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Lo stagno dei fuochi fatui

Veli

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Per noi fanciulle in fiore dei primi anni '60, il velo da messa costituiva un capo d'abbigliamento speciale. Alla domenica quando c'incontravamo in chiesa gli sguardi erano d'ammirazione per quelli più belli, più fini, più elaborati, più decorativi. Ciascuna faceva a gara per averlo più bello, in questo coadiuvata dalla compiacenza dei parenti, che lo elevavano a rango di regalo graditissimo nella circostanze più diverse. Le più fortunate ne avevano uno di provenienza spagnola: questi veli erano magnifici: pizzi stupendi, molto fini ed elegantissimi. Non c'era storia con quelli normali che portavano tutte, noi lo sapevamo e sospiravamo di ammirazione, ma senza invidia cattiva, solo a c ausa della bellezza dell'oggetto.

Nessuna mai entrava in chiesa senza coprirsi la testa. Se per caso ci trovavamo davanti all'edificio e volevamo entrare per una visita, ci assicuravamo di essere vestite con decenza e con qualcosa da mettere in testa: no ai pantaloni, agli abiti senza maniche, agli scolli: ci passavamo parola per cercare un golfino, una sciarpa che coprisse le braccia e il seno, un fazzolettino pulito come mezzo di fortuna per coprirsi il capo, E solo dopo entravamo. Chi non riusciva a sistemarsi in qualche maniera non entrava, semplicemente, nemmeno se la chiesa era deserta e nessuno ci fosse per sanzionarci.

Questo tipo di comportamento non derivava solo da motivi formali. Era in noi profondamente sentito e rispecchiava il senso del rispetto e della modestia. C'era in noi molto viva la percezione di doversi presentare al divino, che la Chiesa simboleggiava, in maniera adeguata, celando momentaneamente la bellezza femminile di cui eravamo portatrici in segno di profondo rispetto ed anche di subordinazione a ciò che il divino rappresentava: il trascendimento di quanto era di pertinenza meramente umana e il polarizzarsi della mente unicamente verso quanto oltrepassava la dimensione ordinaria. Per questo nè divieti nè prescrizioni ci pesavano e tantomeno ci apparivano quali oppressioni verso la nostra identità femminile. Erano altri tempi. La Chiesa era un'istituzione ancora seria e rispettata, il papa si esprimeva solo in materia di fede e per encicliche e usciva solo in sedia gestatoria, la sua figura era rispettata anche dagli oppositori della religione.
La messa era ancora in latino, solenne e suggestiva, il sacerdote era sempre vestito in tonaca nera, immediatamente riconoscibile e detentore di autorevolezza e austerità e non si occupava che di cose di chiesa.

Oggi che ogni cosa è profondamente cambiata, che la Chiesa ispira critiche e contestazioni a causa della sua profonda degenerazione, oggi che turiste in pantaloncini corti e magliette trasparenti entrano ed escono dalle chiese senza problemi, oggi che tutto è travolto dalla modernità e che gli altari sono stati rovesciati verso il popolo invece che verso la divinità ad oriente, oggi ancora mi capita, a volte entrando in una chiesa, di avere un moto istintivo di sollevare le braccia quasi ad indossare un velo che non c'è e che nessuno richiede più., o anche di sentirmi inadeguata se indosso un vestito che mi lascia troppo scoperta. Antiche abitudini rimaste in fondo alla mente, delle quali non mi sorprendo, avendone introiettato fin da quel tempo le profonde e simboliche ragioni, oggi del tutto perdute.
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Commenti

  1. L'avatar di Abdullah
    Coraggioso.
  2. L'avatar di primahyadum
    Di questi tempi, dici? Si, forse.

    Ma è proprio in tempi cupi che la semplicità della verità va difesa contro le manipolazioni e le falsità del "progresso " bugiardo.
  3. L'avatar di Ucci Do
    Bello!
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