Omosessualità tra i Celti
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, 16-01-22 alle 15:16 (377 Visite)
E ovvio che per quanto concerne tale pratica ci si affidi solo unicamente ad autori classici, che confermano che i Celti praticassero l'amore libero e senza dogmi o morali:
"Il saggista Didier Godard ci dice che «la civiltà celtica è caratterizzata da una libertà sessuale che comprende in sé anche le relazioni d'amore tra persone dello stesso sesso. In concetto di peccato in senso morale non esiste all'interno della loro cultura religiosa e le modalità di esistenza sono molto più libere in un sistema in cui è prevalente una società di tipo matriarcale».
La nudità maschile in ambito militaresco è del tutto naturale e spesso proprio durante le esercitazioni tra soldati nascevano e si mantenevano relazioni romantico-sentimentali tra uomini; questo almeno stando a testimonianze di autori greci quali Aristotele e Diodoro Siculo. I Celti amano passare di volta in volta su tre tipi di letti differenti (quelli di donne, uomini e ragazzi) ed il loro gusto per queste pratiche li porta a volte a trascurare le legittime mogli anche se molto belle[59][60].
Amano ed offrono facilmente i propri favori ad altri uomini e si sentono sinceramente offesi da un eventuale rifiuto, il che suggerisce che ignorano lo stigma associato in altre società all'omosessualità passiva"
Quindi non erano per niente dei regressisti di merda, come in uso in società regredite e non europee, come quella romana, dove per esempio la pratica dell' omosessuale passivo veniva condannata se fatta da un romano, e spettava solo unicamente agli schiavi..
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Con l'arrivo degli antichi greci in quella che è attualmente la Francia iniziò un'opera di contaminazione con i popoli dei Celti, le cui notizie vengono trasmesse principalmente dalla penna del geografo e storico Posidonio, che scrisse nella prima metà del I secolo a.C. Posidonio si trovò a viaggiare molto lungo le terre del Mare Mediterraneo, visitando anche le polis greche dell'epoca coloniale come Masalia (l'odierna Marsiglia) fondata dai Focesi. Masalia aveva tra i suoi vicini del sud della Gallia alcune popolazioni celtiche e Posidonio può essere considerato un testimone accurato[2] di quell'epoca.
La sua descrizione dell'erotismo diffuso presente tra gli uomini celtici non è stata conservata nella sua forma originale; viene tuttavia inclusa nelle compilazioni di Diodoro Siculo, così come nell'opera retorica dello scrittore egizio dell'epoca della dinastia tolemaica Ateneo di Naucrati (circa 190 d.C.) e risalente con molta probabilità a Posidonio. Nella metà del I secolo d.C. Diodoro dice quanto segue riguardo alla vita sessuale dei Celti della Gallia:Anche se posseggono molte belle donne, non si occupano molto di loro... Gli uomini sono molto più appassionati nei confronti di persone del loro proprio sesso; si accovacciano sopra le pelli e si divertono com l'amante in tutti i modi. La cosa più straordinaria è che non provano alcun pudore o dignità. Si offrono ad altri uomini senza il minimo scrupolo. Inoltre, questo comportamento non è considerato vergognoso o disprezzato, al contrario, se uno di loro respinge chi si è offerto, quest'ultimo si offende[3].Diodoro riferisce riguardo ai Celti come questi avevano, nella loro comprensione della sessualità tra uomini, deviato dalla "norma" romana e greca: tali informazioni implicano che, contrariamente a quanto accadeva per l'omosessualità nell'Antica Roma e nell'istituzione della pederastia greca, loro consideravano trascurabile il fatto che gli uomini liberi potessero assumere un ruolo passivo nell'atto sessuale. I Celti sembra accettassero il fatto senza problemi, il che implica che la società dei guerrieri celti accettava le relazioni omosessuali tra uomini adulti liberi[4].
Forse Diodoro ha introdotto il tema della "sessualità sfrenata" dei Celti nelle loro relazioni omoerotiche per sottolineare il loro presunto carattere selvaggio rispetto ai Greci civilizzati e quindi distinguere dai costumi greco-romani da un lato e il mondo dei barbari Celti dall'altro[4]. La relazione di Diodoro viene confermata alla fine del II secolo da Ateneo, il quale afferma che gli uomini celti, anche se tra la sua gente vi sono molte belle donne, preferiscono per i loro giochi erotici i giovani ed è comune vederli dormire tra di loro. Inoltre, aggiunge, essi avevano anche adottato l'usanza dei Greci[5].
Soprattutto il supposto costume dei celti di accettare il comportamento sessuale passivo negli uomini e nei giovani guerrieri è confermato dal geografo greco Strabone, che lo relaziona con la famosa aggressività celtica[6].
Diodoro Siculo (V, 32) e Strabone (IV, 4, 6) rincarano la dose, facendosi quasi intendere che i galli, in particolare quelli del nord Italia, ci sapessero fare ben più con gli uomini che con le donne, soprattutto nelle "prestazioni".