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L'Isola del Tesoro

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Chi non ha mai fantasticato di trovare fortuitamente un vecchio forziere metallico, colmo di monete antiche?
Magari con qualche gioiello istoriato da misteriose iscrizioni?
E, perché no, pure una mappa di un'isola remota e sconosciuta?
Oggi, modestamente, questa fortunata coincidenza di meravigliosi avvenimenti è toccata a me e non posso fare a meno di condividerla con altri eventuali aspiranti pirati.

Avviene dunque che, in fondo a un vecchio cassetto, trovo questa apparentemente innocente scatola di latta:


Scuotendola, ravviso immediatamente che contiene qualcosa di metallico, sebbene il suono paia smorzato da qualche imballaggio.
Mi tappo il naso: il look della scatola è tipico degli anni '50 del secolo scorso e se mai dovesse contenere pastiglie di sessant'anni fa è meglio evitare lo shock odorifero.
L'apro delicatamente...


Un piccolo panno grigio nasconde gli oggetti metallici che avevo ascoltato scuotendo la scatoletta.


Ecco il Tesoro, antiche monete svizzere da 5 rappen (ce n'è una del 1908, quindi è antica come tutte le cose che hanno più di cento anni) e uno strano gioiello di foggia barbarica:


Un vero pirata, ma anche un apprendista pirata di primo pelo, non faticherà a cogliere, tra le incisioni apparentemente casuali del gioiello, alcune iscrizioni in arcani caratteri.
Probabilmente sono le classiche indicazioni per trovare un ancor più prestigioso tesoro; o ancora, il tortuoso labirinto senza fine che costituisce il decoro del gioiello è un filo di Arianna per districarsi nei sotterranei di un diroccato castello; o la chiave per far ruotare su se stessa la grossa pietra che nasconde il tesoro.
Ahimé, anche riuscendo a decifrare il segreto del gioiello, occorrerebbe pur sempre una mappa (non c'è Tesoro senza Mappa) che indichi la posizione dell'Isola (non c'è Tesoro senza Isola).
Apparentemente, però, la scatoletta non contiene altro: il pirata che è in me sta per iniziare la classica giaculatoria di bestemmie salgariane, "Tonnerre", "Carrai!", "Tuoni d'Amburgo", fino alla terribile "Saccaroa!" che Sandokan emetteva sempre con voce sorda, forse perché non osava egli stesso ascoltarla.
Ma è il mio giorno fortunato e con un colpo di genio degno di Auguste Dupin, ecco saltar fuori la Mappa, abilmente occultata col lasciarla in bella evidenza, proprio come la "Lettera Rubata" di Edgar Allan Poe.


Sul retro di quel che pareva un innocente pannicello grigio ecco spuntare ciò che all'occhio comune potrebbero parer semplici macchie di ruggine: ma all'acuto e addestrato occhio del pirata, rotto alle lunghe veglie dall'alto della coffa dell'albero maestro, balza immediatamente il profilo dell'arcipelago dei mari del Sud che accoglie l'Isola del Tesoro.
Vi chiederete ora perché un temibile ed esperto pirata come me possa essere caduto nell'ingenuità di pubblicare la preziosa mappa facendo sì che chiunque, fra il miliardo di internauti che può leggere questo post, possa correre prima di me all'Isola.
Il fatto è che ormai sono vecchio e stanco, e soprattutto pigro; e al momento sono troppo impegnato a scoprire cosa cazzo vuol dire "Saccaroa" per perdermi dietro a un'Isola del Tesoro.
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Commenti

  1. L'avatar di sugarbabe
  2. L'avatar di Maria Vittoria
    bando alla pigrizia: quando salpiamo, forti della Mappa ?
  3. L'avatar di trash
    "Queequeg era un nativo di Rokovoko, un'isola molto lontana verso sud-ovest. Non la troverete segnata in nessuna mappa: i luoghi veri non lo sono mai."
    (Hermann Melville, "Moby Dick o la Balena")



    L'unica Isola del Tesoro verso cui salperei è l'isola che non c'è: non quella tanto inflazionata di Peter Pan, ma l'isola che non c'è di Queequeg, il Maori tatuato di Melville:l'isola di Rokovoko.
    Di Rokovoko (o Kokovoko in altre edizioni del Moby Dick) effettivamente pare non ci sia nessuna notizia - che non sia riferita alla citazione melvilliana - nemmeno su Google.
    A ulteriore riprova, ecco un'altra verifica: nella mucchia delle mie vecchie carte non poteva mancare una mappa ottocentesca dell'Oceania; eccone qua un estratto:




    La datazione della mappa è piuttosto incerta: l'Australia si chiama ancora "Nuova Olanda" (fino al 1849 era la denominazione ufficiale dell'Australia) , la Tasmania si chiama terra di Diemen e la Nuova Zelanda si chiama Tasmania.
    La longitudine è calcolata sul meridiano di Parigi, forse un ultimo residuo della cartografia napoleonica prima dell'avvento del meridiano di Greenwich.
    Un dettaglio sulla zona di origine di Queequeg tuttavia non rivela alcun Rokovoko né Kokovoko: a riprova dell'affermazione proto-borgesiana di Melville, quella che fa di Rokovoko la mia isola preferita, "Non la troverete segnata in nessuna mappa: i luoghi veri non lo sono mai".




    Dell'unica mappa che avrebbe potuto raffigurare anche Rokovoko esistono forse solo lacere rovine nei deserti del Sud-Ovest, come scrive Suàrez Miranda nel suo "Viaggi di uomini prudenti":


    In quell'Impero, l'Arte della Cartografia raggiunse tale Perfezione che la mappa d'una sola Provincia occupava tutta una Città, e la mappa dell'impero, tutta una Provincia. Col tempo, codeste Mappe Smisurate non soddisfecero e i Collegi dei Cartografi eressero una Mappa dell'Impero, che uguagliava in grandezza I'Impero e coincideva puntualmente con esso. Meno Dedite allo Studio della Cartografia, le Generazioni Successive compresero che quella vasta Mappa era Inutile e non senza Empietà la abbandonarono alle Inclemenze del Sole e degl'Inverni. Nei deserti dell'Ovest rimangono lacere Rovine della Mappa, abitate da Animali e Mendichi; in tutto il Paese non è altra reliquia delle Discipline Geografiche.

    (Suàrez Miranda: Viaggi di uomini prudenti, libro quarto, cap. XLV, Lérida, 1658.)



    A proposito di Suàrez Miranda, mi sa che forse non esiste nemmeno lui ed è una invenzione di Borges, visto che su Google esiste solo nella citazione di Borges...
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