Negli ambienti di Wall Street quasi tutti vedono l'inflazione come il pericolo più serio per l'economia. Non è la prima volta che Wall Street si sbaglia clamorosamente. Il pericolo più serio è un'altra recessione. La notizia economica più rilevante del primo trimestre 2011 è il calo dei salari in termini reali. È un fenomeno a dir poco insolito in una ripresa. Ma stavolta la spiegazione è semplice. Per potersi tenere il posto di lavoro, milioni di americani accettano una decurtazione della busta paga. E se sono stati licenziati, l'unico modo per riavere un lavoro è accettare una paga più bassa.
Questa stretta salariale sta mettendo la maggior parte delle famiglie in una situazione doppiamente difficile. Prima della recessione riuscivano a pagare le bollette perché avevano due stipendi in casa. Ora probabilmente ce n'è uno e mezzo o soltanto uno, e meno generoso di prima.
Se ci aggiungiamo che il valore del bene principale che la maggior parte delle persone possiede - la casa - continua a diminuire, qual è il risultato? Dei consumatori che non spendono e non sono in grado di spendere abbastanza per continuare a far girare l'economia. È la strada per la recessione. La spesa per i consumi sta rallentando. Nel primo trimestre di quest'anno è cresciuta del 2,7%, in calo rispetto al 4% dell'ultimo trimestre 2010. Meno spesa per i consumi significa una crescita più lenta. L'economia è cresciuta dell'1,8% da gennaio a marzo. Ritmi da lumaca. Perché Wall Street non riesce a capirlo? Probabilmente perché da sempre i creditori si preoccupano dall'inflazione più di quanto non se ne preoccupino i debitori (e in generale i ricchi prestano soldi a gente più povera).
Ma ci sono anche aspetti specifici che alimentano i timori inflazionistici di Wall Street. Il primo è l'impennata dei prezzi dei prodotti alimentari e dell'energia. Wall Street non sembra capire che quando i salari della maggioranza della popolazione non salgono o addirittura scendono, dover spendere di più per fare la spesa o per fare il pieno significa che rimangono meno soldi da spendere nel resto dell'economia. Più che provocare inflazione, il risultato probabile è un'ulteriore crescita della disoccupazione.
Wall Street è preoccupata anche per le politiche monetarie espansive della Fed, che spingono in basso il dollaro e di conseguenza alimentano l'inflazione. Ma se i salari rimangono al palo e l'import diventa più caro, gli americani si ritrovano con ancora meno soldi da spendere. E la prospettiva è la recessione, non l'inflazione.
Infine, Wall Street ha paura che, se democratici e repubblicani non riusciranno ad accordarsi su un piano per ridurre il disavanzo, finisca per andarci di messo l'affidabilità creditizia del Paese, con conseguente aumento vertiginoso dei tassi di interesse ed esplosione dell'inflazione. La società di rating Standard & Poor's ha già lanciato l'allarme.
Wall Street sta sbagliando. Sul lungo periodo il problema del deficit di bilancio dev'essere affrontato, ma non adesso che il Governo deve intervenire per sostenere la domanda complessiva. È il peggior momento possibile per tagliare la spesa pubblica o ridurre la massa monetaria. L'ironia più grande è che Wall Street sta andando a meraviglia, al contrario della maggioranza degli americani. I profitti delle imprese nel primo trimestre sono cresciuti, soprattutto grazie al calo dei salari privati.
Gli stipendi scendono perché le grandi aziende hanno trasferito e continuano a trasferire gran parte delle attività all'estero, dove l'economia tira. Il Dipartimento del commercio recentemente ha comunicato che nell'ultimo decennio le multinazionali americane hanno eliminato 2,9 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti e hanno creato 2,4 milioni di posti di lavoro negli altri Paesi. Quello che il Dipartimento del commercio non dice è che il ritmo di questa distruzione/creazione di posti di lavoro sta aumentando. Nel 2000, il 30% dell'attività e il 46% dei dipendenti della General Electric era all'estero; oggi il 60% dell'attività e il 54% dei dipendenti è al di fuori degli Stati Uniti.
La ripresa senza occupazione dell'America sta diventando una ripresa senza salari, e questo fa aumentare il rischio di un'altra recessione, non di un aumento dell'inflazione. Wall Street e i suoi rappresentanti a Washington non lo capiscono e non vogliono capirlo.
Cara Wall Street il vero pericolo è la recessione - Il Sole 24 ORE