“Conosco la metà di voi soltanto a metà; e nutro, per meno della metà di voi, metà dell’affetto che meritate.”
Tolkien – Il Signore degli Anelli
Knut Hamsun e John Tolkien sono forse gli scrittori che più possiamo definire come “Pagani” degli ultimi 150 anni, pagani e profondamente anti-moderni, a farlo sono stati già altri prima di noi, in questo articolo vogliamo però cogliere alcuni elementi che forse non sono ancora stati messi abbastanza in evidenza.
Quando leggiamo i loro libri sentiamo davvero che quelle descrizioni così vive e vivificanti della natura, delle sue forze, dei suoi elementi, vediamo che a parlare uno stesso modo di ragione, in breve parla uno stesso sangue Iperboreo. A noi appare che gli Ent o i vari personaggi di forma animale come il Signore delle Aquile sarebbero magari potuti essere una visione onirica di un personaggio di Hamsun. Quello che vogliamo intendere è che l’essenza della letteratura indogermanica è totalmente intrisa del rapporto uomo/natura o uomo/animale, perchè l’uomo nordico non sente una divisione tra sé e l’ambiente, non si percepisce come un eletto tra gli altri esseri, ma anzi resta estasiato dalla grandezza della natura, in una adorazione che lo rende elemento attivo dell’ambiente in cui si trova.
Questo profondo ambientalismo, animalismo, naturismo, lo diciamo senza ripensamenti sul termine, è il tratto più fondamentalmente anticristiano, e anche il più Nordico. Ecco perchè ogni interpretazione cristiana dei due autori è totalmente fallace, poiché il cristianesimo non ammette alcun genere di panteismo, ma si basa esclusivamente su una presunta “salvezza” (da cosa?) dell’uomo, inteso come branco senza volto nato dalla volontà di un dio, da cui non può sfuggire, che non può sfidare, che non può imitare. Lo possiamo capire solo vedendo che i due nostri autori appartenendo alla stessa stirpe del nord percepivano il mondo nello stesso modo, così l’ambiente diventava specchio della loro anima, come nel cacciatore solitario del romanzo “Pan” di Hamsun.
Confrontiamo questi autori con le aride descrizioni del Vecchio Testamento, o con autori malati della narrativa moderna, confrontiamo Hamsun con Kafka e capiremo quale è il senso della nostra battaglia. Certo oggi i sapienti talmudici dei nostri atenei inorridiscono a sentire simili parole sacrileghe, oppure ridono pensando che noi ci contrapponiamo “letture da ragazzi” a “menti che sono troppo complesse e profonde” per essere comprese da gente che si ha una sua cultura, ma distorta, e di certo troppo legata alla zolla. Bene, si tengano pure le loro menti illuminate, profonde, complesse, incomprensibili ecc…noi abbiamo bisogno di qualcosa di molto diverso. Ed è questa diversità che ha reso questi autori due figure resistenziali davanti al mondo moderno, mondo che li ha pure messi nell’oblio, oppure ha cercato di trasformarli come nel caso di Tolkien in fenomeni hollywoodiani, farne “fantascienza”. Si è quindi trattato di una resistenza in campo letterario che oggi appare come perduta, purtroppo, oggi Hamsun e Tolkien hanno perso, hanno vinto il materialismo storico (a cui ogni teoria liberal-umanista si affida, sostenendo che i cambiamenti sociali e politici sono dovuti a cambiamenti economici), ha vinto Freud con la sua psicanalisi sessuale.
La divisione tra pensiero indogermanico tradizionale e l’infiltrazione di una cultura straniera, allogena, e quindi sradicata dal nostro sentire popolare ci appare quindi chiara, e qui sta anche la causa della divisione che è avvenuta in questo secolo tra il Volk, inteso come le comunità etnonazionali d’europa, e la cultura. Il primo tipo di pensiero è la ricerca dell’unus, il tutto, la seconda è l’esclusivismo particolaristico: il dio geloso, il sesso, l’economia, la relatività, ossia il Cristianesimo, Freud, Marx, Einstein, hanno materializzato la vita riducendo tutto come dipendente a un solo elemento assoluto, che diviene un assioma per poter giustificare ogni teoria che si viene a costruire sopra.
Tutto viene assolutizzato a discapito del Volkstum, che comprende il popolo e il suo paesaggio, che in tutto questo non esiste e non ha alcun ruolo, poiché a vincere è stata questa cultura apolide, sporca, malata, odiante del sano, del bello, dell’armonia e del perfetto. Mentre scrittori come Tolkien e Hamsun erano scrittori profondamente radicati nella tradizione del loro popolo, il loro era uno scrivere per la propria nazione, volevano che l’anima di questa parlasse attraverso di loro. Tolkien, tra i primi al mondo come conoscitore delle lingue nordiche del suo tempo, insegnante ad Oxford, fin dai primi racconti, che iniziò nel suo periodo bellico, in Francia, a 25 anni, quando mise le basi in Racconti Ritrovati per quel mondo da cui solo molto dopo usciranno come suoi eroi gli Hobbit e il famoso Anello.
In una descrizione di un’era primordiale in cui il suo interesse era, come ci riporta suo figlio Crhistopher Tolkien nelle sue pubblicazioni postume, dare al mondo una mitologia puramente inglese, così inizia questo racconto: “Accadde un tempo che un viaggiatore venuto da terre lontane, un uomo di grande curiosità, fosse spinto dal desiderio di paesi strani e di usanze e dimore abitate da gente insolita su una nave, che lo condusse verso occidente fino all’Isola Solitaria, Tol Eressëa nella lingua delle fate, che gli Gnomi chiamano però Dor Faidwen, la Terra di Liberazione: e qui comincia un grande racconto “ Qui fa un chiaro riferimento all’Isola Britannica, l’Isola che sarà degli Angli gli Elfi, gli Angeli. L’Isola d’Occidente.
Entrambi, Tolkien e Hamsun sono stati dei cantori della Landa contro la Città, il vero mondo contadino e l’artificiale mondo materialista e cosmopolita delle metropoli. Il primo ne ha cantato i miti, riscrivendoli, reinterpretandoli ma non distorcendoli, esaltando, per quanto questo non vada giù a chi vuole un Tolkien “antifascista” un mondo chiaramente composto da popoli e razze differenti che in base a propri caratteri innati e inconfondibili si ritrovano o alleati o nemici sino alla vittoria degli uni o degli altri.
Hamsun ne ha descritto la vita in agonia nel suo tempo. Personaggi solitari immersi nel bosco e nell’unica vita possibile e consona per il loro sangue, quella dell’uomo libero. E’ proprio in questi caratteri di “asocialità” delle loro opere, nel senso di critica dell’ambiente sociale in cui si ritrovano, che assumono il ruolo di combattenti letterari. Anche da essi si dovrà quindi partire in un vero e proprio piano di rinascimento culturale, che deve partire prima di tutto dalla formazione e dall’autorformazione del singolo che oggi si pone su un fronte di Resistenza.
Pochè oggi un uomo che vuole porsi sulle stesse linee di lotta non può non fare una profonda lettura delle opere, e soprattutto occorre che egli ne colga il senso, che è riscontrabile proprio nella connessione tra i due autori, connessione di stile e di senso letterario, che sta in quel canto del mondo tradizionale indoeuropeo, perchè è questo il lavoro immane che hanno compiuto, volendo rimettere l’uomo nel suo giusto posto nell’universo, ossia come membro di una comunità etnica e parte di un paesaggio con cui il suo spirito è in continua comunicazione.
Vi sono delle parti dei libri di Hamsun dove realmente appare come protagonista la natura e non il personaggio umano, e lo stesso fa Tolkien quando pone elementi naturali e animali come decisivi nel destino dei personaggi umani o degli Hobbit. I due autori non si conoscevano, non vi era alcun sodalizio letterario tra i due, eppure entrambi, distanti nel tempo e nello spazio erano così intimamente connessi, la causa risiede nel loro sangue comune, essi erano due Vichinghi del tempo moderno, erano due Bardi in lotta per il Kalòs kai Agathòs.
Possiamo solo immaginare quale gioventù differente oggi avremo davanti a noi se fossero autori come questi a stare alla base della nostra educazione sin dai primi anni scolastici. Ogni aspetto della vita di un giovane è influenzato da quello che riceve attraverso la famiglia e molto attraverso la scuola e i mass-media, così da una generazione sessantottina che a un sistema borghese artificiale ne ha sostituito, sempre se ci è riuscita, un altro altrettanto artificiale e classista solo con l’aggiunta di stili sociali più degradanti, compreso l’uso di stupefacenti non è potuta che nascerne un altra educata dai “reality show”, dai “diritti degli omosessuali”, dalla “apertura alle altre culture” (a tutte tranne che alla propria ovviamente). Così ci troviamo una gioventù europea totalmente degenerata, che odia la propria storia, la propria stirpe, la propria terra.
Quante volte trovandomi in luoghi stupendi dell’Europa Alpina ho sentito parlare invece che di continuare quello che fu dei loro padri, di valorizzare il proprio territorio e il proprio popolo di “andare a Los Angeles o a New York, perchè anche Londra sarebbe troppo provinciale”, per “cambiare vita”, per finire di uccidere gli ultimi resti, se ancora esistono, di un mondo rurale Europeo, delle tribù indogermaniche, disperdendosi in una mescolanza caotica con tutti gli sradicati del mondo, in una subcultura (questa si, oggi d’assalto e militante) esaltante gli aspetti più bassi dell’umanità, in cui tutto è ridotto a consumo, tutto deve essere sporcato, ogni “legge” deve essere infranta, ogni grazia offesa: così è nell’arte, nella musica, nella stessa vita sociale e sessuale dei giovani.
La distorsione del senso dell’amore e dell’eros, oggi raggiunge del resto limiti che riempiono di disgusto chiunque senta in modo sano. Amore che dovrebbe significare amore per il proprio popolo, come causa della propria perpetuazione, unica causa di non estinzione. E’ questo che va ricercando la cultura moderna, la nostra estinzione. Come fu per quelli che invece di Hamsun e Tolkien (troppo reazionari certo!) presero a modello un alcolista degenerato come Kerouc, e la sua bit generation degli anni ’60. Alcuni “ribelli” di oggi pensano di trovare in questo ancora una giusta via di lotta al mondo moderno, ma non si rendono conto che fanno proprio l’opposto, perchè dentro di loro c’è il caos, scorre nelle loro vene, come il “ritmo”.
Il ritmo dei tamburi di Lemuria, che avanza, che si fa assordante, in una danza frenetica e sregolata, dove il viso di un invasato vodoo si fa distorta a coprire ogni musica lieta, ogni cinguettio d’uccelli, ogni scrosciare della pioggia, o il rumore del tuono, dove ogni condizionatore impedisce che ci sia troppo freddo o troppo caldo, per queste masse preoccupate di “di-vertirsi”, ossia “aprirsi”, al mondo moderno certo. Quanto sono belli i modelli di persone “aperte” no? Non come i nostri avi, gente chiusa, diffidente con lo straniero magari, antiquati…come Knut Hamsun e John Tolkien: due autentici autori Völkisch.
“Gil-galad sugli Elfi soleva regnare:
Tristi cantano ora i menestrelli
I giorni ancor liberi e belli
Del suo regno tra i Monti e il Mare.
La sua lancia era aguzza, la sua spada tagliente,
E da lungi il suo elmo splendeva possente.
Migliaia di stelle che in cielo raggiavano
Nel suo scudo d’argento si rispecchiavano.
Ma mille anni fa egli cavalcò via,
E nessuno oggi sa dov’egli adesso sia;
E la sua stella cadde nelle tenebre profonde,
A Mordor dove la cupa ombra si diffonde”
Tolkien – Il Signore degli Anelli
“Negli ultimi giorni ho pensato al giorno perpetuo della Nordica estate. Sto qui seduto e penso a quello e a una capanna, dove abitavo, e alla foresta dietro la capanna.” Knut Hamsun – Pan
“Io non sono nessuno per parlare ad alta voce di Adolf Hitler. La sua vita e la sua opera non invitano ad una commozione sentimentale; perché egli fu un guerriero in lotta per l’umanità; un apostolo del Vangelo del Diritto di tutti i popoli. Fu un riformatore del più alto rango. La sua fatalità storica lo portò ad agire in un’epoca di brutalità mai vista, della quale alla fine fu sua vittima. Così ogni europeo occidentale dovrà ricordare Adolf Hitler. Noi che fummo i suoi seguaci, invece, chiniamo il capo di fronte alla sua scomparsa” Knut Hamsun
Corrente 88