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  1. #11
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    Appello alla Democrazia dei Doveri e per il ritorno del sistema proporzionale nella lettera inviata da un amico di Cagliari.
    -------------------------------------------------------------
    Terzo Polo, la vera casa dei Repubblicani
    di Vincenzo Fazzalari

    Pubblichiamo di seguito un estratto della lettera che l’amico Vincenzo Fazzalari, ex Segretario Capo di Cancelleria del Dicastero Giustizia ora residente a Pirri Cagliari, ha inviato alla redazione del Pensiero Romagnolo Repubblicano

    Amici Repubblicani, ricordo un monito del Prof. Arturo Carlo Jemolo, un cattolico non democristiano, come lui si definiva, che diceva: ”La dissoluzione delle democrazie parlamentari puo’ avvenire attraverso persone elette democraticamente, sostenute da maggioranze che se ne servono per comprimere i diritti delle minoranze, mettendo in crisi il sistema parlamentare”. Ci rammentava la caduta della Repubblica democratica in Germania dopo la prima guerra mondiale.
    Il Prof. Viroli, nel suo libro dal titolo “Repubblicanesimo” edito da Laterza, annotava: “Esiste un’antica utopia della Liberta’, nata nel nostro Paese con Machiavelli e le libere Repubbliche, che puo’ superare i limiti del socialismo e del liberismo….Per avviare il Repubblicanesimo, pero’, non bastano le leggi e la minaccia di sanzioni, occorre creare una coscienza civile diffusa ”.

    L’attuale confusione ci espone al monito del Prof. Jemolo e ci sottolinea l’affermazione del Prof. Viroli, un vuoto in cui sta scivolando la Democrazia italiana. L’art.49 della prima parte della Costituzione statuisce che “ Tutti i cittadini hanno diritto ad associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale “. Per far cio’ necessita una coscienza civile diffusa, quella di cui parla il Prof. Viroli. Invece, nel nostro Parlamento, nel 1993 si varo’ una legge elettorale detta la “Mattarellum” che, eliminando la vecchia legge elettorale proporzionale, stabili’ l’elezione del 75% dei membri con il sistema maggioritario in collegi uninominali, e il 25% eletti con il sistema proporzionale in liste di partiti, con uno sbarramento del 4%. Gli eletti della “Mattarellum” nel 1994 non rafforzarono il governo: anzi, negli ultimi otto anni, in Italia, abbiamo avuto tre legislature.

    Il maggioritario non ha dato stabilita’.
    Va cambiata la legge elettorale.

    La proporzionale, con sbarramento meno rigido, rispetta le minoranze del paese, (il Prof. Carlo Jemolo reclamava la proporzionale pura, e il rispetto dell’art. 49 dei diritti dei cittadini).
    Si uniformerebbe l’Italia all’Europa, ove 10 stati su 15 votano con il sistema proporzionale, e potrebbero nascere anche in Italia tre Poli vicini a quelli europei: Partito Socialista Europeo, Partito Popolare Europeo, Partito Liberal Democratico Repubblicano Riformista Europeo. Sono queste le tre forze politiche europee fin dal primo Parlamento elettivo del 1979.
    La decisione da prendere, in ambito italiano, se si vuole arrivare all’unita’ politica dell’Europa, sarebbe il rafforzare questa opportunita’. Noi Repubblicani Mazziniani apparteniamo al terzo Polo europeo dal 1979.

    Perche’ in Italia si trascura tale rafforzamento ?

    Il P.R.I. Romagnolo lo rivendica. Saremo d’accordo tutti, Repubblicani del PRI, Mazziniani entro e fuori del PRI ? Discutiamone: il NO alla DESTRA e il NO alla SINISTRA (che non ci hanno mai apprezzato) e’ storia di ieri e di oggi.

    Non fuggiamo di fronte al pericolo della fragilita’ democratica italiana, il centro conservatore di sempre e la sinistra estrema non cercano altro che continuare il muro contro muro. Difendiamo l’avvenire dei nostri figli: la DEMOCRAZIA dei DOVERI sara’ vincente.
    ------------------------------------------------------------------

    Tratto da Il Pensiero Romagnolo Repubblicano
    Pubblicato in Forli’ n.7 luglio/agosto 2002

  2. #12
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    Su questi argomenti visita anche.....:
    http://www.freeforumzone.com/viewmes...?f=4769&idd=22

  3. #13
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    George Huppert, Storia sociale dell'Europa moderna, Bologna, Il Mulino, 2001, pp. 249, euro 14,46

    La storia del Vecchio continente attraverso i l'analisi dei suoi strati sociali. Il testo è accattivante, quasi a voler smitizzare l'"equivoco" che vuole i sostenitori del metodo delle "Annales" come "inguaribilmente ossessionati dai numeri". Un passo preliminare, per affrontare le letture più specialistiche.

    ------------------------------------------------------------------------------------
    tratto dal sito web del
    PENSIERO MAZZINIANO



  4. #14
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    George Huppert, Storia sociale dell'Europa moderna, Bologna, Il Mulino, 2001, pp. 249, euro 14,46

    La storia del Vecchio continente attraverso i l'analisi dei suoi strati sociali. Il testo è accattivante, quasi a voler smitizzare l'"equivoco" che vuole i sostenitori del metodo delle "Annales" come "inguaribilmente ossessionati dai numeri". Un passo preliminare, per affrontare le letture più specialistiche.

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    tratto dal sito web del
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  5. #15
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    Da alcuni giorni i nostri Forum sono anche sul......

    cliccare sopra la scritta.....


  6. #16
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    Da alcuni giorni i nostri Forum sono anche sul......

    cliccare sopra la scritta.....


  7. #17
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    Si segnala la nascita di un nuovo Forum di area Liberaldemocratica

    LIBERALI.net a cura di LIBERALITALIA


  8. #18
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    A proposito delle elezioni tedesche

    Il risultato delle elezioni tedesche, con la vittoria della coalizione rosso-verde, ha portato alla luce il contrasto di fondo che attraversa l'Europa dopo l'11 settembre e che finora era rimasto sotto traccia: il rapporto con gli Stati Uniti e, più in generale, la visione di politica estera dell'Unione.

    Il cancelliere Schroeder, come tutti gli analisti riconoscono, ha operato la rimonta delle ultime settimane grazie alla ferma opposizione nei confronti della eventuale guerra all'Iraq. Il pacifismo di Schroeder si è poi trasformato in vero e proprio antiamericanismo nelle dichiarazioni del Ministro tedesco della Giustizia, che ha paragonato Bush a Hitler, con una gaffe che molti commentatori non hanno considerato involontaria.

    La posizione di Schroeder, che salda pacifismo e antiamericanismo e che riprende una venatura mai sopita tra i verdi (basti ricordare il motto dei "grunen" durante gli anni della guerra fredda, "meglio rossi che morti"), non è isolata in Europa. E' comune a molti partiti socialisti e socialdemocratici, all'intera galassia verde, e sarà probabilmente - nei prossimi mesi - il collante della sinistra italiana, non più frenata nei suoi sentimenti antiamericani dalle responsabilità di governo.

    Dall'altra parte c'è la posizione dei partiti liberali e popolari, a cominciare da quelli tedeschi, favorevoli invece ad uno stretto rapporto con gli Stati Uniti, ad una concezione "atlantica" dell'Europa e della politica estera dell'Unione. Il loro punto di riferimento, nel Vecchio Continente, tende inevitabilmente ad essere la Gran Bretagna di Tony Blair, che non a caso considera "inutile" l'Internazionale socialista e si propone come ponte tra l'Europa e gli Stati Uniti.


    Se finora questo contrasto era rimasto sotteso, le elezioni tedesche - come abbiamo detto - hanno avuto il merito di renderlo esplicito. Con la guerra nel Golfo Persico alle porte - o, nei fatti, già in corso -, con la nuova concezione strategica degli Stati Uniti, che hanno posto al centro della loro politica la lotta frontale al terrorismo e ne hanno dedotto la dottrina del "colpo preventivo", questo contrasto è destinato ad approfondirsi. D'ora in poi non basterà dirsi "europeisti", bisognerà scegliere - all'interno dell'Europa - da che parte stare.

    La politica estera torna, insomma, ad occupare il centro della scena: segnerà non solo "nel bene e nel male, la storia futura della sinistra in Europa", come scrive Stefano Folli sul "Corriere", segnerà l'intero destino dell'Europa.

    E' bene che anche i repubblicani lo ricordino, nel loro Congresso. Per continuare ad essere partito nazionale e non agglomerato di conventicole periferiche.


    Roma, 24 settembre 2002
    ------------------------------------------------------------------------------------

    tratto dal sito
    web del P.R.I.

  9. #19
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    Italia e Germania: una politica contro i ritardi

    Passate le elezioni, per il nuovo governo tedesco si pongono con forza le scadenze ineludibili dell'economia e dell'occupazione, e in più, quelle dell'ammodernamento dell'amministrazione. Gerhard Schroeder, che resta cancelliere grazie ai Verdi e soprattutto all'abilità con la quale ha saputo sfruttare le paure tedesche rispetto ai venti di guerra che si annunciano per risolvere il problema Saddam, nonché alla tempestività con cui ha colto il consenso delle popolazioni dell'Est colpite dalle alluvioni di agosto, deve pagare un prezzo che la Germania, nelle condizioni attuali, non può sostenere.

    Con un partito che in tutte le regioni dell'Ovest e del Sud è stato sorpassato dall'unione Cdu-Csu, ma che ha fatto il pieno nelle regioni depresse dell'ex Germania orientale, sarà difficile rispondere alle richieste vere del dopo-voto e che riguardano, come si sottolinea negli ambienti finanziari e industriali, la correzione dell'arcaismo dell'amministrazione. Schroeder, che si è proposto come un "cancelliere moderno per una Germania moderna", si trova di fatto dinanzi ad una sfida che la sua maggioranza difficilmente saprà affrontare.

    Si tratta di colmare un ritardo che la riunificazione ha accentuato, facendo scrivere a "Le Monde" che "la Germania piange il suo paradiso perduto". "Ciò che sembra avverarsi - ha scritto l'autorevole quotidiano francese- è lo scetticismo dei tedeschi rispetto alle ricette dei loro dirigenti". Svanito l'entusiasmo della riunificazione, messi di fronte ad una corruzione di cui si credevano immunizzati, a un deficit di bilancio che essi credevano riservati ai paesi del sud Europa, hanno preso bruscamente coscienza delle debolezze della loro economia e delle difficoltà poste dalla concorrenza e dalla globalizzazione. La nostalgia di quello che si chiamava il "modello renano", del Welfare impedisce ai tedeschi di immaginare un nuovo modello di società.

    La metafora del ritardo tedesco sta nella pubblicazione di uno studio comparativo dell'Ocde sui sistemi educativi di trentadue paesi: la Germania figura al ventunesimo posto della graduatoria. La scuola comporta denaro che non c'è. E non si tratta soltanto della scuola.

    In Germania c'è il comune problema italiano della necessità della riforma dello Stato centrale, ostacolata, come da noi, da un apparato amministrativo scelto non secondo le competenze e le professionalità, ma secondo le appartenenze politiche cristallizzate. E c'è, e l'Italia la sta imitando in peggio, un federalismo che non facilita l'efficacia; e, come da noi, ma in una posizione più vantaggiosa, c'è uno Stato claudicante che spande il suo esempio in tutti i settori della società.

    La domanda che ci si pone è se la sinistra, che ha vinto su misura, e che deve pagare un prezzo sia i Verdi e sia le regioni dell'Est, sarà in grado di colmare quelle lacune della "specificità tedesca" caratterizzata - secondo "Le Monde" - da "un'economia che sa produrre beni materiali d'alta qualità, ma che è mediocre quando si tratta di produrre e assicurare beni immateriali, quali sono i servizi". Nel nuovo spazio europeo, i tedeschi si sono accorti che in molti settori dei servizi non sono più in testa, come l'avevano creduto.

    Almeno in questo, l'Italia ha avuto sempre coscienza dei propri ritardi e delle sue insufficienze. Che sono, al pari e più dei ritardi tedeschi, da colmare con una politica di rigore che l'elettoralismo intermittente dei nostri due paesi scoraggia in partenza: sia maggioranza la destra, sia maggioranza la sinistra.

    Roma, 26 settembre 2002

    --------------------------------------------------------
    tratto dal sito web
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  10. #20
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    Predefinito IL NUOVO 16 ottobre 2002

    Ppe, Cossiga sbatte la porta

    L'annuncio del senatore a vita alla vigilia del congresso dei popolari europei, al quale non andrà: "C'è una deriva conservatrice - scrive a Martens - potrei trovarmi un'altra casa".

    ROMA

    Estoril, Portagallo: tra mercoledì e giovedì ci sarà un esodo massiccio di centristi italiani (da Berlusconi a Castagnetti, passando per Follini). Tutti diretti al congresso del Ppe. Tutti, tranne uno. Con un annuncio a sorpresa, l'ex presidente Francesco Cossiga ha comunicato oggi la sua assenza dall'assise portoghese. Un gesto accompagnato dall'intenzione, fin qui soltanto manifestata a parole, di abbandonare il grande partito di centro europeo per trovarsi "un'altra casa". Motivo dell'insofferenza cossighiana: la deriva "conservatrice" e "reazionaria" che starebbe prendendo il partito presieduto da Martens.

    E proprio al Presidente del Ppe, Cossiga scrive una lettera per motivare il suo gesto: "E' con profonda preoccupazione che vedo il nostro Partito Popolare prendere le strade non nostre del conservatorismo e del pregiudiziale anti-socialismo, dopo che per 50 anni la collaborazione tra riformisti cristiano-democratici e socialisti ha, nella edificazione della Comunità Europea e del partito europeo dell'Alleanza Atlantica, contribuito in modo decisivo al trionfo della causa della libertà, contro il comunismo sovietico e contro i fascismi europei".

    "La presenza nel Ppe in posizione egemone - continua Cossiga nella lettera a Martens - di un partito largamente post-franchista, quale è il Partido Popular spagnolo e l'emarginazione da esso per volontà spagnolista di loriosi partiti democratici-cristiani, democratici e antifascisti, quale il Partito Nazionalista Basco e l'Unio' Democratica di Catalunya, che pagarono un doloroso contributo di sangue alla causa della libertà, a motivo della oppressione e della crudeltà franchista, mi addolora e mi confonde".

    "Mi auguro che i vecchi partiti cristiano-democratici europei, partiti della libertà e della Resistenza, possano frenare la deriva 'conservatrice' e reazionaria che minaccia il Ppe. Se così non sara' - conclude Cossiga - io, cattolico-liberale e democratico cristiano, antifascista e repubblicano, dovro' lasciare la mia 'vecchia casa' di ieri e di oggi, il Ppe, e trovarmi in Europa un'altra casa in cui poter vivere ancora gli antichi valori democratici, liberali e riformisti".

 

 
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