Come previsto il lodo Repubblica ha protetto Silvio Berlusconi e il Pdl dalla sconfitta elettorale e, come paventato (in un raro momento di lucidità) da Franceschini, ha determinato la disfatta del Pd.
Ancora una volta gli elettori italiani si sono armati di lapis e di sano cinismo, hanno espresso un voto opportunista, poco condizionato dall’emotività che la campagna del gruppo editoriale debenedettiano ha strenuamente condotto a colpi di indegni pettegolezzi.
La grancassa ipocritamente moralista della stampa di sinistra ha senza dubbio nociuto all’immagine internazionale dell’Italia senza comunque avere portato nessun vantaggio alla sua opposizione e le sue conseguenze andranno tutte a scapito del futuro diplomatico del governo.
Paradossalmente, all’interno dei confini nazionali, non è a questa opposizione incolore che il premier deve il risultato minore di quello sperato, bensì è dai suoi stessi alleati che sono arrivati i guai peggiori.
La guerra intestina scoppiata in Sicilia, dichiarata dal suo presidente, ha destabilizzato l’elettorato isolano, che ha reagito sfiduciando tutto il Pdl.
La giunta palermitana ha dato un altro esempio di insipienza e i rifiuti abbandonati nelle strade cittadine sono stati un altro motivo di astensione e di dispersione del voto.
Poi sono stati i malumori dei sardi a seguito del trasferimento del G8 a L’Aquila e altri accidenti interni alla giunta a spingere gli elettori verso le splendide spiagge della Sardegna e a disertare i seggi.
Questi sono alcuni esempi che, insieme alla campagna astensionista lanciata dai moralisti laici e libertari in stile centro sociale Leoncavallo, quelli dal disgusto facile, dal sarcasmo affilato, dal predicozzo sempre pronto, cioè quelli che dentro il centrodestra “ragionano con la loro testa” e si distinguono dalla massa acritica irretita da Berlusconi, hanno eroso il consenso intorno al Pdl e appannato la figura del suo leader.
Perla Scandinava