Che titolo...m'é costato scriverlo, non sapevo se ridere o piangere. La speranza, come la fede, che vanno mano nella mano sono una brutta compagnia. Tradiscono. Non é colpa loro, concetti creati dal nostro bisogno di sentirci meglio, o migliori. Siamo noi che cerchiamo indefessi e fessi il cammino verso un concetto che piú astratto non si puó: la libertá. Ci appartiene, lo sappiamo, lo sentiamo, soffriamo, ci incazziamo. Anno dopo anno, battaglia dopo battaglia, scrivendo o tacendo, sfilando o seduti a marcire. Eravamo un fiume di guerrieri. Lo dissecarono. Una generazione bruciata. Una storia buttata. Eravamo il sangue, la carne, la gioventú, ideale e libera, di un nuovo domani. Avevamo trasformato ottantenni in rivoluzionari. Molte volte senza neppure conoscerci, solo trovandoci per caso, sentivamo lo stesso brivido, sentivamo che bastava l' ultimo scossone. Ed eravamo pronti a darlo, magari ignari, sciocchi, ragazzi ma disposti a quel "tutto" che ci tolsero. Ce lo strapparono. Dalla realtá concreta e dal cuore.Ci misero al fronte, ci diedero le uniformi, ci spiegarono perché il nostro amore era unico, e non serviva, giá lo sapevamo. E poi ci tolsero le munizioni. La guerra finí, ancor prima di iniziare. La resa piú codarda che esista, battere in ritirata senza aver sparato un colpo. E poi ci siamo persi, guerrieri, in mille rivoli. Persi. E piú persi siamo e piú siamo amici del sistema che volevamo distruggere. Alla fine ne ereditammo un altro: quello dei nostri vecchi "generali". Passano gli anni e rimaniamo schiavi oltre che del passato delle pochezze attuali: le bandiere, i simboli, i colori...stupidi, come gli itagliani. Noi siamo i nostri stessi nemici, troppo individualisti per abbracciare una causa comune. Bossi ci riuscí, ma per interesse proprio. Noi solo blateriamo, parole buttate al vento. Cento, mille parole per discutere sui simboli...l' itaglia ringrazia.
Una volta eravamo guerrieri, once we were warriors, come i maori neozelandesi. Vedere il film. Falliti, anestesiati, inutili a se stessi e per gli altri. Eppure ci fu un tempo nel quale credemmo che si poteva cambiare la realtá, che manifestammo davanti a un carcere e per poco riuscimmo a distruggerne le tranesenne (Modena), che marciammo per le cittá della padania spingendo in lá la polizia itagliona come per dire "questa é casa nostra".
E ora? Siamo in pochi forse ma io mi sento di gridarlo: non siamo uomini d'oggi ma siamo nati per d' avvero.
Lascio una canzone, testo e musica, due elementi, tra i mille che ci son mancati.
Una canzone...ascoltare e basta: "Per strade, per i cammini, per le piazze, per i campi, una voce sta crescendo, una voce sta gridando, le nostre nere bandiere ondeggiano con il vento, il potere e le sue bugie, non dureranno per molto tempo.
rivolta, rivolta, rivolta!
La rivolta è esplosa, nei paesi, nei quartieri, se il paese rimane unito, nessuno potrà fermarci a dispetto dei loro controlli, e repressione della loro polizia, a dispetto del loro potere, si avvicina già il nostro giorno.
No, non vogliamo un futuro costruito senza tí, noi vogliamo morire per tí.
la nostra terra è europa, il nostro sangue è la vita.
gridate, gridate e gridate!
rivolta, rivolta, rivolta!"
Canzone fascista (la traduzione é mia) e che? Dice qualcosa di inacettabile? C'é stato un solo gruppo padano che abbia avuto "l' ardire" di esporsi tanto?
División 250 - Revuelta - YouTube
Rivolta.