Cavalli-Sforza ci teneva a dire che la ispezione di tutti i geni venne condotta soltanto su popolazioni aborigeni (anche a pag.138 della ediz. 1996 italiana) il che rivela (A) una Data antichissima del pacchetto genetico, ma anche (B) la sopravvivenza di tutti quei geni alle immigrazioni ed aggressioni aliene …o la genetica delle popolazioni aborigeni non potrebbe apparire statisticamente.
Sempre alla nota cinque, nello studio di Alberto Piazza (1988 e 1991) l’ispezione e’ invece condizionata dai confini della burocrazia, il che rivela se le popolazioni artificiali (C) si distinguono geneticamente, oppure (D) si annullano nel calderone regionale e globale, ma anche rivela (E) se esiste fra di loro oppure no un denominatore comune, geneticamente riconoscibile, che travalicasse quei confini.
Abbiamo visto dalle 6 mappe bianco/nero e dalle 23 a colori di Cavalli-Sforza che la genetica degli aborigeni ha una GEOGRAFIA non appaiabile ai confini della burocrazia, ne’ tantomeno appaiabile alla GEOGRAFIA delle invasioni e immigrazioni barbariche ivi compresa la GEOGRAFIA della espansione Romana o Persiana e Bizantina: vale a dire che gli aborigeni conservano sempre una “forza etnica” statisticamente significativa.
Per quel che deve riguardare i bossiani non appare una genetica appaiabile alla GEOGRAFIA degli immigranti Galli e Longhi, la loro esistenza non ha condizionato i 95 geni principali: i due migranti faran parte della storia ma la loro traccia genetica non appare nel dato “europeo” di Cavalli-Sforza, per cui NON hanno avuto alcuna migliore “forza etnica” di quella del posto …l’avranno forse nelle ricerche politicamente corrette ma non in quelle volute qui da Gilberto Oneto, che non credo proprio le abbia volute per isbaglio.
Le ha volute perche’ le altre sono ridicole, comprese quelle di Polibio. Chi scrive libri di storia e geografia (e linguistica) se ne fara’ una ragione: la genetica ti conferma quel che si sapeva prima di Polibio e che si trova ancora oggi nelle nostre istituzioni sociali.
A pag.10 terza colonna, Oneto vuole associare gli “studi sul substrato genetico” di Luca Luigi Cavalli-Sforza che abbiamo appena visto qua di sopra …alle “considerazioni” di Michele Corti (come paragonare Michelangelo al nipotino di Gengis khan) assessore all’agricoltura le prime volte che la Lega comandava il pirellone …non ci posso credere.
Difatti la ridicola spiegazione di Michele Corti (nota n.5) e’ transumante e migratoria invece che genetica: ignora le leggi mendeliane, non cita le quattro stirpi padaniche ma ne inventa un’altra (quella ‘penninica) che e’ la sesta, perche’ la quinta stirpe l’ha gia’ citata Oneto in testa alla prima colonna di pag.11 come “originaria” sulle Alpi.
Prima di Corti cita Gianni Brera (nella terza colonna pag.10) poi citato due volte nella nota n.4 dove pero’ sia la parola Padania che “etnia padana” ivi ripetute da Oneto stanno nel libro del Gianni intitolato “Storie di Lombardi” e… allora NON di “padani” le storie (1993) senza contare che Brera scrive di “coerenza etnica …da Torino a Rimini” e allora NON ci sono quattro stirpi, le ha inventate Oneto, mi pare lapalissiano.
Gli scritti di Gianni Brera e Gianfranco Miglio ed altri autori che usano la parola Padania in quella stessa epoca, non l’hanno mai intesa alla moda bossiana. La differenza fondamentale e’ che Oneto in quell’epoca non ne parlava affatto…
e ora NON ti dice che il Bossi persegue o prosegue (proseguirebbe) lo stesso nobile percorso intellettuale popolare culturale politico affabulatorio possibilista di quegli autori ma dice …che quegli autori hanno interpretato le “formidabili intuizioni” del Bossi, esatte parole (encroyable) cioe’ ti fa un ragionamento servile …e al rovescio.
Per Oneto, quegli autori erano semplici “parolieri” in attesa …del figlio d’iddio varesotto, il che e’ tipico dei bossiani ancora oggi, pentiti compresi.