Chiesa, Pdl e laicità positiva
Baricco a parte (che non merita attenzioni eccessive, è la solita minestra da fuori-tempo-massimo propinata al bonsai della sinistra presa dai fumi della sconfitta e della rottamazione in atto, «poca lana», come si dice dalle mie parti), il vero, corposo fatto politico è l'atteggiamento della Chiesa di fronte al Pdl. L'Osservatore Romano annota che il Pdl è realmente il partito «maggiormente in grado di esprimere i valori comuni italiani, tra i quali quelli cattolici sono una parte non secondaria». E' l'inizio di una nuova forma di egemonia, non più come potere sociale calato dall'alto, ma come autorevolezza di fronte al popolo e, dunque, riconoscimento della Chiesa e dei soggetti collettivi vicini al popolo. La missione storica del Pdl è proprio questa; dunque vittoria su tutta la linea. Altro che Baricco e le sue serenate fuori tempo massimo al Pdl oggi vincente. Bisogna smetterla di andar dietro a queste musiche stonate e ruffiane. La partita con il mondo vero, quello della gente che lavora e vive, nella crisi è altrove. «La vita è altrove», per citare un romanzo di qualche anno fa.
La Chiesa diventa weberiana e considera freddamente e realisticamente quel che la realtà le mette di fronte, nel senso buono del termine: quel che passa il convento. E la cosa migliore per i suoi interessi e princìpi è proprio il Pdl. L'unico partito, tra l'altro, in cui la battaglia sui «valori» - termine che non amiamo, ma usiamo per intenderci meglio con i nostri lettori - è destinata a farsi così decisiva da essere fulcro per i prossimi decenni. Dunque, una garanzia. Tutto si svolgerà all'interno del Pdl, che ha varie anime e varie posizioni anche sui «valori» cristiani e laici, dunque una garanzia di serietà e trasparenza anche per la Chiesa.
Non solo. Questo dato ecclesial-politico di cui diciamo è il frutto anche della politica berlusconiana, soprattutto negli ultimi tempi, quando la scelta per la vita si è fatta dirimente per un governo composto anche da «laiconi» di buona stoffa e certo non inerti di fronte a Santa Romana Chiesa. Quest'ultima, da par suo, ha oggi l'opportunità di lasciare un po' da parte i sessantottini post-conciliari che ammorbano le chiese, le parrocchie e, talvolta, occupano posti di vescovi e cardinali. Una liberazione anche per la Chiesa, costretta a diventare post-ideologica e meta-politica con un timbro tutto weberiano, oggettivo, non montato su da pretese, né da delusioni pre-annunciate: due soggetti - direi laici - che si confrontano.
La migliore risposta che si possa dare ad alcuni laicisti fuori-tempo-massimo anche questi, i quali, da destra, fanno i soloni dimenticando che il primo a parlare oggettivamente di «laicità positiva» non è stato Sarkozy, esponente di una non meglio definita «destra repubblicana» o, grottescamente detta, «costituzionale» (perché, c'è anche una destra non repubblicana e non costituzionale? E dove? Non certo nel Pdl), bensì Giovanni Gentile, nella splendida opera - un testamento spirituale vero e proprio - Genesi e struttura della società. Saggio di filosofia pratica, scritto poco prima di essere assassinato da mani comuniste. Ecco il passo, capitolo VIII, «Stato e religione», § 2: Laicità: «E' forza distinguere tra laicità negativa e positiva: quella di chi ignora la religione, e vi rinunzia; questa, di chi la conosce, se l'appropria, ma la supera. Questa è la laicità superiore dell'uomo (e dello Stato) che sa la religione elemento essenziale alla propria esistenza». Questa è la posizione del laico e non irreligioso (cfr. Del Noce sul «problema dell'ateismo») Popolo della Libertà. La Chiesa, complexio oppositorum (Carl Schmitt), sa bene tutto questo e, con grande saggezza, sa anche per chi tifare. Per gli italiani.
FONTE: http://www.ragionpolitica.it/cms/ind...-positiva.html
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I cattolici che non votano il Pdl, sono in realtà hippie simpatizzanti cattolici.