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Discussione: netflix

  1. #1
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    Predefinito netflix

    on la pubblicazione del primo recap di House of Cards lanciamo questa nuova rubrica che si propone di ragionare sui cambiamenti in atto nel mezzo televisivo e indagarne i retroscena, di scoprire cosa avviene nel dietro le quinte di uno show di successo.
    Benvenuti a Inside Tv. La rivoluzione (forse) di Netflix

    Per chi non sa cosa sia Netflix, è presto detto: è un provider flat rate di streaming video on demand e un distributore di DVD-by-mail, cioè un servizio a tasso fisso mensile di streaming video e di spedizioni postali di DVD. Il modello di business di Netflix è dunque molto semplice: comprare contenuti cinematografici e televisivi da vari fornitori (case di produzione come Walt Disney, Dreamworks o Time Warner) e offrirli ai suoi utenti senza limitazioni – o via streming o con la spedizione di DVD – per la modica cifra di circa 8$ al mese.
    DVD-by-mail e video on demand sono due semplici idee che in quindici anni hanno trasformato Netflix in un colosso dell’intrattenimento. Il business dei DVD-by-mail ha letteralmente macellato il videonoleggio territoriale (p.e. Blockbuster) e proiettato Netflix nell’Olimpo delle grandi aziende dot-com; il video on demand ha pian piano sostituito una parte del business dei DVD-by mail e attirato nuove sottoscrizioni e un’altra marea di dollari (attualmente Netflix ha circa 33 milioni di abbonati e entrate annuali intorno ai 3 miliardi).
    Dopo anni bestiali (ancora nel 2011 più di 200 milioni di profitti), nel 2012 i profitti di Netflix sono calati vertiginosamente (fino a circa 10 milioni) a fronte di massicci investimenti in strategie d’espansione (in particolare verso l’Europa) e, con grande sorpresa di tutti, in contenuti: 300 milioni di dollari per produrre serie televisive originali. Fra queste: la comedy Arrested Developement, molto amata e resuscitata dalle ceneri di una cancellazione dolorosa nel 2006 quando era in onda su FOX; Hemlock Grove, un horror prodotto da Eli Roth, attore tarantiniano e regista di Cabin Fever; Orange is the New Black, una dramedy creata da Jenji Kohan di Weeds; e, soprattutto, House of Cards, il primo show “domestico” di Netflix, una serie con Kevin Spacey, prodotta da David Fincher, il cui costo per 26 episodi (due stagioni) si aggira intorno ai 100 milioni, una cifra ambiziosa che eguaglia quella delle grandi produzioni di HBO ma che è chiaramente esorbitante rispetto ai superiori sforzi produttivi che richiedono show come Game of Thrones o Boardwalk Empire (spostamenti, scenografie, costumi, ecc.).
    Il 1° Febbraio 2013 Netflix ha messo non in onda ma in rete House of Cards e ha reso subito accessibili tutti gli episodi (13) della prima stagione offrendo ai suoi abbonati la possibilità di scegliere le modalità di fruizione che preferiscono. E’ così che incomincia la rivoluzione?
    Ora, HBO ha circa 29 milioni di sottoscrizioni e riceve, come Netflix, circa 8$ per sottoscrizione. Le trasmissioni di HBO (che non sono on demand ma inserite in un palinsesto semi-dinamico) vengono però offerte soltanto in pacchetti via cavo o via satellite. In altre parole, è impossibile abbonarsi a HBO spendendo meno di 100$ al mese, circa 12 volte quello che costa Netflix. E lo stesso vale anche per HBO GO, il servizio on demand che permette di accedere all’archivio di trasmissioni del network (vecchi show, film, ecc.). Nonostante le similarità (sottoscrizioni e ricavo per sottoscrizione), HBO ha introiti superiori a Netflix (circa 4 miliardi) per la semplice ragione che quegli introiti in più provengono dal mercato internazionale, un ambito nel quale Netflix è ancora debole. Quando Netflix offrirà lo stesso servizio di streaming on demand ai paesi extra USA (già lo fa in Sudamerica e nell’Europa del nord), i suoi ricavi supereranno di gran lunga quelli di HBO. Tuttavia, è importante notare che quel miliardo di ricavi in più di HBO proviene principalmente non da sottoscrizioni ma dalla vendita di contenuti originali sul mercato internazionale, contenuti che non solo definiscono il brand e l’identità di questo cable network ma rappresentano un terzo dei ricavi totali.
    E’ allora più facile comprendere le ragioni per cui Netflix ha cominciato a produrre serie originali. In primo luogo i contenuti originali sono un gran business. In secondo luogo, Netflix ha bisogno di un brand, di un’identità meno fosca di quella di un provider di streaming on demand di contenuti altrui e, appoggiandosi all’identità di HBO come già altri hanno fatto (AMC, FX, Showtime, Starz), si propone come la nuova HBO. Ma se altri cable network e pay per view hanno cercato di diventare la nuova HBO interpretando personaggi simili nello stesso teatro, Netflix sembra abbia intenzione di recitare la sua parte in un nuovo teatro, cioè quell’ecosistema tecnologico on demand che ha forgiato negli ultimi quindici anni. E’ per questo che invece di incardinare il suo show di punta House of Cards nel ritmo settimanale di un palinsesto, la mette a disposizione – come qualsiasi altro contenuto offerto – in blocchi stagionali: non è altro che il suo modello di business.
    Si tratta, indubbiamente, di una scelta rischiosa ma anche coraggiosa: una decisione fallimentare (dalla quale però non sarebbe difficile tornare indietro) o una possibile evoluzione dell’ecosistema dell’intrattenimento, un giro di vite epocale.
    Avremo un’idea più chiara del tutto fra un po’. Per ora possiamo giocare con i pro e contro:
    a) La programmazione settimanale impedisce atteggiamenti bulimici e consente allo spettatore di metabolizzare meglio un particolare show, soprattutto quando complesso e ambizioso come House of Cards. D’altra parte, la programmazione in blocco lascia allo spettatore la libertà di decidere quando e come vedere uno show.
    b) La programmazione in blocco consente una visione ravvicinata degli episodi preservando l’integrità e la continuità di un’opera mentre la programmazione episodica può creare frammentazione e cesure (soprattutto durante lunghi iati all’interno di una stessa stagione come capita con The Waking Dead).
    c) La crescita di uno show di settimana in settimana può dipendere dal flusso di informazioni dei social network, dai recap e dalle recensioni dei critici, dal rito del commento post-episodico, ecc. La programmazione in blocco taglia fuori alcuni social network (in particolare Twitter) e impone un nuovo modello alla pratica del recap/recensione. Tuttavia, come Netflix ha imparato a proprie spese, anzi a propri ricavi, molti show che non sono sopravvissuti nell’attuale ecosistema televisivo e critico sono diventati successi in quello “a blocchi” di Netflix. Un eccellente show come Veronica Mars, cancellato con rating peraltro superiori a quelli di molti attuali show di CW, su Netflix avrebbe potuto sopravvivere molto più a lungo senza dipendere dagli umori settimanali.
    d) Cancellazioni e rinnovi dipendono attualmente dai rating. Ovvero, la televisione è una sorta di democrazia diretta in cui però le minoranze vengono spesso ignorate. In un ecosistema come quello di Netflix, gli show avrebbero più tempo per crescere e, soprattutto, i rating non conterebbero più nulla. Minoranze numerose potrebbero tenere in vita qualsiasi show: p.e. i 3 milioni circa di spettatori di Community rappresenterebbero il 10% della comunità Netflix, equivalenti a ricavi intorno ai 290 milioni. Mettiamo che un episodio di Community costi in media un milione (in realtà meno) e che questo show attiri 500.000 nuovi abbonati: il costo di 22 milioni di dollari per una stagione di Community sarebbe ampiamente compensato dai 50 milioni di ricavi provenienti dai nuovi iscritti. Non ignoro le spese di Netflix per tutti gli altri contenuti, ma faccio notare che i contenuti proprietari non sono soggetti alle scelte della concorrenza (p.e. l’anno scorso Netflix ha perso tutti i contenuti di Starz) e, nel lungo corso della storia, possono diventare una miniera d’oro.
    e) Lo spettatore è abituato allla programmazione settimanale. Ma anche no. A parte i sistemi illegali, i DVD e lo stesso Netflix (o Hulu) rappresentano esempi di provider di maratone televisive: per molti spettatori abituati a recuperare vecchie serie, la maratona è un’abitudine quanto la visione settimanale. Inoltre, anche se è vero che la struttura episodica è radicata nella narrazione televisiva, alcuni show in effetti migliorano quando vengono assunti in blocco (p.e. The Wire).
    f) La programmazione settimanale impone agli autori di rispettare la struttura episodica (che non è mai esattamente analoga alla struttura per capitoli di un romanzo), la programmazione in blocco li libererebbe da questa limitazione, ammorbidendo al contempo la rigidità degli schemi e dei tempi televisivi tanto che, idealmente, il numero di episodi potrebbe dipendere dalle necessità narrative e i singoli episodi potrebbero avere persino diversi minutaggi.
    g) La programmazione settimanale è soggetta alla concorrenza di altri show nello stesso slot, quella a blocchi è indipendente da slot e concorrenza.
    h) Fra un blocco stagionale e l’altro, a meno che Netflix decida diversamente, dovremo aspettare 12 mesi. Nel caso della programmazione settimanale in genere dobbiamo aspettare 5-6 mesi (per 22 episodi) e 8-9 mesi (per 12 episodi).
    Insomma, molta carne al fuoco. E molte domande. Quella di Netflix è una visionari follia o una lucida visione del futuro? Paghereste otto dollari al mese per qualche show originale e decine di migliaia fra film e vecchie serie? Vi piace l’idea di uno show subito disponibile nella sua interezza? Vi mancherebbe la visione settimanale? Vi mancherebbe il commento settimanale? Riuscireste a commentare un episodio, magari qualche mese dopo averlo visto? Dodici mesi di attesa fra una stagione e l’altra vi sembrano troppi? E come state assumendo House of Cards? Quanti episodi avete già visto?
    Dannato Barone Rosso.

  2. #2
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    Predefinito Re: netflix

    Ce li ho in hd. Pronti per essere guardati.
    "Bad karma"

  3. #3
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    Predefinito Re: netflix

    io qui ce l'ho. arriverà mai in italia?

  4. #4
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    Predefinito Re: netflix

    poi connettiti in italia con un semplice plugin su chrome
    Dannato Barone Rosso.

  5. #5
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    Predefinito Re: netflix

    come? mi servono server proxy?

  6. #6
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    Predefinito Re: netflix

    https://mediahint.com/

    non dovrebbe servire nessun proxi
    Dannato Barone Rosso.

 

 

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