Kaimòs
Di
, 06-03-12 alle 18:47 (1183 Visite)
Giunge per tutti il momento del kaimòs.
Kaimòs è una parola greca che traduciamo con “desiderio doloroso”, “struggimento”, cioè quel momento in cui si ripercorrono le cose del passato, tristi o liete, e si prova un sentimento di malinconia stringente che ripensa con sottile e amaro desiderio a qualcosa che non tornerà più. Eventi, amori, persone…la giovinezza con le sue lusinghe, le seduzioni e i sogni speranzosi di un tempo trascorso. Kaimòs è amarezza e dolcezza insieme, è acuto sentimento d’impermanenza, di caducità, è rimpianto sottile e brama soffocata di quanto avemmo e ci rallegrò, consolò, illuse, fece assaporare il gusto profondo dell’esistere e del provare emozioni coinvolgenti le quali segnarono, in bene e in male, la nostra vita.
L’animo greco, pessimista e pieno del senso tragico dell’esistenza, che vede un po’ in senso buddhista quale dramma e dolore, celebra spesso il kaimòs nella sua musica e lo annega quasi sempre nell’alcool e nel rebetiko, un ballo introverso e solitario per soli uomini. Il danzatore scende in pista declinando il suo personale kaimòs e le figure della danza mimano i movimenti dell’ubriaco: ubriaco del dolore della vita, di un personale dispiacere, di un “qualcosa” dentro che non si spiega ma preme per uscire ed essere espresso. E spesso viene versato del vino in terra, quale tributo “per i morti”, si dice…
Questa canzone del celebre Theodorakis è un perfetto esempio di rebetiko nel quale si rimpiangono le cose belle perdute…amore, abbracci, la giovinezza, luoghi amati..
Drapetsona è un sobborgo di Atene…questo rebetiko è cantato con grande pathos dal vecchio Yorgos Margaritis..
E il forte senso del destino, della “moira” che incombe e sovrasta accompagna sempre il kaimòs, la cui “cura” è sempre contenuta nella bottiglia. Perché lo spirito della bevanda inebriante è il nepente che solleva, stempera l’amarezza, porta l’oblio e fa sopportare la vita con il suo carico di ferite: dolci e aspre.
…Finchè non giunge o Charos, il traghettatore che condurrà verso l’Ade dopo la morte, e che dev’essere pagato per il suo servizio. E’ per questo che nella bara sulle palpebre del morto si pongono due monete per il passaggio alle oscurità dell’oltretomba.
In attesa della prossima discesa nell’esistenza.