ansa
8 settembre 2002
Da Pavia un senegalese solleva dubbi di legittimità
Un gruppo di immigrati: sono in tanti a sperare di poter regolarizzare la loro posizione in Italia
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Faceva il consigliere comunale
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IMMIGRAZIONE (CNN) -- Per ottenere il permesso di soggiorno deve avere un lavoro, ma il lavoro non glielo danno se non ha il permesso: così un senegalese di 45 anni, che vive da tempo a Pavia, ha deciso di rivolgersi a un avvocato per presentare un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro la legittimità di alcune norme della nuova legge sull'immigrazione, la cosiddetta 'Bossi-Fini'.
Si tratta delle disposizioni su ingresso, soggiorno e allontanamento degli stranieri: secondo il suo legale, Fabrizio Gnocchi, la vicenda di questo cittadino senegalese è emblematica di ciò che potrebbe capitare agli immigrati. "La legge va rivista - spiega l'avvocato - perché non tutela gli stranieri per bene, che vogliono venire in Italia a lavorare".
Faceva il consigliere comunale
Il senegalese che ha deciso di rivolgersi all'avvocato, infatti, ha un curriculum di studi e di lavoro di tutto rispetto: nel suo Paese ha ottenuto prima il diploma di lingue per stranieri e poi la laurea. In Senegal è stato anche eletto nel consiglio comunale della sua città e ha creato un'impresa di fornitura di servizi.
Ma proprio la carriera politica è stata l'origine del suo abbandono del Senegal: alle elezioni del 2001 la sua coalizione ha perso e l'uomo è dovuto fuggire temendo persecuzioni. Prima è andato in Francia e poi, nel novembre del 2001 si è trasferito a Pavia.
Ha cercato lavoro, sostenendo un colloquio in un istituto di lingue: l'incontro ha avuto esito positivo, ma i responsabili dell'istituto gli hanno spiegato che c'erano difficoltà ad assumerlo perché l'uomo era privo di permesso di soggiorno.
Così il senegalese ha deciso di rivolgersi a un legale per opporsi alle disposizioni della Bossi-Fini.