Le 2 facce della Luna
Di
, 08-02-14 alle 01:51 (712 Visite)
Prologo: Lei
Si piazzò davanti alle porte della navetta, in piedi, almeno 5 minuti prima dell'arrivo a destinazione, in modo da essere la prima ad uscire. Non che ce ne fosse bisogno, la navetta era quasi vuota a quell'ora. Ma, come spesso le capitava, si era ridotta a far la spesa di corsa all'ultimo momento. Nera era fatta così: se una cosa non le piaceva recalcitrava fino all'ultimo momento utile, quasi come se continuando a rimandare le incombenze, esse sparissero da sole, oppure venissero svolte da qualcun altro, chissà da chi. Per poi sbrigare le commissioni di fretta e con una buona dose di ansia. Era un retaggio adolescenziale e lo sapeva, ogni volta si riproponeva di cambiare, ma alla fine si ritrovava punto a capo. Non che non ci tenesse, o che vivesse serenamente la sua pigrizia. Anche perchè quando era più magnanima con sè stessa ci pensava suo padre a risvegliare il suo senso critico (e le critiche di papà erano praticamente quotidiane, puntuali come una sveglia a microchip). Ma non c'era niente da fare, era più forte di lei, rimandava il più possibile.
Quando le porte si aprirono, si precipitò verso l'Ipermercato, riuscendo a correre quasi come se fosse sulla Terra. Ormai erano anni che veniva a trovare suo padre ogni 6 mesi, e non aveva più bisogno degli esercizi col fisioterapista che fanno tutti i nuovi arrivati non appena sbarcano a Perseverantia. I novelli qui li riconosci subito, d'altra parte lo era stata anche lei. Si muovono goffamente come se dovessero imparare a camminare per la prima volta. Qualche volta le era capitato di assistere a scene piuttosto divertenti, tipo quella di incontrare qualche autorevole militare sulla cinquantina che gattona come un neonato nei corridoi della base, terrorizzato dalla paura di decollare all'improvviso e infrangersi sul tetto in titanio. Il suo corpo piccolo e snello invece aveva interiorizzato piuttosto velocemente la differenza di gravità fra la Terra e la Luna, e nel giro di poche settimane dal suo primo sbarco Nera era già in grado di muoversi disinvolta come se fosse sempre stata qui.
Corse così veloce verso l'ingresso dell'iperstore che il lettore antiterrorismo non fece in tempo a registrarla, motivo per il quale prese una leggera scossa alla caviglia sinistra.
"Ma vaffan..." imprecò, con una smorfia sul volto.
Non perse tempo a finire di sillabare il concetto, e si ridiresse subito di fronte al lettore, appoggiando la mano con una certa veemenza, e fissando il macchinario il cagnesco. Il lettore, evidentemente intimidito dall'aggressività della fanciulla, questa volta ci impiegò solo un secondo a riconoscere il polpastrello del suo indice sinistro e ad accendere la luce verde, permettendole di entrare nell'iperstore.
Lui
Entrò in casa alle 6 in punto, stanco morto come al solito. Anche oggi avrebbe voluto farsi un paio di mani a The hide guy con gli altri braccianti alla fine del turno, ma non poteva. Era giorno di provviste per il branco (così amava chiamare, in spirito cameratesco, gli altri 4 ragazzi che abitavano con lui nell'alloggio Q56 della stazione Polenta, in pieno Firmico) e toccava a lui.
Era stato un turno massacrante. Erano i giorni del censimento sementiero alle piantagioni, e per lui era di gran lunga più stancante star tutto il giorno davanti ai monitor a inserire dati, piuttosto che andar nelle serre a bordo dei trattori robotici. Come al solito anche quel giorno aveva malditesta, e il dottore proprio ieri gli aveva detto che probabilmente la causa era la sua vista. Peccato che il prossimo turno dell'oculista su Polenta è fra una settimana, gli aveva risposto lui. Non che al dottore interessasse un granchè, sia ben chiaro. Lui abitava senz'altro dalle parti del Lago di Perseveranza, o giù di lì. Zona di ricchi, quella. Gente che ha tutti gli oculisti e gli ottici che vuole, a qualsiasi ora del giorno.
Era già nudo di fronte al vano doccia, quando si accorse che era già occupato. Fece un rapido ragionamento per capire chi c'era dentro. I 2 algerini sicuramente in quel momento non c'erano, perchè era il periodo di ramadam e quindi o lavoravano o passavano il tempo a pregare rivolti alla Mecca. E quando dico rivolti alla Mecca, intendo proprio che la guardavano in faccia, in mondovisione. Sì signori, perchè dalla sala del Cupolone di Polenta si vede sempre distintamente il nostro amato pianeta natale, e si riesce persino a scorgere la penisola arabica con un buon cannocchiale. Quindi difficilmente era uno di loro 2.
Anche Ivo non poteva essere, 10 ore fa prima di uscire lo aveva sentito che dormiva pesantemente. La russata del portoghese è inconfondibile, è l'unica che si sente in tutte le stanze dell'alloggio. Quindi faceva il turno successivo, e ora senz'altro sta lavorando.
Rimane Giuseppe.
Si mise a bussare vigorosamente sulla porta di ferro.
"Giuseppeee!"
Niente per 5 secondi circa. Poi l'acqua si spense.
"Chi è.... Piero?""
"Devo andare a fare la spesa."
Pausa di un altro paio di secondi.
"Ma che ore sono?"
"Le sei e venti."
"Aspetta, esco subito."
Clang! La porta si aprì.
"Che cazzo fai tutto nudo?"
"Anche tu fai la doccia nudo"
"Sì, ma quando sono entrato in doccia io non c'era nessuno. E nonostante questo come vedi ho addosso l'asciugamano, che mi son portato dentro prima di entrare."
"Tranquillo, oggi non ti violento."
"Sei proprio un milanese ricchione."
"E tu sei un terrone. E poi non sono milanese, te l'ho già detto. I miei erano di Tortona."
"Sempre quella parlata del cazzo hai." disse Giuseppe, sorridendo.
"Spostati, vah."
Clang! la porta si richiuse, e Piero accese l'acqua.
"Non capisco proprio perchè quando tocca a te devi andare a far provviste in un posto in culo al mondo... anzi in culo alla Luna."
"Che t'importa?"
"M'importa perchè quell'iperstore è al confine con un quartiere ricco, e quindi i prezzi sono quasi il doppio."
"Ti ho già detto che la differenza la metto tutta io."
"Contento tu. Se ti piace buttar via i soldi."
L'acqua si spense di nuovo. Clang! Piero uscì.
"Minchia, questo lo chiami fare la doccia? Un minuto e mezzo c'hai impiegato!"
"Volevo solo darmi una rinfrescata. Devo viaggiare da solo, non devo broccolare in discoteca. Ahmed ha fatto il pieno all'autocisterna? E ha controllato le gomme?"
"Echemminchia ne so io. Chiamalo." disse Giuseppe, ormai vestito, uscendo dal bagno.
Era inutile chiamarlo, e lo sapevano entrambi. In quel momento probabilmente era sdraiato sul suo tappetino al Cupolone, a pronunciare quella specie di rosario incomprensibile. Quindi non avrebbe mai risposto. Ma come Piero immaginava, Ahmed aveva fatto quanto aveva promesso, come sempre. Quel ragazzo sembrava più uno svizzero che un algerino, sia per l'aspetto che per la precisione.
Piero salì sull'autocisterna, la accese e impostò il pilota automatico. Dopodichè inclinò il sedile e si apprestò finalmente a riposare, sperando di non essere svegliato dall'allarme del navigatore. Fortunatamente per Piero, l'autocisterna nel suo cammino verso l'iperstore non incontrò nessuna buca, sasso o qualsivoglia ostacolo che necessitasse la guida manuale per evitarlo. Così potè dormire per ben 3 ore, al termine delle quali l'autocisterna arrivò a destinazione con ampio anticipo rispetto all'orario che si era dato.
Loro
To be continued....