«Era molto preoccupato per il S. Raffaele» - Corriere della Sera
L'EX VICEPREPRESIDENTE SUICIDA LASCIA DUE LETTERE, UNA ALLA MOGLIE UNA ALLA SEGRETARIA
«Era molto preoccupato per il S. Raffaele»
L'avvocato di Mario Cal: «Sapeva che non c'erano i mezzi per far fronte al pagamento dei debiti»
MILANO - Non conosce i motivi del suicidio. Ma conosceva bene lo stato d'animo di Mario Cal il vicepresidente della Fondazione San Saffaele che si è ucciso con un colpo di pistola oggi a Milano. «Cal era molto preoccupato, non tanto per l'inchiesta, quanto per la situazione del San Raffaele» ha detto il suo avvocato, Rosario Minniti, che segue la vicenda del noto ospedale milanese e che questa mattina si trovava in Procura a Milano. «Era preoccupato per la situazione del San Raffaele perchè non c'era più la liquidità per pagare i fornitori» ha aggiunto Minniti. Cal era stato sentito tempo fa solo come persona informata sui fatti dal pm Luigi Orsi nell'ambito di un procedimento conoscitivo sui conti in rosso dell'istituto di ricovero e cura a carattere scientifico milanese. Il gruppo ospedaliero, indebitato per circa 900 milioni di euro, è alle prese con un nuovo piano industriale, una ristrutturazione finanziaria, e una contemporanea riorganizzazione aziendale con una probabile apertura a nuovi soci., in particolare il Vaticano, che si è offerto di ripianare i debiti. Lo scorso 7 luglio sono entrati nel nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, il docente dell'università Bocconi Maurizio Pini, il preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'università Vita-Salute San Raffaele Massimo Clementi, l'ex ministro Giovanni Maria Flick, l'imprenditore Vittorio Malacalza e il presidente dell'ospedale Bambin Gesù di Roma Giuseppe Profiti, diventato una settimana dopo vice-presidente, «delegato con tutti i poteri».
PREOCCUPATO - Secondo Minniti a preoccupare Cal non era quindi tanto la situazione debitoria, quanto il fatto che i crediti contratti dal nosocomio, di cui era vicepresidente della Fondazione, non rientrassero. Di fatto, spiega il legale «non c'erano i mezzi per far fronte al pagamento dei debiti». Il legale si è detto «molto dispiaciuto per la perdita di un caro cliente e un amico a cui sono stato vicino nei momenti di difficoltà, ma questa volta non mi è stato possibile».
LA DINAMICA DEL SUICIDIO - Cal si era presentato nel suo ex ufficio intorno alle 10.30 per recuperare alcuni effetti personali, ha salutato la segretaria e si e’ chiuso dentro per alcuni minuti per raccogliere i suoi effetti personali dato che era dimissionario dalla settimana scorsa. Alcuni minuti dopo è risuonato il colpo di pistola. La segretaria, ancora in stato di choc, ha sentito un’esplosione provenire dall’interno della stanza, ha aperto la porta e ha trovato l’uomo steso a terra in una pozza di sangue. Cal si e’ sparato con una pistola a tamburo «Smith and Wesson» regolarmente detenuta che portava sempre con se per paura di aggressioni.
LE LETTERE - Mario Cal ha lasciato due lettere prima di spararsi due colpi di pistola e togliersi la vita. Una delle due missive è indirizzata alla moglie, l'altra, stando alla prime informazioni, alla segretaria. Per adesso è ignoto il contenuto dell'estremo lascito del vicedirettore del San Raffaele, anche perchè la Polizia Scientifica sta procedendo all'analisi delle impronte digitali sulle buste. La moglie di Cal, da poco giunta al San Raffaele è in stato di shock e, ha riferito l'avvocato dell'uomo, Rosario Minniti, «non ha avuto nei giorni scorsi sentore nè avvisaglie, anche perchè era un uomo forte». Neppure le più strette collaboratrici di Cal avevano avuto la percezione di quanto stava per accadere.
Redazione online
18 luglio 2011 13:19