scapulomanzia raggiunse livelli molto complessi e nell’ultimo periodo si prese l’abitudine di registrare sulle ossa anche i dati relativi alla divinazione, quindi sull’osso si scriveva altresì:
    - una prefazione: giorno e luogo in cui avvenne la divinazione
    - il tema della divinazione
    - il responso
    - la verifica, cioè se a distanza di tempo quel responso si è rivelato esatto o no. La verifica non c’era sempre
    Le ossa oracolari sono di estrema importanza, furono una scoperta colossale perché segnano il passaggio dalla preistoria alla storia e hanno dimostrato che la storia cinese è più antica di quanto si credeva: oggi gli studiosi sostengono che la Cina abbia una storia di settemila anni. E’ estremamente complicato decifrare i segni sulle ossa ma quel poco che si riesce a decifrare è comunque importante a livello storico ed archeologico, ad esempio si sono scoperti i nomi degli imperatori e della loro famiglia. Gli esperti sono riusciti a decifrare solo un quinto di questo immenso patrimonio. Se si riuscissero a decifrare tutte le ossa la cultura riceverebbe un contributo immenso.






    Valeria Pierleoni

  6. #36
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    Domenica.
    Settimo giorno per gli antichi romani dedicato al Sole. Con il cristianesimo diventa il primo, Dominica dies, cioè giorno del Signore. Resta invece nelle lingue anglosassoni il termine Sunday, cioè giorno del Sole, come da tradizione romana.

    Immutati i giorni che prendono il nome dagli dei




  7. #37
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    E CON L'AVVENTO DELL'ULTIMA DINASTIA FARAONICA DEI TOLOMEI OSIRIDE DIVENNE SERAPIDE: SER-APIS
    Busto in terracotta raffigurante il dio Serapide, di epoca ellenistico-romana, conservato presso il Staatliches Museum Ägyptischer Kunst di Monaco di Baviera. Il culto di Serapide introdotto dai Tolomei (300- 30 a.C.) nacque dalla fusione del dio Osiride con il toro sacro Apis. La divinità assunse gli attributi tipici degli dei ellenici, in particolare la barba e i lunghi capelli che...
    Altro...



  8. #38
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    Predefinito Re: immortalità degli dei

    Edicola funeraria policromia con simboli religiosi riferiti alla dea Tanit
    Lilibeo (Sicilia)
    I sec a.C.
    Museo Archeologico Regionale "Antonino Salinas" - Palermo







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  9. #39
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    Predefinito Re: immortalità degli dei


    Il "Festino degli Dei" è uno dei capolavori della pittura rinascimentale, noto anche per le sua storia, che ha visto almeno tre pittori partecipare alla sua realizzazione, e per i suoi molteplici contenuti iconografici.
    Il "Festino degli Dei", faceva parte di uno dei gioielli del rinascimento italiano: lo studio privato di Alfonso d'Este, duca di Ferrara. Il duca commissionò ai più importanti artisti veneziani dell'epoca, Giovanni Bellini, prima, e poi al suo allievo Tiziano, rappresentazioni di baccanali con temi mitologici da esporre in quella che poi venne ribattezzata la 'camera dell'alabastro'.
    Giovanni Bellini concepì il quadro come un allineamento di figure dignitose come un fregio in primo piano. Dopo la morte del Bellini nel 1516, secondo alcuni storici, gran parte dello sfondo fu cambiato da un altro pittore, Dosso Dossi, un artista della corte di Ferrara. Il paesaggio originale del Bellini, visibile oggi solo nel lato destro, era formato da una cortina di alberi.
    Probabilmente nel 1529, dopo che aveva già eseguito tre dei suoi dipinti per la camera dell'alabastro, Tiziano mise mano di nuovo al Festino, aggiungendo la montagna sullo sfondo con l'intento di armonizzare il panorama ridipinto con gli altri suoi lavori presenti nella "camera dell'alabastro".
    L'evoluzione del disegno rivela infatti cambiamenti considerevoli fra l'arte serena di Bellini, che apparteneva al quindicesimo secolo, e lo stile più vigoroso che Tiziano stava sviluppando nel sedicesimo secolo.
    Altri ritengono invece che a completare il lavoro di Bellini e Tiziano sia stato il tedesco Albrecht Durer.
    Diverse sono anche le ipotesi iconografiche e simboliche.
    Gli dei sono riuniti in olimpico convito, un lungo banchetto durato tutta la notte: adesso, verso l'alba, mentre alcuni sono colti dal sonno, sfiancati dal vino e dalle libagioni,
    Nell'ordine, da sinistra, vediamo un satiro con una brocca sul capo (1), Sileno con il proprio asino (2), Bacco fanciullo (3), Silvano (o Fauno) (4), Mercurio (5), un satiro con un catino (6), Giove (7), una ninfa con un catino (8), Gea (o Cibele) (9), un satiro (o Pan) (10), Nettuno (11), due ninfe (12), Cerere (o una ninfa) (13), Apollo (14), Priapo (15) che solleva la veste di Loti (o Vesta) (16).
    Altre componenti del dipinto sono il fagiano , seminascosto nell'ombra del fogliame e il tino rovesciato nel quale sono riassunte nominalisticamente le identità degli autori: Vasari riporta il contenuto del cartiglio che vi è applicato (con la firma di Giovanni Bellini e la data): "Scrisse Giambellino nel tino queste parole: "IOANNES BELLINUS VENETUS P. 1514".
    La chiave interpretativa offerta dal testo vasariano va dunque ricercata nella particolarità della parola "tino", non a caso ripetuta due volte in poche righe, che racchiude il nome di Tiziano, facendo ricorso ad un'abbreviazione, di estrazione paleografica o epigrafica (TI[ZIA]NO), tutto sommato non particolarmente ermetica....

  10. #40
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    Predefinito Re: immortalità degli dei








    A Selinunte è stata ritrovata la più antica raffigurazione (in foto) di tutto il mondo greco di Ecate.
    Cosa rappresenta questa divinità?
    In ambito ermetico, si suol dire che l'essere umano vive nella dimensione della Luna.
    Questo perché il satellite della Terra influenza le nostre vite in forma sia fisica sia metafisica.
    Gli antichi legarono numerose figure divine alla Luna:
    - Ecate per rappresentare la Luna nera ed avente tre volti a significare le tre forme di manifestazione del satellite: buio (novilunio), mezzo illuminato (primo e ultimo quarto), luminoso (plenilunio);
    - Diana, dea vergine simbolo del crescendo lunare e delle giovani donne;
    - Giunone, la Luna che si accresce con la luce del suo sposo divino;
    e molte altre.

 

 
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