Titania McGrath e l'apice dell’ideologia woke
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, 15-08-23 alle 15:06 (794 Visite)
Andrew Doyle, conoscitore dell’ideologia diversitaria nel mondo anglosassone, ha creato un personaggio fittizio, battezzato "Titania McGrath", per parodiarne gli eccessi. Il comico e scrittore teme che le politiche di discriminazione positiva promesse da Joe Biden possano accrescere le tensioni nella società Usa (Le Figaro)
Che cosa l’ha spinta a creare l’account parodistico "Titania McGrath"?
"Il movimento per la giustizia sociale recentemente è diventato predominante e ha cominciato a chiamarsi woke (dal verbo svegliare). Ci tengo a precisare che inizialmente questo termine non è stato inventato dai suoi detrattori. Non si tratta, in origine, di una denominazione peggiorativa usata dalla destra, ma poco a poco, sotto il fuoco delle critiche, lo è diventata.
Quelli che un tempo erano discorsi che si leggevano in modo marginale su internet e in certi ambienti universitari hanno iniziato a diffondersi. La gente ha cominciato ad accorgersi che Hollywood le faceva il sermone nei film e le dettava quello che doveva pensare. Programmi televisivi scomparivano improvvisamente dai servizi di streaming. Sempre più persone sembravano chiedere a gran voce di limitare la libertà di espressione.
È in quel momento che ho deciso di mettere in ridicolo questo movimento che diventava sempre più potente. Titania twitta cose come 'La sola ragione per cui i bianchi fanno dei figli è poter simulare l’esperienza di possedere uno schiavo', oppure 'I bambini non sono mai troppo piccoli per apprendere i mali della Bianchitudine. Ho appena incatenato la mia nipotina di quattro anni al belvedere del giardino e le ho detto di riflettere sulla sua complicità nella tratta degli schiavi. Si è subito messa a piangere, cosa che non fa che confermare la sua fragilità bianca'.
Con questo personaggio, prendo espressamente in giro un movimento diventato dominante. Quando si fa dell’umorismo, non bisogna mai prendersela con i deboli, ma solo con i potenti. Io non scherzo alle spalle delle minoranze, critico un movimento che le utilizza per i suoi fini. La gente fa un errore simile con Charlie Hebdo, perché parte dall’idea che gli autori del settimanale satirico attacchino i musulmani, quando in realtà se la prendono con un’organizzazione teologica e una credenza religiosa potentissima, l’islamismo politico.
C’è l’idea per cui se scherzi sugli eccessi di certe correnti vittimistiche, allora stai avallando questa o quella discriminazione. Se scherzo sull’omofobia, secondo alcuni, vuol dire che sono omofobo, cosa che non ha senso. Io in realtà prendo in giro la potentissima minoranza borghese della classe media che esercita un grande potere all’interno delle istituzioni, delle arti, dei mezzi di informazione, della politica, della legge, delle forze dell’ordine, ma che nonostante questo si percepisce come una classe di outsider, di oppressi. In realtà sono paternalisti, prima perché dicono alle minoranze che cosa dovrebbero fare e poi perché fanno la morale a tutto il resto della società.
Qualsiasi persona che si erga a modello di virtù, ad arbitro del bene e del male, qualsiasi persona che abbia certezze così ferree è una persona di cui amo prendermi gioco. Quando litighi con un militante per la giustizia sociale, come capita spesso a me, capisci rapidamente quanto siano limitate le sue conoscenze, soprattutto in materia di storia o politica. Questo genera una visione del mondo molto semplicistica, che riduce il mondo intero al bene o al male, ai woke e non woke, senza il minimo spazio per le sfumature".
Inoltre, Titania anticipa regolarmente il futuro. Il 19 settembre 2018 accusò l’attrice di Mary Poppins di fare un blackface [attori bianchi che si anneriscono il viso per impersonare dei neri] nella scena del camino, e il New York Times le rimproverò la stessa cosa (ma stavolta seriamente) il 28 gennaio 2019. Nel suo libro Woke (pubblicato il 7 marzo 2019) disse che Hellen Keller (quella di Anna dei miracoli) possiede un privilegio bianco, e il Time ha detto la stessa identica cosa il 15 dicembre 2020. Nell’ottobre del 2019 incoraggiò le giovani donne a viaggiare da sole nelle aree rurali del Pakistan, e una decina di giorni più tardi fu imitata dalla rivista Forbes. Ed esempi di questo tipo sono innumerevoli.
Titania ha dichiarato recentemente che 'Joe Biden è la più nera delle lesbiche'. Quello che critico qui è l’idea secondo cui essere o non essere neri sia una questione di politica, legata al voto. Non è un argomento fantoccio, è quello che dicono le persone, testualmente. Quando Peter Thiel, un imprenditore, ha dichiarato di sostenere il Partito repubblicano, The Advocate, una rivista gay, ha scritto un articolo in cui affermava che anche se aveva relazioni sessuali con uomini non per questo era gay. In altri termini, essere gay per loro non significa più un uomo che ama altri uomini, ma un uomo che vota per politiche che si presume rappresentino gli interessi della comunità Lgbt.
Io ho semplicemente preso questa logica e l’ho estesa. Se Joe Biden è l’uomo che ha cacciato Donald Trump dalla Casa Bianca, allora deve per forza essere la più nera delle lesbiche. Se va a guardare le reazioni a questo tweet, vedrà che la gente ci crede e si arrabbia. A volte, quando qualcuno scrive un tweet particolarmente woke che diventa virale, io mi limito a copiaincollarlo sull’account di Titania. Alcune persone neanche se ne accorgono, e questo dice tutto".
L’account di Titania viene spesso bloccato da Twitter. Perché, secondo lei
"È impossibile dirlo, perché Twitter manca di trasparenza. Però posso fare delle ipotesi. O è perché Twitter sa chi è Titania e disapprova la satira che prende di mira la loro ideologia (tutti i colossi della Silicon Valley sono in sintonia su questo argomento e pensano la stessa cosa), oppure perché riceve tantissime lamentele e gli algoritmi agiscono di conseguenza.
Ma Twitter si rifiuta di rivelare le sue ragioni. Quando vieni bandito, non ti dicono mai perché. Puoi fare appello, ma non hai mai modo di parlare con un essere umano. Non c’è nessun canale per contattarli. In questo senso è una cosa molto 'kafkiana', perché non sai qual è il crimine che hai commesso e non hai alcun modo di scoprirlo.
È quello che succede nel Processo di Franz Kafka, dove il personaggio principale è accusato di un crimine, ma nessuno gli dice qual è. Per tutto il romanzo, non riesce a scoprire quale sia il reato che ha commesso, e alla fine viene giustiziato. Se Kafka ha raccontato questa storia è perché è un tratto tipico del totalitarismo.
Quando il giornalista Christopher Hitchens andò a Praga, voleva essere il primo scrittore a raccontare il comunismo senza utilizzare il termine 'kafkiano'». Durante una riunione, fece irruzione la polizia e lui venne preso e sbattuto il muro, e quando chiese la ragione del suo arresto, la risposta fu: 'Non è necessario che lei lo sappia'. In quel momento non ebbe altra scelta che utilizzare il termine 'kafkiano'.
La stessa cosa succede quando usi il termine 'orwelliano'. Ti rimproverano perché questa parola ormai è diventata un cliché. Ma la usiamo perché è così pertinente, così accurata! Come altro si può descrivere un poliziotto britannico che chiama un uomo per dirgli che 'dobbiamo verificare i suoi pensieri', com’è successo a un tale di nome Harry Miller? È un 'reato di pensiero', come diceva Orwell in 1984.
https://www.repubblica.it/esteri/202...aro-285602964/