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Piccola Bottega degli Orrori

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Non tutti possono permettersi di avere per mano un teschio brillantato di Damien Hirst o uno dei Teschi di Cristallo precolombiani, veri o falsi che siano.
Però qualche piccolo orrore col volto della morte l'ho collezionato anch'io; e quello che ho ereditato da poco mi ha pure riservato una sorpresa inaspettata.

Il primo teschio della serie è una "vanitas" di mano non eccelsa e di epoca non troppo antica che tuttavia, grazie a una cornice di ottima fattura ebanistica fa la sua notevole e orrenda figura:




Erede di una tradizione pittorica nata col la peste che attraversò l'Europa nel XVII secolo, la "vanitas" (che deve il suo nome al noto passo biblico dell'Ecclesiaste) è una natura morta finalizzata a ricordare l'inesorabile scorrere del tempo che ci porta alla fine: teschi, candele, carte da gioco, orologi e clessidre, ecc.


Molto più inquietante, specie nella foto che non permette di valutarne le piccole dimensioni, è questo teschio in avorio, privo della mandibola, forse parte di un piccolo scheletro snodato.




Lo sguardo maligno che pare uscire dalle vuote cavità oculari e l'innaturale mancanza della mandibola lo fanno forse rassomigliare a un incubo alieno di Hans Ruedi Giger piuttosto che al familiare contenitore della nostra mente.


Mi risulta viceversa più incomprensibile la ragione che ha condotto un paziente artigiano a intagliare e rifinire questa simpatica cassa da morto:




Anche se già sufficientemente evocativa della Falciatrice, il suddetto artigiano ha pure voluto completare il lavoro intagliando nel legno, all'interno il suo ovvio contenuto:




Infine, piuttosto in alto, non troppo in evidenza, è sempre stato appeso al muro della casa dei miei questo "Trionfo della Morte", con un teschio al centro di una ricca ghirlanda dorata.




E' questo che intendevo, quando ho parlato di sorpresa inaspettata: quando l'ho preso giù dal muro, mi sono accorto che si tratta di due cose distinte e messe insieme dal gusto un po' macabro di mio padre.
Il teschio, in terracotta, non ha nulla da spartire con la cornice ottocentesca in cui è stato incastonato, anche se, come si vedrà, anch'esso è sicuramente databile agli anni centrali dell'800.




Infatti, come denunciano i numeri che si vedono a istoriarne le diverse aree, il teschio è evidentemente un oggetto didattico figlio di quella teoria ideata e propagandata dal medico tedesco Franz Joseph Gall (1758 - 1828) che tanto successo ebbe nel corso del XIX secolo, la Frenologia.





Sebbene bollata come pseudoscienza e pressoché scomparsa prima del volgere del secolo, la frenologia, secondo la quale le singole funzioni psichiche dipenderebbero da particolari zone o "regioni" del cervello, è in qualche modo confermata dai recenti studi che analizzando l'attività cerebrale con la tomografia ad emissione di positroni, sono in grado di stabilire che effettivamente determinate funzioni cerebrali risiedono in zone specifiche del cervello, come sosteneva appunto la frenologia.
Un'accurata ricerca in questo campo potrebbe presto condurre ad identificare la zona del cervello che presiede alla infelicità e magari, con un colpetto di martello ben assestato nella zona giusta, rendere felice il soggetto trattato; rimarrebbero tuttavia esclusi da questa panacea universale i non pochi soggetti, tanto frequenti su questi forum, per i quali, all'interno del cranio, è impossibile individuare qualsiasi traccia di sostanza cerebrale...

Commenti

  1. L'avatar di Regina di Coppe
    .

    "sic transit gloria mundi"

    (cit.)

    .
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