Castro: serve nuovo ordine economico
Gheddafi attacca ancora Usa, sono pericolo per pace mondiale
Sharn el Sheikh, 15 lug. (Apcom) - Il Presidente cubano Raul Castro ha aperto oggi a Sharm el Sheikh il 15esimo vertice del Movimento dei Paesi non-allineati, sollecitando la creazione di un nuovo ordine finanziario internazionale. "Ogni paese deve ricercare soluzioni giuste alla crisi economica mondiale - ha dichiarato Castro davanti ai circa 50 leader riuniti in Egitto - chiediamo un nuovo ordine monetario ed economico internazionale. Dobbiamo ristrutturare il sistema finanziario internazionale per tener conto delle necessità dei paesi in via di sviluppo".
Il vertice di Sharm el Shekh "sarà un'occasione per discutere della crisi economica mondiale, che è partita dai Paesi industrializzati prima di interessare i Paesi in via di sviluppo, in particolare l'Africa", ha dichiarato prima dell'avvio del vertice il ministro degli Esteri dello Zimbabwe, Simbarashe Mumbengegwi.
Da parte sua, il ministro degli Esteri egiziano, Ahmed Aboul Gheit, ha affermato nei giorni scorsi che il summit, la cui parola d'ordine è 'Solidarietà internazionale per la pace e lo sviluppo', vuole promuovere "un nuovo ordine mondiale in cui le nazioni non siano giudicate dalla loro dimensioni o dalle loro capacità militari e economiche".
Oggi, nel suo intervento davanti agli altri capi di Stato, il leader libico Muammar Gheddafi si è scagliato contro la non rappresentatività del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, definito "terroristico". I "non allineati sono la maggioranza alle Nazioni Unite. Il Consiglio di sicurezza non li rappresenta. È monopolizzato da pochi Paesi, quali i membri permanenti - ha detto Gheddafi - questo rappresenta un pericolo per la pace internazionale. Il Consiglio di sicurezza è terrorismo".
Il leader libico ha quindi chiesto un seggio da membro permanente per l'Unione africana, invitando i Paesi dell'America latina a fare altrettanto. Creato nel 1955, durante la guerra fredda, il Movimento dei Paesi non allineati voleva prendere la distanza dai due blocchi, mentre oggi se ne discute il ruolo, a fronte del crollo dell'Urss e dell'incerta situazione geopolitica mondiale. Riunisce 118 Paesi, di cui 53 paesi africani, 38 asiatici, 26 dell'America latina e dei Caraibi e uno europeo. Presenti anche 16 Paesi e nove organizzazioni nel ruolo di osservatori.
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