Bebé indesiderati, culle in convento per dare una speranza


Tornano le antiche "ruote" salva-bebé a Palermo e Civitavecchia: un modo per evitare interruzioni di gravidanza e dare un futuro a chi non lo avrebbe. Attivo anche un numero verde per le future mamme in difficoltà


ROMA – Per i neonati indesiderati c’è una speranza in più. Fuori dai conventi di Palermo e Civitavecchia sono comparse piccole culle, provvisorio ma indispensabile rifugio per quei bebé che le mamme non possono o non vogliono tenere. Qualcuno le ha già ribattezzate le nuove “ruote”, le piccole strutture, cilindri cavi rotanti, di legno, aperti su un lato, un tempo vicino ai conventi dove i neonati indesiderati venivano lasciati per essere raccolti dalle suore.
E non con tutti i torti: le due culle messe all'esterno di due conventi a Civitavecchia, a 80 chilometri da Roma, e a Palermo, hanno proprio questa funzione: raccogliere i bambini nati da una gravidanza inattesa, che la madre decide di non tenere con sé. A Civitavecchia la culla è stata voluta, ormai qualche anno fa, da un convento di suore e pagata da una banca. Nel muro di cinta c'è un'apertura metallica riscaldata, con un sensore che si mette in azione appena vi viene adagiato un bambino, avvisando le suore.

In Germania ce ne sono già una ventina e hanno permesso di salvare 8 bambini in pochi mesi. Entro Natale una culletta dovrebbe arrivare anche a Roma, dove molte associazioni sono gia' disponibili a farsi carico dei costi, piuttosto contenuti.

Piccoli ospizi per “trovatelli” e “proietti”
Fino a non piu' di un secolo fa i bambini indesiderati, frutto di una violenza o di una relazione extra-coniugale, venivano sovente deposti nelle ''ruote'' posti vicino ai conventi. E i loro nomi prendevano ispirazione proprio da questa origine travagliata: i bambini abbandonati nella “ruota” in Toscana venivano chiamati 'gettatelli', a Roma 'proietti', a Napoli 'esposti', da altre parti semplicemente trovatelli. Chi era mosso da pietà li chiamava 'innocenti'. E Anche i loro cognomi suonavano proprio così.



Un numero verde salva-bebé
Oltre alle 'nuove ruote' le future mamme in difficoltà hanno già a disposizione, a partitre dalla scorsa primavera, un numero verde cui rivolgersi, collegato al reparto di Neonatologia del Policlinico Umberto I di Roma. Al “Salva-bebé”, così si chiama il servizio, si rivolgono prevalentemente donne extracomunitarie che in molti casi non conoscono i loro diritti, non sanno che possono partorire in modo “anonimo”, indipendentemente dal fatto di essere o meno in regola con il permesso di soggiorno. A promuoverlo i volontari dell'associazione “I diritti civili nel 2000”, col sostegno dell'associazione “Terzo sole”.
”Il periodo della negatività sembra definitivamente tramontato - racconta Grazia Passeri, segretaria nazionale dell'associazione “I diritti civili nel 2000” - ora in molti hanno capito cosa vuol dire aiutare le future mamme a non abbandonare il figlio per strada. Dieci anni fa, invece, eravamo ancora ostacolati''. Il servizio funziona proprio perché è sostenuto dall'aiuto di avvocati, medici, infermieri, tutti volontari. ''L'idea -dice la Passeri- e' di aprire presto dei centri analoghi a Milano, nel Veneto, in Abruzzo, in Campania: i contatti ci sono gia', l'importante e' che ci sia il contatto con gli opsedali e le università”.

Record di abbandoni al Nord
Secondo i dati forniti dall'associazione “I diritti civili nel 2000”, il 48,7% degli abbandoni riguarda donne del Nord, il 23% donne del Centro e il 28,3% donne del Sud. ''Questo - dice la Passeri - si deve al fatto che tra il Veneto, la Liguria e la Lombardia abbiamo grandi spazi per la marginalita' e la solitudine, con centri che sono agglomerati di case e non hanno la struttura di una città, privi dei servizi essenziali”. Il 74% dei casi riguarda donne con un livello sociale basso, per l'82% alla prima maternità. In 27 casi su 100 queste donne agiscono sotto la spinta morale di un “complice”, che non di rado è uno dei genitori.

Una campagna di sensibilizzazione
Dal 24 ottobre partira' una campagna televisiva di sensibilizzazione contro l'abbandono: ''Vorremmo - spiega la Passeri - attaccare manifesti su tutti i cassonetti: perche' se non si pubblicizzano i servizi come si puo' pensare che le donne, gia' in difficolta', si rivolgano a noi?''. Per queste iniziative il Salva-bebé e le due associazioni, che finora si sono autofinanziate, cercano fondi e sostegni: ''Se qualche comune vuole -dice la Passeri- puo' appoggiarci fornendoci i manifesti da attaccare o non facendoci pagare le spese di affissione''. Intanto sono confermate la collaborazione con la provincia di Roma per la realizzazione, in autunno, della campagna anti-abbandono, il sostegno del cast della sopa opera Vivere, e quello dell'attrice Barbara De Rossi, presidente onoraria dell'associazione.

(IL NUOVO, 4 AGOSTO 2002, ORE 17:20)

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ottima iniziativa! occorre salvare bambini che rischiano la morte per abbandono, o non-nati che rischiano di essere abortiti. Encomiabile sul piano umano ed etico, e auspicabile dal punto di vista etnonazionalista. Aumentare le gravidanze, siano desiderate o no non importa, e fare in modo che la natalità si innalzi il più possibile: ecco l'obbiettivo.